Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Regno Unito: differenze tra le versioni

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Da questo organico si vede che qualunque cosa si fosse deciso, incluso l'effettivo taglio di caccia da 122 a 100 (per i reparti di prima linea, eccetto gli aerei di riserva o addestramento, come i Tornado IDS del TTE)che avrebbe liberato i 24 aerei per l'A.M. italiana, la RAF era destinata ad un rapido ridimensionamento. Sebbene i Tornado fossero toccati pesantemente, e così i Nimrod, Hawk, e persino i Sentry, i Jaguar sarebbero stati mantenuti in carico sempre in 40 apparecchi su due squadrons. La forza di Harrier avrebbe invece visto una flessione. Ma quello che avrebbe ridotto la forza della RAF in termini numerici era l'alienazione della 'vecchia guardia'. Dopo la recente scomparsa dei Lighting, era il turno dei Phantom e dei Buccaneer, ancora presenti in 95 apparecchi, superstiti di oltre 200 esemplari originariamente forniti alla RAF, parte dei quali ex-FAA e persino ex-USMC (i 15 Phantom J, apparecchi consegnati per compensare lo spostamento di uno squadrone di caccia alle Falklands dopo la guerra dell'82). I Phantom e i Buccaneer, rispettivamente caccia multiruolo (ma usati solo dai reparti di caccia intercettori, una volta giunti i Jaguar) armati con missili moderni Skyflash e AIM-9L, e bombardieri transonici ognitempo, erano una risorsa preziosa, e l'alienazione dell'ultimo centinaio di queste macchine è una delle ragioni per la perdita di circa un terzo dei velivoli in carico alla RAF nel 1990-92.
Da questo organico si vede che qualunque cosa si fosse deciso, incluso l'effettivo taglio di caccia da 122 a 100 (per i reparti di prima linea, eccetto gli aerei di riserva o addestramento, come i Tornado IDS del TTE)che avrebbe liberato i 24 aerei per l'A.M. italiana, la RAF era destinata ad un rapido ridimensionamento. Sebbene i Tornado fossero toccati pesantemente, e così i Nimrod, Hawk, e persino i Sentry, i Jaguar sarebbero stati mantenuti in carico sempre in 40 apparecchi su due squadrons. La forza di Harrier avrebbe invece visto una flessione. Ma quello che avrebbe ridotto la forza della RAF in termini numerici era l'alienazione della 'vecchia guardia'. Dopo la recente scomparsa dei Lighting, era il turno dei Phantom e dei Buccaneer, ancora presenti in 95 apparecchi, superstiti di oltre 200 esemplari originariamente forniti alla RAF, parte dei quali ex-FAA e persino ex-USMC (i 15 Phantom J, apparecchi consegnati per compensare lo spostamento di uno squadrone di caccia alle Falklands dopo la guerra dell'82). I Phantom e i Buccaneer, rispettivamente caccia multiruolo (ma usati solo dai reparti di caccia intercettori, una volta giunti i Jaguar) armati con missili moderni Skyflash e AIM-9L, e bombardieri transonici ognitempo, erano una risorsa preziosa, e l'alienazione dell'ultimo centinaio di queste macchine è una delle ragioni per la perdita di circa un terzo dei velivoli in carico alla RAF nel 1990-92.


A parte questo, la RAF non è che fosse propriamente a corto di apparecchi: nel 1992 ve n'erano 1792, ma nonostante questo imponente organico, circa il doppio dell'AMI, la radiazione di molto materiale obsoleto stava 'sgrassando' rapidamente l'Aviazione di Sua Maestà. L'aggiornamento della linea Tornado, dopo riduzioni previste per il 38% della linea era quello allo standard GR.Mk 4, comprendente tra l'altro un sistema di navigazione stealth GEC Spartan e un radar altimetro AD1990 per le quote di 0-1500 m, ma ancora non erano stati portati ad un livello soddisfacente di affidabilità e il programma, a tutto il '94, era ben lungi dall'esser concluso. Vi era anche un progetto, chiamato Tornado 2000 della BAe, per rispondere alla specifica AST.425.
A parte questo, la RAF non è che fosse propriamente a corto di apparecchi: nel 1992 ve n'erano 1792, ma nonostante questo imponente organico, circa il doppio dell'AMI, la radiazione di molto materiale obsoleto stava 'sgrassando' rapidamente l'Aviazione di Sua Maestà. L'aggiornamento della linea Tornado, dopo riduzioni previste per il 38% della linea era quello allo standard GR.Mk 4, comprendente tra l'altro un sistema di navigazione stealth GEC Spartan e un radar altimetro AD1990 per le quote di 0-1500 m, ma ancora non erano stati portati ad un livello soddisfacente di affidabilità e il programma, a tutto il '94, era ben lungi dall'esser concluso. Vi era anche un progetto, chiamato Tornado 2000 della BAe, per rispondere alla specifica AST.425. Gli Harrier sarebbero diventati meno numerosi, con la riduzione a 3 squadroni in tutto (presumibilmente 2 operativi e l'OCU), inizialmente della versione GR.Mk 5, ma sopratutto del tipo Mk 7 che è l'equivalente del 'Night Attack' dei Marines, ovvero con un FLIR montato sopra il muso, mentre resta il sistema elettro-ottico nel muso. Nessun Harrier radarizzato era previsto per la RAF, quindi niente AV-8B Plus. D'altro canto la FAA aveva già gli Harrier FRS.2 con un radar Blue Vixen, ma ancora con la struttura limitata della prima generazione, specie per l'ala piccola e di tipo metallico. La carriera dei Jaguar continuava imperterrita. Del resto nel '91 erano stati loro che fecero il ruolo di 'fratelli minori' dei Tornado IDS e dei Buccaneer. I velivoli d'attacco Harrier GR.Mk 5 erano stati consegnati ma ancora non pienamente operativi.












Versione delle 21:51, 9 mar 2008

Indice del libro

La Gran Bretagna è una delle 5 nazioni con il diritto di veto all'ONU, e questo da solo basta a comprendere la sua importanza geopolitica. La ragione però è complessa, come anche l'analisi della sua storia recente.


