Il Chassid/Capitolo 5
Frontespizio del Maggid Devarav L’Yaakov di Dovber di Mezeritch
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Frontespizio della prima edizione dello Zohar, Mantova (1558)
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Derashah del Maggid sulle Due Forme
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La famosa esposizione delle trombe d'argento (Numeri 10:1-10) di R. Dov Baer, il Maggid di Mezirech (m. 1772), discepolo del Baal Shem Tov e organizzatore e importante teorico del movimento chassidico, ci fornisce un'eccellente introduzione sia al pensiero chassidico sia all'uso delle Scritture da parte del chassidismo per i propri scopi. Il brano si trova nell'opera Maggid Devarav LeYaakov, curata dal discepolo del Maggid, Solomon di Lutzk. (L'edizione utilizzata in questo Capitolo è l'edizione critica, basata sui manoscritti, di Rivka Schatz-Uffenheimer, con un'introduzione e note, Gerusalemme, 1976. Il brano è, in questa edizione, nr. 24, pp. 38-40.) Il testo è qui riportato in mia traduzione, seguito da un commento dettagliato:
In questo e in numerosi altri passi il Maggid, come gli altri maestri chassidici, persegue il metodo quasi-midrashico in cui i versetti biblici vengono estrapolati dal contesto per fornire insegnamenti riguardo l'approccio mistico. Il fatto che la Torah abbia ordinato al tempo di Mosè di forgiare due trombe d'argento è considerato irrilevante, a meno che non abbia un significato per gli sforzi del mistico chassidico contemporaneo. Per il Maggid, la Torah si rivolge allo Zaddiq, il superuomo spirituale, il cui compito è trascendere i limiti impostigli dai suoi istinti corporei. Mentre la dicotomia tra corpo e anima esiste per i chassidim tanto quanto per i pensatori medievali, nel consueto approccio chassidico la fuga ascetica dal corpo non è sostenuta. L'ideale chassidico è piuttosto quello dell’avodah be-gashmiut ("adorazione attraverso la corporeità"), vale a dire, impegnarsi in attività mondane con la mente rivolta a Dio. Per il chassid l'ideale è quello del devekut ("attaccamento" a Dio), uno stato mentale in cui tutto ciò che si fa è rivolto a Dio. Mangiare, bere e altri bisogni materiali devono essere soddisfatti per amore di Dio e, elevati in questo modo, diventano essi stessi atti di adorazione. Viene inoltre invocata l'idea cabalistica secondo cui le azioni umane hanno un effetto cosmico. Quando l'uomo è benevolo, invia impulsi benefici in alto e quindi porta armonia nei regni celesti, con il risultato che la grazia divina può fluire senza ostacoli attraverso tutta la creazione. Al contrario, quando l'uomo è vizioso, invia impulsi nefasti in alto e questi disturbano l'armonia dei reami celesti e il flusso della grazia divina viene ostacolato.
Il Maggid inizia con un gioco di parole sulla parola "trombe" (hatzotzerot), interpretandola, anacronisticamente e con la stessa scarsa attenzione per grammatica e sintassi dell'esegesi midrashica generale, come "mezze forme" (hatzi tzurot). Il comando è che l'uomo combini le due mezze forme in modo che diventino un'unica forma intera e completa. Quali sono queste due mezze forme? Per il Maggid sono Dio, rappresentato dalla lettera alef, la prima lettera dell'alfabeto e la prima lettera della parola "uomo", e l'uomo, rappresentato dalle lettere dalet e mem, la seconda e la terza lettera della parola "uomo". Quando il Maggid afferma che queste due lettere formano la parola dam, "sangue", intende dire che l'uomo da solo, senza Dio, è solo carne e sangue; terreno e legato alla terra, senza l’alef che lo eleva al cielo. Il riferimento del Maggid alla Parola deve essere inteso nel senso che l'uomo non potrebbe esistere, nemmeno nel suo aspetto di carne e sangue, senza la Parola di Dio che lo sostiene. Questa è la Shekhinah, la Sefirah di Malkhut ("Sovranità"), il principio mediante il quale il mondo è governato. Inoltre, nella Cabala, Malkhut è il "discorso" di Dio, per così dire, la Sua comunicazione creativa, da qui la parola dam formata dalle lettere iniziali di dibbur ("discorso") e malkhut.
Il Maggid prosegue spiegando il versetto di Ezechiele, che egli interpreta nel senso che Dio è nascosto (gioco di parole tra kisse, "trono", e mekhusah, "coperto") all'uomo, ma si rivela in proporzione ("a somiglianza di") agli sforzi dell'uomo verso l'autotrascendenza. Dio, secondo la Cabala lurianica, "discende" dal Suo "trono" – il Suo occultamento – attraverso la contrazione dei Suoi poteri in mondi progressivamente decrescenti, lontano dalla Sua essenza, affinché l'uomo possa incontrarlo, altrimenti il Suo "splendore" sarebbe troppo forte perché gli umani possano contenerlo e svanirebbero nel nulla o, meglio, verrebbero totalmente inghiottiti dal Suo splendore. Quando l'uomo ascende nella sua contemplazione attraverso tutti i mondi fino a Dio, perdendo se stesso nel processo, raggiunge l'altra metà dell'equazione dove l’alef si unisce al dam per formare la parola adam. In altre parole, l'uomo, paradossalmente, diventa veramente umano – un vero "uomo" – solo quando riesce a elevarsi al di sopra della sua natura umana individuale. Questa è la tipica dottrina chassidica del bitul hayesh, "annientamento dell'individualità", l'obiettivo del mistico chassidico da raggiungere soprattutto nella preghiera. Ma ci sono fasi nell'ascesa mistica. All'inizio c'è la "nube dell'ignoto" o la "notte oscura dell'anima". Ma se il fedele persiste, raggiungerà nelle sue preghiere lo stato di ardente entusiasmo, hitlahavut (da lahav, "fiamma"), l'ideale chassidico nella vita di preghiera. Poiché le azioni umane rispecchiano le qualità divine, i poteri o le potenze della Divinità come amore, potenza e armonia, l'uomo può risvegliare tutte le qualità benefiche della Divinità permettendo a queste buone qualità di entrare nella propria vita. Quando l'uomo ama veramente Dio, ciò avrà l'effetto di risvegliare l'amore di Dio e allora la grazia divina fluirà secondo l'intenzione di Dio. Va notato, tuttavia, che, nella versione di Solomon di Lutzk, il Maggid si riferisce in questo contesto allo Zaddiq, implicando che tali voli spirituali siano pienamente realizzabili solo dall'élite spirituale.
