La religione greca/Le teologie dei filosofi/Il dio di Senofane e la critica alle credenze tradizionali

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Vissuto nel VI secolo a.C., l'aedo Senofane è il primo autore a condurre una serrata critica al racconto mitico e religioso così come tramandato nelle opere di Omero e di Esiodo, provocando quella rottura teologica che non verrà più sanata: «La rottura con la tradizione è compiuta. La critica di Senofane alla religione omerica non poteva essere superata e non fu mai confutata»[1]. Tale critica riguardava l'antropomorfizzazione degli dèi, resi simili agli uomini sia nell'aspetto fisico che in quello morale.

Così i suoi "silli" (modello poetico da lui inventato), redatti in distici di esametri misti a giambi o in esametri puri (segue la collocazione del Diels-Kranz in Presocratici, vol. I, a cura di Gabriele Giannantoni, traduzione di Pilo Albertelli, Milano, Mondadori, 2009, p.171 e sgg.):
10. «Poiché fin dai tempi antichi tutti hanno imparato da Omero... [che malvagissimi sono gli dèi].».
11. «Omero e Esiodo hanno attribuito agli dèi tutto quanto presso gli uomini è oggetto di onta e di biasimo: rubare, fare adulterio e ingannarsi reciprocamente. [...].».
12.«così raccontano un numero grandissimo di opere indecenti degli dèi, rubare, fare adulterio e ingannarsi reciprocamente.».
14. «Ma i mortali credono che gli dèi siano nati e che abbiano abito, linguaggio e aspetto come loro».
15. «Ma se i buoi <e i cavalli> e i leoni avessero mani e potessero con le loro mani disegnare e fare ciò appunto che gli uomini fanno, i cavalli disegnerebbero figure di dèi simili ai cavalli e i buoi simili ai buoi, e farebbero corpi foggiati così come <ciascuno> di loro è foggiato.».
16. «Gli Etiopi <dicono che i loro dèi sono> camusi e neri, i Traci che sono cerulei di occhi e rossi di capelli.».

Ma cos'è "dio" (Θεός[2]) per Senofane?
23. «Uno, dio, tra gli dèi e tra gli uomini il più grande, né per aspetto simile ai mortali, né per intelligenza.».
24. «Tutto intiero vede, tutto intiero pensa, tutto intiero ode.».
25. «Ma senza fatica con la forza del pensiero tutto scuote».
26. «Sempre nell'identico luogo permane senza muoversi per nulla, né gli si addice recarsi or qui or là.».

Un "dio" che resta inconoscibile ai mortali:
34. «Il certo nessuno mai lo ha colto né alcuno ci sarà che lo colga e relativamente agli dèi e relativamente a tutte le cose di cui parlo. Infatti, se anche uno si trovasse per caso a dire, come meglio non si può, una cosa reale, tuttavia non la conoscerebbe per averla sperimentata direttamente. Perché a tutti è dato solo opinare.».

« Di esperienza in esperienza (" ricercando, gli uomini trovano poco a poco il meglio": fr. 18) si giunge all'ipotesi.(" secondo opinione ciò dev'essere ritenuto simile al vero ... ": fr. 35) dell'Unità divina. E appunto perché l'unità è divina, il tutto è tutto, e l'uomo è uomo, è limite e definito, nessuno avrà mai conoscenza di quella unità. »
(Francesco Adorno, La filosofia antica vol.1, Milano, Feltrinelli, 1991, p.28)

Seppure dopo la critica di Senofane alle tradizioni mitologiche queste vivranno ancora nei culti delle polis resta che il filosofo greco diffonderà il proprio pensiero teologico in «circoli sempre più vasti»; erede della rivoluzione religiosa provocata dalle teologie ioniche a cui aggiunge il sentimento di solennità del divino, questo universalismo «è condiviso dalla teologia di tutti i pensatori greci e ne diventa la premessa tacita o pronunciata.»[3].

Note[modifica]

  1. Walter Burkert, La religione greca, p.546.
  2. D-K 21 B 23
  3. Werner Jaeger. Op.cit. p.80