Storia della letteratura italiana/Ippolito Pindemonte: differenze tra le versioni
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Versione delle 11:10, 18 set 2008
Biografia
Studiò a Modena e a Verona ricevendo un educazione di tipo classico. In giovinezza viaggiò molto in Italia (Roma, Napoli e la Sicilia), Francia, Germania e Austria. Nel periodo della w:Rivoluzione francese si trovava a Parigi con Vittorio Alfieri: pur apprezzando gli ideali rivoluzionari, alle violenze del w:Terrore contrappose sempre il desiderio di pace nell'abbandono alla contemplazione della natura. Subendo l'influenza del poeta inglese w:Thomas Gray e del poeta svizzero w:Salomon Gessner, la sua poesia è di stampo neoclassico, con chiari elementi che si avvicinano alla nuova sensibilità romantica. Ottenne un premio dall'Accademia della Crusca, di cui divenne membro. Morì nel 1828, un anno dopo il suo caro amico Ugo Foscolo.
La sua opera più nota è sicuramente la traduzione dell'Odissea, che ebbe grandissimo successo e numerose edizioni e ristampe. Inoltre, le Poesie campestri (prima edizione del 1788), le Prose campestri (1794), le Epistole (1805) e i Sermoni poetici (1819). Fu anche autore di diverse tragedie, tra cui Arminio (1804), in cui si nota l'influenza della poesia w:ossianica. Il poemetto I cimiteri fu lasciato incompiuto dall'autore alla notizia che il Foscolo stava per dare alle stampe I sepolcri: questi dedicò il carme proprio al Pindemonte.
Opere
- Avvertimento premesso alla prima edizione delle Prose campestri
- Hoc erat in votis
- Optima quaeque dies miseris mortalibus aevi prima fugit
- templa serena, despicere unde queas alios, passimque videre errare, atque viam palanteis quaerere vitae
- Quod latet arcana non enarrabile fibra
- Vos sapere et solos ajo bene vivere, quorum conscipitur nitidis fondata pecunia villis
- Pane egeo, jam mellitis potiore placentis
- Rura mihi et rigui placeant in vallibus amnes, flumina amem, sylvasque inglorius
- Me vero primum dulces ante omnia Musae, quarum sacra fero ingenti perculsus amore, Accipiant
- Tecum etenim longos memini consumere soles, et tecum primas epulis decerpere nodes
- Lucentemque globum Lunae, Titaniaque astra Spiritus intus alit
- Lettera della Contessa Elisabetta Mosconi alla Contessa Teodora Pompei
- La Solitudine (1788)
- Al Cavaliere Clementino Vannetti
- Al Signor Guglielmo Parsons gentiluomo inglese
- Alla luna 1788)
- Alla salute
- La Melanconia
- La Giovinezza,
- s:LE QUATTRO PARTI DEL GIORNO
- Lamento d'Aristo in morte di Giuseppe Torelli (1817)
- s:Dissertazione su i giardini inglesi e sul merito in ciò dell'Italia
- Avvertimento
- Dissertazione su i giardini inglesi e sul merito in ciò dell'Italia
Traduzioni
- s:A Venere [1] (1792)
- s:Odissea [2] (1822)