Generalità

La Gran Bretagna, in sostanza, ha il diritto di veto in quanto si tratta di una delle potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale. Ma alla fine di quel conflitto la situazione non era affatto tanto rosea: mentre gli USA trionfavano dopo avere vinto con leggerezza e senza bombe in casa (eccetto le Hawaii e qualche altro episodio sporadico, buono tutt'al più per causare costose misure di 'sicurezza', tipo una intera linea costiera con radar e cannoni) la guerra più grande e drammatica della storia umana, la vecchia Europa era ridotta ad un cumulo di macerie. In Italia si erano risparmiate parzialmente le città d'arte come Firenze e Roma. In Germania e Gran Bretagna nemmeno quelle, da Coventry a Dresda. Con la rovina del Giappone ex-imperiale la missione era completa: nonostante la relativa incolumità di Australia, Canada e Sudafrica, nessuno sulla Terra poteva discutere di predominio mondiale con gli Stati Uniti nucleari di Truman. Nessuno eccetto Stalin, che tuttavia era al comando di una nazione devastata da una campagna spietata con milioni di vittime e danni incalcolabili. Si pensi che per il resto della sua esistenza, l'URSS non ha mai riequilibrato la sua popolazione, di cui le donne (nonostante le tremende perdite subite anche dalla popolazione civile) erano circa 20 milioni più degli uomini. Questa catastrofe demografica, purtroppo, non è servita nemmeno a rendere l'URSS una nazione femminista: i poteri maggiori sono rimasti sempre nelle mani di uomini. La Gran Bretagna ha avuto una sorte piuttosto ironica.

La fama di Churchill, sopravvissuto alla guerra (differentemente da Roosvelt) non durò molto: poco dopo la fine delle ostilità vi furono le elezioni, e l'uomo che più di ogni altro si adoperò per vincere la guerra contro l'Asse (sia politicamente, sia schierando contro la Gran Bretagna dal primo all'ultimo giorno di conflitto) perse alle urne elettorali. La Gran Bretagna non era uscita senza danni dalla guerra, gli ultimi dei quali inflitti dalle armi del terrore, le V-2 e per quanto possa sembrare strano, le V-1, molto sottovalutate dalla propaganda britannica, ma capaci di infliggere danni economici pari a circa 5 volte la spesa del programma per i tedeschi. Il razionamento dei prodotti alimentari non ebbe termine se non nel '53, dopo del suo termine in Italia. La povertà della Gran Bretagna non era dovuta tanto allo sforzo bellico e ai danni che stava subendo, quanto piuttosto alla sua generale perdita di prestigio: dopo avere dominato i Mari e gran parte delle terre emerse per decenni, adesso era l'ora della resa dei conti. L'India cercava l'indipendenza, altre colonie stavano fermentando i loro movimenti patriotici o anti-inglesi che dir si voglia, l'economia era stentata e nell'insieme la giovane regina Elisabetta governava una nazione vinta, che in pochissimi anni dovette accettare il trauma, se lo accettò veramente, di essere soppiantata nel ruolo di potenza mondiale dagli USA, la loro ex-colonia (se non altro persa in tempi non sospetti, prima ancora della Rivoluzione). I Laburisti, purtroppo o per fortuna, non sapevano valorizzare le elevate competenze tecniche che erano state acquisite dai tecnici britannici nel campo dei mezzi bellici. La Gran Bretagna aveva praticamente dato i natali al radar (e se è per questo, anche alla radio), aveva inventato le portaerei, i carri armati. In pochi anni anche in questi campi venne superata dalla forza della superpotenza americana. Le uniche carte che i britannici ebbero per molto tempo da giocare erano i motori aeronautici e i cannoni per carri, campi in cui a tutt'oggi hanno da dire la loro.

La prima delle due carte fu peraltro malamente giocata quando nel dopoguerra gli inglesi accettarono (attorno al 47) di fornire ai sovietici alcune decine dei loro migliori reattori, i Derwent e i Nene, entrambi della Rolls-Royce, che vennero prontamente copiati per colmare con estrema rapidità ed efficienza il gap enorme che affliggeva l'URSS, semplicemente all'epoca non competitiva, con gli occidentali. Sposando questa tecnologia motoristica con le conoscenze e i concetti tedeschi in aerodinamica si ottenne la quint'essenza delle potenzialità nate con la Seconda guerra mondiale, sia negli USA che in URSS. Ma non in Gran Bretagna, dove obsoleti caccia con ala diritta o con doppia coda erano ancora in produzione negli anni '50. La tecnologia inglese era però apprezzata in ambito europeo, e prima di essere subissata di aerei americani in conto MAP l'Europa -e anche il Vicino Oriente- comprarono aerei inglesi in grande quantità: sopratutto si trattò dei semplici De Havilland Vampire e dei Gloster Meteor, questi ultimi non tanto disprezzabili se è vero che riuscirono anche a ottenere, per poco tempo, il record di velocità mondiale. La tecnica inglese, molto caratteristica per le soluzioni al tempo stesso macchinose e ingegnose, quasi mai minimamente interessate all'estetica, ottenne quindi apprezzamento all'estero, ma nonostante i vari successi, gli aerei inglesi vennero marginalizzati da quelli americani, cominciando con l'annullamento dei progetti per produrre 1000 Venom dalla Fiat, su licenza, per lasciare spazio agli F-84 Thunderjet.

Gli Hunter, invece, ebbero un loro ruolo, ma per lo più con il Benelux e con numerose altre nazioni extra-europee. Erano bellissimi caccia a reazione, con un'ala che sembrava la versione a freccia di quella ellittica dello Spitfire (e come questa, aveva una corda che variava in maniera non lineare). Arrivò dopo gli equivalenti F-86 e MiG-17, ma era un velivolo molto maneggevole e con una formidabile potenza di fuoco, per cui venne prodotto in quasi 2000 esemplari. Quanto ai carri armati e blindati, ebbero un mercato non indifferente, sia con mezzi pesanti come i Centurion, che con quelli leggeri come i Saladin e i Ferret. Ma sopratutto, la Gran Bretagna utilizzava la sua tecnologia delle munizioni decalibrate ed HESH, e con il pezzo da 105 mm realizzò il cannone standard dei carri armati per decenni a venire. Le navi inglesi ebbero anch'esse un notevole mercato nel mondo, ma non nascondevano una certa obsolescenza. In ogni caso le fregate Type 12 ebbero un successo di vendite eccezionale, come anche i sottomarini 'Oberon'. Le armi specifiche ebbero meno successo: i cannoni da 30 mm Aden, per esempio, rimasero meno diffusi dei loro pressoché coevi DEFA, se non altro perché i Mirage surclassarono nettamente nelle vendite i Lighting. La costruzione delle portaerei proseguì anche nel dopoguerra, mentre venivano approntati con l'aiuto americano anche i primi sottomarini nucleari, sia d'attacco che lanciamissili balistici. Gli inglesi, differentemente dagli americani, non si sono mai messi a considerare se dotare un sottomarino di velocità elevata o di eccellenti sensori, e hanno costruito SSN per certi versi sicuramente meno afflitti da compromessi rispetto a quelli coevi americani, quantomeno fino all'arrivo dei 'Los Angeles', veloci come gli 'Skipjack' e ben equipaggiati e silenziosi come gli 'Sturgeon'.

