Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Germania-3: differenze tra le versioni

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I Tedeschi entrarono in guerra con armi per la fanteria che costituivano un mix di tradizione e di modernità, ma in generale non erano particolarmente avanti nella tecnica, cosa che potrà stupire, ma del resto erano in questo in buona compagnia. Il fucile principale era ancora il Mauser 98, spesso con la sua versione corta la Karabiner 98k. Era un'arma normale, ad azionamento manuale, che sparava una cartuccia potente da 7,92 mm. Il tipo base, che risaliva ad un prodotto di dieci anni più vecchio, era lungo 1,25 m di cui 74 cm della sola canna, pesava 4,2 kg e aveva caricatore ad astuccio da 5 colpi. La carabina aveva peso di 3,9 kg, lunghezza di 1,075 m e canna da 60 cm, per cui non era un gran miglioramento rispetto al fucile base, giudicato troppo lungo e pesante dopo il 1918. A tutti gli effetti, il Mauser ebbe accessori di ogni sorta tra cui cannocchiali di puntamento per cecchini, e anche se era grossomodo all'altezza dei vari tipi analoghi in servizio nel mondo, il suo meccanismo di ricarica non era particolarmente morbido da azionare, il che non agevolava la mira di precisione se si doveva sparare colpi ripetuti (il Mosin-Nagant russo era molto migliore in tal senso).
I Tedeschi entrarono in guerra con armi per la fanteria che costituivano un mix di tradizione e di modernità, ma in generale non erano particolarmente avanti nella tecnica, cosa che potrà stupire, ma del resto erano in questo in buona compagnia. Il fucile principale era ancora il Mauser 98, spesso con la sua versione corta la Karabiner 98k. Era un'arma normale, ad azionamento manuale, che sparava una cartuccia potente da 7,92 mm. Il tipo base, che risaliva ad un prodotto di dieci anni più vecchio, era lungo 1,25 m di cui 74 cm della sola canna, pesava 4,2 kg e aveva caricatore ad astuccio da 5 colpi. La carabina aveva peso di 3,9 kg, lunghezza di 1,075 m e canna da 60 cm, per cui non era un gran miglioramento rispetto al fucile base, giudicato troppo lungo e pesante dopo il 1918. A tutti gli effetti, il Mauser ebbe accessori di ogni sorta tra cui cannocchiali di puntamento per cecchini, e anche se era grossomodo all'altezza dei vari tipi analoghi in servizio nel mondo, il suo meccanismo di ricarica non era particolarmente morbido da azionare, il che non agevolava la mira di precisione se si doveva sparare colpi ripetuti (il Mosin-Nagant russo era molto migliore in tal senso).
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Questa nuova cartuccia nasceva dalla constatazione che le distanze di tiro dei fucili, balisticamente parlando, superavano grandemente la capacità di mirare attentamente da parte dei soldati medi (ma non dei cecchini). Ora questo significava proiettili troppo pesanti e costosi, armi parimenti troppo pesanti e costose, e difficili da maneggiare. Poche le munizioni trasportabili al seguito di ciascun fante. Era inutile dire che il fucile 98 era troppo pesante se poi non c'era modo di concepire qualcosa di funzionale ma di più leggero.
Questa nuova cartuccia nasceva dalla constatazione che le distanze di tiro dei fucili, balisticamente parlando, superavano grandemente la capacità di mirare attentamente da parte dei soldati medi (ma non dei cecchini). Ora questo significava proiettili troppo pesanti e costosi, armi parimenti troppo pesanti e costose, e difficili da maneggiare. Poche le munizioni trasportabili al seguito di ciascun fante. Era inutile dire che il fucile 98 era troppo pesante se poi non c'era modo di concepire qualcosa di funzionale ma di più leggero.


Ora gli scontri a fuoco avvenivano, anche in campo aperto, a distanze che spesso erano inferiori a 400 m. Perché non pensare a cartucce 'ritagliate' su questa constatazione? Ma i proiettili come anche l'eccellente 9x19 mm Parabellum (il primo numero significa il calibro, il secondo la lunghezza del bossolo) erano troppo deboli per tali distanze, certamente non avevano la precisione per colpire tanto lontano. Andavano bene per i mitra, per le pistole, ma mai sono state pensate per i reparti di fanteria ordinaria. Se questi erano i limiti inferiori, quelli maggiori erano per proiettili di minor calibro (max 8 mm) ma con cartucce lunghe anche oltre i 50 mm. Tra munizioni capaci di mach 0,8-1 e quelle da 2,5 ci poteva tuttavia essere un notevole spazio vuoto da riempire con un terzo, e più equilibrato calibro che consentisse anche di realizzare armi semiautomatiche o automatiche abbastanza leggere e facili da costruire. I Tedeschi cominciarono già nel '34 a lavorarci e solo anni dopo apparvero due tipi, la carabina-mitragliatrice42(W) della Walther, e un simile modello 42(H) della Hanael, che vinse la competizione stavolta a scapito della Walther (che a sua volta aveva battuto la Mauser).
Ora gli scontri a fuoco avvenivano, anche in campo aperto, a distanze che spesso erano inferiori a 400 m. Perché non pensare a cartucce 'ritagliate' su questa constatazione? Ma i proiettili come anche l'eccellente 9x19 mm Parabellum (il primo numero significa il calibro, il secondo la lunghezza del bossolo) erano troppo deboli per tali distanze, certamente non avevano la precisione per colpire tanto lontano. Andavano bene per i mitra, per le pistole, ma mai sono state pensate per i reparti di fanteria ordinaria. Se questi erano i limiti inferiori, quelli maggiori erano per proiettili di minor calibro (max 8 mm) ma con cartucce lunghe anche oltre i 50 mm. Tra munizioni capaci di mach 0,8-1 e quelle da 2,5 ci poteva tuttavia essere un notevole spazio vuoto da riempire con un terzo, e più equilibrato calibro che consentisse anche di realizzare armi semiautomatiche o automatiche abbastanza leggere e facili da costruire. I Tedeschi cominciarono già nel '34 a lavorarci e solo anni dopo apparvero due tipi, la carabina-mitragliatrice42(W) della Walther, e un simile modello 42(H) della Hanael, che vinse la competizione stavolta a scapito della Walther (che a sua volta aveva battuto la Mauser). La cartuccia che venne costruita per tali armi era la 7,92x33 (derivata da una precedente 7,92x30 mm), costruita dalla Polte, che pesava un terzo in meno della 7,92x57 standard. Sarebbe stata nota con vari nomi, alla fine quello rimasto era il Kurz Patrone 43, del '43 ma derivata dagli studi realizzati già nel '41.


Ordunque, a questo punto ci si mise Hitler, che vietò tali armi: perché magazzini e industrie erano pienamente occupati dalle cartucce da 7,92 mm normali e la 7,92 mm 'Kurtz' avrebbe causato problemi di logistica. In un certo senso Hitler aveva ragione, ma allora cosa si sarebbe dovuto dire di tutte le armi catturate e ancora usate, o della situazione logistica dell'Esercito dell'Alleato Italiano, che avrà avuto una buona decina di tipi di munizioni tra il 6,5, 7,7, l'8 e il 9 mm? Al dunque, quest'introduzione non era tanto grave e non richiedeva tecnologie esotiche e di difficiel attuazione. Lo Stato Maggiore tedesco fece le classiche 'orecchie da mercante'; assecondò il dittatore ma autorizzò ugualmente l'introduzione della nuova arma, che contro le masse di fanteria sovietica ebbe subito un successo strepitoso. Eppure era ancora considerata una MP, ovvero una Maschinen-Pistole, mitra insomma, con la designazione di MP-43 (anno).I risultati furono molto interessanti, perché le cartucce intermedie erano abbastanza potenti per quasi tutti gli usi (un pò meno per il cecchinaggio), e Hitler, ritrovatosi a cose fatte, autorizzò l'arma ma con il più corretto nome di Sturmgewher 44 o StG44, ancora pressoché identico al 'mitra'.
Ordunque, a questo punto ci si mise Hitler, che vietò tali armi: perché magazzini e industrie erano pienamente occupati dalle cartucce da 7,92 mm normali e la 7,92 mm 'Kurtz' avrebbe causato problemi di logistica. In un certo senso Hitler aveva ragione, ma allora cosa si sarebbe dovuto dire di tutte le armi catturate e ancora usate, o della situazione logistica dell'Esercito dell'Alleato Italiano, che avrà avuto una buona decina di tipi di munizioni tra il 6,5, 7,7, l'8 e il 9 mm? Al dunque, quest'introduzione non era tanto grave e non richiedeva tecnologie esotiche e di difficiel attuazione. Lo Stato Maggiore tedesco fece le classiche 'orecchie da mercante'; assecondò il dittatore ma autorizzò ugualmente l'introduzione della nuova arma, che contro le masse di fanteria sovietica ebbe subito un successo strepitoso. Eppure era ancora considerata una MP, ovvero una Maschinen-Pistole, mitra insomma, con la designazione di MP-43 (anno).I risultati furono molto interessanti, perché le cartucce intermedie erano abbastanza potenti per quasi tutti gli usi (un pò meno per il cecchinaggio), e Hitler, ritrovatosi a cose fatte, autorizzò l'arma ma con il più corretto nome di Sturmgewher 44 o StG44, ancora pressoché identico al 'mitra'.


