L'ultimo teorema di Fermat/Appendice: differenze tra le versioni

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Questa appendice raccoglie alcune dimostrazioni e approfondisce alcuni concetti matematici che possono essere interessanti per approfondire alcuni aspetti del libro. Si è cercato di mantenere un approccio semplice ma essendo delle dimostrazioni corrette in alcuni casi si è dovuto far ricorso comunque ad alcuni concetti e passaggi non immediati che comunque sono state specificate e chiarificate ove possibile.
Questa appendice raccoglie alcune dimostrazioni e approfondisce alcuni concetti matematici che possono essere interessanti per approfondire alcuni aspetti del libro. Si è cercato di mantenere un approccio semplice ma essendo delle dimostrazioni corrette in alcuni casi si è dovuto far ricorso comunque ad alcuni concetti e passaggi non immediati che comunque sono state specificate e chiarificate ove possibile.


== Dimostrazione del teorema di Pitagora==
== Teorema di Pitagora==
Essendo il teorema uno dei più noti della storia della matematica, esistono molte dimostrazioni, opera di astronomi, agenti di cambio, e anche una di Leonardo da Vinci. Probabilmente, insieme alla reciprocità quadratica, si contende la palma del teorema con più dimostrazioni in assoluto. 3o si dimostrerà in modo grafico utilizzando solamente concetti di geometria elementare. Non verrà riportata la dimostrazione di Pitagora essendo molto complessa e non immediata.
Essendo il teorema uno dei più noti della storia della matematica, esistono molte dimostrazioni, opera di astronomi, agenti di cambio, e anche una di Leonardo da Vinci. Probabilmente, insieme alla reciprocità quadratica, si contende la palma del teorema con più dimostrazioni in assoluto. 3o si dimostrerà in modo grafico utilizzando solamente concetti di geometria elementare. Non verrà riportata la dimostrazione di Pitagora essendo molto complessa e non immediata.


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Nel caso entrambi i numeri siano positivi, si può anche dire che ''a'' e ''b'' sono congruenti modulo ''n'' se hanno lo stesso resto nella divisione per ''n''. Quindi possiamo anche dire che 38 è congruo 14 modulo 12 poiché sia 38 sia 14 hanno resto 2 nella divisione per 12.
Nel caso entrambi i numeri siano positivi, si può anche dire che ''a'' e ''b'' sono congruenti modulo ''n'' se hanno lo stesso resto nella divisione per ''n''. Quindi possiamo anche dire che 38 è congruo 14 modulo 12 poiché sia 38 sia 14 hanno resto 2 nella divisione per 12.

== Teorema fondamentale dell'aritmetica ==
Il Teorema fondamentale dell'aritmetica afferma che ogni numero naturale che non sia 1 ammette una ed una sola fattorizzazione in numeri primi pur di non tener conto dell'ordine dei fattori. (L'esclusione di 1 è dovuta al fatto che esso non ha fattori primi.) Questo teorema era alla base delle dimostrazioni di Gabriel Lamé e Augustin Luis Cauchy e come si è detto in generale non vale nei numeri complessi quindi non può essere utilizzato per il teorema di Fermat ma data la sua importanza si è deciso di includere comunque la dimostrazioni nell'appendice.

L'enunciato è facilmente verificabile per numeri naturali "piccoli": è facile scoprire che 70 è pari a 2*5*7 mentre 100 equivale a 2*2*5*5 ovvero 22*52, ed è altrettanto facile verificare che per questi numeri non possono esistere altre scomposizioni in fattori primi. Viceversa la dimostrazione generale è piuttosto lunga: eccone una traccia. Si tratta di una dimostrazione per assurdo: si parte cioè dall'ipotesi contraria a quella dell'enunciato per poterne dimostrare l'infondatezza.

=== Dimostrazione ===
Si supponga che esistano dei numeri scomponibili in fattori primi in più di un modo, e si chiami ''m'' il più piccolo (v. [[buon ordinamento]]). Innanzitutto si dimostra che, date due fattorizzazioni di ''m'', i numeri primi che si presentano nella prima fattorizzazione sono tutti distinti da quelli della seconda fattorizzazione. Siano infatti due diverse fattorizzazioni:
:<math>\left[ 1 \right] \quad m = p_1 p_2 p_3 \dots p_s</math>
:<math>\left[ 2 \right] \quad m = q_1 q_2 q_3 \dots q_t</math>
dove i <math>p_i</math> e i <math>q_j</math> sono primi. (Nota: all'interno ''di una singola'' fattorizzazione ci possono essere fattori ripetuti, naturalmente: ad esempio, 100 = 2*2*5*5). Se ci fosse un fattore identico <math>p_h=q_k</math>, potremmo dividere m per tale fattore e ottenere un numero <math>m'</math>, minore di m, che avrebbe anch'esso due fattorizzazioni distinte.

