Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: esercito 6

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Bersaglieri[modifica]

Le prime quattro compagnie che confluiscono nel I battaglione sono formate, rispettivamente, nel luglio 1836 (1a), nel gennaio 1837 (la 2a), nel gennaio 1840 (la 3a) e nel febbraio 1843 (la 4a). Un secondo battaglione si forma 23 aprile 1848 ed a cinque il 30 dicembre 1848, il 10 marzo 1849 gli furono aggiunti due battaglioni bersaglieri della divisione lombarda.

Il Corpo ebbe il suo battesimo del fuoco l'8 aprile 1848, alla battaglia del ponte di Goito, all'inizio della Prima Guerra d'Indipendenza, ove restò gravemente ferito lo stesso La Marmora.

Nell'aprile 1849 le truppe comandate dal La Marmora intervennero per sedare i moti nella città di Genova (vedi sacco di Genova). Con il trascorrere degli anni aumentò il numero dei battaglioni: 10 nel 1852, 16 nel 1859, 27 nel 1867 e nel 1861, divenuti 36, riuniti in sei comandi di reggimento con compiti amministrativi e disciplinari.

Nel 1856 fu creata la carica di ispettore del corpo dei bersaglieri, con le attribuzioni dei comandanti di brigata. I Bersaglieri vennero impiegati, dopo l'unificazione italiana, anche per contrastare il brigantaggio a sud. In questa occasione si dimostrarono un corpo particolarmente adatto specie per le impervietà del territorio dove vennero impiegati. Non mancarono episodi di violenze gratuite non dissimili da tutte le operazioni di pacificazione del regno messe in atto dal governo piemontese. Episodi di questo genere furono particolarmente cruenti in Basilicata dove imperversava il famoso brigante Carmine Donatelli Crocco.

Protagonisti della presa di Roma del 20 settembre 1870, i battaglioni perdono l'autonomia operativa dal 1 gennaio 1871 e passano alle dipendenze dei reggimenti, portati a 10. Dal 1882 passano su quattro battaglioni ciascuno. Con l'ordinamento del 1910 presso ogni reggimento si forma un battaglione ciclisti, soppresso poi nel marzo 1919. Durante la prima guerra mondiale (1915-18) il corpo è ordinato in due divisioni speciali, 7 brigate, 21 reggimenti e 5 battaglioni autonomi.

Nel 1924 i 12 reggimenti rimasti sono trasformati in ciclisti, organico che poi cambiò nel 1936. Durante la seconda guerra mondiale i reggimenti bersaglieri sono inquadrati nelle divisioni corazzate, motorizzate e celeri, e combattono su tutti i fronti.

Sono presenti anche nella guerra di liberazione con il 4º reggimento ed il battaglione "Goito", e già nel 1946 avviene la ricostruzione del 3º Reggimento cui fa seguito nel 1949 quella dell'8º che nel 1975 darà vita alla Brigata bersaglieri "Garibaldi".

L'Associazione d'Arma di riferimento è l'Associazione Nazionale Bersaglieri.

Attualmente i reggimenti sono 6 e le loro Bandiere sono decorate di 12 Medaglie d'Oro, 11 Medaglie d'Argento, 28 Medaglie di Bronzo al Valor Militare e di 9 Croci di Cavaliere dell'O.M.I..

Reggimenti:

  • Stemma 1º Bersaglieri 1º Reggimento Bersaglieri di Cosenza, Brigata Garibaldi
  • Stemma 3º Bersaglieri 3º Reggimento Bersaglieri di Teulada, Brigata Sassari
  • Stemma 6º Bersaglieri 6º Reggimento Bersaglieri di Trapani, Brigata Aosta
  • Stemma 7º Bersaglieri 7º Reggimento Bersaglieri di Bari, Brigata Pinerolo
  • Stemma 8º Bersaglieri 8º Reggimento bersaglieri di Caserta, Brigata Garibaldi
  • Stemma 11º Bersaglieri 11º Reggimento Bersaglieri di Orcenico Superiore (PN), Brigata Ariete

L'8º Reggimento Bersaglieri venne costituito il 1º gennaio 1871, in quattro battaglioni provenienti dal 3º Reggimento. Partecipa alla guerra Italo-Turca (1911–1912) e successivamente alla prima guerra mondiale, battendosi nel Cadore e poi sul Piave. Nel 1937 venne inserito nella Brigata Celere "principe Amedeo duca d'Aosta" e nel 1938 passò nella seconda Brigata corazzata che dal 1939 si trasformò in Divisione Corazzata Ariete (132ª) e come tale partecipò all'occupazione dell'Albania (1939).

Durante la seconda guerra mondiale fu in Africa settentrionale e prese parte alla battaglia di El Alamein, uscendone decimato. Il reparto fu sciolto il 13 maggio del 1943 dopo la battaglia di Enfidaville, ma fu ricostituito il 15 luglio 1943 a Verona dove cessa di esistere a seguito dell'armistizio (9 settembre 1943).

L'Ottavo reggimento bersaglieri fu ricostituito il 15 settembre del 1949, ordinato su due battaglioni bersaglieri e uno carri, inquadrato nella Divisione Ariete a Pordenone.

In seguito al riordinamento delle forze armate del 1975, il reggimento si scioglie dando vita al Comando Brigata Garibaldi e ai suoi battaglioni: 3º bersaglieri Cernaia, 11º bersaglieri Caprera, 26º bersaglieri Castelfidardo, 7º Carri Di Dio, 19º Artiglieria Rialto. Il 3º battaglione bersaglieri Cernaia eredita le tradizioni dell'8º Reggimento Bersaglieri.

Il reparto si è prodigato nelle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto del Friuli del 1976 e in Campania nel 1980. Per l'intervento in Friuli la brigata è stata insignita della medaglia d'argento al Valor civile, mentre il Comune di Osoppo le ha conferito la cittadinanza onoraria.

Nel giugno del 1991, il 3º battaglione bersaglieri Cernaia venne trasferito a Caserta e nel 1993 perde la propria autonomia ed è inquadrato nell'8º Reggimento Bersaglieri che si ricostituisce in Caserta, una delle pedine di arma base della Brigata Bersaglieri Garibaldi.

L'8º Reggimento bersaglieri ha partecipato a tutte le missioni fuori area che hanno visto impegnata la Brigata Bersaglieri "Garibaldi": nel Libano nel 1983, nell'ambito del contingente italiano della forza multinazionale di pace, con il compito di presiedere e proteggere alcuni campi palestinesi; nei Balcani in Bosnia, Albania, Macedonia e Kosovo. In Macedonia in particolare, il Battaglione Cernaia del reggimento, al comando del Ten.Col. Giuseppenicola TOTA ha costituito l'ossatura dell'Italian Battle Group nell'ambito dell'Operazione Joint Guarantor come componente italiana della Extraction Force della NATO.

Come 3º battaglione Cernaia partecipò dal dicembre 1992 al gennaio 1993, all'Operazione vespri siciliani per il mantenimento dell'ordine pubblico nella zona di Palermo.

Recentemente, l'8º Reggimento Bersaglieri è stato impegnato in Iraq nell'ambito dell'Operazione Antica Babilonia e in Afghanistan nell'ambito del programma NATO ISAF OMLT (Operational Mentor and Liaison Team).

La bandiera di guerra è insignita di un Ordine militare d'Italia, 2 medaglie d'oro al valor militare, 1 medaglia d'oro al valore dell'Esercito, 1 medaglia d'argento al valor militare, 5 medaglie di bronzo al valor militare, 1 medaglia d'argento al valor civile, 1 medaglia d'argento al valor dell'Esercito e 1 medaglia d'argento di benemerenza per il terremoto di Reggio Calabria del 1908.

Ricostituito il 1 luglio 1946, il 3º Reggimento bersaglieri inquadra anche il Battaglione Goito che ha partecipato alla guerra di Liberazione. Sciolto il 20 ottobre 1975, resta in vita il XVIII Battaglione con il nome di 18º Battaglione bersaglieri Poggio Scanno per la 3ª Brigata meccanizzata Goito della Divisione corazzata Centauro. Il 29 agosto 1991 si ricostituisce il reggimento in fase sperimentale come 3º Reggimento bersaglieri Goito che dal 1º agosto 1992 assume la denominazione attuale. Dal 30 settembre 1993 al 30 gennaio 1994 il Reggimento viene impiegato in Somalia nell'ambito dell'oparazione Restore Hope inquadrato nel contingente italiano IBIS 2. Nel 2002 il reggimento passa in forze alla Brigata corazzata "Ariete".

Il 3º Reggimento bersaglieri si compone di un comando di reggimento, una compagnia di supporto logistico e dal 18º battaglione bersaglieri Poggio Scanno.

Il 18º Battaglione è l'unità operativa del 3º Reggimento bersaglieri ed è composto da 5 compagnie:

  • 1º Compagnia fucilieri d'assalto Falchi
  • 2º Compagnia fucilieri d'assalto
  • 3º Compagnia fucilieri d'assalto
  • 4º Compagnia mortai Tigre
  • 5º Compagnia controcarro.

Il 1º reggimento bersaglieri fu costituito a Cuneo il 31 dicembre 1861 raggruppando i preesistenti 1º (la cui 1ª compagnia fu costituita nel 1836), 7º e 9º battaglione bersaglieri. Già allora, questi battaglioni avevano partecipato con valore alla prima guerra di indipendenza (1848-49), alla guerra in Crimea (1855-56), alla seconda guerra di indipendenza (1859) alla campagna per la liberazione della Lombardia e l'Umbria e alla lotta contro il brigantaggio (1860-61). Il 1º reggimento bersaglieri partecipò quindi alla terza guerra d'indipendenza (1866) e fornì uomini e mezzi per le spedizioni in Eritrea (1887-88 e 1895-96) e la guerra in Libia (1911-12). Allo scoppio della Prima guerra mondiale il 1º bersaglieri, ad eccezione del battaglione ciclisti, era dislocato in Libia da dove fece ritorno per partecipare alla ultima fase delle operazioni nel nord-est dell'Italia, dando vita, con i suoi 3 battaglioni bersaglieri, ad altrettanti reparti d'assalto decorati di 2 MAVM ed 1 MBVM.