Anche se era chiamto 'mitra' l'MP43 fu chiaramente il primo fucile d'assalto del mondo, capace di sparare a tiro singolo o raffica, Questo era un risultato che non poteva essere meno importante della tecnica vera e propria: prima i fanti armati di fucile erano dipendenti, nell'azione tattica, dal fuoco di supporto di mortai leggeri, mitragliatrici o fucili mitragliatori; ora, sebbene queste armi potessero essere (come si scoprirà nel dopogurra) ancora molto utili, i fanti stessi potevano erogare fuoco di copertura ai loro compagni. La cadenza di tiro pratica restava infatti inficiata dal caricatore da 30 colpi, che a tiro automatico si svuotava molto prima di quello da 10 di un'arma normale, mentre la canna non era rimpiazzabile e quindi si surriscaldava col tiro troppo prolungato. L'unica versione dell'MP 43 fu la /1 con tromboncino lanciagranate, ma molti furono i sistemi, anche molto avanzati, usati come accessori esterni. Uno dei più impressionanti data l'epoca, era il congegno di puntamento notturno. All'epoca era appena stato possibile dotate alcuni carri di sistemi di visione all'IR, questi vennero usati addirittura su alcuni dei fucili; ma più strano ancora fu il Krummlauf, che permetteva di sparare con angoli di 30-45 gradi contro bersagli defilati, e c'era anche un periscopio a specchio per il puntamento. Al dunque quest'idea di far 'spinnare' i proiettili per una traiettoria a curva era utile nei combattimenti ravvicinati, ma la canna ricurva che si usava era ben poco pratica per tutto il resto e l'idea non ha avuto seguito. L'alimentazione era a gas recuperati dallo sparo e a parte qualche differenza di dettaglio non è facile distinguere tra un StG44 e un AK-47, anche se quest'ultimo ebbe una genesi diversa, con in comune solo la cartuccia tedesca che venne 'sovietizzata' e adattata alle armi, prima il fucile SKS e poi il Kalashikov. Molti MP 43 o Stg vennero usati nel dopoguerra dalla Cecoslovacchia e nei conflitti arabo-israeliani; ce ne sono persino alcune testimonianze degli anni '80 nei movimenti di guerriglia, forse riattati al 7,62 russo visto che la munizione originaria dovrebbe essere oramai irreperibile.
Anche se era chiamto 'mitra' l'MP43 fu chiaramente il primo fucile d'assalto del mondo, capace di sparare a tiro singolo o raffica, Questo era un risultato che non poteva essere meno importante della tecnica vera e propria: prima i fanti armati di fucile erano dipendenti, nell'azione tattica, dal fuoco di supporto di mortai leggeri, mitragliatrici o fucili mitragliatori; ora, sebbene queste armi potessero essere (come si scoprirà nel dopogurra) ancora molto utili, i fanti stessi potevano erogare fuoco di copertura ai loro compagni. La cadenza di tiro pratica restava infatti inficiata dal caricatore da 30 colpi, che a tiro automatico si svuotava molto prima di quello da 10 di un'arma normale, mentre la canna non era rimpiazzabile e quindi si surriscaldava col tiro troppo prolungato. L'unica versione dell'MP 43 fu la /1 con tromboncino lanciagranate, ma molti furono i sistemi, anche molto avanzati, usati come accessori esterni. Uno dei più impressionanti data l'epoca, era il congegno di puntamento notturno. All'epoca era appena stato possibile dotate alcuni carri di sistemi di visione all'IR, questi vennero usati addirittura su alcuni dei fucili; ma più strano ancora fu il Krummlauf, che permetteva di sparare con angoli di 30-45 gradi contro bersagli defilati, e c'era anche un periscopio a specchio per il puntamento. Al dunque quest'idea di far 'spinnare' i proiettili per una traiettoria a curva era utile nei combattimenti ravvicinati, ma la canna ricurva che si usava era ben poco pratica per tutto il resto e l'idea non ha avuto molto seguito (ma venne usata dagli Americani in Corea). L'alimentazione era a gas recuperati dallo sparo e a parte qualche differenza di dettaglio non è facile distinguere tra un StG44 e un AK-47, anche se quest'ultimo ebbe una genesi diversa, con in comune solo la cartuccia tedesca che venne 'sovietizzata' e adattata alle armi, prima il fucile SKS e poi il Kalashikov. Molti MP 43 o Stg vennero usati nel dopoguerra dalla Cecoslovacchia e nei conflitti arabo-israeliani; ce ne sono persino alcune testimonianze degli anni '80 nei movimenti di guerriglia, forse riattati al 7,62 russo visto che la munizione originaria dovrebbe essere oramai irreperibile.


Le caratteristiche dell'StG-44: calibro 7,92 mm, lunghezza 94 cm, canna 42 cm, peso 5,22 kg, v.iniz 650 ms, cadenza 500 c.min, caricatore ad astuccio inferiore da 30 colpi.
Le caratteristiche dell'StG-44: calibro 7,92 mm, lunghezza 94 cm, canna 42 cm, peso 5,22 kg, v.iniz 650 ms, cadenza 500 c.min, caricatore ad astuccio inferiore da 30 colpi.


Quale fu la produzione di questi fucili? Di dati certi non ve ne sono data la confusione dell'ultima parte della guerra. Dall'agosto al dicembre 1943 vennero costruiti 13.000 MP 43, della StG 44, praticamente uguale a parte una canna allungata di 5 cm, ne vennero prodotti 55.000 solo nel mese di novembre 1944. Era molto, ma era anche troppo tardi per capovolgere le sorti della guerra. Infine v'é da segnalare il Gerat 06, poi StG 45 della Mauser, che venne presentato nel 1943 ma venne respinto perché troppo complicato. La produzione pilota era stata di 30 esemplari che non avevano una presa di gas ma una chiusura metastabile. ANche la Haenel ebbe un suo StG 45, ma di esso non si sa nulla, tranne che era più leggero dell'altro. Quest'ultimo era pesante appena 3,5 kg, davvero poco per un'arma del genere.

Questi fucili non sono certo molto noti; esteticamente somigliano (per i tipi dell'esercito) ad un incrocio tra due celebri armia: i mitra MP 40 e gli AK-47. E questo era in definitiva l'MP-43/StG-44. La sua discendenza, con la cartuccia sovietica da 7,62 mm, è stato direttamente l'AK-47, passando attraverso l'efficiente carabina semiautomatica SKS del 1946. Questa cartuccia era stata sviluppata già nel 1943 ed era leggermente più potente (7,62x39 mm). Poi è stata la volta di altre armi, pure ben note: l'FG42 è stata la base in larga misura della famosa mitragliatrice M60, mentre l'StG-45 è stato la base di un fucile secondo solo agli AK e agli M16 per diffusione, il HK G.3 e il cugino spagnolo CETME Mod 58; dal primo è derivata anche il famoso mitra MP-5; con il che si è ritornati al punto di partenza, la definizione di 'mitra', quella usata nel 1943.


===Armi controcarri<ref>Armi da guerra 105</ref>===
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Versione delle 22:52, 8 nov 2008

Indice del libro


Fucili[1][2]

L'Stg-44
L'Stg-44

I Tedeschi entrarono in guerra con armi per la fanteria che costituivano un mix di tradizione e di modernità, ma in generale non erano particolarmente avanti nella tecnica, cosa che potrà stupire, ma del resto erano in questo in buona compagnia. Il fucile principale era ancora il Mauser 98, spesso con la sua versione corta la Karabiner 98k. Era un'arma normale, ad azionamento manuale, che sparava una cartuccia potente da 7,92 mm. Il tipo base, che risaliva ad un prodotto di dieci anni più vecchio, era lungo 1,25 m di cui 74 cm della sola canna, pesava 4,2 kg e aveva caricatore ad astuccio da 5 colpi. La carabina aveva peso di 3,9 kg, lunghezza di 1,075 m e canna da 60 cm, per cui non era un gran miglioramento rispetto al fucile base, giudicato troppo lungo e pesante dopo il 1918. A tutti gli effetti, il Mauser ebbe accessori di ogni sorta tra cui cannocchiali di puntamento per cecchini, e anche se era grossomodo all'altezza dei vari tipi analoghi in servizio nel mondo, il suo meccanismo di ricarica non era particolarmente morbido da azionare, il che non agevolava la mira di precisione se si doveva sparare colpi ripetuti (il Mosin-Nagant russo era molto migliore in tal senso).

Nel 1940 l'Esercito giunse alla conclusione che un sistema semiautomatico era necessario per i soldati, e indisse un concorso a cui parteciparono la Walhter e la Mauser, con modelli molto simili. Utilizzavano il 'sistema Bang' con i gas prelevati dalla volata, il che si dimostrò decisamente complesso e macchinoso. Dopo che il Mauser, sorprendentemente, non si dimostrò adatto, venne adottato il Walther come Gewher 41(W) da 7,92 mm. Ma nemmeno quest'arma era ben riuscita, complessa e inaffidabile sul campo, pesante da portare e comlessa da fabbricare e persino da caricare nel suo astuccio da 10 colpi. Come spesso accaduto (lo Chaucat francese) pensare ad armi avanzate per la fanteria era un conto, realizzarle un altro e spesso lo si faceva con criteri del tutto irrealistici per i soldati al fronte. Nonostante questo ne vennero prodotti decine di migliaia di esemplari, ma erano ben poca cosa rispetto alle masse di Mauser a caricamento ordinario.

Al dunque, i Tedeschi scoprirono di essere stati battuti dai Sovietici quando i fucili semiautomatici Tokarev vennero catturati; essi avevano un meccanismo di ripetizione molto migliore e semplificato, e si scoprì che era adattabile al Gewher 41: subito ne nacque il Gewher 43 che accompagnò i Tedeschi nella fase discendente della loro disgraziata guerra sul Fronte Orientale. Fu un compagno fedele per il soldato tedesco, anche come arma per tiratori scelti; i fanti che l'ebbero ne ottennero una alta impressione, a tutti gli effetti si trattava del sistema sovietico adattato alla produzione tedesca. Si cercò di semplificare al massimo la produzione, fino al Karabiner 43 del 1944, accorciato tra l'altro di 5 cm; erano spesso presenti calci in plastica o legno compensato. Per dare una differenza tra il mod 41 e il 43 eco i dati: nel primo caso, lunghezza di 1,124 m e canna da 54,9 cm, nel secondo 1,117 e 54,9 cm; ma il peso era di 5,03 contro 4,4 kg. Il caricatore era ad astuccio sotto la canna, da 10 colpi.

Come si è detto il fucile semiautomatico divenne presto un'arma molto richiesta e apprezzata, anche se pesava qualcosa di più ed era nominalmente soggetto a malfunzionamenti, fino a che 'ibridato' con il sistema Tokarev divenne un formidabile strumento bellico.

Ma in quel mondo strano ch'era la Germania nazista, le forze armate tedesche erano divise da inimicizie che difficilmente si potevano sospettare a vederle tutte unite nelle campagne della Blitzkrieg. Eppure, la peggior rivalità che si sviluppò fu proprio quella tra Luftwaffe e Wermarcht. Ora la prima era venuta a sapere che la seconda stava costruendo un fucile semiautomatico, e naturalmente non volle essere da meno. Cosìdalla Rheinmetall fece progettare un'arma che fossecapace di erogare fuoco automatico, ma attenzione, questo significa tiro a raffica e non a colpo singolo. Per resistere alle sollecitazioni delle raffiche in genere si adotta una munizione di medi potenza, anche se l'esempio di armi come l'M14 e il 'fratello' BM59 (entrambi derivati dal Garand: è facile trasformare qualunque arma semiautomatica in automatica) dimostra che volendo la cosa 'si può fare', ma non è certo l'ideale anche per la dotazione di munizioni che normalmente il fante porta con sé, piuttosto bassa se si tratta di proiettili ad alta velocià iniziale.

In ogni caso il proiettile venne ancora scelto tra quelli ad alta velocità, sempre la solita munizione da 7,92 mm. Nonostante questo, nonostante il contemporaneo requisito di fuoco automatico e nonostante la richiesta per le unità paracadiste, interessate a materialeleggero, il risultato fu uno dei più interessanti fucili della II GM: il Fallschirmjagergewehr 42 o FG 42. Appena più grande di un normale fucile a ripetizione, anzi decisamente più corto, con impugnatura inclinata a pistola (simile a quella della P.08 Luger), calcio di plastica nera, bipiede come dotazione standard, baionetta triangolare, sistema d'alimentazione a recupero indiretto del gas. Ebbe ordini per un gran numero di esemplari, che peraltro non vennero mai consegnati nel numero richiesto. Pesante grossomodo come i fucili d'assalto automatici, anzi anche meno dei StG, venne prodotta anche con calcio in legno e altre semplificazioni pur di produrne il maggior numero possibile. Ma al dunque solo 7.000 esemplari circa vennero prodotti per la LW. IL disegno di quello che potrebbe anche essere definito un fucile mitragliatore o una mitragliatrice leggera,interessò molte nazioni nel dopoguerra. Eccetto il caricatore da 20 colpi messo lateralmente, che tendeva a sbilanciare l'arma nel fuoro, molte altre cose di quest'arma vennero riprese, come il meccanismo di sottrazione gas capace di funzionamento semiautomatico con otturatore chiuso o automatico, con otturatore aperto.

Queste le caratteristiche: cal. 7,92 mm, lunghezza 94 cm, canna 50,2 cm; peso 4,53 kg, astuccio da 20 colpi, v.iniziale 761 ms e cadenza teorica 750-800 c.min.