Quanto alle portaerei, la Royal Navy dovette cancellare molte classi medio-piccole in fase di realizzazione, in particolare le 'Colossus' e le 'Majestic'. La lista delle portaerei britanniche realizzate nel dopoguerra o drasticamente ricostruite comprendeva la 'Victorious', veterana della guerra; le 10 'Colossus' di cui la capoclasse data in prestito e poi venduta alla Francia, Pionieer e Perseus usate come navi di manutenzione velivoli, Venerable comprata dagli olandesi e poi dagli argentini, Warrior, venduta agli argentini, Vengeance, venduta all'Australia e poi rivenduta al Brasile, nonché le altre 4 che erano GLory, Ocean, Theseus e Triumph; le 3 portaerei superstiti del programma di 8 'Hermes', ovvero la Albion, la Bulwark e la Centaur, da notare che le prime due vennero convertite nelle prime portaelicotteri; la Ark Royal e la quasi gemella Eagle, possenti navi da circa 50.000 t. Delle 6 'Majestic' solo 2 vennero completate, per gli australiani e canadesi. Da notare che le portaerei inglesi, relativamente piccole e a buon mercato, fondarono i gruppi di portaerei di Argentina, Canada, Olanda, Francia e Brasile.

Quanto alle ricerche avanzate, gli scenziati britannici erano capaci veramente di costruire di tutto. I missili nucleari balistici Blue Water, piccoli ed eccellenti ordigni a corto raggio molto moderni, missili più grandi e potenti di vari tipi, i SAM a lunga gittata di ben 3 tipi diversi, uno per ciascuna forza armata: Sea Slug, Thunderbird, Bloodhound. Costavano molto se comparati ad altri sistemi analoghi, d'altro canto erano piuttosto grossi e sopratutto prodotti in piccoli numeri, senza alcuna traccia di unificazione almeno tra i sistemi dell'Esercito e della RAF. Non stupisce che ne vennero esportati pochi, spesso come lascito delle colonie inglesi, per esempio a Singapore, ma non per questo si trattava di armi mediocri o inefficienti, anzi.

La ricerca di aerei sempre migliori non tralasciò i bombardieri e le loro armi. Inizialmente si trattò degli Avro Lincoln, che erano quadrimotori appena migliori dei potenti, ma rapidamente invecchiati Lancaster. Dal momento che la quota e la velocità non erano tali da assicurare né la penetrazione delle difese, né la fuga dagli effetti della bomba atomica sganciata, vennero comprati dagli americani 98 Boeing B-29 ribattezzati Boeing Washington. Questa era una misura ad interim, ma sempre meglio di niente: dopotutto all'epoca i Superfortress erano la macchina standard nucleare: li avevano gli americani anche nel tipo migliorato B-50, li avevano gli Inglesi, e li avevano anche i sovietici con i cloni Tu-4!

Presto arrivò anche il sostuto del Mosquito, un aereo altrettanto eccezionale: il Camberra. Era sempre una macchina da ricognizione e bombardamento del tutto disarmata, che si affidava alla velocità per sopravvivere, e in questo caso anche ad una elevata tangenza, data dall'ala di grandi dimensioni che consentiva anche una eccellente maneggevolezza: fu una macchina talmente indovinata che venne prodotta anche negli USA come B-57! Come macchine medie invece gli inglesi erano piuttosto indietro rispetto agli americani, e fu solo con un certo ritardo che approntarono 3 Short Sperrin, macchine con una loro validità ma obsolescenti. Seguirono i V-Bombers, il Valiant, il Vulcan e il Victor. Questi apparecchi erano la 'triade' di bombardieri quanto lo erano stati gli Stirling, Halifax e Lancaster del periodo bellico -e lo stesso vale per gli americani con B-17, 24 e 29. Ma certo, la produzione di ben 3 tipi quasi equivalenti non fu molto 'economica', tanto che di ciascuno ne vennero realizzati solo un centinaio. Eppure, il loro deterrente era tale che da soli riuscirono per molti anni a bilanciare la minaccia sovietica. Se i sovietici avessero attaccato l'Europa, minacciando al tempo stesso gli USA con i missili a lungo raggio, avrebbero forse potuto ottenere di tenerli fuori dalle loro faccende sul vecchio continente. Ma gli Inglesi erano in possesso di risorse tali da metter comunque un freno a questa ipotesi.

Un'altra ragione erano i missili Blue Steel, aviolanciabili dai Vulcan e Victor. I Valiant uscirono presto di scena a seguito della loro inadeguatezza a volare a bassa quota, che si imponeva dopo il 1960 per evitare la minaccia dei SAM sovietici. I Vulcan divennero presto i degni successori dei Lancaster come primi bombardieri del Bomber Command, mentre i Victor erano i più avanzati ma vennero utilizzati prevalentemente come aerocisterne per supportare i Vulcan, anche in missioni convenzionali come la guerra delle Falklands. La genia dei bombardieri della RAF e RN continuò con gli eccellenti Blackburn Buccaneer, macchine meno avanzate degli equivalenti A-6 americani in termini di avionica di bordo ma nondimeno capaci di dare il via alla categoria dei bombardieri con capacità di volo a bassissima quota per entrare 'sotto la cortina dei radar'. La macchina definitiva era per questo compito il TSR.2, equivalente ma più convenzionale e potente dell'A-5 americano.