Nel 1935-36 fornì ancora uomini e mezzi per le operazioni in Etiopia mentre, nel 1939, inviò il 1º battaglione in Albania. Durante la Seconda Guerra Mondiale il 1º bersaglieri fu impiegato prima sul fronte occidentale (1940), poi nei Balcani ed in seguito nella Francia meridionale. Disciolto nel settembre 1943 nei pressi di Torino, fu ricostituito a Roma nel 1953. Da allora il reggimento, riconfigurato più volte a seguito di provvedimenti ordinativi, è stato trasferito ad Aurelia (1958) ed ha partecipato alle operazioni di soccorso alle popolazioni in occasione delle alluvioni di Firenze (1966) e di Civitavecchia (1980), del terremoto in Irpinia (1981). Il 1º ha partecipato inoltre alle operazioni per il controllo del territorio in Sardegna (Forza Paris, 1992) e in Sicilia (Vespri Siciliani, 1992-98) ed è intervenuto in soccorso delle popolazioni per il terremoto umbro marchigiano del 1997 .

Il 1º gennaio 2005, a seguito di un provvedimento di riordino dell'Esercito Italiano, il 18º reggimento bersaglieri di Cosenza (uno delle prime unità ad essere professionalizzate e con maggior esperienza in campo operativo dell'Esercito Italiano) è stato ridenominato 1º reggimento bersaglieri, all'interno della brigata bersaglieri Garibaldi.

Dal trasferimento a Cosenza il 1º reggimento ha partecipato prima, nel 2005, con due sue compagnie (2ª e 35ª), poi da maggio a dicembre 2006 nella sua interezza all'ultima fase dell'operazione Antica Babilonia in Iraq. Nel 2007 il 1º ha partecipato con unità a livello compagnia alla missione UNIFIL in Libano (2ª cp.) e ISAF in Afganistan (35ª e 1ª cp.).

Granatieri[modifica]

I Granatieri sono un corpo di fanteria dell'esercito italiano.

I Granatieri dell'esercito Italiano discendono dall'antico Reggimento delle Guardie creato nel 1659 dal Duca Carlo Emanuele II, a cui nell'ordinamento del 1664 viene data precedenza sugli altri reggimenti e anzianità quale primo della fanteria d'ordinanza. Questa unità viene sciolta nel 1798, e ricostituita poi nel 1814 come Brigata Granatieri di Sardegna.

Successivamente sono state costituite altre unità granatieri quali la Brigata Granatieri di Lombardia (3° e 4° reggimento), la Brigata Granatieri di Napoli (5° e 6° reggimento), la Brigata Granatieri di Toscana (7° e 8° reggimento), divenute rispettivamente le Brigate "Lombardia" (73° e 74° reggimento), "Napoli" (75° e 76° reggimento) e "Toscana" (77° e 78°). Durante la Seconda Guerra Mondiale operò in Africa orientale la Divisione Granatieri di Savoia con i reggimenti 10° ed 11°.

Fino a pochi anni fa erano in vita tre reggimenti della Brigata Meccanizzata Granatieri di Sardegna: il 1° con sede a Roma in via di Pietralata (caserma "Gandin") il 2° con sede a Spoleto (caserme "Garibaldi" e "Gioffredi", non più operativa) e il 3°reggimento con sede a Orvieto (caserma "Piave", non più operativo). Attualmente esiste soltanto il Primo Reggimento Granatieri di Sardegna; perciò a Spoleto sono rimaste solo la 5° compagnia (comandante Cap. f. (G) RN Claudio DE ROSA) e 6° compagnia (comandante Cap. f. (G) RN Leonardo MANCINO) fucilieri che fanno parte del 1° Rgt. "GDS" - distaccamento di Spoleto (comandato dal 01/05/07 dal Cap. f. (G) RS Lorenzo GIOVANNETTI (in sede vacante))>>. Alle Bandiere dei reggimenti della specialità sono state conferite complessivamente 3 Croci di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia e 13 medaglie al Valor Militare (4 d'Oro, 7 d'Argento e 2 di Bronzo).

Bisogna anche ricordare che, il corpo di Granatieri di Sardegna, è il corpo militare più antico d'Italia: costituito nel 1659 col nome di "Reggimento delle Guardie", fa da predecessore a tutti gli altri corpi militari creati negli anni a venire.

Ogni anno a febbraio, il reggimento partecipa alla solenne Messa in Armi in memoria del Duca Di San Pietro, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma. È l'evento di maggiore importanza per il reggimento e si svolge in maniera molto formale e sentita. Lo spettacolo è molto suggestivo, infatti, i Granatieri indossano l'uniforme storica con fucili e colbacco e sfilano per le vie di Roma marciando a tempo della musica reggimentale. Nel (2007) la cerimonia si è svolta il giorno 16 febbraio. La brigata Granatieri di Sardegna ha partecipato alla Missione Umanitaria UNOSOM 2-IBIS 2 in Somalia dal mese di giugno al mese di dicembre del 1993.

Alpini[modifica]

La Brigata Alpina Julia dipende dal Comando Truppe Alpine dell'Esercito italiano. Ha sede a Udine.

La Brigata Alpina Julia venne formata l'11 marzo 1926 con la designazione di 3ª Brigata Alpina nella quale confluiscono i reggimenti alpini dell'8º, 9º e 3º Reggimento Artiglieria da Montagna. Nel 1934 viene assegnato alla brigata il nome di Julia. Il 10 settembre 1935 la brigata viene rinominata 3ª Divisione Alpina Julia.

La brigata, allora Divisione Julia, si distingue subito nella campagna di Grecia del 1940 - 1941 e in quella di Russia del 1942 - 1943 (come parte dell'ARMIR) dove subirà ingentissime perdite. Giulio Bedeschi fu ufficiale medico durante la campagna di Grecia, poi trasferito alla Divisione per quella di Russia. Raccontò le sue esperienze di guerra nel famosissimo libro Centomila gavette di ghiaccio pubblicato dopo la fine del conflitto. In seguito al conflitto mondiale ed alle dolorose vicende della spedizione nei Balcani e della ritirata di Russia dal fiume Don del gennaio 1943, alla Divisione Julia vennero intitolate numerose vie e piazze d'Italia. Nel dopoguerra vanno ricordati interventi importanti a scopo umanitario quali nel 1977 in Friuli in seguito al sisma che colpì la regione ed in Irpinia nel 1980, in seguito ad un'altra catrastofe naturale. La Brigata Alpina Julia in questi ultimi anni pur riducendosi il numero di effettivi, non è mai venuta meno all'alta specializzazione dei suoi componenti.

Attualmente la Brigata Alpina Julia è composto da:

  • 5º Reggimento Alpini Vipiteno
  • 7º Reggimento Alpini Feltre
  • 8º Reggimento Alpini civitale
  • 3º Reggimento Artiglieria Terrestre (montagna) Tolmezzo
  • 2º Reggimento Genio Guastatori Alpini Trento
  • Reparto Comando e Supporti Tattici Julia Udine
  • Fanfara Julia

Fra le unità che la compongono va ricordato infine il Coro della Julia, un coro in armi che negli ultimi decenni ha riscosso riconoscimenti a livello internazionale.

La Brigata Alpina Cadore era una delle brigate alpine dell'Esercito italiano.

La brigata era di base nella provincia di Belluno e nella provincia di Vicenza. Il quartier generale era di base nella città di Belluno. L'unità fu sciolta nel 1997, quando al comando c'era il generale Primo Gadia.

La data di nascita della brigata può essere fatta risalire ufficialmente all'aprile del 1953, a seguito della ristrutturazione dell'Esercito dopo la II guerra mondiale.

In realtà i Reggimenti e i Battaglioni che componevano la brigata Cadore appartenevano già ai primi gruppi creati nel 1872 (ad esempio a Pieve di Cadore, la 14° Compagnia Alpina), che discendono a lor volta dalle Milizie Cadorine, che avevano combattuto contro gli austriaci nel Cadore nel 1848 al comando di Pier Fortunato Calvi.

Quando il 1 luglio 1953, si iniziarono a ricostituire le Grandi Unità Alpine, a Belluno si formò la Brigata Alpina Cadore, comandata dal generale Carlo Ravnich, l' 11 aprile successivo si effettuò invece la presentazione ufficiale.

Pian piano la brigata iniziava a prendere forma. Dell'unità facevano parte:

7° Reggimento Alpini (appartenente prima alla Divisione Pusteria), 6° Reggimento Artiglieria da Montagna (appartenente prima alla Divisione alpina "Alpi Graie"),basato su quattro Compagnie Plotone Comando e trasmissioni (divenne successivamente Quartier Generale) Compagnia Genio Pionieri, Compagnia Trasmissioni, Compagnia genio guastatori, Compagnia controcarri, reparti di supporto logistico, divenuto nel 1956 Raggruppamento Servizi. successivamente anche un plotone paracadutisti e la Sezione Aerei Leggeri (S.A.L.). dal 1962, si aggiunse la 7° compagnia mortai (all'interno del 7° Alpini). Il 6° reggimento artiglieria fu costituito nel 1942, e ne facevano parte i gruppi Lanzo, Pieve di Cadore ed Agordo, di cui facevano parte 3 batterie per ciascuno. Il gruppo lanzo prese poi in custodia la bandiera del 6° Reggimento Artiglieria da Montagna.

Il 7° reggimento, è stato il più decorato tra i reggimenti alpini, con 8 Ordini militari d'Italia, 12 medaglie alla Bandiera e 1182 medaglie individuali. Ne facevano parte i battaglioni Feltre, Cadore e Belluno, quelli storici del 1887. Dopo lo scioglimento della Cadore, questo reggimento, diventato il Battaglione Feltre, sopravvive all'interno della Brigata Alpina Julia.

