Piemontese/Accento

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Indice del libro

Premessa[modifica]

La lettera "ò" ha un accento, ma è una lettera ben diversa dalla "o", come spiegato nella sezione dedicata all'alfabeto. Tuttavia quando la parola ha l'accento segnalato su altre vocali, interviene una regola: mai più di un accento per parola. Di conseguenza la "ò" si trasformerà in una "o", cambiando anche la sua pronuncia e non solo la sua grafia.

  • es.: fòto equivale all'italiano "foto". La parola "Fotografia" in piemontese diventa Fotografìa, in quanto si è reso necessario specificare l'accento sulla "i". Idem per "Fotografo" che diventa fotògraf: la "ò" accentata è diventata la seconda e non più la prima, e con questo cambiamento è risultato un cambiamento di pronuncia.
  • Grafie scorrette in questo esempio: Fòtògraf, Fòtografìa (2 accenti, non va bene).

Regola generale dell'accento (Régola General dl'Acent)[modifica]

In piemontese l'accento cade sempre sull'ultima sillaba se la parola finisce per consonante e sulla penultima sillaba se la parola finisce per vocale. Questo è l'accento automatico, che non serve segnalare.

  • es.: Tèra, terra. Armognàn, albicocca

Quando si segnala l'accento (Quand ch'as marca l'acent)[modifica]

Parole sdrucciole (Mòt sglissant)[modifica]

Parole con la sillaba finale la cui vocale si dice atona, ovvero scarica l'accento sulla sillaba che la precede, in contrasto con l'accento automatico, e sono:

  • -ich ed -ica , esempio: màgich, magico, gòtich, gotico (eccezione borìch, asino)
  • -im ed -ima, esempio: màssim, massimo, àtim, attimo (unica eccezione: abìm, voragine, abisso, sommerso).
  • -er, esempio: lìber, libro, quàder, quadro, òner, onere, làder, ladro (unica eccezione: bicèr, bicchiere).
  • -logh e -loga, esempio: pròlogh, prologo, archeòlogh, archeologo. Nessuna eccezione.
  • -ol e -ola (da non confondere con -eul/-òla di Pinareul o piòla), esempio: scàndol, scandalo, veìcol, veicolo (unica eccezione: tirol, cassetto)
  • -il, esempio: possìbil, possibile, mòbil, mòbile, fàcil, facile (con molte eccezioni: sutìl, sottile, navìl, naviglio, badìl, badile)
  • -id, esempio: lìquid, liquido, Dàvid, Davide. Nessuna eccezione.
  • -it, esempio: àbit, abito, làssit, lascito, débit, debito, crédit (eccezioni: anvit, invito, profit, profitto e achit, inizio).
  • Altri esempi: sìntesi, paràfrasi, sìlaba e altre parole sdrucciole (paròle sglissante in piemontese) di origine greca o straniera.
  • Le parole che finiscono per [ja] come anguria, miseria e aria, NON si scrivono angùria, misèria, ària, poiché questi "ria" costituiscono una sillaba a sé, essendo quella i una semivocale. L'accento al contrario va specificato sulle parole come arlìa, superstizione, Lombardìa, gelosìa.

In tutti questi casi è consigliabile segnalare l'accento. Ovviamente bisogna segnalare, come in italiano, gli accenti tronchi quando la parola finisce per vocale: libertà, atività, sternì ("lastricare"), pivò ("perno, cardine").

Accenti gravi e acuti (Acent grav e aùss)[modifica]

In piemontese si differenziano accenti gravi e acuti per la vocale o e la vocale e.

  • Le "è" aperte si utilizzano come accentazioni facoltative[1] sulle parole che finiscono per -èra, come tèra, manèra, vèra, balèra ("sala da ballo") o -èt, come bajèt ("recluta") ravèt ("burrone"). L'accento di përchè è aperto. L'accento di è ("sì" affermazione) è aperto.
  • Le "é" chiuse sono quelle di tutti i verbi della prima coniugazione "-é" (vaité, osservare, flaté, lusingare modlé, modellare ecc.), della usatissima forma del verbo esse a l'é (italiano "egli è") e nei nomi di mestiere o persona che finiscono per "e" accentata (maslé, macellaio, fré, fabbro, forné, fornaio), oltre a molti nomi propri di cosa e persona (Bré, Brero, Roé, Roero).
  • La "ò" aperta, che come abbiamo visto è una lettera a sé e corrisponde alla lettera italiana "o" normale.
  • La "ó" chiusa, che si usa poco, ma è utile quando bisogna segnalare l'accento su una "o" che deve restare con il suono della "u" italiana:
  • es.: cocómber, "cocomero" si pronuncia [ku'kuŋber]. Se ponessimo l'altro accento ("ò") diventerebbe cocòmber, ma allora bisognerebbe pronunciarlo [ku'koŋber], perché la "ò" è una lettera diversa e questo bisogna che sia proprio ben chiaro.

Nòte[modifica]

  1. Sono facoltativi questi accenti perché altrimenti poi diventano troppi, però se si vuole proprio aprire bene queste "e", si insista pure con l'accentazione facoltativa.