E non era tutto: ispirati dai B-58 e B-70 americani gli inglesi vollero tentare anche la carta di un bombardiere da mach 3, progettato ma mai realizzato. I caccia Lighting erano macchine estremamente veloci e sebbene grossi e macchinosi con poco da offrire in termini di autonomia, avionica e carico utile, erano macchine valide. Gli inglesi erano poi attivi in tanti altri campi: realizzarono molti tipi originali di aerei da trasporto, goffi anche se funzionali, aerei d'addestramento-tanto che furono tra i primissimi a realizzare addestratori a getto- ed elicotteri, tipi sia americani rielaborati che totalmente originali. Inoltre, tra i tanti meriti dell'industria inglese vi furono le turbine a gas, non solo per la propulsione aeronautica, ma anche per quella delle navi, in cui furono dei veri pionieri già con la Classe Brave, motocannoniere da 50 nodi. Le turbine a gas inglesi, realizzate sopratutto dalla Bristol e dalla Rolls-Royce ebbero presto modo di farsi rispettare nel mondo: nomi come le Derwent, Nene, Sapphire, Avon, Olympus, Spey, Tyne e altri tipi ancora hanno lasciato un segno importante nella storia aeronautica, se non nella storia in generale. Questa eccellenza e l'intuizione dei getti basculanti francese diede agli inglesi la possibilità di realizzare un aereo a decollo verticale funzionale: il P.1127, meglio noto come Harrier. Un campo simile a questo fu quello dei convertiplani, come il Fairey Girodyne, un grosso trasporto VTOL. E che dire di quelle strane creazioni aero-navali chiamate hovercraft, altro prodotto tipicamente inglese (e senza bisogno di dirlo, irrealizzabile senza le turbine a gas)?

La politica inglese, però, non stette al passo con questi sviluppi. Programmi di fondamentale importanza come i caccia intercettori vennero cancellati dai laburisti perché i caccia pilotati erano stati resi superati dai missili SAM. Un derivato dell'Harrier, ma supersonico -il P-1154 con carburante iniettato negli ugelli di scarico a mò di postbruciatore- venne cancellato, il TSR.2 venne cancellato nonostante l'interesse australiano, per lasciare spazio al programma degli F-111K che non ebbe attuazione e costrinse ad accontentarsi dei Buccaneer della Royal Navy. Nemmeno i Super Buccaneer vennero realizzati, uno sviluppo economico in termini di capacità supersoniche. La produzione su licenza dei Phantom in versioni anglicizzate con spesa ingente e risultati più che dubbi fu tutto quello che rimase. Le portaerei, vanto della Marina britannica, vennero cancellate con un tratto di penna nel '66, assieme ai caccia di scorta Type 82 di cui venne completato solo il Bristol, e questo nonostante che la RN fosse stata la prima marina europea ad introdurre navi fin dall'inizio concepite come lanciamissili SAM.

A tutto questo si aggiungeva l'impegno nei teatri operativi. Già il Governo inglese aveva stabilito nel dopoguerra - in maniera del tutto ingenua se non idiota- una sorta di legge che avrebbe impedito, per dieci anni non vi sarebbero state crisi gravi a cui far fronte. Ma l'Assedio di Berlino del '48 incrinò questa decisione, frantumata definitivamente con la Guerra di Corea. Gli inglesi si trovarono in prima linea in entrambi gli eventi. Ma combatterono con i loro mezzi, spesso limitati e raccogliticci anche nel 48-60 in Malesia contro le ingerenze indonesiane, in Kenya contro i Maumau, ad Aden, corsero in difesa del Kuwait nel '61 contro le mire irakene, e combatterono, sia contro gli israeliani che contro gli egiziani in Palestina prima del loro mesto ritiro. Combatterono anche la guerra del'56 contro l'Egitto, a fianco di Francia e Israele. Fu un eccezionale esempio di come gli inglesi fossero ancora tanto efficienti da stravincere la guerra contro una potenza regionale di tutto rispetto, appoggiata esplicitamente dall'URSS. Ma fu anche un esempio di come la vittoria militare non significhi nulla se la partita è politica. GB e Francia si ritrovarono contro i Paesi arabi, che era tutto sommato previsto, ma anche le superpotenze, il che non lo era: e dopo l'umiliazione diplomatica ricevuta, la loro credibilità subì un pesantissimo colpo. GB e Francia condivisero il mesto destino di perdere poco alla volta il loro Impero coloniale, anche se rimanevano aggrappate ai suoi lembi, più per motivi strategici e di prestigio che per sfruttamento commerciale.

Ma se la Francia combattè le sue guerre regionali con valore e senza ratio strategica, venendo coinvolta in drammi come quello dell'Indocina e dell'Algeria, la Gran Bretagna fu molto più lesta a cadere in piedi e praticamente si ritirò senza sconfitte dalle sue colonie, vincendo tutte le guerre regionali che si ritrovò a combattere. La Guerra delle Falklands si è dimostrata importante per testare come, gestendo la questione da un punto di vista politico e mediatico avveduto, si possa non solo vincere una guerra difficile contro un'altra potenza regionale che 'gioca in casa', ma anche rifarsi un'immagine nel mondo. Se l'82 divenne l'anno dei Mondiali per l'Italia, per la Gran Bretagna divenne l'anno della 'guerra giusta & vinta'. Con l'IRA, invece, la cosa non ha funzionato bene, basti pensare al caso di Bobby Sands. La Tatcher si dimostrò inflessibile nel trattare con i terroristi, ma non ha risolto il problema, e comunque casi del genere sono sempre 'guerre senza gloria'.

Per uscire dai problemi finanziari e dai limiti assurdi imposti per via politica, la Gran Bretagna ha pensato bene di collaborare con altre Nazioni, il che è stata una mossa necessaria quanto vincente. La collaborazione con gli USA ha avuto alcuni intoppi, come il fallimento del missile balistico aviolanciabile Skybolt, per il quale i bombardieri inglesi avevano già punti d'aggancio subalari, ma per il resto molte cose sono andate bene, come la fornitura di Harrier ai Marines e il cosviluppo dell'Harrier II, aero indispensabile per le piccole Marine moderne. La collaborazione con gli americani, a cui gli inglesi -sopratutto nell'era di Tony Blair- si sono sempre sentiti molto vicini, praticamente la 'filiale europea degli USA' è stata per certi versi inevitabile data la comunanza di lingua e tradizioni, ma l'Europa continentale era ben più vicina geograficamente. Così nel '67 venne firmato un importantissimo accordo con la Francia per gli elicotteri, da cui sono nati i 'ragazzi terribili' del ì71: Dauphin, Gazelle, Puma e Lynx. Con i Francesi ci si mise d'accordo anche per il programma per un nuovo aereo supersonico leggero, che doveva essere un addestratore avanzato o, sopratutto per gli inglesi, un bombardiere tattico: ecco che nacque il Jaguar.