Essendo costosa da produrre, come si capisce dai numeri complessivi, era chiaro che ,nonostante il funzionamento eccellente (con cartucce ad alta potenza!), c'era bisogno di qualcos'altro. Qualcos'altro che passava attraverso una nuova munizione che ,attenzione, è stata la pietra miliare della tecnologia del settore per i decenni a venire. Si pensi che anche il Kalashikov ne usa una versione adattata al 7.62 mm.

Questa nuova cartuccia nasceva dalla constatazione che le distanze di tiro dei fucili, balisticamente parlando, superavano grandemente la capacità di mirare attentamente da parte dei soldati medi (ma non dei cecchini). Ora questo significava proiettili troppo pesanti e costosi, armi parimenti troppo pesanti e costose, e difficili da maneggiare. Poche le munizioni trasportabili al seguito di ciascun fante. Era inutile dire che il fucile 98 era troppo pesante se poi non c'era modo di concepire qualcosa di funzionale ma di più leggero.

Ora gli scontri a fuoco avvenivano, anche in campo aperto, a distanze che spesso erano inferiori a 400 m. Perché non pensare a cartucce 'ritagliate' su questa constatazione? Ma i proiettili come anche l'eccellente 9x19 mm Parabellum (il primo numero significa il calibro, il secondo la lunghezza del bossolo) erano troppo deboli per tali distanze, certamente non avevano la precisione per colpire tanto lontano. Andavano bene per i mitra, per le pistole, ma mai sono state pensate per i reparti di fanteria ordinaria. Se questi erano i limiti inferiori, quelli maggiori erano per proiettili di minor calibro (max 8 mm) ma con cartucce lunghe anche oltre i 50 mm. Tra munizioni capaci di mach 0,8-1 e quelle da 2,5 ci poteva tuttavia essere un notevole spazio vuoto da riempire con un terzo, e più equilibrato calibro che consentisse anche di realizzare armi semiautomatiche o automatiche abbastanza leggere e facili da costruire. I Tedeschi cominciarono già nel '34 a lavorarci e solo anni dopo apparvero due tipi, la carabina-mitragliatrice42(W) della Walther, e un simile modello 42(H) della Hanael, che vinse la competizione stavolta a scapito della Walther (che a sua volta aveva battuto la Mauser). La cartuccia che venne costruita per tali armi era la 7,92x33 (derivata da una precedente 7,92x30 mm), costruita dalla Polte, che pesava un terzo in meno della 7,92x57 standard. Sarebbe stata nota con vari nomi, alla fine quello rimasto era il Kurz Patrone 43, del '43 ma derivata dagli studi realizzati già nel '41.

Ordunque, a questo punto ci si mise Hitler, che vietò tali armi: perché magazzini e industrie erano pienamente occupati dalle cartucce da 7,92 mm normali e la 7,92 mm 'Kurtz' avrebbe causato problemi di logistica. In un certo senso Hitler aveva ragione, ma allora cosa si sarebbe dovuto dire di tutte le armi catturate e ancora usate, o della situazione logistica dell'Esercito dell'Alleato Italiano, che avrà avuto una buona decina di tipi di munizioni tra il 6,5, 7,7, l'8 e il 9 mm? Al dunque, quest'introduzione non era tanto grave e non richiedeva tecnologie esotiche e di difficiel attuazione. Lo Stato Maggiore tedesco fece le classiche 'orecchie da mercante'; assecondò il dittatore ma autorizzò ugualmente l'introduzione della nuova arma, che contro le masse di fanteria sovietica ebbe subito un successo strepitoso. Eppure era ancora considerata una MP, ovvero una Maschinen-Pistole, mitra insomma, con la designazione di MP-43 (anno).I risultati furono molto interessanti, perché le cartucce intermedie erano abbastanza potenti per quasi tutti gli usi (un pò meno per il cecchinaggio), e Hitler, ritrovatosi a cose fatte, autorizzò l'arma ma con il più corretto nome di Sturmgewher 44 o StG44, ancora pressoché identico al 'mitra'.

Anche se era chiamto 'mitra' l'MP43 fu chiaramente il primo fucile d'assalto del mondo, capace di sparare a tiro singolo o raffica, Questo era un risultato che non poteva essere meno importante della tecnica vera e propria: prima i fanti armati di fucile erano dipendenti, nell'azione tattica, dal fuoco di supporto di mortai leggeri, mitragliatrici o fucili mitragliatori; ora, sebbene queste armi potessero essere (come si scoprirà nel dopogurra) ancora molto utili, i fanti stessi potevano erogare fuoco di copertura ai loro compagni. La cadenza di tiro pratica restava infatti inficiata dal caricatore da 30 colpi, che a tiro automatico si svuotava molto prima di quello da 10 di un'arma normale, mentre la canna non era rimpiazzabile e quindi si surriscaldava col tiro troppo prolungato. L'unica versione dell'MP 43 fu la /1 con tromboncino lanciagranate, ma molti furono i sistemi, anche molto avanzati, usati come accessori esterni. Uno dei più impressionanti data l'epoca, era il congegno di puntamento notturno. All'epoca era appena stato possibile dotate alcuni carri di sistemi di visione all'IR, questi vennero usati addirittura su alcuni dei fucili; ma più strano ancora fu il Krummlauf, che permetteva di sparare con angoli di 30-45 gradi contro bersagli defilati, e c'era anche un periscopio a specchio per il puntamento. Al dunque quest'idea di far 'spinnare' i proiettili per una traiettoria a curva era utile nei combattimenti ravvicinati, ma la canna ricurva che si usava era ben poco pratica per tutto il resto e l'idea non ha avuto molto seguito (ma venne usata dagli Americani in Corea). L'alimentazione era a gas recuperati dallo sparo e a parte qualche differenza di dettaglio non è facile distinguere tra un StG44 e un AK-47, anche se quest'ultimo ebbe una genesi diversa, con in comune solo la cartuccia tedesca che venne 'sovietizzata' e adattata alle armi, prima il fucile SKS e poi il Kalashikov. Molti MP 43 o Stg vennero usati nel dopoguerra dalla Cecoslovacchia e nei conflitti arabo-israeliani; ce ne sono persino alcune testimonianze degli anni '80 nei movimenti di guerriglia, forse riattati al 7,62 russo visto che la munizione originaria dovrebbe essere oramai irreperibile.

Le caratteristiche dell'StG-44: calibro 7,92 mm, lunghezza 94 cm, canna 42 cm, peso 5,22 kg, v.iniz 650 ms, cadenza 500 c.min, caricatore ad astuccio inferiore da 30 colpi.

Quale fu la produzione di questi fucili? Di dati certi non ve ne sono data la confusione dell'ultima parte della guerra. Dall'agosto al dicembre 1943 vennero costruiti 13.000 MP 43, della StG 44, praticamente uguale a parte una canna allungata di 5 cm, ne vennero prodotti 55.000 solo nel mese di novembre 1944. Era molto, ma era anche troppo tardi per capovolgere le sorti della guerra. Infine v'é da segnalare il Gerat 06, poi StG 45 della Mauser, che venne presentato nel 1943 ma venne respinto perché troppo complicato. La produzione pilota era stata di 30 esemplari che non avevano una presa di gas ma una chiusura metastabile. ANche la Haenel ebbe un suo StG 45, ma di esso non si sa nulla, tranne che era più leggero dell'altro. Quest'ultimo era pesante appena 3,5 kg, davvero poco per un'arma del genere.

Questi fucili non sono certo molto noti; esteticamente somigliano (per i tipi dell'esercito) ad un incrocio tra due celebri armia: i mitra MP 40 e gli AK-47. E questo era in definitiva l'MP-43/StG-44. La sua discendenza, con la cartuccia sovietica da 7,62 mm, è stato direttamente l'AK-47, passando attraverso l'efficiente carabina semiautomatica SKS del 1946. Questa cartuccia era stata sviluppata già nel 1943 ed era leggermente più potente (7,62x39 mm). Poi è stata la volta di altre armi, pure ben note: l'FG42 è stata la base in larga misura della famosa mitragliatrice M60, mentre l'StG-45 è stato la base di un fucile secondo solo agli AK e agli M16 per diffusione, il HK G.3 e il cugino spagnolo CETME Mod 58; dal primo è derivata anche il famoso mitra MP-5; con il che si è ritornati al punto di partenza, la definizione di 'mitra', quella usata nel 1943.

Armi controcarri[3]

Ovviamente queste hanno avuto la maggiore evoluzione rispetto ad altri tipi di equipaggiamenti, dato che il loro 'target' è stato a sua volta soggetto a pesanti (nel senso più letterale) cambiamenti, specie in protezione. I tempi dei fucili controcarri, per quanto validi, erano agli sgoccioli. I Tedeschi stavano a produrre il Panzerfaust, ma nei primi tipi esso era davvero un'arma a corto raggio, oltre che di maneggio talvolta pericoloso (per la 'suscettibilità' dell'esplosivo), e non era ricaricabile. Ma c'era il modo di usare anche i razzi da tubi ricaricabili. Oramai dimenticato, v'era un lanciarazzi chiamato 'Puppchen', bambola, che era una sorta di lanciarazzi per calibro 88 mm, anzi 8,8 cm. Esso era però simile ad un minuscolo cannone, quasi un giocattolo (da qui il nome) per il Racketenwerfer 43 8,8 cm. Si trattava di un affusto scudato e a ruote, un vero e proprio mini-cannone, con caricamento a retrocarica. Aveva se non altro una buona gittata massimo di 700 m, ma controcarri era di appena 230 (un terzo di tale valore); poteva sparare fino a 10 razzi al minuto ed era scomponibile in sette carichi per il trasporto, le ruote stesse erano smontabili per abbassare l'affusto. Era persino possibile metterle degli sci per muoversi nella neve ,e c'erano sullo scudo delle istruzioni stampate per il suo impiego, dal lato interno chiaramente, per poter usare questa nuova arma controcarri da parte di personale non necessariamente del tutto addestrato. Ma dopo i primi esemplari di questo ingegnoso ma complicato mezzo ci si rese conto che si trattava di un sistema inusitatamente complesso per i razzi di fanteria; catturando alcuni bazooka in Tunisia i Tedeschi si resero conto che era quella la via da percorrere, e così fecero. Spesso i pochi Puppchen prodotti vennero usati in Italia, in quanto i Tedeschi, specie in fronti secondari, non 'buttavano via nulla' che servisse ai loro scopi. Gli Alleati furono molto interessati a questo vero e proprio 'cannone lanciarazzi', a cui dedicarono una valutazione d'impiego apposita.


