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'''FOLKLORE DI VALLE CAMONICA'''
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'''Miti, Tradizioni, Leggende e Bote Camune'''
'''Miti, Tradizioni, Leggende e Bote Camune'''


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:Tratto da: {{cita libro | cognome= Ricardi| nome= Marcello |coautori=Giacomo Pedersoli | titolo= Grande guida storica di Valcamonica Sebino Val di Scalve| editore= [[Toroselle]]| città= [[Cividate Camuno]] | anno= [[1992]]|pagine=427}}
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::Corteno, Pagà, San Martino
::Corteno, Pagà, San Martino

==BASSA VALLE==
===Lago Moro===
Un tempo il [[Lago Moro]] non esisteva, ma al suo posto vi era una conca dove sorgevano due abitazioni: una ricca e molto ampia, l'altra piccola e povera. Un giorno giunge nel posto un misero pellegrino, che chiede qualcosa da mangiare ed un posto dove dormire nella casa ricca ed ampia. Ma la donna che vi abita all'interno, con un figlio piccolo in fasce, lo scaccia a malo modo. Allora il pellegrino chiede le stesse cose nella casa più povera, nella quale la donna che vi abita, anch'essa con un figlio in fasce, lo ospita e condivide la propria poca cena. Quando il pellegrino si fu rifocillato disse alla donna: ''prendi tuo figlio e vattene da questa valle, fuggi più in alto che puoi senza mai voltarti indietro'' e detto questo scomparve. La donna impaurita prese il figlio e fuggì dall'abitazione, secondo le istruzioni del vecchio. D'un tratto il cielo s'incupì e iniziò a piovere rovinosamente, tanto che la conca venne sommersa dall'acqua. Anora oggi nelle notti di luna piena si vede sul fondo del lago una culla vuota e si siente il pianto di un bambino.
:Tratto da: {{cita libro | cognome= Gaioni| nome= Giorgio | titolo= Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve| editore= M. Quetti| città= [[Artogne]] | anno= [[1990]]|pagine=19}}
::Darfo Boario Terme, Lago Moro

==Santuario di San Silvestro==
Il santuario di San Silvestro era luogo di rogazione delle popolazione nei periodi di siccità o di troppa pioggia. Si narra che essendo cambiato il parroco, questo si rifiutasse di chiedere l'intercessione del Santo per far scendere la pioggia. Ma su insistenza della popolazione, che vedeva appassire le porprie piante, si vide costretto, ma senza esserne convinto, ad effettuare la rogazione. A poche centinaia di metri dal santuario però si condensano nubi ed inizia a piovere.
:Tratto da: {{cita libro | cognome= Gaioni| nome= Giorgio | titolo= Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve| editore= M. Quetti| città= [[Artogne]] | anno= [[1990]]|pagine=22}}
::Angolo Terme, San Silvestro, Clima

==I Morti dei ''Grimàlcc''==
I ''Grimàlcc'' sono una località tra Angolo Terme e Rogno. Un vecchietto aveva portato colà a svernare le proprie bestie, ma la sera dal bosco proviene questa voce ''Zampa di capra-piede di porco-chi non è vivo-di certo è morto''. Il vecchio, che non credeva nei Morti, manda alla malora le voci che l'hnno svegliato nella notte. Il mattino seguente, andnando al casinèt (edificio adibito alla lavorazione del formaggio) si trova, al posto del catenaccio della porta, il braccio di un morto. Livido dal terrore allova fugge in paese, chiedendo consiglio al parroco. QUesti gli consiglia di tornare alla cascina recando in mano un gatto con la lettera M incisa sulla fronte, da solo, in modo da riparare l'offesa ai Morti. Egli allora vaga per tutto il paese cercando il gatto con tale caratteristica, che trova in cima al tetto del castello dei Federici. Quindi risale verso la cascina dove nuovamente risuona il canzonatorio ''Zampa di capra-piede di porco-chi non è vivo-di certo è morto''. Il vecchio allora dice ''anime benedette riprendetevi il vostro braccio,ed io giuro che non farò più scherno di voi''. Alora una voce disse ''beato te che porti il gatto dei Morti, altrimenti ci avresti dovuto seguire su due piedi!''. Fatto questo sia i morti che il gatto scomparvero.
:Tratto da: {{cita libro | cognome= Gaioni| nome= Giorgio | titolo= Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve| editore= M. Quetti| città= [[Artogne]] | anno= [[1990]]|pagine=25}}
::Angolo Terme, Rogno, Morti, Gatto

