Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Svizzera: differenze tra le versioni

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La [[w:Svizzera|Svizzera]] è da secoli una nazione neutrale, e su questa neutralità ha costruito una forza economica e un patrimonio di civile convivenza, non dimenticando che in questa piccola nazione alpina non vi è un vero popolo, ma un insieme di popolazioni che parlano 4 lingue diverse e sono ripartite in Cantoni che costituiscono la Federazione Svizzera, che si erge, come l'ex regno del Tibet, sopra le montagne più alte del continente, in questo caso l'Europa.
La [[w:Svizzera|Svizzera]] è da secoli una nazione neutrale, e su questa neutralità ha costruito una forza economica e un patrimonio di civile convivenza, non dimenticando che in questa piccola nazione alpina non vi è un vero popolo, ma un insieme di popolazioni che parlano 4 lingue diverse e sono ripartite in Cantoni che costituiscono la Federazione Svizzera, che si erge, come l'ex regno del Tibet, sopra le montagne più alte del continente, in questo caso l'Europa.





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Il futuro dell'esercito svizzero era ancora visto come basato sulla leva, ma con un crescente livello d'insofferenza verso questo antico istituto della Confederazione. Gli Svizzeri erano al contrario favorevoli per l'80% ad un esercito di leva, per cui la cosa suona strana. Pochi gli obiettori. L'alternativa di un esercito di professionisti era troppo costoso. Gli Svizzeri erano impegnati nella campagna di sminamento nel Kosovo, una delle rare missioni oltre i confini; mentre nel 2004 era visto probabile la riunificazione delle forze truppe granatieri corazzati e carristi con una nuova struttura chiamata Panzerlher Verband.
Il futuro dell'esercito svizzero era ancora visto come basato sulla leva, ma con un crescente livello d'insofferenza verso questo antico istituto della Confederazione. Gli Svizzeri erano al contrario favorevoli per l'80% ad un esercito di leva, per cui la cosa suona strana. Pochi gli obiettori. L'alternativa di un esercito di professionisti era troppo costoso. Gli Svizzeri erano impegnati nella campagna di sminamento nel Kosovo, una delle rare missioni oltre i confini; mentre nel 2004 era visto probabile la riunificazione delle forze truppe granatieri corazzati e carristi con una nuova struttura chiamata Panzerlher Verband.

==Aereonautica svizzera<ref>Da Fé, Giuliano: L'Aviazione federale svizzera nel XXI secolo', RID Novemnbre 2006, pagg. 54-61 </ref>==
La Svizzera è una nazione pacifica e neutrale dal Congresso di Vienna del 1815 (quello che dichiarò illusoriamente la 'Restaurazione' dopo il ciclone napoleonico), eccetto per una guerra civile, assai breve ma certo misconosciuta ai più, accaduta nel 1847, e per le crisi legate alle guerre mondiali, in cui gli svizzeri ebbero anche modo di darsi da fare in combattimento. Nel 1891 l'Esercito svizzero, stavolta in splendido isolamento (ovviamente la Svizzera non ha una Marina) valutò di comprare un pallone d'osservazione e nel 1900 nacque a Berna una scuola per aerostati che servì per equipaggiare la compagnia aerostati dell'Esercito, istituita dal Consiglio federale nel 1897. Per gli aerei fu diverso e più difficile: dopo che già diversi aeroclub si stavano equipaggiando con apparecchi leggeri, onda lunga di quella splendida invenzione d'oltreoceano (al di là dei tanti 'padri' dell'aviazione), e alla fine, nel 1911 l'Esercito provò un Dufaux Tipo 5. Ma non v'erano soldi per assistere questi progetti, fino al 1912 con una colletta collettiva di 1.7 milioni di franchi che permise di aprire aeroporti e comprare aerei come 2 Bleriot XI, 1 Aviatik C.1, 1 M.S. Mo.35FG Helene, in tutto una decina di aerei disponibili allo scoppio della guerra, nel 1914. Allora venne creato il Schweitzerische Fliegertruppe, e venne organizzzato un servizio che, sfruttando la neutralità della Svizzera, arrivò ad un centinaio di macchine entro il 1918, tra cui 20 Nieuport Bebe, ma anche locali. All'epoca era facile costruire un aereo, e la precisione della meccanica svizzera si poteva ben applicare; e così fu, con la Hafeli, che produsse biplani HD-1 e 2 nel 1916, e i DH-3 nel 1917. I primi vennero radiati entro il 1922, i secondi, realizzati in 110 esemplari, durarono invece fino al 1939. Anche la Wild produsse una serie di apparecchi chiamati Spezial, prodotti un una trentina di esemplari. Con mezzi tanto raccogliticci fu possibile comunque organizzare, nel 1914-18, 40.000 missioni con 73 piloti brevettati (erano 8 all'inizio della guerra). Vennero perduti dozzine di aerei in 98 incidenti gravi, cosa apparentemente inspiegabile senonché le perdite umane furono di 12 aviatori, la maggior parte degli aerei andò distrutta in maniera incruenta. Anche così si trattò certamente di perdite umanamente dolorose. Nel primo dopoguerra vennero costruiti altri aerei, i DH-5, e alcuni Spezial, ma nell'insieme l'aviazione fu assai trascurata. Solo nel 1930 si vide un riarmo, ancora una volta per la pressione pubblica. Allora vennero stanziati 14 milioni di franchi, e finalmente arrivarono aerei moderni come 65 Dewoitine D-27, 60 Fokker C-V, 90 bombardieri tattici C-35. Aeroporti sorsero a Payenne, Thurne, Bellinziona, Berna etc. Nei tardi anni '30 vennero comprati i migliori caccia europei disponibili: i Morane-Saulnier MS.406H e i BF-109E. I primi arrivarono a raggiungere 291 esemplari tra il 1939 e il 1943. Dopo le amare esperienze dell'invasione della Francia si può ironizzare sull'eccellenza degli MS.406: eppure, all'epoca una macchina di costruzione economica, robusta, con carrello retrattile, abitacolo chiuso, motore a cilindri in linea, eccellente agilità e un poderoso cannone da 20 mm HS. Surclassato dai Bf-109E, era in ogni caso un apparecchio non disprezzabile. Stranamente non vennero comprati aerei italiani, quando di questi ne venivano esportati a dozzine durante gli anni '30, anche nelle vicine Francia e Austria. Non era nemmeno un fatto politico, perché arrivarono per l'appunto anche i Bf-109, quelli i cui fratelli avrebbero sterminato gli MS-406 nel 1940. Ma nell'aviazione svizzera entrambi si ritrovarono nella stessa barca. I Bf-109 erano sia D che E e arrivarono in 40 esemplari. L'aviazione svizzera era nel frattempo stata ribattezzata Schwizerische Flugtruppe dal 19 ottobre 1936.

Dall'agosto 1939 l'aviazione era già allertata con 21 compagnie aeronautiche e caccia tedeschi in 3 di queste: la 6a di Thourne, 15 a Payerne, 21 a Dudendorf. Per il resto vi erano 56 caccia D-27, 60 ricognitori olandesi C-V, 78 bombardieri C-35. Nel 1940 arrivarono altri 50 Bf-109E, poi nel 1942 i velivoli plurimpiego C-36/03 che vennero prodotti in 255 entro il 1948, e tenuti in servizio fino al '75. Dal 1941 iniziarono ad installare le radio sui caccia con un sistema di comando e controllo basato sul Codice Bambini, che è rimasto in uso fino al 1990. Nel '43 erano disponibili ben 500 apparecchi in 4 reggimenti. Durante il 1940 già i tedeschi ebbero la prova dell'efficienza svizzera, e dello sbaglio nel fornire i Bf-109 ai vicini. La Svizzera era all'epoca totalmente circondata dalle forze dell'Asse, eccetto la Francia di Vichy. Ma i piloti svizzeri abbatterono 4 He-111 e 4 Bf-110 contro un Bf-109 e un C-35. Dopo questa battaglia aerea, per non causare problemi maggiori venne decretato di non sparare più contro gli aerei intrusi ma di costringerli ad uscire dallo spazio aereo elvetico, questo a partire dal 20 giugno. Dal 1943 iniziarono ad arrivare non aerei tedeschi isolati, ma bombardieri pesanti statunitensi. In questa guerra segreta sullo spazio aereo svizzero vennero costretti ad atterrare in Svizzera 196 aerei tra cui 16 B-17 e B-24 che vennero poi riutilizzati, più di 12 vennero abbattuti e 56 caddero per vari incidenti. Tra le macchine abbattute vi fu anche un G.55 e 5 B-17/24. Anche l'aviazione svizzera ebbe un danno materiale, perdendo sopratutto per incidenti 72 uomini e 79 aerei in 237.000 mila ore di volo. Anche con queste dolorose perdite alla fine della guerra vi erano 4 reggimenti e 530 aerei di cui 328 caccia.

La fine della guerra comportò la necessità di rinnovare la componente aeronautica con 130 P-51 Mustang e 40 T-6. I primi costarono 11 milioni di franchi, ma già dal 1947 arrivarono i caccia DH Vampire nel tipo DH.100 e altri da produrre su licenza per 108 milioni, per un totale entro il 1958 di ben 372 aerei inclusi i DH.112, 113 e 115 ovvero anche i potenziati Venom, tenuti in carica fino al 1990 come addestratori. Da notare che con la radiazione dei P-51, per la prima volta a livello mondiale la Svizzera ha ottenuto un'aviazione di prima linea interamente equipaggiata con aerei a reazione.


Dal 1946 l'Aviazione svizzera venne ribattezzata Flugwaffe, mentre nel 1952 arrivarono anche i primi elicotteri: 3 Hiller UH-12B. I velivoli PC-3, monomotori dal 1956 in carico in 73 apparecchi. Nel 1958 vennero stanziati 31 milioni per 100 Hunter. Venne anche ideato anche il P-16 da caccia, che però pur essendo previsto in 100 esemplari, andò perduto in un incidente (riguardò uno dei 5 prototipi). Questo accadde nel '60 e segnò la fine dei caccia svizzeri di concezione nazionale, per cui nel '61 vennero ordinati i caccia Mirage III, appena 3 anni dopo gli Hunter. Allora, di 100 caccia ne vennero consegnati effettivamente 63 per via di uno scandalo di corruzione e di costi maggiori rispetto al previsto. Infine, nel 1963-68 arrivarono 30 Alouette II, e poi nel 1964-72 altri 84 Alouette III. Vennero adottati missili come i Falcon, gli R.530 e infine i Sidewinder. Nel frattempo vi era anche stata la parentesi dei missili SAM a medio raggio svizzeri della serie RS, che per alcuni anni fu di notevole importanza (era in carico dell'Esercito) prima che venissero di fatto rimpiazzati dagli HAWK americani e in Svizzera, dai Bloohdound. I Mirage IIIS equipaggiarono 2 squadriglie, la 16 e la 17ima nel '68, poi ne giunse un'altra, la 18ima nel '75.

Poi, negli anni '70 arrivarono altri 50 Hunter T-68 e 110 F-5 dopo la competizione che vide anche valutati gli A-7 e i G.91YS. Gli F-5 vennero comprati in 66E e 6 F dal 1976 e poi 32+8 nel 1981-84. Poi arrivarono 42 PC-6 multiruolo e 41 PC-7. Dal 1985 vennero anche iniziate delle esercitazioni in cooperazione con la NATO, nel frattempo vennero potenziate le strutture a terra, con rifugi per aerei corazzati e radar con migliore copertura.

Nel 1994 l'Aviazione svizzera aveva 60.000 effettivi (comprendendo anche i riservisti), ma la fine della guerra Fredda ebbe un effetto con la riduzione a 32.000 nel 2000 e col piano Armée XXI si contempla solo 25.000 di cui 15.000 in servizio permanente, per la prima volta più dei riservisti. Dal 1 gennaio 2006 la Schweizerische Luftwaffe (come si chiama dal gennaio 1996) ha come comandante il Maggior Generale Walter Knutti, 57 anni. Le infrastrutture sono anche in fase di parziale dismissione, con la chiusura anche della grande aerobase di Dudendorf. Per quello che riguarda il tempo di pace, vi è l'unico reparto di volo è lo Stormo aereo di sorveglianza per la prima linea su 4 squadriglie e la Patrouille Swisse acrobatica, fondata nel 1964 sugli Hunter, poi dal 1995 sui Tiger, sempre 6 esemplari. Vi è anche una pattuglia acrobatica chiamata Team PC-7 su 9 PC-7. Le 3 Fliegerstaffel sono la 11, 17 e 18ima, tutte gli Hornet e tutte basate nominalmente a Payerne. In caso di mobilitazione vi sono invece 7 stormi inquadrati nella Brigata 31, di questi 3 sono da caccia e 4 da trasporto e supporto, questi ultimi 3 sono su 2 squadriglie l'uno per un totale di 13 squadriglie. Anche se non per molto, dato che gli elicotteri Alouette e i caccia Tiger sono in fase di radiazione anticipata.

L'ORBAT sarebbe:
*13 Stormo, con l'8a squadriglia su F-5E e l'11ima con F-18 con base a Mereingen
*14 Stormo di Sion, con la 14ima su F-18 e la 19ima con F-5 a Sion
*1 Stormo da trasporto con il primo gruppo SAR e la 5a squadriglia su Alouette III, Super Puma e Cougar
*2 Stormo da trasporto di Alpach con la 6a squadriglia su Alouette III, Puma e Cougar, e la 8ima con le stesse macchine
*3 Stormo da trasporto, Mollis con le squadriglie 3 e 4 sempre con gli stessi elicotteri
*7 Stormo da trasporto di Emmen, con la 7ima squadriglia su PC-7 per collegamento

Le basi in caso di guerra sono Dudendofr con la 14ima squadriglia con F-5F, distaccamento con i Do-27 e reparto VIP con i Falcon 35, 50 e King Air. Emmen ospita la 7ima Dronhenstaffel con i nuovi ADS Ranger, velivoli UAV, la 16ima con gli F-5E/F e la 12 su PC-9 da addestramento al tiro. La scuola di pilotaggio è sui PC-7 a Magadino, a Mollis vi sono gli elicotteri da addestramento basico su Alouette III, a Sion vi è la 12ima sui PC-9 e la scuola d'addestramento su F-5.

Il reparto della difesa aerea ha i missili Rapier comprati nel 1980-84, recentemente aggiornati, missili Stinger e cannoni da 35mm con sistemi di controllo Tpe 75/90.

Dopo la fine della Guerra fredda le cose in generale sono cambiate. Nel '93 sono arrivate anche le donne tra i piloti militari, mentre un referendum ha approvato l'acquisto degli F-18. La Svizzera ha aderito nel '96 al programma Patnership for Peace, e nel 2002 è entrata nelle Nazioni Unite, dove incredibilmente non era stata mai rappresentata prima.

La prima missione 'oltreconfine' è stata organizzata nel '99 nel Kosovo, con elicotteri Super Puma.



Per gli aerei: gli F-18 sono stati aggiornati allo standard avionico Hornet 21, eccetto per un biposto caduto nel '98. Operano con missili AIM-9P5 e AIM-120B, ed equipaggiano 3 delle 4 squadriglie da caccia di prima linea, l'altra ha gli F-5 per la squadriglia acrobatica. Altre 3 squadriglie della riserva hanno gli F-5, che dopo il ritiro degli Hunter nel '94 sono stati modificati anche per attacco al suolo con i missili Maverick. Ne restano solo 42 monoposto e 12 biposto essendo in dismissione, 12 sono stati affittati all'Austria come intermezzo per l'arrivo del Typhoon. I Mirage IIIS sono stati radiati nel 2003. Nel 1978-90 sono stati aggiornati gli aerei da addestramento con i PC-7Turno Trainer, di cui 38 in servizio, e poi 17 PC-9 per addestramento al tiro. Il futuro delle macchine addestrative vi erano anche i PC-21, che sono i futuri addestratori svizzeri della Pilatus, ma che per il momento sono in difficoltà dopo la perdita nel 2005 del prototipo con il capocollaudatore della ditta. Gli Hawk, comprati e consegnati nel 1989-90 in 20 esemplari nella versione Mk.66, di cui 19 sono sopravvissuti come cacciabombardieri leggeri e addestratori, che sono tuttavia posti in vendita dal 2005, rimpiazzati dagli F-5 anch'essi ora in dismissione. La Svizzera non ha una forza da trasporto leggera o media, ha interesse semmai per macchine come il CN-295 e C-27J e il C-130J. Si voleva comprare i primi di questi aerei, bloccati però dal parlamento svizzero. Sono usati anche un Learjet 35A come macchina VIP, un Falcon 50, un Dauphin2. Per i collegamenti vi è un King Air 350 del'93, e 15 PC-6B superstiti di un lotto di 20 del 1976-78, 2 vecchi Dornier Do-27 che sono superstiti di 7 aerei comprati negli anni '60, un C-212 e un Navajo, infine anche un Twin Otter.

Gli elicotteri in Svizzera sono fondamentali per ragioni orografiche in azioni di soccorso e trasporto, spesso chiamati per calamità naturali, sopratutto valanghe. Gli Alouette II sono stati comprati nel 1958 in 30 esemplari tenuti in servizio fino al 1992,poi 24 Alouette III dal 1964, poi nel 1972-75 altri 60 sono stati costruiti altri 60 su licenza. Nel 1986 a questi elicotteri leggeri se ne sono aggiunti altri medi: gli AS.332 Super Puma, comprati in due lotti in 15 esemplari nel 1987-94. POi sono arrivati anche i Cougar, altri 12 nel 2002-3. Gli Alouette saranno sostituiti dagli Eurocopter EC.635 di cui nel 2006 sono stati ordinati 25 esemplari.




===I Pilatus===
Forse la maggiore delle vicende in cui si è sentito parlare dei Pilatus è stato lo 'scandalo Pilatus' in cui alcuni aerei vennero venduti all'Iran, e si scoprì poi che erano anche armabili, differentemente dalla dichiarazione ufficiale di macchine d'addestramento. Non è stato un grande scandalo di per sè, ed è dipeso solo dal fatto che gli aerei vennero venduti all'Iran di Komheini e il venditore era svizzero. La Svizzera ha una legislazione molto seria riguardo le esportazioni di armamenti, ma nondimeno l'eccellenza meccanica che molti di questi hanno finisce fatalmente per far sì che molti di questi sono stati venduti in parecchie nazioni, non sempre civili, democratiche e non coinvolte in guerre. La serie di aerei Pilatus conosciuti sopratutto per gli addestratori e per gli aerei da trasporto tattico non è la sola nata in Svizzera, né l'attività venne limitata, nel settore aerospaziale ai soli aerei, come si vedrà poi. Ma procediamo con ordine. Uno dei primi aerei prodotti in Svizzera fu il caccia Morane-Saunier MS.406, in un certo numero di esemplari. Questo caccia venne poi rimpiazzato largamente da BF-109 tedeschi, ma la Svizzera fu sempre una nazione neutrale durante le guerre mondiali. Alla fine dell'ultima molti piloti tedeschi la raggiunsero con i propri apparecchi per scappare in quanche modo al crollo del Reich.

