File:Artgate Fondazione Cariplo - Ottino Pasquale, S. Francesco e l'angelo.jpg

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Dettagli

Pasquale Ottino: San Francesco e l’angelo   (Wikidata search (Cirrus search) Wikidata query (SPARQL)  Create new Wikidata item based on this file)
Artista
Pasquale Ottino  (1578–1630)  wikidata:Q2370244
 
Nomi alternativi
Pasqualotto, Pasquale Ottini
Descrizione pittore italiano
Data di nascita/morte 26 settembre 1578 Modifica su Wikidata 30 luglio 1630 Modifica su Wikidata
Luogo di nascita/morte Verona Verona
Periodo di attività Baroque
Luogo di attività
Verona (1612–1630); Roma Modifica su Wikidata
Authority file
artist QS:P170,Q2370244
Titolo
San Francesco e l’angelo
label QS:Len,"Saint Francis and the Angel"
label QS:Lit,"San Francesco e l’angelo"
Tipo di oggetto dipinto
object_type QS:P31,Q3305213
Descrizione

L’opera proviene dalla collezione di Caterina Marcenaro, che provvide al suo restauro nel 1967; entrò in Cariplo nel 1976 a seguito del lascito. Attribuito dalla studiosa genovese a Francisco Zurbaran, venne riferito da Federico Zeri, nell’ambito delle operazioni connesse al passaggio della collezione all’Istituto bancario, a Pasquale Ottino, artista veronese che operò prevalentemente nella sua città sul finire del Cinquecento e nei primi decenni del secolo successivo.

L’ipotesi di assegnare la tela a Ottino è plausibile: la scuola veronese mantenne una sua autonomia rispetto agli indirizzi veneziani, preferendo aderire ad un moderato naturalismo che risente della vicinanza alla Lombardia. Cresciuto alla bottega di Felice Brusasorci, trovò nuovi spunti in ambito bolognese, e particolarmente nell’arte di Alessandro Tiarini, come sottolinea Raffaella Colace nella scheda dedicata al dipinto all’interno del volume dedicato alle opere d’arte antica della Fondazione Cariplo. Ma ancora più significativa, nella lettura dell’opera, risulta l’esperienza romana, avvenuta presumibilmente negli anni tra il 1615 e il 1620. Qui la conoscenza delle opere di Caravaggio e del Lanfranco segna la cifra stilistica dell’arte di Ottino, che, usando la definizione di Roberto Longhi, si convertì a un “grandioso caravaggismo accademico”.

Questa interpretazione della lezione romana contraddistingue la produzione matura di Pasquale Ottino, sia nella Resurrezione di Lazzaro della Galleria Borghese, sia nelle grandi pale d’altare del territorio veronese (San Giorgio in Braida, Parrocchiale di Oppeano). Il San Francesco di Fondazione Cariplo si inserisce all’interno dei lavori degli anni maturi: il naturalismo che contraddistingue il volto e soprattutto le mani rimanda a modelli caravaggeschi, mentre l’angelo riccioluto e paffuto conferma i rapporti con prototipi classicheggianti emiliani.

Anche in questo caso la vecchia attribuzione della Marcenaro a Zurbaran, pur non risultando corretta, nasconde un elemento di verità: di fatto questa continua commistione di realismo e classicismo costituisce un elemento comune all’arte spagnola del Seicento. In ogni caso il riferimento a Pasquale Ottino sembra assolutamente plausibile, e si dovrebbero abbandonare i dubbi e i tentennamenti espressi dalla Colace, che dopo aver dato l’impressione di sposare la tesi di Zeri arriva, al termine della sua analisi, a proporre di considerare il dipinto “un’opera di bottega di ambito spagnolo”.

L’iconografia rappresentata è piuttosto rara: fa riferimento all’episodio avvenuto nel convento di Vicalvi, vicino a Sora, dove San Francesco, incerto se divenire sacerdote, riceve la visita di un angelo recante una ampolla di acqua limpidissima, che indica al santo come l’anima di un sacerdote dovesse essere pura come quell’acqua. Dopo questa apparizione Francesco rinunciò all’idea di diventare sacerdote. L’immagine si presta a una doppia lettura: da una parte si sottolinea l’umiltà del Santo che non si ritiene degno della consacrazione; dall’altra si sottolinea la necessità da parte del sacerdote di essere irreprensibile: concezione questa propugnata dalla dottrina cattolica in epoca controriformata. È quindi possibile che l’opera sia stata commissionata come oggetto di devozione, e di monito, da un sacerdote o da una comunità sacerdotale. Questa lettura è avvalorata dalla presenza di una raffigurazione dell’episodio nella sacrestia della Basilica di Santa Maria degli Angeli in Assisi: un richiamo a colui che si prepara alla celebrazione eucaristica degli impegni del suo ministero sacerdotale.
Data tra il 1620 e il 1630
date QS:P571,+1650-00-00T00:00:00Z/7,P1319,+1620-00-00T00:00:00Z/9,P1326,+1630-00-00T00:00:00Z/9
Tecnica/materiale olio su tela
medium QS:P186,Q296955;P186,Q12321255,P518,Q861259
Dimensioni altezza: 121 cm; larghezza: 140 cm
dimensions QS:P2048,121U174728
dimensions QS:P2049,140U174728
Numero d'inventario
MD 0040
Note Domenico Sedini, Artgate Fondazione Cariplo
Riferimenti
  • Raffaella Colace, San Francesco e l’angelo con l’ampolla, in Maria Luisa Gatti Perer, a cura di, Le collezioni d’arte. Dal Classico al Neoclassico, Fondazione Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, Milano 1998, n. 105, pp. 223-225, ill.
Fonte/Fotografo Artgate Fondazione Cariplo
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