Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Francia-1: differenze tra le versioni

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Anche qui la situazione non era brillantissima. Il timore che le attività addestrative d'alto livello potesse ridurre l'efficienza dei velivoli, i vecchi Puma, pur essendo macchine assai potenti non erano del tutto adatte per le missioni CSAR, e i Cougar erano troppo pochi.
Anche qui la situazione non era brillantissima. Il timore che le attività addestrative d'alto livello potesse ridurre l'efficienza dei velivoli, i vecchi Puma, pur essendo macchine assai potenti non erano del tutto adatte per le missioni CSAR, e i Cougar erano troppo pochi.


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Versione delle 20:02, 23 mar 2008

Indice del libro


Dopo la fine della Seconda guerra mondiale la Francia si ritrovò considerata come 'potenza vincitrice'. Ma era una forzatura politica, in gran parte risultato dall'attività di de Gaulle e l'appoggio di Churcill. La situazione era stata 'salvata' essenzialmente dalla France Livre con i suoi combattenti, ma di fatto v'era davvero poco da 'salvare' dell'esperienza francese nella durissima guerra del 1939-45. Perché la situazione della Francia divenne tanto difficile? Essenzialmente si trattò di una serie di errori politici, che si rifacevano alla Prima guerra mondiale, anzi alla guerra con la Prussia del 1870 con il disastro di Sedan. Ricapitolando, da allora era cominciata un'ascesa economica e finanziaria non indifferente, che mise la Francia in una condizione favorevolissima, inimmaginabile dopo il KO con la Prussia che fece cadere la nazione in una crisi paragonabile al dopo-Napoleone. Ma restava da cancellare l'onda di Sedan. L'esercito francese si dedicò ad una strategia che era tutta orientata all'attacco, senza esitazioni. La filosofia offensiva dei francesi gli fece disprezzare l'artiglieria pesante e in generale una basica avvedutezza nella battaglia: non si può aumentare a dismisura l'importanza dell'azione offensiva senza prevedere anche una manovra flessibile e coordinata. L'arma d'elezione era il nuovo cannone Mle 1897, un'eccellente arma d'artiglieria campale leggera, con un nuovo sistema d'alimentazione con recuperatore idraulico molto efficiente, capace di sparare anche 20 colpi al minuto nonostante un proiettile ad alta velocità iniziale, che nonostante il ridotto alzo massimo arrivava a oltre 11 km. In seguito questa caratteristica tornerà utile per i carri armati, ma la cosa non ebbe il successo sperato come pezzo d'artiglieria. Di fatto, quest'arma eminentemente offensiva era praticamente inutile contro obiettivi protetti, troppo leggero il proiettile e troppo tesa la traiettoria. Quando scoppiò la guerra contro la Germania, nel 1914, entrambi i contendenti avevano piani, ma mentre quello tedesco era spregiudicato ma logico, con tanto di invasione del Belgio, i francesi avevano un piano irrealistico, troppo orientato all'offensiva e poco attento a proteggersi i fianchi. I tedeschi sconfissero i francesi e minacciarono Parigi, fino a che la guerra divenne di posizione. mitragliatrici e obici pesanti divennero protagonisti, assieme ai reticolati, dei campi di battaglia. I francesi continuarono ad elogiare il loro pezzo da '75 e a produrne grandi quantità, ma per fortuna comprarono anche i cannoni da 105 mm e artiglierie pesanti di ogni genere su rotaia o da postazione. Alla fine vinsero la guerra con cui in qualche modo 'riscattarono' l'onta di Sedan. Ma il prezzo pagato era stato talmente alto che nessuno ebbe voglia di festeggiare: oltre 1300000 morti per una guerra in cui la Francia, come del resto le altre Potenze europee, si era gettata senza troppo riflettere, ma anzi molto entusiasta dell'opportunità di regolare i conti. L'intransigenza francese nei negoziati postbellici vide condizioni capestro per i tedeschi e inconsapevolmente o quasi i francesi, molto meno numerosi dei germanici, si prepararono il secondo, decisivo round con i vicini. Cercarono di prepararsi con la famosa Linea Maginot, mentre l'aviazione francese, per un lungo periodo fu tra le più potenti del mondo se non la più potente. La Marina ebbe un notevole sviluppo, ma la Francia dovette incassare la 'parificazione' con la parvenue delle grandi potenze: l'Italia. Le cose erano complesse: per esempio entrambe le nazioni ebbero la possibilità di costruire portaerei per 75.000 t ma l'Italia non la sfruttò, con tutti gli eccellenti progetti di navi che pure vennero realizzati. La Francia poteva basare in questo la sua superiorità ma di fatto realizzò solo la modesta Bearn, una corazzata convertita sull'esempio della Eagle inglese, per cui non v'era molto vantaggio.

La gara navale franco-italiana portò ad una formidabile competizione in tutte le categorie di navi principali, e particolarmente serrata fu nel settore cacciatorpediniere e incrociatori leggeri e pesanti, con realizzazioni di notevole rilievo tecnico, specialmente per la forte potenza installata a bordo. La Francia arrivò ai caccia 'Mogador' con oltre 70.000 hp, l'Italia rispose non con dei 'supercacciatorpediniere', ma con incrociatori leggeri veri e propri, i 'Capitani romani', ma sebbene di qualcosa superiori, arrivarono molto più tardi in servizio, tanto che la loro carriera sarà essenzialmente postbellica, incluso uno, il Giulio Germanico, messo in servizio nella Marine Nationale e riarmato con cannoni tedeschi da 105 mm, poco potenti rispetto ai pezzi da 135 mm originali, ma con il vantaggio di essere un'arma bivalente anche antiaerea, dopo che il conflitto aveva dimostrato che una nave senza una batteria antiaerea pesante era di ben poca utilità. Del resto anche le navi italiane immesse in servizio vennero riarmate con i pezzi americani da 127 mm, pure meno potenti rispetto alle armi originali, ma per l'appunto a doppio ruolo.

In ogni caso, quando scoppiò la guerra la Francia aveva una flotta di prim'ordine, che risentiva nondimeno di un modo d'intendere le cose 'isolazionista' rispetto al trend internazionale che vedeva la Royal Navy come modello (seguito assiduamente da Giappone, Italia e anche URSS). La Marina francese era comunque potente e superiore a quella tedesca in navi, oltre che per le basi disponibili a livello mondiale.

L'Esercito francese non temeva confronti: aveva circa 100 divisioni solo in patria, con struttura ternaria quindi con 300 reggimenti di fanteria, nonché 100 di artiglieria. Si pensi che l'esercito italiano delle 'otto milioni di baionette' aveva circa 70 divisioni comprese quelle oltremare, e con struttura binaria quindi la metà dei reggimenti. Inoltre l'artiglieria francese era poderosa: le divisioni disponevano anche di obici da 155 mm, che nell'Esercito italiano erano disponibili solo a livello di corpo d'armata, per giunta più vecchi e con meno gittata. La forza corazzata francese era di oltre 4.000 carri dal peso medio di circa 10 t e come l'artiglieria era nettamente superiore a quanto avevano gli italiani e anche i tedeschi. La Linea Maginot era enorme e ben fortificata, occupando nei bilanci e nell'immaginario francese una notevole importanza. I tedeschi arrivarono in azione sul fronte orientale con l'inizio della guerra, ma solo in termini difensivi: avevano di mira la Polonia contro cui convogliarono le loro scarse risorse, tanto che i carri armati cecoslovacchi 'annessi' nella Wermacht erano stati una vera 'benedizione'.

I francesi iniziarono una offensiva contro i tedeschi, ma di breve durata: in pratica i campi minati e le difese controcarro campali dietro la lina Sigfrido, omologa di quella francese ma molto più semplice e meno costosa fermarono lo scarso slancio dei carri francesi R.35. Poi iniziò la Guerre du Dròle. Quando i tedeschi avanzarono sul Fronte Occidentale gli riuscì quello che non riuscirono a fare nel 1914: un KO decisivo in pochi giorni, poi gran parte del tempo della campagna, durata 45 giorni, passò con i francesi e inglesi che tentarono il reimbarco a Dunquerke e di rallentare l'avanzata dei tedeschi.

I francesi avevano in effetti dei limiti fondamentali nella loro capacità di combattimento. I carri armati, per esempio: erano dotati di una pesante corazzatura e un armamento piuttosto pesante, ma questo non era ad alta velocità iniziale e dunque nella maggior parte dei casi poco utile per l'ingaggio di altri carri. Inoltre le torrette erano monoposto, troppo carico di lavoro per un singolo uomo. Un'altro problema era la scarsità delle velocità massime dei mezzi, come del resto delle radio a bordo. L'organizzazione dei carri era per lo più in battaglioni di supporto per la fanteria. Esistevano divisioni corazzate, ma in 'erba' e con dotazioni, paradossalmente, incomplete e non del tutto adatte: i Char B1 erano per esempio, troppo lenti e con scarsa autonomia anche se poderosi. I carri migliori erano i più piccoli SUMUA, che vennero utilizzati dalle DLM e non dalle DCR. Quale era la differenza? Che queste erano divisioni di cavalleria meccanizzata. In realtà erano praticamente delle divisioni corazzate. Ma vennero mandate a combattere in Belgio. Sì, perché ancora una volta i tedeschi 'fregarono' i francesi passando per il Belgio, attraverso le Ardenne. Infatti, differentmente da quello che spesso viene detto, la ragione del disastro francese non fu l'eccessivo attendismo dietro la Linea Maginot: al contrario, le migliori divisioni francesi vennero spedite a combattere oltre confine mentre i germanici gli scivolavano di fianco e sfondavano il fronte, correndo poi verso il mare e tagliando fuori le migliori unità francesi, tra cui le DLM che pure combatterono con valore e potenza. La Linea Maginot venne incontrata di striscio, i francesi vennero presi di sorpresa (e in seguito capiterà anche agli Americani nel '44, ma stavolta resistettero con la logistica e l'aviazione) e i tedeschi irruppero nelle retrovie, schiantando le unità di riserva. Tutto venne perduto in pochi giorni, come dissero ad uno sconvolto Churchill che non si immaginava certo che la Francia cadesse tanto presto. Inoltre, quasi tutto l'esercito inglese e molte unità della RAF erano in territorio francese. Senza il British Army difendere la Gran Bretagna da una eventuale invasione sarebbe stato difficile se non impossibile. Ecco il reimbarco di Dunquerke, che mise in salvo quasi tutti i soldati inglesi e un buon numero di francesi, a prezzo di pesanti perdite della Royal Navy, Marine Nationale (specie con i cacciatorpediniere, le navi migliori per queste operazioni), la RAF (che impiegò gli Spitfire, perdendone non meno di 72), e l'esercito francese.


Resta un grande punto interrogativo: che ne fu dell'Armée de l'Air? Bella domanda. Dunque, cosa sia diventata l'aviazione francese è difficile da dire. Mai forte sui bombardieri pesanti nemmeno ai tempi della Prima guerra mondiale, tanto che comprò macchine estere come i Caproni italiani, era sempre molto interessata a produrre macchine da caccia e bombardamento leggero di valide caratteristiche. E così continuò. Ma nella seconda metà degli anni '30, nonostante la minaccia nazi-fascista, molte cose andarono storte. Per esempio, l'iniziale appoggio francese alla causa spagnola venne praticamente nullificato dopo pochi mesi, specie dall'arrivo in grande stile dei sovietici. I francesi non è che non avessero aerei potenti né incapacità produttiva. I caccia erano gli MS.406 e i Bloch 151: macchine moderne, ma limitate, da prodursi in quantità ma questo non venne celermente raggiunto. I francesi all'inizio della guerra avevano circa 800 MS.406, 400 Bloch 151 e sopratutto i migliorati 152. Vi erano anche i caccia P-75 americani, ottimamante maneggevoli ma non eccezionali, e pagati ben 2 volte che un caccia Bloch. Nondimeno finirono per essere accreditati di più vittorie di qualunque altro aereo francese. V'erano anche i caccia notturni Potez 631, una forza di non poco valore anche se priva di radar. Pochi i caccia D.520, i migliori francesi. Poche le unità erano quelle equipaggiate con i caccia: in tutto v'erano circa 700 aerei di prima linea, e altrettanti erano ricognitori (molto numerosi), bombardieri leggeri e medi, questi ultimi gli ottimi Leo 451, mentre non mancavano un pugno di Farman 222 pesanti.

Nell'insieme la Francia aveva moltissimi aerei, e notare bene, una prima linea fatta praticamente solo da caccia monoplani e nella maggior parte dei casi, anche con struttura metallica. Per giunta, pur non utilizzando mitragliatrici pesanti ma solo leggere, a quest i francesi aggiungevano i cannoni HS-404 da 20 mm di devastante potenza, molto superiori alle armi tedesche paricalibro.

Il problema erano le prestazioni insufficienti, se la minaccia da affrontare era quella dei cannoni antiaerei oppure dei caccia intercettori tedeschi. L'efficienza era molto scarsa e peggiorò con gli iniziali bombardamenti tedeschi che distrussero decine di aerei francesi. Ma peggio che mai, la componentistica era raccapricciante: nel 1939 vi erano 85 Bloch da caccia: ma nessuno aveva il mirino per i cannoni e a molti mancava l'elica. Non solo, ancora nel maggio '40 molti aerei, come per esempio parecchi Potez 631 da caccia notturna, erano privi di eliche. Era ipotizzabile un sabotaggio, o era solo il caos? Non s'é mai saputo.

I piloti francesi combatterono con forza e determinazione, specie per proteggere Parigi, ma non riuscirono a conquistare la superiorità aerea sui tedeschi né riuscire a fermare l'esercito nemico, con le loro ridotte squadriglie sempre più striminzite. Inoltre v'erano altri problemi: con tutti gli aerei francesi in ordine, e tutti quelli americani in aggiunta, senza una chiara superiorità degli uni sugli altri, i francesi non avevano praticamente modo di standardizzare la loro prima linea che per forza di cose diventava disomogenea in tutte le principali branche, ma sopratutto nei bombardieri leggeri e i caccia. I francesi avrebbero avuto bisogno di almeno un anno per organizzarsi decentemente. Eppure durante l'attacco tedesco arrivarono a produrre non meno di 4 aerei D.520 al giorno e almeno altrettanti bombardieri Leo 451, con una produzione che del resto arrivava già nel maggio 1940 a 21 aerei al giorno e altri 5 li fornivano gli americani. Era comparabile con quello che producevano i tedeschi o gli inglesi o anche i sovietici, e 3 volte le produzioni italiane. Produrre in un mese e mezzo circa 250 caccia D.520 e altrettanti Leo 451 fu notevole e molti vennero gettati nella mischia, ma non era con questi mezzi raccogliticci che si poteva fermare la Germania, mentre fu molto più efficace contro l'attacco italiano nel giugno 1940. Eppure, pare che anche dopo l'armistizio vi erano 2400 caccia, 1400 ricognitori e 1100 bombardieri in qualche modo sopravvissuti al massacro.