La Brigata Cadore diede fondamentali aiuti, arrivando per prima a soccorrere le popolazioni colpite dal disastro del Vajont (1963), nei pressi di Longarone. In quest'occasione il 6° e 7° reggimento si guadagnarono la Medaglia d'Oro al Valor Civile.

Anche nel 1966, a seguito delle alluvioni, la Brigata arrivò nuovamente in soccorso alle popolazioni colpite.

Nel 1975 a seguito della ristrutturazione dell'Esercito, la brigata fu strutturata con:

3 Battaglioni Alpini Feltre Pieve di Cadore Belluno; 2 Gruppi di Artiglieria da Montagna: Lanzo Agordo 1 Battaglione logistico; 1 Reparto Comando e trasmissioni; una Compagnia Genio Pionieri; una Compagnia controcarri. La dislocazione della brigata era soprattutto nella regione del Cadore, ovvero a Belluno, Tai di Cadore, Pieve di Cadore, Santo Stefano di Cadore, Feltre, Bassano del Grappa e Arabba, dove c'era la base logistica.

Ancora nel 1976 la brigata andò in aiuto delle popolazioni colpite dal terremoto in friuli, aiutandonle anche nella ricostruzione delle strutture. Nuovamente nel 1980 in aiuto delle popolazioni colpite dal terremoto in Irpinia e Lucania. E nel 1985 va in aiuto della popolazione in val di Stava, dopo la catastrofe della Val di Stava, causata da un cedimento dell'invaso minerario.

Nel 1991 ci fu un'altra ristrutturazione dell'organico dell'Esercito Italiano: alcuni gruppi come l'Agordo e la compagnia controcarri furono sciolti, mentre rinaquero il 7° reggimento alpini con base "Feltre", il 12° reggimento Alpini su base "Pieve di Cadore", il 6° reggimento Artiglieria su base "Lanzo" e il 16° reggimento Alpini su base "Belluno").

Assieme all'inizio della prima guerra in Iraq, la Brigata aiutò accogliendo in Puglia, a Strigno e a Pieve di Cadore i profughi albanesi, croati e bosniaci.

Nel 1992 aiutò le popolazioni sotto minaccia dalla frana di Lamosano, e successivamente nel 1994 aiutò la popolazione colpita dall'alluvione in Piemonte.

La brigata inoltre partecipò alle operazioni "Vespri Siciliani", "Riace" e "Forza Paris" nel meridione.

La brigata fu sciolta il 31 gennaio 1997, con una cerimonia in piazza dei Martiri a Belluno.

Anche questa brigata, come molte altre aveva una sua fanfara ed un coro. Oggi sono stati ricostituiti sia la Fanfara che il Coro Brigata Cadore, i cui componenti sono alpini in congedo che durante il servizio di leva hanno fatto parte delle relative formazioni in armi.

La data di nascita della brigata può essere fatta risalire ufficialmente all'aprile del 1953, a seguito della ristrutturazione dell'Esercito dopo la II guerra mondiale.

In realtà i Reggimenti e i Battaglioni che componevano la brigata Cadore appartenevano già ai primi gruppi creati nel 1872 (ad esempio a Pieve di Cadore, la 14° Compagnia Alpina), che discendono a lor volta dalle Milizie Cadorine, che avevano combattuto contro gli austriaci nel Cadore nel 1848 al comando di Pier Fortunato Calvi.

Quando il 1 luglio 1953, si iniziarono a ricostituire le Grandi Unità Alpine, a Belluno si formò la Brigata Alpina Cadore, comandata dal generale Carlo Ravnich, l' 11 aprile successivo si effettuò invece la presentazione ufficiale.

Pian piano la brigata iniziava a prendere forma. Dell'unità facevano parte:

  • 7° Reggimento Alpini (appartenente prima alla Divisione Pusteria),
  • 6° Reggimento Artiglieria da Montagna (appartenente prima alla Divisione alpina "Alpi Graie"),basato su quattro Compagnie
  • Plotone Comando e trasmissioni (divenne successivamente Quartier Generale)
  • Compagnia Genio Pionieri,
  • Compagnia Trasmissioni,
  • Compagnia genio guastatori,
  • Compagnia controcarri,
  • reparti di supporto logistico, divenuto nel 1956 Raggruppamento Servizi.
  • successivamente anche un plotone paracadutisti e la Sezione Aerei Leggeri (S.A.L.).
  • dal 1962, si aggiunse la 7° compagnia mortai (all'interno del 7° Alpini).

Il 6° reggimento artiglieria fu costituito nel 1942, e ne facevano parte i gruppi Lanzo, Pieve di Cadore ed Agordo, di cui facevano parte 3 batterie per ciascuno. Il gruppo lanzo prese poi in custodia la bandiera del 6° Reggimento Artiglieria da Montagna.

Il 7° reggimento, è stato il più decorato tra i reggimenti alpini, con 8 Ordini militari d'Italia, 12 medaglie alla Bandiera e 1182 medaglie individuali. Ne facevano parte i battaglioni Feltre, Cadore e Belluno, quelli storici del 1887. Dopo lo scioglimento della Cadore, questo reggimento, diventato il Battaglione Feltre, sopravvive all'interno della Brigata Alpina Julia.

La Brigata Cadore diede fondamentali aiuti, arrivando per prima a soccorrere le popolazioni colpite dal disastro del Vajont (1963), nei pressi di Longarone. In quest'occasione il 6° e 7° reggimento si guadagnarono la Medaglia d'Oro al Valor Civile.

Anche nel 1966, a seguito delle alluvioni, la Brigata arrivò nuovamente in soccorso alle popolazioni colpite.

Nel 1975 a seguito della ristrutturazione dell'Esercito, la brigata fu strutturata con:

  • 3 Battaglioni Alpini
    • Feltre
    • Pieve di Cadore
    • Belluno;
  • 2 Gruppi di Artiglieria da Montagna:
    • Lanzo
    • Agordo
  • 1 Battaglione logistico;
  • 1 Reparto Comando e trasmissioni;
  • una Compagnia Genio Pionieri;
  • una Compagnia controcarri.

La Brigata Alpina Taurinense dipende dal Comando Truppe Alpine dell'Esercito italiano. Ha sede a Torino. Discende dal I Raggruppamento Alpino, costituito in Torino in forza della legge 7 gennaio 1923.

L'ordinamento 11 marzo 1926 determina la costituzione della 1^ Brigata Alpina nella quale sono inseriti i Reggimenti 1°, 2°, 3° e 4° Alpini e 1° Artiglieria da Montagna. Nell'ottobre 1934 il comando della Brigata assume la denominazione di Comando Superiore Alpino, cui nel dicembre dello stesso anno è attribuito l'appellativo di "Taurinense" e l'indicazione numerica di 1°. Il 10 settembre dell'anno successivo viene formata la Divisione Alpina "Taurinense" (1^) strutturata su 3° e 4° Reggimento Alpini e 1° Reggimento Artiglieria Alpina. La Divisione opera inizialmente alla fronte occidentale alpina, quindi resta in Italia e nel 1942 viene dislocata in Montenegro (Jugoslavia) dove opera nel biennio 1942-43. Sciolta in Montenegro, per eventi bellici, nel dicembre dell'anno 1943, i superstiti sono inquadrati nella Divisione Italiana Partigiana "Garibaldi".

Ricostituita a Torino il 15 aprile 1952, la Brigata Alpina "Taurinense" ha in organico i Reggimenti 4° Alpini e 1° Artiglieria da Montagna, una Compagnia Mista Genio (che si scinde poi in Compagnia Genio Pionieri e Compagnia Collegamenti) ed un Plotone Comando. Alcuni reparti operativi della Brigata danno vita con aliquote di personale e mezzi, ad un contigente a disposizione della Forza Mobile delle Forze Alleate in Europa, che partecipa periodicamente a particolari attività addestrative al fianco di altre unità NATO, con la denominazione di "Gruppo Tattico Aviotrasportabile".

Con la ristrutturazione dell'Esercito, il 1° ottobre 1975 l'organico della grande unità è modificato e comprende: Reparto Comando e Trasmissioni, Battaglioni Alpini "Susa" (erede del 3° Reggimento) e "Saluzzo" (erede del 2° Reggimento), Gruppi Artiglieria da Montagna "Aosta" (erede del 1° Reggimento) e "Pinerolo" (erede del 4° Reggimento), una Compagnia Controcarri, una Compagnia Genio Pionieri, il Raggruppamento Servizi che sciolto il 1° dicembre 1975 è sostituito dal Battaglione Logistico "Taurinense". Dispone inoltre del Battaglione Alpini "Mondovì" (già Battaglione Addestramento Reclute "Cuneense") quale reparto addestrativo, e di un Reparto Aviazione Leggera (RAL). Quest'ultima unità, costituita nel 1958, il 31 gennaio 1976 diviene 4° Squadrone Elicotteri da Ricognizione ed è trasferito al 4° Raggruppamento Aviazione Leggera dell'Esercito "Altair" di Bolzano.

Dal 1° giugno 1978 la Brigata assume alle dipendenze un Reparto di Sanità Aviotrasportabile che trae origine dal disciolto 101° ospedale da campo del Battaglione Logistico. Il Reparto è in grado di essere prontamente impiegabile in caso di calamità naturali e può inoltre costituire unità sanitarie sia per la Brigata sia per i reparti della Forza Mobile Alleata del Centro Europa.

Il contingente a disposizione della Forza Mobile delle Forze Alleate in Europa, dal 1° gennaio 1986 assume la denominazione di "Cuneense" e nel suo organico sono inseriti reparti delle varie Armi e dei Servizi. Sempre nel 1986, dal 30 settembre la Compagnia Genio Pionieri diviene Compagnia Genio Guastatori.

Modifiche organiche hanno luogo a partire dal 1991 in vista di un nuovo ordinamento per la Forza Armata: il 23 marzo viene soppresso il Gruppo Artiglieria da Montagna "Pinerolo" ed il 14 settembre il Gruppo "taurinense" assume, in via sperimentale, una nuova configurazione ed il nome di Reggimento Artiglieria da Montagna "taurinense"; la trasformazione viene sancita in data 19 settembre 1992 con la ricostituzione del 1° Reggimento Artiglieria da Montagna.