  • Calibro: 88 mm
  • Dati: lunghezza 2.87 m, di cui 1,6 tubo; peso 146 in asetto di marcia, 100 in combattimento, razzo 2,66 kg
  • Alzo: -18/+15°
  • Gittata: max 700 m, tiro c.c. 230 m

I Tedeschi usarono anche un'altra arma, la Panzerwurfmine (L= che era un'arma poi ripresa dai Sovietici e persino dagli Egiziani, che l'hanno trovata adatta all'impiego tattico della loro fanteria. Era una grossa bomba a mano con il classico manico, ma con una carica sferica-conica all'estremità contenente una testata HEAT. La particolarità però non era nemmeno questa, ma il fatto che una volta lanciata la bomba descriveva una traiettoria arcuata, fino a che dei governali in tela si aprivano e a mò di ombrello, la facevano ricadere ad alto angolo, ma sempre nella direzione desiderata, proprio quello che ci voleva per colpire un carro dal tetto; la gittata massima, con un abile lanciatore, era di circa 30 m. L'arma piacque molto, essendo perfettamente in grado di mettere KO un carro, anche se non l'avesse centrato in pieno sul tetto: la carica interna era di ben 520 grammi, una quantità inusitata per una bomba a mano, costituita per pari parti da RDX e TNT. Il tiratore non doveva applicare così la solita mina magnetica al carro, evitando l'avvicinamento finale che nei combattimenti era il più pericoloso; inoltre la sicura non si attivava fino a che l'arma non era lanciata, perché sensibile all'accelerazione. Gli Alleati non copiarono la bomba in parola, ma riutilizzarono tutti gli esemplari catturati; anzi gli Americani pensarono ad utilizzarla come fosse un 'grosso dardo' da tirare a mò di giavellotto; poi, quando si accorsero che era un'arma a 'parabola', corressero l'errore di valutazione con appositi bollettini. I Sovietici nel dopoguerra ne produrranno l'evoluzione, come la RKG-3M, capace di perforare 165 mm d'acciaio (40 in più di tipi precedenti), vista in azione anche in Cecenia. Se si considera che il tetto e la torre dei carri hanno spessori di circa 30 e 40 mm, ci si può ben rendere conto che in assenza di corazze ERA o di sacchi di sabbia (che possibilmente evitino la detonazione dell'ordigno) ogni carro armato è in gravi difficoltà ad incassare colpi del genere.

I dati: diametro bomba 114,3 mm, lunghezza 533 mm, bomba 280 mm (tutte misure anglosassoni, non è chiaro perché), peso 1,35 kg di cui 520 gr di testata.

Un'arma più potente e a lungo raggio erano i fuciloni tedeschi, che avevano calibro da 7,92 mm ma i PzB 38 e 39 risultarono presto superati. Erano comunque armi interessanti balisticamente parlando, solo che il primo era costoso e somigliava ad un pezzo d'artiglieria (costruzione Rheinmetall), di cui 1.600 vennero costruiti; ma il vero armamento fu piuttosto il PzB 39 molto più semplice, con otturatorre scorrevole. Le munizioni avevano nucleo di acciaio e poi di tungsteno, esperienza questa subita dai Tedeschi contro i fucili controcarri Mrosczek polacchi del '39. Vennero prodotti anche dei successori per questo fucile, e persino una 'super mitragliatrice' controcarri, la MG 141. Non solo, ma vennero adottati i fucili svizzeri MSS 41 della Solothurn, fabbrica quest'ultima nota anche in Italia; infatti era la stessa che produsse un fucilone davvero potente, noto in Germania come PzB 785 (s) 2 cm, una specie di cannoncino controcarri con tanto di affusto a biga. Furono probabilmente proprio gli esemplari tedeschi che fin dal '40 finirono, in buona parte (dei non molti prodotti) in Italia. Aveva alcune notevoli caratteristiche, che con ogni probabilità risentivano dell'esperienza della Solothurn nel settore cannoni contraeri (di cui esso era una specie di arma 'portatile'), aveva infatti caricamento semiautomatico, con caricatori da 5 o anche da 10 colpi. Però nell'insieme pesava oltre 50 kg e quindi era superata solo dall'arma giapponese paricalibro, che era però trasportata con una specie di barella, molto più facile da portare visto che oltretutto pesava 70 kg. IL Solothurn perforava molto: 30 mm a 500 m, persino più dei fuciloni sovietici; ma era anche molto più pesante e costoso.

Ma i fucili tedeschi controcarri veri e propri erano in effetti delle armi molto particolari, quasi dei fucili da caccia grossa. Infatti il lroo calibro e aspetto era quello di un grosso fucile,con bipiede ripiegabile e anche con un voluminoso freno di bocca, con le seguenti caratteristiche (per il PzB 38):

Calibro: 7,92 mm

  • Dimensioni e psei: 1,615 m, canna 1,085 m, peso 16,2 kg
  • Prestazioni: v.iniziale: 1.210 m.sec, perforazione corazza 25 mm a 30 mm.

PzB 39: quasi analogo solo 1,62 m di lunghezza, 12,6 kg di peso, v.iniz. 1265 m.sec con le stesse prestazioni.

Da notare l'enorme velocità iniziale, degna di un proiettile subcalibrato, e data da un bossolo di inusitate dimensioni. Colpisce il calibro, ancora quello dei fucili standard, che certamente non era garanzia di effetti 'behind the armour' elevati ergo molti colpi dovevano penetrare prima di mettere KO un mezzo nemico; ma in pratica la capacità perforante, ancorché elevata (il Boys britannico da 13,97 mm perforava alla stessa distanza solo 21 mm, la Browning sa 12,7 25 mm a 100 m, la Vickers 18 mm, una mitragliatrice normale circa 10 mm a 100 m), non era ancora del tutto sufficiente contro i carri, specie quelli sovietici. Ma era certo un pericolo contro i carri leggeri e le blindo.

Per migliorare le cose contro i carri armati c'erano anche le granate da fucile a carica cava, teoricamente sufficienti per consentire al fante di mettere KO un carro armato. La cosa danneggiava spesso l'arma di per sé, ma è più una considerazione da tempo di pace. Per avere un sistema apposito per tali granate i tedeschi ebbero anche un PzB 39 con trombombcino a bicchiere, chiamato Granatbuchse, ovvero fucile lanciagranate: una speciale cartuccia a bassa potenza attivava il lancio della granata su di un certo raggio, con la perforazione dipendente dal tipo di testata.

Ma questa non era certo l'unica modalità per tirare granate. I PzB 39 erano derivati dai precedenti fucili, appositamente trasformati; il soldato tedesco aveva anche il fucile Mauser 98k con tromboncino lanciagranate a picchiere in volata, capace di sparare granate, anche controcarri, su di una gittata di 200 m al massimo, con tanto di mirino a bolla specifico. Per il combattimento ravvicinato, c'era anche la teccnica della 'Carica concentrata' ovvero prendere un certo numero di Stielgrenate (granate con il manico) senza manico, legarle attorno ad una con il manico tramite filo di ferro, e tirarle come armi anti-bunker e controcarri.

Un'arma diversa era la Kampfpistole da 27 mm, che derivava da un congegno di segnalazione a bengala, per la quale gli ingegnosi tedeschi ben pensarono di usare anche razzi a carica cava o HE, ma certo, anche provvista di canna rigata e calcio ripiegabile, sparava solo fino a una gittata utile di 90 m una bomba da 51 mm di lunghezza con una minuscola carica di TNT. Decisamente questa 'Sturmpistole' (nome definitivo) costava molti soldi per quello che offriva. Verso la fine della guerra i tromboncini lanciagranate dei fucili e dei PzB potevano sparare varie Panzergranate, e ben tre tipi di grandi dimensioni, per 'venire incontro' ai carri più potenti: la 46 e la 61 e un'altra senza nome. Erano armi teoricamente capaci di trasformare un fante in un cacciatore di carri, ma non si sa bene quanto in pratica fossero efficaci. Eppure la loro minaccia, data anche la mobilità della 'piattaforma' di lancio non andrebbe mai sottovalutata, tanto che vi sono testimonianze di un uso efficace contro carri medi anche in conflitti postbellici, tipo quelli Israelo-Arabi.

Le mine tedesche erano invece le famose Tellermine: la 29, 35, 42 e 43. La Tellermine 42 pesava 7,8 kg e con diametro di 324 mm, spessore 102 mm, e faceva esplodere la carica di Amatol se veniva calpestata da almeno 340 kg di peso; divennero presto più sofisticate, con tanto di mini-mine (antiuomo) collegate ad esse, e che avevano la brutta tendenza ad esplodere colpendo l'ignaro geniere che le avesse rimosse.

Tornando ai razzi controcarri veri e propri, dopo l'esordio della Puppchen si ebbero sistemi decisamente più pratici e sopratutto, economici e portatili.

Panzerfaust e Panzerschreck a confronto

Ecco quindi i due derivati terribili, i Panzerfaust e i Panzerschrek, (Pugno corazzato e Terrore dei carri). Ora cominciamo dal secondo, anche se apparve dopo l'altro. Il 'fucile a razzo controcarri' come veniva chiamato, era del '43 e adottava praticamente il razzo del Puppchen, con sistema d'accensione elettrica anziché a percussione. Ebbe successo e fu l'antisignano del Super Bazooka, apparso verso la fine della guerra in calibro 89 mm perché si temeva fosse inefficace il vecchio 60 mm contro i nuovi carri pesanti (come in effetti si dimostrò), la gittata era di circa 150 m, ma l'inconveniente era che il razzo era ancora acceso quando partiva dal tubo, da qui la necessità di una apposita visiera per il lanciatore; inoltre era meglio se c'erano anche indumenti protettivi e una maschera antigas, e infine i detriti e gli scarichi del razzo erano pericolosi fino a 4 m, rendendo inadatta l'arma dallo sparo da luoghi chiusi, e troppo visibile (=nuvole di polvere) se sparava dall'esterno. Inoltre era piuttosto pesante e ingombrante. Ma del resto non c'erano al momento altri modi di coprire le distanze tra 40 e 100 e passa metri, perché il Panzerfaust era troppo impreciso in tal caso. Fu l'RPzB 54 con scudo antivampa che eliminò la necessità delle protezioni per il soldato lanciatore; ma non certo il resto dei problemi; il RPzB 54/1 arrivava a 180 m con una granata migliorata; gli ultimi razzi prodotti perforavano 160 mm, mentre i vecchi mod. 43 venivano passati alla seconda linea. Erano popolari tra le truppe, ma con i problemi di cui sopra.

I dati: RPzB 43, tubo 9,2 kg, razzo 3,27 kg di cui 650 gr per la testata; lunghezza 1,638 m e gittata di 150 m; l'RPzB 54 pesava 11 kg e il razzo 3,25; per il resto non c'erano molte novità, se non che la cadenza di tiro indicata era di 4-5 colpi al minuto.

Quest'oggetto dalla forma di bastone è il Panzerfaust standard

Quanto al Panzerfaust, esso apparve nel '42 come pratico sistema per tirare un'ogiva di grosse dimensioni controcarri; arma all'epoca unica, venne prodotta dalla HASAG di Lipsia e non era un vero e proprio lanciarazzi ma una specie di cannone senza rinculo portatile, però con razzo sovracalibro, come negli RPG e a differenza dei più ingombranti Bazooka e Panzerschrek, nessuno dei quali all'epoca era ancora disponibile. In sostanza era un tubo con del propellente azionato prima dell'uscita della granata, da qui la mancanza di protezioni per il servente; la gittata era ridotta, specie nel tipo Panzerfaust 30 klein, il primo, che aveva una gittata pratica di 30 m e una testata da 100 mm, capace nondimeno di perforare 140 mm a 30 gradi d'impatto. Il tubo di lancio doveva essere messo sotto il braccio prima dello sparo, non sopra la spalla come il Bazooka; malgrado la corta gittata, la caduta della traiettoria era tale da rendere necessario un alzo abbassabile. Presto arrivarono i più potenti Panzerfaust 60 e 100, e ed erano persino in programma i tipi 150 e 250, pure ricaricabili, praticamente gli antenati diretti degli RPG-2 sovietici del dopoguerra.

Le loro caratteristiche:

  • Panzerfaust 30: gittata 30 m, peso totale 1,475 (klein), 5,22 (normale); proietto 100 e 140 mm rispettivamente, dal peso di 680 gr e 3 kg; v.iniziale 30 m.sec e perforazione massima 140 e 200 mm a 30°.
  • Panzerfaust 60: gittata 60 m, proiettile da 3 kg e totale 6,8 kg; v.iniziale 45 m.sec.