Il resto fu una serie di catastrofi, mitirgata dallo storico appello alla resistenza di De Gaulle dalla BBC a tutti i 'francesi liberi'. Il governo di Vichy, stabilito su quanto restava di libero della Francia dopo l'armistizio, venne affidato al vecchio eroe della Prima guerra mondiale Petain ma oramai inadeguato per la situazione. Le forze residue francesi erano notevoli, specie oltremare, ma restarono per lo più fedeli al governo francese post-armistiziale. La situazione era paradossale. Le navi francesi, che mai sarebbero cadute in mano tedesca (come dimostrerà Tolone) vennero considerate dalla RN come una minaccia. Vennero usate le maniere cortesi in alcuni porti, meno cortesi in altri, ma molto rudi a Mers El Kebir dove oltre 1300 marinai vennero uccisi dagli inglesi con un selvaggio bombardamento giunto alla fine di una lunga serie di malintesi.Questo causò un tale sdegno, che per poco la Francia non ruppe gli indugi e si unì alla Germania contro la Gran Bretagna! Di fatto, le forze francesi oltremare furono per lo più neutrali o di qualcosa pro-Asse. Eppure vi erano quasi 700.000 soldati, che se avessero preso le armi in Africa avrebbero, assieme al Commonwealth, schiantato totalmente la presenza italiana in Libia, che invece, dopo i rinforzi tedeschi, divenne una minaccia per il Canale di Suez fino a circa la fine del '42. I francesi ebbero più danni che altro: la Siria, considerata una retrovia per la rivolta irakena, venne invasa nella primavera del '41. Nel '42 l'Asse invase la Tunisia, mentre Marocco e Algeria vennero sanguinosamente invase dagli Alleati tra cui gli americani. Questo spinse i tedeschi a invadere anche la Francia meridionale, quella di 'Vichy', e i francesi, che avevano a Tolone un gran numero di navi, tra cui veterane delle battaglie con gli inglesi, le autoaffondarono in massa, un 'bel gesto', ma non privo di critiche. Gli italiani fecero qualcosa di diverso appena l'anno dopo, ma pagarono con la perdita della Roma e di circa 1500 vite umane. Però alcune navi si salvarono anche se la maggior parte vennero salvate (per poi venire demolite nel dopoguerra, come accadde alle due superstiti 'Littorio').

In ogni caso, solo da questo momento i francesi ancora liberi si sentirono in autorizzazione di combattere senza dilemmi politici contro i tedeschi. Le loro F.A. vennero riequipaggiate al meglio con armi americane e dopo lo sbarco in Normandia liberarono Parigi. La flotta francese era rimasta in maniera piuttosto intatta, e le due corazzate JEAN BART e RICHELIEU rimasero piuttosto a lungo in servizio, come anche diversi incrociatori leggeri, cacciatorpediniere etc. Quasi tutti gli aerei vennero forniti dagli USA nel dopoguerra, alcune navi erano ex-britanniche come la portaerei ARROMANCHES, e la Francia riuscì a riprendersi lo status di potenza, anche grazie alle tecnologie lasciate dietro dai tedeschi, che anche sul territorio francese avevano prodotto aerei e armi avanzate, o quantomeno li schierarono.

Nel dopoguerra la Francia affrontò i problemi della ricostruzione, ma anche quelli dati dalla reinstallazione di una industria avanzata per sostenere il proprio status di potenza 'vincitrice' della guerra. La prima generazione di aerei a reazione fu praticamente saltata, ma la Dassault, ex-Bloch, partì con la progettazione di aerei moderni, cominciando con l'Ouragan. Vi furono comunque innumerevoli prototipi che servirono per prendere confidenza con le nuove macchine. La genia Dassault e gli elicotteri Aerospatiale divennero presto la radice della rinascita dell'industria aeronautica francese. L'esercito iniziò da mezzi 'utilitari' con famiglie di carri leggeri tipo l'AMX-13 e le AML di enorme successo, per le macchine più pesanti rimase agli aiuti americani. Nel frattempo si mirava a sviluppare una forza nucleare autonoma, su cui la Francia avrebbe basato la sua indipendenza dalla NATO.

Meno moderne erano le soluzioni per le questioni oltremare. Le colonie francesi scappavano una dietro l'altra dall'autorità francese, e i francesi, forse troppo feriti nell'orgoglio dai tedeschi non ci stettero a perderle praticamente subito dopo la guerra. Differentemente dalla Gran Bretagna, il management per questa gestione fu immensamente inefficiente e rozzo. Mentre la Gran Bretagna diede l'indipendenza a molte colonie come l'India in maniera abbastanza morbida, e quando ci fu da combattere una guerra locale vinse praticamente sempre, la Francia andò incontro a disastrose guerre. In Indocina la politica anti-independista si scontrò con la catastrofe di Dien Bien Phu, dove il valore degli uomini -di entrambe le parti- non impedì un'umiliante sconfitta per i francesi. L'Algeria con la sua orrenda guerra civile iniziata praticamente nello stesso tempo (1954-62) portò dei traumi che ancora oggi non sono stati 'assorbiti'. La campagna di Suez, praticamente la riedizione dei concetti classici della Seconda guerra mondiale, fu un caso da manuale di successo militare pieno, e al tempo stesso di devastante insuccesso politico, che in tal caso accumunò sia la Francia che la Gran Bretagna.

In altre situazioni andò meglio, specie in interventi a favore di stati 'amici' come il Chad, quando i francesi combatterono una vera guerra non dichiarata contro i libici.

Insomma, è difficile valutare i francesi nel loro dopoguerra. Per esempio, pur avendo accumulato delle carenze (es- bombardieri moderni medi tipo Tornado), hanno avuto il merito come e più degli svedesi, per non parlare degli inglesi, di seguire con coraggio una loro 'via' realizzando per i loro veicoli, aerei e navi praticamente tutto: armi, motori e sensori. Il tentativo di sganciarsi dalla schiacciante 'omologazione' americana e tedesca ha comportato mezzi non eccezionali, ma nemmeno disprezzabili. Meglio è andata in particolare quando si è seguita la via di programmi binazionali, ma in generale il costo e la complessità dei nuovi sistemi d'arma militari è tale da rendere praticamente infattibile lo sviluppo interamente indigeno di mezzi moderni. Anche per le armi portatili, per esempio, i francesi hanno manifestato luci ed ombre. Non hanno mani brillato per le pistole, per esempio, e i loro fucili semiautomatici non erano un granché. Poi però hanno prodotto il FAMAS, uno dei migliori e più moderni fucili d'assalto. I razzi controcarro francesi sono pure un concetto di successo, con armamenti come l'Apilas, i corazzati medio leggeri sia ruotati che cingolati, i mortai rigati, i cannoni-mortai, SAM a corto raggio e AAM sono tra le migliori realizzazioni francesi e ampiamente note nel mondo. Anche la cantieristica ha un buon successo, mentre gli aerei di ogni tipo francesi o binazionali (es.- Alpha Jet, ATR, Transall) si sono fatti un nome più che rispettabile. Paradossalmente, quando i Mirage francesi raggiunsero grande fama, nel '67 con gli israeliani, la Francia cambiò politica e da allora in Israele, prima praticamente equipaggiato solo con aerei francesi, non venne più esportato un solo aereo.



1991

Ecco uno sguardo all'Armée de l'Air nei primi anni '90[1]. L'Aeronautica francese era allora una forza armata di grandi dimensioni: ben 95.000 uomini e donne, di cui 7.000 ufficiali e 43.000 sottufficiali. Le donne erano già una consistente realtà: il 10% circa. In tutto vi erano 57.000 persone a lunga ferma, e di questi professionisti 4.400 piloti, navigatori, ingegneri di volo e 29.000 specialisti a terra. VI erano anche più di 5.000 dipendenti civili per ruoli di supporto. Era ancora un forza tipica della Guerra fredda, senza carenze di personale grazie al servizio di leva: all'epoca l' AMI italiana era attorno ai 70.000 (76.000 a metà anni '80), e le 'esternalizzazioni', buone per ridurre il numero dei militari e 'apparentemente' i costi del personale, molto meno per i costi effettivi, erano ancora di là da venire: la gestione delle operazioni militari erano ancora una 'cosa' dei militari. Eppure, il ricambio con centinaia di militari di leva non rendeva certo meno segrete e riservate le Forze armate. Una differenza era il numero di donne, in netta avanguardia rispetto alla maggior parte delle F.A. dell'epoca.

L'armée de l'Air aveva, attorno al 1991, la seguente organizzazione:

Anzitutto, le missioni erano: supporto alle missioni oltreconfine, deterrenza nucleare e strategica, difesa dello spazio aereo nazionale

Era ripartita in 4 comandi principali e 3 di supporto:

  • FAS, Forces Aériennes Stratégiques
  • CAFDA, Commandement Air de Defense Aérienne
  • FATAC, Force Aérienne Tactique
  • COTMA, Commandement du Transport Aérien Militaire

Esistevano anche altri 3 comandi:

  • CEAA, Commandement des Ecoles de l'Armée de l'Air
  • CTAA, Commandement des Trasmissions de l'Armée de l'Air
  • CGA, Commandement du Génie de l'Air

Su tutto dominava il CEMAA, Capo di Stato Maggiore dell'Armée de l'Air, che dall'aprile '89 era ricoperto dal generale Jean Fleury.

Le FAS, forze strategiche sono state costituite nel 1964. Si chiamavano FNS, Forces Nucléaires Strégiques, che è costituita da una Triade di missili, bombardieri e sottomarini lanciamissili balistici. Comandate nel '91 dal generale Deveaud, erano costituite da 4 squadroni di missili e aerei:

  • 91éme Escadre de Bombardement (EB), organizzata in:
    • EB1/91 'Gascoigne' di Mont de Marsan
    • EB 2/92 'Bretagne' di Caseaux e Istres

Questi erano aerei bireattori, con ala a delta puro. In buona sostanza erano una specie di pantografia del Mirage III, come tutte le altre generazioni di aerei francesi 'Mirage'. Ma è stato l'unico caso in cui questo apparecchio è stato posto anche in produzione e in servizio: d'altra parte troppa era la necessità di sostituire gli anziani Vautur subsonici, anche se l'ala a delta non è esattamente l'ideale per il volo prolungato a bassa quota e ad alta velocità. In compenso il Mirage IVP è un'eccellente macchina da alta quota e velocità, che si potrebbe ben definire 'l'Hustler (B-58) dei poveri'. È stato recentemente ammodernato (entro il dicembre 1986) con il formidabile missile ASMP che grazie alla motorizzazione a statoreattore è capace di comprimere in 850 kg una velocità di mach 3 e una gittata massima, in entrambi i casi con lanci ad alta quota, di 250 km, che si sommano alla capacità dell'aereo di volare a circa 18.000 m a mach 2 e oltre, con un unico missile sito sotto la fusoliera. Queste armi hanno sostituito le bombe AN52 e sono state poi ereditate dai minuscoli Mirage 2000N. Il Mirage IVP è stato comprato in circa 60 esemplari, e 18 di questi erano ancora in servizio nel 1991, tenuti in servizio d'allarme nucleare con breve preavviso, dipendente dalla situazione di allarme trasmesso dalla politica. Infine questi apparecchi erano perfettamente equipaggiati anche come ricognitori d'alta quota, anche se raramente utilizzati in tal ruolo, e come bombardieri potevano portare fino a 18 bombe da 400 kg. Si diffuse a suo tempo persino la credenza che parteciparono alla Guerra dei Sei giorni con gli israeliani.

Il supporto a questi aerei era dato dalle aerocisterne: le 11 superstiti KC-135FR della 93éme Escadre de Ravitaillement en Vol (ERV), ripartite in:

  • 1/93 'Aunis'
  • 2/93 'Sologne'
  • 3/93 'Landes'

3 di questi aerei hanno partecipato alla Guerra del Golfo II, ovvero l'Operazione Daguet. Con un contratto di 450 milioni di franchi stipulato nel 1990 la prima macchina venne ammodernata negli USA (con consegna entro il 1993), seguita da altre 10 modificate dall'Air France. In questo modo i punti di rifornimento passano da 1 ventrale soltanto, a 3 di cui 2 sotto le ali, tutti con cestello per agganciarsi con la sonda di rifornimento in volo. Con queste macchine si aumentava il già notevole raggio di 1400 km del Mirage IV, ma oramai il loro utilizzo si è esteso alle macchine tattiche, ben più numerose, giusto come è accaduto per le altre forze aeree (es. il SAC americano e le altre forze inglesi e sovietiche).

La gestione dei missili è data invece al 1ér Groupement de Missile Stratégiques (GMS), organizzata in due gruppi. Hanno missili balistici S-3D che sono una delle componenti della Triade francese, l'unica europea. Differentemente da quelle delle superpotenze, la portata di queste armi era solo 'intermedia', non intercontinentale, con 3000 km di gittata e testata singola da 1 MT. 18 missili di questi armamenti erano sistemati in silos corazzati su di un'aerea di 1000 km2, lo 0.5% della Francia! La zona era attorno alla base di Apt-Saint Christol, S.E. della Francia in zona altopiano di Albion. L'allarme era 24 ore su 24, con una preparazione da pochi secondi a pochi minuti, dipendeva dalla prontezza necessaria politica. La prontezza operativa era del 98%.

I missili erano in fase d'aggiornamento con una testata nuova per gli S-3D, e lo sviluppo dell'S-4, che sarebbe stato un missile bistadio con testata da 300 kt e sistemi di 'ausilio' per penetrare le difese antimissile, ma provvisoriamente accantonato per problemi di bilancio. Del resto questo sarebbe stato comune anche con l'ADES, missile tattico dell'Esercito in sostituzioen del Pluton (analogo al Lance ma più pesante), potente arma tattica ma al fine, dopo un costoso sviluppo (centinaia di milioni di franchi) è stato schierato solo in 30 esemplari subito mandati nei depositi: l'era dei missili tattici (che avrebbero potuto solo essere lanciati su obiettivi in Europa) nucleari era finita.

da notare che la terza parte della Triade strategica francese era la FOST, Forces Nucléaires Stratégiques, con i missili balistici dei sottomarini che erano gli M-4 e M-20. I sottomarini erano basati all'Ile Longue, di fronte alla rada di Brest.

Oltre alla FAS con la 91éme EB e il 1er GMS, la FAS aveva anche i Centres d'Opérations des FAS, ovvero il centro di comando, in sigla COFAS. Il QG della pur piccola forza strategica francese era a Taverny, 25 km N.O. di Parigi in un centro sotterraneo e un secondo è attivabile, in un luogo segreto, in caso di crisi. Per proteggere i sistemi di comunicazione sono stati intrapresi vari programmi: il RAMSES (Réseau Amont Maillé Stratégique Et de Survie) che è una rete protetta dalle EMP, e la ASTARTE (Avion Station Relais de Transmissions Ex-ceptionales) che è un programma per realizzare 4 stazioni di trasmissione aeroportate (ovvero su aerei) per trasmettere ordini agli elementi della FNS. Le piattaforme sono sui Transall C-160 del 59éme Escadron Electronique (EE), basata a Evreux.