Nel 1992 viene ricostituito il 1° agosto il 2° Reggimento Alpini (base Battaglione "Saluzzo") mentre nello stesso mese è soppressa la Compagnia Controcarri; infine il 23 ottobre 1993 è nuovamente in vita il 3° Reggimento Alpini (base Battaglione "Susa") e la Brigata comprende: Reparto Comando e Supporti Tattici; Reggimenti Alpini 2° e 3°; 1° Reggimenti Artiglieria da Montagna; Battaglione "Mondovì"; Battaglione Logistico "Taurinense".

Oggi la Grande Unità allinea 2°, 3° e 9° reggimento alpini, il Reggimento "Nizza Cavalleria" (1°), il 1° reggimento artiglieria terrestre (da montagna), il 32° battaglione genio guastatori ed il Reparto Comando e Supporti Tattici.

La TAURINENSE (al 2002)[1][modifica]

C'era un tempo, nemmeno tanto lontano, in cui gli Alpini erano una forza di ben 5 brigate: d'altro canto, pur essendo circa il 20% delle unità dell'Esercito a livello di brigata, la cosa non può certo sorprendere visto che le Alpi sono una barriera naturale per la penisola Italiana: a patto di non fare un'altra guerra con gli Stati Uniti, non c'erano e non ci sono altre vie pratiche per invaderla. Gli Alpini erano per la grandissima parte gente del luogo, delle vallate alpine: ma oramai le cose sono cambiate, pur essendo ridotto il numero delle brigate, oramai sono spesso popolate da ragazzi che arrivano da posti tutt'altro che 'tipici' della specialità, specie dal Sud Italia. La TAURINENSE è passata alla base volontaria con il 3° Reggimento che per primo ebbe una missione fuori aerea, a Sarajevo nel '97, ed entro il 2001 la base di questo reggimento prima e della brigata poi è diventato su base volontaria, con VSP e VFB, mentre solo circa 100 soldati, nel 2002, erano ancora di leva per i comandi della sede in particolare. Del resto la carriera militare retribuita è, differentemente dalla leva, un incentivo soprattutto per i giovani che vengono da aeree dove di lavoro ce n'é poco, per cui non stupisce il rimescolamento di carte a livello 'etnico'. Al 2002 già c'erano il 00% di VSP e il 90% dei VFB rispetto al livello previsto. Inoltre arrivava personale dalla Brigata Centauro oramai disciolta, e per le missioni all'estero vi era la possibilità di attingere altre risorse umane da altre unità alpine o in generale, dell'Esercito.

Per quello che riguarda la struttura della brigata, questa col tempo era diventata la seguente:

  • Comando Brigata a Torino, Caserma 'Monte Grappa'
  • Reparto Comandi e Supporti Tattici, stessa dislocazione
  • 2° Rgt Alpini, caserme di Cuneo e Borgo S. Dalmazzo
  • 3° Rgt Alpini a Pinerolo e (una sola compagnia) in Alta Val di Susa, precisamente a Ulzio
  • 9° Rgt Alpini, Aquila
  • 1° Rgt Artiglieria da Montagna, Fossano
  • 32° Btg Genio Guastatori in costituzione dalla cp. Genio e basata nella caserma di Torino o forse a Rivoli

I reparti cancellati sono stati quello Sanità Aviotrasportabile, nonché il Battaglione Logistico. La ragione è che sono stati messi nel 1° REMA, Reggimento di Manovra, che fa parte della nuova Brigata Logistica di Proiezione, Caserma 'Monte Grappa'.

La Brigata Taurinense è rimasta forse l'unità più grande tra quelle alpine, con un organico che tuttavia è stato ridotto. Si pensi che era addirittura al 108% dell'organico nel '99 con ben 4.351 effettivi di cui 723 ufficiali e sottufficiali, 2.466 VSP e VFB nonché 1.162 di leva. Nel 2002 la forza era ancora notevole ma meno di quanto fosse prima: 3.150 di cui 200 ufficiali, 450 sottufficiali, 2.500 truppa di cui solo 100 circa di leva. Dal gennaio 2002 c'erano anche le prime 10 donne soldato al Reparto Comando e Supporti, seguite poi da altre nell'unità d'artiglieria da montagna.

Quanto alle unità base, esse ereditano le tradizioni delle divisioni TAURINENSE, che venne sorpresa dall'armistizio mentre era come truppa d'occupazione dei Balcani, e confluì nella divizione partigiani GARIBALDI, mentre la CUNEESE venne devastata nella guerra di Russia con 13.000 perdite.

Il comando della brigata nel frattempo s'é sdoppiato con la formazione di un comando nazionale e uno in zona d'operazioni. Così è cambiata la fisionomia dell'esercito italiano: da una grande forza di 'najoni' destinata a difendere il territorio nazionale, a una relativamente piccola di professionisti che sono impegnati in interminabili missioni all'estero, sempre più di tipo apertamente bellico. Per quello che riguarda l'equipaggiamento, i soldati hanno tra l'altro hanno: pistole Beretta 92FS per ufficiali e sottufficiali, mitra Franchi LF 57, piuttosto insoliti rispetto alle più usuali MP-5 o M12, fucili SC 70/90 da 5,56 mm, mitragliatrici MINIMI e MG 42/59, queste ultime trattenute per il superiore potere d'arresto rispetto alle maneggevoli, ma non del tutto convincenti armi di squadra da 5,56 mm; fucili di precisione Accurancy International cal .338 Lapua Magum, che forse meglio di altri testimoniano il passaggio al dopo-Guerra fredda (ergo, fino agli anni '90 praticamente non esistevano cecchini nell'E.I., eccetto che in qualche unità speciale tipo Col Moschin), missili MILAN, TOW, razzi Panzerfaust 3 e i quasi misconosciuti Folgore, mitragliatrici M2 HB; i plotoni per il sostegno di fuoco hanno perso i mortai da 81 mm e sono ripiegati su quelli da 60 mm, gli obici sono stati sostituiti in gran parte dai mortai calibro 120 mm eccetto che in un piccolo numero come artiglieria elitrasportabile; ma il 1° Rgt da Montagna ha soprattutto, dal 2000, gli FH-70 da 155 mm, che servono soprattutto come armi campali piuttosto che da montagna ma che certo sono apprezzati per gli interventi fuori aerea; mezzi da trasporto leggeri AR-76 e i nuovi AR-90 che li hanno sostituiti quasi del tutto, i VM-90 che tuttavia soffrono, nell'impiego fuori area, di un tale logorio che nonostante la quantità prodotta e la riduzione dell'Esercito non sono mai disponibili a sufficienza, lasciando qui un vuoto di circa 100 mezzi sulla dotazione prevista, autocarri pesanti ACM-80 e 90, quasi 400 esemplari disponibili oltre ai vecchi ACL-75 che erano impiegati a consumazione; infine 12 ACP per la Brigata e 2 CPS per ciascun reggimento, oltre a 50 moto fuoristrada Cagiva. Non potevano mancare i mezzi BV-206 per i comandi di reggimento da assegnare alle compagnie. C'erano, almeno come 'desiderio', anche le blindo Puma ma nel 2002 non c'era nessun piano di assegnazione. La brigata aveva solo delle tettoie per riparare i mezzi, ma ha incrementato la capacità di riparazione autonoma dei mezzi (differentemente da altre brigate). Certo che l'autonomia di mezzo e movimenti è importante se si considera come sia stato possibile che 670 uomini sono stati mandati a Sarajevo nel '99 con un preavviso di 7 giorni, e una cp in Bosnia, nel '98, in appena 48 ore dall'ordine. Il concetto era stato quello dei 'pacchetti di capacità' che parlano di organici attagliati alle esigenze. Una cp potrebbe essere anche di 300 uomini. Le trasmissioni radio sono state ovviamente potenziate data la missione all'estero che è diventata importante. Esistono radio PR-6-190 in HF, PR-5 (su VM-90) e altri tipi ancora, come le radio SRT 633/B criptate, sistemi Motorola GP 300 e dal 1998, anche i sistemi SOTRIN e il sistema SIACCON 1. L'allenamento era stato molto curato per professionalizzare la forza e prepararla alle missioni estere, con centro come quello d'addestramento di Aosta per le truppe alpine o quello della Val Pusteria per i centri abitati (una differenza non da poco rispetto a quello che era l'ambiente delle Alpine). In effetti la Brigata era inviata in missione all'estero circa una volta l'anno per circa 4 mesi (poi altri 4 per il riordino da dopo-missione di personale e materiali, e 4 mesi per la preparazione della successiva missione). I poligoni erano 9 in Piemonte e 2 in Abruzzo, 6 aree addestrative in Piemonte e una in Abruzzo, poi c'era l'attività per l'Euroformazione Difesa con corsi di informatica e inglese e altro ancora, che sarebbe servito anche per il rinserimento della truppa nella vita civile, cosa non da poco per i VFB. Per le mense c'era invece, come al solito per le unità dell'Esercito moderno, un servizio di catering esterno, che però di fatto hanno ridotto l'autonomia dell'unità e influenzato gli orari d'attività.

La TAURINENSE, parte dell'AMFL con il contingente mobile CUNEESE dal '63, ha una lunga esperienza di missioni all'estero. Il contingente schierabile di cui sopra ha 1.500 uomini, 300 mezzi e il supporto di 6 elicotteri. Dal '91 ha iniziato le missioni all'estero in Kurdistan con il contingente AIRONE, inviando un reparto sanità, poi nel '93-94 usata per l'UNOMOZ che era la missione in Mozambico, con il contigente ALBATROS, poi nel '97 il reparto sanità per la missione albanese ALBA, poi nel '99 il contingente AFOR per l'Albania con il 9° Rgt e nella KFOR con il 3°, mentre dal '97 non sono mancati i rischieramenti in Bosnia. Poi ci sono state esercitazioni come quelle norvegesi.