Questo aveva la testata dei Panzerfaust 30 ma con motore di maggior potenza. Descrivendo nel dettaglio l'arma, il tubo del klein era lungo 76,2 mm dal diametro di 50 mm, con struttura finale a 'calice' per contenere l'ogiva. I tipi con maggiore capacità avevano motori a razzo e il Panzerfaust 100 arrivava a 62 m.sec. Il Panzerfaust era un'arma potenziata da un esplosivo chiamato ciclonite, che talvolta si dimostrava piuttosto instabile. Il Panzerfaust era arma capace di suscitare una certa diffidenza anche in chi l'usava dato che era pericoloso farlo: per questo, era necessario tirare da distanza, magari mancando il bersaglio, ma non essendo subito sottoposto al fuoco di ritorno. I carri sovietici spesso avanzavano coperti di fanteria armata con mitra PPhS, e appena vedevano un soldato tedesco sbucare dietro un muro o da una buca, non esitavano a sparargli. Spesso vennero fornite protezioni aggiuntive perché il Panzerfaust era capace di dare ad un singolo fante la capacità controcarri, sia pure senza ricarica e da distanze minime, di un carro Tiger. La velocità del razzo era piuttosto bassa, nulla a che vedere con i quasi 300 msec degli RPG; l'arma veniva inserita solo prima del lancio per motivi di sicurezza nel tubo; il grilletto era protetto dall'alzo, che si elevava per mirare meglio; il tutto mentre c'era il rischio che la granata, una volta aperto l'alzo, liberata dai ganci che la trattenevano, scivolasse fuori dal tubo e forse esplodesse. Una volta lanciata, era stabilizzata da 4 superfici ripiegabili. Insomma, un sistema rudimentale, ma se si faceva centro, per il carro nemico era la fine. Negli ultimi giorni di Berlino era normale vedere civili e ragazzini della gioventù Hitleriana andare verso il fronte in bicicletta, armati con un paio di Panzerfaust per mettere KO qualche T-34 o Stalin. Il Panzerfaust era semplice e se non altro venne prodotto in quantità di centinaia di migliaia di esemplari, dimostrandosi molto pericoloso per i mezzi nemici, sopratutto negli scontri urbani o tra la vegetazione.


Venendo invece al Panzerschreck, la sua efficacia era elevata sì, ma non senza limiti vari. Eccoli[4]. Mentre il Panzerfaust era da distribuirsi alla fanteria comune, il 'Bazooka' era per team specifici controcarri, dato anche che l'arma pesava 9,25 kg per 1,6 m di lunghezza. La testata aveva 660 g di esplosivo. Era disponibile in versioni estive e invernali, ovvero rispondenti a differenti 'range' di temperatura. Servito da un team di due uomini, sparava il razzo dopo l'azionamento di un grosso grilletto a 105 m.sec. Dopo poche centinaia di pezzi prodotti del mod. 43, che si era dimostrato davvero pericoloso per il lanciatore e anche per il caricatore, lo scudo metallico di 36x47 cm con finestra trasparente aiutava finalmente a 'sopravvivere' allo sparo, e inoltre il nuovo proiettile da 180 m di gittata Gr.4992 era capace di esser usato a tutte le temperature pratiche. Dal dicembre del '43 i piani erano per 382.000 esemplari e 4 milioni di razzi, e a gennaio si era già arrivati a quasi 51 mila e 173.000 rispettivamente, dei primi in prima linea ce n'erano 21.141. Organizzati in plotoni di tre lanciarazzi, erano potenzialmente pericolosissimi per i tank nemici. Ma i tiratori tendevano a sparare troppo da lontano e i risultati non erano dei migliori: ma già prove comparative con i Panzerfaust avevano dimostrato, contro un T-34 fermo e da 100 m, che solo il25% dei PzB colpiva l'obiettivo, contro 5 centri su 5 dei Panzerfaust 30 (naturalmente da 30 m). C'era da riflettere quindi sulla portata massima dichiarata di 120 m contro carri in movimento. Le capacità perforanti erano di 230 mm a 90 gradi e 150 a 30, ma i Finlandesi nel dopoguerra rilevarono solo 100 mm a 30 gradi, del resto l'ogiva era minore di quella del Panzerfaust. Nel '44 arrivò un lanciatore corto da 1,35 m da 9,5 kg, che era l'RPzB.54./1; ai 289.151 del tipo base mod. 54, se ne sarebbero aggiunti altri 25.744 su 48.000 ordinati. I colpi arrivarono a 2.218.400 almeno. C'erano armi speciali ancora più corti da 107 cm, o addirittura con lanciatore in cartone compresso pesante 5,5 kg, e infine lo sperimentale da 105 mm, lungo 2,4 m e pesante 18 kg, rimasto a livello di prototipi, mentre le altre due tipologie vennero prodotte in piccola quantità. Ma non finì mica qui: la Fliegerschreck era un bazooka antiaereo con razzo munito di testata da 17,4 cm, e 144 munizioni incendiarie; non venne mai usato.

Sebbene i RPzB fossero più avanzati e riutilizzabili circa 100 (poi 200 col /1) volte, non vennero mai amati davvero dagli utilizzatori, tanto che nel primo quadrimestre 1944 i Panzerfaust misero KO 262 carri e i Panzerschreck 88, meno anche dei 167 distrutti dalla fanteria tedesca usando mine del tipo Teller. Costando però solo 70 marchi contro 5.730 del misero cannone da 37 mm Pak 36, non fu una cattiva idea e nell'insieme costituì un pericolo. ifurono anche dei blindati che ebbero lanciatori trinati di questi lanciarazzi, i Panzerjager 731 Bren, in pratica dei Bren Carrier catturati; ne seguirono anche altri con sei razzi in posizione brandeggiabile. E alfine, dopo la guerra, questi razzi tedeschi ebbero uso con i Finlandesi e poi Svizzeri e Belgi produssero dei derivati in uso fino agli anni '90, ovviamente perfezionati, ma ancora simili ai tipi bellici. La produzione (315.000 bazooka e oltre 2 milioni di colpi) per quanto inferiore, non lo è stato di molto rispetto ai 467.000 Bazooka, anche se con oltre 15.600.000 proiettili.


Corazzati

Jadpanzer IV

File:JPz IV70A.jpg

Questo era un'evoluzione di una serie di carri-casamatta tedeschi chiamati StuG, ma con speficiche capacità controcarri, che in sostanza, contribuì a sostituire il Nashorn, semovente con il pezzo da 88/71 mm, lo stesso cannone del Jadpanther e del Koningstiger. Il Jadpanzer IV non era altrettanto armato, ma aveva una sagoma bassa e ben protetta, specie di fronte, concepito come una specie di StuG III migliorato, ma stavolta su scafo del carro Mk IV. La corazza doveva essere anteriormente di 75 mm, come il calibro del cannone nel sistema a brandeggio limitato della postazione anteriore. Venne presentato il simulacro di legno del sistema ad Hitler il 14 maggio 1943. La produzione tuttavia non poté cominciare subito, e solo all'inizio del '44 ci si riuscì. La prima versione mantenne il cannone PaK 39 L48 del Panzer Mk IV, il che era strano visto che con le casamatte era possibile aumentare il calibro del cannone o comunque la sua potenza. E infatti era previsto inizialmente il pezzo da 75/70 del Panther, ma era difficile da costruire, aveva una durate di vita minor della canna, e poi stando così basso sul suolo era difficile garantire che la sua lunga canna non si 'infilasse' nel terreno. Per quanto il Jadpanzer fosse un eccellente veicolo, venne richiesto il pezzo da 75/70 al più presto, cosa approndata nell'aprile del '44. Nel frattempo ne venivano prodotti del tipo base 70 esemplari al mese, e addirittura si voleva sospendere da parte di Hitler, la produzione dell'oramai invecchiato Mk IV per concentrarsi sul più economico e facile da costruire Jadpanzer, aumentando la produzione fino a 800 al mese. Ma Guderian non era d'accordo, i carri senza torretta non erano tatticamente flessibili e i Panther erano troppo pochi, per non dire dei Tiger. I Panzer IV sarebbero usciti fino al marzo del '45 totalizzando 9.000 scafi.

I Jadpanzer IV iniziarono ad entrare in servizio nel marzo 1944, quelli col cannone migliorato in agosto. Troppo tardi oramai, ma era un mezzo essenzialmente difensivo. Aveva corazze spesse tra 20 e 60 mm, e lo scudo arrotondato per il cannone arrivava a 80 mm. C'era anche una mitragliatrice in casamatta MG 34 o 42, c'erano un pilota a sinistra del cannone, un cannoniere dietro di lui, comandante dietro il cannoniere e servente a destra del cannone, assieme alle munizioni. Con il motore HL 120 Maybach, sempre lo stesso del carro panzer IV, da 11.867 cc e 300 hp, 470 litri e trasmissione sincronizzata ZF SSG 76, sei marce e retromarcia. C'erano al solito, essendo lo stesso treno del Panzer IV, 8 rulli e 4 di rinvio, le maglie erano da 40 cm di spessore, non molto ma il peso era ancora piuttosto basso. Il cannone Pak 39 da 75/48 aveva brandeggio di 10-12° per lato, alzo -8/+15°; c'era la mitragliatrice, ma anche un mortaio NbK 90 per munizioni multiruolo, HE, illuminanti, nebbiogene. In tutto c'erano 79 colpi per il cannone e ufficialmente solo 600 per la mitragliatrice (ma in azion presumibilmente li aumentavano); la designazione era SdKfz 162 per il Jadpanzer IV normale, 769 prodotti dalla Vomag e Alkett, ma c'era anche il carro comando, il tipo con cannone installato rigidamente nello scafo per eliminare i meccanismi di rinculo, e infine il 162/1, con il PaK 42 da 75/70 mm e 55 colpi; ne vennero prodotti molti, addirittura di più, fino a 103 al mese: 940 in totale fino all'aprile 1945. L'Anatra di Guderian, tra i suoi soprannomi, pesava 26 t e viaggiava a 35 kmh; infine c'era un altro tipo della Alkett, dell'agosto 1944 in poi, per un totale di 278 esemplari, con ben 90 colpi da 75 mm a causa di una grossa casamatta superiore. Naturalmente, la solito, tutta la struttura era saldata; esistevano spesso delle schutzen sui fianchi dei cingoli per proteggerli. aDa notare che i carri con il 75/70 mm avevano rulli anteriori in acciaio; infine c'era il progetto con il cannone Pak 43 da 88/71 mm.

In azione questi Jadpanzer si dimostrarono potenti distruttori di carri, molto popolari, ma ovviamente mai numerosi a sufficienza per le esigenze. Il loro vero limite tecnico era il cannone troppo basso sul terreno, e spesso si piantava nel terreno. Ma non era un gran problema per un esercito che era in ritirata, e quindi difficilmente c'era da avanzare.. Al 10 aprile del' 45 i mezzi in servizio ne comprendevano 8 in Italia, solo 3 ad Occidente e addirittura 274 sul fronte orientale, spesso in sostituzione dei carri armati veri e propri, mai abbastanza. 6 vennero poi comprati dalla Siria e 13 sono a tutt'oggi conservati nel mondo. Ecco le altre caratteristiche:

  • Dimensioni: lunghezza 6,85 m, scafo 6,02 m, larghezza max 3,17 m, altezza 1,85 m
  • Peso 25,1 t; protezione fino a 80 mm anteriore, 10 mm inferiore
  • Prestazioni: v.max 40 kmh, fuori strada 18 kmh, autonomia 210 km, fuori strada 130 km, pendenza superabile 30%, trincea 2,2 m, gradino 0,6 m

Il Jadpanzer IV era un vantaggio per i cacciatori di carri tedsechi; la sagoma era bassa qaunto un uomo, per giunta era sfuggente, la parte superiore era coperta, la corazza anteriore era sufficiente per parare molti colpi dei carri grazie all'inclinazione, e la mobilità era ancora buona, come anche la potenza di fuoco. Lo scafo lungo era il principale elemento di distinzione rispetto al più piccolo Hetzer parimenti armato. Nell'insieme da l'idea di un mezzo moderno ed efficiente, a parte il treno di rotolamento con grandi ruote di rinvio e motrici cave e piccole per il sostegno vero e proprio.


