Esperanto/Alfabeto e pronuncia: differenze tra le versioni

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* (polacco) zima → ''ĵima''
* (polacco) zima → ''ĵima''


Per continuare, ecco un estratto dello stesso testo ("Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi) nei due alfabeti:
Per continuare, ecco alcune frasi scritte in italiano e trascritte con l'alfabeto dell'esperanto:


* Ciao, io mi chiamo Giorgio. → ''Ĉao io mi kjamo Ĝorĝo.''
*C'era una volta...<br />- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.<br />- No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.<br />Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d'inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.<br />Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome mastr'Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.
* Che cosa vuoi mangiare? → ''Ke kosa vŭoj manĝare?''
* Mangio volentieri pasta e ceci. → ''Manĝo volentjeri pasta e ĉeĉi.''
* Mi potresti dire qualche proverbio? → ''Mi potresti dire kŭalke proverbjo.''
* certamente, spero che questi tu li gradisca: → ''Ĉertamente, spero ke kŭesti tu li gradiska:''


* Chi di spada ferisce di spada perisce → ''Ki di spada feriŝe di spada periŝe.''
*''Ĉ'era una volta...<br />- Un re! - diranno subito i mjej pikkoli lettori.<br />- No, ragacci. avete zballjato. Ĉ'era una volta un pecco di lenjjo.<br />Non era un lennjo di lusso, ma un sempliĉe pecco da katasta, di kŭelli ke d'inverno si mettono nelle stufe e nei kaminetti per aĉĉendere il fŭoko e per riskaldare le stance.<br />Non so kome andasse, ma il fatto llji e ke un bel ĝorno kŭesto pecco di lennjo kapito' nella bottega di un vekkjo falennjame, il kŭale aveva nome mastr'Antonjo, se non ke tutti lo kjamavano maestro Ĉiljeĝa, per via della punta del suo naso, ke era sempre lustra e paonacca, kome una ĉiljeĝa matura.''
* Chi trova un amico trova un tesoro. → ''Ki trova un amiko trova un tesoro.''
* Chi la dura la vince. → ''Ki la dura la vinĉe.''
* Chi scherza col fuoco rischia di bruciars. → ''Ki skerca kol fŭoko riskja di bruĉarsi.''
* Dove c'è fumo c'è fuoco. → ''Dove ĉe fumo ĉe fŭoko.''
* L'erba del vicino è sempre più verde. → ''L'erba del viĉino e sempre pju verde.''
* La fame vien mangiando, la fede vien pregando → ''La fame vjen manĝando , la fede vjen pregando.''
* L'unione fa la forza. → ''L'unjone fa la forca.''
* Il primo amore non si scorda mai. → ''Il primo amore non si skorda maj.''


===Accento===
===Accento===

Versione delle 21:40, 27 set 2009

Indice del libro

Prima di affrontare lo studio della grammatica vera e propria, ci soffermeremo un po' su alcune informazioni basilari sull'alfabeto e di fonologia.

L'alfabeto

L'alfabeto dell'esperanto è composto da 28 lettere. La pronuncia (come vedremo in seguito) è costante per ogni lettera (ad ogni suono una lettera, ad ogni lettera un suono). Il nome di ogni vocale è dato dal suono della vocale stessa (come in italiano); il nome di ogni consonante (comprese le semivocali ŭ e j) è data dal suono della consonante seguita da una o (il motivo della o è che questa è la desinenza dei nomi, ma per adesso non è importante). Ecco tutte le lettere dell'alfabeto dell'esperanto (chiamato aboco, dal nome delle prime tre lettere).

Lettera Nome in esperanto Lettera Nome in esperanto
A a K ko
B bo L lo
C co M mo
Ĉ ĉo N no
D do O o
E e P po
F fo R ro
G go S so
Ĝ ĝo Ŝ ŝo
H ho T to
Ĥ ĥo U u
I i Ŭ ŭo
J jo V vo
Ĵ ĵo Z zo


Non fanno parte dell'alfabeto dell'esperanto, ma si possono trovare in espressioni matematiche le seguenti:

  • q (kuo), w (duobla vo), x (ikso) , y (ipsilono).

La pronuncia

L'alfabeto esperantista è particolarmente semplice per noi italiani. Caratteristica però dell'esperanto, è che ad ogni lettera è associato un suono, indifferentemente dalla vocale o consonante successiva o precedente. Questo ha portato al bisogno di nuove lettere per avere una certa varietà di suoni.

Le vocali

Le vocali sono a, e, i, o, u, e si pronunciano come in italiano.