La Pilatus Aircraft Factory venne fondata attorno al 1939 sull'aeroporto di Stans e da allora si specializzò in velivoli ad elica per addestramento e trasporto, ma fu anche tra le prime ad occuparsi di macchine a turboelica, viste con ragione come quelle che potevano colmare lo iato tra i jet a basse prestazioni e gli apparecchi con motori a pistoni.

Negli anni '50 nacque, tra i primissimi aerei indigeni, il P-2, prodotto per l'appunto dalla Pilatus. Era un aereo d'addestramento avanzato, con una pulita aerodinamica e una specifica progettazione per operare sopra le montagne svizzere. Era potenziato da una versione cecoslovacca del motore tedesco Argus AS 410A-2. La loro velocità era piuttosto buona per il loro ruolo, grazie al motore a cilindri in linea, e rimasero in servizio tra la fine degli anni '40 e il 1982. Le loro caratteristiche erano:

*Dimensioni: lunghezza 9.07m, apertura alare 11 m, altezza 2.7, superficie alare 17 m2.
*Peso: 1520-1970 kg
*Velocità 340 kmh, autonomia 865 km.


Un modello successivo era il P-3, che era ancora un velivolo da addestramento ma più moderno, con struttura metallica e carrello d'atterraggio triciclo. Nell'insieme era sensibilmente più piccolo e leggero del precedente, con prestazioni leggermente inferiori. Il primo volo avvenne nel 1953, e il P-3 terminò la sua attività di volo 40 dopo, quando gli ultimi di 72 prodotti vennero tolti dal servizio.

*Motore: 1 Avco Lycoming GO-435-C2A da 265 hp
*Dimensioni: lunghezza 8.75 m , apertura alare 10.4 m, altezza 3.05 m, superficie alare 16.5 m2.
*Peso: 1110-1500 kg
*Velocità 310 kmh, tangenza 5500 m, autonomia 750 km.

[[Immagine:PC7.JPG|300px|left|thumb|]]
Questo aereo però non rimase senza seguito. Il PC-7 Turbo Trainer è lo sviluppo, con motore turboelica, del precedente apparecchio, con sedili in tandem e piene capacità acrobatiche. Inoltre, introduce la capacità di trasportare armi leggere. L'inizio del suo sviluppo è riportato essere il 1966, nondimeno per anni questo aereo languì nella mancanza di interesse da parte dell'aviazione elvetica, che verosimilmente era già soddisfatta dei suoi P-3. Finalmente l'aereo venne approntato nel 1975 e subito si dimostrò un velivolo di successo, che ottenne contratti per un totale di oltre 440 apparecchi, ampiamente esportati. Un suo sviluppo è stato l'Mk II con la fusoliera dell'PC-9, ma al dunque l'avvento di quest'ultimo tipo ha comportato un salto generazionale, a cui il PC-7 non poteva rispondere pienamente. In effetti, mentre aerei come l'SF-260 erano venduti a dozzine, gli anni trascorsi nel 'limbo' che passò il PC-7 devono avergli nuociuto notevolmente limitandone il successo: si può solo immaginare quanti apparecchi avrebbero potuto essere venduti se per esempio il PC-7 fosse stato messo in vendita dal 1970. In ogni caso il Turbo Trainer iniziò concretamente una nuova stagione degli addestratori: quello delle macchine a turboelica, che competevano con quelle a reazione di più basse prestazioni e gli avrebbero finito per strappare il mercato degli addestratori basici, reinterpretando in chiave moderna il successo di apparecchi come il G.59, che negli anni '40 erano tuttavia intesi come aerei 'ad alte prestazioni' ricavati da caccia ad elica di prima linea.

*Motore: 1 P&WC PT6A-25A da 560 hp
*Dimensioni: lunghezza 9.78m, apertura alare 10.4 m, altezza 3.21 m, superficie alare 16.6 m2.
*Peso: 1.330-1.900 kg
*Velocità 500 kmh, tangenza 7620 m, autonomia 1200 km.
*Armamento: fino a 1040 kg.

[[Immagine:PC9.JPG|300px|left|thumb|]]
Non passarono molti anni, dato il ritardo con cui il PC-7 entrò nel mercato, che la Pilatus già pensava ad un aereo di nuova generazione, con una progettazione più attuale e con motore ancora più potente, che avrebbe avuto un'elica quadripala al posto di quella tripala. Questo velivolo divenne il PC-9, che progettato a partire dal 1983, volò nel maggio '84 e venne ordinato in un buon numero di esemplari, contendendo al Tucano il predominio nel settore degli addestratori a turboelica. La sua progettazione è molto raffinata e la fusoliera e le ali allungate e arrotondate. La differenza maggiore tra il PC-9 e il Tucano consiste nel fatto che quest'ultimo sacrifica un pò la velocità per ottenere una fusoliera con posti scalati in una sorta di 'gobba' che gli dà un aspetto un poco a 'Phantom', aggressivo e spigoloso. Il PC-9 invece ha entrambi i posti di pilotaggio quasi allo stesso livello, ma evidentemente è stato ugualmente apprezzato: presentato dalla Raytheon come Texan II, ha vinto il JPATS, ovvero il concorso per un nuovo addestratore basico con cui rimpiazzare i gloriosi ma sfiatati T-37C 'Tweet'. In questo caso si è visto come il PC-9 abbia potuto concretamente confermare la premessa da cui si era partiti, ovvero quella di costruire una macchina ad elica capace di rimpiazzare i jet da addestramento, grazie ad un consumo nettamente minore che compensa le prestazioni un poco inferiori. Chi lo avrebbe pensato negli anni '40-50. Eppure, dopo la crisi energetica degli anni '70 (a seguito della 'chiusura dei rubinetti' degli arabi fatta in segno di protesta per il sostegno a Israele durante la guerra del Kippur) l'addestramento 'tutto getto' venne visto in maniera via via più marcata come troppo dispendioso, per cui tornare all'elica non era più un tabù: grazie alle turbine aeronautiche leggere sviluppate per gli elicotteri i nuovi aerei d'addestramento potevano essere dei credibili rimpiazzi rispetto ai jets, sopratutto meno costosi dei nuovi aerei a reazione da comprare per rimpiazzare quelli vecchi. In generale, a questo punto le sorti sono cambiate, con il Tucano, vincitore per anni in vendite sul PC-9 sconfitto in questa notevole competizione, come pure molti altri aerei quali l'S.211, un moderno ed economico jet che ha costituito certamente uno dei più pericolosi contendenti per il PC-9. Di fatto, proprio aerei come questo sono stati scalzati e schiacciati dai turboelica: stretti tra questi come addestratori primari e macchine come gli Hawk come velivoli da addestramento secondario, non ebbero mercato sufficiente. Da notare che i seggiolini eiettabili sono stati introdotti, con il PC-9, come accessori standard nei modelli leggeri Martin-Baker Mk 11, mentre solo gli ultimi PC-7 ne hanno avuti, del tipo Mk 15.
Quanto alle vendite, oltre al colpaccio americano il PC-9 ha ottenuto commesse per 67 esemplari destinati alla sola RAAF australiana, 30 all'Arabia Saudita, 15 per l'Irak, 4 per Angola e altrettanti per la Birmania. Non soltanto, ma per il concorso onde trovare un sostituto per il Jet Provost, seppure vinto dal Tucano, si sa anche che in realtà era il PC-9 quale favorito, ma ragioni politiche e economiche hanno consigliato di scegliere l'aereo brasiliano.

*Motore: 1 P&WC PT6A-62 da 1164 hp, limitata a 962 sull'asse con elica tripala a passo variabile.
*Dimensioni: lunghezza 10.2 m, apertura alare 10.19 m, altezza 3.3 m, superficie alare 16.29 m2.
*Peso: 1.680-3.200 kg, 580 kg carburante, 1000 kg carico militare
*Velocità 556-593 kmh (a 6100 m), stallo 118 kmh, atterraggio in 435 m, tangenza 11580 m, autonomia 1500 km, fattori di carico +7/-3.5 g, sostenuto 3g a lm., 2g a 4.500 m.
*Armamento: fino a 408 kg.


Il Pilatus PC-6 invece è un trasporto STOL, ovvero capace di atterrare e decollare da spazi ristretti, molto popolare e semplice. Ne sono stati costruiti , dal maggio 1959 (quando il prototipo andò in volo), oltre 480. Originariamente l'aereo era noto solo come PC-6 Porter, ed era fornito di un motore GSO480 da 345 hp, a pistoni, della Avco-Lycoming, oppure un motore da 355 hp IGO-540. Numerosi gli accessori, come sci o anche galleggianti. Le sue ruote sono di grandi dimensioni, mentre esiste una botola ventrale e due ampi portelloni laterali. In concreto questa macchina ha operato in ogni parte del mondo con notevole efficienza, tanto che non v'è stato problema a mantenerla in produzione nella versione Turbo-Porter con ben tre diverse motorizzazioni: nella versione A, con un Turbomeca Astazau da 580 hp, B con un PT-6 da 680, e nel modello C con un Garrett TPE331 da 583 hp sull'asse. In ogni caso la sua caratteristica eminente, a parte l'ala alta, è un motore a turboelica installato su di un lungo 'naso', che lo rende facilmente identificabile, e se questo non fosse sufficiente vi è un timone verticale ancora più caratteristico, con un'aspetto molto squadrato e ben poco estetico. Ma in effetti, questo apparecchio è interamente costruito per essere semplicemente funzionale in ogni ambiente d'operazioni, ed estremamente economico e semplice, come dimostra anche l'ala alta ipersostentata, di semplicissima pianta rettangolare.

*Motore: 1 P&WC PT6A-27 da 680 hp
*Dimensioni: lunghezza 10.90 m, apertura alare 15.12 m
*Peso: 2200 kg
*Velocità di crociera 259 kmh, massima 280, tangenza 7680 m, autonomia 1050 km.
*Carico: 1130 kg o 10 passeggeri.

Il suo più diretto successore è il PC-12, ovvero un aereo da trasporto leggero, sempre monomotore. Ha una coda che lo differenzia nettamente dall'altro, infatti ha struttura a 'T', per migliorare ulteriormente le capacità STOL. Da questo apparecchio, come il PC-6 utilizzato sia da civili che da militari è stata sviluppata anche una versione da ricognizione chiamata 'Eagle', che possiede una sorta di 'canoa' sotto la fusoliera in cui sono alloggiati i sensori. Nella sua configurazione iniziale si tratta di una macchina dall'aerodinamica piuttosto raffinata e assai veloce, con configurazioni VIP per 6 passeggeri, executive per 9, Freighter con 1.400 kg di carico facilmente scaricabile grazie ad un portellone da 1.32 m di altezza e 1.36 di lunghezza, apribile verso l'alto. I piani di coda a T aiutano ulteriormente a consentire un rapido scarico, essendo abbastanza alti da non intralciare muletti meccanizzati eventualmente utilizzati.

*Motore: 1 P&WC PT6A-67B da 1.200 hp
*Dimensioni: lunghezza 13.96 m, apertura alare 13.78 m, altezza 4.14 m
*Peso: 2183-4000 kg
*Velocità 495 kmh a 7600 m.
*Carico: a seconda delle versioni, 1.400 kg o 6-9 passeggeri.



Ma gli svizzeri tentarono anche una via 'nazionale' agli aerei da caccia a reazione. Dopo la seconda guerra mondiale in Svizzera vennero visionati i turbogetti di un Me.262 del tipo Jumo 004. DOpo la guerra, in attesa del caccia nazionale che si voleva sviluppare vennero tra l'altro ordinati 130 P-51 Mustang e poi 175 Vampire, consegnati nel 1949-52. Era una forza congrua, ma a causa dell'orografia svizzera ci voleva un jet capace di decollare e salire in fretta. La FFA e la F+W stavano pensando, grazie anche a finanziamenti statali per 1.5 milioni di franchi, di ottenerla con alette ipersostenatrici del tipo Kruger, e in seguito ebbero, dopo vari travagli, a dare alla luce l'aereo N.20.2 Arbalete che era un mini-quadrigetto, ovvero un caccia leggero con ben 4 motori a reazione Turbomeca TR.011 da 100 kg circa di spinta l'uno, i più piccoli reperibili. L'aereo venne costruito a partire dal 1950 e venne portato in aria il 16 novembre 1951. Riuscì ad arrivare, con la sua ala a freccia con corda larga, ma senza piani orizzontali di coda (sembrava un mezzo-Hunter..) circa 748 kmh. Venne seguito dall'Aguillon, che era propulso niente di meno che da un turbofan derivato dalle turboeliche inglesi Mamba. Ne uscì il motore SM-01 da 600 kgs che aveva anche ugelli invertibili per assicurare piene prestazioni STOL. Avrebbe dovuto essere seguito dall'Harpon con due soli turbogetti Saphhipe da 3400 kgs, mentre un altro progetto era il P.16 della FFA, che venne costruito in 5 esemplari ma non ebbe esito, dopo una spesa di 37.4 milioni di franchi. Si trattò in generale di progetti interessanti ed originali, ma non vi era la convenienza di svilupparli ulteriormente.





===La 'via inglese' ai jet===
[[Immagine:Forbes_De_Havilland_Vampire.jpg|250px|left|thumb|]]
Per quello che riguarda i rapporti con l'industria inglese, gli svizzeri nel dopoguerra furono dei clienti molto assidui, d'altro canto non vi erano altri fornitori europei, all'epoca, capaci di vendere dei caccia a reazione, di cui gli svizzeri si dotarono presto. Cominciarono con i caccia De Havilland DH-115 Vampire, dei caratteristici apparecchi con ala trapezioidale e doppia trave di coda, sistemazione inconsueta e alquanto goffa, data la minima taglia della macchina, che era stata consigliata dalla necessità di non disperdere la poca spinta del motore De Havilland Goblin. Nella versione evoluta Mk 5 l'aereo era capace di 884 kmh con appena 1520 kgs del Goblin 35, con tangenza di quasi 14.000 m e raggio di circa 1600. Esso era armato con 4 cannoni da 20 mm e 907 kg di armi subalari, oltre ad essere un velivolo dal pilotaggio facile e intuitivo. Gli addestratori erano ancora in servizio in una trentina di esemplari nei tardi anni '80, in attesa degli Hawk.
[[Immagine:Swiss_Air_Force_De_Havilland_DH-112_Mk_4_Venom_being_serviced.jpg|250px|left|thumb|Un Venom]]
Il successore del De Havilland Vampire era un'altra macchina dal nome inquietante e dall'aspetto bizzarro, ovvero il DH-112 Venom. Differentemente dal Vampire volò nel dopoguerra (1949 anziché 1943), ed era un progetto molto evoluto rispetto al semplice jet che lo aveva preceduto. Molto agile, venne 'fregato' in termini di successo commerciale allorché la progettata costruzione di ben 1000 esemplari da parte della Fiat, che già costruì su licenza il Vampire Mk.52, non ebbe seguito: erano arrivati fiumi di cacciabombardieri americani F-84 a prezzi di occasione, e l'occasione le forze aeree della NATO non poterono lasciarsela scappare, essendo ancora l'Europa un mucchio di macerie, impoverita e debole anche politicamente.

Ma il Venom, per quanto molto meno ricordato del suo predecessore, riuscì ugualmente a farsi valere: in Francia venne adottato come caccia navale, non essendo disponibile un modello francese di jet capace di operare da portaerei: in questa forma venne prodotto dalla Sud-Est Aviation come Aquilon, nome abbastanza allusivo della sua forma fisica. In ogni caso il Venon fu per alcuni anni un importante macchina imbarcata e preparò il terreno al Sea Vixen.

La struttura del Venom era piuttosto allungata e 'incattivita' rispetto alle forme morbide del Vampire. Le dimensioni erano di 12.7 di apertura alare, 10.06 m di lunghezza e uno stupefacente 2.03 m di altezza (la metà del già basso Hunter) anche se senza presumibilmente considerare il carrello, comunque basso e di larga carreggiata. Il Vampire era invece di 11.58, 9.37 e 1.88 m. Il peso del Venom FB, Mk 4 era di 3674-7180 kg contro 3304-5620 kg. La spinta era ora assicurata da n De Havilland Ghost 105 da 2336 kgs. Questo aereo poteva così salire a 2204 m.min contro 1463, e volare a 961 kmh contro 884. La versione introdotta in servizio in Svizzera era la FB.Mk 50, che era equivalente all' FB Mk.1 inglese. Questi apparecchi vennero prodotti in un periodo dal 1953 al 1957. Ma non era finita: infatti il Venom venne anche prodotto in versioni cacciabombardiere migliorate, la Mk.4 che disponeva di piani di coda servoassistiti per un migliore controllo ad alta velocità, deriva modificata, motore leggermente più potente. Anche di questo tipo gli svizzeri costruirono esemplari su licenza, per l'esattezza 100 ma senza cambiare la sigla Mk 50. Dei modelli da intercettazione notturna Mk. 2 e 3 invece non pare che gli svizzeri ebbero esemplari, o quanto meno non li costruirono su licenza.

La De Havilland era riuscita per un certo tempo a costruire aerei e motori, cosa rara nel mondo aeronautico. Il Venom non era carente di potenza, con un disegno compatto anche se piuttosto pesante. La progettazione non venne mai cambiata per gli aerei di questa famiglia, nonostante che i motori fossero diventati nel frattempo più potenti e non necessitassero più di soluzioni drastiche per ridurre la perdita di potenza dentro condotti di scarico troppo lunghi, anche perché il disegno con la doppia coda non era l'ideale alle velocità più alte,già in regime transonico.

Meglio un design più semplice, come quello dell'Hunter,robusto ed estremamente elegante aereo da combattimento inglese, arrivato un poco in ritardo rispetto ai pariclasse Sabre e MiG-15, ma per certi aspetti più moderno, sebbene mai prodotto in versioni da caccia notturna.

La sua validità venne confermata da quasi 2000 macchine prodotte per numerosi clienti. Tra questi vi era anche la Svizzera che ebbe 8 T. Mk 68 biposto, ma sopratutto 152 Mk. 58. Questi erano cacciabombardiere monoposto che derivavano dagli Mk. 6 inglesi, che possedevano motori Avon Mk. 202, carburante interno di 1773 l, 4 piloni esterni per serbatoi ausiliari e armi, prestazioni dell'ordine dei 1100 kmh, un armamento poderoso, forse mai più equivalso da nessun caccia da combattimento aereo di 4 cannoni Aden da 30 mm con circa 500 colpi. Ancora negli anni '80 di queste macchine ve n'erano in servizio circa 130. Visto che l'acquisto di un nuovo cacciabombardiere negli anni '70, che risultò dopo aspra competizione l'F-5, non bastava per tutti i reparti svizzeri alcune decine di Hunter vennero modificati. Ai tozzi e potenti razzi nazionali SURA vennero aggiunti così predisposizioni per 2 missili Maverick, che andavano a rimpiazzare 4 dei 20 razzi trasportabili complessivamente senza per questo intralciare due serbatoi subalari e i 4 cannoni interni (i razzi erano trasportati in numerosi piccoli piloni disseminati sotto tutta l'ala). Gli Hunter, utilizzati a quel punto solo dalla Riserva, non sostituirono direttamente i Venom (che vennero invece rimpiazzati dagli F-5, lasciando invece in servizio i loro predecessori Vampire in quanto erano disponibili anche nella versione biposto da addestramento). Utilizzati dai reparti della Riserva, gli Hunter erano normalmente tenuti protetti in speciali gallerie e hangar, spesso tenuti sospesi sul soffitto per stipare due aerei nella stessa lunghezza (uno appeso e l'altro sul pavimento). La Svizzera ha una lunghissima tradizione di opere fortificate e depositi in caverna, scavati sui fianchi delle sue montagne e abilmente mimetizzati. Non farà male ricordare che addirittura, all'epoca della Guerra fredda, ogni casa svizzera doveva possedere anche un rifugio NBC: gli svizzeri, non c'é che dire, erano gente previdente..