Hetzer

Il carro medio-leggero LT-38 cecoslovacco era risultato molto utile ai tedeschi per tante ragioni tra cui la scarsità dei loro Panzer III, e le buone capacità di questo veicolo nel suo insieme; ma ben presto si ritrovò superato; senonché si pensò di farne un semovente, sfruttando la sua buona mobilità data dal motore Praga a benzina da 150-160 hp e cingoli con 4 grandi ruote portanti per lato. Nacque secondo la decisione presa nel 1943 per un cacciacarri leggero, e il risultato venne chiamato Hetzer (aizzatore); aveva 4 uomini d'equipaggio e il cannone Pak 39 da 75 mm per carri più una mtg sistemata sul tetto. Iniziò la produzione a Praga nel tardo 1943, e poi venne anche eseguita da ditte a Pilsen, Breslau e altre. L'Hetzer era molto riuscito, con un cannone potente, sagoma talmente piccola da essere quasi invisibile in azione e solo nel maggio del '44 si dovette interrompere la produzione quando 1.577 esemplari vennero costruiti. Rispetto a mezzi opinabili come il Nashorn o il Ferdinand, questo era un cacciacarri meno armato, ma meglio protetto, con una sovrastruttura a forma di piramide, spessa ben 60 mm frontalmente con acciaio a 240 BNH di durezza; sui lati c'erano invece solo 20 mm e con durezza 185. Vennero prodotti anche il Flammpanzer 38 (t) lanciafiamme, un carro recupero leggero, e infine altri progetti andati oltre il 1945, tanto che per esempio il mezzo venne rimesso in produzione per i cecoslovacchi e poi esportato in Svizzera nel 1947-52, dove risulterà poi impiegato fino agli anni '70. Altri modelli ancora erano di tipo semplificativo: montare il cannone attaccato direttamente sull'affusto, per vedere se avrebbe funzionato usare l'armamento senza congegni di recupero, e davvero funzionò; un semovente d'assalto ebbe poi il cannone da 15 cm, come il Brummbar, e altri ancora, ma non passarono in produzione. Non solo, nel dopoguerra lo scafo venne usato anche per un APC o IFV che dir si voglia.

L'Hetzer era una sorta di 'utilitaria' tra i cacciacarri: economico, alto come un uomo in piedi, con una buona protezione frontale, e anche se non molto veloce, era altamente mobile come il carro da cui derivava. Nessuna sorpresa che la cosa funzionasse, anche se il veicolo, caratterizzato da uno scudo per il cannone 'a testa di porco' (tipico di molte realizzazioni tedesche) aveva una velocità e autonomia non eccelse. In definitiva era una delle migliori armi della Panzerwaffe, anche se certo più scomodo in cui vivere rispetto ai Marder su scafo analogo o su Panzer II, che erano invece muniti di cannoni su casamatta aperta, tipo quelli del SU-76.

  • Dimensioni: lunghezza 6,2 m, scafo 4,8 m, larghezza max 2,5 m, altezza 2,1 m
  • Peso 14,5 t; protezione fino a 60 mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 39 kmh, autonomia 250 km, pendenza superabile 75%, trincea 1,3 m, gradino 0,65 m, guado 0,9 m


I cacciacarri con il Pak 43: Nashorn, Elephant, Jadpanther

Il Jagdpanther
Il Jagdpanther

Tra i cacciacarri c'erano diversi tipi armati con il cannone da 8,8 cm, ma nessuno con il Flak 18 da 88/56 mm originario, quello del 'Tiger'. Tutti piuttosto avevano il pezzo da 88/71 Pak 43, ancora più potente e derivato da un cannone ad altissime prestazioni contraereo, prodotto in pochi esemplari (12 km di quota, 25 c.min) come tale ma molto più diffuso come arma controcarri, anche trainata. Ma l'enorme peso non aiutava molto ad apprezzarla e così venne presto affiancata da cacciacarri semoventi.

Il più semplice fu certo il Nashorn o Hornisse (ovvero Rinoceronte o Calabrone); esso era uno scafo Panzer IV con meccanica parzialmente del Panzer III, sovrastruttura aperta, che in origine era per il semovente Hummel. Quest'ultimo aveva un obice da 149 mm con 18 colpi e malgrado la ridotta autonomia di fuoco e la mancanza di protezione superiore, era risultato estremamente popolare, specie nei difficili terreni dell'URSS. Nonostante la grande domanda, mai esaudita, per quest'arma, si pensò che lo scafo era anche suscettibile, come una specie di 'super-Marder', di ospitare il cannone Pak 43 da 8,8 cm. Il Marder era uno scafo di carro leggero capace di rendere mobile e moderatamente protetto il Pak 40 da 75 mm, dunque perché non usare un carro medio per l'88? Solo che i problemi non mancavano: lo scafo era concepito per i semoventi d'artiglieria a fuoco indiretto, non per i combattimenti contro altri corazzati. La blindatura era sottile, la sagoma alta. Una sorta di mezo simile al ben più basso semovente M14 con cannone da 90 italiano, anche se molto meglio riuscito. La sua missione era quella di sparare con quello che era il più potente cannone disponibile al mondo (almeno fino a quando non apparve il 100 e il 122 mm sovietici) su distanze dell'ordine dei 2 km, ancora ben in grado di distruggere ogni carro nemico, ma al di fuori del raggio d'azione pratico delle loro armi. Le pianure russe erano ideali per questo e del semovente in parola si cercò di fare buon uso dal 1943 in poi; quando la produzione cessò ne erano stati prodotti, a metà del '44, 473 esemplari.


  • Dimensioni: lunghezza 8,44 m, scafo 5,8 m, larghezza max 2,86 m, altezza 2,65 m
  • Motore: Maybach da 250 hp a benzina
  • Peso 24,4 t;
  • Prestazioni: v.max 40 kmh, autonomia 210 km, pendenza superabile 57%, trincea 2,3 m, gradino 0,8 m, guado 0,8 m


Molto meno successo ebbe un altro 'big animal', l'Elephant, o Ferdinand, sempre con lo stesso cannone. La ragione della sua nascita era che per la realizzazione del Tiger vennero convocate due ditte: la Henschel e la Porsche, che presentarono ciascuna il loro prototipo; sembrava che fosse la seconda ad essere favorita, anche per la sua innovazione: un sistema trasmissione elettrico, che era interessante per la libertà di posizionare il motore e la meccanica, ma che non fornì sufficiente affidabilità. Poi pesava molto, e costava. Inoltre le prestazioni erano modeste. Al dunque venne scelto il sistema Henschel, mentre la Porsche, che era sicura di ottenre il contratto, aveva approntato scafi e gruppi motori. Così per non buttare via nulla venne autorizzata a costruire questi mezzi, ma come cacciacarri con sovrastruttura fissa e cannone lungo da 88 mm Pak 43, in una sovrastruttura ampia e ben protetta. Ne vennero costruiti 90 in tutto, e Hitler li considerava, assieme ai Panther, l'arma 'segreta' della successiva offensiva contro i Sovietici a Kursk. Ma i Ferdinand ebbero poco successo in tal senso, perché privi di armi difensive ravvicinate, per non dire delle mine. Alla fine i mezzi dei due battaglioni del 654° Reggimento subirono perdite per avarie prima ancora della battaglia, e poi ebbero a fronteggiare avversari ovunque si trovassero, che applicavano cariche esplosive sui mezzi e li facevano saltare anche se erano protetti molto pesantemente. In seguito ebbero maggiore successo, armati anche con mitragliatrici difensive, ma non si ripresero mai dalla batosta iniziale. Eppure studi più recenti suggeriscono che questi mezzi ebbero un'influenza non indifferente: si è parlato addirittura di solo una quindicina di perdite contro oltre 300 mezzi nemici distrutti. Ancora una volta, la verità non è facile da comprendere.

  • Dimensioni: lunghezza 8,13 m, larghezza max 3,38 m, altezza 3 m
  • Motore: 2 Maybach 120 TRM a 12 cilindri a V, da 530 hp, a benzina, con motore elettrico associato
  • Peso 65 t; protezione fino a 185 mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 20 kmh, autonomia 150 km, pendenza superabile 40%, trincea 2,65 m, gradino 0,8 m, guado 1 m


Un mezzo ben diverso fu invece il Panther, carro medio-pesante che era stato pensato per sconfiggere il T-34 dopo che era stato immaginato come, originariamente, una sua copia diretta (come voleva Guderian), solo che non c'erano abbastanza leghe d'alluminio per il motore diesel (di origine aeronautica).

L'inventiva tedesca non poteva certo far mancare una variante anche per questo mezzo, la cui versione cacciacarri imbarcava il cannone Pak 43, da 88 mm. Esso era il Jadpanther, uscito dalle fabbriche solo dal febbraio 1944. Era stato pensato già nel 1943 ma non c'era molto tempo per realizzarlo visto che era un mezzo già richiesto come carro armato, e che come tale era prodotto in pochi esemplari. In pratica venne preso lo scafo del carro con una casamatta sistemata sopra, sempre spessa 80 mm frontalmente, anche 120 nello scudo del cannone; c'era una mitragliatrice e un lanciagranate per la difesa ravvicinata, e il veicolo, ben protetto, era anche mobile e temibile nel suo insieme come nessun'altro semovente. Presentato a Hitler nell'ottobre 1943, il prototipo era stato messo subito in produzione. Se ne preventivarono 150 al mese, ma di fatto solo 382 ne vennero realizzati; e fu una gran fortuna per i carristi Alleati, perché unanimente questi cacciacarri erano molto temuti, con la capacità di mettere KO ogni carro armato nel raggio anche di oltre 2 km. Solo i bombardamenti aerei sulle fabbriche ridussero il programma, anche se va notato che i Panther veri e propri vennero prodotti comunque in oltre 4.000 esemplari. Il Jadpanther invece sopratutto alla MIAG e ad un'altra fabbrica di Brandemburgo. C'erano poche modifiche di dettaglio in questi cacciacarri, che avevano per il cannone 60 colpi ed equipaggio di 5 uomini. Combatterono fino alla fine delle munizioni o alla messa fuori combattimento per varie cause e distrussero un gran numero di T-34 e Sherman, ma era persino allo studio l'installazione di un cannone da 12,8 cm, di cui venne realizzato solo un modello in legno a scala naturale. Questo arriverà poi con il Jadtiger.