A questo punto sappiamo che <math>p_1</math> è diverso da <math>q_1</math>; senza perdita di generalità possiamo supporre che <math>p_1 < q_1</math>. Poniamo allora
:<math>\left[ 3 \right] \quad n = (q_1-p_1)q_2 q_3\dots q_t </math>

Evidentemente, <math>n < m</math>, dato che la <math>\left[ 3 \right]</math> si può scrivere come
:<math> \left[ 4 \right] \quad n = q_1 q_2 q_3 \dots q_t - p_1 q_2 q_3 \dots q_t = m - p_1 q_2 q_3 \dots q_t\;\!</math>.
Dimostriamo ora che ''n'' ammette almeno due fattorizzazioni distinte.

Iniziamo considerando che il primo fattore di ''n'', <math>q_1-p_1</math>, può o no essere primo; nel caso non lo fosse, supponiamo di fattorizzarlo. La fattorizzazione di ''n'' così ottenuta non ammette <math>p_1</math> tra i suoi fattori. Infatti, per la prima parte della dimostrazione, sappiamo che <math>p_1</math> è diverso da <math>q_2, q_3, \dots q_t</math>; ma non può nemmeno comparire nella eventuale fattorizzazione di <math>q_1-p_1</math>. Se infatti accadesse ciò significherebbe che

:<math>q_1-p_1= p1\cdot b \Rightarrow q_1 = p_1(1+b) </math>

e quindi <math>q_1</math> sarebbe divisibile per <math>p_1</math>, il che non è possibile in quanto <math>q_1</math> è un numero primo.

Prendendo ora l'ultima uguaglianza della <math>\left[ 4 \right]</math> e sostituendo per ''m'' il valore della <math>\left[ 1 \right]</math>, otteniamo
:<math> \left[ 5 \right] \quad n= p_1p_2p_3\dots p_s-p_1q_2q_3\dots q_t \rightarrow n = p_1(p_2p_3\dots p_s- q_2q_3\dots q_t)</math>

In qualunque modo sia fattorizzabile il secondo fattore nella <math> \left[ 5 \right] </math>, avremo ottenuto una fattorizzazione di ''n'' che contiene <math>p_1</math>, e che pertanto è diversa da quella nella <math> \left[ 3 \right] </math>, contrariamente all'ipotesi che ''m'' fosse il numero più piccolo che ammettesse più di una fattorizzazione.

Il teorema è pertanto dimostrato.

Versione delle 14:30, 19 lug 2006

Questa appendice raccoglie alcune dimostrazioni e approfondisce alcuni concetti matematici che possono essere interessanti per approfondire alcuni aspetti del libro. Si è cercato di mantenere un approccio semplice ma essendo delle dimostrazioni corrette in alcuni casi si è dovuto far ricorso comunque ad alcuni concetti e passaggi non immediati che comunque sono state specificate e chiarificate ove possibile.

Teorema di Pitagora

Essendo il teorema uno dei più noti della storia della matematica, esistono molte dimostrazioni, opera di astronomi, agenti di cambio, e anche una di Leonardo da Vinci. Probabilmente, insieme alla reciprocità quadratica, si contende la palma del teorema con più dimostrazioni in assoluto. 3o si dimostrerà in modo grafico utilizzando solamente concetti di geometria elementare. Non verrà riportata la dimostrazione di Pitagora essendo molto complessa e non immediata.

La dimostrazione è molto semplice, come si vede dal grafico si costruisce un primo quadrato formato da quattro triangoli e da due quadrati, uno di lato a e il secondo di lato b. L'area di un quadrato si calcola moltiplicando il lato per se stesso o con notazione moderna l'area è il lato elevato al quadtato. L'area del quadrato grande è quindi la somma delle aree dei quadrati che valgono a2 e b2 più la somma dei quattro triangoli. Nel secondo quadrato abbiamo nuovamente quattro triangoli e un quadrato di area c2. Essendo i quattro triangoli presenti sia a destra dell'uguaglianza che a sinistra dell'uguaglianza si possono eliminare. Quindi nell'equazione rimane:

a2+b2=c2

Come si voleva dimostrare. É da notare che la dimostrazione è generica ed effettivamente copre ogni triangolo rettangolo possibile dato che nella dimostrazione non si sono utilizzati numeri o altro ma solo generici segmenti lunghi a, b e c. La dimostrazione dipende unicamente dal fatto che i triangoli siano rettangoli e dal fatto che si sta utilizzando la geometria di Euclide.