L'ultimo apparecchio della 'UK Connection' è l'Hawk, addestratore avanzato biposto che rimpiazza i preistorici Vampire. Forse il migliore della sua categoria, questo apparecchio ha ali a freccia e motore RR. Adour a doppio flusso, quindi è veloce, addirittura supersonico in picchiata, e possiede una lunga autonomia operativa. Alcune decine ne sono stati ordinati e consegnati all'inizio degli anni '90.

===Fine anni '80===
Alla fine degli anni '80, grossomodo la situazione dell'Aviazione Elvetica nota internazionalmente come Swiss Airforce era questa:
* i ricognitori tattici erano i Mirage IIIRS della Fliegerstaffel 10 di Buochs
*i caccia F-5 Tiger II erano in tuto 95, di cui 84 montati su licenza dalla FFA di Emmen
*gli addestratori erano oltre 30 DH Vampire T.Mk 55
*i PC-7 avevano rimpiazzato i P-3 come addestratori basici. Strano a dirsi, i successivi PC-9 non erano ancora stati comprati, forse in quanto erano stimati sufficienti in numero e capacità i PC-7 (4 PC-9 vennero ordinati poi, come 'traino-bersagli')
*la conversione operativa aveva luogo con 12 F-5F, che non avevano un reparto proprio ma erano suddivisi tra i tre reparti di F-5 attivi e i 3 di riserva
*i caccia Mirage IIIS erano appoggiati dai biposto IIIBS
*oltre agli F-5 e ai Mirage, l'altro importante jet era l'Hunter che nel modello Mk 58 equipaggiavano i reparti della Riserva. Erano presenti in qualcosa come oltre 130 velivoli, a cui si aggiungevano 7 T.Mk 68 biposto da addestramento. Gli Hunter avevano, in alcune decine di esemplari, subito un aggiornamento che consistette nel dotarli di predisposizioni per i missili AGM-65 Maverick, lanciatori di chaff e pod ECM FIST24.
*gli aerei di seconda linea vedevano i Pilatus Porter, i Dornier Do 27, i Beech Twin Bonanza.
*gli elicotteri erano oltre 70 Alouette III, ampiamente impiegati assieme a velivoli civili per il soccorso in alta montagna, e gli elicotteri Puma ben più pesanti e capaci per le missioni di trasporto medio.


Per quello che riguarda gli aerei di maggiore prestigio dell'aviazione, questi sono stati certamente i Mirage III, recentemente sostituiti dagli F-18 ma ancora gli unici che abbiano mai dato l'ebbrezza ai loro piloti di volare a mach 2. La loro consegna ebbe luogo tra il 1964 e il 1967 in un congruo numero di esemplari, ovvero 59 tra IIIS (per Suisse), IIIRS da ricognizione, IIIBS biposto da addestramento operativo. Erano macchine con modifiche apposite per l'impiego, tra gli altri equipaggiamenti specifici, dei missili Falcon del tipo HM55 e HM 58, ovvero i tipi a guida IR e radar. Nel 1983 si sono aggiunti 2 IIIDS


Un cenno particolare merita anche l'RSV, ovvero il Reparto Sperimentale di Volo, a Lucerna. Da questo reparto sono passati tutti gli aerei militari svizzeri prima dell'immissione in servizio. Questo reparto nacque come reparto di volo della Fabbrica Federale di Aeroplani o FFA, di Emmen, poi si sviluppò come reparto sperimentale. Fu questo, tra l'altro, a partecipare alla scelta del nuovo cacciabombardiere per rimpiazzare i Venom: nel 1972 ebbe luogo un confronto serrato tra Mirage 5 e l'A-7 Corsair II. Strano che due macchine tanto diverse fossero prese in considerazione, con il Mirage che era stretto parente del III e pienamente bisonico, mentre il goffo A-7 era una macchina navale, eccellente come striker, ma di scarsa utilità come apparecchio da caccia e con logistica del tutto diversa da ogni aereo svizzero. Non se ne fece nulla a seguito della decisione del Consiglio Federale, ma il problema rimase e nel 1975 venne riproposta una gara in cui partecipò anche il G.91YS con due punti d'aggancio in più sotto le ali. Nonostante i due motori con postbruciatore J85 questo aereo non è supersonico e per questo non ha mai convinto fuori dall'Italia, tanto più che gli stessi motori sono usati dagli F-5 da mach 1.4. Vennero analizzati anche il Viggen svedese, il Mirage F.1 francese e alla fine venne scelto l'F-5, il più economico di tutti, e quindi posto un ordine per 110 esemplari, emesso nel 1976.

Il Super Puma è un'altra macchina passata per l'RSV. Confrontato con il S-70 della Sikorsky, vinse una commessa di 15 esemplari, consegnati nel 1986-89.

L'aggiornamento dei Mirage III ebbe luogo negli anni '80 e anche a questo programma partecipò l'RSV. Alla fine vennero integrati sulla oramai anziana cellula del caccia delle alette canard fisse, e un sistema dispenser di chaff e flare, mentre i missili standard diventavano oramai gli AIM-9J, comprati assieme agli F-5.

Per rimpiazzare i Vampire vennero messi alla prova vari aerei: Alpha Jet, C.101, MB.339 dei 'vicini di casa' della Aermacchi, e gli Hawk, che nella versione Mk.66 vennero scelti come vincitori tra quest'accanita concorrenza, nel 1987.

Il compito più arduo è stato poi trovare un rimpiazzo per i Mirage, che erano stati aggiornati per migliorarne l'agilità e le ECM, ma erano vecchie macchine da combattimento, da rimpiazzare con qualcosa di meglio e più moderno. I concorrenti presentatisi sono stati il fior fiore dei caccia occidentali: anche i Gripen e i Rafaele, purtroppo entrambi scartati in quanto non ancora maturi. La palla passava ai caccia della generazione precedente, tra cui il Mirage 2000, logico candidato a sostituire il Mirage III, l'F-16 e l'F-18.Alla fine però, anche il Mirage 2000 venne scartato essendo giudicato inferiore in avionica e prestazioni agli aerei americani. La scelta ebbe luogo tra l'F-16 e l'F-18 e vinse quest'ultimo. La scelta non fu indolore e gli Svizzeri democraticamente indirono anche un referendum per valutare se l'elevato costo dell'Hornet (e la pressione dei francesi, che certo avrebbero gradito riaprire la gara per fornire i loro vicini) fosse accettabile per la Federazione. Il referendum ebbe un risultato positivo per l'Hornet e questo chiuse la questione.

===F-5===
Come rimpiazzo per l'Hunter venne selezionato l'F-5, non dopo una precedente gara dispotata tra l'altro tra l'A-7 e il G.91YS, ma rimasta 'patta' e senza seguito. La modernizzazione ebbe luogo quindi con il piccolo e scattante apparecchio Northrop, che venne ordinato in un primo totale di 66 E e 6 F, con il nome dell'operazione Peace Alps, quindi in conto FMS. I primi 13 E e 3 F vennero forniti dalla Northrop, gli altri montati da kit da parte della FFA ad Emmen, poi giunsero altri 32 E e 6 F ordinati nell'81, tutti tranne uno assemblati dalla FFA. Gli ultimi vennero consegnati attorno al marzo '85. Servono con gli squadroni 1, 11 e 18, con gli 11 e 18 formati nel '79. Poi sono giunti anche gli squadroni 8 e 19 dagli Hunter nell'81, il 6 e il 13 negli anni '80 al posto dei Venom, oltre alla pattuglia acrobatica che rimpiazzò gli Hunter nel '95. I caccia F-5 dovevano essere riequipaggiati con l'ALQ-171(V) ed ECM interne, ma questo programma annunciato nell'85 è stato annullato nell'89.La capacità di usare i missili AIM-9P è quella più importante per questi caccia leggeri, ma dopo che gli Hunter vennero radiati nell'94, l'anno dopo gli F-5 vennero adattati anche come cacciabombardieri con i missili Maverick. Poi hanno sostituito gli Hawk come addestratori avanzati e sono stati prestati in 12 esemplari all'Austria in attesa dell'EFA. Attualmente vengono radiati dal servizio, anche se non vi sono aerei per il momento che li possano sostituire e gli F-18 sono davvero pochi per essere gli unici aerei di prima linea.


===Gli F-18 svizzeri: Hornet sulle Alpi===
[[Immagine:Schweizer_F-18_C-3.jpg|300px|left|thumb|]]La Svizzera si è unita agli utenti degli Hornet di 'seconda generazione', che si sposano bene con la politica di una nazione capace di restare neutrale dal 1815 ma con un esercito adatto al mantenimento della propria indipendenza. La competizione per il nuovo caccia successore al Mirage vide al solito un gran numero di contendenti, tra cui vale la pena ricordare l'F-20, parente abbastanza stretto dell'Hornet, ma più pensato per essere più leggero che più pesante del normale per un caccia leggero (tanto da necessitare di un solo motore dello stesso tipo di quelli dell'Hornet). Nel 1988 vi fu la gara 'definitiva' con confronto in volo con l'altro finalista, l'F-16. L'F-18 venne giudicato migliore e nell'ottobre, dopo circa 6 mesi, venne dichiarato il vincitore della competizione. La Flugwaffe ordinò un numero limitato di macchine rispetto al gran numero di apparecchi che prima aveva: oltre 100 Hunter, decine di F-5 e di Mirage IIIS. La quantità ordinata venne fissaa in 26 F-18C e 8 D, con motori del sottotipo -402 e l'esigenza di equipaggiare tre squadroni, anche se il numero era malamente maggiore per due. In effetti, gli F-5 non sono stati direttamente sostituiti dagli Hornet, ma non hanno avuto nessun altro sostituto e quindi la loro carriera si è avviata ad un binario morto. Ma il problema non era risolto totalmente: nel 1991 la competizione venne riaperta con il MiG-29 e il Mirage 2000-5 come competitori e ancora una volta, malgrado che Mitterrand premesse per ottenere che i vecchi Mirage venissero, come abbastanza logico, rimpiazzati dai 2000, la conferma dell'ordine per gli Hornet venne siglata nel 1992. Ancora, non era sufficiente e allora il 6 giugno venne indetto addirittura un referendum per stabilire se comprare o no l'F-18. Anche stavolta l'Hornet risultò vincitore. Se non altro, tutti questi passaggi se rallentarono il programma, resero possibile chiedere degli aggiornamenti: in particolare il radar APG-65 venne rimpiazzato con l'APG-73, seguendo la scelta finlandese. La dotazione d'armamento comprendeva essenzialmente missili AIM-9P-5 e AMRAAM, perché si trattava sopratutto di caccia intercettori.

Quanto alle consegne, il primo apparecchio è stato un F-18D sn. J-5231, che volò il 20 gennaio 1996, seguito dal monoposto J-5001 (8 aprile) ed entrambi vennero costruiti a St. Louis, ma i rimanenti vennero assemblati dalla Schweizer Flugzeuge und System AG (Swiss Aircraft and Systems Company, conosciuta inizialmente come F+W) ad Emmen.

I primi Hornet vennero consegnati il 23 gennaio 1997 e in seguito indirizzati al No.17 Squadron, Payenne, che divenne operativo nel settembre dell'anno, mentre gli altri furono il 18 e l'11imo, questo ad Alpnach, novembre 1999. Appena il 2 dicembre successivo il J-5026 venne consegnato come ultimo dei 34 aerei. Siccome il numero è relativamente basso, si prospettava di comprare almeno una decina di macchine ulteriori, forse direttamente del tipo Super Hornet o ex-USA. I 18 Mirage IIIRS da ricognizione e gli F-5 erano ancora in servizio e non rimpiazzati direttamente, ma in effetti è difficile che la Svizzera riesca a dotarsi di un buon numero di caccia da combattimento nel futuro prossimo.


===Addestramento dei piloti (1991)<ref>Bonzanigo, C.A.: ''Aquile elvetiche'', Aerei luglio-agosto 1991 pagg.2 6-29</ref>===



L'addestramento dei piloti svizzeri era particolare. I piloti della Milizia dell'Aeronautica militare svizzera prestavano servizio agli inizi degli anni '90 per 36 giorni in reparto e volando una dozzina d'altri per proprio conto, il che era il triplo di quanto richiesto agli altri riservisti svizzeri. D'altro canto il volo è una cosa che non s'improvvisa, specie se militare. Dato che il territorio svizzero è montuoso per il 60% i piloti addestrati per la piccola aviazione svizzera erano davvero sottoposti ad una dura selezione, con un addestramento per le emergenze e il volo nelle vallate notevolmente duro. Non mancavano del resto nemmeno gli aspiranti.1800 per anno si presentavano ai Corsi d'Istruzione Aeronautica Preparatoria o IAP, ma solo una ventina venivano accettati dopo 74 settimane di selezione, con la consegna del brevetto: 1 su 100 ce la fa, direbbe forse un noto cantautore. Ma i corsi non erano la prima parte: il giovanotto svizzero desideroso di diventare pilota doveva entro i 17 anni presentarsi all'Aero Club svizzero, il che gli consentiva di frequentare la prima parte dell'IAP, superando un eseme psico-attitudinale, uno medico, un colloquio psicologico presso l'Istituto di medicina aeronautica a Dubendorf, e già questo riduceva gli aspiranti da 1800 a 300, quelli che avrebbero seguito la prima parte del corso di due settimane, con 13 ore volate su aliante o su aereo. L'anno dopo altra selezione e solo 180 candidati prendevano parte al secondo corso con altre 13 ore sullo stesso velivolo scelto, poi il 15% si indirizzava verso la carriera di pilota di linea e gli altri diventavano aspiranti piloti militari, ridotti a quel punto a 120. Seconda visita presso l'Istituto di Medicina Aeronautica e riduzione in media a 70 aspiranti piloti, poi mandati alla Scuola Reclute di Magadino. DA qui in poi, dopo 3 anni dall'inizio della selezione gli oramai ventenni svizzeri venivano sottoposti a 4 settimane di addestramento militare di base, che consisteva nella 'sollecitazione' psichica e fisica del soggetto tanto che un quinto andava a casa già allora. Venivano però trasferiti ai servizi di terra di Payerne, non erano quindi 'buttati'. IL secondo mese delle 17 settimane di corso (tra l'altro tutto questo è pagato dalla Confederazione Elvetica) veniva usato il simulatore GAT, General Aviation Trainer, poi arrivavano finalmente gli aerei PC-7 per una ventina d'ore di volo, fino a cominciare il combattimento aereo e preparando il passaggio all'Hawk Mk.66. Dopo 8 settimane di questa fase il numero degli aspiranti è ridotto alla metà e nelle successive 9 settimane i rimanenti volavano ben 120 ore di volo e usavano il simulatore per un'altra ventina.

Dopo la Scuola Reclute i piloti rimasti venivano passati alla SS, ovvero Scuola Speciale per altre 2 settimane, per i piloti di aerei o elicotteri in due sottocorsi a Lodrino con l'Alouette III, e poi sul Super Puma, mentre quelli degli aerei ad ala fissa restavano a Magadino, iniziando l'addestramento basico anche per azioni operative. Non era certo finita qui, perché poi arrivava il corso SSU pil di un mese, approfondendo le conoscenze con il simulatore e il volo strumentale. . Dopo 3 settimane di pausa andavano a Sion, ora col grado di caporale (.gli svizzeri non erano generosi con gli avanzamenti di grado..) e nella Scuola Piloti S pil della durata di 17 settimane finalmente transitavano sull'Hawk Mk.66 dopo un totale volato di 150 ore sui precedenti PC-7. L'HAWK venne scelto in una ventina di esemplari dopo una competizione con l'MB.339 e il C.101, nonché l'A.Jet, e costruito dalla FFA di Emmen. La seconda parte della S pil era di altre 7 settimane e preparava per la scuola Ufficiali piloti o SU pil, che comprendeva la transizione sull'F-5F che ha rimpiazzato l'Hunter Mk. 58. I piloti a quel punto, finita anche la frequentazione di questa scuola avevano già deciso se far parte della Milizia o diventare professionisti con la Squadra di difesa aerea: insomma, o Hunter o F-5 e Mirage III. La Squadra di sorveglianza era preposta a tutte le varie incombenze ,dalla difesa aerea al collaudo di materiali nuovi. La Riserva richiedeva un programm di corsi d'allenamento e uno di allenameno individuale studiati in maniera tale da non interrompere l'attività di volo per più di 4 settimane. Per migliorare l'addestramento, i piloti svizzeri erano schierati con i loro F-5 e Mirage a Decimomannu periodicamente, per il combattimento aria-aria anche perché per via di problemi di sicurezza (leggi; valanghe) e di inquinamento 'acustico' i voli supersonici erano sulla Svizzera, proibiti sotto i 10000 m (non tanto alto, se si considera l'orografia della Nazione), mentre l'addestramento con munizioni aria-terra era svolto in un poligono di un'altra nazione notoriamente neutrale: la Svezia.

==Missili==
La Svizzera, per quanto poco noto attualmente, ha avuto una serie di programmi missilistici autoctoni, di notevole livello.

Il primo missile sviluppato, fin dal 1947, era l'RSC, provato in volo già nel 1950 e poi offerto, per la prima volta, nel libero mercato come RSC-50 a partire dal 1952. Si trattava di una iniziativa della Contraves e della Oerlikon e le prove operative erano state fatte nel 1950-52 anche in poligoni svizzeri. Venne prodotto in vari modelli, con acquisti da parte di clienti esteri. Dimenticato da tempo è che l'Italia fu uno di questi, con i missili prodotti dalla Contraves italiana. altri clienti furono il Giappone e addirittura 25 missili per gli USA, che nel 1953, ancora senza propri SAM operativi comprarono gli RSC-51, che indica l'anno in cui lo sviluppo tecnico era terminato, di qualcosa successivo rispetto al primo tipo. Venne designato MX-1868. Le F.A. svizzere ebbero i primi missili nel 1954, mentre non mancò anche l'Italia poiché esisteva ed esiste una filiale italiana della contraves, che li produsse come MTG-CI-56, -57 e -58. Anche il Giappone comprò questi missili, dei quali venne realizzato anche un RSC-57 da addestramento, che era addirittura riutilizzabile, in quanto al posto della testata aveva un paracadute! I missili erano tutti a controllo su radar direttore su fascio, avevano impennaggi cruciformi fissi a prua e superfici di coda di guida. Erano inoltre provvisti di propellente liquido per il razzo, cosa che tornava utile per i lanci d'addestramento. La spinta del motore era di circa 1000 kg per 30 secondi nel caso dell'RSC-57 o 45 secondi nel caso dell'RSC-58. GLi impennaggi centrali erano costruiti per spostarsi all'indietro durante il volo, compensando la variazione di massa dovuta al consumo del carburante, che era per la cronaca acido nitrico e cherosene. Il missile era costruito in lega leggera, incollata con araldite. Una batteria tipica di RSD-58 aveva un radar di inseguimento bersaglio, un radar di controllo missile, un centro di controllo e ben sei lanciatori binati con alzo tra 10 e 90 gradi, il tutto servito da generatori elettrici campali. Infine, le dimensioni dell'RSD-58:

*lunghezza 6.1 m, apertura alare 1.35 m, diametro 40 cm
*Prestazioni: mach 2.4, raggio d'azione 30 km, tangenza 20 km.
*Peso: 460 kg al lancio, 40 kg di testata.