Curiosamente, gli inglesi lo hanno poi ampiamente rimpiazzato con i Tornado, mentre i Francesi non hanno avuto un aereo di tipo similare e si sono tenuti il jaguar per quasi tutte le missioni di attacco tattico. La collaborazione più importante la si ebbe con i tedeschi e italiani, da cui venne fuori l'MRCA, il futuro formidabile bombardiere tattico Tornado (un pò meno formidabile come caccia a lungo raggio, a dire il vero..). Anche i moderni cannoni-obici FH-70 hanno seguito la stessa via, e poi è stata la volta dell'EFA. In un pò tutti questi casi, almeno quelli aeronautici, si tratta di aerei sostanzialmente inglesi che sono stati realizzati in serie grazie alla disponibiltà di capitali di un programma multinazionale, nonostante i molti intoppi che questo può causare: per esempio, l'EF-2000, prima ancora EFA, era a sua volta derivato da un apparecchio sperimentale chiamato EAP, un eccellente progetto per il combattimento aereo ma realizzato solo come dimostratore tecnologico. Come cantieristica è molto più difficile fare lo stesso, e gli inglesi si sono tenuti per lo più i loro progetti, anche se come equipaggiamenti va segnalato il loro ruolo nell'ordinare 300 missili Exocet all'alba di questo innovativo programma missilistico, e poi nel programma italo-britannico EH-101. Quanto ai carri armati e blindati, si sono invece sempre tenuti sui loro progetti, che progressivamente hanno ricevuto meno crediti di un tempo: i carri Chieftain si sono dimostrati meno affidabili e mobili di quanto fosse gradito e hanno perso decisamente rispetto ai Leopard. I Challenger sono stati anche più criticati e di minor successo. I blindati della fanteria hanno ottenuto maggiore attenzione, con famiglie di mezzi come gli Scorpion, i Warrior, i Fox e altri tipi. Anche gli autocarri tattici hanno avuto alti e bassi, ma in particolare ha ottenuto successo la genia di gipponi della Land Rover, diffusa in tutto il mondo,prima di essere un poco eclissata -almeno in campo civile- dalla concorrenza americana e giapponese.

Nell'ambito degli impegni NATO, ad un certo punto la Gran Bretagna esercitava un pò lo stesso compito che si accollò ai tempi della cobelligeranza con i francesi, schierando quasi l'intero esercito in questo corpo di spedizione. Ma stavolta un poco più ad Est, in Germania occidentale, fronteggiando un nemico più orientale della Germania di Hitler, il Patto di Varsavia. Il BAOR, British Army of the Rhine raccoglieva quasi tutte le unità di prima linea del British Army, ed era massicciamente supportato da gran parte della RAF. A questo si aggiungano i contingenti nell'Ulster e in numerose colonie nel mondo e si capirà quanto ciò che restava delle F.A. inglesi dopo i tanti tagli ai programmi militari subiti erano 'stressati'. Basti dire che per restare nel panorama delle Marine con portaerei gli inglesi dovettero inventarsi gli 'incrociatori tuttoponte' del tipo Invincible, che in effetti furono determinanti sia per la lotta ASW contro i sottomarini sovietici in Atlantico, ma sopratutto per la guerra delle Falklands, e innumerevoli impegni bellici successivi.

Le F.A. inglesi sono riuscite a sopravvivere alle loro innumerevoli prove postbelliche e nonostante i numeri, almeno nell'esercito, non sono mai stati dalla loro parte. La cosa si spiega essenzialmente, ebbene sì, con la parola che Nanni Moretti irrideva in un suo noto film, ovvero la 'professionalità'. Questo nel senso più letterale, perché le F.A. inglesi sono da decenni basate solo su professionisti. Questo ha consentito di rispondere alle tante incombenze di cui sopra con forze ridotte ma efficienti ed esperte, e ha reso possibile tenere banco ai tempi della Guerra fredda con un esercito che in tutto comprendeva poco più di 100.000 uomini in servizio attivo. La BAOR era organizzata, attorno al '83 su appena 9 reggimenti corazzati con 74 Chieftain e Challenger l'uno (per quello che riguarda i soli reparti corazzati).

Attorno alla fine degli anni '80 la situazione era invece diversa. Ecco come la 1a e la 4 Armoured Division, con la 3a di seconda linea (con una brigata di fanteria al posto di una delle tre corazzate delle altre, e per giunta dislocata in Gran Bretagna in tempo di pace).

Le unità erano formate ciascuna da 3 brigate corazzate, delle quali non è possibile conoscere in dettaglio il numero di carri e di reparti di fanteria, perché la loro denominazione era sempre di 'brigate corazzate' sia con due reggimenti carri e uno di fanti, sia con il contrario. La composizione di un reggimento era all'epoca ridotta a 56 mezzi, ripartiti in 4 squadroni che a loro volta erano ripartiti in 3 plotoni da 4 mezzi e due carri del plotone comando. La forza del reggimento era completata dal carro comando (il 57imo? o forse era un altro tipo di corazzato?), 8 carri leggeri Scorpion del plotone da ricognizione e 9 FV 438 Striker armati di Swingfire a lunga gittata controcarro. Il reggimento di fanteria meccanizzata allineava 45 cingolati FV 432 o Warrior, e 24 lanciamissili a medio raggio MILAN.

La divisione accentrava su di sè tutta l'artiglieria, nel più tipico concetto britannico che considerava controproducente e dispersivo l'uso dell'artiglieria a livello reggimentale. Ma nessuna preoccupazione doveva esservi, perché esisteva un reggimento d'artiglieria su 24 pezzi in 3-4 batterie di semoventi M109 o Abbot, per ciascuna brigata. Anche il genio dipendeva dal comando divisionale. Infine vi era anche l'antiaerea, con un battaglione antiaereo con 24 lanciamissili SAM spalleggiabili, un reggimento Genio, uno di elicotteri Lynx d'attacco (armati per lo più con i TOW) , uno di trasmisioni e un reggimento logistico, oltre ad altri supporti minori come quelli sanitari e tecnici.