Reparti[modifica]

Attualmente la Brigata Alpina Taurinense è composta da:

  • Reparto Comando e Supporti Tattici
  • 2° Reggimento (Btg. Saluzzo) Alpini di Cuneo con 21 Bv206S e 26 Puma 6x6
  • 3° Reggimento (Btg. Susa) Alpini di Pinerolo (TO) con 21 Bv206S e 26 Puma 6x6
  • 9° Reggimento (Btg. L'Aquila) Alpini dell'L'Aquila|Aquila con 21 Bv206S e 26 Puma 6x6
  • Reggimento “Nizza Cavalleria” (1°) di Pinerolo (TO)
  • 1° Reggimento Artiglieria terrestre (Gruppo Aosta) (alpini) di Fossano (CN) con 24 FH-70
  • 32° Reggimento Genio Guastatori (30° Battaglione) Alpini di Torino

Il 6° reggimento alpini è stato negli ultimi anni riorganizzato e ha come compito di gestire le aree addestrative del Trentino-Alto Adige, oltre ad occuparsi delle attività d'istruzione, e della sperimentazione del Comando Truppe Alpine.

Le sedi del 6° Reggimento Alpini sono a Dobbiaco presso la caserma "Piave", a San Candido presso la caserma "Cantore" e a Brunico, presso la Caserma "Lugramani".

Il reggimento gestisce alcune aree addestrative, tra cui alcune ex-polveriere, dove il personale alpino viene continuamente addestrato. Alcune di queste aree addestrative si trovano presso le ex-polveriere di Villabassa e del Passo Cimabanche.

Il 4º Reggimento Alpini Paracadutisti Monte Cervino è un reparto dell'Esercito Italiano di stanza a Bolzano. È un'unità di "Forze per Operazioni Speciali" (FOS), ovvero un'unità di élite simile alle unità FS (Forze speciali).

Costituito esclusivamente da personale volontario, i suoi componenti sono tutti qualificati come ranger dopo un lungo ed intenso corso di formazione; la loro prerogativa è soprattutto quella di essere paracadutisti in montagna, unendo il meglio delle competenze operative delle due specialità Alpini e Paracadutisti; ne derivano spiccate capacità di LRRP (ricognizione a lungo raggio), elevata mobilità in contesti artici/montani, ottime capacità esploranti (by stealth) e di acquisizione obbiettivi; sono pertanto frequentemente impiegati in aree di crisi (soprattutto - ma non solo - in territori montani). Dipende direttamente dal Comando Truppe Alpine (COMALP) di Bolzano.


Il Reggimento Alpini Monte Cervino viene costituito nell'inverno del 1915.

Fu ricostituito ed aggiornato nel 1940, fu inviato in albania e nel 1941 fu impiegato in Russia, dove ottenne alte ricompense militari per aver mantenuto a lungo le posizioni assegnate. Gli uomini del Monte Cervino furono soprannominati dai russi "satanas bieli" (diavoli bianchi) per aver dimostrato intrepido coraggio in battaglia. In Russia il Reggimento fu annientato più volte, per essere poi ricostituito subito dopo. Fu sciolto definitivamente nel 1943 e ricostituito nel 1964, prima come Compagnia Alpini Paracadutisti, poi come Battaglione Monte Cervino (dal 1966), fino alla significativa ed attuale ristrutturazione in Reggimento "Ranger" nel 2004.

In tempi recenti, il reparto ha partecipato attivamente a molteplici missioni in cui ha avuto numerosi scontri a fuoco, sia in Iraq che in Afghanistan. Quando era ancora "Compagnia Alpini Paracadutisti" partecipò alla missione in Mozambico nel 1994. Divenuto poi Battaglione, ha operato in Bosnia nel 1996 e nel 2000, ed in Afghanistan (nel 2002 sotto comando ISAF e nel 2003 all'interno di Enduring Freedom), a NIBBIO 1 e 2.

Come Reggimento è stato impiegato in Iraq dal 2004 al 2006.

In Afghanistan, ha a Kabul dal 2005 un Distaccamento che opera come pedina di forze speciali; pedine del Reggimento sono ad Herat dal 2006, ed operano anche nel sud del paese[citazione necessaria]. Ha anche un Distaccamento Operativo in Libano.

In molte missioni opera al fianco di altre forze speciali italiane ed estere, rimanendo comunque spesso, volutamente, nell'anonimato.

Ha molti quadri che prendono anche il brevetto Ranger in USA o che conseguono la qualifica Forze Speciali spagnola. Il Reggimento esegue molti scambi addestrativi con reparti speciali di vari paesi, tra i quali reparti F.S. statunitensi, belgi, algerini e giordani.

Principale armamento: Colt M4, M203, Mk19 MP 5, in varie configurazioni M4 super 90 Barrett M85 e M95 Accuracy International H&K G3SG\1 Minimi / versione truppe aerotrasportate Steyr AUG H&K 69 da 40 mm

Le selezioni sono quelle tipiche delle forze speciali; tutti gli allievi idonei, dopo un periodo di pre-addestramento al reparto e di conseguimento della qualifica di paracadutismo militare, vengono inseriti nel corso di sei mesi che viene svolto nella scuola delle forze speciali.

Superato il corso gli aspiranti conseguiranno la specializzazione al reparto, che comprende fasi in montagna sia d'inverno che in estate, una fase anfibia, una di sopravvivenza e resistenza agli interrogatori (SERE), esplosivi, combattimento nei centri abitati, CLS (Combat Life Saver) ed altre discipline proprie delle forze speciali.

I più idonei e motivati raggiungono, in seguito, la qualifica di istruttori di alpinismo e sci, tiro, tiratore scelto.

Il reggimento ha partecipato ad una operazione particolarmente importante al confine tra Afghanistan e Pakistan. La Task Force Nibbio ha partecipato ad una operazione a fianco delle truppe statunitensi con l'obiettivo di circondare la zona di operazione delle truppe di assalto al fine di evitare "fuoriuscite di elementi nemici", assistere i villaggi nei momenti successivi all'operazione centrale e promuovere tra la popolazione un'immagine positiva e fiducia nell'esercito afghano. L'attacco condotto all'epoca è stato di successo e mirava a colpire le basi logistiche e di reclutamento di centri terroristici al confine col Pakistan. La fase di pianificazione di questa missione è stata lunga e delicata per scegliere con cura gli elementi che avrebbero dovuto prendervi parte. Nell'ambito della missione spiccano tra gli altri i ranger del 4º rgt Alpini paracadutisti "Monte Cervino". L'eliassalto viene compiuto con 2 elicotteri AH 64 (Apache), 8 elicotteri da trasporto, 4 UH 60 (Black Hawk) ed infine 4 CH 47 (Chinook). I ranger del suddetto reggimento hanno da allora effettuato attività di pattugliamento e posti di blocco; tutti gli obiettivi sono stati raggiunti e la nostra Task Force è riuscita ad integrarsi perfettamente con le truppe americane. L'ultimo rientro delle squadre del reggimento dalle zone di operazione è avvenuto nell'Aprile 2008.

La Brigata Alpina Orobica era una delle brigate alpine dell'Esercito italiano, con sede a Merano e schierata nell'Alto Adige occidentale.

I soldati della Brigata Orobica venivano reclutati nei distretti dell'Italia del nord-ovest, ovvero a Bergamo, Brescia e Varese. In totale la brigata contava 3.000 uomini.

Verso la fine del 1962 la brigata subì un primo restauro:

  • il 5° reggimento alpini con i battaglioni Morbegno, Tirano, Edolo e la 5° compagnia mortai;
  • il 5° reggimento artiglieria da montagna con i gruppi Bergamo, Sondrio e Vestone;
  • il comando delle unità dei servizi;
  • il plotone paracadutisti;
  • il Reparto Aviazione Leggera (RAL).

Nel 1964 affluiscono i vari plotoni paracadutisti delle diverse brigate, nel IV Corpo d’armata.

Nel 1967 si costituisce il Comando raggruppamento servizi in sostituzione del comando delle unità dei servizi.

Tra gli anni 1968 e '77, i battaglioni Tirano e Morbegno furono impiegati per sorvegliare la tratta di ferrovia tra Firenze e Bologna. Nel 1975 ci fu una riforma, che portò ad una diversa composizione della brigata:

  • Comando Brigata;
  • Reparto Comando e Trasmissioni;
  • Battaglioni alpini Morbegno e Tirano;
  • Battaglione alpini d’arresto Val Chiese;
  • Battaglione addestramento reclute Edolo;
  • Gruppo d'artiglieria da montagna Bergamo e Sondrio;
  • Compagnia genio pionieri;
  • Compagnia controcarro;
  • Battaglione Logistico;

Nel 1979 il Val Chiese è stato disciolto.

A seguito del terremoto in Irpinia del 1980, i battaglioni Morbegno e Tirano furono mandati per aiutare le popolazioni colpite.

All'inizio degli anni novanta iniziò la fine della brigata, con il scioglimento del battaglione Tirano il 26 marzo 1991, e quindi lo scioglimento della brigata orobica il 27 luglio 1991.

Gli altri reparti sono sopravvissuti, come il gruppo Bergamo, il battaglione alpini Morbegno e il battaglione addestramento reclute Edolo, che passarono sotto il comando della brigata alpina Tridentina.

Il battaglione Morbegno fu invece reintegrato nel 5° reggimento alpini della Brigata Tridentina nel 1995.

Il battaglione Edolo, diventò invece il 18° RAR Edolo nel 1997, dipendente direttamente dal Comando Truppe Alpine.

