Gaio Lucilio/Note stilistiche: differenze tra le versioni

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{{quote|Arguto,<br />dal naso fino, ma duro nel comporre i versi.<br />Aveva infatti questo vizio: sovente in un'ora<br />dettava duecento versi stando su un piede solo, quasi fosse gran cosa;<br />poiché scorreva grossolano, c'erano cose che avresti voluto eliminare;<br />logorroico e insofferente dello sforzo di scrivere,<br />di scrivere bene.|da Orazio, ''Sermones'', da I, 4, 7-13|Facetus,<br />emunctae naris, durus conponere versus.<br />nam fuit hoc vitiosus: in hora saepe ducentos,<br />ut magnum, versus dictabat stans pede in uno;<br />cum flueret lutulentus, erat quod tollere velles;<br />garrulus atque piger scribendi ferre laborem,<br />scribendi recte.|lingua=la}}
{{quote|Arguto,<br />dal naso fino, ma duro nel comporre i versi.<br />Aveva infatti questo vizio: sovente in un'ora<br />dettava duecento versi stando su un piede solo, quasi fosse gran cosa;<br />poiché scorreva grossolano, c'erano cose che avresti voluto eliminare;<br />logorroico e insofferente dello sforzo di scrivere,<br />di scrivere bene.|da Orazio, ''Sermones'', da I, 4, 7-13|Facetus,<br />emunctae naris, durus conponere versus.<br />nam fuit hoc vitiosus: in hora saepe ducentos,<br />ut magnum, versus dictabat stans pede in uno;<br />cum flueret lutulentus, erat quod tollere velles;<br />garrulus atque piger scribendi ferre laborem,<br />scribendi recte.|lingua=la}}

{{quote|Senza dubbio, esclusivamente nostra lo è la satira, nella quale Lucilio, che per primo vi conseguì distinta fama, ha ancora oggi dei lettori così fedeli a lui da dire di preferirlo non solo agli altri satirici, ma anche a tutti i restanti poeti.<br />Ma io non sono d’accordo né con loro né con Orazio, il quale ritiene che Lucilio sia grossolano e che usi delle parole che andrebbero tolte.|da [[w:Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]], ''Institutio oratoria'', X, 1, 94-95|Satura quidem tota nostra est, in qua primus insignem laudem adeptus Lucilius quosdam ita deditos sibi adhuc habet amatores ut eum non eiusdem modo operis auctoribus sed omnibus poetis praeferre non dubitent.<br />Ego quantum ab illis, tantum ab Horatio dissentio, qui Lucilium fluere lutulentum et esse aliquid quod tollere possis putat.|lingua=la}}
{{quote|Senza dubbio, esclusivamente nostra lo è la satira, nella quale Lucilio, che per primo vi conseguì distinta fama, ha ancora oggi dei lettori così fedeli a lui da dire di preferirlo non solo agli altri satirici, ma anche a tutti i restanti poeti.<br />Ma io non sono d’accordo né con loro né con Orazio, il quale ritiene che Lucilio sia grossolano e che usi delle parole che andrebbero tolte.|da [[w:Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]], ''Institutio oratoria'', X, 1, 94-95|Satura quidem tota nostra est, in qua primus insignem laudem adeptus Lucilius quosdam ita deditos sibi adhuc habet amatores ut eum non eiusdem modo operis auctoribus sed omnibus poetis praeferre non dubitent.<br />Ego quantum ab illis, tantum ab Horatio dissentio, qui Lucilium fluere lutulentum et esse aliquid quod tollere possis putat.|lingua=la}}

{{quote|Dico io, Lucilio sia pure<br />affabile e urbano, sia pure più raffinato<br />del rude iniziatore di una poesia non tentata dai Greci,<br />o della moltitudine dei poeti più antichi; ma egli,<br />se per volere del Fato fosse giunto ai giorni nostri,<br />torrebbe molte cose dai suoi versi, taglierebbe tutto quello<br />che stenta l'espressione compiuta, e nel comporre il verso<br />spesso si gratterebbe la testa e si mangerebbe le unghie fino alla carne viva.|da Orazio, ''Sermones'', I, 10, 64-71|Fuerit Lucilius, inquam,<br />comis et urbanus, fuerit limatior idem<br />quam rudis et Graecis intacti carminis auctor<br />quamque poetarum seniorum turba; sed ille,<br />si foret hoc nostrum fato delapsus in aevum,<br />detereret sibi multa, recideret omne quod ultra<br />perfectum traheretur, et in versu faciendo<br />saepe caput scaberet vivos et roderet unguis.|lingua=la}}
[[Categoria:Gaio Lucilio|Note stilistiche]]
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Versione delle 12:52, 24 giu 2008

Indice del libro

(IT)
« Arguto,
dal naso fino, ma duro nel comporre i versi.
Aveva infatti questo vizio: sovente in un'ora
dettava duecento versi stando su un piede solo, quasi fosse gran cosa;
poiché scorreva grossolano, c'erano cose che avresti voluto eliminare;
logorroico e insofferente dello sforzo di scrivere,
di scrivere bene. »

(LA)
« Facetus,
emunctae naris, durus conponere versus.
nam fuit hoc vitiosus: in hora saepe ducentos,
ut magnum, versus dictabat stans pede in uno;
cum flueret lutulentus, erat quod tollere velles;
garrulus atque piger scribendi ferre laborem,
scribendi recte. »
(da Orazio, Sermones, da I, 4, 7-13)

(IT)
« Senza dubbio, esclusivamente nostra lo è la satira, nella quale Lucilio, che per primo vi conseguì distinta fama, ha ancora oggi dei lettori così fedeli a lui da dire di preferirlo non solo agli altri satirici, ma anche a tutti i restanti poeti.
Ma io non sono d’accordo né con loro né con Orazio, il quale ritiene che Lucilio sia grossolano e che usi delle parole che andrebbero tolte. »

(LA)
« Satura quidem tota nostra est, in qua primus insignem laudem adeptus Lucilius quosdam ita deditos sibi adhuc habet amatores ut eum non eiusdem modo operis auctoribus sed omnibus poetis praeferre non dubitent.
Ego quantum ab illis, tantum ab Horatio dissentio, qui Lucilium fluere lutulentum et esse aliquid quod tollere possis putat. »
(da Quintiliano, Institutio oratoria, X, 1, 94-95)

(IT)
« Dico io, Lucilio sia pure
affabile e urbano, sia pure più raffinato
del rude iniziatore di una poesia non tentata dai Greci,
o della moltitudine dei poeti più antichi; ma egli,
se per volere del Fato fosse giunto ai giorni nostri,
torrebbe molte cose dai suoi versi, taglierebbe tutto quello
che stenta l'espressione compiuta, e nel comporre il verso
spesso si gratterebbe la testa e si mangerebbe le unghie fino alla carne viva. »

(LA)
« Fuerit Lucilius, inquam,
comis et urbanus, fuerit limatior idem
quam rudis et Graecis intacti carminis auctor
quamque poetarum seniorum turba; sed ille,
si foret hoc nostrum fato delapsus in aevum,
detereret sibi multa, recideret omne quod ultra
perfectum traheretur, et in versu faciendo
saepe caput scaberet vivos et roderet unguis. »
(da Orazio, Sermones, I, 10, 64-71)