Esperanto/Approfondimenti: differenze tra le versioni

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Già nel primo decennio del 1900 qualcuno propose, per alleggerire i compiti della preposizione ''de'' l'uso di una preposizione con il solo scopo di indicare il soggetto, ovvero ''par''. Quest'ultima, di derivazione francese, non si affermò mai. Esisterebbe anche un'altra preposizione creata dalla radice del verbo ''fari'', per l'appunto ''far'', che ha il vantaggio di non essere derivata da un'altra lingua, bensì "clandestinamente" presente da sempre, come radice di '''''far'''i''. Tuttavia non è ufficiale; spesso è usata dai più giovani che però, dopo i primi entusiasmi sovente la abbandonano o ne limitano l'uso.
Già nel primo decennio del 1900 qualcuno propose, per alleggerire i compiti della preposizione ''de'' l'uso di una preposizione con il solo scopo di indicare il soggetto, ovvero ''par''. Quest'ultima, di derivazione francese, non si affermò mai. Esisterebbe anche un'altra preposizione creata dalla radice del verbo ''fari'', per l'appunto ''far'', che ha il vantaggio di non essere derivata da un'altra lingua, bensì "clandestinamente" presente da sempre, come radice di '''''far'''i''. Tuttavia non è ufficiale; spesso è usata dai più giovani che però, dopo i primi entusiasmi sovente la abbandonano o ne limitano l'uso.
Attenzione a non usare mai le due preposizioni insieme (<s>''far de''</s>). O si usa ''fare de'', o soltanto ''de'', che ricordiamo essere entrambi universalmente accettati, o soltanto ''far'', che però pochi accettano e pochissimi usano. In effetti, usando davvero la lingua, ci si accorge che i casi di confusione sono così rari, che ''fare de'', anche se un poco più lunga, è più che sufficiente per disambiguare, e non infrange nessuna regola di grammatica rispetto alle preposizioni create nel ''[[:w:Fundamento de Esperanto|Fundamento de Esperanto]]'', la base non modificabile della Lingua Internazionale.
Attenzione a non usare mai le due preposizioni insieme (<s>''far de''</s>). O si usa ''fare de'', o soltanto ''de'', che ricordiamo essere entrambi universalmente accettati, o soltanto ''far'', che però pochi accettano e pochissimi usano. In effetti, usando davvero la lingua, ci si accorge che i casi di confusione sono così rari, che ''fare de'', anche se un poco più lunga, è più che sufficiente per disambiguare, e non infrange nessuna regola di grammatica rispetto alle preposizioni create nel ''[[:w:Fundamento de Esperanto|Fundamento de Esperanto]]'', la base non modificabile della Lingua Internazionale.

==Perché il numero dell'aggettivo si accorda col nome==
Oltre che per fini estetici di gradevolezza del suono, l'accordo tra sostantivo ed aggettivo serve per risolvere l'ambiguità della frase in alcuni casi particolari. Ad esempio:

*''La blondaj Barbara kaj Luisa'' = Le bionde Barbara e Luisa (entrambe sono bionde)
*''La blonda Barbara kaj Luisa'' = La bionda Barbara e Luisa (Barbara è bionda, Luisa non si sa)
Inoltre, si mantiene il numero anche nel caso in cui il nome viene omesso. Ad esempio in tal caso in inglese (dove l'aggettivo non si accorda col nome) si deve aggiungere ''one'' oppure ''ones'' a seconda che il nome omesso sia singolare o plurale. Ad esempio:
*Voglio l'''a''' verd'''e'''. = ''Mi volas la verd'''a'''n. = I want the green '''one'''.''
*Voglio l'''e''' verd'''i'''. = ''Mi volas la verda'''j'''n. = I want the green '''ones'''.''


==Esercizi==
==Esercizi==

Versione delle 19:16, 25 lug 2013

Indice del libro

In questa parte sono presenti degli approfondimenti che sono troppo dettagliati per stare in altre parti del libro.

Uso delle preposizioni nella formazione di parole

Di seguito vi è un approfondimento sull'uso delle preposizioni come radici per formare altre parti del discorso, o prefissi per creare nuove parole.