L'RSD-58 era il più avanzato della famiglia, con prestazioni raddoppiate e in particolare raggiungeva una velocità, dopo 45 secondi di combustione, di 2.4 mach contro 1.8, raggiungendo anche una gittata maggiore e così per la quota operativa. Pesava solo 460 kg, ma venne presto 'sommerso' dal programma americano HAWK, che sebbene più avanzato distrusse praticamente l'industria europea dei missili SAM.

[[Immagine:Bloodhound_SAM_at_the_RAF_Museum.jpg|300px|left|thumb|]]
Un missile SAM molto più potente venne dalla solita 'UK connection', se così si può dire. La Svizzera comprò il Bloodhound, arma formidabile fornita in un certo numero di batterie e denominata BL-84. Pesa olrre 2300 kg, ma con una gittata di 80-120 km e una velocità massima di circa 3800 kmh non ha fatto rimpiangere i pure ben più mobili RSD. In seguito sono arrivati anche i missili Stinger americani, forniti in un certo numero di lanciatori negli anni' 80-90.

A parte questo come armi controcarro vi sono i TOW, i Dragon, e anche, a suo tempo i Bantam svedesi, qui utilizzati dal 1967, 3 anni dopo l'adozione da parte dell'unico altro cliente, ovvero l'esercito svedese. La loro carriera era ancora esistente negli anni '80, ma questi piccoli missili da 11 kg di cui 1.9 di testata erano superati e nonostante la discreta gittata di 2 km non potevano sostenere appieno la concorrenza dei missili Dragon e TOW.




Un altro missile è tuttavia da annoverare: l'ADATS. Si tratta di un arma che porta il suo significato operativo nel suo nome: Air Defence Anti-Tank System, ovvero un sistema rivoluzionario (in pratica il successore del pezzo da '88 tedesco) capace di annientare ogni bersaglio sia di terra che aereo. Venne iniziato come programma dalla Oerlikon-Burlhe svizzera quale iniziativa privata, ma il missile venne sviluppato con la Martin-Marietta americana. Nel 1983 vennero approntati due M113 che ebbero un modulo di lancio con centrale di tiro, sensore elettro-ottico multiplo (diurno-termico-laser) al centro della torretta, lanciamissili quadrupli su ciascun lato di questa. È possibile istallare ovunque su di mezzi da 10 t in su questo sistema modulare. Il sistema ha un radar della Contraves capace di scoprire bersagli fino all'altezza di 5000 m e distanza di 20 km, con capacità IFF. È sistemato sulla parte posteriore della torretta. Se confermato come nemico viene visualizzato nel PPI dell'operatore radar, quindi la torretta viene ruotata, si acquisisce il bersaglio con il FLIR o la telecamera ottica, il bersaglio viene telemetrato con un sistema laser, e poi viene eventualmente lanciato un missile, che pesa 65 kg ma può accelerare a oltre mach 3 e per giunta un propellente senza fumo, è privo di alette ma ha 4 pinne di controllo. La testata è da ben 12 kg, con capacità HEAT e diametro di 152 mm, per cui non stupisce se viene descritta come capace di perforare oltre 900 mm di acciaio: di fatto pesa il 30% più della testata di un Hellfire. IL missile è lungo in tutto 2.05 m, ha una gittata di 6+ km contro carri, e 8 km contraerei, mentre la quota massima arriva a 5.000 m. Il missile è abbastanza piccolo che altri 8 sono trasportabili come riserva nello scafo, appena ai lati della centrale di controllo del tiro. Il costo del missile non dev'essere stato però contenuto, e l'ADATS è stato adottato dal Canada e Thailandia, ma solo come arma antiaerea. La scelta per l'US Army ha visto l'ADATS ma non è stata seguita da nessun ordine concreto, non sostituendo mai i missili Chaparral, prodotti invece in decine di migliaia di esemplari.


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Versione delle 23:55, 13 giu 2008

Indice del libro

La Svizzera è da secoli una nazione neutrale, e su questa neutralità ha costruito una forza economica e un patrimonio di civile convivenza, non dimenticando che in questa piccola nazione alpina non vi è un vero popolo, ma un insieme di popolazioni che parlano 4 lingue diverse e sono ripartite in Cantoni che costituiscono la Federazione Svizzera, che si erge, come l'ex regno del Tibet, sopra le montagne più alte del continente, in questo caso l'Europa.


La nascita della Confederazione

Un tipico esempio di mimesi alla 'svizzera' con un bunker camuffato da casa civile

Gli svizzeri sono una nazione neutrale, da quasi 200 anni non coinvolta in guerre guerreggiate e sono famosi per le loro virtù militari. Per capire meglio come essi siano importanti per la storia militare e come abbiano inteso fino ad oggi di difendersi da eventuali attacchi al loro territorio, sarà bene ricordare la loro oramai poco nota tradizione militare, eccetto per le guardie dei palazzi vaticani.

La Storia si è occupata degli svizzeri nel I secolo A.C. con le campagne di Cesare oltre la Gallia, e in seguito la Svizzera tornò ad essere nota quando i suoi guerrieri sconfissero in una catastrofica battaglia gli Asburgo d'Austria. La loro fanteria, temibile e forte fisicamente aveva criteri particolari: le armi erano una sorta di asce dal lungo manico, che avrebbero dato origine alle alabarde, mentre la loro armatura era spesso ridotta alla sola parte anteriore del corpo, perché non voltavano le terga al nemico, ma combattevano ferocemente e aiutati dall'armatura leggera, difficilmente avevano bisogno di darsi alla fuga. La loro fama si diffuse al punto da diventare, assieme ai lanzichenecchi tedeschi un popolo di mercenari chiamati a partecipare ad innumerevoli guerre regionali in Europa.

Sono uomini bellicosi; considerano come un'onta volgere le terga al nemico, ed è per questo che non portano armatura se non sul petto, ciò li rende più agili nei movimenti. Sono uomini che, per guadagnarsi da vivere, vanno per il mondo e prendono parte alle guerre che ritengono giuste. Sono pii e buoni cristiani, e considerano il saccheggio come un grave peccato (Pérez del Pulgar, storico)

All'epoca (XV secolo) vi erano pochi elementi altrettanto risolutivi degli Svizzeri: gli arcieri inglesi, i cavalieri francesi, ma in generale la fama degli svizzeri e la loro capacità di fare a pezzi persino i cavalieri corazzati li videro molto in auge per secoli, come a tutt'oggi testimoniano le Guardie del Papa.

Come gli Svizzeri arrivarono a tanta fama? La loro storia 'moderna' li vide uniti in una Lega Perpetua tra i cantoni 'forestali' (Waldstaette)che comprendevano Uri, Schwagtz e Unterwalden. Nella battaglia di Morgarten vinsero con pietre e scuri un esercito che gli era stato inviato contro da Leopoldo D'Austria, e che venne sorpreso in una gola, quella appunto di Morgarten. La successiva evoluzione della Lega vide l'inclusione di Berna, Lucerna e altre città che sarebbero diventate poi quelle di maggior importanza. Ancora una volta vinsero contro gli austriaci nel 1339, e sopratutto, nel 1386 a Sempach, quando 6500 svizzeri si scontrarono con 12000 cavalieri e fanti austriaci di Leopoldo III d'Asburgo. Gli austriaci si misero a terra (anche i cavalieri) e formarono una falange, ma incredibilmente, persero contro un nemico molto meno numeroso ma più determinato, anche se apparentemente meno organizzato, con la morte dello stesso Duca nella battaglia. Nella battaglia di Bellinzona del 1422 2500 svizzeri che avevano messo sotto assedio la città (che per ragioni commerciali, era vista, in quanto bastione del Ducato di Milano, come un obiettivo da espugnare) vennero sconfitti da 16000 viscontei, ma pur con gravi perdite ripiegarono con l'onore delle armi. Altre battaglie li videro sconfitti in quel di Birsa, ma solo perché gli Armagnacchi erano 20 volte superiori (agosto 1444) in numero, e poi vincenti in una epica serie di battaglie contro il Ducato di Borgogna. Carlo il Temerario aveva un esercito numeroso, ben armato e organizzato, e lui era un condottiero di grande personalità. Tutto fu vano, e gli svizzeri vinsero a Grandson (1476), Morat (1476), e Nancy (1477) e con quest'ultima battaglia perse la vita anche il Duca di Borgogna. Gli Svizzeri diventarono subito richiestissimi e Carlo di Valois nel 1480 ne arruolò 8000. Nel tardo '400-500 gli Svizzeri parteciparono alla campagna d'Italia, dove ebbero sconfitte come quella di Bicocca e Pavia (1522 e 1525), ma anche la vittoria di Ceresole del 14 aprile 1544 contro gli Imperiali.

La tattica degli Svizzeri era inizialmente basata sulla conoscenza del territorio, il che ovviamente è valida se si è in difesa: la prima vittoria contro gli Asburgo naque così, quando in una stretta gola 2000 cavalieri austriaci si ritrovarono il passo sbarrato da tronchi, e poi vennero assaliti da un numero simile di svizzeri, che usarono asce, alabarde, massi e pietre. I cavalieri non potevano in tali condizioni combattere al meglio: non riuscivano ad arretrare, non riuscivano a formare una formazione da battaglia, non potevano usare la lancia e poco la spada: insomma, si verificò pressapoco quello che accadde nella battaglia finale di Conan il Barbaro. Gli Svizzeri erano forti fisicamente e molto preparati all'uso di armi varie, per loro abituali. La sconfitta contro le truppe viscontee li vide tuttavia in difficoltà, era infatti evidente l'inferiorità delle loro armi corte rispetto a quelle lunghe della cavalleria, naturalmente in campo aperto come a Bellinzona. La dottrina cambiò: si stabilì di formare un esercito ben più stabile e forte in campo aperto. Gli Svizzeri avevano una coscrizione obbligatoria, che era già un vantaggio rispetto agli eserciti del Medioevo, spesso improvvisati e raccogliticci. Erano tenuti a comperare le loro armi e mantenerle con cura, perché sarebbero state periodicamente ispezionate: non era consentito venderle, nemmeno per pagare i debiti. La loro tecnica di combattimento in campo aperto divenne più micidiale: vennero introdotte delle picche che divennero lunghe oltre 5 metri. Avanzando in grandi formazioni, protette sui lati da linee di picchieri, il grosso della fanteria svizzera procedeva come un carro armato vivente, lento ma inesorabile. La vittoria di Morat venne conseguita con l'appoggio della cavalleria degli Alleati, ma il grosso del lavoro lo fecero gli Svizzeri con tre formazioni: avanguardia, corpo centrale e retroguardia. Sopratutto, vi era un corpo scelto di giovani combattenti che avevano il compito di colpire i tiratori nemici, in quanto Carlo schierava circa 150 artiglierie. Gli Svizzeri, con la coscrizione potevano schierare anche 70-80.000 uomini dell'esercito, cosa notevole per l'epoca, mentre altri eserciti come quello di Carlo potevano fare altrettanto solo con l'uso di mercenari provenienti da tutta Europa: a Morat Carlo disponeva di circa 30.000 uomini, che davano l'assedio ad una fortezza difesa da appena 2000 svizzeri, che resistettero abbastanza da consentire l'arrivo dei rinforzi, e poi parteciparono anche alla fase finale della battaglia. Anche gli Svizzeri e i loro alleati avevano una tale forza. Prima di entrare in battaglia, recitarono 5 Pater e 5 Ave maria inginocchiati e con le armi a fianco, poi entrarono in azione: visto che non avevano una divisa unica, per distinguersi dagli avversari avevano croci bianche sul petto o su un braccio. Il grosso delle truppe di Carlo era costituita da italiani, tra cui presumibilmente anche molti dei discendenti dei viscontei che batterono gli Svizzeri a Bellinzona. Vi erano arcieri inglesi e scozzesi, polacchi, francesi. Gli Svizzeri misero in campo, come corpo di combattimento principale una forza di circa 10.000 uomini, che era schierata in una immensa formazione di circa 120 uomini in quasi 100 righe, aiutati da 5-6 righe di picchieri 'indipendenti' che li proteggevano dalla cavalleria. Nonostante che Carlo aveva costruito fortificazioni campali contro l'arrivo di rinforzi agli assediati, gli Svizzeri travolsero gli avversari e irruppero nel campo, che era stato lasciato molto sguarnito nella zona in cui arrivò l'attacco, e massacrarono i loro avversari, che presi dal panico (era noto che gli Svizzeri, anche se 'cristiani', non facevano prigionieri) si diedero ad una rovinosa rotta. Alla fine, come spesso accadde nelle battaglie antiche, dopo un inizio stentato (sopratutto per l'azione degli arcieri inglesi) uno dei due eserciti mise in rotta l'altro, e in questa fase avvenivano i massacri maggiori: contro meno di 500 morti, gli Svizzeri massacrarono 12.000 avversari. Da notare che gli Svizzeri non avevano molto, oltre alla fanteria: la cavalleria era poca e usata solo per esplorazione, l'artiglieria era poca, leggera e dopo i primi colpi letteralmente era lasciata indietro e dimenticata sul campo di battaglia. La percentuale di balestrieri e fucilieri era dell'ordine del 10%. In un'epoca in cui le battaglie le decidevano sopratutto le cavallerie, gli Svizzeri avevano imparato a dominare il campo di battaglia, e tennero tale dominio fino all'avvento di armi da fuoco sempre più numerose e perfezionate, specialmente quando arrivarono gli spagnoli, con gli archibugi e i moschetti. Nondimeno, anche gli Spagnoli ebbero bisogno degli Svizzeri per istruire le proprie fanterie.

Una delle cose che la fanteria svizzera era ben addestrata a fare erano le marce e gli esercizi ginnici in generale: quando si trattò di andare in guerra a Morat, l'armata svizzera percorse qualcosa come 220 km in appena 3 giorni di marce forzate (con le armi leggere, mentre le picche erano portate dai carri), riposarono poi per qualche ora e infine entrarono in battaglia, con i risultati che si son detti! Non solo, ma siccome la Storia si ripete, gli Svizzeri adottarono per i grandi scontri campali le formazioni di fanteria armata di picche molto lunghe, che per esempio, era anche utilizzata secoli prima dagli Scozzesi con gli Skiltons (che erano formazioni con difesa 'a riccio' su tutti i lati, senza fanteria leggera di supporto), ma sopratutto, entrambe hanno una ben illustre antenata: la Falange macedone, con cui Alessandro conquistò quasi tutto il mondo conosciuto nel IV secolo A.C. Il principio è sempre lo stesso: portare lance molto più lunghe di quelle utilizzabili dalla cavalleria, e sfruttabili meglio, grazie al fatto di procedere appiedati. Da notare che gli Svizzeri, per quanto corazzati, non avevano scudi come invece avevano i macedoni. Va da sè che per funzionare, una tale formazione aveva bisogno di molto addestramento, e infatti questo tipo di impiego era l'unico che venisse costantemente praticato per le truppe in termini meramente di addestramento: il resto, le asce, le balestre e le spade non necessitavano di addestramenti di tale entità.

Gli Svizzeri ad un certo punto sembrarono addirittura gli arbitri dell'Europa: erano forse in grado di imporre un loro regno ben più esteso delle Alpi, ma in pratica altri cominciarono a prendere adeguate contromisure: i tedeschi affini agli svizzeri cominciarono a produrre fanterie alla 'svizzera', i famigerati lanzichenecchi, che tra l'altro, non avevano richiami alla morale e pietà cristiana altrettanto stringenti. L'avvento delle armi da fuoco e un miglior coordinamento delle truppe, e l'anarchia che ad un certo punto cominciarono a denotare le varie formazioni svizzere le portarono rapidamente ad alcune rovinose sconfitte.

Gli Svizzeri divennero sempre di più un popolo di mercenari: allo sciogliersi delle nevi sui valichi, non mancavano i signori feudali che venivano a chiedere il loro aiuto e la pratica di fare il mercenario fuori dai confini divenne talmente consueta, che ad un certo punto si cercò anche di vietarla, poiché spopolava la Svizzera dei propri uomini, molto necessari per mantenere il territorio contro le dure condizioni montane, da cui del resto loro tendevano a scappare.


La Svizzera cercò di tirarsi fuori dalle contese europee e dal 1815 ci è riuscita, occupandosi con successo di meccanica di precisione, industria casearia e dolciaria, banche e turismo. Ma sbaglierebbe chi pensasse che non ha avuto cura delle forze armate e degli armamenti in generale: la Oerlikon ha costruito nel 1914 una mitragliera antiaerea da 20mm che è ancora oggi in servizio, contendendo alla Bofors il primato nelle artiglierie antiaeree leggere. E non si trattò di un successo isolato, in quanto da allora le mitragliere Oerlikon da 20, 25, 30 e 35 mm sono diventate un armamento virtualmente standard per i reparti antiaerei leggeri e persino caccia: dai Bf-109 e Zero, ai JA-37 Viggen con il formidabile KCA, un cannone da 30mm che dopo 1500 metri ha ancora l'energia cinetica del 30mm DEFA a bruciapelo, e ha un proiettile più pesante del 30%. Anche nel settore delle armi leggere la Svizzera è ben posizionata, con i prodotti SiG-Sauer, come la pistola P.226 e i fucili d'assalto di progettazione nazionale. Poco noto, la Svizzera ha prodotto anche carri armati e cacciacarri, mentre i mezzi blindati per la fanteria della MOWAG e i radar Oerlikon-Contraves sono tra i più diffusi a livello mondiale nel settore antiaereo. Nel mentre, la Pilatus ha dato vita ad una interessante industria aeronautica, famosa sopratutto per i suoi apparecchi da trasporto leggero ed addestramento.

La coscrizione dell'esercito svizzero vede, come in quello svedese, un piccolo strumento militare in tempo di pace, ma grazie al sistema dei riservisti può diventare in poco tempo una forza di grandi dimensioni, mentre l'aeronautica, piccola ma non insignificante, ha assieme all'artiglieria il compito di appoggiarne le operazioni.


Tipica specialità svizzera, gli aerei operanti sulle strade

Per la sua piccola aviazione la Svizzera ha scelto, dopo una accanita competizione con l'A-7 e il G-91Y, l'F-5E/F. Ne sono stati ordinati nel 1976 72 macchine, 66 E e 6 F, consegnati secondo il programma 'Peace Alps', in conto FMS. Tranne i primi 13 E, gli altri sono stati assemblati dalla FFA nella sua fabbrica a Enmmen. Inoltre, altri 32 E e 6 F sono stati ordinati nel 1981. Gli ultimi sono stati consegnati nel marzo 1985.

