Esperanto/Parti del discorso ricavabili da radice: differenze tra le versioni

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Ad esempio, prendiamo la parola italiana ''vittoria'', che è un nome; l’avverbio ad esso collegato è ''vittoriosamente'', l’aggettivo è ''vittorioso/a'', mentre il verbo ''vincere''. Avendo una delle quattro parole, ad esempio ''venko'', cambiando l’ultima vocale avrà il relativo verbo, avverbio o aggettivo.
Ad esempio, prendiamo la parola italiana ''vittoria'', che è un nome; l’avverbio ad esso collegato è ''vittoriosamente'', l’aggettivo è ''vittorioso/a'', mentre il verbo ''vincere''. Avendo una delle quattro parole, ad esempio ''venko'', cambiando l’ultima vocale avrà il relativo verbo, avverbio o aggettivo.
* venk'''o''' = vittoria
* venk'''o''' = vittoria
* venk'''a''' = vittirioso/a
* venk'''a''' = vittorioso/a
* venk'''e''' = vittoriosamente
* venk'''e''' = vittoriosamente
* venk'''i''' = vincere
* venk'''i''' = vincere

Versione delle 19:37, 23 dic 2008

Indice del libro

Le radici

In esperanto, come in altre lingue, le parole sono composte da una radice che contiene il significato della parola. Un meccanismo di suffissi e prefissi rende poi il significato della parola, che può essere facilmente modificato da chi parla. Tale meccanismo, classifica l’esperanto tra le lingue cosiddette agglutinanti (parti vengono "appiccicate" alla radice precisandone il significato nel contesto della frase).

Sostantivi, aggettivi, verbi e avverbi

I sostantivi, aggettivi, verbi ed avverbi sono parti del discorso immediatamente riconoscibili in esperanto, grazie alla loro desinenza, che caratterizza ognuna di queste categorie.

Il sostantivo (o nome)

In esperanto i sostantivi terminano sempre con la lettera -o. Ad esempio:

  • domo = casa
  • hundo = cane
  • beleco = bellezza

I sostantivi non hanno propriamente un genere grammaticale. Esiste una distinzione di genere solo per quelle parole, riferite a persone o animali, in cui si deve far distinzione tra sesso per motivi pratici e sociali, che sarà trattata comunque nel capitolo apposito.

L'aggettivo

La desinenza degli aggettivi, è la -a:

Ad esempio:

  • bona = buono/a
  • juna = giovane
  • ruĝa = rosso/a

Gli aggettivi sono invariabili per quanto riguarda genere. Possono liberamente precedere o seguire il nome, secondo i gusti, le origini del parlante, o meglio, dell'enfasi che questi vuole dare. Essi (come vedremo più avanti) si accordano al nome per il numero, e per l’unico caso.

Il verbo

I verbi all'infinito terminano in -i

Ad esempio:

  • fari = fare
  • diri = dire
  • dormi = dormire

Ovviamente per dare informazioni sul modo ed il tempo dell’azione espressa, bisogna coniugare il relativo verbo, come spiegato nel capitolo apposito.

L'avverbio

Un avverbio ha molto in comune con un aggettivo, poiché forniscono dettagli e sfumature. La differenza è che mentre un aggettivo indica una qualità di un nome (sostantivo), un avverbio dà informazioni su verbi, aggettivi o anche altri avverbi, fornendo informazioni generalmente relative a domande del tipo: "come?", "dove?" e "quando?".

Alcuni esempi in italiano sono: correre velocemente, veramente bella, molto grande, essere inconsapevolmente molto poco simpatici.
Come si può notare da questi esempi, molti avverbi in italiano finiscono con la desinenza "-mente" (questi sono in genere gli avverbi derivati da altre parti del discorso). Invece, gli avverbi derivati dalle radici in esperanto, hanno sempre desinenza -e:

  • bone = bene
  • rapide = rapidamente
  • klare = chiaramente

Essi sono invariabili, sia per genere che per numero.

Ci sono altri avverbi, detti originari, che non hanno desinenza -e, questo perché non sono derivati da radice, ma nascono come avverbi. Essi sono un gruppo chiuso (numero finito). Lo studente li apprenderà come il resto del lessico, man mano che andrà avanti con lo studio della lingua e ne avrà bisogno. Ne riportiamo alcuni:

  • almenaŭ = almeno
  • apenaŭ = appena
  • baldaŭ = presto
  • = addirittura
  • jam = già
  • jen = ecco
  • hieraŭ = ieri
  • hodiaŭ = oggi
  • morgaŭ = domani
  • nun = adesso
  • nur = soltanto
  • tro = troppo


Anche questi, in quanto radici, possono cambiare parte del discorso di appartenenza se il risultato ha un senso: hodiaŭa = odierno/a, hodiaŭo = oggi (inteso come sostantivo: "l'oggi"), jena (seguente), troa (eccessivo/a).

Vantaggi delle desinenze

Il vantaggio di tale sistema consiste nella possibilità di "giocare" con tali desinenze, passando dal nome all’aggettivo correlato, oppure al verbo o all’avverbio, e viceversa. Basta cambiare la desinenza. Ad esempio, prendiamo la parola italiana vittoria, che è un nome; l’avverbio ad esso collegato è vittoriosamente, l’aggettivo è vittorioso/a, mentre il verbo vincere. Avendo una delle quattro parole, ad esempio venko, cambiando l’ultima vocale avrà il relativo verbo, avverbio o aggettivo.

  • venko = vittoria
  • venka = vittorioso/a
  • venke = vittoriosamente
  • venki = vincere

Una persona straniera che studia l’italiano (ma questo vale per tantissime altre lingue) dovrebbe consultare il dizionario quattro volte per avere questi quattro significati. Chi studia l’esperanto solo una volta. Vice versa, se si sente venke per la prima volta e si conosce già venko, si saprà ricavare il suo significato con certezza, sfruttando al massimo le radici a disposizione (economia del lessico).
Altri esempi:

  • ludo = gioco
  • ludi = giocare
  • lude = giocosamente
  • luda = giocoso/a
  • fino = fine
  • fini = finire
  • fine = finalmente (infine)
  • fina = finale
  • konfuzo = confusione
  • konfuzi = confondere
  • konfuze = confusamente
  • konfuza = confuso/a


E così via...

Esercizio: le desinenze

Servendovi della traduzione mettete la desinenza giusta.

-a -o -e -i
tabl- (tavolo)
pren- (prendere)
bel- (bello/a)
fenestr- (finestra)
nigr- (nero/a)
ĉambr- (stanza)
skrib- (scrivere)
lum- (luce)
bon- (buono/a)
ĉemiz- (camicia)
pens- (pensare)
fort- (forza)
bon- (bene)
pantalon- (pantaloni)
jup- (gonna)
vid- (vedere)
fort- (forte)
rid- (ridere)