1982: guerra delle Falklands

Quest’anno fu quello che mise a dura prova, in maniera drammatica, le forze armate argentine e anche quelle inglesi. Il Generale Leopoldo Galtieri non era stato colui che diede inizio alla dittatura dei Generali in Argentina, in quanto andato al potere solo il 18 dicembre 1981. Nel suo programma vi era l’annessione delle Isole Malvinas entro il 1983. Ma cosa v’era di tanto importante in queste isole, e quali i precedenti storici che dovevano essere tenuti in considerazione per capire la necessità di tale programma?

Le Isole Falklands sono un arcipelago che ha la caratteristica di essere costituito da due isole principali, la West e la East Falkland. Il capoluogo è nella East Falklands, Port Stanley, un piccolo centro abitato con un aeroporto, mentre altri ve ne sono a Dunnuse Head e Goose Green. La popolazione è scarsa e il clima risente molto della vicinanza al Circolo polare Antartico. Le isole Falklands vennero scoperte dagli inglesi nel 1592, esattamente 100 anni dopo la scoperta delle Americhe, ma tale era la difficoltà di esplorarle e poco il valore attribuito che l’esplorazione iniziò solo nel 1594. Nel 1690 finalmente ebbero il loro nome definitivo, o meglio quello che attualmente le distingue, in onore del tesoriere della Marina Cary Falkland. Nel 1764 vennero occupate, dopo ben 164 anni dalla scoperta, dal francese de Boungainville, che le chiamò le Isole Malouines per via del fatto che la sua spedizione proveniva da St. Malò. La situazione però si rimise presto in discussione, perché nel 1765 sbarcarono gli inglesi. La Spagna trattò con la Francia per la cessione di queste isole nel 1767 mentre gli inglesi, nel 1774, ne lasciarono la proprietà alla Spagna, avendo abbastanza problemi all’ozizzonte (la guerra d’indipendenza americana preoccupava molto di più). Nel frattempo l’Argentina divenne indipendente e nel 1823, come eredità della Spagna si appropriò delle Isole con un altro sbarco. Dopo 10 anni arrivarono gli inglesi e stavolta occuparono definitivamente le isole, anche se gli argentini continuarono a chiederne la restituzione per almeno due buone ragioni: erano l’eredità spagnola e facevano parte della piattaforma continentale sudamericana. Agli inglesi facevano comodo per la fiorente industria baleniera, che nell’arco di un secolo avrebbe massacrato i cetacei dei mari meridionali, e perché base idonea alle navi che si muovevano da o per Capo Horn, prima del Canale di Panama l’unico modo per passare da un oceano all’altro, visto che le Americhe sono un continente che ha la particolarià di estendersi da un Polo all’altro (anche per questo Colombo non poteva mancarle, pur ignorandone l’esistenza). La questione della sovranità sulle isole contese continuò per decenni e generazioni di diplomatici non riuscirono a risolverla totalmente: le Falknads, ragionavano gli inglesi, erano state scoperte da loro e siccome erano disabitate si poteva dire con ‘inventio rei nullibus’. La popolazione, per quanto scarsa, che le abitava era essenzialmente di origine inglese. Tra il 1965 e il 1976 vi furono relazioni molto più amichevoli tra i due Paesi, tra l’altro non sempre così ‘nemici’ in quanto la Gran Bretagna vendette all’Argentina materiali come i bombardieri Camberra, bombe da 454kg, missili Blowpipe e Tigercat, oltre ad un paio di cacciatorpediniere Type 42 e altrettanti elicotteri Lynx Mk.23. Ma dal 1976 iniziò la cosiddetta ‘dittatura dei generali’ e le relazioni si interruppero del tutto fino al 1979. Nel febbraio 1982 si provò ad iniziare la risoluzione del contenzioso all’ONU, ma il 18 Marzo 1982 un gruppo di operai argentini issarono la bandiera nazionale nella Georgia del Sud, considerata parte dei possedimenti inglesi del Territorio Antartico Britannico. Il 2 aprile una forza di invasione di 2000 marines e fanti, portata da una flotta di navi comprendente mezzi da sbarco LVTP-7 e corvette A-69 (una delle quali fu danneggiata dal fuoco di reazione inglese, essendosi avvicinata molto a P.Stanley), sbarcò a Port Stanley. Gli inglesi avevano una piccola guarnigione e decisero di arrendersi presto, non potendo contare su nessun aiuto dalla madrepatria in tempi utili. Gli argentini avevano fatto la loro ‘blitzkrieg’ partendo da Rio Gallegos, e crebbero ben presto a 11000 truppe. Stando tanto vicini alla madrepatria, essendo la Gran Bretagna fin troppo impegnata con la Guerra fredda in Europa ma anche con una pesante crisi economica e gli irredentisti dell’Irlanda del Nord, non sembrava che le forze argentine, supportabili da una cospicua aviazione, corressero rischi. Nondimeno, la loro forza aumentò considerevolmente per scoraggiare gli inglesi ad una reazione. Ma la Tatcher comprese che non si poteva lasciar perdere senza una inaccettabile perdita di prestigio per la Gran Bretagna e nei giorni successivi ordinò l’operazione Corporate, la riconquista delle Isole, che tra lo stupore generale sarebbe incominciata prima della fine di quello stesso mese.