Detto della FAS, vi era il secondo comando: il CAFDA, ovvero il comando difesa aerea, che era assieme alla FAS la principale ragion d'essere dell'A de l'A. Era responsabile del comando e cotrollo degli aerei militari di tutti i tipi, quantomeno sul territorio francese. Aveva una tale importanza che il comandante di questa branca rispondeva alle più alte autorità, come il Primo ministro. La valutazione delle minacce era affidata al CODA, Centre d'Operations de la Défense Aérienne, basato a Taverny con un sistema di comando chiamato STRIDA, Système de Traitement des Informations de Défense Aérienne, con radar Aladin e Centaure disponibili presso le varie basi aeree per garantire la protezione a bassa quota, ma esistevano anche collegamenti con i radar civili. A parte questo era possibile anche relazionarsi con gli altri sistemi di difesa nazionali similari, in particolare il NADGE della NATO.

Questa l'organizzazione generale: per la difesa aerea esistevano i mezzi sia superficie-aria che da caccia. I primi erano i missili SAM Crotale per la difesa a bassa quota con una gittata di circa 12 km e guida radio-comandata, con veicoli di lancio a rampa quadrinata su veicolo elettrico dotato di radar e sistemi ottici per il controllo del tiro. I cannoni antierei erano costituiti dai Cerbère, ovvero delle artiglierie antiaeree da 20 mm binate, pesanti ben 2500 kg (l'Rh-202 tedesco era di circa 1800 kg, lo ZU-23 pesa appena 950 kg), ma la cosa era spiegabile per via della progettazione sin dall'inizio come arma da difesa aerea per obiettivi statici, ovvero gli aeroporti. Ad un certo punto, attorno alla metà degli anni '80 vi erano in ordine 80 lanciatori Crotale e ben 272 cannoni binati da 20 mm. Non vi erano invece missili SAM a medio raggio, tantomeno a lungo: l'unica risorsa in merito erano gli HAWK presenti in quantità non eccezionali (12 batterie) nell'Esercito francese. In fase di acquisizione erano i missili SATCP Mistral da 6 km di gittata con guida IR, mentre in prospettiva vi erano i missili SAMP, Sol-Air Moyenne Portée, basati sugli ASTER.

Gli intercettori erano 180 (solo considerando i velivoli in reparto) caratterizzati dalle sonde per il rifornimento in volo, e ripartiti tra 4 Escadres des Chasse o EC. Erano gli equivalenti degli Stormi e comprendevano un totale di 12 Groupes, equamente ripartiti:

  • 2ème EC, Digione: chiaramente il principale stormo da caccia francese, era all'epoca interamente equipaggiato con i Mirage 2000C, che servirono dal 1984. I reparti erano i seguenti:
    • EC 1/2 'Cicognes' (uno dei più blasonati reparti dell'Aeronautica)
    • EC 2/2 'Cote d'Or'
    • EC 3/2 'Alsace'.
  • 2ème EC, Orange, anch'esso con i Mirage 2000C nella versione DA, ovvero specifici per la difesa aerea:
    • EC 1/5 'Vandee'
    • EC2/5 'Ile de France'
    • EC 3/5 'Comptat Venaissin'
  • 12ème EC, Cambrai, tutti su Mirage F.1 ma in conversione ai Mirage 2000DA:
    • 1/12 'Cambreis'
    • 2/12 'Picardie'
    • 3/12 'Cornouailles'
  • 30ème EC, Reims, aveva i Mirage F.1 inclusi quelli distaccati a Gibuti con una forza di 8 apparecchi, che manteneva una presenza di lunga durata dell'Aeronautica francese. Per questo questo stormo, che incorporava molte delle unità storiche dell'A de l'A aveva 4 unità. Non si può dire peraltro che la fama di queste fosse ripagata con l'assegnazione di aerei di ultima generazione, questo stormo era l'unico a non avere i reparti in fase di conversione sui '2000. L'elenco delle unità era questo:
    • 1/30 'Valois'
    • 2/30 'Normandie-Niemen'
    • 3/30 'Lorraine'
    • 4/30 'Vexin'.

Un'altra e rivoluzionaria unità era in fase di operatività iniziale: la 36ème Escadre de Détection Aéroportée ad Avord, vicino Brouges. Aveva in ordine 4 E-3F, ordinati nel 1987. Fu uno storico doppio successo per la Boeing, essendo gli E-3 Sentry, già noti e ben apprezzati per il loro servizio nell'USAF e nella forza NATO multinazionale (ufficialmente di proprietà del Lussemburgo..), ma nei tardi anni '80 le due Potenze europee sentirono fortemente l'impellenza di avere propri AWACS per esigenze strettamente nazionali, senza dover dipende dagli USA o dalla NATO in toto. La potenzialità di 'moltiplicatori di forze' di questi aerei era ben nota, e in particolare la Gran Bretagna già ne ebbe numerosi tipi come gli Shakleton AEW con radar APS-20. Per la Francia, invece, era qualcosa di diverso. Con 4 aerei vi sarebbe stato un apparecchio in azione praticamente in 24 ore. Anche l'AMI all'epoca aveva un requisito di 4 aerei, che poi sarebbe stato ridotto a 2 e infine annullato.

Per l'occasione della Guerra del Golfo, 12 Mirage 2000C vennero schierati ad Al Ahsa, provenienti dalla 5ème. 12 Mirage F.1 della 12ème erano invece stati schierati a Doha, in Quatar. Anche 3 lanciamissili Crotale e altre armi leggere vennero schierate per l'occasione.

All'epoca vi erano piani notevoli per i Mirage 2000: in tutto l'ordine era per 372 apparecchi: ordinato dal 1975, in volo dal 1978, l'aereo venne immesso in servizio dal 1984 con i primi 37 RDM con missili R.530F e radar RDM, praticamente un tipo appena più evoluto del sistema d'arma del Mirage F.1. Poi giunsero i Mirage 2000DA o con radar RDI di maggior portata e maggiore capacità LD/SD, con missili potenziati Super R.530D. I primi Mirage 2000C hanno volato nel novembre 1982, con motore M53-2 da 9.000 kgs e per l'appunto il radar Thomson-CSF RDM. Fu questo aereo, assieme al Mirage 2000B che entrò in servizio con la EC 1/2 di Digione. Nel '83 volò il Mirage 2000N con il radar Antelope V con capacità TFR automatiche. Entro il 2000 sarebbero stati consegnati 169 C, 28 B, 75 N e 105 D che sono la versione d'attacco (sempre basata sul Mirage 2000B biposto) con capacità d'attacco convenzionale. I radar RMI dei caccia intercettori erano in corso di sostituzione con gli RDI, mentre si stava valutando se utilizzare il motore M53P-2 da 9.708 kgs.


La FATAC, Force Aérienne Tactique aveva compiti offensivi, inclusi quelli pre-strategici ovvero di 'ultimo avvertimento nucleare' (definizione tipicamente francese)prima dello scontro nucleare totale. Questo è piuttosto strano, in quanto non è che vi fossero differenze materiali tra le dotazioni d'attacco: i missili ASMP e le bombe AN52, in via di dismissione dalla prima linea in quanto sostituita dal primo.

La direzione di tutte queste attività era collegata alla 1a Regione Aerea che aveva giurisdizione su 18 Dipartimenti della Francia Nord-orientale con 12 basi aeree nazionali e quella di Tegel in Germania Occidentale.

In tutto vi erano disponibili 270 apparecchi in 6 Escadres e 18 Escuadrons, ovvero in una falsariga simile a quella della CAFDA, quindi in concreto gli Escuadrons francesi avevano la strana dotazione di 15 apparecchi l'uno, piuttosto che una più comune forza di 12-18 o 24 apparecchi.

Ecco l'elenco e i particolari:

  • 33ème Escadre de Reconnaissance (ER), basata a Strasburgo con i Mirage F.1CR ricognitori-bombardieri e persino, se necessario, caccia. Questi sofisticati apparecchi erano con:
    • ER 1/33 'Belfort'
    • ER 2/33 'Savoie'
    • ER 3/33 'Moselle'

Gli aerei avevano fotocamere OMERA 40, SLAR, IR Super Cyclope con datalink per la trasmissione dati ad una stazione SARA -Systeme Aérotransportable pour la Reconnaissance Aérienne-, che rivoluzionava la forza da ricognizione con la trasmissione dei dati senza nemmeno ritornare alla base. La macchina ha sostituito il Mirage IIIR precedente.

  • 3ème EC, Nancy, con i Mirage IIIE:
    • EC 1/3 'Navarre'
    • EC 2/3 'Champagne'
  • 4ème EC, Luxeil con i nuovissimi Mirage 2000N:
    • EC 1/4 'Dauphine'
    • EC 2/4 'Lafayette'
  • 7ème EC, Saint-Dizier, con i Jaguar A:
    • EC 1/7 'Provence'
    • EC 2/7 'Argonne'
    • EC 3/7 'Languedoc'
    • EC 4/7 'Limousin'
  • 11ème EC, Toul-Rosières e sempre su Jaguar:
    • EC 1/11 'Roussillon'
    • EC 2/11 'Vosges'
    • EC 3/11 'Corse'
    • EC 4/11 'Jura'
  • 13ème EC, Colmar su Mirage III e gli ultimi due con i VF:
    • EC 1/13 'Artois'
    • EC 2/13 'Alpes'
    • EC 3/13 'Auvegne'

Dopo questo elenco di cacciabombardieri, qualche altra precisazione. I Mirage IIIE sono aerei da caccia multiruolo, utilizzati in tanti modi ma per l'A de l'A sopratutto importanti come interdittori, mentre i C erano caccia eminentemente intercettori. I Mirage 5F erano le 50 macchine costruite per Israele e mai consegnate causa embargo post-1967.


Non v'erano però solo questi 6 reparti a livello di Stormo. Tra questi aggiuntivi vi erano i reparti ELINT: EE 51 'Aubrac' di Evreux, ed EE 54 'Dunquerke' di Metz, equipaggiati con il C-160 Transall/Gabriel. Altre squadriglie avevano i Jaguar E di cui vennero consegnati 40 esemplari a suo tempo, assieme ai 160 'A' da attacco, squadriglie da collegamento con gli MS-769 Paris e N-262 Fregate e sezioni di addestramento su Magister.

In caso di necessità vi erano anche la possibilità di essere rinforzata dalla CAFDA. La FATAC aveva anche installazioni sotterranee resistenti ad attacchi NBC e sistemi di scoperta e controllo.

In tutto sono stati inviati nel Golfo 4 aerei Mirage F.1CR (33ème ER), ben 28 Jaguar dell'11ème e un C-160Transall/Gabriel della 51ème EE.

Per tornare all'impiego dell'A. de l'A nel Golfo, in tutto sono stati utilizzati 66 aerei francesi, mandati in zona per richiesta del presidente Bush da Mitterrand. Operaraono dalle basi di Al Ahsa, Doha, Riyadh. I caccia d'attacco erano 8 Mirage F-1C dealla 12ème (che notare bene, era un'unità da caccia) e da 25 Jaguar A dell'11ème già citata. La protezione aerea era data da 12 Mirage 2000RDI della 5ème EC, mentre 5 C-135F della 93ème garantivano il rifornimento in volo, e infine 4 Mirage F-1CR, un Gabriel, 11 C130 e C-160 e due Puma del COTAM per missioni SAR. Il battesimo del fuoco arriverà già il primo giorno di operazioni belliche da parte di 12 Jaguar sulle basi di Ahmed Al Jaber in Kuwait. 4 aerei vennero danneggiati, incluso uno che si prese un missile Strela in un motore e uno che ebbe il pilota con il casco di volo spaccato da un colpo di Kalashikov. I Mirage F-1CR rimasero per il momento inattivi, essendo troppo facile scambiarli per gli omologhi irakeni: ma dal 26 gennaio entrarono in azione pure loro. Questi sono stati gli unici a subire una perdita, ma non per mano irakena: un Mirage si schiantò il 7 dicembre 1990 in territorio saudita durante una missione di ricognizione.

L'attività vide un totale di oltre 1000 sortite con un uso di bombe a grappolo Beluga, missili AS-30L e bombe antipista Durandal, oltre a bombe da 250 kg. La forza d'attacco francese era costituita ancora dai Jaguar A, che vennero aggiornati al meglio con il pod ATLIS per la designazione dei missili aria-superficie a guida laser. Bisogna dire che i Jaguar erano ancora le macchine principali per l'attacco che i francesi possedevano. In effetti, la principale debolezza dell'A de l'A. non erano i caccia o il deterrente nucleare, ma gli interdittori ognitempo convenzionali. Non erano disponibili aerei comparabili ai Tornado, e l'unica parziale eccezione erano i grossi e vecchi Mirage IVP della FAS e i nuovi, più piccoli Mirage 2000N. Ma la principale ragion d'essere di questi apparecchi era la missione nucleare, sebbene la missione d'attacco convenzionale era perfettamente fattibile. Certo che però un caccia con ali a delta, di tipo leggero o pesante ma obsoleto era tutt'altro che l'optimum per le missioni d'interdizione a bassa quota. Eppure, la capacità di queste macchine venne davvero migliorata al meglio: i missili ASMP, il radar Antelope V, un completo set di ECM interne nonostante le piccole dimensioni della cellula hanno reso il Mirage 2000N un vettore d'attacco notevolmente temibile.

Il COTAM era invece il comando per il trasporto aereo, infatti significa Commandement du Transport Aérien Militaire. Aveva ben 320 apparecchi che vertevano dal SAR al trasporto VIP. Il comando era a Villacoublay, Versailles.

I reparti erano:

  • 60ème ET, Villacoublay e Roissy con:
    • ET 1/60, con i Mystère, Puma, Alouette
    • ET 2/60, 'Esterel' con i DC-8
  • 61ème ET, Orléans:
    • ET 1/61 'Tourraine' con i C-160
    • ET 2/61 'Franche-Comte' con i C-130
  • 64ème ET, Evreux, con il solo 1/64 'Bearn' con i C-160NG
  • 65ème ET, Villacoublay:
    • ET 1/65 'Vendome' con i Nord 262
    • ET 2/65 'Rambouillet' con i Mystere 20
  • 67ème Hélicopteres (EH) basati a Caseau, Metz, Villacoublay e Apt:
    • EH 1/67 'Pyrénèes'
    • EH 2/67 'Valmy'
    • EH 3/67 'Paris'
    • EH 4/67 'Durance'
    • EH 5/67 'Alpilles'

I gruppi da trasporto oltremare ETO:

  • 55ème in Numea e Nuova Caledonia
  • 58ème A Pointe-à-Pitre
  • 82ème in Polinesia
  • 88ème a Gibuti

Questa potente forza da trasporto era limitata essenzialmente dal fatto che solo una parte dei C-160 fosse dotata di sonda per il rifornimento in volo, i 22 C-160NG, che assieme ai C-130H, disponibili solo in 10 esemplari, erano gli unici aerei da trasporto tattico con autonomia di oltre 4000 (anzi, fino a 6.000) km.

Durante le operazioni nel Golfo, durante il periodo 3 Agosto 1990-28 febbraio 1991 con 1.276 missioni per 10.070 ore di volo, trasportando 20.489 passeggeri e 10.541 t di merci.

Infine gli organi di supporto: CEAA, CTAA e GA.