Questa è una piccola galleria di alcune dimostrazioni geometriche del teorema anche se come si è detto sopra le dimostrazioni sono moltissime e difatti vi sono anche dimostrazioni puramente algebriche, dimostrazioni che utilizzano i numeri complessi e perfino dimostrazioni scritte sotto forma di sonetti.

Aritmetica Modulare

L'aritmetica modulare (a volte detta aritmetica dell'orologio poiché su tale principio si basa il calcolo delle ore a cicli di 12 o 24) rappresenta un importante ramo della matematica. Essa trova applicazioni nella crittografia, nella teoria dei numeri (in particolare nella ricerca dei numeri primi), ed è alla base di molte delle più comuni operazioni aritmetiche e algebriche.

Si tratta di un sistema di aritmetica degli interi, nel quale i numeri "si avvolgono su se stessi" ogni volta che raggiungono i multipli di un determinato numero n, detto modulo. L’aritmetica modulare venne formalmente introdotta da Carl Friedrich Gauss nel suo trattato Disquisitiones Arithmeticae, pubblicato nel 1801.

La relazione di congruenza

L'aritmetica modulare si basa sul concetto di congruenza modulo n . Dati tre numeri interi a, b, n, con n≠0, diciamo che a e b sono congruenti modulo n se la loro differenza (a−b) è un multiplo di n. In questo caso scriviamo

e diciamo che a è congruo a b modulo n. Per esempio, possiamo scrivere

poiché 38 − 14 = 24, che è un multiplo di 12.

Nel caso entrambi i numeri siano positivi, si può anche dire che a e b sono congruenti modulo n se hanno lo stesso resto nella divisione per n. Quindi possiamo anche dire che 38 è congruo 14 modulo 12 poiché sia 38 sia 14 hanno resto 2 nella divisione per 12.

Teorema fondamentale dell'aritmetica

Il Teorema fondamentale dell'aritmetica afferma che ogni numero naturale che non sia 1 ammette una ed una sola fattorizzazione in numeri primi pur di non tener conto dell'ordine dei fattori. (L'esclusione di 1 è dovuta al fatto che esso non ha fattori primi.) Questo teorema era alla base delle dimostrazioni di Gabriel Lamé e Augustin Luis Cauchy e come si è detto in generale non vale nei numeri complessi quindi non può essere utilizzato per il teorema di Fermat ma data la sua importanza si è deciso di includere comunque la dimostrazioni nell'appendice.

L'enunciato è facilmente verificabile per numeri naturali "piccoli": è facile scoprire che 70 è pari a 2*5*7 mentre 100 equivale a 2*2*5*5 ovvero 22*52, ed è altrettanto facile verificare che per questi numeri non possono esistere altre scomposizioni in fattori primi. Viceversa la dimostrazione generale è piuttosto lunga: eccone una traccia. Si tratta di una dimostrazione per assurdo: si parte cioè dall'ipotesi contraria a quella dell'enunciato per poterne dimostrare l'infondatezza.

Dimostrazione

Si supponga che esistano dei numeri scomponibili in fattori primi in più di un modo, e si chiami m il più piccolo (v. buon ordinamento). Innanzitutto si dimostra che, date due fattorizzazioni di m, i numeri primi che si presentano nella prima fattorizzazione sono tutti distinti da quelli della seconda fattorizzazione. Siano infatti due diverse fattorizzazioni:

dove i e i sono primi. (Nota: all'interno di una singola fattorizzazione ci possono essere fattori ripetuti, naturalmente: ad esempio, 100 = 2*2*5*5). Se ci fosse un fattore identico , potremmo dividere m per tale fattore e ottenere un numero , minore di m, che avrebbe anch'esso due fattorizzazioni distinte.

A questo punto sappiamo che è diverso da ; senza perdita di generalità possiamo supporre che . Poniamo allora

Evidentemente, , dato che la si può scrivere come

.

Dimostriamo ora che n ammette almeno due fattorizzazioni distinte.

Iniziamo considerando che il primo fattore di n, , può o no essere primo; nel caso non lo fosse, supponiamo di fattorizzarlo. La fattorizzazione di n così ottenuta non ammette tra i suoi fattori. Infatti, per la prima parte della dimostrazione, sappiamo che è diverso da ; ma non può nemmeno comparire nella eventuale fattorizzazione di . Se infatti accadesse ciò significherebbe che

e quindi sarebbe divisibile per , il che non è possibile in quanto è un numero primo.

Prendendo ora l'ultima uguaglianza della e sostituendo per m il valore della , otteniamo

In qualunque modo sia fattorizzabile il secondo fattore nella , avremo ottenuto una fattorizzazione di n che contiene , e che pertanto è diversa da quella nella , contrariamente all'ipotesi che m fosse il numero più piccolo che ammettesse più di una fattorizzazione.

Il teorema è pertanto dimostrato.