La Swiss Air Force non rilascia mai dettagli sul suo organico, ma queste macchine dovrebbero avere servito con le Fliegerstaffel 1, 11 e 18. Il primo ad essere formato fu il 1, seguito dal 18 e poi dall'11. Il servizio iniziò nel 1979, ad ottobre. Questi reparti erano prima dotati dei Venom. Le squadriglie 6 e 13 della milizia (ovvero la riserva aerea) ebbero i Tiger del secondo lotto, rimpiazzando così anche i Venom in questi reparti aerei oltre agli Hunter della prima Squadriglia, sempre della Milizia. Infine, gli F-5 divennero gli aerei acrobatici della Patrouille Suisse, certamente la loro unità d'impiego più famosa.

Nonostante la loro presenza in 6 squadriglie, l'unica unità che li impiegava era la Uberwachungsgeschwader (surveillance wing), che ha per l'appunto le squadriglie 1, 11 e 18, basate le prime due a Dubendorf e la terza a Payerne. I piani per aggiornare gli aerei nel 1985 col sistema ECM AN/ALQ-171(V) e un radar multimodo APG-69 avrebbero dato una nuova validità operativa al caccia, ma vennero cancellati nel 1989. Quanto all'operatività, gli F-5 sono stati devoluti inizialmente quasi esclusivamente alla difesa aerea con i missili AIM-9P. Gli Hunter erano i principali aerei della Svizzera, parte dei quali aggiornati con i missili AGM-65 (2, sistemabili al posto di 4 dei 20 razzi SURA da 80 mm subalari, e che assieme ai 4 cannoni da 30 mm gli davano una potenza di fuoco in attacco notevole). Quando questi vennero ritirati nel 1994, i loro missili passarono, assieme alle predisposizioni nell'abitacolo per l'utilizzo, agli F-5.


Alcuni programmi del '92[1]

Per le forze terrestri della Svizzera erano presenti, come armi controcarro, i razzi da 83 mm, in servizio dagli anni '50, e modernizzato più volte, era in programma d'essere rimpiazzato con qualcosa come 18.000 Panzerfaust 3, da produrre dal 1992 al 1995, con una partecipazione economica svizzera del 35%. Era un quantitativo d'armi notevole, specie per un Paese montano ben poco minacciato da orde di carri armati: non meno della quantità ordinata dall'Esercito italiano. Pesano 13 kg, davvero molti per un lanciarazzi a colpo singolo, ma con testata da 115 mm capace di perforare oltre 700 mm di corazzatura.

Erano al tempo stesso previsti, nel '92, cacciacarri Piranha 6x6 con torretta TOW di modello norvegese. Altre innovazioni previste erano i sistemi termici Siemens, telecamere ad infrarossi da comprare in 800 esemplari nel 1993-96. Il ritorno economico per l'industria svizzera era previsto nel 90%.

I missili controcarro M47 Dragon, le armi a medio raggio della categoria (stranamente non vennero mai comprati i MILAN), vennero aggiornate, essendo necessario dopo circa 10-15 anni di servizio (la loro acquisizione avvenne tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80). L'aggiornamento previsto per il 1993-97 consisteva nel dotare i missili della testata a carica cava HPPz G90.

Telemetri laser: era previsto di dotarsi di ben 1500 apparati destinati all'uso con i mortai da 81 mm, ai cacciacarri e ai carri Pz 68 non ancora aggiornati. Sono di un modello norvegese, della Simrad Optronics, costruiti su licenza dalla Leica di Haarbrugg. Consegne nel periodo 1994-97, partecipazione industria svizzera al programma del 100%.

Le mine controcarro erano anch'esse in fase di aggiornamento: le Mod 88 erano le uniche armi moderne, le altre risalivano agli anni '40-60, e allora erano previste mine antiuomo orizzontali Mod. 90, a frammentazione Mod. 90, cariche craterizzanti Mod. 88 e dispositivi di semina delle mine. Sono prodotte dall'austriaca Sudteirische Metallindustrie e dalla FFV Ordnance svedese, programmi di consegna 1993-95.

Il sistema di controllo del tiro FARGO, comprato nel 1983 in 280 esemplari, è stato integrato nel 1991 con 248 FARGOF, destinati ai pezzi da difesa istallati in casematte. Consegne nel 1994-96.

Le munizioni da 155 mm di tipo a submunizioni sono state comprate per la prima volta nel 1988 con le Mod. 88 da 63 submunizioni e la Mod. 90 con 49 bomblets ma con portata maggiore. Sono state fornite dalla IMI israeliana con consegne nel 1993-95.

Gli obici da 105 mm sono stati modificati in 280 esemplari per allungarne la gittata. In questo modo i Mod.46 hanno visto l'aumento della gittata da 10.9 a 13.9 km.

La cosa si è fatta grazie alla EK di Thun, e ad un altra ditta per le nuove cariche potenziate. Il programma era previsto per il 1993-95.


Per quello che riguarda i sistemi antiaerei da 35 mm sono stati comprati negli anni '60, nella seonda metà degli anni '70 con i radar Super Fledermaus sostituiti dagli Skyguard o Mod. 75, sempre della Contraves. Dei 264 complessi disponibili, 188 vennero modificati con una ulteriore fase di aggiornamento comprendente sistemi meccanici aggiornati o sostituiti, introduzione di un sistema di alimentazione automatizzato, mirino ottico rimpiazzato dal ben più moderno GUN KING della Contraves, con un computer digitale di controllo. Programma con una partecipazione delle industrie svizzere del 92%, da eseguire nel 1994-96. Tutto questo era programmato nel Armament Plan 1991, che in tutto prevedeva spese per 1.215 miliardi di franchi, di cui il 78% per l'industria nazionale.

Altri programmi di rilievo erano quelli dell'F-18, da pagare con 3.5 miliardi di franchi svizzeri. Altre armi erano i missili FIM-92 Stinger, comprati per la fanteria, e ancora più rilevanti forse, gli StG-90. Questi ultimi erano in rimpiazzo dei vecchi fucili StG-57 in calibro 7,5x55 mm. Ne erano previsti 600.000 esemplari.

Per quello che riguarda i carri, mentre i Pz 68, ultimi di una famiglia che è stata prodotta in 540 esemplari erano stati provvisoriamente aggiornati con sistemi laser, poi anche con corazze aggiuntive e pare, anche con missili Dragon montati sulla canna del cannone (in tutto il nuovo aggiornamento dava origine al Pz 68/88), i Leopard 2, prodotti in 345 esemplari (originariamente intesi in 380) vennero forniti entro il 1991 in 250 esemplari. La forza dei carri da battaglia era completata anche dai 150 superstiti Centurion, le torrette di molti dei quali erano destinate a diventare postazioni protette, ben mimetizzate e fornite addirittura di corazza ERA e di catene anti-carica cava. I Centurion vennero comprati, in attesa del carro nazionale, in 100 mezzi Mk 3 nel 1955, 100 Mk 7 nel '56 e 100 Mk ex-Sudafrica successivamente. MOlti sono stati riarmati con il cannone da 105 mm.


La forza corazzata comprendeva anche 1350 M113 (ma cifre del '97 parlano di 1450), dei quali molti dotati della torretta svedese Hagglunds con mitragliera da 20 mm, originariamente pensata per il PV-302 svedese. La torretta incrementava sensibilmente la potenza di fuoco, altrimenti limitata alla mitragliera da 12.7 mm in postazione scoperta, senza eccessivi aggravi in costi e complessità.

Quanto ai mezzi cacciacarri, erano in acquisizione ben 310 Piranha con torretta binata TOW, con la torretta norvegese Thune-Eureka.

Come aviazione, da rilevare anche l'acquisto di 4 PC-9 in aggiunta ai vecchi PC-7 in servizio, anche se solo come traino-bersagli, con un costo di 29 milioni di franchi svizzeri.

Infine, da ricordare la riduzione dell'esercito in caso di mobilitazione da 550.000 a 'soli' 400.000 uomini. Davvero la Svizzera era una nazione ben equipaggiata per assicurare la sua neutralità, come la Svezia del resto, eppure circondata da alte montagne e senza stati potenzialmente ostili ai confini.

I sistemi fortificati svizzeri

Mentre nel 1992 l'intero sistema fortificato alpino italiano (comprendente persino postazioni in cemento con torrette dei carri M26) venne dismesso, gli Svizzeri lo aggiornarono ulteriormente. Le Alpi e il Giura hanno sempre garantito una efficace difesa dei pochi passi disponibili, e la cosa non è stata mai dimenticata, per esempio durante la II GM è stato uno dei motivi per cui la Svizzera non è stata mai minacciata di invasione. Gli Svizzeri, tanto attenti alla protezione delle loro banche, non lo sono da meno per i loro alloggi, tanto da prevedere ad un certo punto un bunker per la difesa NBC per le nuove abitazioni ed edifici pubblici come norma di legge tassativa. Alla fine egli anni '70 del resto erano presenti, in carico delle Brigate di Frontiera, qualcosa come 2.100 artiglierie moderne, 600 lanciamissili controcarri o cannoni c.c, 1.800 mitragliatrici pesanti, 4.000 demolizioni predisposte, 76 km di gallerie come depositi per munizioni e carburante, mentre gli hangar dentro le montagne divennero lo standard per le basi aeree svizzere, o sennò di tipo 'convenzionale' con shelter corazzati.

Ma non bastava ancora: prima ancora dell'arrivo di armi come i mortai automatici bicanna AMOS per mezzi corazzati, gli svizzeri avevano già provvisto ad impiegare un modello da 120 mm bicanna a retrocarica (arma unica nel mondo) installato in torretta a filo del terreno, corazzato e quasi impossibile da vedere, mentre torrette di carro Centurion vennero sistemate in postazioni protette pesantemente; 1.700 campi minati e 2.000 ostacoli anticarro hanno contribuito alla difesa svizzera. Ancora negli anni '90, nonostante la dismissione di tante opere difensive erano presenti 900 opere difensive, con otrle 3.000 armi e vi erano pure 6.000 ricoveri protetti sotteranei, capaci di ospitare un quinto di tutte le F.A. svizzere. Con la riduzione a 400.000 delle truppe mobilitabili, e il dimezzamento del personale da fortezza, non sarebbe stato più possibile difendere il territorio nazionale in toto ma concentrarsi con maggiore mobilità nelle zone più minacciate. Sarebbero rimasti, secondo la pianificazione del '95, in efficienza 1.200 sbarramenti, 100 installazioni d'artiglieria da fortezza e altrettante postazioni protette per il comando. La mimetizzazione con il territorio, con false rocce come entrate, con finte baite costruite sopra i bunker e le postazioni, era davvero degna della precisione svizzera. Per migliorare la situazione, le torrette dei Centurion sono state sistemate in casematte tanto ben protette da prevedere anche catene per provocare l'esplosione anticipata delle granate HEAT, e corazze ERA che tappezzano le pareti interne contro l'effetto di missili controcarri. La maggiore innovazione era il sistema Bison, cannone da 155 con torri bicanna, capace di sparare a 30-40 km e raffiche di 5 colpi in 25 secondi. Altre armi meno recenti erano anche i cannoni L42 del 1942-46 da 25 km di gittata per proiettili da 42,6 kg, in casamatta con 30 gradi di brandeggio possibili; il TurmeKanone 1958 L42 paricalibro con cupola corazzata da 360 gradi di brandeggio; il Festungmineswerfer da 120 mm Mod.1958/83, lungo 2,35 m, con proiettili da 15 kg a 9 km, casamatta corazzata da 360°; Il cannone da 105 mm L42 con gittata da 18-21 km con proiettili da 15 kg; Obice L22 M1942-46 da 105 mm e 11 km.

A tutto questo, al solito c'era da aggiungere i reparti da combattimento mobili: semoventi M109 da 155, oltre 300 carri Leopard 2 (da soli capaci, anche a piccoli gruppi, di bloccare agevolmente i passi montani), blindati Piranha con tanto di lanciamissili TOW (ben 310 esemplari), missili TOW, Dragon, razzi portatili e missili Stinger, nonché gli M113 con cannoni da 20 mm. Con la mobilitazione rapida dei riservisti era facile attivare tutti questi sistemi con un minimo preavviso, ed usare unità mobili di forza sufficiente a fare pagare caro qualunque tentativo d'invasione, supportate da una discreta aviazione tattica, dalle alte quote e dalla neve che rendono ben più difficile l'assalto da parte di un ipotetico avversario. Basti dire in merito che all'epoca l'Italia non aveva ancora in servizio i carri Ariete, e che comunque questi sarebbero stati molti di meno dei Leopard 2 già distribuiti alle truppe corazzate svizzere, mentre di mezzi come i cacciacarri TOW con torretta binata non c'era l'equivalente tout-court.

Corazzati svizzeri

La Svizzera iniziò già durante gli anni '40-50 la produzione di una interessante serie di mezzi. Tra gli altri, realizzò dei cacciacarri armati di cannone da 75 mm, tra i pochi semoventi in casamatta europei dopo la Seconda guerra mondiale ma che non passarono in produzione di serie. La Svizzera era evidentemente ben impressionata dal piccolo e letale Hetzer, il semovente cacciacarri con cannone da 75 mm Pak 39, realizzato dai tedeschi su scafo LT-38 cecoslovacco (un carro leggero oramai superato dato che aveva solo un cannone da 37 mm), la cui produzione fu poi ripresa nel dopoguerra per le esigenze dell'esercito cecoslovacco, ma anche per quelle svizzere dato che mezzi di questo tipo vennero forniti tra il 1947 e il 1952 per poi essere mantenuti in servizio fino agli anni '70. I semoventi svizzeri si differenziavano essenzialmente per una sovrastruttura più grande di quella invero angusta dell'Hetzer.

I blindati ruotati furono però ben più importanti, cominciando in particolare dal ROLAND, prodotto dalla MOWAG di Kreuzlingen, essenzialmente un mezzo 4x4 con compiti di sicurezza interna. Si tratta di un mezzo leggero, da appena 4.7 t, 4x4, motore a benzina a 8 cilindri a V da 202 hp che gli fornisce invero un rapporto potenza peso inusitato, di circa 40hp-ton. La velocità su strada di 110 kmh, con autonomia di 550 km sono caratteristiche di tutto rispetto per un veicolo apparso nel 1963. Il pilota è davanti, lo scomparto truppa al centro, il motore dietro, ma lascia spazio anche ad una porta posteriore, che si assomma alle due sui lati, tra le ruote. Lo scafo è a guscio in acciaio, resistente al 7.62 mm, anche le dimensioni di un mezzo tanto leggero sono di 4.4 m per 2.01 w altezza di 2.02 alla torretta, il che rende possibile trasportare solo 6 uomini in tutto. Il cambio era in origine manuale a 4 marce avanti e una indietro, poi rimpiazzato da uno automatico. La torretta dalla alta forma cilindrica era munibile di una mitragliera da 7.62 o 12.7 mm. Impiegato essenzialmente per compiti di sicurezza interna, il Roland ha tra i pochi inconvenienti il fatto che non è anfibio, anche se può guadare fino a 1 m. Opzionali sono altoparlanti, sirene, ruote antiproiettile. Esportato in nazioni come Bolivia, Cile, Argentina, Irak, Grecia, spesso usato dalla polizia o dall'aviazione per sorvegliare le basi. Non mancano tuttavia anche versioni come quella controcarro, dotata di 3 missili Mamba da 2 km sopra la torretta da 7.62 mm, che tra l'altro è telecomandata dallo scafo essendo troppo piccola per ospitare anche il mitragliere. Un modello simile venne prodotto, sempre 4x4, negli anni '70, era il MOWAG Grenadier capace col suo scafo allungato di portare in tutto 4 uomini. Venne costruito solo per l'export ed è interessante notare che poteva essere armato con torretta da 20 mm, ma anche con un lanciarazzi da 80 mm binato, per compiti di artiglieria (presumibilmente basati sul razzo SURA). Inoltre era totalmente anfibio con tanto di elica posteriore e due timoni di direzione collegati allo sterzo. Ma già negli anni '80 era fuori produzione, perché rimpiazzato dai PIRANHA.

Il Roland venne preceduto dall'MR 8. Questo venne prodotto solo per l'export, in particolare per la Germania, la cui Guardia di frontiera ebbe circa 600 mezzi prodotti dalla Henshel a Bussing. Erano previste due versioni, la SW1 e la SW 2. La prima era disarmata mentre la seconda aveva un rispettabile armamento dato da una mitragliera da 20 mm e 6-8 lanciagranate nebbiogene. Capocarro e guidatore erano fianco a fianco in avanti, altri 5 uomini erano dietro a destra, con lo scomparto motore a sinistra del veicolo. L'MR 8 venne anche sviluppato in versioni diverse per l'export in altre nazioni, con modelli come l'MR 8-09 con torretta e mitragliera da 20mm, l'8-23 con cannone da 90 in torretta biposto, e addirittura due tipi di lanciarazzi d'artiglieria. Uno aveva 20 razzi da 145 mm, l'altro addirittura un lanciatore binato da 80 mm che era alimentato da un caricatore automatico, tanto da consentire una cadenza di tiro combinata di 500 colpi al minuto. Nessuno di questi mezzi estremamente interessanti entrò tuttavia in produzione. Vi arrivò invece l' MR 8-32 con mortaio da 120 e scafo aperto superiormente.

Gli MR 8, al pari dei Roland non hanno normalmente mezzi di visone notturna, non sono anfibi e non hanno protezione NBC. Nonostante la massa sia maggiore rispetto al similare Roland, 8.200 kg questi mezzi capaci di 7 posti interni hanno un 6 cilindri da appena 161 hp, e quindi la velocità rispetto al Roland è molto inferiore, con appena 80 kmh. Le dimensioni sono maggiori con 5.31 x 2.2 x 1.88 m esclusa la torretta. L'autonomia è minore, nonostante il motore meno potente, con 400 km su strada. Nell'insieme due tipi di mezzi, il Roland e l'MR 8 simili in compiti, ma con il primo più recente e più potente rispetto al secondo.


Il veicolo ruotato 'definitivo' per la MOWAG è indubbiamente il Piranha. È questo mezzo che ha rimpiazzato il Grenadier, progettato alla fine degli anni '60 e poi apparso come prototipo nel 1972. Nel 1976 apparvero i primi veicoli di serie, che presto trovarono una interessata clientela. E dire che questo mezzo venne prodotto per iniziativa privata e senza supporto del governo svizzero. In ogni caso, anche senza cliente di lancio 'istituzionale', il primo acquirente importante fu il governo canadese, che nel 1977 ne ottenne la licenza di produzione per un totale, tra il 1979 e il 1982 di 491 veicoli, prodotti nel modello Cougar con torretta da 76 mm dello Scorpion inglese (195), il Grizzly che è un APC con mitragliera da 12.7 mm(269), e un veicolo di recupero, l' Husky. Numerose altre nazioni, dal Cile al Ghana hanno comprato il PIRANHA, e sebbene fossero disponibili, in una vera famiglia modulare, ben 3 configurazioni dello scafo a 4, 6 e 8 ruote, sopratutto il 6x6 andò forte come ordini, essendo il più equilibrato tra la mobilità troppo bassa fuoristrada di un mezzo 4x4 e le tasche dei clienti che difficilmente sostenevano la spesa per il 8x8. Infine, solo nel 1983 arrivò anche la valutazione svizzera per la versione 6x6 con lanciamissili binato TOW in torretta norvegese ricaricabile dall'interno. Ma questo era solo l'inizio, perché mentre questo accadeva (e avrebbe comportato un ordine per ben 310 mezzi), l'USMC ordinò a sua volta il Piranha come LAV,ovvero un nuovo tipo di APC per i Marines, che finalmente potevano possedere una mobilità adeguata anche a terra. I Marines scelsero il veicolo svizzero tra una nutrita concorrenza, e già nel 1983 ebbero i primissimi veicoli in servizio, che assieme agli AV-8B e F-18 ne rivoluzionarono le capacità di combattimento. In teoria anche l'Esercito doveva comprare il vincitore del programma LAV; ma come pochi oramai ricordano non solo partecipò a questo programma ma recedette nel 1984.