Preposizioni come radici

Vediamo alcuni esempi di uso comune dell'uso delle preposizioni come radici:

  • da antaŭ si ricavano → antaŭa (anteriore, precedente); antaŭe (davanti, prima)
La antaŭaj radoj de aŭtomobilo. = Le ruote anteriori di un'automobile.
Li faris du paŝojn antaŭen. = Egli fece due passi in avanti.
  • da post → posta (posteriore, successivo); poste (dopo, poi)
Antaŭe pensu kaj poste parolu! = Prima pensa e poi parla!
Mi parolos kun vi poste. = Parlerò con te dopo.
Mi povos veni nur la postan tagon. = Potrò venire soltanto il giorno successivo.
  • da apud → apuda (vicino/a); apude (in prossimità, vicino)
Mia patro nun ripozas en la apuda ĉambro. = Mio padre adesso riposa nella stanza accanto.
  • da kontraŭ → kontraŭa (contrario/a); kontraŭe (contrariamente)
Li havas opinion kontraŭan al la mia. = Egli ha un'opinione contraria alla mia.
  • da kun → kune (insieme)
Kia ĝojo! Mi kaj Klara vojaĝos kune. = Che (Quale) gioia! Io e Clara viaggeremo insieme.
  • da en → ene (internamente, dentro)
Marko portis skatolon kun ene kokideto. = Marco portò una scatola con dentro un pulcino.
  • da ekster → ekstere (fuori, all'esterno)
Mia patrino nun estas ekstere. = Mia madre ora è fuori.
Ŝi elirigis la katon eksteren. = Lei fece uscire il gatto fuori.
  • da super → superi (superare, essere superiori)
Klara superas la amikinojn per beleco. = Clara supera le amiche in bellezza.
  • da anstataŭ → anstataŭi (essere al posto di, sostituire)
La pronomoj anstataŭas substantivojn kaj adjektivojn. = I pronomi sostituiscono sostantivi e aggettivi.
  • da ĉirkaŭ → ĉirkaŭi (circondare)
La arbaro tute ĉirkaŭis la monteton. = Il bosco circondava completamente la collina.

Preposizioni come prefissi

Non di rado le preposizioni si uniscono con le radici in funzione di prefissi per formare nuove parole, vediamo alcuni esempi:

  • antaŭ + historio (storia) → antaŭhistorio (preistoria)
  • antaŭ + diri (dire) → antaŭdiri (predire)
  • antaŭ + veni (venire) → antaŭveni (precedere, precorrere)
  • post + morgaŭ (domani) → postmorgaŭ (dopodomani)
Li venos postmorgaŭ. = Egli verrà dopodomani.
  • al + venialveno (arrivo)
Mi atendos ĉi tie kun vi ĝis la alveno de viaj gepatroj. = Aspetterò qui con te fino all'arrivo dei tuoi genitori.
  • diri (dire) → aldiri = soggiungere
  • doni (dare) → aldoni = apportare, aggiungere
  • hoko (gancio) → alhoki = agganciare (mettere, attaccare ad un gancio)
  • de + venideveno (provenienza, origine)
Nur mi konis lian veran devenon. = Soltanto io conoscevo la sua vera origine.
  • inter + veniinterveno (intervento)
  • kun + venikunveno (convegno, riunione)
Mi iros al la kunveno de la membroj. = Andrò alla riunione dei soci.
  • kontraŭ + dirikontraŭdiri (contraddire)
  • en + iri (andare) → eniri (entrare)
Ne eniru tien! = Non entrare lì!
  • el + irieliri (uscire)
Ili eliris el sia domo. = Sono usciti da casa loro.
  • laŭ + plaĉi (piacere) → laŭplaĉe (a piacere)
  • laŭ + vidilaŭvide (di vista)
Mi konas ŝin nur laŭvide. = La conosco soltanto di vista.
  • tra + viditravida (trasparente)

Verbi impersonali

Come accennato, esistono dei verbi che non hanno necessità di avere un soggetto, ovvero i verbi impersonali. Nonostante il fatto che l'italiano ha anche questo tipo di verbi, alcuni italiani che studiano l'esperanto dopo aver studiato l'inglese tendono a fare l'errore di mettere il pronome ĝi anche ai verbi impersonali. In genere i verbi impersonali descrivono una situazione:

  • Morgaŭ pluvos = Domani pioverà.

Nota che ĝi pluvos è sbagliato.

  • Necesi = Essere necessario, abbisognare, servire
  • Necesas aĉeti buteron. = È necessario comprare del burro.

Confronta con il verbo bezoni, che invece ha bisogno del soggetto:

  • Ili bezonas aĉeti buteron. = Essi hanno bisogno di acquistare del burro.