Il CEAA era basato a Tours e comandato dal Gen. Gouyon. La sigla significa Commandement des Ecoles de l'Armée de L'Air e con i suoi 18 centri d'addestramento e scuole, capaci di erogare corsi per 50 diverse specializzazioni se non di più, era possibile addestrare 1600 ufficiali di cui 1200 di complemento, 170 piloti e navigatori, 1800 specialisti a terra ogni anno. Le basi erano Salon de Provence per la scuola aerea militare, Cognac per l'addestramento basico, Tours per i piloti da caccia, Avord per quelli da trasporto, Tolosa per i navigatori.

Il CTAA, Commandement des Transmissions de l'Armée de l'Air era retto dal gen. Bernier, sede a Villacoublay e dotato essenzialmente di una potente rete radio a microonde chiamata AIR 70, continuamente migliorata, resa più efficace per resistere alle ECM e usata per trasmissioni dati in fonia e digitali.

In caso di guerra c'era da aspettarsi anche pesanti attacchi contro le installazioni aeroportuali, statiche e vulnerabili ad un'azione anti-aviazione, specie se condotta con missili balistici, e allora il GA, comandato dal gen. Cyssau, era incaricato di riparare le piste o anche di edificarne e ingrandirne, bonificando ordigni inesplosi e mine. Non sono molte le aviazioni dotate di un'apposita organizzazione per questo genere di riparazioni, ma l'A de l'A lo era.

E per il futuro? A parte le consegne dei Mirage 2000, specialmente gli 'N' e ancor più gli 'D', le prospettive erano legate sopratutto al Rafaele. In effetti macchine piuttosto vecchiotte come i Jaguar o obsolete come i Mirage III non erano a lungo mantenibili in condizioni di prima linea contro nemici particolarmente agguerriti, anche se i francesi hanno dimostrato di saperle usare bene: nel Golfo, mentre i Tornado, F-16, AV-8 hanno subito perdite non indifferenti i Jaguar sia inglesi che francesi hanno compiuto centinaia di missioni senza nemmeno una perdita, neppure per incidente. I Rafaele erano previsti per il 1996; ma la fine della Guerra fredda avrebbe portato ad un ritardo generalizzato per questa generazione di macchine della tardissima Guerra fredda, che nemmeno hanno fatto in tempo a conoscere. I tagli hanno visto in pericolo lo stesso programma di trasformazione, molto utile in verità, dei Mirage F.1 in cacciabombardieri moderni allo standard CT, di cui però 14 macchine sono state cancellate. I Mirage 2000 sono stati pure decurtati: nel 1991 ne dovevano essere consegnati ben 29, ma poi si è ridotto il totale 16: 8 N e 18 DA e riduzione degli ordini da 28 a 24 aerei per gli anni successivi.

Nel frattempo l'organico aveva una contrazione del 5%, ovvero nonostante fosse mastodontica, l'A de l'A del 1991 era inferiore numericamente agli anni precedenti, quando sfiorava le 100.000 persone.

La riorganizzazione già prevista tendeva a ridurre il numero degli aerei dalla forza di prima linea di ben 450 velivoli. Organizzazione rivoluzionata, forse in quanto si capì che era davvero troppo 'settorizzata' per riuscire ad essere efficiente in relazione alle risorse disponibili (pur essendo l'A de l'A una delle maggiori aviazioni d'Europa, e l'unica con un contenuto 'nazionale' pressoché al 100% ).

La FAS avrebbe visto anzitutto la logica avocazione di tutto il potenziale nucleare dell'Aeronautica: questo significa anche i Mirage 2000N e i Jaguar con le AN52 (sì, all'epoca questi aerei avevano anche la funzione di attacco nucleare tattico) che significava in tutto 45 aerei.

In compenso, sciogliendo niente di meno che il potenziale aereo del CAFDA per fornire i caccia al comando tattico, la FATAC avrebbe disposto di 390 aerei di prima linea anziché 270, diventando a tutti gli effetti una vera 'Aviazione tattica completa' e lasciando il ruolo del SAC americano alla sola FAS (benché anche i cacciabombardieri del TAC, a dire il vero, hanno capacità nucleari). Il CAFDA sarebbe rimasto nondimeno in piedi, ma gestendo solo i sistemi antiaerei e gli AWACS.

Quanto ai Rafaele, il primo di queste macchine semi-stealth volò il 4 luglio 1986 come prototipo e lo sviluppo procedette velocemente sfruttando il vantaggio delle 'linee interne' rispetto alla complicazione e all'incertezza del consorzio quadrinazionale dell'EFA, a cui pure la Francia all'inizio aderì. Ne uscì perché l'EFA era un poco troppo grosso per ottenerne un caccia navale per la Marina francese, anche se in realtà era più che altro una questione industriale e al dunque, per ottemperare le varie specifiche, anche il Rafaele è 'cresciuto'. Inizialmente l'aereo che volò aveva un compito sperimentale e 2 motori F404 americani, come nel caso dell'F-18 Hornet, e solo dal gennaio 1990 arrivarono gli SMECMA M88-2 da 4.970-8879 kgs. La versione di serie avrebbe dovuto essere nota come Rafaele C con radar RBE-2 della CSF e Dassault Electronique, nonché missili MICA. Il 29 ottobre 1990 venne presentato il caccia Rafaele C 01, primo di 4 ordinati per l'A de l'A. In seguito sarebbero arrivati gli altri, ma questo sarebbe servito inizialmente per le prove di accoppiamento tra comandi e motori, tra le altre cose. Il biposto, previsto nel 1992 era il B 01 e poi successivamente la versione di serie C 02. L'A de l'A prevedeva ben 250 aerei al costo di 240 milioni di franchi. Previsioni formidabili, ma destinate a ridursi in numero e aumentare in costo e nei tempi di consegna, previsti per il 1996 (come per l'EFA, del resto..). A conti fatti, sarebbe stata sopratutto la Marina ad avere la precedenza data l'obsolescenza degli F-8 e S.Etendard (e la minaccia concreta di passare all'F-18..) mentre l'Aeronautica avrebbe potuto ancora contare sui Mirage 2000, caccia moderni e capaci nonché numerosi a sufficienza per una intera aviazione.

Questi apparecchi, assieme ai Jaguar e ai Mirage F.1CT e CR avrebbero costituito la forza dell'A de l'A per il resto del decennio, nel bene e nel male visto che i programmi sarebbero stati poi drasticamente rivisti al ribasso dopo la fine della Guerra fredda.


Daguet

La partecipazione francese alla Seconda guerra del Golfo fu complessa e molto consistente. Di fatto, vennero mobilitati grossi quantitativi di mezzi terrestri, navali e aerei. Tutto questo si riferisce all'articolo in nota: [2].

La base di Al Ahsa era in realtà solo un piccolo aeroporto vicino a Hofuf, a circa 100 km da Dhahran, zona orientale della penisola arabica. Qui venne inviata una forza di 8 Mirage 2000 della 5 Escadre di Orange, poi 6 Mirage F.1CR della 33ima, e 8 Jaguar della 11ima. Il minimo indispensabile per scongiurare l'attacco all'Arabia Saudita, effettivamente un territorio assai vulnerabile e con poco personale addestrato per i sofisticati sistemi d'arma comprati dai petroldollari. Il supporto logistico venne assicurato da 4 KC-135F della 93ima Escadre. Ma dopo questo primo, provvisorio schieramento la forza totale dell'A de l'A è cresciuta di molto cno 6 F.1CR e 10 piloti, 14 Mirage 2000 con 24, 27 Jaguar e 42 piloti, infine aggiunti anche 2 Puma per il SAR. In tutto questa piccola aviazione arrivava a 63 apparecchi e 1500 uomini, che nondimeno erano solo il 10% del totale impiegato dai francesi durante Daguet. Se per esempio l'Italia schierò alcune navi e una squadriglia di Tornado, la Francia non si limitò a pochi carabinieri per la sorveglianza a terra, inviò una forza a livello di divisione leggera. Per quello che riguarda la difesa di Al Asha, era data anche da cannoni da 20 mm binati, missili Crotale e i nuovissimi Mistral. La base araba era tutt'altro che ben attrezzata, con un paio di costruzioni con condizionamento dell'aria in cui furono prontamente alloggiati i piloti. Il bisogno poi aguzzò l'ingegno e poco alla volta la base divenne assai ben attrezzata, ma tutto quell'insieme di aerei era vulnerabile nondimeno ad eventuali attacchi, non essendovi hangar ma solo alcuni ripari realizzati sopratutto per rendere possibile la bonifica degli aerei in caso di attacco NBC. I Mirage F.1 si sono messi in evidenza per le missioni d'addestramento che hanno prodotto la perdita di un aereo durante uno di questi voli; però paradossalmente anche gli irakeni avevano lo stesso tipo di aereo e nonostante le meraviglie degli IFF moderni nei primi giorni i piloti vennero ordinati di non prendere parte a nessuna missione, cosa decaduta solo dal 26 gennaio. I caccia francesi entravano in azione, sia i Jaguar che i Mirage F.1 con un paio di bombe da 250 kg sotto ciascuna ala, serbatoio ventrale, pod ECM. Nel caso dei Mirage F.1CR, veri e propri caccia multiruolo, era possibile anche utilizzare due missili R.550 per l'autodifesa alle estremità alari, ma i Jaguar francesi non avevano i piloni sopra l'ala come i similari inglesi. In questo caso dovevano utilizzare solo un pod ECM sotto un'ala e un missile R.550 sotto l'altra. Ma se non altro avevano ancora il paio di cannoni DEFA cosicché vi erano 2 cannoni e un missile anziché due.

I missili e le bombe guidate erano solo presenti per i Jaguar, all'epoca gli unici vettori di armi guidate convenzionali aria-terra dell'Armée (ovvero un modo per escludere sia i missili ASMP che gli Exocet dell'Areonavale) avevano bombe laser e missili AS-30L, ma per i piloti e gli avieri il caldo non era di poco conto. La legge islamica non permetteva l'uso di alcool, ma i militari francesi avevano un grosso vantaggio su tutti: mangiare bene. Le razioni di combattimento le riservavano solo nelle emergenze, almeno per questa base dell'A de l'A. Nel frattempo gli americani erano costretti a problemi sanitari non indifferenti con centiania di casi di salmonellosi e anche di botulismo, o nel migliore dei casi, si facevano fare la 'spesa' da casa. Per gli avieri francesi, 81 del personale tecnico di 7 specialità diverse, avevano sopratutto da fare i conti con la sabbia, finissima, polverosa, che si insinuava dappertutto e l'abitacolo doveva essere pulito con un potente aspirapolvere.

Una delle primedonne della partecipazione della Francia alla guerra fu la DAM, Division Aéromobile che si fa perno sull'ALAT, ovvero l'Aviation Légére de l'Armée de Terre. Nel seguirne l'attività ci si riferisce ad un'unica fonte [3]. Il rischieramento iniziò in terra saudita già con la partenza, il 13 Agosto 1990, della CLEMENCEAU, il COLBERT e la nave da rifornimento VAR. Da Tolone si spostarono fino a Gibuti il successivo 22 agosto. La portaerei non era però in assetto da 'combattimento', ma nella configurazione PA2 che significa 'configurazione portaelicotteri', in effetti trasportava a bordo, stipati nel suo hangar ben 12 elicotteri Puma medi e 30 Gazelle leggeri, per la maggior parte appartenenti al 5ème RHC che normalmente era di stanza a Pau, Sud Est della Francia. La missione a cui partecipavano era chiamata 'Salamandre'.

Dopo un acclimatamento rapido e un programma d'addestramento per le condizioni desertiche, la portaerei partì con gli elicotteri per Fujayrah, Stretto di Hormuz. Seguirono altri 10 giorni di esercitazioni con le forze degli Emirati Arabi Uniti, decollando direttamente dalla portaerei. Naturalmente tutti gli elicotteri erano stati modificati per avere un rotore ripiegabile, e ogni mattina 30-40 elicotteri decollavano in ondate 10 -15 dal ponte della grande nave e andavano ad addestrarsi alle tecniche di rifornimento rapido di missili HOT e caricatori di cannoni da 20 mm. Dopo un'altra sosta di 3 giorni nelle acque del Sultanato di Oman la nave avrebbe raggiunto il Mar Rosso, nel porto saudita di Yanbu, il 23 settembre. Questo non fu la prima forza francese ad arrivare in Arabia Saudita, perché vi erano anche 2 Gazelle e 4 Puma ad aspettarli, che da metà settembre erano presenti grazie al trasporto con Boeing 747 cargo dell'Air France.

Nel frattempo arrivò anche il reparto comando del 5 RHC e una compagnia rinforzata del 1er Régiment d'Infanterie (RI) della DAM per la ricognizione avanzata e il combattimento anticarro, essendo la 1ère CECAC (Compagnie d'Eclairage et de Combat Anti-Char). In tutto vi eranoquindi già 48 elicotteri presenti alla fine del mese in Arabia Saudita. Il 26 settembre vennero schierati nel nord dell'Arabia, presso il King Khaled Military Camp. La distanza di oltre 1000 km venne comperta in 6 ore con 3 rifornimenti intermedi (davvero gli elicotteri non sono famosi per l'autonomia, e quelli francesi non avevano alcuna sonda per il rifornimento in volo e nessun serbatoio ausiliario). In questo modo partirono da una base troppo distante per eventuali attacchi irakeni e si schierarono attraverso la penisola arabica raggiungendo il Golfo Persico.

Nel frattempo erano giunti aerei dell'Aeronautica e navi della Marina come i caccia DUPLEIX e MONTCALM, la fregata PROTET e la corvetta COMMANDANT DUCUING. Queste navi partecipavano all'embargo contro l'Irak organizzato, per la Francia, con l'Operazione 'Artimon'.

A quel punto, con l'arrivo anche di una brigata rinforzata di fanteria il nome dell'operazione francese cambiò, diventando 'Daguet', un nome poco significativo (significa 'cerbiatto'), ma i francesi avrebbero dimostrato tutt'altro che una presenza leggiadra nei mesi successivi. In ogni caoso, il 31 ottobre arrivarono altri 24 elicotteri che si aggiunsero ai 48 già presenti, e riuscirono a precedere lo schieramento di caccia francesi ad Al Ahsa, di poco successivo. Certo, erano forze considerevoli, ma nondimeno, questo 'build up' si stava completando mesi dopo l'invasione irakena del Kuwait. Sebbene gli irakeni non erano intenzionati ad invadere l'Arabia, ma lo schieramento iniziale era tanto esile che sarebbe servito solo a mostrar bandiera.

Al 4 novembre 1990 erano presenti 72 elicotteri francesi: 54 Gazelle ripartiti in ben 6 squadriglie: 1 e 2 da ricognizione (SA-341 e 341L), 3,4,5 e 6 (SA-342M), nonché 18 Puma sulle squadriglie 7 e 8 per il trasporto e il SAR.

Al gennaio 1991 l'Operazione Daguet vedeva una divisione rinforzata pluriarma con fanteria su VAB, artiglierie TRF-1 da 155 mm, blindo AMX-10RC, carri AMX-30B2 e ulteriori rinforzi da parte dell'ALAT. Questa arrivò a ben 126 elicotteri: 88 Gazelle di cui circa 70 del tipo 342M con 4 missili HOT, e il resto SA 341 o 342L con cannone da 20 mm. Gli altri elicotteri erano una trentina di SA-330 Puma di cui 12 modificati per il SAR. Altri elicotteri erano una decina di Lynx, armati con missili AS-12, della Marina.

