La scultura è stata acquisita nel 1991 con il patrimonio della Collezione dell’Istituto Bancario Italiano (IBI).

L’opera è la replica di una scultura realizzata dall’artista per la Porta del Duomo di Milano [1], eseguita tra il 1943 e il 1948, e dedicata alle vicende che condussero alla promulgazione dell’Editto di Milano, con il quale l’imperatore romano Costantino, nel 313 d.C., pose termine alle persecuzioni religiose stabilendo il principio di tolleranza per tutti i culti professati nell’Impero. Nella formella con il Ritorno dei martiri alle loro case una donna, avvolta in un ampio mantello, stringe le mani al petto mentre si sporge in avanti alla ricerca del proprio figlio. Nella dettagliata relazione alla Fabbrica del Duomo, Minerbi si sofferma nella descrizione di questa figura, nella quale riconosce l’espressione ansiosa delle madri in attesa del ritorno dei propri figli dal fronte, negli anni del secondo conflitto mondiale.

La Madonna in Collezione appartiene, invece, alla maturità dello scultore, affermatosi sulla scena artistica nel 1919 con la mostra personale allestita presso la Galleria Pesaro di Milano e grazie al favore accordatogli da Gabriele D’Annunzio, per il quale esegue il monumento funebre della madre e una copia della scultura monumentale La Vittoria del Piave. Nel 1937 ottiene l’incarico per l’esecuzione della sua opera più importante, la Porta del Duomo di Milano.

La scultura si inserisce in un vasto repertorio di opere di piccolo formato, repliche o varianti delle sue creazioni più celebri, documentato in Collezione da San Sebastiano e San Tommaso, entrambi riferibili alla seconda metà degli anni Cinquanta. La superficie irregolare del bronzo e l’intenso contrasto chiaroscurale infondono vitalità alla figura, mentre lo sviluppo elegante e sinuoso della veste e la classica bellezza del volto risentono ancora dello studio condotto dall’artista fin dagli esordi sull’arte toscana del Tre e Quattrocento.