Versione delle 17:42, 26 feb 2008

FOLKLORE DI VALLE CAMONICA

Miti, Tradizioni, Leggende e Bote Camune

ALTA VALLE

La sagra di sangue

Durante il periodo veneziano la Val di Scalve, a corto di spazio per le proprie bestie, chiese ed ottenne alla Serenissima di utilizzare la Malga Culvegla, di proprietà di Corteno. I cortenesi attesero fino al 1797 (fine del governo veneziano) per riappropriarsene, scacciandone gli scalvini. Il 15 agosto 1758, giorno della Sagra dell'Assunta patrona di corteno, gli scalvini, giunti attraverso passo Sellero e del Sellerino, assaltarono la malga e, dopo aver affogato il casaro nel siero, tentano di sottrarre anche le bestie al pascolo. Un secondo pastore, sceso in paese, dà l'allarme e dal villaggio una folla armata risale la montagna in due gruppi: il primo attravero il Preborem, l'Orio ed il Torsolet, il secondo lungo i Tremonti, il Foràm ed il Sessa.Nel frattempo i consoli del paese tentano la trattativa con gli scalvini. Essa non va a buon fine, ed al segnale dei consoli (un fazzoletto rosso sventolato) la folla scende dai monti facendo massacro. Il torrente insanguinato venne chiamato Val Ròsa.

Tratto da: Giacomo Bianchi, La magnifica comunità di Corteno Golgi, Brescia, Massetti Rodella Editore, 2005 [1979], p. 93.
Corteno, Val di Scalve, Malga, Sagra di Sangue

Monte Padrio

Il monte Padrio, posto sul confine tra la Val Camonica e la Valtellina ha un aspetto brullo e spoglio. Una leggenda della Val di Corteno vuol che questa sua apprarenza derivi dal fatto che in anichità, poichè era rifugio di lupi e serpenti, era stato incendiato dalla popolazione

Tratto da: Giacomo Bianchi, La magnifica comunità di Corteno Golgi, Brescia, Massetti Rodella Editore, 2005 [1979], p. 153.
Corteno, Monte, Malga, Lupo, Serpente

La roccia di Incudine

Sul monte Fosanno (forse il Monte Plazza) esisteva un incavo nella roccia nel quale nei periodi di siccità, una vergine versava dell'acqua, annettendosi tale cerimonia superstiziosa la virtù di far piovere. Fu distrutta nel 1634.

Tratto da: Marcello Ricardi, Giacomo Pedersoli, Grande guida storica di Valcamonica Sebino Val di Scalve, Cividate Camuno, Toroselle, 1992, p. 294.
Incudine, Roccia, Vergine

Il nome di Edolo

Si dice che il nome di Edolo derivi da Idulo, idolo, dal nome di un simulacro dedicato a Saturno che esisteva sul luogo della Chiesa di San Clemente. Esso era chiamato luogo dei Pagà (pagani).

Tratto da: Marcello Ricardi, Giacomo Pedersoli, Grande guida storica di Valcamonica Sebino Val di Scalve, Cividate Camuno, Toroselle, 1992, p. 411.
Edolo, Pagà, Saturno

Mù sommerso

Tradizione vuole che Mù fosse un tempo una grande borgata, fin quando un lago antico, che si estendeva presso la valle Foppa, straripò e sommerse l'abitato.