Le consonanti

Gran parte delle consonanti sono uguali a quelle italiane, per cui sotto sono indicate solo quelle con pronuncia differente:

  • La C si pronuncia sempre come la z nell'italiano ozio
  • La Ĉ si pronuncia come la c nell'italiano pace
  • La G si pronuncia sempre come la g dura italiana, come nella parola italiana gara
  • La Ĝ si pronuncia sempre come la g dolce italiana, come nella parola italiana gelo
  • La H si pronuncia leggermente aspirata, come h nel tedesco Haus, o nell'inglese hello
  • La Ĥ si pronuncia fortemente aspirata, come ch nel tedesco Buch
  • La J è una semivocale, e si pronuncia come una breve i, come la i dell'italiano buio
  • La Ĵ si pronuncia come la j nel francese jour
  • La K si pronuncia sempre come la c dura italiana, come nella parola italiana casa
  • La Ŝ si pronuncia come la sc nell'italiano pesce
  • La Ŭ è una semivocale, e si pronuncia come una breve u, come la u di guanto, o la w in inglese di will
  • La Z si pronuncia come la s sonora italiana della parola trasmettere

Consonanti vicine

Le consonanti sono sempre lette singolarmente, indifferentemente se uguali o diverse tra loro, o da come esse siano lette in italiano. Ad esempio:

  • Signo (segno) si pronuncia come sig-no, con la 'g' dura;
  • Littuko (lenzuolo) si pronuncia come lit-tuko, separando le due 't';
  • Scii (sapere) si pronuncia come s-zii.

Accento e divisione in sillabe

L'accento cade sempre sulla penultima vocale (che corrisponde alla penultima sillaba), a parte naturalmente nei monosillabi. Si noti che ogni sillaba è caratterizzata da una vocale. Le semivocali invece non si contano nella formazione delle sillabe (come le consonanti). Ecco alcuni esempi:

  • Sabato (sabato) si pronuncia sabàto
  • Domo (casa) si pronuncia dòmo

Le semivocali ŭ e j non spostano l'accento. Pur avendo il suono delle vocali (u ed i), esse sono più brevi, e l'accento "scivola" sulla vocale successiva, o rimane sulla vocale precedente, come se fossero consonanti. Importante notare che l'aggiunta della j forma il plurale, lasciando come detto l'accento dove si trova:

  • Domoj (case) si pronuncia dòmoi
  • Adiaŭ (arrivederci) si pronuncia adìau

La scrittura delle lettere speciali al computer

Un problema pratico per gli esperantisti che devono scrivere al computer è quello di scrivere le lettere tipiche dell'esperanto. Si può impostare la tastiera (se il sistema lo permette), o ricorrere allo scomodo copia-incolla. Un'altra soluzione è quella di sacrificare la biunivocità suono-lettera, e scrivere le lettere speciali senza cappellino ma seguiti da un'altra lettera, in genere la "h" o la "x". Qualcuno preferisce la "h" perché è esteticamente migliore, altri la "x" perché non compare nell'aboco (in cui invece la "h" indica aspirazione). In parole povere si può trovare scritto, o si può essere nella condizione di dover scrivere:

  • "cx" o "ch" al posto di "ĉ"
  • "gx" o "gh" al posto di "ĝ"
  • "hx" o "hh" al posto di "ĥ"
  • "jx" o "jh" al posto di "ĵ"
  • "sx" o "sh" al posto di "ŝ"
  • "ux" o "u"(*) al posto di "ŭ"

(*) Nel sistema “ch” si sottintende che tutti i dittonghi “au” ed “eu” siano in realtà “aŭ” ed “eŭ”.

Una soluzione più completa e comoda è però quella di scaricare qualche programma che se attivato permette di sostituire automaticamente i digrammi del sistema "cx" e/o "ch" con le lettere tradizionali con segno grafico. Un esempio è il programma per Windows Ek! (Esperanta Klavaro), che trasforma in tempo reale le lettere dal sistema "cx", "ch" o uno scelto a piacimento in "ĉ". Si consiglia di disattivare l'uso di "h" come prefisso e la trasformazione automatica di au/eu in aŭ/eŭ, poiché interferiscono con la scrittura dell'italiano ("automatico" diventa "aŭtomatico", "chiacchiera" diventa "ĉiacĉiera", ed è abbastanza fastidioso se si passa da una lingua all'altra); "cx" invece non esiste in italiano, quindi non dà problemi. Se invece occorre scrivere esattamente "cx", basta digitare due volte la "x", o comunque il segno scelto in sua vece (il programma è personalizzabile).
Sia in Windows che Linux si può personalizzare la mappatura della tastiera. Per il primo bisogna scaricare un aggiornamento, per il secondo addirittura si può procedere ad una vera e propria localizzazione in esperanto come per le altre lingue per quasi tutte le versioni recenti.