Reparti: battaglioni alpini

  • Morbegno, con sede a Vipiteno
  • Tirano, con sede a Malles
  • Edolo, con sede a Merano
  • Val Chiese, con sede a Vipiteno

Gruppi d'artiglieria da montagna

  • Bergamo, con sede a Silandro

· Sondrio, con sede a Vipiteno · Altri Reparti:

  • reparto comando e trasmissioni, con sede a
  • battaglione logistico, con sede a Merano
  • compagnia controcarri, con sede a Merano
  • compagnia genio pionieri, con sede a Merano
  • plotone carabinieri, con sede a Merano

L'Arma delle Trasmissioni è una delle più giovani dell'Esercito Italiano, ed è anche uno dei fondamenti dell'Esercito moderno. Le Trasmissioni nate da una costola dell'arma del Genio erano in origine la specialità Telegrafisti, solo il 30 dicembre 1997 viene sancita la nascita dell'Arma come la conosciamo oggi. Oggi è divisa in due specialità: Telematica e guerra elettronica; la Telematica si occupa dei collegamenti sia tattici che strategici e delle contromisure elettroniche, sia in patria che nei teatri operativi, Guerra Elettronica si occupa delle intercettazioni delle comunicazioni nemiche e del disturbo delle stesse. L'efficienza delle trasmissioni si è resa sempre più necessaria per il collegamento dei reparti e per la riuscita dei disegni operativi.

Il regio decreto del 12 settembre 1860, approvando le Norme provvisorie del servizio dei telegrafi presso l'Armata, sanzionò la nascita delle Trasmissioni nell'Esercito Italiano. I trasmettitori vennero inquadrati come specialità nell'Arma del Genio. Si ebbero così quattro specialità:

  • Telegrafisti
  • Telefonisti
  • Fototelegrafisti
  • Radiotelegrafisti.

L'avvento della radio ha reso più efficace l'azione di comando a distanza che consente tempestività di intervento delle unità, adeguamento della manovra alla situazione operativa: ciò ha determinato una sempre maggiore intensificazione dei collegamenti tanto che i reparti Trasmissioni, fino al 1997 inquadrati nell'Arma del Genio, sono assurti a vita e ordinamento autonomi.

Viene curato particolarmente l'addestramento di truppa ad elevata efficienza tecnica e si rinnovano continuamente materiali ed attrezzature.

  • Brigata Trasmissioni (NRDC-IT)
    • 1º Reggimento Trasmissioni
  • Brigata Trasmissioni Supporto Nazionale
  • Brigata Trasmissioni Supporto alla Manovra
    • 2º Reggimento Trasmissioni
    • 7º Reggimento trasmissioni
    • 11º Reggimento Trasmissioni
    • 232º Reggimento Trasmissioni
  • Brigata RISTA - EW (unità di guerra elettronica)
    • 33º Reggimento IEW "Falzarego"
    • 41° reggimento "Cordenons" (SORAO)
    • 13º Battaglione "Aquileia" (HUMINT)
  • 44º Reggimento sostegno TLC
  • 184º Reggimento sostegno TLC
  • Scuola delle Trasmissioni e Informatica (Con sede a Roma, Città Militare Cecchignola)

3° Reggimento Trasmissioni.

  • Il Battaglione "Lanciano" ha sede nel Comando di Reggimento, a Roma.
  • Il Battaglione Trasmissioni Abetone è il continuatore della storia del 43º Reggimento Trasmissioni "ABETONE" ed ha sede in Firenze.
  • Il Battaglione "Gennargentu", che eredita la storia del 47º Battaglione Trasmissioni "Gennargentu" ha sede in Cagliari, nella Caserma Riva Villasanta.

Il Reggimento non ha partecipato direttamente, ma fornendo personale specializzato e qualificato, alle missioni militari internazionale dalla ISAF in Afganistan, Kfor in Kosovo, SFOR e ALTHEA (Missione Unione Europea) in Bosnia e Antica Babilonia in Iraq, Libano, riuscendo a sopperire alle carenze di personale altamente qualificato dei Reggimenti 11º, 7º, 1º e 2º, 232º. Nel 2004-2005 è stato impegnato direttamente nella missione in Kossovo Joint Guardian, costituendo una Centro sistemi C4 presso la Task Force C4 di Villaggio Italia, nella sede di Belo Polje ( Kossovo).

È considerato il Reggimento delle trasmissioni più anziano d'Italia e l'unico avente alle dipendenze tre battaglioni.

Fregio dell'Arma di Fanteria dell'Esercito Italiano (usato per la Fanteria di Linea)

La data ufficiale della nascita dell'Arma di Fanteria può farsi coincidere con quella della costituzione dell'Esercito Italiano (4 maggio 1861).

Sin dalla Prima guerra mondiale essa ha costituito la massa d'urto delle Forze Armate ed il nucleo fondamentale dell'Esercito.

Durante e dopo tale conflitto essa è divenuta più mobile, più efficiente e più tecnica.

Complessivamente, dalle guerre di indipendenza ai giorni nostri la Fanteria ha avuto circa 900.000 Caduti.

L'arma di Fanteria comprende le specialità di:

  • Granatieri
  • Bersaglieri
  • Alpini
  • Paracadutisti
  • Lagunari

Dal 1927 al 1999 i carristi hanno fatto parte dell'arma di fanteria, oggi sono inquadrati nell' Arma di Cavalleria.

Reparti di linea[modifica]

Tradizionalmente i reggimenti di fanteria di linea sono sempre stati creati a coppie e gli è stato assegnato un nome inerente al nome di una città, attualmente esistono due brigate e 17 reggimenti (di questi 8 sono inquadrati nelle unità operative e nove nell'addestramento dei volontari):

  • Brigata Meccanizzata "Aosta", di cui fa parte:
    • 5º reggimento fanteria "Aosta"
    • 62º reggimento fanteria "Sicilia"
  • Brigata Meccanizzata "Sassari", di cui fa parte:
    • 151º reggimento fanteria "Sassari"
    • 152º reggimento fanteria "Sassari"
  • Divise in diverse brigate sono:
    • 9º reggimento fanteria "Bari"
    • 28º reggimento "Pavia"
    • 66º reggimento fanteria "Trieste"
    • 82º reggimento fanteria "Torino"
  • Facenti parte del Raggruppamento Unità Addestrative:
    • 17º reggimento "Acqui"
    • 47º reggimento "Ferrara"
    • 57º battaglione "Abruzzi"
    • 80º reggimento "Roma"
    • 85º reggimento "Verona"
    • 91º battaglione "Lucania"
    • 235º reggimento "Piceno"

La formazione d'arma è curata dalla Scuola di Fanteria (Cesano (Roma)) il cui comandante assume il titolo di Ispettore per l'Arma di Fanteria.

Il 1º Battaglione Paracadutisti prese vita il 1º luglio 1940 da un gruppo completamente formato da militari italiani volontari provenienti da varie specialità. Successivamente, per motivi di precedenza, il 15 luglio 1940 viene denominato 2º Battaglione Paracadutisti in conseguenza della costituzione del 1º Battaglione Carabinieri Paracadutisti.

Il 2º Btg. nove mesi più tardi, 30 aprile 1941, effettua il primo lancio di guerra della nuova specialità sull'isola greca di Cefalonia. Il 2º Btg. dà vita assieme al 4º e 9º Btg., al 187º Reggimento Paracadutisti. Sul fronte di El Alamein il 187º Rgt. Par. è schierato in primo scaglione a sinistra del dispositivo della Divisione Folgore. Nel corso della battaglia gli uomini del 187º Rgt. Par. si immolavano in sublime emulazione di eroismo con l'intera Divisione, che rimaneva con trecento superstiti tra ufficiali, sottufficiali e truppa, alimentando così il mito dei "leoni della Folgore".

Per i fatti d'arme di El Alamein è stata conferita alla Bandiera del 187º Par. Folgore la medaglia d'Oro al valor militare.

Dopo gli eventi della seconda guerra mondiale, nel 1963 il risorto 2º Battaglione, (denominato Tarquinia in onore della città dove era stata istituita nel 1940 la prima scuola in territorio italiano di paracadutismo), viene formato dalle Compagnie 4º, 5º, 6º e dalla Compagnia Comando e Servizi.

Nell'aprile 1976 il 2º Btg riceve la bandiera di guerra del 187º Rgt. Par. e nel 1992 viene elevato a rango di reggimento assumendo la numerazione attuale.

Il 2º Btg. prima ed il 187º Rgt. dopo hanno partecipato a tutte le operazioni fuori area che hanno visto impegnata l'Italia.

Il 183º Reggimento Paracadutisti "Nembo" viene costituito a Firenze l'11 gennaio 1943 e sotto la stessa data entra a far parte della Divisione Nembo.

Inquadrato nella seconda divisione Paracadutisti italiana (la Nembo), viene trasferito in Sardegna nel maggio 1943 e vi rimane fino al maggio successivo; alle dipendenze del Corpo Italiano di Liberazione, prende poi parte alle azioni di guerra di Abbadia di Fiastra (giugno 1944) e Filottrano (luglio 1944).

Sciolta la Divisione Nembo, il 24 settembre 1944 viene costituito il Gruppo di Combattimento Folgore che inquadra il 183º Reggimento paracadutisti che combatte valorosamente a Tossignano e Grizzano. Nel marzo 1945 dal Reggimento vengono tratti un centinaio tra ufficiali, sottufficiali e paracadutisti (tutti volontari), che, inquadrati nella "Centuria Nembo", partecipano all'operazione Harring lanciandosi da aerei americani nella notte del 20 aprile 1945 sulle forze tedesche in ritirata nella zona di Poggio Rusco. Terminato il secondo conflitto mondiale, il 1º ottobre 1948 in ottemperanza al trattato di pace che impediva all'Italia la possibilità di avere all'interno del proprio esercito truppe aviolanciabili, il Reggimento Paracadutisti Nembo viene trasformato in 183º Reggimento Fanteria Nembo, rimanendo tale fino alla ristrutturazione dell'Esercito Italiano nel 1975, quando viene ridotto a livello ordinativo di battaglione. Nel 1991 il 183º Btg. f. Nembo viene sciolto e la bandiera di guerra è assegnata al ricostituito 183º Btg. Par. Nembo che, trasferito a Pistoia, viene organicamente inquadrato nella Brigata Paracadutisti Folgore.

Il 23 aprile 1993, il battaglione è elevato a rango di reggimento e assume l'attuale denominazione.

Il 121º Reggimento fanteria fu costituito nella Brigata "Macerata" nel marzo 1915 e dunque partecipò fin da subito alla Prima guerra mondiale sul Carso e sul Piave. Venne smobilitato al termine del conflitto il 24 novembre 1919.