  • Dimensioni: lunghezza 9,9 m, scafo 6,87 m, larghezza max 3,27 m, altezza 2,715 m
  • Peso 46 t; protezione fino a 120 mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 45 kmh, autonomia 160 km, pendenza superabile 70%, trincea 1,9 m, gradino 0,9 m, guado 1,7 m


Tra le tante tattiche usate dai cacciacarri di questo tipo, c'era quella di penetrare a marcia indietro dentro un edificio, e restare in agguato (ma bisognava stare attento alla fanteria in tal caso); oppure mettersi in contropendenza sfruttando la depressione del cannone di -8 gradi, rendendosi quasi invisibili e ancor meno penetrabili perché aumentava anche l'inclinazione della piastra, già di suo di 55 gradi, anteriore.


Il Jagdtiger

Un cacciacarri ben meno mobile fu invece il Jadtiger, esso era nient'altro che la versione del Tiger II o Konigstiger e non mai del Tiger I originario. La costruzione di un modello in ferro dell'ottobre 1943 era stata necessaria per studiare le caratteristiche pratiche di questo mezzo che ufficialmente pesava 70 t ma che con tutte le armi di bordo pesava ben 76.000 kg, più di qualunque carro da cui derivava, anche del Tiger II ('solo' 65 t). Ora la sua struttura era semplicemente quella di un carro con un cannone da 128 mm in casamatta corazzata, ques'ultima spessa fino a 250 mm. C'erano 38 o 40 colpi per il cannone e due mitragliatrici difensive. L'enorme veicolo non superava fuori strada i 15 kmh e l'autonomia di 120 km, e nell'insieme venne usato più che altro come postazione mobile controcarri, una specie di bunker su cingoli. I tempi in cui i Tedeschi erano sempre all'offensiva o in controffensiva e usavano carri da combattimento in maniera fluida stavano passando e il Jadtiger era una 'materializzazione' di questo stato di cose. Costruito nel Nibelungenwerk di S.Valentin in due versioni, con sospensioni Henschel e con sospensioni Porsche. In entrambi i casi erano mezzi ingombranti e pesanti, e al dunque usati con lo scopo di sbarrare la strada ai mezzi nemici più che all'attacco. Alcuni vennero messi fuori uso, ma essenzialmente da attacchi aerei oppure da colpi sui lati, sparati da cannoni come quelli da 90 mm degli M36 o da munizioni ad alta velocità da 76 mm.


  • Dimensioni: lunghezza 10,65 m, larghezza max 6,625 m, altezza 2,945 m
  • Peso 76 t; protezione fino a 250 mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 35 kmh, autonomia 170 km, pendenza superabile 70%, trincea 3 m, gradino 0,85 m, guado 1,65 m

Carri da battaglia

Tiger

Dal 1938 la constatazione della futura obsolescenza dell'affidabile ma limitato Panzer Mk IV (PzKpfw IV) era foriero di interesse, per realizzare un nuovo e potente carro armato. Il Panzer IV fu poi un veicolo in grado di affrontare vari aggiornamenti: la corazza di 14,5 mm nello scafo e 20 mm in torretta era davvero poco, ma del resto all'epoca anche i carri incrociatori inglesi avevano circa 14-15 mm di acciaio, giusto poco per resistere al fuoco nemico, al limite di proiettili di piccolo calibro e schegge non troppo potenti. La successiva evoluzione lo vide però molto potenziato, grazie ai 'fondamentali' adatti: torretta con diametro adatto, motore e meccanica affidabili e potenti a sufficienza. Alla fine, aveva un motore da 300 hp per 25 t, corazze fino a 80 mm, cannone da 75 L48 capace di perforare spessori elevati di acciaio anche a distanza, con notevole precisione. Questo, mentre il compare Mk III era incapace di fare altrettanto, in termini di cannoni, col risultato che il Panzer III era armato al massimo col 50 mm lungo o con il 75 mm corto dei primi Mk IV, mentre non c'era molta differenza in termini di corazzatura. Lo scafo venne però utilizzato ampiamente con gli StuG III, e arrivò a ben 15.000 veicoli costruiti; mentre il PzKpfw IV totalizzerà 'solo' 9.000 unità, ma quasi tutte in versione carro, perché non aveva bisogno di una casamatta per ospitare il 75 lungo. StuG e Panzer IV saranno i mezzi corazzati ben più diffusi dell'esercito tedesco, anche quando superati da anni.

Ma detto ciò, torniamo allo sviluppo del Tiger. Il prototipo era il VK 3601, ordinato alla Henschel dopo che questa batté la proposta Porsche. La velocità massima doveva essere di 40 kmh, ma il peso era di 36 t e la corazza, per quanto spessa, non era inclinata. Lo sviluppo venne interrotto perché nel maggio 1941 si volle maggiore corazza per un modello chiamato VK 4501 da 45 t. Al dunque, con un cannone da 88 mm del tipo standard, doveva fare le prove per il compleanno di Hitler, il 20 aprile 1942. La data si avvicinava e il tempo stringeva, così venne usato anche lo studio del VK 3001(H), altro mezzo da combattimento, e venne approntato il VK4501(H), che vinse contro il VK4501(P) della Porsche. Davvero questi due prototipi vennero completati per il compleanno del dittatore, di cui furono indubbiamente un 'regalo' molto pesante. Vinse, dopo accurate prove, il modello H, e la produzione iniziò nell'agosto 1943 come PzKpfw VI Tiger Ausf E i SdKdz 181. Era nato, in poche parole, il leggendario Tiger.

Usato per la prima volta sul fronte di Leningrado nel '42, con pochissimo successo dati i problemi di mobilità del territorio, questo poderoso carro armato si fece poi valere in Tunisia, secondo molti in maniera poco saggia dato che era oramai finita per l'Asse; ma un conto sono le decisioni strategiche (non ritirarsi ma ostinarsi a tenere il Nord Africa), un conto le decisioni tattiche: i pochi Tiger erano formidabili combattenti e per mesi misero sotto controllo gli Alleati, che ebbero oltre 200 carri distrutti contro una dozzina di Tiger. La fine venne rallentata, non impedita, ma gli Alleati dovettero mettere in servizio in fretta i loro pezzi da 76 17pdr, visto che solo questi erano efficaci contro i Tiger. Mentre i carri Mk IV erano mobili ed efficaci sì, ma vulnerabili se colpiti a loro volta, e per giunta erano pochi, i Tiger erano davvero dei 'mostri' che al pari dei Matilda nel 1940 o dei KV del '41 erano capaci di resistere ai cannoni nemici. E dire che essi avevano corazze 'a scatola', poco o nulla inclinate. Erano semplicemente molto spesse, come sul Churchill; ma a differenza di questo carro il Tiger era molto più veloce e meglio armato, anche se molto meno adatto alle 'scalate' sulle montagne. Il carro tedesco divenne una leggenda, ma se si guardano i numeri la loro obiquità è difficile da spiegare: dopotutto ne vennero prodotti solo 1350 entro il 1944. La corazza era di ottima qualità, differentmente da quanto successe poi, e questo aiutava la sua efficacia. Ma il Tiger era pesante e difficile da recuperare, specie in battaglie difensive, anche per gli efficientissimi reparti tedeschi.

Nondimeno, questo mezzo divenne presto un veicolo temuto dagli Alleati al punto da bloccare facilmente le avanzate di intere colonne, anche se non tutti furono capaci di annientare gran parte della 22ima Armoured Brigade come fece l'asso Michael Wittmann. Dati assegnazione per lo più alle SS, in piccoli numeri, accrescevano la loro sinistra presenza con il colore in genere scuro, spesso spalmato di quel cemento speciale 'Zimmerit' che impediva l'applicazione di cariche magnetiche.

Combatterono ovunque con grande efficacia, e anche in Italia si diedero da fare, dalla Sicilia al passo del Brennero erano ovunque. Alla fine trovarono i nemici peggiori nei carri JS-2 e nei carri M26, ma dopo anni di successi in cui la Panzerwaffe aveva tenuto testa ad avversari spesso ben superiori in numero.


  • Dimensioni: lunghezza 8,24 m, scafo 6,2 m, larghezza max 3,73 m, altezza 2,86 m
  • Motore: Maybach a benzina da 600-700 hp
  • Peso 56 t; protezione fino a 110 mm anteriore, 82 mm lati, 26 superiore
  • Prestazioni: v.max 38 kmh, autonomia 100 km, pendenza superabile 60%, trincea 1,8 m, gradino 0,79 m


Tiger II

Non altrettanto successo ebbe il Tiger II, un carro che era stato costruito con migliori caratteristiche. Era armato con il Pak 43, aveva corazza anteriore da ben 150 mm a 50 gradi nella piastra principale dello scafo, 100 mm inferiore, 80 mm sui lati leggermente inclinata, 40 mm superiore, la torretta arrivava anche a 180 mm frontalmente e 100 mm lateralmente. La fine della guerra non era però tanto lontana, e alla fine non ebbe successo quanto il primo. Il progetto VK 4501 della Porsche venne rielaborato e proposto con un cannone da 150 mm; ma venne respinto e venne chiesto un cannone da 88 mm, ma ancora non c'era accordo: troppo rame necessario per il motore elettrico. Al dunque, il progetto venne scelto ancora una volta dalla Heschel VK 4503(H), che ebe tutavia per le prime 50 unità la torretta del tipo proposto dalla Porsche, molto più arrotondata della Heschel. In tutto vennero costruiti 485 esemplari. Iniziò i combattimenti nel maggio del '44 contro i Sovietici, dove pare che un carro T-34/85 ne distrusse 3 da solo (o almeno così dichiararono i Sovietici). Simile al Panther per struttura, al Tiger per spessori della corazza, era un mezzo formidabile ma troppo lento, con lo stesso motore del Tiger, e troppo difficile da muovere su lunghe distanze per il rischio di far cedere i ponti e le strade. Con 84 colpi da 88 (come nel Tiger, ma con bossoli più lunghi) e 5850 da 7,92 per le due armi da difesa ravvicinata, esso era un carro formidabile, ma non ebbe grandi successi contro gli Alleati in Normandia, dove pure venne usato. Meglio andò nel Fronte Orientale, dove spesso battagliò con un mezzo quasi alla pari, il JS-2.

  • Dimensioni: lunghezza 10,26 m, scafo 7,26 m, larghezza max 3,75 m, altezza 3,1 m
  • Motore: Maybach a benzina da 700 hp
  • Peso 65 t; protezione fino a 150+ mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 38 kmh, autonomia 110 km, pendenza superabile 60%, trincea 2,5 m, gradino 0,85 m

Panther

Il carro medio T-34 aveva costituito una minaccia notevole per i Tedeschi e non mancarono le proposte per produrne una copia, mancata per la carenza di alluminio. Per rimpiazzare il Panzer IV si studiava fino dal 1937 e nel '41 vennero finalmente completati i prototipi VK 3001(H) e (P) dei soliti due rivali nei carri armati, poi messi da parte e sostituiti con i Tiger (VK 4501). Ma questi erano troppo pochi, e un mezzo simile al T-34 ma leggermente migliore era desiderato: nacque il VK3002(DB) della Daimler-Benz, e il VK 3002 (MAN) della MAN; il primo era una copia del T-34, il secondo venne messo in produzione anche se era più complesso e sofisticato. Allafine divenne il SdKfz 171 o Panther, ultimato come prototipo nel settembre 1942. I carri uscirono dalle linee presto, mentre ne venivano chiesti 600 al mese. Troppi, e per giunta vi furono molti problemi di messa a punto, anche ai tempi di Kursk dove 200 vennero inviati in una speciale brigata. Nonostante il cannone da 75/70 mm fosse efficace anche a 2,5 km, i carri poterono fare poca strada. I primi erano i Panzer A con corazza da soli 60 mm, poi aparvero gli D (B e C non vennero posti in produzione), poi un altro 'A' e infine lo 'G', un carro recupero, uno cacciacarri, uno comando. Alla fine della guerra i Panther prodotti erano forse 6.000 esemplari, ma i dati sono incerti. Il cannone da 75 mm poteva perforare 140 mm a 1 km di distanza e assieme alla corazza frontale di 80 mm a 55 gradi era sufficiente per surclassare i carri nemici di quasi tutti i tipi. La corazza laterale era però solo di 40-45 mm, anche se era inclinata, per cui il mezzo doveva contare maggiormente sulla mobilità piuttosto che i duelli da posizioni statiche come nel caso dei 'Tiger'. Avendo lo stesso motore ma con 11 t in meno la cosa era possibile, ma il Panther era molto afflitto da problemi meccanici che erano curiosamente quasi sconosciuti al Tiger. Verso la fine del conflitto ebbe anche, in alcuni casi, un sistema rivoluzionario per il combattimento notturno, un visore IR, magari abbinato ai proiettori di grandi dimensioni trasportati da un apposita versione del semicingolato tipo 251.

