L’opera è stata acquisita nel 1991 con il patrimonio della Collezione dell’Istituto Bancario Italiano (IBI). Risale a questi anni un intervento di restauro con foderatura e sostituzione del telaio originale, con una conseguente riduzione delle dimensioni del quadro che appariva leggermente più grande in occasione della mostra antologica di Luigi Mantovani, allestita presso il Palazzo della Permanente di Milano nel 1988. E’ questa a tutt’oggi la principale occasione espositiva che ripercorre puntualmente l’intero percorso artistico del pittore, già commemorato a dieci anni dalla sua scomparsa, nel 1967, con una retrospettiva allestita presso la Galleria Mainetti di Milano.

Il grande quadro, datato 1927, raffigura una suggestiva veduta del Tevere con la cupola di san Pietro sullo sfondo e, sulla destra, la mole di Castel Sant’Angelo dalla quale procede il ponte omonimo che occupa il centro della scena. L’artista adotta un’impostazione prospettica ricorrente nella sua produzione di vedute che allontana sullo sfondo gli edifici monumentali per creare un fondale scenografico; ne deriva una visione dilatata del paesaggio con un effetto di grande ariosità, accentuato dalla pennellata sfatta e morbida che frammenta le forme e cattura il variare della luce e del colore.

Un’altra versione dell’opera, intitolata Mattino sul Tevere, fu presentata nel 1930 all’esposizione personale del pittore, allestita presso la Galleria Micheli di Milano con un’ampia selezione di dipinti eseguiti durante i suoi soggiorni romani, insieme alla produzione antecedente contraddistinta da soggetti lombardi.

Vedute di Tivoli, della campagna romana e dei principali monumenti di Roma furono presentate per la prima volta a Milano presso il Club dell’Unione nel 1921 e, di nuovo, nel 1923 alla I Esposizione Internazionale dell’Acquarello indetta dagli Acquarellisti lombardi. A queste date, quindi, potrebbe risalire il primo soggiorno romano dell’artista, ricordato nel testo di presentazione della mostra milanese presso la Galleria Micheli come un breve passaggio di soli due mesi, seguito da un lungo soggiorno riferibile agli anni compresi tra il 1927 e il 1930. Una datazione suffragata sia dalla data apposta sull’opera in Collezione, sia dalla notizia di un’esposizione personale dell’artista allestita nella capitale nel 1930.

Lo stesso scorcio dell’opera in Collezione, inoltre, è ripreso dall’artista a distanza di vent’anni in un’opera intitolata Roma, Il Tevere, recentemente comparsa sul mercato, contraddistinta dalla resa pittorica più fluida e sciolta propria della maturità. La scarsità di notizie biografiche del pittore negli anni compresi tra il 1942 e il 1953, in coincidenza con la sospensione della sua attività espositiva, non permette di stabilire con certezza se quest’ultima opera sia stata realizzata dal vero, forse in occasione di un passaggio romano di Mantovani riferibile al 1947, anno di esecuzione un folto gruppo di vedute di Roma. Appare più verosimile l’ipotesi che il quadro coincida con un’altra versione più tarda del dipinto in Collezione, probabilmente condotta con l’ausilio di appunti grafici o di una fotografia.