Di questo schieramento non vi erano più parte gli uomini del 5 RHC, rimpatriati il 15 dicembre, ma gli elicotteri erano rimasti sul posto. In tutto vi erano i reggimenti 1 e 3 appositamente formati per l'emergenza, almeno con quell'organico, da reparti della DAM e altri come il 1, 2, 3, 4, 6 e 7 RHC.

L'addestramento sul deserto non era, nonostante gli ampi spazi disponibili, facile. Il fenomeno delle riflessioni anomale è un problema non da poco se si vola a 200 kmh a pochi metri, il caldo causa riverberi strani, la sabbia riduce la visibilità. Ma sopratutto la sabbia saudita, leggerissima ma dura, quarzosa, capace di rovinare la trasparenza del plexiglas, addirittura scartavetrare i piloni e altre superfici, ma sopratutto erodendo i rotori nei loro bordi d'attacco. L'esperienza dimostrava che il deserto era il peggior nemico degli elicotteri, effettivamente macchine delicate e sensibili all'usura rispetto agli aerei. I francesi avevano già esperienza riguardo questo tipo di ambiente, grazie alle esperienze chadiane, e poi i Gazelle erano stati venduti anche all'Irak, che li ha impiegati per anni contro l'Iran.

Gli elicotteri francesi hanno adottato quindi delle modifiche sia materiali che di tattica: per esempio l'atterraggio era eseguito direttamente, senza hovering finale per non sollevare la maledetta polvere del deserto. I rotori avevano un bordo d'attacco protetto con il nastro isolante, mentre le aree d'atterraggio vennero coperte da superfici di tela. Anche così la manutenzione era onerosa, ma i Gazelle erano tanto semplici che non era eccessiva. Gli Apache, invece, avevano entrambi i motori lavati con acqua corrente tutti i giorni. I filtri antisabbia erano utili, ma non necessariamente sufficienti per quel tipo di sabbia. Inoltre si intasavano facilmente, mentre le batterie riducevano la vita utile in maniera considerevole col caldo del deserto. I motori, poi, si ritrovavano una perdita di potenza non indifferente col l'aria calda e rarefatta.

Nondimeno, oltre a 'sopravvivere' gli elicotteri francesi vennero aggiornati, anche se questo significava aggiungere peso. Gli SA 341, in genere armati con un cannone da 20 mm, non erano provvisti di un sistema di navigazione sofisticato come il NADIR degli SA 342M, limite non indifferente per elicotteri che avrebbero dovuto essere dei mezzi d'esplorazione per le macchine controcarro. Così arrivarono i GPS, ma arrivarono anche per diversi elicotteri le camere termiche CHEOPS, lanciatori di chaff e flare, e seggiolini in kevlar per gli equipaggi. L'addestramento continuava in maniera intensiva: nel deserto era possibile vedere un bersaglio a 16 km, ma l'identificazione era possibile solo a 2 km.

Per attaccare i bersagli previsti vennero messe a punto le tecniche ottimali con 5-7 elicotteri operanti su di una linea di 1500 m, con due Puma che seguivano a 500 per compiti SAR. Gli elicotteri francesi non avrebbero dovuto entrare in azione per recuperare gli elicotteristi caduti, ma avrebbero recuperato il pilota di un F-16 durante la guerra. Questa, scoppiata il 17 gennaio 1991 vide l'ALAT pronta a muovere a Rafhna, circa 30 km dal confine irakeno, assieme alle forze terrestri francesi, che cooperavano col XVIII Corpo d'Armata dell'US Army.

Per quanto riguarda le Forze terrestri [4], le prima unità giunsero il 29 settembre, sbarcando presso il terminale petrolifero di Yambu, sul Mar Rosso. Inizialmente arrivò una brigata, ma alla fine divennero una divisione leggera, grazie anche alla base logistica di Gibuti. Detto degli elicotteri e aerei, vi era da mensionare la cavalleria corazzata, con le blindo pesanti AMX-10RC. Queste erano appena meno possenti delle Centauro italiane, tanto per dare un'idea; ma le Centauro entrarono in servizio solo l'anno dopo, mentre le AMX-10RC erano un mezzo già in linea da anni in oltre 300 esemplari, come degne sostitute delle blindo pesanti EBR-75 che avevano una minore autonomia essendo a benzina, ed erano armate con la torretta oscillante dei carri AMX-13. In tutto vi erano:

  • 3 battaglioni con gli AMX-10RC. Queste unità di cavalleria blindata avevano anche 40 VAB con il potente sistema missilistico controcarreo HOT in torretta lanciamissili speciale, e le piccole blindo Sagaie con cannone da 90 mm, che con una ventina di mezzi componevano gli elementi di un quarto battaglione.
  • A parte questi elementi di punta con qualcosa come 180 veicoli da combattimento ruotati tra blindo medie e pesanti, e veicoli lanciamissili, vi erano 2 battaglioni di fanteria motorizzata su VAB e un battaglione di fanteria aeromobile.
  • Inoltre vi era un battaglione d'assalto del genio con VAB, ma anche missili controcarri e veicoli speciali.
  • Infine era presente un battaglione di artiglieria con 36 obici da 155 mm.
  • Tutto questo era coordinato da un Q.G. con supporto logistico, compagnie di specialisti per la guerra elettronica, unità per la protezione del comando, trasporto, mediche, polizia militare.

In tutto vi erano 140 blindo, 36 artiglierie pesanti, 250 VAB (delle migliaia presenti nell'Armée), migliaia di veicoli di ogni sorta che variavano dalle piccole jeep P4 ai camion pesanti TRM4000 da 10 t di capacità. In tutto la divisione leggera, chiamata come l'operazione in tutto DAGUET era ben differente da quella schierata dagli inglesi con l'operazione 'Granby'. Infatti gli inglesi schierarono un'unità pesante con i Challenger, ben diversa dalla divisione leggera francese. Nei fatti entrambe si dimostrarono efficaci, anche se per affrontare il grosso delle forze irakene erano necessari i mezzi pesanti delle unità anglo-americane, mentre i francesi potevano combattere battaglie aeromobili veloci contro obiettivi strategici ma non molto difesi.

Quanto alle navi ne vennero mobilitate in tutto una quindicina: le fregate (o caccia) 'Montcalm', 'Dupleix', 'De la Motte-Picquet', ma anche la nave d'assalto anfibio 'Foudre' che avrebbe avuto essenzialmente il compito di nave ospedale. Non mancavano alcuni sottomarini nell'Oceano Indiano. Dopo avere trasportato elicotteri, la FOCH e la gemella CLEMENCEAU erano entrambe pronte a Tolone con i Super Etendard.

I Legionari francesi, nemmeno a dirlo, erano una forza preminente in questo schieramento, con oltre 2500 uomini in 3 battaglioni: il 1 REC, 2 REI, e 6 REG. Il primo di questi reparti era basato a Aubagne, dov'era anche il comando dell'intera Legione Straniera, nonché la sede amministrativa. Inizialmente schierate ad Hafar Al Batin vennero poi spostate a Miramar, mentre il governo francese tentava le vie diplomatiche per evitare il peggio. Nel frattempo, in questa 'Drole du guerre' entrambi gli schieramenti tentavano di eseguire ricognizioni terrestri come i CRAP (Commandos aeroportati, ma 'crap' in inglese dev'essere stata una ben risibile sigla..) e quelli del 1 RPIMa e 13 RDP (specializzati, in entrambi i casi nella raccolta di informazioni). Nel frattempo la Legione straniera era impegnata in azioni difensive pattugliando a difesa delle proprie installzioni; non era facile, i beduini del deserto spesso nascondevano dei commandos irakeni. Il 2 febbraio vi fu di sicuro un conflitto a fuoco che vide gli irakeni ritirarsi dopo avere subito alcune perdite. La vittoria venne ottenuta da elementi del 2 REI e 1 RHP. Il 12 venne catturato un disertore irakeno che fornì indicazioni utili per distruggere una quindicina di avamposti irakeni al confine. Oramai la guerra era scoppiata da settimane. La DAGUET era posta sotto comando del 18imo Corpo aerotrasportato del Gen. Gary Luck, ma il Gen. Janvier aveva a sua volta il comando la 2a brigata dell'82ima Divisione. La forza schierata per le operazioni era suddivisa in tre gruppi: sul lato est dello schieramento vi era il 4° Dragoni con i carri AMX-30B2, il 3° RIMa/RICM (fanti di marina), 4° RHC (elicotteri d'attacco). In avanguardia vi era un distaccamento del 6° REG e del genio per sgomberare la strada dalle mine e ostacoli. Al centro vi era la 2a Brigata americana, comandata dal Col. Rocoz e con un distaccamento di scoperta del 6 REG. Il lato ovest era assegnato al gruppo Rosso (il lato E era presieduto dal 'gruppo verde') con il 1 REC, 2 REI, 6 REG, 1 Spahis, uno squadrone RICM, componente di artiglieria dell'11 imo RAMa, e quella del 210imo battaglione di artiglieria americano, oltre infine al 3 RHC di elicotteri.

Dopo avere conquistato un saliente alto circa 35 m da parte del 2 REI, alla cui sommità vi era un fortino irakeno. Questo era l'obiettivo 'Natchez', che venne occupato già alle 15 del 22 febbraio, ben prima dell'inizio dell'offensiva terrestre. I francesi del 3o plotone della 4a compagnia del 2o REI furono i primi della Coalizione ad invadere l'Irak. Arrivarono con i VAB, poi giunsero i rinforzi. Ad un certo punto arrivò in una nube di polvere un veicolo irakeno, che però non offrì resistenza: anzi, vennero per negoziare la resa.


Dalle 13 del 23 febbraio i francesi erano entrati nel territorio irakeno di almeno 10 km, e occupavano stabilmente il saliente del fortino e i dintorni. Il 24 febbraio 1991 iniziò l'offensiva generale verso As Salman e il suo aeroporto, nonché il nodo stradale di grande importanza. Il 6 REG partì in avanscoperta e trovò molti soldati irakeni che erano letteralmente terrorizzati, nelle loro buche avevano passato settimane tanto che uno di loro venne fuori solo dopo che i francesi accettarono di deporre le loro armi. Del resto, all'epoca le truppe di confine irakene erano talmente debilitate, che alcuni soldati si arresero persino ad una troupe del Tg3.


Nella zona chiamata 'Rochambeau' venne incontrata una resistenza molto maggiore, con carri interrati che aprirono il fuoco contro i francesi. Questi risposero con mortai da 81 mm, carri AMX-30Bs, ed elicotteri. Alle 14.00 la resistenza cessò e 1000 soldati di 3 battaglioni irakeni si arresero.

Il Gruppo Verde continuò ed espugnò la cittadina di As Salman, dov'era il QG della 45ima divisione irakena, conquista pagata con solo 2 morti e 24 feriti del REG, durante uno scontro a fuoco in una prigione fortificata.

Ad Ovest, nel frattempo, venne occupata un crocevia chiamato Polluce a 20 km dal confine, partendo alle 5.30 e arrivando alle 7.30 con 2 squadroni del 1 REC. Abbatterono anche un drone, cosa molto singolare visto che non pare che gli irakeni ne avessero (sarà stato americano?). Poi arrivarono ad un obiettivo chiamato Orange 1 a 8 km ad Est di 'Polluce'. Poi passarono ad un altro obiettivo chiamato 'Orange 2'. ad 8 km dal primo. Dopo uno scontro attorno alle 10.00 con alcune forze irakene venne ripresa l'avanzata verso Castor', un altro obiettivo. Dopo queste azioni iniziali, il giorno dopo venne attaccato l'aeroporto di As Salman, una base aerea molto moderna nel mezzo del deserto. L'operazione iniziò con una tempesta di sabbia che mise a terra gli elicotteri. Dopo le 11.00 venne ordinato di conquistare la base. Il raggruppamento era costituito da 3 gruppi con altrettanti squadroni corazzati del 1 REC, compagnie di fanteria del 2 REI e plonti d'assalto del 6 REG, oltre ad una forza di 5 plotoni controcarro del 2 REI, un gruppo di supporto con 2 plotoni di mortai pesanti da 120 mm, un gruppo con sistemi VAB-HOT del 1 REC e uno squadrone corazzato sempre della stessa unità.

Vennero lanciati attacchi con i Gazelle e gli A-10 americani, l'artiglieria sparò a partire dalle 15.30 e lo squadrone con gli HOT lanciò 12 missili contro i cannoni antiaerei. Il Genio aprì brecce con i reticolati, poi bonificò la zona da ordigni inesplosi, specie i CBU alleati. Alle 16 i gruppi d'attacco francesi iniziarono l'assalto finale, avanzando contro gli shelter e gli edifici vari, e alle 17.00 venne attaccato un deposito munizioni da parte del gruppo 2 e una cannonata da 105 di un AMX-10 lo fece esplodere, cosa che continuò per gran parte della notte. Poi le truppe sui VAB rastrellarono la base e le sue gallerie sotterranee. Il crocevia lì vicino venne occupato poco dopo e un plotone di T-69 irakeno venne messo in fuga, dopo essere stato colto di sorpresa. Con la notte piccoli gruppi di irakeni scapparono, e alcuni vennero catturati dai francesi, che il giorno dopo erano in marcia verso un altro obiettivo, 'Cajun', e a mezzogiorno percepirono di essere sotto attacco da parte di una forza irakena, forse della vicina 54ima divisione. Ma era solo uno scherzo della tempesta di sabbia, che stava imperversando in maniera massiccia al momento.

IN tutto, durante la missione Daguet vi furono solo 2 legionari uccisi. Avrebbero terminato la loro missione solo nel giugno 1991 con il ritorno a Tolone dell'ultima portacontainer francese. Il 6 REG sminò Kuwait City subendo 2 morti per esplosioni accidentali. Era finita così la missione Daguet.

Da ricordare l'intensa attività delle unità speciali francesi, sebbene incomplete e con impegno tattico più che strategico [5]. Anzitutto, a livello tattico era ben noto il CRAP, Commandos de Recherche er d'Action dans la Profondeur, elementi scelti dei paracadutisti francesi, con compiti entro le linee nemiche di vario genere, dalla marcatura obiettivi al sabotaggio. Ogni reggimento para ha un plotone di questi uomini (almeno, questo era lo schieramento del 1991) di circa 20 elementi in 2 squadre con pattuglie di 4-6 elementi. In tutto v'erano 160 elementi di questo corpo scelto, 2 del 2 REP (Reggimento Para della Legione Straniera) e del 25imo RAP (Reggimento Artiglieria Paracadutista), 1 per il 3 RPIMa (Reggimento Ussari Paracadutisti) e 1 per il 1 RCP (Reggimento Cacciatori Paracadutisti). Sono stati i CRAP a portare l'attacco iniziale al QG della 45ima Divisione irakena, e in seguito sono stati 2 di loro ad essere uccisi da submunizioni da disinnescare in un forte ad As Salman. I CRAP sono stati poi usati per disinnescare 18 diverse ambasciate a Kuwait City.