Con la seconda guerra mondiale, il reparto venne ricostituito (15 ottobre 1941) a Forlì come 121º Reggimento fanteria "Macerata", dal deposito dell'11º Fanteria. Inquadrato nella Divisione di fanteria "Macerata", destinata a un impiego di presidio in Slovenia e in Istria, venne nuovamente sciolto il 12 settembre 1943 a Fiume, in seguito agli eventi successivi all'8 settembre 1943.

Il 121º Reggimento "Macerata" ha ripreso vita il 17 settembre 1992, formato da un battaglione del 28º Pavia e ha svolto compiti addestrativi.

Si è sciolto nel 2000.

Il 1º Battaglione Paracadutisti prese vita il 1º luglio 1940 da un gruppo completamente formato da militari italiani volontari provenienti da varie specialità. Successivamente, per motivi di precedenza, il 15 luglio 1940 viene denominato 2º Battaglione Paracadutisti in conseguenza della costituzione del 1º Battaglione Carabinieri Paracadutisti.

Per i fatti d'arme di El Alamein è stata conferita alla Bandiera del 187º Par. Folgore la medaglia d'Oro al valor militare.

Dopo gli eventi della seconda guerra mondiale, nel 1963 il risorto 2º Battaglione, (denominato Tarquinia in onore della città dove era stata istituita nel 1940 la prima scuola in territorio italiano di paracadutismo), viene formato dalle Compagnie 4º, 5º, 6º e dalla Compagnia Comando e Servizi.

Nell'aprile 1976 il 2º Btg riceve la bandiera di guerra del 187º Rgt. Par. e nel 1992 viene elevato a rango di reggimento assumendo la numerazione attuale.

Il 2º Btg. prima ed il 187º Rgt. dopo hanno partecipato a tutte le operazioni fuori area che hanno visto impegnata l'Italia.

Attualmente la Folgore è una Brigata, con 6 Reggimenti, con sede a Livorno e di stanza a Livorno, Pistoia, Siena, Pisa e Legnago (VR).

È costituita da tre Reggimenti d'arma base (183º, 186º e 187º), un Reggimento d'Assalto (il 9º Col Moschin), un Reggimento Acquisizione Obiettivi (185º), un Reggimento Genio Guastatori (8º) ed un Reparto Comando e Supporti Tattici, oltre al CEAPAR di Pisa (Centro Addestramento PARacadutismo, ex SMIPAR - Scuola MIlitare di Paracadutismo, a sua volta ex CAP).

Reggimenti esistenti:

  • 9º d'assalto Paracadutisti Col Moschin di Livorno, appartenente alle Forze Speciali
  • 183º Paracadutisti Nembo di Pistoia
  • 186º Paracadutisti Folgore di Siena
  • 187º Paracadutisti Folgore di Livorno
  • 185º Reggimento Paracadutisti Ricognizione Acquisizione obiettivi Folgore di Livorno
  • 8º Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti Folgore di Legnago (VR)

Attualmente la scuola militare di paracadutismo (CEAPAR) si trova a Pisa.

Costituito in Pisa il 1º ottobre 1963 quale Quartier Generale della ricostituita Brigata Paracadutisti Folgore, assume la denominazione di Reparto Comando e Trasmissioni il 1º ottobre 1975. La Compagnia Trasmissioni che ne fa parte dal settembre 1977 ha ereditato le tradizioni della 185ª Compagnia genio collegamenti della Divisione Folgore. Dal 1º gennaio 1994 ingloba a sé la Compagnia Genio Guastatori Paracadutisti Folgore, assumendo così la denominazione attuale di Reparto Comando e Supporti Tattici. Il Reparto, inquadrato nella Brigata Paracadutisti Folgore è un'unità di supporto fondamentale destinata, al sostegno logistico ed alla sicurezza del Comando Brigata, alla gestione del sistema di trasmissioni dell'intera Brigata, a soddisfare le esigenze di mobilità e contromobilità delle varie unità che compongono la Grande Unità Elementare. Ha partecipato a tutte le operazioni "fuori area" nelle quali è stato presente il Comando Brigata Paracadutisti Folgore.

La 183ª Divisione Paracadutisti Nembo venne costituita nel 1943 come seconda Divisione Paracadutisti con l'impiego di nuovi reparti e del 185º Reggimento della Folgore. La Nembo fu inviata alla vigilia dell'8 settembre 1943 in Sardegna dove sarà decimata dalla malaria. Reimpiegata salvo la 12/183ª, che aderì alla RSI, nella guerra di liberazione italiana trova la sua maggiore gloria nelle battaglie di Filottrano, Case Grizzano e nell'operazione Herring (queste ultime nel Gruppo di Combattimento Folgore, da essa costituito dopo la riconfigurazione della Divisione dovuta alle perdite subite).

Alla fine della seconda guerra mondiale il Nembo sarà utilizzato, come Reggimento prima e Battaglione poi, nell'Arma della Fanteria Meccanizzata, passando per le sedi di Belluno, Villa Vicentina, Cervignano del Friuli e Gradisca d'Isonzo. In quest'ultima sede rimarrà fino al 1991, anno in cui si ricostituì il 183º Battaglione Paracadutisti Nembo, inquadrato questa volta nella Brigata Paracadutisti Folgore. La Folgore stessa era stata ricostituita negli anni sessanta con istruttori provenienti proprio dal Nembo, inquadrato all'epoca nella Divisione Meccanizzata Folgore di Treviso.

Nel 1993 è promosso al rango di Reggimento, mentre dal 1991 a seguire ha partecipato a tutte le missioni internazionali che hanno visto impiegati l'Italia ed i paracadutisti.

185o Rgt[modifica]

Il 185º Reggimento è inquadrato nella Brigata Paracadutisti Folgore, che è responsabile dell'addestramento ed approntamento dell'unità, ma dipende, sul piano tecnico-funzionale e quindi per l'impiego sul terreno, dal Comando Operazioni delle Forze Speciali (COFS), così come gli altri reparti del bacino FS/FOS dell'Esercito, il Gruppo Operativo Incursori (GOI) della Marina Militare, il Reparto Incursori dell'Aeronautica e per alcune funzioni anche il Gruppo di Intervento Speciale (GIS) dei Carabinieri. Precedentemente unità di Artiglieria Paracadutista, si configura attualmente come unità compresa nel "bacino" delle Forze per Operazioni Speciali dell'Esercito Italiano, dal momento che i suoi compiti principali sono divenuti la ricognizione, l'acquisizione obiettivi (entrambe svolte in territorio ostile) e la guida laser di ordigni "intelligenti" sganciati da vettori aerei. Il suo impiego, insomma, rientra nelle operazioni speciali relative alla funzione operativa dell'intelligence militare e al controllo del fuoco finalizzato all'ingaggio di obiettivi ad alta priorità.

Il Reggimento è stato impegnato in Afghanistan e in Iraq (dove il Sergente Salvatore Marracino ed il Maggiore Nicola Ciardelli del Reggimento hanno perso tragicamente la vita), ottenendo anche il plauso degli alleati e delle Forze Armate Statunitensi.

Ecco la situazione censita al 2003[2]: Quest'unità è l'erede dell'omonimo reggimento distrutto ad El Alamein, e poi in tempi più recenti del gruppo di artiglieria aeroportata costuituito nel 1975 a Livorno, diventato poi nel 1992 reggimento. Questo ha avuto obici da 105 mm someggiabili, poi i mortai rigati da 120 mm. In seguito è diventato qualcos'altro: il 185° Reggimento Artiglieria Acquisizione Obiettivi, o RAO. Anziché il ruolo tradizionale della fanteria leggera paracadutista (inclusi i combattimenti negli abitati etc.) e l'impiego come unità d'artiglieria leggera (un doppio ruolo, quindi), è diventato un reparto di pattugliamento oltre le linee nemiche, usato per acquisire obiettivi per attacchi delle unità di fuoco terrestri, aeree, navali. La sua trasformazione è avvenuta appena prima della 'guerra al terrorismo' visto che ufficialmente è diventato un reparto d'acquisizione obiettivi il 3 aprile 2000. La sua funzione HUMINT e di FAC ha visto la formazione di una unità con: Comando, Gruppo Acquisizione Obiettivi (GAO), Batteria Comando e Supporto 'Leoni', uffici vari. Il Gruppo era,5 anni fa, strutturato su 3 batterie (una quarta con compiti addestrativi era auspicata): 1a 'Draghi', 2a 'Aquile', 3a 'Diavoli'. La prima aveva specializzazione in ambiente artico/alpino, la seconda per il deserto, la 3a per quello continentale. Le batterie sono suddivise in distaccamenti o DAO, unità operative di base suddivisibili ulteriormente in due team. Di questi DAO due erano specializzati in infiltrazioni e operazioni anfibie, uno al lancio con caduta libera (TLC), almeno due per ruoli FAC. Le operazioni arrivano anche a 100-150 km in profondità nel territorio 'ostile' e richiedono una fase di prepianificazione che occupa non meno di 72 ore. Difficile tra l'altro cambiare obiettivi, per i rischi corsi, durante la missione, meglio inviare un altro DAO per questo eventuale obiettivo manifestatosi durante la missione del primo. L'area di osservazione è un quadrato di 2-6 km di lato, da tenere sotto controllo da quote maggiori e da distanza di qualche km. Non è comune invece avvicinarsi tanto da entrare anche dentro l'obiettivo, o di restare sotto al km di distanza se si tratta di controllare gli specifici obiettivi e personale, materiale etc.

Come gli americani del CST ovvero le Special Forces incaricate del supporto ravvicianto con ruoli di controllo avanzato, quelli del 185° sono usati per compiti di direzione di tiro e inflitrazione, dialogando con gli aerei e indicando gli obiettivi da colpire. Questo richiede molta preparazione sia fisica, sia tecnica, sia culturale, per esempio con l'uso corrente dell'inglese Tra l'altro è sempre possibile che l'indicatore sia scambiato per l'indicato e quindi sia colpito il designatore laser piuttosto che l'oggetto da questo illuminato (come è successo in Afghanistan): infatti da un punto di vista del sensore di acquisizione bersagli, non c'è molta differenza tra la sorgente e il riflesso del laser.