Nel dopoguerra i Panther vennero usati dai Francesi per qualche anno, del resto anche i Pz IV H erano impiegati dai Siriani. Nessuno invece riusò i Tiger e Tiger II, rispettati ma troppo pesanti e di concezione parzialmente superata.

  • Dimensioni: lunghezza 8,86 m, scafo 6,88 m, larghezza max 3,43 m, altezza 3,1 m
  • Motore: Maybach a benzina da 700 hp
  • Peso 45 t; protezione fino a 120 mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 46 kmh, autonomia 177 km, pendenza superabile 60%, trincea 1,91 m, gradino 0,9 m


Supercarri

Come il conflitto si portò avanti, i Tedeschi curarono sempre di più la qualità dei loro progetti, cercando di ridurre le difficoltà che avevano nell'essere oramai ovunque in inferiorità numerica. La soluzione fu peraltro un 'incartamento' che progressivamente si arrampicò su di una zona sempre più difficilmente praticabile, quella delle super-armi che dovevano vincere la guerra. Ma dopo anni di abbandono (dovute all'esitazione di Hitler nel dichiarare la necessità di una piena economia di guerra prima del '42 e alla convinzione che il conflitto sarebbe stato di breve durata) non fu praticabile arrivare in pochi anni se non mesi al dominio di tecnologie che, quando funzionarono, ci riuscirono solo dopo decenni di ricerche in tutto il mondo (vedi gli Horten da caccia). La questione dei mezzi corazzati non sfuggiva alla logica: se gli aerei dovevano essere sempre più veloci, i carri dovevano essere sempre più potenti e robusti. Il limite pratico venne già raggiunto con il Tiger, ma si andò oltre con il Tiger II. Questo aveva lo stesso motore del Panther, ma pesava 20 t in più. La sua corazza era eccezionale, ma del resto c'era carenza di materiali di qualità (come nel caso dei Me 262, con le turbine ricoperte da uno strato di alluminio puro per accrescerne la durata) e quindi l'acciaio doveva essere più spesso per garantire ancora una buona protezione. Nel caso del MAUS, topo (nome chiaramente ironico) Ferdinand Porsche realizzò un mostro corazzato pesante 188 tonnellate.

Realizzato in qualche prototipo, durante una delle prime prove affondò letteralmente nel terreno precocemente sghiacciatotosi, per circa i due terzi dello scafo. La sua corazza era pesantissima, ma la ragion d'essere era il cannone da 128 mm su torretta brandeggiabile, con cannone da 75 mm coassiale. Era motorizzato con un sistema, ancora una volta, del tipo diesel-elettrico, da 1.200 hp. E nemmeno così aveva una mobilità accettabile. La sua capacità di fuoco e la sua corazza erano praticamente quelle del già pesantissimo Jagdtiger, che però pesava solo 76 t, in cambio di un cannone su casamatta anziché torretta. I Tedeschi non realizzarono quindi un buon compromesso e questo carro non venne mai messo in produzione di serie. Così accadde anche ad altri 'supercarri' come il Loewe da 100 t e un altro tipo da 140. I sovietici e gli Americani distrussero o demolirono quasi tutto quello che trovarono. Tuttavia in Russia esiste ancora un Maus, sia pure spogliato dei suoi interni, a testimoniare il livello dello sforzo tedesco nel settore dei corazzati. Del resto non dovrebbe stupire più di tanto, dato che già durante la fine della I G.M. era in costruzione il prototipo di un carro ('Bruco') da non meno di 135 tonnellate, con 4 cannoni da 77 mm in casamatta. E addirittura, al pari delle corazzate, i Tedeschi andarono oltre anche alle capacità costruttive concrete. Se infatti il Jadgtiger era il limite massimo (e anche oltre) per la convenienza della produzione in serie, e se il Maus ha superato il limite della convenienza anche a produrre il prototipo, modelli successivi (di cui si vociferava già negli anni '20) arrivarono a livelli tali da essere semplicemente non costruibili, stazzando anche 1.500 tonnellate, armati con una torre binata simile a quella di un incrociatore. E' evidente che le esigenze di potenza di fuoco e sopratutto di protezione avevano superato ampiamente quelle della mobilità e della producibilità in generale.

I successivi carri tedeschi saranno invece molto più tendenti, ammettendo l'impossibilità della protezione totale, alla mobilità: i carri Leopard, che in un certo qual modo discendono concettualmente dal ben più ragionevole Panther. Mentre infine i Leopard 2 torneranno a curare maggiormente la protezione e nonostante la tecnologia bellica abbia costruito armi perforanti formidabili, riusciranno in questo compito, compattando delle capacità belliche inimmaginabili nel 1945 in uno scafo da 56 t, ancora ampiamente mobile grazie al motore da 1.500 hp e con una protezione di tipo composito-stratificato, che ha permesso di uscire dall'impasse in cui il solo acciaio non poteva più bastare a garantire la resistenza alle armi nemiche.

  • Peso 188 t; protezione fino a 250 mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 20 kmh
  • Armamento: 1 cannone da 128 mm, 1 da 75 mm, armi minori

Ma non era finita qui. I Tedeschi pensarono in effetti ad una serie di super-carri del tutto irrealizzabili in pratica. Era un'idea nata in URSS negli anni '20, con progetti di circa 1.000 t, o forse sarebbe meglio dire solo idee sui generis. Il 29 dicembre 1942 apparve l'idea di un mezzo chiamato 'Ratte' (ratto), o P 1000. La struttura era grossomodo immaginata così: cannoni binati da 280 mm C/34 simili a quelli delle navi da battaglia, corazza da 250 mm, peso di 1.500-1.700 tonnellate, larghezza 14 m e lunghezza di 39 m; motori diesel che potevano essere due MAN da 8.500 hp l'uno o 8 DB da 2.500 hp l'uno, per una velocità ottimisticamente indicata in 40 kmh, o nel minore dei calcoli, 20 kmh. Venne poi rielaborato con una seconda torretta da 128 mm, e 8 da 20 mm. Un altro mezzo era il P1500 Monster che era un affusto da 800 mm cingolato anziché ruotato, dal peso presumibile di 2.500 t effettive (molto oltre di quanto era nel progetto, stando alla sigla). Speer, molto più pratico, bloccò queste proposte, che erano qualcosa di difficilmente comprensibile in qualunque termine pratico. Di fatto, persino le 'sole' 188 t del Maus lo rendevano quasi immanovrabile su terreni vari[5].

Artiglierie

Una di queste era la semovente Karl, un cannone su affusto cingolato che non era in grado di muoversi per lunghi tratti con i suoi mezzi, e che doveva essere trasportato smontato su carri ferroviari. La ragione c'era: era il semovente d'artiglieria più pesante mai entrato in servizio, a parte certi tipi di cannoni ferroriari. La sua nascita si può far risalire al 1934 o forse al 1935; lo scopo era di superare la 'Linea Maginot' francesecon un enorme obice da 600 mm. Ma può anche essere che si pensasse ad obiettivi in URSS, dove la ferrovia ha scartamento inferiore rispetto a quella tedesca, il che comportava difficoltà conseguenti in caso di cattura delle ferrovie nemiche, anche se erano intatte. Nel 1940 venne presentato il prototipo della Rheinmetall-Borsig. 6 i veicoli di questo tipo ordinati, tutti con nomi 'mitologici', Adam, Eva entro l'inizio del 1941, poi Odin, Thor, Loki, Ziu. nomi propri, come se fossero 'navi di terra'. Lo stesso prototipo venne chiamato Fehir. Il nome Karl era forse dovuto al nome del generale Karl Becker, che era all'epoca responsabile dello sviluppo delle nuove artiglierie. Questo immenso veicolo pesava 125 t e il suo motore Mercedes MB 503 diesel ne era il motore (secondo una delle fonti, ma non c'é univocità). Il semovente aveva un obice da 8,45 calibri di lunghezza, con alzo da 0 a 70 gradi, brandeggio 4 gradi per parte. Le sue munizioni erano la Betongrandate 040 da 2.170 kg pesante, e quella leggera da 1.700 kg. La gittata non era entusiasmante, di circa 2.840 m con il proiettile più pesante e la carica minore, di 6.640 m con la carica massima e proiettile leggero. Esisteva anche un proiettile leggero da 1.250 kg con gittata massima di circa 6.500 m. Questi numeri erano in effetti modesti, alla portata del tiro di controbatteria nemico, persino dei mortai pesanti. La struttura del Karl non era protetta, con spessori di acciaio dolce di non oltre 12 mm. La cadenza di tiro era di circa 1 colpo all'ora, mentre la velocità massima, per quanto nominalmente di 10 kmh, in pratica era meno della metà. Senza una condizione di assoluta superiorità aerea e terrestre non c'era modo di usarlo, e almeno come misura parziale venne modificato con un obice da 540 mm, da 13 calibri, capace di una gittata massima di 12.500 m. Solo in condizioni particolari era possibile sfruttare il costosissimo Karl, e queste si verificarono solo in un caso, quando si trattò di assediare Sebastopoli. Se inizialmente (giugno 1941) non c'era nemmeno una sufficiente affidabilità in azione, in quest'occasione i Karl spararono 197 colpi da 600 mm (erano il Thor e l'Odin), con effetti micidiali anche contro le più robuste fortificazioni. In seguito, nel '43, vennero riarmati col 540 mm. In seguito venne usato contro Varsavia e si provò anche contro il ponte di Remagen nel marzo 1945. Uno dei semoventi è sopravvissuto fino ai giorni nostri, passando dallo Schwere Artillerie Batterie 428 al museo di Kubinka. Un sistema specializzato, tuttavia non certo adatto alla guerra moderna di mobilità e velocità. Nondimeno per la loro potenza e caratteristiche vale la pena di ricordarlo in questa disamina.

  • Dimensioni: lunghezza 11,15 m, larghezza max 3,16 m, altezza 4,78 m
  • Motore: DB da 44,5 litri con 580 hp. 1.200 litri
  • Peso 125 t
  • Prestazioni: v.max 2-10 kmh, autonomia 130 km[6]

Note

  1. Armi da guerra 65
  2. Ludi G: I Fucili automatici di Hitler Eserciti nella Storia dic 2001
  3. Armi da guerra 105
  4. Ludi G Panzerschreck, il Bazooka di Hitler, Eserciti nella Storia mar apr 2006
  5. Sgarlato, Eserciti nella Storia 47
  6. Sgarlato N Il semovente Karl Eserciti nella Storia set ott 07