A parte questi, vi é stato l'impiego di sette squadre del 13imo RDP, Reggimento Dragoni Paracadutisti e 5 del 1 RPIMa. L'RDP era incaricato delle ricognizioni avanzata in territorio nemico, e il secondo per azioni offensive prolungate in questo, anche in profondità. In genere l'13 RDP aveva jeep P4 con team di 4 elementi e una mitragliera da 12.7 mm. Una di queste pattuglie, all'epoca da poco dotata del rivoluzionari GPS, venne catturata già nell'ottobre 1990 in territorio irakeno da una unità similare irakena. Evidentemente già dalla prima fase dello spiegamento francese vi fu un'intensa attività dei reparti speciali francesi. Ma questi non finiscono qui: la Marina era presente con gli incursori del Commando 'Hubert' de del Commando 'Trepel', che agivano spesso con i SEALS americani e gli SBS britannici. Ma nemmeno questi reparti completano il totale: la costellazione delle unità 'speciali' comprendeva anche la 11 CHOC, incaricata di mantenere un controllo con diverse squadre, degli Alti comandi irakeni. Si trattava del personale più scelto tra tutti ed era, pare anche implicato nell'illuminare bersagli a Baghdad per gli F-117 americani (cosa non tanto plausibile, a dire il vero, ma tanto è stato dichiarato e se ne prende atto). Pare che fossero anche implicati nella (disastrosa) sollevazione kurda in Irak, subito dopo la guerra. Quando le cose hanno preso una brutta piega, sono stati fatti discretamente esfiltrare. La loro attività si sarebbe giovata, caso unico tra gli Alleati anti-Saddam, anche della collaborazione con i potenti servizi segreti siriani.


L'offensiva generale terrestre iniziò solo 40 giorni dopo gli attacchi aerei [6] con 3 azioni simultanee: attacco frontale verso E da parte dei Marines e i Sauditi, manovra di sfondamento da parte del VIIimo dell'US Army, panarabi e britannici del settore centrale con conversione ad E verso il Kuwaits per gli inglesi e verso NE per gli americani, diretti a Bassora. Infine vi fu un attacco in profondità verso Ovest da parte del XVIII C.dA USA, con direzione Nasyria e Bassora dopo la conquista di Al Salman che ha visto anche l'uso di ben 460 elicotteri per portare 3000 soldati della 101ima Divisione 113 km dentro l'Irak, in una posizione chiamata in codice 'Cobra'.

I francesi ebbero verso la fine di Gennaio la loro missione riguardo l'offensiva terrestre: avanzata sulla base aerea di As Salman, attacco verso la frontiera tra Irak e Kuwait, protezione del fianco sinistro dell'attacco alleato. Così si arrivò al 21 febbraio 1991 quando gli elicotteri varcarono per la prima volta il confine irakeno, erano quelli della 1 e 6 squadrglia del 3 RHC per colpire un centro di comunicazione shelterizzato, distrutto in pochi minuti con missili HOT e cannoni da 20 mm, mentre una pattuglia di elicotteri del 1 RCH eseguiva una ricognizione. Il 22 febbraio elicotteri della 1 e 4à DHC lanciarono 11 HOT contro un posto di frontiera irakeno.

Dopo queste azioni preliminari, alle 17 del 23 febbraio 1991 erano pronte per l'offensiva generale, che sarebbe scattata il giorno dopo. Già nella notte i legionari del 2ème Règiment Etranger d'Infanterie (REI) occuparono le posizioni irakene nell'entroterra, a 5 km dal confine. Era l'obiettivo noto come 'Natchez'. Inoltre, sempre durante la giornata del 23 vennero lanciate parecchie incursioni controcarri da parte degli elicotteri francesi.

Il 24 scattò l'operazione 'Principesse de Clèves'. L'asse di penetrazione era denominato 'Texas' e vi erano due raggruppamenti della 'Daguet' che avrebbero avanzato sui lati di questa direttrice. Il raggruppamento Ovest era concomitante col XVIII Corpo statunitense, e contemplava la presenza del 1 Reggimento Spahis (RS), 2o Reggiment Etranger de Infanterie (REI), 1 Regiment de Cavalrie (REC), 11ème Règiment d'Artillerie de Marine (RAMa). Il Raggruppamento Est aveva spazio fino alle posizioni occupate dalla 24ima Divisione meccanizzata americana. Qui vi erano il 4 Reggimento Dragoni (RD), 2 compagnie del RICM (Règiment d'Infanterie Chars de marine), il 6ème Règiment Etranger de Gènie(REG). I reggimenti RHC erano il 1° per il raggruppamento Est, e il 3° ad Ovest.

Alle 5.30 iniziò l'offensiva, con il supporto anche della 2a Brigata della 82ima divisione aeroportata. Di fronte i francesi e gli americani avevano la 45ima Divisione di fanteria, al comando del Gen. Zadibi, forte di 10.000 soldati.

Prima di tutto vennero occupati i capisaldi attorno al nodo stradale di As Salman, chiamato obiettivo White, e distante oltre 150 km dal confine, e al tempo stesso proteggendo i fianchi del XVIII americano da eventuali contrattacchi irakeni. Una brigata di fanteria con 16 elicotteri Gazelle dell'1 RHC si presentò davanti all'obiettivo e vennero sparati 30 missili HOT e centinaia di proiettili da 20 mm contro blindati e bunker. Poi nel pomeriggio venne occupato un altro obiettivo, il Rochambeau' dai Marsouins della 3ème RIMa e dai paracadutisti dell'82ima americana, con il supporto di 44 carri armati AMX-30B2 della 4ème RD e gli AMX-10RC del RICM. La fanteria vide i trasporti VAB del 2ème REI oltrepassare 'Rochambeau' e puntarono su As Salman, appoggiati dagli AMX-10RC del 1er RS e 1er REC.

Una concentrazione di mezzi ad As Salman venne attaccata dagli elicotteri della 1 RHC distruggendo artiglierie da 122,carri Type 59, trasporti truppe. Anche questo obiettivo, chiamato in codice 'Chambord', venne distrutto in pochi minuti. Il 25 febbraio venne attaccato l'aeroporto di As Salman, prima dai Gazelle che, stando fuori tiro, lanciarono i missili HOT contro le postazioni di cannoni da 14.5 e 23 mm. Erano gli elicotteri della 4 squadriglia del 3 RHC. Poi vebbero avanti, dalle 11, il 1 REC e il 2 REI, attaccando da Est, mentre il 1 RS colpiva l'obiettivo 'Bordeaux' tra As Salman l'aeroporto omonimo. Oltre agli elicotteri vennero impiegati con successo anche i blindati e in particolare gli AMX-10RC, nonostante la loro leggera protezione. Gli AMX spararono 600 colpi da 105 mm. Ad un certo punto, entrarono dentro l'aeroporto nonostante che i cannoni antierei potevano, se fossero stati intatti, causare gravi danni. Ad un certo punto la resistenza irakena si era trovata a difendere il deposito principale dell'aeroporto, ma questo venne colpito da una cannonata e saltò in aria fragorosamente.

I Gazelle continuarono l'attacco, inclusi quelli armati col cannone da 20 mm che attaccarono a volo radente, nonostante i rischi dell'avvicinarsi sull'obiettivo. Su di una collina vi era il QG della 45ima, vicino all'aeroporto, e venne investito da uno squadrone del 4ème RD dopo una scarica di HOT lanciati la mattina dagli elicotteri del 3ème RHC, che però il pomeriggio furono messi a terra per una tempesta di sabbia. All'alba venne conquistata la base in maniera definitiva da parte dei Marsuins del 3 RIMa. Vennero trovati grossi quantitativi di armi e documenti, ma non aerei: erano già volati tutti in Iran.

Così, in meno di 36 ore la missione era compiuta: penetrare di 150 km in Irak e occupare sia il nodo che l'aeroporto di As Salman. I carri americani avrebbero potuto procedere oltre, grazie alla conquista di 'Texas', e andarono fino ad As Samawa e toccare l'Eufrate. Dopo questa battaglia venne continuata l'azione da parte degli elicotteri, che nonostante la loro leggera struttura erano riusciti a sopravvivere senza perdite a tutte queste operazioni, dimostrando il valore di una forza d'attacco eliportata. Mentre gli italiani ancora aspettavano l'entrata in servizio dei primi Mangusta, la cospicua forza dei ben più leggeri Gazelle era riuscita a compiere con efficacia e sicurezza la propria missione. Tra le ultime operazioni vi fu la distruzione della stazione radar di As Shubaka, colpita dai Gazelle del 3 RHC e poi demolita da un plotone del 1° CECAC, eliportato da 3 Puma per completare l'opera dei missili. Nelle successive missioni, gli elicotteri francesi si spinsero fino a meno di 20 km dall'Eufrate.

Alla fine di questo intenso impegno bellico, l'Operazione Princesse de Clèves, vide l'annientamento della 45ima Divisione irakena, con la cattura di 3000 soldati e l'occupazione dell'importante aeroporto. Vennero distrutti circa 20 carri armati, un centinaio di mezzi corazzati leggeri, autocarri (spesso erano nascosti dietro terrapieni di sabbia), 26 pezzi d'artiglieria, vennero poi catturati una decina di carri, 40 artiglierie, 70 mortai pesanti e medi, oltre 700 t di munizioni che poi sarebbero state distrutte sul posto dai genieri del 6ème REG. In tutto i francesi spararono 270 colpi da 105 mm da parte degli AMX-30B2, 290 da parte degli AMX-10RC, vennero lanciati 22 missili MILAN e sparati 560 colpi di mortai da 120 mm.

Gli elicotteri dell'ALAT lanciarono 328 HOT, di cui la maggior parte erano HOT 2. Trovandosi senza altri mezzi d'offesa, gli SA 342M erano costretti ad usare i loro 4 missili per ogni bersaglio utile, così in tutto vennero distrutti solo una ventina di carri e mezzi blindati, tra i primi essenzialmente T-59 ma anche i più potenti T-62. Per il resto vennero colpiti 40 veicoli trasporto truppe e 15 artiglierie. Solo il 3ème RHC ha eseguito 27 attacchi contro 127 obiettivi, lanciando 187 HOT e dichiarando una percentuale di successo del 68%.

Non tutto è andato per il verso giusto. Spesso i missili lanciati dagli elicotteri sono stati usati contro bersagli di secondaria importanza, spesso con un impiego compulsivo, tanto che gli americani hanno lanciato in una sola occasione oltre 100 Hellfire, prevalentemente contro autocarri. Quest'effetto sarà stato dovuto allo 'stress da combattimento', ma anche ad un addestramento tattico che col simulatore falsa la realtà, rendendola simile ad un videogame. Difficoltà anche a coordinare le forze aeree e terrestri in rapida avanzata, e nel rifornire gli elicotteri in campi di volo avanzati e vulnerabili. La presenza sulle macchine francesi di un solo tipo di arma non era certo d'aiuto nell'eseguire gli attacchi con le armi più adatte, anche se gli elicotteri operavano in formazioni miste con cannoni o missili. La validità della DAM, in ogni caso, è stata confermata dopo i risultati positivi ottenuti nelle esercitazioni in cui essa fa parte della FAR, Forza di Azione Rapida francese.

Le limitazioni e i programmi futuri sono stati pure importanti. Gli elicotteri Gazelle non potevano operare dopo il tramonto essendo solo macchine diurne, eccetto quelle equipaggiate con le CHEPOS, ma si era in attesa dello SFIM Viviane che dal 1993 avrebbe conferito una capacità ognitempo a questi elicotteri, rendendoli simili ai Kiowa Warrior americani. Venne anche sperimentato in volo l'Horizon, che nell'ambito dell'operazione 'Horus' eseguì 24 missioni tra il 3 e il 27 febbraio. Di che si trattava? di un sistema radar di sorveglianza terrestre, imbarcato su elicottero Puma (come una specie di 'E-8' dei poveri, insomma), e si trattava di un sistema molto importante, ma che era l'unico superstite del defunto e ambizioso programma 'Orchidée'. Inoltre 3 Gazelle hanno imbarcato a bordo i missili Mistral, anticipando il successivo ATAM (Air-to Air Mistral) previsto dal 1992. Il timore di errori d'identificazione, stranamente tenuto molto in considerazione per i Mirage F.1, non è stato tale per i Gazelle, che evidentemente a febbraio non dovevano temere di imbattersi negli omologhi irakeni.

In azione con gli aerei francesi

In missione col Mirage F.1

I più importanti Mirage della prima generazione erano, all'inizio del XIX secolo, ancora i CR, ma accoppiati col CT. Come si comportava la macchina in questione? Che tattiche e che addestramento erano messi in essere? Ecco una descrizione della sua operatività, oramai verso il crepuscolo della carriera[7]. Il Mirage F.1CR operava in missioni TBA (Très Baisse Altitude). Le riprese erano ancora effettuate con macchine fotografiche normali, che richiedevano la fotointerpretazione finale. I fotogrammi erano, nel caso degli scatti panoramici, di 6x25 cm con i dati del momento in cui venne scattata (posizione e distanza) la foto. Sono interpretati sopra un tavolo luminoso. Le foto sono in bianco e nero, per rendere più netti i particolari. Per misurare gli scatti venivano fatti 4 scatti di prova a terra e 8 in volo. La fase PIM sull'F.1CR era quella che consentiva l'abilitazione sull'aereo Mirage F.1B dopo 3 anni di tempo. A quel punto erano pronti per volare con l'F.1 anche a 150 m e 900 kmh, poi arrivavano le manovre acrobatiche come quelle fatte a velocità d'ingresso a 546 kmh o 830 kmh, le due velocità che consentono il migliore rateo di virata in gradi al secondo. Ma a 12 gradi di angolo d'attacco il Mirage si ritrova i comandi induriti e a 17 l'aereo arriva al massimo delle sue possibilità: oltre questo, la sua potenza non è più sufficiente per compensare la resistenza e allora perde quota inesorabilmente. IL sistema di navigazione arriva ad una precisione di 100 m sul bersaglio e sono disponibili cartine in scala 1:50.000. Per le riprese notturne, il Mirage F.1CR è dotato di una cinepresa IR Super Cyclope, raffreddata a -193 gradi con variazioni della temperatura sensibili di 0.15 gradi, ma và usato sotto i 460 m di quota sul terreno, mentre di giorno viene usata sopratutto l'OMERA 40 che consente riprese da 60 m e 1110 kmh, l'OMERA 33 invece viene usata per le riprese verticali in quota da 1500 a 6000 m. circa. Per le missioni a quota intermedie è stato utilizzato, per esempio anche sulla Ex-Yugoslavia il pod RP35P con due fotocamere fisse con focale di 600 mm, una verticale e l'altra obliqua. Per puntare la fotocamera laterale vi è un traguardo sul tettuccio, come nel precedente Mirage IIIR. Il Raphael TH è invece uno SLAR che permette di guardare lateralmente all'aereo con spazzate di 100 km di lunghezza e 40 di larghezza, ovvero 20 per ciascun lato, da usarsi sopratutto ad alta quota. Nonostante sia un prezioso asset, differentemente dalle macchine fotografiche che sono per lo più site internamente, dentro un cupolino appena dietro il radar, questo pod sporca la linea del Mirage e lo rende poco manovrabile al decollo, e spesso di difficile virata anche in volo. Dall'ottobre 1994 è in servizio anche l'eccellente pod ELINT ASTAC per la rilevazione delle emissioni radar. L'impiego è semplice, basta volare entro un 'box' a quadrilatero e registrare quanto viene rilevato dai sensori. I sensori sono utilizzabili a bassa quota o ad alta per la sorveglianza a lungo raggio. L'acquisizione dei pod PRESTO era pure importante, assieme anche a nuovi FLIR. Solo i dati dei sistemi ESM o radar erano inviabili a terra prima del rientro, ma con questi nuovi sistemi si poteva inviare i dati direttamente alla centrale operativa, mentre le missioni erano programmate prima del decollo con le consolles CINNA 3.

