Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Italia 3: differenze tra le versioni
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Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Italia 3 (modifica)
Versione delle 23:59, 18 nov 2008
, 14 anni fa→Radar ed elettronicaPesce, Giuseppe: L'aviazione italiana e la guerra elettronica nella II GM, RID Agosto 1994 p.90
Infine i missili: Lembo riporta questo fatto, aneddotico ma significativo della difficoltà di far accettare le 'nuove idee': un tecnico tedesco, nel 1932, scappando dalla Germania in cui l'odio per gli Ebrei era già molto alto (e lui era israelita), lavorò con una ditta italiana alla realizzazione di razzi da guerra. Gli esperimenti furono soddisfacenti, specie per la gittata. Ma quando si trattò di presentare l'arma ai vertici militari italiani, il razzo ebbe un guasto e cominciò a girare vorticosamente sulle teste degli ufficiali con un movimento a spirale, e questi dovettero buttarsi in acqua per sottrarsi al pericolo. Inutile dire che l'avveniristico esperimento pose fine all'interesse per i razzi bellici da parte italiana.
===Radar ed elettronica<ref>Pesce, Giuseppe: ''L'aviazione italiana e la guerra elettronica nella II GM'', RID Agosto 1994 p.90</ref><ref>Sgarlato: ''Ma la Marina aveva il radar?'' Eserciti nella Storia Set ott 04</ref>===
La Regia Aeronautica, dopo un periodo in cui era stata attenta ai temi 'elettronici' decadde largamente nel settore, cominciando a perdere 'colpi' in un settore che divenne poi estremamente importante.
Paradossalmente, Marconi, emigrando in Gran Bretagna, fondò una società molto importante, la Marconi Wireless Telegraph Co.Ltd a Londra, che poi sarebbe stata molto attiva nel settore dei radar. Nondimeno, pochi caccia italiani avevano a bordo, all'inizio della guerra, dei ricevitori radio, gli A.R.C 1 che non consentivano trasmissione attiva; la maggioranza, ma non tutti, dei trimotori avevano stazione rice-trasmittente e radiogoniometro.
Solo alla fine del 1941 venne iniziato lo studio di un radar per la difesa aerea a Guidonia, per la difesa territoriale. Alla fine del 1942 un prototipo, chiamato ARGO, venne messo a sorveglianza dell'aeroporto di Pratica di Mare, catturato dai Tedeschi nel settembre del '43.
Dopo che un radar tedesco Wurzburg D consentì l'abbattimento di due ricognitori britannici (era impiegato dalla 7a compagnia tedesca) in Nord Africa, l'interesse da parte dei piloti per questi apparati aumentò notevolmente. L'inizio delle operazioni di questo marchingegno era stato visto con scetticismo, ma certo che é strano come due anni di guerra non avessero ancora fatto intuire l'importanza di un sistema di avvistamento anticipato come quello che consentiva il radar. E quel 14 maggio 1942, dopo un mese di operazioni senza risultati positivi, quel radar dimostrava quanto già dal 1940 gli inglesi sulla Gran Bretagna e a Malta avevano già ampiamente dimostrato. Il primo radar di scoperta aerea per gli Italiani fu un FREYA ceduto il 1 luglio 1942 dai Tedeschi a Bengasi, in seguito trasportato in Sicilia.
Nel
Dopo Matapan, si cominciò a pensare anche a sistemi di disturbo radar, che portarono a sistemi capaci di disturbare onde tra 40 cm e 12 m di lunghezza. Prima erano solo intercettatori, poi divennero anche disturbatori, in servizio dai primi mesi del 1942. Vennero usati in Egeo, Sicilia (con obiettivo Malta, operando da alte colline), e Tirreno. In seguito arrivò un disturbatore che al posto del sistema a 'superreazione' usava un apparato supereterodina monocamandato, usato per disturbare sopratutto i radar dei bombardieri Alleati. Uno era a Ischia, dove funzionò fino all'8 settembre 1943. Disturbare i radar era chiaramente più semplice che costruirli, ma servivano anche questi sistemi e con l'aiuto dei Tedeschi venne pensato un programma per 50 apparati Folaga a lunga portata (teoricamente di circa 200 km), 200 Vespa, 100 sistemi tedeschi e 1000 IFF Fu.25, nonché 300 sistemi di disturbo radar. Ma era già il 21 luglio 1943, troppo tardi per essere concretizzato. Degli 85 radar usati sull'Italia 84 erano Tedeschi, e solo con la RSI fu possibile organizzare una difesa aerea degna di questo nome contro i bombardieri Alleati.
Quanto ai radar di bordo, venne pensato solo nel 1943 a Guidonia ad un nuovo radar, l'RTD Arghetto o Vespa, 300 mhz (1 metro di lunghezza d'onda) con antenne tipo Yagi una ricevente e una trasmittente, nelle estremità alari. Venen sperimentato su di un S.79 e un Z.1018, e si ritenne che questo apparato di ricerca dovesse essere messo in produzione; il LEPRE RTD 8 era invece un radar da intercettazione, mai messo a punto.
Di questo fondamentale apparato della guerra moderna si occuparono la SAFAR, Galileo, Marelli e altre aziende elettriche, ma in tutto, prima dell'armistizio, ne vennero prodotti solo circa 15 esemplari, che ebbero impiego con 13 navi: le corazzate 'Littorio', 4 incrociatori leggeri ('Montecuccoli' e 'Savoia', 'Regolo' e 'Scipione'), e 6 cacciatorpeniere tra 'Navigatori' e 'Soldati'. Altre 7 unità ebbero i radar tedeschi FuMo.21G. Erano l'incrociatore 'Abruzzi' (ma non il gemello 'Garibaldi'), 3 cacciatorpediniere e anche 3 piccole torpediniere. Il ct. 'Legionario', per la storia, fu la prima nave con un radar a tutti gli effetti operativo.
Era uno dei 'Soldati' del periodo bellico, e infatti entrò in servizio il 1 marzo del '42, già 'radarizzato'. Anche le corazzate 'Littorio' erano tutte radarizzate all'atto dell'Armistizio, anche se non avevano un radar di tiro vero e proprio. Quindi quando la ROMA fu affondata aveva un RDT (Radiotelemetro) a bordo. Le prestazioni dei radar tedeschi (18 km di scoperta in superficie e 60 su aerei) apparivano inferiori a quelle del sistema italiano, ma a parte che erano radar più vecchi (del '39) si trattava di sistemi efficienti, di fatto ben più utili quanto a rendimento operativo. Durante il periodo di cobelligeranza 8 navi italiane ebbero i radar inglesi Type 291, con portata di 12 km su bersagli navali, 40 km su bersagli aerei, un sistema che aveva ridotte prestazioni di portata in quanto principalmente era inteso come apparato leggero, in servizio dal '42 su varie navi britanniche come miglioramento del Type 286 del '41<ref>Brescia M. ''Radar navali 1939-45'', Storia militare aprile 2005</ref>.
===Al 1943, lo 'stato dell'arte' <ref>Marcon, Tullio: ''La produzione aeronautica italiana nel 1943'', Storia militare agosto 1943</ref> ===
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