Il Piranha ha scafo saldato in lamiera d'acciaio. Nel modello 6x6 il pilota è avanti a sinistra, il capocarro dietro e il motore a destra. Due portelloni posteriori consentono di accedere allo scomparto truppa, che è totalmente liberato dalla presenza del motore, la maggiore differenza rispetto al Roland. In tutto sono imbarcabili 12 soldati oltre al capocarro e pilota. L'armamento è vario, comprendendo anche un cannone da 90 mm Cockerill in torretta biposto ad azionamento elettrico. Quello che non cambia è il fatto che tutti i veicoli hanno capacità anfibie spiccate, con due eliche posteriori. Nel caso della serie 6x6, originale, le dimesioni erano di 5.97 x 2.5 x 1.85 m senza torretta, peso di 10.5 t, velocità di 100 kmh, autonomia di 600 km, pendenza del 70% e gradino di 0.5 m. Il motore era un Detroit Diesel 6V-53T da ben 300 hp, che consentiva circa 30 hp/ton.

La potenza esuberante sarebbe servita, tanto che il Piranha ebbe anche versioni a 10 ruote, tutte motrici. Ma il LAV per i Marines era del tipo 8x8, armato con una torretta binata con cannone da 25 mm e mitragliatrice da 7.62 mm. Esiste anche una camera termica, mentre il cannone è lo stesso del Bradley. La massa arriva a circa 13 t e la protezione è ridotta, né la sagoma è propriamente bassa. I Marines hanno comprato circa 1000 veicoli, di cui 400 nel tipo basico LAV-25, che ha la torretta di cui sopra, corredata da parecchi colpi da 25 mm -630- ma solo 1800 da 7.62 mm. Le versioni sono per il resto il LAV-TOW con lanciamissili binato, 95 esemplari ciascuno con 14 missili di scorta (differentemente dal Bradley il LAV, che pesa la metà deve scegliere: o il 25 mm o i TOW), il LAV BLAZER con cannone da 25 mm a 5 canne rotanti e rampa quadrupla per Stinger, il LAV-M con mortaio da 81, il LAV-C2 con funzione di comando e controllo, equipaggiata con 6 sistemi radio e in servizio in non meno di 50 esemplari.

Il LAV-25


L'US Army si sganciò dal programma LAV per lanciarsi nella costruzione di una forza totalmente meccanizzata con veicoli pesanti, per scontrarsi con i carri sovietici in Europa. Ma queste divisioni pesanti sono diventate piuttosto obsolete dopo la Guerra fredda, e da qualche anno l'US Army è ritornato sui suoi passi ordinando i Piranha III ovvero gli Striker, con corazzatura aumentata anche se solo una postazione da 12.7 mm superiore. I veicoli trovano attualmente impiego nelle brigate 'Striker', in Irak, dove la loro economia di gestione rispetto ai cingolati è la benvenuta, specie considerando le distanze su strada da percorrere, e il fatto che i cingoli e l'asfalto sono nemici poco cortesi l'uno dell'altro. Nonostante le critiche spesso uscite sulla protezione e altri inconvenienti, il nuovo mezzo si è dimostrato un successo non indifferente per ridurre il logorio dei cingolati americani.

La MOWAG non rimase confinata ai mezzi ruotati. A parte il successo del Piranha, dovette anche archiviare il sostanziale insuccesso del suo potente TORNADO. Si trattava di un cingolato per far operare la fanteria con i carri armati, di tipo moderno. E non deve stupire perché addirittura i prototipi dei Marder sono stati costruiti proprio in Svizzera. Prima ancora del Marder, del resto, i tedeschi adottarono un progetto svizzero per dare origine ai loro blindati cingolati Spz-12-3.Lo stesso progetto svizzero venne adottato anche dalla Gran Bretagna, non è ben chiaro se si tratta dell'FV-432. Quanto al Tornado, sostanzialmente si tratta di una versione 'ridotta' da 28 a 22 t del Marder.Visto che all'epoca si erano ordinati ben 420 carri (poi ridotti a 380 e infine a 370) Leopard 2, sembrò logico non accontentarsi dell'M113 anche se riarmato con torretta da 20 mm. Il layout interno è quello solito, con il pilota a sinistra avanti dello scafo, il capocarro dietro, il motore a destra, la truppa dietro. L'istallazione di armamento è varia: per esempio erano previsti un cannone in torretta telecomandata da 25 mm e due mitragliatrici pure telecomandate in due torrette secondarie. La più potente istallazione verteva addirittura su di un cannone GDD da 35 mm con due caricatori da 50 colpi l'uno e una mitragliatrice da 7.62 mm con 500 colpi. Utilizzando uno dei caricatori da 35 per proiettili HE e l'altro per quelli APDS è possibile ottimizzare le capacità del mezzo. I fanti hanno disponibilità di un paio di feritoie di tiro a per lato e di una rampa d'accesso meccanizzata. Il motore Detroit Diesel da 390 hp dà una velocità massima di 66 kmh e autonomia di 400 km su strada. Dimensioni di 6.7 x 3.15 x 1.75-2.86m con la torretta inclusa. Nonostante tutte le premesse per ottenere un mezzo all'altezza della situazione senza arrivare al costo del Marder, con il suo motore da 600 hp, non vi è stato alcun successo commerciale.


Per quello che riguarda i mezzi corazzati svizzeri moderni: i carri Leopard 2 sono designati Tipo 87, i MOWAG PIRANHA con missili TOW sono in servizio in 303 esemplari rispetto ai 310 ordinati, 186 Panzer 68/88 aggiornati e assegnati alla Milizia (riserva), le sue versioni recupero e gittaponte. Per i mezzi di fanteria, gli M113 sono stati aggiornati in non meno di 382 esemplari allo standard Type 63/89 con serbatoi esterni (tipo VCC), corazze aggiuntive EEAK laterali e la solita torretta con cannone da 20. Ma sono ora programmati i nuovi blindati CV90-30 ovvero il noto e molto popolare veicolo corazzato svedese, qui con cannone da 30 mm. Il primo lotto è di 168 mezzi per 990 milioni di franchi svizzeri di cui il 19.5% per la logistica e assistenza. È praticamente la versione per l'esercito norvegese, con un motore più potente da 670 hp, sistemi IR di seconda generazione e altro ancora, tra cui l'ingrandimento del vano truppa che è 20 cm più lungo e 10 più alto, mentre l'inquinamento è stato ridotto a normative europee. Massa aumentata a 27.7 t in combattimento, lungo 6.9 x 3.2 larghezza, trasporto 8 truppe e 3 di equipaggio, protezione di 500 kg-m2 per resistere ai cannoni da 30 mm, armamento con un cannone americano Bushmaster da 30 mm (NON una mitragliera svizzera), una mtg. da 7.5 e 8 lanciagranate da 76 mm fumogeni. È previsto che equipaggi, a partire dal 2002, 3 brigate di fanteria blindata con 62 esemplari ognuna, oppure secondo la proposta dell'Armeé XXI, con due sole brigate blindate, 72 mezzi l'una e i restanti alle scuole.Altri 142 veicoli dovrebbero poi essere comprati in futuro.

Da notare i particolari degli M113 svizzeri: la versione 63/89 con corazza aggiuntiva, mitragliera da 20 mm Mod 48/73, turbodiesel da 265 hp, capacità di trasporto 3+7- Altri M113 sono il modello 63/73 con mitragliera da 20 mm ma per il resto privo del motore potenziato e della corazza aggiuntiva. Il mod. 64 lanciamine è dotato di mortaio da 120 mm, 11 t e 5 uomini, il carro del genio 63 , quello sminatore 63/89 carro trasmissione 63. In tutto, al 2002 ne risultavano 1277 in servizio dei cingolati M113, chiamati Modello 63 in Svizzera, l'anno dell'adozione.


Veicoli ruotati

Infine vi sono anche i mezzi ruotati, ad alta mobilità che gli svizzeri hanno prodotto per il loro esercito. Anche questi meritano una notevole attenzione, anche se spesso misconosciuti essendo meno appariscenti di quelli corazzati.


I mezzi motorizzati svizzeri, per quanto poco noti, hanno una ricca tradizione e spesso si sono dimostrati anche mezzi all'avanguardia. La mobilità necessaria per via del territorio difficile e montuoso fece sempre da potente stimolo in merito alla meccanica, specie alle sospensioni. Questo della mobilità ha costituito un tale punto di interesse, che gli autocarri svizzeri anche solo 20 anni fa erano di capacità non superiori alle 5 tonnellate, essendo poco pratici mezzi più pesanti. Solo dopo sono arrivati autocarri pesanti da 10 t. I mezzi a bassa mobilità sono essenzialmente forniti, in caso di emergenza, dall'uso degli stessi mezzi di tipo civile opportunamente requisiti. L'ente che è preposto agli approvvigionamenti è chiamato Rstungs-Bro ed è l'erede anche dell'indipendenza necessaria per via della neutralità della Svizzera, specialmente sentita durante la II guerra mondiale quando l'Europa era su tutti i confini popolata da nazioni bellicose. Ma chi si occupava di fornire tali veicoli necessari per l'Esercito svizzero? Il primo motore diesel venne fatto muovere nel 1908. Esso era su di un telaio Sauer, fabbrica ch esorse ad Arbon fondata da Adolph Sauer nel 1853 per la produzione di macchine tessili, che nel 1888 cominciò ad interarsi, in una epoca pionieristica, di motori a scoppio e di autoveicoli. Nel 1903 nacque il primo autocarro e 5 anni dopo un suo discendente ebbe l'onore di stabilire il primato storico di cui sopra, a cui ne sarebbero seguiti altri. L'iniezione diretta, nel 1934 e il freno motore sono tra queste. La Sauer ha continuato per decenni a produrre autocarri, fino al 1982, assieme alla Steyr Punch austriaca. Attualmente esiste la Soc. Bucher Guyer.

La Steyr fu importante sopratutto negli anni '60-70. Gli austriaci erano interessati al mercato svizzero per vari motivi, come il fatto di essere entrambe nazioni non allineate, e che la Sauer aveva una fabbrica a Vienna, rilevata nel 1970 dalla Steyr. Da qui sarebbero poi usciti anche il mezzo cingolato SK-105 Kurassier, uno dei primi cacciacarri -carri leggeri moderni e il suo fratello APC ovvero l'4K-FA, che poi venne costruito anche dalla Sauer come 4K 7 FA.

Iniziando dagli anni '40 i requisiti emessi dall'Esercito erano per una nuova famiglia di mezzi per traino artiglierie e rimorchi, su strada e fuori. Dovevano essere altamente unificati e con varie versioni a 2,3 e 4 assi, ottimamente mobili fuoristrada e nondimeno con una velocità su strada simile a quella degli autocarri medi normali, almeno 45 kmh, infine dovevano essere muniti di un motore diesel. Quanto alla portata, era indicata in 2.5 t per il mezzo a 3 assi e 3.5t per quello a 4, e infine una capacità di traino per un mezzo da 5 t tipo un cannone di medio calibro. I Sauer che ne derivarono erano effettivamente un 4x4, 6x6 e 8x8. Erano tutti veicoli siglati con la 'M', ovvero il 4M, 6M, 8M. Avevano una robusta trave centrale con struttura a scatolato in lamiera d'acciaio saldato elettricamente, da cui veniva sopportato il peso del motore in avanti, mentre i differenziali delle ruote erano sistemate dentro la trave stessa. Sospensioni indipendenti con molloni elicoidali di tipo complesso, efficiente e originale. Le dimensioni erano di 5.2-5.9 m di lunghezza di appena 2 m di larghezza e di massa di 4.25-7.4 t.

Il cambio era dotato anche della 5 marcia, che era come la 3 e 4a sincronizzata, ma solo nel caso del 4M. La velocità massima era di 58 kmh, 50 per i mezzi a 6 e 8 ruote, con un motore di 75, 85 e 100 hp. Notevole la pendenza di ben il 69% per il 4M, 60 per il 6M e 65 per l'8M. I motori erano in tutti casi i Sauer del tipo, rispettivamente CR2Dm, CT DM , CT1DM. Vi erano anche altre qualità come gli interassi estremamente ridotti e la presenza di un verricello di tipo sofisticato, con fune di oltre 70 m. Il veicolo più piccolo era sopratutto un trattore d'artiglieria e aveva il motore montato posteriormente, inclinato di 45 gradi per ridurre l'altezza e la carrozzeria era del tipo 'torpedo', ovvero con copertura abbattibile in tela.

Mentre questi veicoli sarebbero stati costruiti a migliaia e si sarebbero dimostrati utilissimi nelle montagne e viuzze svizzere, arrivarono anche i veicoli MOWAG 1500 4x4, simili ai Dodge americani ma con alcune innovazioni, con motore da 102 hp e cambio da 4 marce più retromarcia. Apparso nel 1951, venne costruito tra il 1952 e il '57 in 1700 esemplari, capaci di raggiungere 90 kmh e pesanti in tutto 4.1 t. Poi arrivarono i Mercedes Unimog S da 1.5 t e motore da 80 hp, veicolo sempre dotato di ottime sospensioni con molle elicoidali e ponti rigidi con riduzione in cascata. Poi vi erano autocarri da 3.5 e 5 t di media mobilità Sauer e Steyr. Avevano motori da 75-135 hp e peso di 9-12 t, larghezza di 2.2 m e velocità di 60 kmh. Tra questi vi erano i 3.5T e i 5T con riferimento al peso trasportabile. Lo Steyr 680M venne anch'esso comprato, poi il Sauer 2DM con carico di 5 T, con cabina arretrata e configurazione del tipo classico, a 'musone'. Era entrato in produzione negli anni '70 e in seguito sarebbe stato sostituito dagli Iveco Eurotrakker.

Per le jeep, visto che persino il modello americano era considerato 'troppo pesante' si puntò ad un mezzo da appena 500 kg di capacità. Venne richiesta anche la capacità di muoversi su neve e fango e la Steyr offrì la soluzione: il 700AP Haflinger, con sospensioni indipendenti e motore da appena 22 hp, poi aumentati a 24. Aveva cambio a 4 marce + retromarcia. In tutto era lungo appena 2.85 m e largo 1.35, pesante 1.200 kg a pieno carico, ovvero con 550 kg di portata.

La produzione di questa specie di carrello a motore iniziò nel 1959 e terminò nel 1974.

Negli anni '70 venne avviato un nuovo programma per rimpiazzare i Dodge e i MOWAG 1500, il che venne fatto con un altro mezzo austriaco, il Pinzgauer, che doveva rimpiazzare anche i troppo piccoli Haflinger, almeno in parte, data la loro modesta capacità di carico e sopratutto la stretta carreggiata riduceva la stabilità laterale.

IL Pinzgauer era una specie di Haflinger ingrandito per portare 1000 kg e mettendo in produzione anche la versione 6x6. Il motore da 92 hp da 2.5 l. di cilindrata era raffreddata ad aria,con cambio ZF a 5 marce e retromarcia. Gli pneumatici erano 245-16, con le solite sospensioni indipendenti per ciascuna ruota con molloni elicoidali. Le masse erano di circa 2 t, 2.6 per il 6x6 che era più lungo di circa 1 m, per una massa di 4.1 t. Venne approntato come prototipo nel 1965 e poi iniziò la produzione a Graz non prima del 1971, di cui 2000 esemplari vennero utilizzati dall'Esercito svizzero. Verso la fine degli anni '70 iniziarono altri studi per mezzi con meccanica ulteriormente aggiornata ma sopratutto di tipo eminentemente commerciale, con versioni 4x4 da 6 t e 10t per la 6x6. Vennero approntati prototipi nel 1979, poi seguiti dai modelli di serie 6DM e 10DM, con motori diesel sovralimentati Sauer D4KT da 250 hp per il primo e 320 per il secondo e più pesante modello, con cambio in entrambi i casi ZF S-6 90. La massa totale era di 16 t per il primo e 22 per il secondo, ovvero l'6x6.

Nel 1986 la produzione cessò quando la Sauer venne comprata dalla Mercedes-Benz. Nel frattempo per rimpiazzare i vecchi veicoli 4x4 venne scelto il G4 4x4 da 700 kg di carico utile, ordinata in 4100 esemplari.

Il nuovo MOWAG Eagle, il solito 'supegippone' di ultima generazione

L'autocarro leggero di nuova generazione, scelto per rimpiazzare il Pinzgauer, venne comprato il Bucher-Guyer DURO per un totale di 2000 mezzi. Consegnato nel 1993-97 venne poi ordinato in un secondo lotto di 1000. In tutto, si trattava di un mezzo da 1 t di carico ha caratteristiche ulteriormente avanzate nel campo delle sospensioni, basate su due triangoli De Dion.. Ha motore e trasmissioni americani, per il resto è totalmente nazionale. Ha ottime doti di mobilità fuoristrada ed è anche confortevole. La sua configurazione è sia 4x4 che 6x6. Un altro mezzo moderno apparso di recente è il Mercedes-Benz SPRINTER 4x4.

Per il programma armamenti 1999, destinato alla futura organizzazione dell'esercito, denominata Armee XXI ha visto anche la sostituzione degli autocarri 2DM degli anni '60, ma per economizzare rispetto ad un progetto specifico militare è stato selezionato un progetto civile. E per la prima volta, anziché un modello austriaco, tedesco o svizzero, è stato scelto un prodotto Iveco, l'Eurotrakker, scelto in 250 esemplari del tipo 4x4 e 75 del tipo 6x6, con motore Cursor da 300 hp, con cambio ZF AS-Tronic a 12 marce automatico. Le consegne iniziarono nel 2000 e terminato nel 2001.


cannoni e armi portatili

Le artiglierie della Oerlikon di Zurigo e i sistemi di controllo del tiro della Contraves sono anch'essi parte della tradizione svizzera. Si tratta di produttori di sistemi ben noti e diffusi nel mondo ad ogni latitudine. La mitragliera Oerlikon da 20 mm iniziò la carriera nel 1914; si può dire che da allora non ha mai smesso di abbattere aerei. I tipi più moderni, però, sono assai più temibili.Per molti anni vi è stata feroce concorrenza tra la Oerlikon e la Hispano-Suiza nel campo delle artiglierie leggere antiaeree, fino a che la cosa venne risolta nella maniera più efficace: nel 1972 la Oerlikon comprò la HSS. I suoi cannoni vennero ribattezzati: l'HSS 639-B 3,1 divenne il GAI-DO1 e così le altre mitragliere della famiglia HSS 639. Il GAI-BO1, originariamente noto come 10 ILa/5TG (quest'tultima parte era il nome della bocca da fuoco, poi ribattezzata KAB-001) è invece una mitragliera svizzera, con struttura molto leggera, essendo ad azionamento manuale e senza capacità ognitempo di sorta. È un'arma uscita di produzione da più di 20 anni ma ancora impiegata. Balisticamente è eccellente con circa 1000ms, cadenza di tiro 1000 c. min, gittata max 5700 m sull'orizzonte e 4500 in quota, ma pratica rispettivamente 2500 e 1500m. I caricatori sono da 8 colpi ad astuccio per proiettili perforanti, o da 30 o 50 colpi a tamburo per compiti contraerei. Pesa 547 kg in marcia, 407 in combattimento, alzo da _5 a +85 gradi, canna lunga oltre 100 calibri con un vistoso freno di bocca all'estremità. È trasportata su di un rimorchio a due ruote, e servita da 3 uomini di cui uno sull'affusto.