Tratto da: Marcello Ricardi, Giacomo Pedersoli, Grande guida storica di Valcamonica Sebino Val di Scalve, Cividate Camuno, Toroselle, 1992, p. 414.
Mù, Lago, Foppa, Distruzione paese

S. Martino di Corteno

La chiesa di san martino sarebbe stata la primitiva parrocchia dei cortenaschi. La sua origine riale a quei tempi in cuiil paganesimo non era ancora estinto, e la tradizione vuole che i cristiani vi ricevessero gl'insulti nell'attualità dell'esercizio dei loro culti.

Tratto da: Marcello Ricardi, Giacomo Pedersoli, Grande guida storica di Valcamonica Sebino Val di Scalve, Cividate Camuno, Toroselle, 1992, p. 427.
Corteno, Pagà, San Martino

BASSA VALLE

Lago Moro

Un tempo il Lago Moro non esisteva, ma al suo posto vi era una conca dove sorgevano due abitazioni: una ricca e molto ampia, l'altra piccola e povera. Un giorno giunge nel posto un misero pellegrino, che chiede qualcosa da mangiare ed un posto dove dormire nella casa ricca ed ampia. Ma la donna che vi abita all'interno, con un figlio piccolo in fasce, lo scaccia a malo modo. Allora il pellegrino chiede le stesse cose nella casa più povera, nella quale la donna che vi abita, anch'essa con un figlio in fasce, lo ospita e condivide la propria poca cena. Quando il pellegrino si fu rifocillato disse alla donna: prendi tuo figlio e vattene da questa valle, fuggi più in alto che puoi senza mai voltarti indietro e detto questo scomparve. La donna impaurita prese il figlio e fuggì dall'abitazione, secondo le istruzioni del vecchio. D'un tratto il cielo s'incupì e iniziò a piovere rovinosamente, tanto che la conca venne sommersa dall'acqua. Anora oggi nelle notti di luna piena si vede sul fondo del lago una culla vuota e si siente il pianto di un bambino.

Tratto da: Giorgio Gaioni, Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve, Artogne, M. Quetti, 1990, p. 19.
Darfo Boario Terme, Lago Moro

Santuario di San Silvestro

Il santuario di San Silvestro era luogo di rogazione delle popolazione nei periodi di siccità o di troppa pioggia. Si narra che essendo cambiato il parroco, questo si rifiutasse di chiedere l'intercessione del Santo per far scendere la pioggia. Ma su insistenza della popolazione, che vedeva appassire le porprie piante, si vide costretto, ma senza esserne convinto, ad effettuare la rogazione. A poche centinaia di metri dal santuario però si condensano nubi ed inizia a piovere.

Tratto da: Giorgio Gaioni, Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve, Artogne, M. Quetti, 1990, p. 22.
Angolo Terme, San Silvestro, Clima

I Morti dei Grimàlcc

I Grimàlcc sono una località tra Angolo Terme e Rogno. Un vecchietto aveva portato colà a svernare le proprie bestie, ma la sera dal bosco proviene questa voce Zampa di capra-piede di porco-chi non è vivo-di certo è morto. Il vecchio, che non credeva nei Morti, manda alla malora le voci che l'hnno svegliato nella notte. Il mattino seguente, andnando al casinèt (edificio adibito alla lavorazione del formaggio) si trova, al posto del catenaccio della porta, il braccio di un morto. Livido dal terrore allova fugge in paese, chiedendo consiglio al parroco. QUesti gli consiglia di tornare alla cascina recando in mano un gatto con la lettera M incisa sulla fronte, da solo, in modo da riparare l'offesa ai Morti. Egli allora vaga per tutto il paese cercando il gatto con tale caratteristica, che trova in cima al tetto del castello dei Federici. Quindi risale verso la cascina dove nuovamente risuona il canzonatorio Zampa di capra-piede di porco-chi non è vivo-di certo è morto. Il vecchio allora dice anime benedette riprendetevi il vostro braccio,ed io giuro che non farò più scherno di voi. Alora una voce disse beato te che porti il gatto dei Morti, altrimenti ci avresti dovuto seguire su due piedi!. Fatto questo sia i morti che il gatto scomparvero.

Tratto da: Giorgio Gaioni, Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve, Artogne, M. Quetti, 1990, p. 25.
Angolo Terme, Rogno, Morti, Gatto