Il 10 aprile 200.000 argentini festeggiarono per le strade di Buenos Aires, quando appena pochi mesi prima facevano manifestazioni di massa per contestare il Gen. Gualteri. Il regime sembrava aver riconquistato la popolarità perduta, ma non aveva fatto i conti con la reazione inglese. In sede ONU si condannò l’invasione con un termine di 30 giorni entro cui le truppe argentine dovevano abbandonare le Falklands. In Gran Bretagna vi fu chi propose addirittura di provocare una esplosione nucleare a fini dimostrativi, nell’Atlantico meridionale, tanto per mostrare fermezza. Ma la cosa non ebbe seguito. Invece, senza aspettare nessuna scadenza, gli inglesi iniziarono a riempire le loro vecchie navi (tra cui alcune preziosissime, come le navi da sbarco classe Fearless, che avrebbero dovuto essere radiate a breve, mentre invece erano indispensabili per la riuscita dell’operazione) di ogni materiale utile e di truppe, e partirono da Porthsmouth dal 5 aprile, anche a costo di impoverire lo schieramento della Royal Navy contro il Patto di Varsavia, soprattutto in funzione ASW ovvero nella lotta contro i sottomarini sovietici. La Georgia del Sud venne riconquistata, con tanto della cattura del sottomarino Santa Fè, già il 28 aprile, mentre il 1 maggio arrivò il bombardamento con 12 Sea Harrier dell’aeroporto di Port Stanley, pieno di Pucarà e aerei leggeri. Gli argentini non rimasero inermi e lanciarono almeno 20 aerei contro le navi inglesi ma ne persero diversi. I Sea Harrier, che erano una macchina mai provata in combattimento reale, dimostrarono la loro superiorità nei combattimenti aerei contro i famosi Mirage. Il giorno dopo, esattamente un mese dopo la ‘reconquista’ delle isole, gli inglesi affondavano l’incrociatore Belgrano. Il 21 sbarcarono a San Carlos resistendo poi ai contrattacchi argentini, soprattutto con l’aviazione. Pochi giorni più tardi, il 26 maggio, gli inglesi vinsero clamorosamente la battaglia di Goose Green, combattendo con forze ridotte (450 paracadutisti e alcuni marines) contro 1500 argentini, poi rinforzati con elicotteri, e ben provvisti di mortai da 120 mm (le cui granate tuttavia tendevano a non esplodere o a esplodere con troppo ritardo nel terreno fangoso, non essendo dotate di spoletta di prossimità o altimetrica), obici da 105mm OTO, cannoni da 20 mm e binati da 35 (2), e dell’appoggio aerei di Pucarà e Skyhawk, tre dei quali a quanto risulta abbattuti dagli inglesi. Gli inglesi ebbero solo l’appoggio del cannone (ad un certo punto inceppatosi) della Arrow, una fregata inglese, e tre missioni degli Harrier. Furono molto bravi, però, a sopraffare i bunker argentini in cui le loro forze, troppo statiche ebbero la peggio, anche grazie all’impiego dei missili MILAN. Alla fine gli argentini ebbero 200 o più morti contro 16 inglesi, nonostante l’inferiorità dell’attaccante. A quanto pare i militari di leva argentini, malguidati e motivati, non seppero resistere nonostante la loro netta superiorità in termini di potenza di fuoco e conoscenza del terreno, cosa che d’altro canto si è verificata in molte occasioni nella Storia (basti pensare alle guerre arabo-israeliane o all’invasione tedesca dell’URSS o della Francia, o anche la Battaglia di Roma). Il 14 giugno un bombardamento con bombe a guida laser venne interrotto, su Port Stanley, giusto in tempo: gli argentini si stavano arrendendo. La campagna era finita con un minimo coinvolgimento, una volta tanto, della popolazione civile. Gli argentini persero oltre 700 militari uccisi e migliaia di feriti e prigionieri. Gli inglesi persero oltre 200 soldati morti. Le perdite materiali erano state di elevato livello: gli argentini persero praticamente tutta l’aviazione basata sulle isole, ovvero circa 25 Pucarà , 5 MB.339 e altri apparecchi, oltre 20 A-4, oltre 10 Mirage e Dagger, e altro ancora per un totale di circa 100 aerei, mentre gli inglesi ne persero una trentina. Gli argentini persero l’incrociatore Belgrano, la nave da trasporto Rio Carcaranha, e la Isla de los Estados, oltre al Santa Fè. Gli inglesi ebbero perdite più salate, perdendo 2 fregate, 2 cacciatorpediniere, 2 navi da sbarco e la perdita peggiore, che era solo una nave portacontainer modificata, la Atlantic Conveyor con 10 elicotteri a bordo. Numerose altre navi vennero danneggiate. Nell’insieme la guerra fu relativamente incruenta, ma portò enormi insegnamenti per tutti: la pericolosità dei missili come gli Exocet antinave, la necessità di sistemi CIWS per le navi, la pericolosità degli attacchi aerei a volo radente, l’inaffidabilità delle bombe sganciate a bassissima quota, l’efficacia di missili aria-aria di nuova generazione, e la scarsa efficacia e-o affidabilità di quelli superficie-aria. Gli argentini persero tra l’altro contro gli inglesi pur usando molte delle stesse armi come i missil Blowpipe SAM, e i fucili FAL che erano, nel caso argentino, con sistema di tiro anche automatico invece che solo semiautomatico come nel caso inglese. E malgrado tutto, i paracadutisti e marines, usati come fanteria leggera, vinsero. La RAF cercò di usare al meglio le sue possibilità e dall’isola di Ascension lanciò diverse missioni di bombardieri Vulcan, che dimostrarono in teoria la capacità di attaccare anche il territorio argentino ‘volendo’. Poco noto era l’appoggio dato dal Cile, che era retto da Pinochet ma venen considerato ‘amico’ a sufficienza per basarvi aerei da ricognizione della RAF e forse per attaccare direttamente l’Argentina, quantomeno per impedirle di concentrare tutte le forze contro la Gran Bretagna. In seguito il Cile beneficiò di molte navi ex-R.N. In pratica, quasi tutte le navi inglesi che parteciparono finirono entro pochi anni ad altre marine di seconda mano. La Royal Navy venne però rinforzata da forniture di navi migliorate, anche grazie all’esperienza accumulata, e trovò conferma sia la micidialità degli SSN in oceano aperto, che l’importanza di portaerei, anche piccole. I primi interdirono il mare agli argentini, le seconde però furono fondamentali per coprire la spedizione inglese. Le perdite di aerei argentini furono circa 20 contro i Sea Harrier, contro gli 11 abbattuti dai SAM navali inglesi, ma soprattutto gli argentini furono costretti a usare molta prudenza mentre gli inglesi poterono godere di una relativa superiorità aerea. Negli anni successivi anche l’Argentina si potenziò, con 4 sottomarini TR-1700 in ordine, con 4 fregate missilistiche Meko 360 e 6 Meko 140, ma soprattutto con una intera squadriglia di Super Etendard. I 5 disponibili affondarono con appena 5 missili , 2 navi inglesi, un sesto Exocet venne lanciato da una rampa terrestre derivata da una navale e mise KO il cacciatorpediniere Glamorgan. La forza dei Super Etendard, che i francesi, relativamente filo-argentini, continuarono a fornire, raggiunse i 14 esemplari complessivi con decine di missili Exocet, e questo appena entro il 1983: avessero avuto gli argentini una tale forza appena un anno e mezzo prima, gli inglesi avrebbero potuto agevolmente perdere la guerra, anche se usando gli stessi missili (in un modello meno avanzato) avrebbero dovuto conoscerne i segreti e i punti deboli.