Il GAI-DO1 era di un'altro spessore, essendo dotato di due cannoni da 20 mm KAD. Si tratta dell' HSS -666A della Hispano-Suiza. È un sistema con motore Wankel sotto il sedile del cannoniere per elevazione e brandeggio al ritmo di 40 e 80 gradi al secondo, sistema di puntamento P56 computerizzato, opzionalmente collegamento al radar LPD-20 di scoperta, scatole di munizioni a nastro da 120 colpi l'una. Peso 1800 kg in marcia, 1330 in posizione, lunghezza 4.59 in assetto di marcia e nello stesso caso larghezza 1.86 m , altezza 2.34 m. Le prestazioni balistiche sono praticamente le stesse del tipo precedente.


Il rimpiazzo delle armi da 20 mm procedette inesorabile col 25 mm, molto più potente, negli anni '80 Il cannone trainato Diana è un'altra generazione più avanti, con peso di appena 2100 kg ha due cannoni del tipo KBA con proiettili di 5 tipi diversi, HEI-T, SAPHEI-T, TP-T, APDS-T, APP-T(perforanti da addestramento). Una delle versioni di questo cannone , la GDF-AOA ha un sistema di puntamento P75 computerizzato mentre l'altro, il GDF-BOB ha mitragliera KBB da 800 c,minuto anziché 570, per giunta con velocità iniziale maggiore a motivo della canna più lunga, e ha un sistema di controllo del tiro Gun King della Contraves, originariamente destinato solo alle mitragliere da 35 mm. Esso si basa su di un sistema di visione diurna a 5 ingrandimenti con campo visivo di 12 gradi, capacità di visione notturna e telemetro laser da 5 km di portata e precisione di 5 m.Il sistema di brandeggio e alzo era elettrico con velocità di 80 e 48 gradi sec. La possibilità di integrazione era presente con sistemi come lo Skyguard della Contraves o con altri tipi. Massa di 2100 kg con le munizioni e 1750 kg senza, lunghezza in assetto di marcia di 4,295 m, larghezza di 2,1 e altezza di 2,13 m. Gittata max sull'orizzonte 6 km, in quota 5 km, pratiche 3 e 2.5 km.

I cannoni da 25 mm sono più potenti del 20 mm ma sono apparsi in un momento 'difficile': negli anni '80 cominciavano ad essere sempre più diffusi i missili SAM portatili, e così i cannoni da 20 mm non sono mai stati eguagliati dai 25 mm come successo commerciale, a parte il peso maggiore. Questo non era vero come istallazione su mezzi corazzati ma questa è un'altra storia. In ogni caso vale la pena ricordare che la mitragliera da 25 mm KBA ha trovato spazio nei 275 affusti quadrupli SIDAM (una quantità invero spropositata..) per l'E.I. italiano, e nel tipo KBB come istallazione, sempre quadrinata, per i cannoni da 25 mm CIWS del tipo Sea Guard, utilizzanti la torretta Sea Zenith e venduti, come unico cliente, alla Turchia per le MEKO 200. Infine da ricordare il poderoso sistema binato Barrage, dotato di 2 cannoni a 5 canne da 25 mm con 10.000 colpi al minutod i cadenza di tiro, destinato al sistema CIWS Myriad, rimasto però allo stato di prototipo dato che la sua gittata utile non era comunque molto alta, mentre il prezzo e l'ingombro lo erano.

Un sistema diverso, di grande successo è la mitragliera binata GDF da 35 mm, lunga 90 calibri. Si tratta dell'unico concorrente di un certo peso dei cannoni Bofors da 40 mm. Originariamente noto come sistema 1ZLA/353, si trattava di un cannone entrato in servizio negli anni '60, non come successore del 20 mm, ma come antidoto al 40 mm Bofors. Non ne ha eguagliato il successo, ma oltre 1600 impianti vennero venduti a tutto il 1983 ad almeno 20 nazioni, dalla Svizzera all'Austria, al Giappone, all'Argentina i cui pezzi catturati alle Falklands vennero poi presi in carico dalla RAF. La coppia di mitraglierere, dotate di freno di bocca, è azionata idraulicamente con velocità di elevazione e di brandeggio di ben 56 e 112 gradi-sec. La dotazione di munizioni di pronto impiego è di 112 colpi, e altri 126 sono in riserva. I sistemi di mira sono costituiti, tra l'altro, da un apparato Ferranti ottico, poi rimpiazzato dal Gun King di cui sopra, mentre è possibile collegarsi ad un radar Fledermaus, o un Super Fledermaus, o infine uno Skyguard che può operare con due cannoni da 35 mm e anche lanciamissili Sea Sparrow o Aspide. Trasportato su rimorchi a 4 ruote, pesa 6.7 t in marcia, 6.3 in postazione, ha un alzo di -3/+92 gradi, gittata di 9.5 km sull'orizzonte, 6 km in quota e pratica in quota di 4 km circa. Dimensioni in marcia 7.8 x 2.26 x 2.6 m. Il GDF è stato continuamente ammodernato fin da quando entrò in servizio, pur essendo un sistema formidabile. Anche altre versioni sono state costruite. La torretta del Gepard, il formidabile semovente antiaereo tedesco ha due GDF con 640 colpi in tutto pronti al tiro, di cui 20 perforanti (capaci di perforare 40 mm a 60 gradi a 1 km ,contro per esempio 25 mm a 60 gradi a 2 km dei pezzi da 25 mm KBA) e da solo è stato prodotto in 570 esemplari. Alcune torrette binate sono finite anche sulle navi, come sulle corvette 'Assad' libiche. Tra gli altri modelli navali il OE/OTO da 35 mm, quello per l'appunto delle corvette summenzionate, e il GDM-A originale svizzero, con una forte somiglianza con la torre del Gepard, capace di sparare a 1100 c.min con 112 colpi pronti al tiro e 224 in riserva di pronto impiego, peso totale di 6.520 kg. Ne esiste anche un modello avanzato, il GFM-C.

Ma sopratutto, di recente il sistema da 35 mm è diventato ben più temibile grazie ad alcuni sviluppi: il munizionamento AHEAD, che non ha una spoletta ad impatto come i precedenti tipi da 35 mm, né quella di prossimità dei 40 mm Bofors, (che sono simili agli Oerlikon GDF in prestazioni, con una cadenza di tiro molto minore e il vantaggio della spoletta di prossimità), ma una programmabile per esplodere proprio davanti al bersaglio, investendolo con letali schegge in un cono anteriore altamente efficiente rispetto ai normali proiettili con spoletta di prossimità. Un'altra miglioria è stato il perfezionamento della meccanica: come il Bofors è passato da 120 a 230, a 300 e poi di recente a 330 e addirittura a 450 c.min, anche il 35 mm Oerlikon è diventato capace di sparare più veloce, consolidando il suo primato in velocità che è arrivata a 1000 c.min. Abbinata alle munizioni AHEAD e a sistemi di tiro sofisticati, la sua letalità è aumentata moltissimo. Inoltre, adesso basta un solo cannone anziché due per affusto. I 35 mm, saltuariamente proposti anche come cannoni per mezzi corazzati ma con scarso successo, sono quindi destinati a restare armi avanzate e temibili per il ruolo antiaereo e antimissile anche per i prossimi decenni.


Di maggior successo in ambito navale sono stati i cannoni da 30 mm, che hanno in genere una istallazione binata. Il modello base è il GCM-A , prodotto in 3 versioni differenti (a metà anni '80): AO3-1 con operatore a destra del cannone in abitacolo coperto, stabilizzazione giroscopica e possibilità di comando a distanza: AO3-2 con posto dell'operatore aperto; AO3-3 senza operatore, essendo solo comandato a distanza. L'ultimo di questi usa la mitragliera KCB da 30 mm, usata anche per l'EMERLEC-30 e su quello britannico LS30B, qui in istallazione singola. Dopo la Guerra delle Falklands, come soluzione diciamo 'temporanea' vennero comprati diveris AO3-2, la pià leggera delle mitragliere binate da 30 mm svizzere, prodotte su licenza dalla BMARC che poi ne avrebbe estrapolato anche altri tipi per conto suo. Le mitragliere hanno gittata utile di 3 km, v.iniziale di 1080 m.s, cadenza combinata di 1300 c. min, e pesano nelle 3 versioni 2.9, 2.51 e 2.55 t. Hanno 500 colpi pronti all'impiego per le prime due, e 640 per la terza.

Qualche sistema svizzero da 30 mm binato è pure presente in alcune nazioni come arma per la difesa a bassa quota.

Le mitragliere di calibro minore non mancano sulle navi: la GAM-BO1 da 20 mm è molto diffusa, con gittata pratica contro bersagli di superficie di 2 km e contro aerei di 1.5 km. La cadenza di tiro è di 600 c.min, e il peso con tanto di 200 colpi pronti al tiro su nastro, di 500 kg. Parziale rimpiazzo v’è stato con il GBM-AO1 da 25 mm, con la mitragliera KBA-CO2. Ha una cadenza di 570 c. min e una gittata simile, con 200 colpi al seguito e una massa di 600 kg. Entrambi sono sistemi molto semplici ad azionamento manuale. In seguito non sono mancati anche altri impianti non svizzeri con le armi da 25 mm stabilizzate e sistemate in affusti più sofisticati, addirittura una versione della famiglia Dardo con le armi da 25 mm venne ad un certo punto approntata, ma non venduta.

Da ricordare anche i semoventi. Uno era un poderoso cingolato basato sullo scafo di un carro armato Pz-61/68, da ben 47 t di peso e cannone lungo da 155 con caricamento automatico. Esso venne messo a confronto col M109 americano e nonostante la netta superiorità, forse per una ragione di costi, venne scelto quest'ultimo.

Altri semoventi sono stati realizzati nell'ambito dei cannoni antiaerei da 35. Si trattava di due sistemi, uno cingolato e uno ruotato, chiamati GDF-CO2 e GDF-DO2. Essi erano munibili anche di sofisticati sistemi di controllo del tiro con torretta binata sullo scomparto di carico, dietro la cabina del mezzo (che nel caso del veicolo cingolato è l'M548), con 430 colpi di pronto impiego. Il mezzo cingolato pesava 18 t, non era protetto. La versione ruotata era basata sull'autocarro 4x4 HYKA. Erano offerti sistemi di tiro comprendenti un radar di ricerca e un telemetro laser. Senza successo, in quanto non pare che il sistema sia mai stato venduto ad alcuno; ma era certamente un tentativo valido perché pochissimi clienti per quanto desiderosi di un mezzo più mobile dei cannoni trainati non potevano permettersi il Gepard. Un sistema analogo venne proposto dalla FMC americana per lo Scià di Persia, si chiamava Eagle ed era su scafo M548 con due cannoni da 35 e 280 colpi pronti al tiro. Ma dopo la sua caduta il contratto venne annullato.


Naturalmente l'elenco dei prodotti bellici svizzeri non sarebbe completo senza le armi automatiche leggere. Tra queste, la SiG-48 da 9 mm. Questa era il primo tipo di mitra svizzero, ma non ebbe successo: la SiG era ricorsa a soluzioni insolite, come la produzione in tempi sì ridotti, ma non con lamiere stampate e saldate, ma con getti di fusione ad alta precisione per richiedere un minimo di tempo alla macchina utensile, e sempre per semplicità assenza di sistemi di sicurezza, e infine un caricatore bifilare che quando non usato era ripiegabile in avanti, risparmiando in spazio ma rendendo impossibile sparare in tale configurazione. Solo un lotto venne venduto al Cile e la cosa finì lì. La MP48 pesava, scarica 2.92 kg, lunga con calcio disteso 711 mm ripiegato 570 mm, di cui 196 mm della canna e sparava munizioni calibro 9 mm a ben 381 ms, quindi a velocità supersoniche con cadenza di 700 c.min e caricatore da 40 colpi,lungo a sufficienza per ispirare la soluzione di cui sopra.

La MP 310 era un sistema diverso, nel 1958 realizzato per la prima volta come mitra simile a quello precedente. Era un'arma concepita per essere ancora meno costosa di quella precedente con impiego di plastica dove possibile. Non ebbe molto successo con appena un migliaio di esemplari completati e venduti per lo più in America latina e Estremo Oriente. Pesava 3.15 jg, sparava 900 c.min ma a minore velocità iniziale, di 365 ms e con calcio disteso raggiungeva i 735 mm, 125 più che ripiegato, mentre la canna era lunga 200 mm, ma nonostante questo la velocità iniziale era ridotta.

Con i fucili le cose andarono diversamente e sempre la SIG produsse anzitutto lo StuG57, arma con sistema a chiusura labile a rulli e apertura ritardata, introdotti per la prima volta nel CETME spagnolo. Aveva calibro 7.5 mm, e possedeva due accessori standard: bipiede per un tiro più preciso e lanciagranate. Dal momento che la 7.5 mm svizzera non era diffusa, si pensò di produrre la serie SG510, esportato in piccole quantità a nazioni africane e dell'America meridionale, ma sopratutto usato dall'esercito svizzero. A differenza delle mitragliatrici, il livello di questi fucili era estremamente elevato in termini qualitativi, ma per questo erano anche assai costosi. E dire che i SiG-510 vennero prodotti in versioni capaci di sparare cartucce NATO, quelle sovietiche dell'AK-47 e altri tipi. Un modello da tiro a segno, con un solo colpo, era chiamata SG-AMT e venduta in congrue quantità. Tra le caratteristiche dei SiG 510 vi erano bipiede,predisposizione per sistemi di puntamento ottici di precisione o per puntamento notturno. Alcune delle nazioni che lo impiegarono erano la Bolivia e il Cile, ancora negli anni '80 li tenevano in servizio. Gli Svizzeri invece si tenevano l'StG 57 come arma standard in attesa del modello 90.

Le caratteristiche del SG510-4, con cartuccia 7.62 mm NATO erano: peso 4.45 kg, lunghezza 1.016 m, della canna 505 mm, cadenza di tiro 600 c. min, v. iniziale 790 ms, caricatore da 20 colpi. Un'altra arma molto originale, una specie di Kalasnikov svizzero era la AK53, con otturatore fisso e canna mobile. Era in sistema che riduceva l'ingombro ma presentava l'inconveniente di far partire un colpo oppure di inceppamenti.

L'StuG-90

Dal momento che gli svizzeri sono altamente interessati ai tiri a lunga distanza e maestri in meccanica di precisione, Con l'StuG-90 hanno fatto un fucile d'assalto che, pur essendo in calibro 5.56x45 mm NATO, ha come specialità quella di sparare con precisione ben oltre i 200 metri. Esso è un'arma adatta a sfruttare gli ampi campi di tiro della montagna svizzera. Il prezzo è ovviamente quello di avere un'arma pesante e lunga più del normale. La sua lunghezza è molto congrua, ma se non altro l'arma appare molto armoniosa e di bell'aspetto. Ne sono state ordinate qualcosa come 600.000 esemplari.


Tra le mitragliatrici, dopo avere visto la quantità enorme di cannoni contraerei ideati da 20, 25, 30 e 35 mm, non stupirà di vedere anche armi automatiche leggere.

Ecco la storia delle SIG 710. La prima fu la versione mitragliatrice dello StuG 57, con congegno a chiusura ritardata a rulli e otturatore analoghi a quelli dei fucili spagnoli CETME e HK tedeschi. Erano armi praticamente fatte a mano, il che era nella tradizione della meccanica di precisione svizzera. Purtroppo, la gente ben disposta a comprare con prezzi elevati gli orologi svizzeri lo diventa molto meno se si tratta di sistemi che sono destinati ad impieghi ben più rudi e che per la loro eccellenza tecnica finiscono per costare molto, essendo prodotti d'artigianato. Allora vennero introdotte varie migliorie fino alla generazione 710-3, la terza mitragliatrice svizzera. Essa somiglia molto, esteticamente alla MG 3 tedesca, e ha infatti lo stesso congegno di scatto della MG 42 che ne è il diretto antenato. Anche il congegno di alimentazione è uguale. Ma vi sono anche differenze, come il sistema di cambio rapido della canna e vari accessori come il treppiede con tampone ammortizzatore, dispositivi come sistemi di mira a quadrante e altro ancora. Pur diventando una delle mitragliatrici più avanzate del mondo, tutto questo e la qualità della lavorazione la rese anche la più costosa e negli anni '80 la produzione terminò. Oltre che in Svizzera venne comprata in Bolivia , Brunei e Cile e poche altre. La lunghezza è di 1143 mm, peso 9.25 kg di cui 2.04 kg per la canna leggera o 2.5 per quella pesante. Cadenza di tiro 800-950 c,min e v.iniziale 790 ms.


E per le pistole? La SiG ha prodotto armi eccellenti nella sua fabbrica di Neuhasuen Rhinefalls, ma a causa delle norme sull'export non ne ha esportate molte (eppure, clienti come la Bolivia o il Cile non sono esattamente esempi 'virtuosi'). Originariamente la SiG era solo una fabbrica svizzera. In seguito si unì alla Sauer tedesca e la produzione venne portata dalla Svizzera in Germania, per poter a quel punto esportare con maggiore libertà stando sotto le leggi tedesche. Una delle prime armi è stata la SiG-Sauer P220. Come ci si poteva aspettare, il suo livello di rifinitura e qualità è eccezionale, eppure si tratta di un'arma ampiamente basata su lavorazioni a macchina mentre il telaio è fatto in buona parte in alluminio, soluzione data per alleggerire l'arma prima dell'arrivo dei polimeri su larga scala. Arma precisa, impervia alla polvere o sporcizia, facile da smontare e sicura, era già una arma valida in diversi calibri tra il 7.65 e il '45' o addirittura, per fini addestrativi, al calibro 0.22. Esistono kit che consentono la rapida riconversione dell'arma da un calibro all'altro: praticamente una pistola 'modulare'. Negli anni attorno al 1985 ve n'erano in circolazione oltre 100.000 con il governo svizzero che emise da solo 35.000 ordini. Per l'Esercito svizzero, dove è pure in servizio, è la Pistole 75, tanto che spesso è nota come P75. Essa non ha un caricatore bifilare, per cui può portare solo 9 colpi, ma se non altro si maneggia bene differentemente da molte armi con caricatore bifilare. La P225 è leggermente più piccola e adatta solo al 9 mm Parabellum, scelta dalla polizia svizzera e tedesca. Nella versione 75 il peso scarico è di0.83 kg, lunghezza 198 ,, di cui 112 di canna, che dà una velocitò iniziale di 345 ms. quando spara i proiettili 9 mm Para.