Quanto ai materiali, l'indicazione degli obiettivi attualmente è fatta soprattutto con i sistemi di mira laser. Questi erano presenti nel caso del 185imo con il GLTD, Ground Laser Target Designator, che era forse il miglior sistema al mondo, specie per la potenza del fascio laser. Ma si trattava di un apparato enormemente pesante e macchinoso, con dimensioni non indifferenti e un peso di ben 40 kg. Anche se ripartibili in 3 carichi da 13 l'uno, è evidente che questo sistema, adatto a veicoli, è tutt'altro che ideale per fanterie in missione che devono muoversi a piedi, e richiede team piuttosto numerosi visto che non si poteva certo pretendere che un operatore dovesse sobbarcarsene il peso e la mole da solo. In pratica solo per questo sistema servivano 3 operatori: uno portava il sistema designatore, uno quello diosservazione, uno il basso e tozzo trippiede. Ma si trattava pur sempre di aggeggi grossi e piuttosto delicati, che erano davvero inadatti per un impiego del genere, sperabilmente si sarebbe comprato poi un sistema molto meno ingombrante e limitante (oltre al designatore bisognava portare visori, radio, armi, e provviste per una settimana -10 giorni di permanenza in zona). Non bastava, perché c'era anche un telemetro con capacità IL, binocolo Steiner 7x50 con bussola, GPS Garmin 12, radio HF 178 e VHF 633, e questa sola aveva un peso di ben 13 kg. In acquisizione risultavano anche il telemetro laser Litton Mk.VII (per quanto grosso, il designatore GLDT non consentiva nemmeno la telemetria..), NVG AN/PVS-15 monoculari e AN/PVS-7 binoculari, e pare anche una camera termica. Chiaramente tutto questo materiale finisce per rendere necessario un team tutt'altro che snello, e anche se il compito e il motto è 'vedere e non essere visti' è chiaro che un conto è un team di 2-3 elementi, un conto uno di 6-8 che probabilmente è il minimo per manovrare tutte queste apparecchiature dal peso complessivo di dozzine di kg, a cui si aggiungono mitragliatrici MINIMI (segno che di fatto si tratta di una attività di squadra), fucili AR, pistole Beretta 92FS, anche fucili per tiratori scelti. I Veicoli erano i Land Rover Defender, i VM-90, gli ACP, tutti mezzi di importanza pressoché nulla in azioni FAC e HUMINT dietro le linee nemiche.

Per fare parte di questa piccola (nonostante il nome di reggimento) ed efficiente unità operativa era richiesta una meticolosa preparazione anche fisica tipo marcia zavorrata con zaino da 20 kg di 7 km in un'ora al massimo, 2000 metri in 9 minuti di corsa, galleggiamento in acqua con la tuta da combattimento (chiaramente senza zavorra) per almeno 12 minuti, 36 piegamenti sulle braccia, altrettanti addominali, sette trazioni alla sbarra. I primi due corsi sono stati fatti entro il 185°, poi dal 2002 si è aperta la possibilità a tutti i 'folgorini' volontari, circa 120. Dopo le prove iniziali ne veniva perso un terzo e un altro entro il quinto mese di addestramento. Il corso basico veniva attuato a Cesano, alla Scuola di Fanteria, e durava 4-5 mesi, con tutte le caratteristiche base del combattimento, topografia etc., ma non prima di un mese al CAPAR di Pia per il brevetto di paracadutista militare (per chi non l'avesse avuto ancora). Altri 4-5 mesi per il corso di specializzazione per la parte 'specialistica' della missione. C'è un po' di tutto, incluso quello di sopravvivenza, evasione e fuga, dove veniva usata la scuola di Furbara dell'AM, almeno come supporto, osservazione d'artiglieria con la scuola di Bracciano, e persino il corso di resistenza agli interrogatori, con un non meglio precisato 'personale esterno'. Poi vi è un'esercitazione alla fine del corso, e se si supera tutto arriva l'incarico 80/G ovvero di osservatore e acquisizione obiettivi. Questo il primo anno, poi ne segue un secondo di 'amalgama', apprendistato, corsi per addestramento montano invernale ed estivo, incluso sci e roccia basici, quello di Mobilità Anfibia dal RAFOS del Col Moschin o dal più ovvio Rgt Lagunari. Per il resto vi erano anche corsi come quello di tiratore scelto (SCUF Cesano), inglese (SLEE Perugia) e svariati altri, fino ai corsi di azione in pattuglia alla scuola NATO International Special Training Center ISTC a Pfullendorf, in Germania, con varie possibilità della durata di 3-4 settimane, tipo quello medico, tiratore scelto, combattimento in aree chiuse etc.

Nonostante il ridotto tempo dalla formazione del RAO e nonostante la lunghezza del corso, già nel 2002 un primo DAO è stato inviato in Bosnia, per la Divisione SALAMANDRE, multinazionale a guida francese. Poi vi sono state esercitazioni come quella con la brigata aeromobile FRIULI nel 2002, l'impiego in Macedonia (operazione 'Amber Fox'). Certo queste missioni all'estero non sono le prime per il 185°, che quando era ancora un'unità 'normale' venne inviata in Libano 2 (giugno-ottobre 1983), Kurdistan (1991), Somalia (dicembre 1992-settembre 1993), Bosnia (1996-97), Kosovo (Ottobre 1999-2000).

Progetti per il futuro erano il consolidamento delle capacità, già positivamente dimostrate, ma con organici ancora ridotti, l'acquisizione di nuovi materiali come le carabine M4, indumenti anti-IR, e altro ancora, inclusi mezzi navali leggeri e una idonea base per le loro operazioni (davvero difficile capire, comunque, come questo dovesse essere un incarico per il RAO, invece che per i 'Lagunari' o il 'San Marco'), e così via. Altre unità analoghe NATO: il 13° Dragoni francese, il 4/73 del British Army, le unità LRSU americane (ma senza qualifiche FAC). Assieme al Battaglione Monte Cervino, il 185°, unica unità italiana qualificata per dirigere il fuoco di tutti i mezzi NATO, era in sostanza l'anello di congiunzione tra unità convenzionali e speciali, visto che ufficialmente era parte delle prime, ma svolgeva compiti largamente parte delle seconde. In un esercito stravolto dalla fine del confronto della Guerra fredda, e coinvolto nelle missioni internazionali (sempre meno di 'peace keeping' e sempre più di 'peace enforcing') l'attività 'non convenzionale' e di 'special forces' è cresciuta a dismisura sia per dare risposta alle esigenze sul campo, sia per dare ragione d'essere a forze armate che nonostante le riduzioni e i tagli da anni oramai sono ritornate a chiedere bilanci record: basti solo dire che l'anno scorso ha raggiunto i 20 mld di euro (38.000 mld di lire), il 50% in più di 15 anni fa, in piena 'deflazione' da post-guerra fredda. Sebbene questa cifra sia in termini assoluti senza precedenti, l'inflazione da sola la giustifica (se la media è stata il 3%), mentre i costi dei nuovi sistemi e soprattutto dei professionisti sono di gran lunga superiori rispetto ai 'najoni'. Nondimeno, gli affari da miliardi di euro per sofisticati sistemi d'arma, dai caccia da 100 mln l'uno agli elicotteri da 50, alle fregate da 500, non sono certo estranei all'aumento dei costi, che gli equipaggiamenti moderni (ma anche le procedure burocratiche, i ritardi tecnici, gli eccessivi 'desiderata' dei militari) richiedono.

La Brigata è stata impiegata in numerose missioni di peacekeeping negli anni recenti.

La prima fu la missione in Libano del 1982 (una delle prime missioni internazionali di pace). Nel 1991 un Gruppo Tattico Paracadutisti fu in Kurdistan nel quadro della missione di soccorso umanitario "Italfor Airone". Dal luglio 1992 la Brigata fornisce effettivi all'operazione "Vespri Siciliani" (Controllo territorio e difesa di obiettivi sensibili sul suolo nazionale). La Folgore partecipa all'operazione "Restore Hope" (Italfor Ibis), in Somalia, dal 28 dicembre 1992 al 3 settembre 1993. Aliquote della Brigata sono state impiegate più volte nei Balcani (Missioni IFOR/SFOR in Bosnia e KFOR in Kosovo), con la forza di pace FMP in Albania e nella Missione INTERFET a Timor Est. La Folgore partecipa dal mese luglio 2003 fino al febbraio 2004 alla missione Enduring Freedom in Afghanistan La Folgore partecipa dal mese di Aprile 2005 al mese di Settembre 2005 all'Operazione Antica Babilonia in Iraq. Nel mese di Aprile 2007 prende parte all'Operazione Leonte 2 in Libano, sotto egida dell'ONU (Risoluzione 1701), a seguito della Guerra tra Israele ed Hezbollah dell'estate del 2006.

Fecero scalpore la pubblicazione nel 1997 da parte del settimanale Panorama di alcune foto riguardanti le violenze subite da alcuni somali da parte dei Parà della Folgore (tra cui la foto di un civile con degli elettrodi posizionati sui genitali), riferite al 1993 e scattate nel campo di Johar, accompagnate dal resoconto di un Caporalmaggiore che lanciava accuse sull'intera gestione della missione. Al seguito di tale inchiesta venne aperta un'inchiesta presso la Procura di Livorno, ed una Commissione d'inchiesta governativa che sentì varie testimonianze. La Commissione, pur smentendo alcune accuse da parte dei civili somali, appurò che vi furono degli episodi di violenza da parte dei militari, e riconobbe alcune responsabilità dei comandi militari della missione.

Note[modifica]

  1. Mambriani, Simone: La Brigata Alpina TAURINENSE, RID Luglio 2002 p. 57-61
  2. Niccoli, Riccardo, Il 185o RGT A.O. Folgore