Il Mirage F.1CR era in generale una macchina importante perché quando entrò in servizio con l'A de l'A, nel 1984, non v'erano altri aerei con un HUD e un calcolatore balistico digitale, almeno non fino all'arrivo a ruota dei Mirage 2000. Da notare che il Mirage F.1CR, differentemente da tanti ricognitori, trova spazio, nonostante le piccole dimensioni, sia per una baia di sensori ottici interni che per i cannoni, nient'affatto rimossi. L'unica differenza con gli F.1C è la mancanza di sistemi per i missili Super R.530F prima presenti. Il calcolatore fa vedere l'equazione balistica sull'HUD, ovvero dove le bombe, razzi o cannoni cadranno a seconda di quando viene sparata l'arma. Le picchiate di 5 o 10 gradi con velocità di 926 kmh sono tra le opzioni possibili. Una tecnica migliore è stata ideata poi, con una manovra molto audace: avvicinamento a bassa quota, salita da 10 km dal bersaglio con cabrata di 30 gradi, rovesciata di 3 quarti, sgancio in picchiata di 20 gradi con il calcolatore che controlla le manovre sull'asse di rollio. Pare che la manovra di attacco con cabrata finale e poi attacco in picchiata è assai efficace contro i missili SAM sia IR che radar. Un sistema di sgancio alternativo è quello a bassissima quota, oppure quello ad alta quota con sgancio collegato al sistema di navigazione inerziale che è collegato al GPS.

Col Mirage 2000-5

Ecco come A.Nativi di RID ci illustra in un articolo (di cui si riporta il riassunto) in cui venne provato il Mirage 2000 dal noto giornalista italiano, su di un Mirage 2000-5F nel tardo 2000[8].

L'abitacolo è piuttosto piccolo per uomini d'alta statura, ma l'ergonomia è eccellente con tutti i comandi immediatamente disponibili. La consolle destra a fianco del pilota ha i controlli per i serbatoi di carburante, il sistema di navigazione Ulysse 52 e altro ancora. A sinistra si trovano i pannelli della radio, manetta del motore e altri sistemi. Frontalmente vi sono la consolle centrale con un HDD, Head Down Display, orizzonte artificiale e vari pannelli d'allarme. La cloche ha comandi HOTAS, come del resto le manette, con 9 differenti comandi disponibili più i 5 per la manetta. Da notare una particolarità notevole del Mirage 2000: non ha una APU, Auxiliary power unit ovvero un 'motorino' per far funzionare i vari sistemi, ma si avvia senza bisogno di collegamenti esterni di energia grazie alla presenza di batterie di notevoli capacità, tanto da avviare anche il motore, con una potenza di 40 Ampere/ora. Il consumo di carburante è di soli 17 kg al minuto al minimo della manetta, ma una volta scattato in avanti il Mirage al peso di 12.7 t includente anche un serbatoio da 1300 l accellera e dopo 12 secondi ruota e decolla dopo circa 700 m e a 145 nodi. L'insonorizzazione dell'abitacolo è ottima, l'aereo docile e rapido nel rispondere. L'HUD ha alla sua base un piccolo monitor che mostra le immagini come quelle di un sensore IR e alcuni sistemi dati. Il Mirage 2000 ha un motore non eccezionale, ma arriva 15 km e mach 2 in appena 4 minuti dal decollo, con salita ad almeno 280 ms. , roba da F-104 se non meglio. L'energia di manovra e l'efficienza della configurazione a delta è sufficiente per tirare costantemente a mach 2 a 3 g.

Testato contro un Alpha Jet, con il radar RDY mk.1 era possibile beccare questo minuscolo aereo (circa 1.5 m2 di RCS ovvero attorno a metà-un terzo di un caccia normale) ad oltre 80 km, e anche quando l'aereo bersaglio scendeva a 300 m e il Mirage 2000-5 restava a 3000, era possibile beccare il malcapitato A.Jet a circa 70 km, e agganciarlo perfettamente a 60. Ovviamente l'Alpha Jet era privo di ECM, ma la sua sagoma aguzza consente di ridurre la RCS. Affrontato in combattimento ravvicinato, il Mirage è comunque superiore, tirando 9 g e manovrando fino a 29 gradi di AoA. Con carichi esterni era ancora capace di rollare a 150 gradi-sec, tirando 6 g e 20° AoA. a parte questo nelle acrobazie aeree era capace di fare delle tailslide, salite a 85 gradi, una virata a 360 gradi a 3000 m, 442 nodi e 8,5g sostenuti, con una velocità d'uscita di 370. Manovra doule Split, da 2700 m e 700 kmh, con 7g di accelerazione. Ottima la controllabilità e del resto nessun '2000 francese è andato perso in incidenti collegati al sistema FCS, ovvero ai comandi di volo computerizzati. A bassa quota il motore mostra comunque un consumo piuttosto alto. All'atterraggio, dopo 70 minuti di volo vi erano solo 500 kg di carburante, sopratutto per la corsa a bassa quota. Approccio a 130 nodi,errore dell'INS di appena 370 metri nonostante le innumerevoli manovre svolte sia in combattimento simulato che poi per la prova della macchina in volo acrobatico e infine per l'attacco al suolo simulato.

Col Mirage 2000N

E ora parliamo di Mirage 2000N di un reparto, l'EC 3/4 'Limousin', base aerea di Istres[9]. Questo nome di lusso' non si riferisce alla sfarzosa marca di auto inglese, ma significa 'abitante di Limoges'. I Mirage 2000N sono arrivati nel luglio 1990. Nel 1997 sono arrivati in servizio nella FAS fornendo il servizio d'attacco nucleare 24h anche dalla base di Luxeuil. Infatti è passato al FAS dal precedente FATAC, sostituendo i Jaguar A con bombe AN-52 del EC4/7, messo sotto diretto ordin del capo del CSM delle F.A. e del presidente della Repubblica. Nel frattempo i Mirage IVP sono usciti dal ruolo di attacco nucleare e i missili IRBM di Plateau d'Albion smantellati. I Mirage N sono andati in servizio con l'EC.1/4, 2/4 e 3/4 sulle basi di Luxeuil e nell'ultimo caso, di Istres. Questa era diventata l'unica capacità nucleare dell'A de l.A, accomunata dai Super Etendard e sottomarini SLBM della Marina francese che completava il potenziale della 'Biade' (visto che con i missili si chiamava 'triade' ). L'organico nel 1997 era di 28 equipaggi e 20 aerei. Una battuta era sufficiente per capire che tipo di missione fosse: 'su di un aereo da combattimento non ci si diverte, ma nelle missioni nucleari non si può neanche sorridere'. Segretezza, massima professionalità e sicurezza erano necessarie come anche il comando della FAS di Taverny.

La missione nucleare era affidata a questi caccia che erano basati sui Mirage 2000B biposto da addestramento, con una piattaforma inerziale Uliss 52P, due calcolatori principali, radar Antelope V, navigazione orografica a bassa quota, missile collegato con l'SNA (Système de Navigation er d'Armement) che permette il volo SDT (Suivi du Terrain) automatico con velocità fino a 1110 kmh a 60-90 m di quota, ovvero il massimo con armamenti esterni. La navigazione automatica a bassa quota era una rivoluzione, la navigazione radar era possibile infatti anche con i Mirage F.1CR e Mirage IIIE, ma solo su specifici 'corridoi' invece di un sistema rigido, capace di volare solo su certi tracciati in maniera automatica. I Mirage 2000 iniziarono il servizio con la FAS nel 1991, e entro il 1997 hanno volato per circa 80.000 ore, manovrando fino a 5.5 g per 4 secondi se necessario. I voli erano limitati, in tempo di pace sulla Francia a 150 m e 833 kmh, mentre l'attività di volo era praticata per il 10% di notte, condizione certo poco tranquillizzante per chi era a bordo dell'aereo, anche se indaffarato a controllare i tanti sottosistemi, ma fino ad allora non v'era stato nessun incidente di volo con il TFR -SDT a bassissima quota automatico. Inoltre, i piloti volavano in 'box' con 4 aerei scalati e distanziati di 2 km, scalati sul piano verticale di 90 m. La capacità di autodifesa del Mirage 2000 restava valida grazie alla maneggevolezza del velivolo e a 2 missili R.550 Magic 2. Con i serbatoi esterni tira ancora 5 g ed è una macchina di piccole dimensioni, ben protetta anche da sistemi ECM esterni.

Il missile ASMP è un ordigno piccolo per le sue prestazioni, ma pur sempre grosso per un caccia leggero, da lanciare da sotto la fusoliera. Ha 5.3 m e 40 cm di diametro, è prodotto dall'Aérospatiale e ha una propulsione a razzo impulsore a propellente solido e uno statoreattore che consente una velocità da lancio ad alta quota di mach 3 e gittata di 350 km. I modi di lancio sono diversi, a bassa quota il sistema motore consente di volare a mach 2 e 90 km, perciò non stupisce che a suo tempo si pensò anche di farci un successore del missile Exocet, come l'ANNG, ma per quello che poteva diventare una sorta di AS-17 francese non v'é stato futuro tra mille rielaborazioni e problemi economici. Il lancio da alta quota è il migliore, e il Mirage può lanciarlo però con notevole rischio. Però è possibile lanciare con una rapidissima salita grazie al fatto che il 2000 è pur sempre un caccia capace di salire fino a quasi 300 ms. La picchiata arriva a mach 3 e oltre, e grazie ad un avanzato sistema INS con una precisione di 200-300 m sul bersaglio, su cui esplode una testata di 300 kt, per cui si tratta di un'arma decisamente potente e 'strategica' per essere tanto piccola e per caccia di piccole dimensioni. Questi missili di dimensioni 'tattiche' e capacità strategiche erano gli unici ordigni del genere su aerei di dimensioni ridotte, con la parziale eccezione degli FB-111A americani con gli SRAM.

I missili non volano mai con la testata reale ma vengono portati fuori dai DAMS (Dépot d'Armes et Munitizon Spécialisées) a rotazione e provati a bordo degli aerei per verificarne i sistemi di guida. Quando questo accade, è scortato dalla Gendarmerie, con la proibizione di avvicinarsi per chiunque non autorizzato, e ogni attività della base è bloccata. Una versione migliorata era stata prevista dai Rafaele con l'aspettativa di un futuro ASLP -Air Sol Longue Portée.


L'addestramento nucleare si svolgeva all'epoca presso il CITAC 339 a Luxeuil, con tanto di un simulatore per il Mirage 2000N. Gli equipaggi erano tenuti almeno una volta l'anno ad una completa missione nucleare simulata, da notare che se in tempo di pace gli equipaggi erano interscambiabili, in guerra gli accoppiamenti erano fissi per il migliore affiatamento. Gli equipaggi sono andati anche in azione nelle Red Flag dove i limiti non esistono: è possibile volare a 45 m di quota a 1018 kmh e spesso si vola a bassa quota senza pilota automatico, mentre i caccia non volano mai più di 30 secondi con traiettoria costante. I sistemi ECM sono i Serval per l'RWR, lanciachaff e disturbatori ECM Caméléon.

Ma senza l'opzione nucleare non era possibile usare i Mirage 2000? Almeno teoricamente sì, e dopo la fine della Guerra fredda, in effetti, i criteri di impiego nucleare si sono allentati, lasciando spazio per l'attacco convenzionale. Lo standard K1 consentiva di portare carichi di vario tipo, ma privi di sistema di guida. Per esempio, è possibile usare 4 bombe da 250 kg e i piloti sono dotati di occhiali per la visione notturna, con i quali tuttavia manca la sensazione del senso di profondità tipici di questi sistemi. In ogni caso i Mirage 2000N sono stati basati a Cervia per le missioni sulla Bosnia. ù

Le esercitazioni 'Poker' erano coinvolgenti tutti gli aerei della FAS ovvero KC-135FR, Mirage 2000N, C-160 Astaré. Consistevano nell'ordine di attacco improvviso su due differenti bersagli. I caccia e le aerocisterne volavano separati verso l'obiettivo, ma in caso di guerra le esigenze di sicurezza sarebbero state minori e parte della missione sarebbe stata volata insieme verso l'obiettivo. Inoltre solo alcuni Mirage 2000N avevano il simulacro dell'ASMP, gli altri avrebbero fatto parte dei 'falsi bersagli' per le difese aeree. Spesso erano eseguiti rifornimenti in volo, anche di notte a bassa quota. Il raggio d'azione era tuttavia tutt'altro che ridotto: ai 3900 l interni (leggermente meno che nei tipi monoposto) si aggiungono infatti 2 serbatoi da 2000 l di grosse dimensioni, tanto da rendere l'attaccatura tra serbatoi e ala quasi insensibile. Con questo carico di ben 7900 l è possibile lanciare attacchi su distanze di 900 km, comparabile in effetti con quello che viene usualmente raggiunto da altre macchine della categoria interdittori, ma di tipo molto più pesante e bimotori, per esempio il Su-24 e il Tornado. La stabilità di volo è garantita da un sofisticato sistema FBW, ma certo, non è la stessa cosa a bassa quota che per gli aerei con ali a geometria variabile, ma di fatto con gli aerei moderni come questi né la presenza di un solo motore né la pianta alare è un problema reale, come testimoniano i dati di volo a bassa quota di cui sopra. Addirittura, è possibile con vari rifornimenti in volo lanciare missioni continuative di ben 6 ore. La visibilità dall'abitacolo e il pilotaggio automatico sono decisamente utili in tali circostanze, con il muso molto piccolo rispetto ai normali Mirage 2000 e un impedimento dato solo dalla sonda di rifornimento in volo sita a destra, leggermente inclinata sulla verticale.

Altre missioni sono anche quelle antinave. Gli aerei di Istres godono di bel tempo per buona parte dell'anno, scendendo a 45-75 m e attaccando le navi francesi e americane per esercitarsi. Il volo TFR è esercitato specialmente nelle zone così poco popolate del Massiccio Centrale francese. Con appositi corridoi si poteva scendere verso Clermont-Ferrand, proseguire per Orange e poi verso Avord oppure Loxeuil. Il problema è che là il cielo non è 'vuoto': vi sono stormi di volatili ovunque e nel 1996 ben due Mirage sono andati persi in atterraggio per questo motivo: uno è caduto con l'equipaggio che è riuscito a lanciarsi, l'altro ha compiuto un atterraggio estremamente 'duro' e non è stato riparato. Sono cose del tutto imprevedibili, anche se esistono contromisure che le varie aviazioni hanno spesso usato, da cartucce a salve a reparti falconieri. Di fatto, l'era dei jet è stata pesantemente frustrata da questo inconveniente (specie nel caso della sfortunata IAF indiana), e il Mirage 2000N, unico caso tra gli interdittori è monoreattore: da questo punto di vista anche il vecchio e robusto Jaguar era migliore, nonostante la scarsa potenza in caso di volo con un unico motore.