Infine da ricordare la P.226 che per il concorso del 1985 per rimpiazzare la Colt M1911 nelle F.A. americane risultà la finalista assieme alla Beretta 92. Per la gioia dell'orgoglio patrio italiano, vinse quest'ultima, in una gara in cui le ditte americane specializzate in innumerevoli e ottime armi da fuoco vennero addirittura eliminate per prime. Ma in termini tecnici, fu la P226 che si dimostrò superiore alla Beretta. Quest'ultima venne scelta per ragioni economiche e pressioni politiche.

I carri armati di Thaun

L'Esercito svizzero, per quanto possa sembrare strano, non ha mancato di curare le proprie truppe corazzate, che pure operano in un ambiente decisamente poco adatto all'uso dei veicoli corazzati. Una delle acquisizioni era quella dei carri armati inglesi Centurion: 200 ex-inglesi e 100 ex-sudafricani. Essi sono stati comprati negli anni '50 e in seguito aggiornati con cannoni da 105mm. Le torrette smontate dagli scafi sono state utilmente impiegate come postazioni fisse, site in casematte di cemento, e che recentemente sono state addirittura aggiornate con piastrelle reattive ERA e catene pensate per prevenire l'esplosione di missili HEAT prima che raggiungano ta torretta vera e propria.

I carri indigeni sono stati un'altra innovazione. Anzitutto vennero costruiti i semoventi da 75mm NK I e NK II, tra i pochi senza torretta costruiti nel dopoguerra. La loro funzione era rispettivamente di cacciacarri e di cannoni d'assalto.

Armati inizialmente col pezzo da 83 mm come i primi Centurion, i primi carri armati svizzeri erano chiamati Pz 61, dall'anno della loro introduzione in servizio. La loro carriera è stata relativamente breve, perché nel tempo sono stati sostituiti dal Pz 68 armato tra l'altro col 105mm. Le serie si sono succedute per gli anni '60 e '70 e l'ultima versione aveva anche un sistema di tiro migliorato e addirittura un missile Dragoon americano sistemato sopra il cannone, cosa difficile da spiegare visto che la gittata non supera il km (o forse 1,5km nei modelli migliorati). In tutto vennero realizzati: 10 Pz 58 col cannone inglese da 83mm dotato di migliori doti perforanti rispetto al pezzo americano da 90 con cui il prototipo era inizialmente armato (KW 30). La fabbrica federale di Thun costruì poi, dopo questi mezzi del 1960-61, (il prototipo apparve nel 1959), 150 Pz 61 col 105mm dal 1965 al 66 (ordine del 1961), e infine il suddetto Pz68 che rimuoveva la mitragliera coassiale da 20mm per una arma da 7,5mm, aveva cingoli più larghi, un cannone stabilizzato etc. Ne l1971-74 ne vennero costruiti 17, poi entro il 1977 50 Px 68 Mk 2, 110 Pz 68 Mk 3 nel 1978-79, e alla fine della produzione i 60 Mk 4 consegnati nell'81-82. Si trattava di carri relativamente efficienti e veloci, molto stretti (3,15m) con torre in acciaio fuso corta e alta, sì da usare il cannone con elevazioni di ben -10/+21 gradi. Versioni speciali furono costruite, ma alcune come il semovente da 35mm non entrarono in produzione (con la stessa torre del Gepard) e altri sì come il carro recupero, il gettaponte e addirittura un carro bersaglio. La massa del Pz 68 era di 40 t e il motore, leggermente sottopotenziato, di 660hp della MTU a 8 cilindi.

Pz-68

Dopo la produzione di circa 400 mezzi venne presa la decisione di rivolgersi ancora all'esterno per i propri carri armati, che necessitavano di essere più potenti e sofisticati di quello che era ragionevole poter costruire in ambito nazionale su progetto proprio. La scelta cadde sul Leopard 2, di cui la Svizzera è diventata il secondo cliente export, quando nel 1987 ordinò ben 380 carri armati, con minime modifiche (per esempio le mitragliatrici sono di tipo nazionale e vi sono silenziatori dei motori posteriori, mentre i serbatoi calano da 1400 a 1173 l per 340 km di autonomia su strada e 220 fuoristrada) da costruire all'Arsenale di Thaun, mentre quell'anno arrivarono 35 carri costruiti direttamente in Germania. Con questi mezzi vi erano forze corazzate molto più che sufficienti per l'esercito di questa piccola nazione alpina.


Truppe corazzate al 2002[2]

All'inizio del XXI secolo la situazione delle truppe corazzate svizzere, ancorché contratte numericamente, era tutt'altro che marginale. Nonostante si tratti di una nazione montuosa, la forza principale del suo esercito era molto ben equipaggiata anche per combattere in pianura. All'epoca c'erano 5 brigate blindate, ciascuna su un battaglione Stato Maggiore, duo fanteria meccanizzata, 2 di carri, un gruppo obici semoventi, un groppo 'ordigni teleguidati', per la difesa contraerea e un battaglione genio. Quindi si trattava di una formazione molto ben equipaggiata ed equilibrata, a maggior ragione se si considera che ogni battaglione carri aveva una cp comando, 3 cp carri (1 carro comando e 3 plotoni da 3 carri), una cp meccanizzata e una cp di supporto. Nonostante la debolezza del plotone da 3 carri, in tutto i dieci battaglioni di carri svizzeri possedevano non meno di 300 carri armati. Le unità meccanizzate a livello di battaglione avevano invece cp comando, 3 cp. meccanizzate (con un mezzo comando e 3 plotoni da 4 veicoli l'uno), 1 cp. appoggio da 120 mm, un cp carri e una cp di supporto (logistico). Per tutto questo ordinamento corazzato i Leopard 2, o meglio, i Panzer 87 (dall'anno d'adozione) non bastavano pur essendo quasi 400 e così alcuni carri Panzer 68/88 restavano in uso, come del resto i blindati M113, noti come carro granatieri 63. In tutto, il personale era l'8% dell'intero esercito svizzero, che con la mobilitazione significa 28.000 su 351.182, questo secondo i dati disponibili nel 2001.

I corazzati svizzeri hanno il loro baricentro nel complesso di caserme di Thun, che è a sud di Berna. Là vi sono la Scuola Carri 22/222 e la Scuola Granatieri corazzati 21/221.

Come al solito nell'ordinamento svizzero, l'esercito era basato su un piccolo numero di professionisti e un gran numero di riservisti, secondo la filosofia del cittadino-soldato. Questi, per l'obbligo della leva, a 20 anni erano mandati alla Scuola Reclute. C'erano anche donne, ma volontarie: nel 2001 in tutto 26.000 ragazzi e 223 ragazze sono passate in queste strutture di base per un corso di 15 settimane, ovviamente molto intenso, con due uscite libere a settimana e i fine settimana disponibili. Questo è il corso di base, ma per i compiti specializzati servono anche altri uno o due corsi di specializzazione. Per quelli che fanno questi corsi, chiamati Corsi di Ripetizione (nemmeno fossero studenti rimandati a settembre..), è prevista una permanenza nella Milizia fino a 42 anni, con un corso ogni due anni di 19 giorni di aggiornamento, per un totale di 10. Le truppe dell'SM o dell'aviazione effettuano un richiamo di 12 giorni all'anno, per per i piloti c'é una frequenza anche maggiore. Gli ufficiali avevano ovviamente bisogno di ulteriori corsi d'aggiornamento e i piloti dell'aviazione richiamianche più frequenti. Tutto questo era il programma Armee 95, ma era allo studio il nuovo e rivoluzionario Armee XXI, allo studio entro il 2002, con cambiamenti da implementare entro il 2004, chiaramente orientati verso riduzioni, specie delle componenti pesanti dell'Esercito.

Quanto riguarda la scuola carri all'epoca era a livello di reggimento, e insegnava le necessarie competenze ai carristi di Leopard 2 e dei Panzer 68/88, i quali ultimi solo in carico alla Milizia. Comandata da un colonnello, avrebbe terminato nel 2003 i corsi per i Panzer 68/88, avviati al ritiro dal servizio. Aveva due corsi annuali per il personale di leva, ognuno numerato 22/(anno del corso), per 220 reclute, suddivise in 100 per una cp carri e 120 per una logistica. Il corso era di dieci settimane per la prima parte per l'addestramento individuale e d'arma. Poi arriva la seconda parte, con la guida del carro e l'uso del simulatore Rheinmetall per il pezzo da 120 mm, che consiste in un cannone da 27 mm dentro la canna del carro armato stesso, con il che è possibile sparare in maniera realistica fino a 1 km. Nelle settimane 11-14 veniva usata l'area di Bure, nello Jura, da 1.050 ettari e lungo fino a 10 km, anche se largo solo due. Qui era possibile addestrare carri fino a livello di compagnia, unità di dimensioni pratiche rispetto alle difficoltà orografiche della Svizzera. Anche i corsi di ripetizione e quelli con i blindati da fanteria erano tenuti qui. Esisteva al suo interno anche un villaggio finto per addestrarsi nel combattimento in aree urbane, sebbene di una trentina di edifici soltanto. Prima addestrati a livello di carro singolo, poi di plotone, i carristi qui imparavano tutto il necessario. Alla fine era tenuta un'esercitazione finale a livello di compagnia. Il poligono di tiro era usato per 4 giorni, a Hinterrhein, per la distanza massima di circa 1.500 m, che peraltro era ancora ben sotto quella utile del carro armato tedesco. e la presenza di una decina di carri Panzer 87 eliminava la necessità di spostare i corazzati dei singoli equipaggi: arrivavano gli uomini e si addestravano con quello che c'era sul posto, un bel risparmio logistico. Anche a Bure e a Thun c'erano un numero simile di carri armati, sempre per risparmiare spostamenti di carri armati durante le fasi addestrative. L'ultima settimana veniva trascorsa a Thun, per riorganizzarsi e riconsegnare i materiali allo Stato.


Il secondo corso annuale, designato 222/anno, iniziava a luglio, 5 mesi dopo l'altro, con molti più ragazzi che approfittavano della fine dell'attività scolastica e universitaria per la pausa estiva. Così c'erano 2 cp carri e una logistica, per un totale di 320 reclute. Per il resto non c'era molto di più da aggiungere a quanto era detto prima. Per il resto c'era da dire che la Scuola carri teneva anche altri corsi, come l'addestramento delle forze di Milizia e i corsi per far salire di grado agli ufficiali. Quanto ai ragazzi di leva, nel loro primo periodo di servizio potevano salire di grado solo a livello di caporale, e solo dopo potevano seguire altri corsi per diventare sottufficiale e ufficiale.

Il personale della scuola non era molto: appena una ventina di istruttori tra sottufficiali e ufficiali, i primi per istruzione tecnica e i secondi per le tattiche, istruzione truppa e altri compiti 'superiori'. Per la manutenzione dei mezzi c'era una ditta civile che ogni giorno aveva il dovere di far trovare i mezzi in perfetta efficienza. Le unità dell'esercito campale avevano invece il proprio servizio manutenzione, considerato giustamente strategico in caso di guerra. Nelle Scuole Reclute c'erano anche ufficiali e sottufficiali della Milizia che seguivano corsi o erano istruttori della Milizia stessa. I mezzi principali, i Panzer 87 o Leopard 2A3 non avevano ricevuto praticamente aggiornamenti dalla loro entrata in servizio, a parte il sistema di silenziamento delle marmitte. Raggiungeva i 68 kmh e con un serbatoio da 1.160 l, i 340 km su strada o fuori strada i 220 km. Molto probabilmente questo quantitativo di carburante era inferiore rispetto a quello dei Leopard 2 tedeschi, ma nondimeno il peso in ordine di combattimento arrivava a 56,5 t. Da ricordare la presenza di due mitragliatrici da 7,5 mm di tipo locale oltre a 16 lancianebbiogeni Modello 87 da 76 mm. In tutto, i 370 carri di questo tipo erano sufficienti per i dieci battaglioni, la scuola e la riserva logistica. A breve era previsto che l'ottimo Leopard fosse aggiornato almeno nei sistemi di visione e puntamento. Il Panzer 68/88 aveva un motore da 660 hp con v. max di 55 kmh e autonomia di 250 km per un totale di 41 t in assetto di combattimento. Con i 186 esemplari presenti c'erano in tutto quasi 600 carri in servizio, ma questi erano destinati ai 6 battaglioni della Milizia, praticamente la riserva dell'Esercito e presto sarebbero stati radiati dal servizio. IL carro recupero 65/88 erano da 40 t, con gru da 15 e due verricelli da 25 e 75 t, con 5 carristi a bordo.

La Scuola Granatieri 21/221 era anch'essa basata a Thun per i Panzegranadiere, i Genieri Corazzati e altri equipaggi di mezzi blindati. La situazione dell'addestramento era simile, come corsi, a quella carri. Il primo corso 21/anno era su di una cp granatieri, una cp carristi e una cp genieri. Infatti, come si è visto prima, le unità a livello di battaglione granatieri erano unità multiarma con carri e fanteria. Nel corso estivo le cp fanteria diventavano due. In tutto, i due corsi ogni anno addestravano 540 reclute, oltre a 125 caporali, 40 capisezione e altri ancora. Le prime 3 settimane veniva insegnato l'ABC della fanteria tra cui l'uso del fucile SIG 90 e la bomba a mano Mod. 85. Dopo iniziava l'addestramento come conduttori di veicoli corazzati, o serventi alle armi, o altro ancora. C'erano ben 6 tipi di specializzazione, tra cui tiratore per Panzerfaust o per M47 Dragon. I Genieri avevano 4 specializzazioni, d'appoggio, costruzione. addetti agli esplosivi e equipaggi carri. Questo fino alla settima settimana. L'ottava c'erano gli esami, la nona iniziava l'addestramento di specializzazione: i genieri mandati a Bure assieme ai conducenti, mentre i granatieri andavano a Le Day. Settimane 10 e 11 erano riservate al combattimento per unità, a Bure, c'era invece l'attività di poligono di Hongrin. Le esercitazioni erano a livello di compagnia, c'era la disponibilità di sistemi di simulazione come il Panzerfaust-Sim Mod. 25 per i razzi c.c., e per la fanteria il Polytronic Ssim 90 per il fucile d'assalto, praticamente un sistema simile a quelli NATO a raggio laser. La scuola Granatieri corazzati era anch'essa frequentata da altri soldati per diversi altri corsi, mentre gli istruttori erano, al solito, realmente pochi, appena 27. Questo era possibile perché le attività di supporto erano assegnate al comando delle piazze d'armi e alle strutture logistiche dell'Esercito. Questo significava, a Bure, la presenza di un centinaio di persone, inclusi i civili.

L'armamento dei Panzergranadiere era vario e moderno: fucile SIG 90, bomba a mano Mod. 85, lanciagranate Mod. 97 per il fucile d'assalto, mitragliatrice Mod 51 da 7,5 mm, mortai da 60, 81 e 120 mm, missili BB77 Dragon e i Panzerfaust. I comandanti avevano anche la pistola SIG 220 o Modello 75.

I carri granatieri 63/69 erano in servizio in 382 esemplari, ed erano stati aggiornati con una corazza EEAK laterale a fisarmonica, serbatoi posteriori come sul VCC-1, motore potenziato, torretta con mitragliera Mod 48/73 da 20 mm, peso in ordine di combattimento di 13 t che il turbodiesel da 265 hp spingeva a 50 kmh, assieme a 3 uomini d'equipaggio e 7 granatieri. Poi c'erano i carri M113 base, ovvero i 63/73 no aggiornati eccetto per la torretta da 20 mm, il carro lanciamine 64 (M113 modificato con mortaio da 120 mm) con 5 uomini d'equipaggio e 11 t di peso; il carro genio 63, lo sminatore 63/89 con aratro, il carro gru 63, comando 63/89, trasmissioni 63 (tutte versioni dell'M113). In tutto una forza di 1.277 M113. Poi c'erano i carri posaponte 68/88 da 47 t con ponte da 18,2 m e portata di 50 t, eccezionalmente 60 (altrimenti come si fa per i Panzer 87?), lanciabile in 2 minuti e recuperabile in 3.

I Piranha 6x6 con torretta TOW 2 erano in servizio in 303 esemplari. Equipaggiavano le compagnie cacciacarri, che erano una per brigata.

E per quello che riguarda il futuro, il CV-9030 era stato scelto dopo le prove campali svolte, e dall'autunno del 2002 sarebbero iniziate le consegne di 186 mezzi a 990 milioni di franchi svizzeri, di cui il 19,5% per la logistica e il supporto. Niente paura per l'esborso: le 20 aziende svizzere coinvolte avrebbero garantito un offset del 100%. Le consegne, 60 l'anno, sarebbero terminate nel 2005. Si tratta di un mezzo simile a quello per la Norvegia, con motore potenziato a 670 hp e con norme antinquinamento svizzere incorporate, rampa posteriore anziché porta, calcolatore modernizzato e con interfaccia per il BMS per la gestione del campo di battaglia informatizzato, vano truppa ingrandito di 20 cm di lunghezza e 10 di altezza. La cp Granatieri sarebbe passata da 13 a 14 veicoli grazie ad un nuovo veicolo per il vicecomandante della cp. In tutto erano previsti, secondo l'Armee 95, di tre brigate. Ma secondo la ristrutturazione Armee XXI si sarebbe ridotto ad una sola brigata, ma con 142 mezzi. Nonostante questo, era previsto l'acquisto di altri 142 o più mezzi, per togliere di mezzo totalmente i vecchi IFV 63/89.

In tutto le caratteristiche erano:

  • Dimensioni: lunghezza 6,8 m, larghezza 3,2, peso 27,7 t, motore TD da 670 hp, velocità 70 kmh, blindatura 500 kg/m2 (che significa una media di circa 70 mm di spessore!) per proteggere dai colpi da 30 mm frontalmente. Armamento: una mitragliera Bushmaster da 30 mm, una mtg da 7,5 mm e 8 lancianebbiogeni da 75 mm.

Il futuro dell'esercito svizzero era ancora visto come basato sulla leva, ma con un crescente livello d'insofferenza verso questo antico istituto della Confederazione. Gli Svizzeri erano al contrario favorevoli per l'80% ad un esercito di leva, per cui la cosa suona strana. Pochi gli obiettori. L'alternativa di un esercito di professionisti era troppo costoso. Gli Svizzeri erano impegnati nella campagna di sminamento nel Kosovo, una delle rare missioni oltre i confini; mentre nel 2004 era visto probabile la riunificazione delle forze truppe granatieri corazzati e carristi con una nuova struttura chiamata Panzerlher Verband.


  1. Clerici, Poli: Nuove fortificazioni per la pacifica Svizzera, RID ottobre 1994 pagg82-85
  2. Niccoli, Riccardo: Le truppe corazzate svizzere, RID Novembre 2002 pagg. 76-81