A causa del loro significato, altri verbi (pochi per la verità) possono essere usati come impersonali a seconda dell'idea che si vuole esprimere:

  • Temas pri novaĵo. = Si tratta di una novità.
  • La diskuto temas pri novaĵo. = La discussione tratta (verte su) una novità.

Verbi ricavati da participi

In precedenza abbiamo descritto una proprietà degli aggettivi, per la quale coniugando un aggettivo come un verbo si ottiene un verbo che descrive il soggetto (la maro belis = il mare era bello). Anche i participi sono degli aggettivi, segue che questa proprietà può valere anche per loro. Alcuni esempi:

  • Ĝi estos manĝata → Ĝi manĝatos = Verrà mangiato
  • Li estis dormanta → Li dormantis = Stava dormendo
  • Ni estas irontaj → Ni irontas = Stiamo per andare

Come si può immaginare, con i participi bisogna porre particolare attenzione. Oltre a generare forme ridondanti, se coniugato interamente un verbo del genere può portare a forme quantomeno strane e di difficile comprensione. Basti pensare che da queste forme si potrebbero ricavare i participi: "manĝantanta", "manĝantata", e si può facilmente andare oltre con la fantasia. Prendendo però ciò che di utile si può ottenere da questo meccanismo, ovvero la comodità di risparmiarsi il verbo essere, alcuni esperantisti lo usano in determinati casi:

  • Ĝi estas nomata ... → Ĝi nomatas ... = Viene chiamato ... (forma alternativa per dire o chiedere il nome di qualcuno/qualcosa)
  • Mi ankaŭ estus povinta fari tian pentraĵon → Mi ankaŭ povintus fari tian pentraĵon = Anche io avrei potuto fare un quadro del genere (traduzione del condizionale passato italiano).

Altri esperantisti preferiscono invece evitare totalmente queste forme, considerando il risparmio del verbo essere come un vantaggio minimo rispetto alla perdita di chiarezza. Comunque, pare che siano state usate naturalmente da bambini esperantisti madrelingua che non le hanno mai sentite, e può essere una dimostrazione di come questi, imparando la lingua internazionale da piccoli, l'abbiano assorbita.

La preposizione je

La preposizione je è quella più misteriosa per i principianti. Come detto nella lezione sulle preposizioni, questa preposizione è stata creata senza un significato specifico affinché potesse essere usata in tutti quei casi per i quali non è stata prevista una preposizione, perché sono casi che occorrono raramente, o forse perché Zamenhof aveva paura di "dimenticare qualcosa" e dover revisionare la lingua aggiungendo altre preposizioni.

Detto così sembrerebbe che questa preposizione possa avere infiniti significati: se in teoria è vero, questo non vale in pratica. Infatti con il passare del tempo anche a questa preposizione sono stati assegnati significati stabili, e col tempo il loro uso diventa automatico. Cercando di individuare delle somiglianze tra i vari usi della preposizione in questione, possiamo a grandi linee raggrupparli nelle seguenti categorie rispetto la loro funzione grammaticale.

Complementi che indicano eventi o misure

a) Eventi: A che ora o data? In quale occasione?

Punto preciso nel tempo (diversamente da en, che indica che un evento è all'interno di un periodo di tempo)

  • Ci visita a Pasqua, il 15 di agosto e a Natale. = Li nin vizitas je Pasko, je 15-a de Aŭgusto kaj je Kristnasko. (Anche le forme avverbiali sono molto usate: Paske, Kristnaske)
  • A che ora tornerai a casa? - Alle 18.00 = Je kioma horo vi revenos hejmen? – Je la 18-a.
  • La prossima volta non andremo in quella pizzeria, perché l'ultima volta abbiamo mangiato male. = Je la venonta fojo ni ne iros al tiu picejo, ĉar je la lasta fojo ni manĝis malbone.

b) Misura: Quanto/di quanto/a quanto (peso, lunghezza, prezzo, ...)?

Per questi casi si può usare l'accusativo invece di je.

  • Il ghiacciaio avanza di alcuni metri (passi, centimetri...) = La glaĉero antaŭeniras je kelkaj metroj (paŝoj, centimetroj...).
  • Al mio livello = Je mia nivelo. (in forma avverbiale: mianivele)
  • Più pesante di me di 10 chili = Pli peza ol mi je 10 kilogramoj.
  • Gittata di 50 metri. = Pafdistanco je 50 metroj.
  • A che prezzo vendi i cetrioli? = Je kiu prezo vi vendas la kokumojn?
  • A che velocità andavi? = Je kiom da rapideco vi veturis?