Esempi ed esercizi di lettura

Pronuncia

Le parole seguenti non sono parole dell'esperanto, se non per casualità. Esse sono parole italiane trascritte anche con l'alfabeto esperantista, così da confrontare i due alfabeti. Eccetto i monosillabi, sono state scelte appositamente parole con l'accento sulla penultima sillaba (che in esperanto è caratterizzata sempre da una vocale). Si noti la differenza tra la "u" e la "ŭ", e tra la "i" e la "j" in esperanto (una volta si faceva tale distinzione in italiano, e qualche scrittore ha scritto Jacopo, noja…).
L'esercizio consiste semplicemente nel leggere e confrontare le due scritture, per abituarsi al suono insolito (per gli italiani) associato ad alcune lettere.

  • marzo → marco
  • Marco → Marko
  • ciao → ĉao
  • Francesco → Franĉesko
  • Costanzo → Kostanco
  • buio → bujo
  • gioia → ĝoja
  • rischio → riskjo
  • gioviale → ĝovjale
  • generale → ĝenerale
  • gioco → ĝoko
  • Giorgio → Ĝorĝo
  • ghirlanda → girlanda
  • ghepardo → gepardo
  • sciame → ŝame
  • coscia → koŝa
  • manìa → mania
  • smània → zmanja
  • sdentato → zdentato
  • destarsi → destarsi
  • serata → serata
  • guanto → gŭanto
  • paura → paura
  • sauro → saŭro


Facendo riferimento a parole straniere:

  • (inglese) when → ŭen
  • (inglese) wow! → ŭaŭ!
  • (tedesco) Buch → buĥ
  • (spagnolo) Julio → Ĥuljo
  • (polacco) kuchnia → kuĥnja
  • (polacco) herbata → herbata
  • (inglese) house → haus
  • (francese) je → ĵe
  • (francese) jour → ĵur
  • (polacco) zima → ĵima

Per continuare, ecco alcune frasi scritte in italiano e trascritte con l'alfabeto dell'esperanto:

  • Ciao, io mi chiamo Giorgio. → Ĉao io mi kjamo Ĝorĝo.
  • Che cosa vuoi mangiare? → Ke kosa vŭoj manĝare?
  • Mangio volentieri pasta e ceci. → Manĝo volentjeri pasta e ĉeĉi.
  • Mi potresti dire qualche proverbio? → Mi potresti dire kŭalke proverbjo.
  • certamente, spero che questi tu li gradisca: → Ĉertamente, spero ke kŭesti tu li gradiska:
  • Chi di spada ferisce di spada perisce → Ki di spada feriŝe di spada periŝe.
  • Chi trova un amico trova un tesoro. → Ki trova un amiko trova un tesoro.
  • Chi la dura la vince. → Ki la dura la vinĉe.
  • Chi scherza col fuoco rischia di bruciars. → Ki skerca kol fŭoko riskja di bruĉarsi.
  • Dove c'è fumo c'è fuoco. → Dove ĉe fumo ĉe fŭoko.
  • L'erba del vicino è sempre più verde. → L'erba del viĉino e sempre pju verde.
  • La fame vien mangiando, la fede vien pregando → La fame vjen manĝando , la fede vjen pregando.
  • L'unione fa la forza. → L'unjone fa la forca.
  • Il primo amore non si scorda mai. → Il primo amore non si skorda maj.

Accento

L'accento dell'esperanto come detto, tranne ovviamente nei monosillabi, cade sempre sulla penultima sillaba, che in esperanto corrisponde sempre alla penultima vocale (vedi sopra la differenza tra vocale e semivocale). Per abituarsi a ciò, analogamente all'esercizio precedente, ecco delle parole, questa volta in esperanto con la pronuncia in italiano e con gli accenti segnati (alcune parole suonano "strane" all'inizio):

  • lingvo → lìngvo
  • internacia → internazìa
  • beleco → belèzo
  • almenaŭ → almènau
  • rapide → rapìde
  • geamikoj → gheamìkoi
  • kalkulo → calcùlo
  • Francio → Franzìo
  • sandviĉo → sandvìcio
  • unua → unùa
  • malgranda → malgrànda
  • Kalabrio → Calabrìo
  • Kilogramo → chilogràmo
  • somero → somèro
  • neniu → nenìu
  • stacio → stazìo