Negli anni '2000

L'A de l'A. era all'epoca [10] figlia di una profonda riorganizzazione successiva alla fine della Guerra Fredda: probabilmente nessuna forza aerea europea era stata sottoposta a una tale evoluzione. Innanzi tutto divenne operativo il CFAP, Commandement de la Force Aérienne de Projection, che gestiva i trasporti militari, e il CFAC -Commandement de la Force Aérienne de Combat, che era diventato responsabile delle azioni di combattimento di prima linea. All'epoca era stato siglato l'accordo di Helsinki per la creazione del Corpo d'Armata Europeo.

Tornando indietro nel tempo l'Aeronautica francese venne trasformata con la direttivia 'Plan Armées 2000', emessa nel '91. Grande fu lo sconvolgimento, come detto sopra, dei reparti, basi, compiti, mentre l'entrata in servizio del Rafaele continuava a dilazionarsi nel tempo: di 250 aerei vi erano ancora in ordine 234 apparecchi, ma l'entrata in servizio era stata postposta al 2004. Altro programma fondamentale, l'A-400M per i reparti da trasporto, ma relegato alla fine del decennio.

L'A de l'A. era fresca dell'esperienza sui cieli iugoslavi. Con 100 apparecchi -inclusi quelli dell'aeronavale- eseguì il 12% delle missioni offensive, 21% per quelli da ricognizione e 12% per il trasporto: quindi, una volta ogni 8 che decollava un bombardiere o un trasporto, era dell'Aviazione francese. All'epoca l'organizzazione dell'Aeronautica francese era basata su 3 catene di comando: una operativa su due comandi, una organica su 5 comandi e una territoriale su 2 regioni, incaricata del mantenimento logistico.

Il primo di questi comandi era il CFAS, Commandement des Forces Aériennes Stratégiques, con i Mirage 2000N che hanno sostituito i Mirage IVP, i quali però costituivano la forza da ricognizione strategica, mentre vi erano le aerocisterne KC-135FR, mentre non vi sono più i missili balistici. Il CFAS gestiva anche il CDAOA, ovvero il Commandement de la Défense Aérienne et des Opérationes Aériennes.

La componente organica era basata sui 5 comandi di cui sopra (il 'C' sta per Commandement):

  • CFAC per le forze da combattimento
  • CFAP per le forze di proiezione (nb. con questa rinomina si capiva bene la differenze per impieghi 'oltremare': prima era il COTAM ,semplicemente comando trasporti)
  • CASSIC, comando della sorveglianza aerea
  • CEAA, per le scuole di volo
  • CFCA, precisamente: 'Commandement des Fusiliers Commandos de l'Air'

La FAC, dal motto 'Optimum semper fac' era al comando del gen. H.Longuet, in tempo di pace incaricata della sicurezza e difesa del territorio nazionale. Aveva 5.800 effettivi di cui il 9.4% del personale navigante. L'addestramento era ben svolto come dimostrato dalle missioni sulla Yugoslavia, dove vi sono state migliaia di missioni senza perdite. L'addestramento in un poligono ACMI era possibile sul Mar del Nord, che era l'unica alternativa visto che sulla Francia 'continentale' non vi erano aree adatte. Ma le ODAX sul territorio nazionale e le Red Flag negli USA erano esercitazioni complesse a cui i piloti francesi erano impegnati spesso.

La forza della FAC, era di circa 350 aerei su 18 squadroni che quindi erano adesso su 20 aerei per ottimizzare meglio la forza da combattimento disponibile, a cui vi era da aggiungere anche la 54ème con compiti ELINT con i C-160 Gabriel. 2-3 reparti di volo -escuadrons- formavano la Escadre, lo 'stormo' su altre aviazioni. Il comando e coordinamento era basato in una postazione protetta a Metz.

L'esperienza oltremare, nelle tradizioni francesi, era massiccia: anche all'epoca vi erano distaccamenti per l'operazione 'Salamandre' in Bosnia, 'Trident' in Kosovo, in Arabia Saudita per l'operazione 'Alysse' per la protezione della popolazione del sud dell'Irak (no fly zone a sud del 32imo parallelo)., nel Chad, a Gibuti con l'Escadron de Chasse 4/33, il solito 'Vexin' che abbiamo già visto sopra, a protezione del territorio dall'Eritrea e assicurare una presenza stragegica nel Corno d'Africa, dove del resto già 60 anni prima vi era una forza di 4 MS.406.


E il materiale presente nelle unità di prima linea? La punta di lancia era mai come prima, il Mirage 2000, presente in innumerevoli versioni: tra queste il Mirage 2000D con armamento guidato, il 2000N-2 con capacità di attacco sia nucleare che convenzionale, il 2000-5F di nuova generazione. 37 aerei di questo tipo erano i Mirage 2000C del tipo originale, aggiornati allo standard di nuova generazione con radar RDY da 150 km di portata, entrati in servizio dal 1999. Sono stati ordinati grazie sopratutto alla pressione della Dassault per un 'cliente di lancio' per il Mirage 2000 di terza generazione: ma certo, nessuno ha avuto da pentirsene: con un sistema avionico potente, capace di inseguire 32 bersagli aerei (forse per la prima volta di più che per l'F-14) e di attaccarne simultaneamente 4 (ma solo 2 con aggiornamento data-link, quindi essenzialmente era possibile solo alle distanze minori) con altrettanti missili MICA da 60 km di gittata nonostante un peso di appena 110 kg. Era possibile anche portare carichi aria-superficie, anche missili Exocet, ma l'A de l'A non ne aveva disponibili né addestrava specificatamente i piloti per questo compito.

Per l'attacco, i Mirage 2000D erano l'ultima parola: con una presenza in 3 Escuadron a Nancy-Ochey, aveva la capacità di portare missili AS30L e pod ATLIS 2 con capacità anche notturna. Oltre ai costosi missili, vi era anche la possibilità, se lanciati da alta quota, di utilizzare le più piccole bombe 'Paveway' due delle quali da 250 kg vennero ottimizzate per il pilone centrale durante la guerra dell'anno precedente. Era possibile anche usare una bomba ben più grossa, una BGL 1000 laserguidata. La fine delle consegne era prevista per il 2000, con gli ultimi 6 apparecchi . I Mirage 2000 C RDI era presente in 80 macchine di prima linea con 4 Escuadron.

I Jaguar erano invece in declino, con appena 2 Escuadrons a Saint-Dizier. Uno di questi sarebbe stato sciolto nel 2001 e uno nel 2002. La macchina era oramai alla fine della vita utile ma restava un valido apparecchio, utilizzato in innumerevoli missioni, anche belliche, nonostante avesse un'avionica solo diurna e fosse sottopotenziata con i due Adour Mk 102.

L'altro aereo 'innovatore' degli anni '70 era il buon vecchio Mirage F.1. Insostituibile come eccellente ricognitore tattico, era disponibile in 2 esquadrons per 40 apparecchi, l'1/33 e 2/33. Assieme ai grossi Mirage IVP erano incaricati della ricognizione. Ha un pod Omera 40 per riprese panoramiche e 33 per quelle verticali e un pod SLAR Rafael TH.

Infine vi sono gli aerei della 54ème con i C-160G Gabriel ELINT. Hanno un pod ventrale retrattile, antenne goniometriche e COMINT sul dorso e antenne interferometriche sulle estremità alari.

L'aspettativa era per 234 Rafaele di cui 139 monoposto e ben 95 biposto. Per il 2015 erano previsti 160 aerei in prima linea e assieme a questo, 1 di Mirage 2000 RDI, uno di Mirage 2000-5, 3 di Mirage 2000D. A parte questo vi era da segnalare il programmato aumento di munizionamento di precisione: non ve n'era abbastanza e non era di tipo né ognitempo, né a lunga gittata. Non era nemmeno molto, tanto che dovette essere comprato un lotto di Paveway negli USA. Una difficoltà del genere pare si sia verificata anche durante la Guerra del '91 in Irak. Ecco perché già per il 2001 erano previsti ben 700 milioni di franchi (usati per l'ultima volta) per ripristinare le scorte di bombe Paveway II e III e un contratto per la SAGEM onde trasformare le bombe da 250 kg in PGM di tipo nazionale, il Karin con sensori di vario tipo come un GPS, sensori laser e radar. Inoltre era previsto l'arrivo dei dispenser Apache e poi gli SCALP, missili a tutti gli effetti sia nel primo che nel secondo caso, con riduzione dell'eco radar. Altro problema era la mancanza di tecnologia NTCR, ma si stava lavorando ad un dispositivo Doppler di identificazione dei ritorni radar, in particolare per le pale del primo stadio della turbina. Questo avrebbe consentito di usare i missili a medio raggio alle massime distanze d'impiego. In ogni caso, va detto che un'innovazione non minore era il MIDS o Link 16, capace di riportare su di uno schermo un quadro della situazione tattica. Il nuovo link era unificato e permetteva di comunicare tra le varie piattaforme a grande distanza. Infine per la ricognizione: il pod SLAR era capace di rimandare a terra le immagini ma non così i sistemi fotografici, legati alla tecnologia delle pellicole. Allora era previsto l'impiego dei pod PRESTO, 7 da comprare e capaci di offrire al pilota la verifica immediata delle immagini riprese, mentre in futuro sarebbero arrivati i pod Reco NG con sistema elettro-ottico.

Era pensato anche di utilizzare i Mirage 2000 come ricognitori, radiando al tempo stesso gli F.1CR.

Infine vi erano gli UAV, nuova frontiera che l' A de l'A varcò con un 4-5 RPV Hunter israeliani.

Quanto alla FAP, Force Aérienne de Projection, altro elemento fondamentale per l'Aeronautica, era nel 2000 comandata dal gen. Francois Beck. Era basata a Villacoublay, con comando chiamato COTIA (Centre Opérationel des Transit Interarmées Aériens) . Aveva un organico di 4.500 uomini e donne, con 36 unità con 161 aerei e 89 elicotteri di 18 tipi diversi. Di questi apparecchi e reparti, il grosso era in patria ma 7 unità erano oltremare.

Tra i compiti richiesti per questa branca dell'aviazione vi erano le missioni Combat-SAR che in francese si chiamavano RESCO, REcherce et Sauvetage au COmbat

Anche qui vi era una componente elettronica, con un doppione: 1 DC-8 SARIGUE e vari Transal Gabriel. Strano a dirsi, questi apparecchi erano più o meno uguali ai Gabriel del FAC. Erano basati a Metz eccetto il SARIGUE (che significa Systeme Aéroporté de Recueil des Informatisons de GUerre Electronique) a Evereux Faville.

Altre macchine 'elettroniche' erano i C-160 Astarté, posti di comando volanti per le forze Strategiche basati a Evreux. Esistevano anche gli elicotteri Fennec e Alouette III per missioni MASA (ennesima sigla che significa: Mesures Actives de Sureté Aérienne). Queste consistono in nuclei di tiratori scelti eliportati, che servono per proteggere luoghi 'sensibili' come i poligoni missilistici della Guyana, come anche intervenire per azioni come quelle di protezione ordine pubblico, interventi antiterrorismo etc.

I mezzi in dettaglio erano 14 C-130 e C-130H-30 a Orléans Bricy. I 66 Transall C-160 di cui 20 NG erano basati a Evreux-Fauville. La capacità di trasporto era di 10 t. a 2.500 km alla velocità di 450 kmh, 2 DC-8 e 2 A.310/300 erano utilizzabili per le missioni di trasporto strategico a lungo raggio, ma erano molto più semplici da utilizzare i cargo commerciali, anche se i tempi di risposta erano per un poderoso B-747, di 72 ore, non propriamente 'rapida'. Considerando la necessità di portare 5.000 persone e 8000 t di carico a 5500 km, le capacita del FAP per quanto impressionanti (all'epoca vi erano, nell'AMI, 12 C-130 e circa 40 G.222, tutti piuttosto usurati e nessuno dotato di capacità di rifornimento in volo).

Quanto ai Transall, moderni trasporti grossomodo intermedi tra un G.222 e un C-130 (rispettivamente: 9 t a 1400 km e 20 t a 4000), erano da radiare entro il 2010, troppo logorati dalle lunghe e impegnative missioni. Un'altra cosa era la constatazione che gli aerei da trasporto medi, come per esempio in Kosovo, portavano, paradossalmente, alla saturazione delle basi aeree. Meglio si poteva fare con poche ma più potenti macchine, solo leggermente più grandi ma più potenti e pesanti. Ecco l'interesse per gli FLA o A-400M, con requisito per 50 esemplari. Purtroppo, col senno di poi, non sarebbe stato facile ottenerli tra innumerevoli ripensamenti, a cominciare dal voltafaccia italiano del 2001, che cancellò l'ordine per 44 apparecchi col che al programma venne inflitto un colpo estremamente duro.

Oltre ai velivoli pesanti e medi di cui sopra, erano presenti anche 18 nuovi trasporti leggeri CN-235-100, 17 TBM 700-Nord 262-Twin Otter.

La componente SAR non era molto grande: 4 AS 352 Cougar Mk.2 Plus RECO e 8 SA.330 Puma nell'EH-1/67 'Pyrennes'. Altri elicotteri per soccorso e trasporto erano 7 Super Puma e 23 Puma, 43 AS 555 Fennec e alcuni Alouette III erano invece usati per missioni varie.

Anche qui la situazione non era brillantissima. Il timore che le attività addestrative d'alto livello potesse ridurre l'efficienza dei velivoli, i vecchi Puma, pur essendo macchine assai potenti non erano del tutto adatte per le missioni CSAR, e i Cougar erano troppo pochi.

  1. Husson, J. P: L'armée de l'Air verso il 2000, Panorama Difesa, giugno 1991, pagg. 44-53
  2. Poddu, F.M.: Daguet&Grambi, JP Aprile 1991 pagg. 78-85
  3. Husson, J. P: I rotori di Daguet, Panorama Difesa, giugno 1992, pagg. 70-79
  4. Dofour, Pierr: La battaglia di As Salman, RID Gennaio 1992 pagg. 28-34
  5. Margelletti, Andrea: Le Forze speciali francesi nel Golfo, RID Gennaio 1992 pagg. 35-37
  6. Husson, J. P: I rotori di Daguet, Panorama Difesa, giugno 1992, pagg. 70-79
  7. Desplaces, Eric e Roman, Philippe: La RECO Dell'Armée de l'Air, Aerei set-ott. 2001 pagg. 15-19
  8. Nativi, Andrea:In volo col Mirage 2000, RID Dicembre 2000
  9. Desplaces, Eric e Roman, Philippe: Vettori nucleari sul Mediterraneo, Aerei Luglio 1997 pagg. 15-19
  10. Toni, Marco: FAC e FAP a rapporto, Panorama Difesa, Novembre 2000, pagg. 42-47