Specificazione di aggettivi o azioni

a) Specificazione di un aggettivo

Spesso in italiano si aggiunge a particolari aggettivi anche un nome preceduto dalla preposizione "di" oppure "a" (es. : ricco/a di cosa?; ammalato/a di cosa?; capace di cosa?). In questo caso particolare la preposizione da aggiungere in esperanto è appunto je.

  • carente di grasso = manka je graso
  • abbondante d'acqua = abunda je akvo
  • ammalato alla pelle/di cuore = malsana je haŭto/je koro
  • capace di tutto = kapabla je ĉio

b) Specificazione di sostantivi e verbi derivati dagli aggettivi di cui si parla nel punto a)

Ovviamente richiedono la stessa preposizione:

  • carenza di grasso = manko je graso
  • abbondare d'acqua = abundi je akvo
  • ammalarsi alla pelle = malsaniĝi je haŭto

c) Specificazione del complemento oggetto di un’azione indicata da sostantivo

Alcuni sostantivi derivano da verbi o comunque indicano il compimento di un'azione, la quale può avere un complemento oggetto. Tali sostantivi sono spesso accompagnati da un altro sostantivo il quale - se ci fosse stato un verbo - sarebbe stato il loro complemento oggetto (quindi sarebbero stati all’accusativo). Quando due sostantivi del genere sono vicini, essi possonoe essere correlati con je, anche se tale preposizione è usata solo raramente in questo caso, visto che si preferisce specificare con de (in italiano usiamo "di"):

  • accogliere un ospite → accoglienza di un ospite = akcepti gaston → akcepto je gasto
  • aspettare l'autobus → attesa dell'autobus = atendi la buson → atendo je la buso
  • tagliare i capelli → taglio dei capelli = tondi la harojn → tondo je la haroj

Quindi, in presenza di un sostantivo che indica un'azione seguito dal sostantivo che la subisce, il secondo può essere preceduto da je, o più spesso da de. Data l'intercambiabilità delle due preposizioni, chi ha dubbi può fare a meno di imparare questo uso di je. Ci sono dei rarissimi casi in cui si potrebbe creare ambiguità con la preposizione de, e quindi je potrebbe essere preferibile:

  • La atendo je la buso de Dorotea = L'attesa dell'autobus di Dorotea (azione compiuta da Dorotea)
  • La atendo de la buso je Dorotea = L'attesa dell'autobus di Dorotea (è l'autobus che compie l'azione di aspettare Dorotea)

In questi casi però si può anche cercare un'altra strada senza stravolgere il senso della frase:

  • La atendo por la buso de Dorotea = L'attesa per l'autobus di Dorotea (por kio? - perché aspetta Dorotea?)

Inoltre una frase tra due persone viene detta o scritta all'interno di un contesto che rende l'ambiguità praticamente impossibile.

Complementi indiretti che non hanno una preposizione adatta

Come sappiamo il complemento oggetto di un verbo è indicato con l'accusativo (complemento diretto), ma alcuni verbi reggono anche dei complementi indiretti. Tra i complementi indiretti più usati c'è ad esempio il complemento di termine, che viene indicato con la preposizione al:

  • Dare qualcosa ad un amico = Doni ion (c. oggetto) al amiko (c. di termine).

Altri complementi indiretti molto usati hanno una preposizione specifica, ad esempio:

  • Scrivere una canzone sull'amicizia = Skribi kanton (c. oggetto) pri amikeco (c. d’argomento)

Per altri meno usati, si usa ovviamente je. Essi sono casi rari, specie se si pensa che a volte la tendenza è stata quella di adattare in tali situazioni una delle altre preposizioni.

Esempi con verbi transitivi (verbo + c. oggetto + je + c. indiretto)

  • Credere nell'esistenza di Dio → Credere in Dio = Kredi je Dio
  • Tenere per mano un bambino = Teni infanon je la mano
  • Dividere numero per tre = Dividi nombron je tri

Esempi con verbi intransitivi:

  • Acconsentire a qualcosa = Konsenti je io
  • Ridere di Giacomo = Ridi je Giacomo
  • Vivere a spese altrui = Vivi je kostoj de aliaj

Chiedere il nome: "kio" o "kiu"?