Questa autotrascendenza, continua il Maggid, fu raggiunta dai patriarchi anche quando compivano l'atto sessuale. Poiché le menti di questi uomini santi, prototipi dello Zaddiq, erano rivolte a Dio anche quando compivano un atto così grossolanamente corporeo, apparentemente in totale contrasto con quello spirituale, Dio era presente anche in questo atto e, poiché Dio e la Torah sono la stessa cosa, questi atti narrati nella Torah diventano essi stessi divini. Le narrazioni patriarcali, comprese quelle che raccontano della loro vita sessuale, sono, evidentemente, una parte essenziale della Torah, e se fossero omesse la Torah sarebbe difettosa.
Il Maggid conclude con un altro gioco di parole. Questo riguarda la parola "argento", kesef. Il collegamento tra "argento" e la parola kisufim, "desiderio", consente al Maggid di tradurre "due trombe d'argento" come "due mezze-forme di desiderio": quando l'uomo desidera Dio, Dio desidera l'uomo e le due metà diventano una.
Il Maggid qui va ben oltre l'idea, presente in numerosi antichi testi rabbinici, che Dio abbia bisogno dell'uomo così come l'uomo ha bisogno di Dio, e va oltre l'idea cabalistica secondo cui l'uomo, con le sue azioni, influenza i mondi superiori. Per il Maggid, quando l'uomo si eleva al di sopra dei confini del suo stato umano per raggiungere Dio, raggiunge l'unità con il divino, le due metà diventano una. A volte si dice che nel pensiero ebraico l'abisso tra il Dio trascendente e l'uomo finito sia troppo vasto per essere mai attraversato. In questa prospettiva, l'ebraismo non conosce l’unio mystica. Questo brano negli scritti del Maggid è di per sé sufficiente a smentire tale affermazione. Per il Maggid, almeno nella formulazione del suo discepolo, è possibile che l'anima del mistico, nei suoi rari voli, sia completamente unita alla sua Fonte.
È necessario notare che in tutto questo non abbiamo le parole effettive del Maggid, ma i suoi insegnamenti così come riportati da Solomon di Lutzk. Vale la pena esaminare una diversa testimonianza delle idee del Maggid sulle due mezze forme. R. Israel di Koznitz (1733-1814), discepolo del Maggid (era anche lui un Maggid ed è noto come il "Koznitzer Maggid"/Magghid di Koznitz) scrive nel suo Avodat Yisrael (Lemberg, 1858, p. 61b) in un commento al versetto contenente il comando di forgiare le trombe d'argento: "Abbiamo ricevuto [l'insegnamento] dal nostro Maestro e Insegnante, il Gaon, Rabbi Dov Baer, la cui memoria è una benedizione per la vita del mondo a venire, che la combinazione di mezze forme [hatzi tzurot] dalle hatzotzerot allude alla Comunità di Israele nella Sua relazione con il Suo Amante, in cui ciascuna è solo una mezza forma in sé. Egli, benedetto Egli sia, con la Sua immensa volontà, dirige tutto il Suo amore e il Suo attaccamento alla Sua compagna, la Comunità di Israele, e anche Lei anela e si lega al Creatore, benedetto Egli sia, finché tutto non sia incluso nell'unificazione". Il Koznitzer Maggid era un noto cabalista, che spesso interpretava le Scritture nel loro significato cabalistico. Il suo riferimento qui alla Comunità di Israele è alla Sefirah Malkhut, l'archetipo della comunità ebraica sulla terra. L'Amante è la Sefirah Tiferet, il principio maschile nell'alto, con Malkhut il principio femminile. Pertanto, per il Koznitzer, il Maggid non si riferisce all'anima individuale. Le due forme che diventano una sono Tiferet e Malkhut, che si uniscono e si armonizzano grazie alle azioni di Israele sulla terra. Come prosegue il Koznitzer, alcuni precetti come il Lulav e l'Etrog rappresentano questo "matrimonio sacro".
È ovvio che l'interpretazione del Koznitzer è successiva e data in accordo con la sua posizione cabalistica. Egli si riferisce al Maggid come a un santo defunto e non afferma di averne ascoltato l'esposizione personalmente, mentre Solomon di Lutzk afferma di aver riportato un detto autentico del Maggid. Come per simili detti ripetuti spesso dai maestri chassidici, il detto originale del Maggid è stato riportato in modi diversi e potrebbe essersi riferito solo alle due mezze forme nel suo commento al versetto sulle due trombe d'argento. Ma l'applicazione esatta del detto fu lasciata ai discepoli del Maggid. In ogni caso, è solo nell'interpretazione di Solomon di Lutzk che troviamo l'idea dell’unio mystica.
| Per approfondire, vedi Serie maimonidea, Serie misticismo ebraico, Serie cristologica e Serie letteratura moderna. |