Totale forze aeree coinvolte da parte inglese

  • 6 Camberra PR Mk.9 No.39 Sqn e 4 PR Mk 7.
  • 10 Harrier GR Mk.3 dello 1 Sqn.
  • 6 Avro Vulcan B Mk2 n. 44, 50, 101 sqn.
  • 28 Sea Harrier, sqn. 800, 801, 809, 899
  • 16 Hercules sqn. 24, 30, 47, 70
  • 13 VC-10 no.10 sqn.
  • 23 Victor K Mk.2 Sqn. 55 e 57
  • 12 pattugliatori Nimrod MR Mk.1, 2, 2P degli sqn. 42, 51, 120, 201, 206
  • 11 Chinook HC Mk 1 del 18 Sqn.
  • 1 Sea King JAR Mk.3 No.202 Sqn.
  • 45 Sea King
  • 57 Wessex
  • 31 Lynx
  • 23 Wasp
  • 12 GazelleAH Mk .1 no.1 sqn. Marines, assieme a 4 Westland Scout AH Mk.1
  • 6 Scout Mk.1 e 6 Gazelle AH Mk.1, No.656 Sqn.


RAF, primi anni '90

All'epoca la Royal Air Force sperimentava la classica situazione 'postbellica'. La guerra fredda era finita senza essere combattuta, quella 'calda' finì per essere giocata sull'Irak. Purtroppo sarebbe stata solo la prima delle guerre regionali che hanno in gran parte annullato i 'dividendi di pace' previsti, ma questo nella prima metà degli anni '90 non era affatto chiaro e scontato come adesso, dopo le operazioni sui Balcani, Irak e Afghanistan e la 'Guerra al Terrore'.

L'organico della RAF com'era nel 1990-92, le modifiche 'Option for Change' allo studio, e quella per il 1995 erano nel seguente pannello, tenendo presente che il primo dato si riferisce al numero di aerei complessivamente posseduti dalla RAF, mentre gli altri due sono solo quelli in carico ai reparti:

  • Tornado GR.1/1A/1B: 182-112-112
  • Tornado F.3: 137-122-100
  • Phantom: 65-0-0
  • Hawk T Mk.1A: 72-52-50
  • Sentry AEW.1:5-7-6
  • Harrier: 74-52-52
  • Jaguar GR.1A: 40-40-40
  • Buccaneer S.2B: 30-0-0
  • Nimrod MR.2/2P/R.1P: 35-27-27

Totali: 640-412-275-387

Da questo organico si vede che qualunque cosa si fosse deciso, incluso l'effettivo taglio di caccia da 122 a 100 (per i reparti di prima linea, eccetto gli aerei di riserva o addestramento, come i Tornado IDS del TTE)che avrebbe liberato i 24 aerei per l'A.M. italiana, la RAF era destinata ad un rapido ridimensionamento. Sebbene i Tornado fossero toccati pesantemente, e così i Nimrod, Hawk, e persino i Sentry, i Jaguar sarebbero stati mantenuti in carico sempre in 40 apparecchi su due squadrons. La forza di Harrier avrebbe invece visto una flessione. Ma quello che avrebbe ridotto la forza della RAF in termini numerici era l'alienazione della 'vecchia guardia'. Dopo la recente scomparsa dei Lighting, era il turno dei Phantom e dei Buccaneer, ancora presenti in 95 apparecchi, superstiti di oltre 200 esemplari originariamente forniti alla RAF, parte dei quali ex-FAA e persino ex-USMC (i 15 Phantom J, apparecchi consegnati per compensare lo spostamento di uno squadrone di caccia alle Falklands dopo la guerra dell'82). I Phantom e i Buccaneer, rispettivamente caccia multiruolo (ma usati solo dai reparti di caccia intercettori, una volta giunti i Jaguar) armati con missili moderni Skyflash e AIM-9L, e bombardieri transonici ognitempo, erano una risorsa preziosa, e l'alienazione dell'ultimo centinaio di queste macchine è una delle ragioni per la perdita di circa un terzo dei velivoli in carico alla RAF nel 1990-92.

A parte questo, la RAF non è che fosse propriamente a corto di apparecchi: nel 1992 ve n'erano 1792, ma nonostante questo imponente organico, circa il doppio dell'AMI, la radiazione di molto materiale obsoleto stava 'sgrassando' rapidamente l'Aviazione di Sua Maestà. L'aggiornamento della linea Tornado, dopo riduzioni previste per il 38% della linea era quello allo standard GR.Mk 4, comprendente tra l'altro un sistema di navigazione stealth GEC Spartan e un radar altimetro AD1990 per le quote di 0-1500 m, ma ancora non erano stati portati ad un livello soddisfacente di affidabilità e il programma, a tutto il '94, era ben lungi dall'esser concluso. Vi era anche un progetto, chiamato Tornado 2000 della BAe, per rispondere alla specifica AST.425. Gli Harrier sarebbero diventati meno numerosi, con la riduzione a 3 squadroni in tutto (presumibilmente 2 operativi e l'OCU), inizialmente della versione GR.Mk 5, ma sopratutto del tipo Mk 7 che è l'equivalente del 'Night Attack' dei Marines, ovvero con un FLIR montato sopra il muso, mentre resta il sistema elettro-ottico nel muso. Nessun Harrier radarizzato era previsto per la RAF, quindi niente AV-8B Plus. D'altro canto la FAA aveva già gli Harrier FRS.2 con un radar Blue Vixen, ma ancora con la struttura limitata della prima generazione, specie per l'ala piccola e di tipo metallico. La carriera dei Jaguar continuava imperterrita. Del resto nel '91 erano stati loro che fecero il ruolo di 'fratelli minori' dei Tornado IDS e dei Buccaneer. I velivoli d'attacco Harrier GR.Mk 5 erano stati consegnati ma ancora non pienamente operativi.