Oltre a "kiel vi nomiĝas?" e "Kiu estas via nomo?" spesso si sente chiedere il nome nella forma:

  • "Kio estas via nomo?"

che secondo logica non significa "Qual è il tuo nome?" bensì "Che cos'è il tuo nome?". Quindi a tale domanda si dovrebbe rispondere: "Il mio nome è un sostantivo/una parola alla quale io rispondo." o in simili modi.

  • "Kiu estas via nomo?" è la traduzione corretta: "Quale (tra tutti i possibili nomi) è il tuo nome?"

L'uso è derivato dai parlanti di madrelingua inglese (o lingue affini) sul modello di "What's your name?". In ogni caso, i sostenitori di questa forma lamentano che l'insieme dei nomi non è finito, quindi per questo si dovrebbe usare kio. Indipendentemente dalla discussione puramente matematica sul fatto che i nomi siono finiti o infiniti (i limiti sono il numero di suoni pronunciabili e il fatto che i nomi per essere memorizzabili non devono essere lunghi), questo pone due problemi:

  1. si crea una strana situazione, secondo la quale due frasi sono molto diverse tra di esse a seconda se è presente o no un aggettivo possessivo; cioè si dà ad un possessivo una funzione non sua di modificare il senso di una frase. Il concetto si nota confrontando frasi come le seguenti:
    1. Kio estas via nomo?
    2. Kio estas nomo? (Che cosa è un nome?)
    3. Kio estas adjektivo?
  2. Kio può essere inquadrato logicamente come pronome per interrogare sulla classificazione di qualcosa (vedi), tranne che nella frase in cui si chiede il nome.

Questa la teoria. In pratica però il problema non sussiste (in breve, ci si capisce in entrambi i modi). Quindi anche chiedere "Kio estas via nomo?" è considerato corretto, per evitare dibattiti senza fine, quindi si può scegliere la forma "preferita" da usare, e non si dovrebbe correggere chi usa "kio" in questo caso.

Indicare il soggetto con (fare) de e far

Per indicare il soggetto di un participio, la preposizione universalmente riconosciuta è appunto de:

  • La pomo manĝita de mi = La mela mangiata da me.

Per sottolineare la funzione di indicazione del soggetto, si può usare la parola fare davanti questa preposizione, ovvero fare de. La frase precedente diventa, con lo stesso significato:

  • La pomo manĝita fare de mi

Già nel primo decennio del 1900 qualcuno propose, per alleggerire i compiti della preposizione de l'uso di una preposizione con il solo scopo di indicare il soggetto, ovvero par. Quest'ultima, di derivazione francese, non si affermò mai. Esisterebbe anche un'altra preposizione creata dalla radice del verbo fari, per l'appunto far, che ha il vantaggio di non essere derivata da un'altra lingua, bensì "clandestinamente" presente da sempre, come radice di fari. Tuttavia non è ufficiale; spesso è usata dai più giovani che però, dopo i primi entusiasmi sovente la abbandonano o ne limitano l'uso. Attenzione a non usare mai le due preposizioni insieme (far de). O si usa fare de, o soltanto de, che ricordiamo essere entrambi universalmente accettati, o soltanto far, che però pochi accettano e pochissimi usano. In effetti, usando davvero la lingua, ci si accorge che i casi di confusione sono così rari, che fare de, anche se un poco più lunga, è più che sufficiente per disambiguare, e non infrange nessuna regola di grammatica rispetto alle preposizioni create nel Fundamento de Esperanto, la base non modificabile della Lingua Internazionale.

Perché il numero dell'aggettivo si accorda col nome

Oltre che per fini estetici di gradevolezza del suono, l'accordo tra sostantivo ed aggettivo serve per risolvere l'ambiguità della frase in alcuni casi particolari. Ad esempio:

  • La blondaj Barbara kaj Luisa = Le bionde Barbara e Luisa (entrambe sono bionde)
  • La blonda Barbara kaj Luisa = La bionda Barbara e Luisa (Barbara è bionda, Luisa non si sa)

Inoltre, si mantiene il numero anche nel caso in cui il nome viene omesso. Ad esempio in tal caso in inglese (dove l'aggettivo non si accorda col nome) si deve aggiungere one oppure ones a seconda che il nome omesso sia singolare o plurale. Ad esempio:

  • Voglio la verde. = Mi volas la verdan. = I want the green one.
  • Voglio le verdi. = Mi volas la verdajn. = I want the green ones.

Esercizi

Esercizi della lezione corrente.