Storia della letteratura italiana/Ippolito Pindemonte: differenze tra le versioni
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Ippolito Pindemonte fu un letterato fine ed equilibrato, aperto alle novità che provenivano dalla cultura europea. Nelle sue prime opere manifestò un senso di dolce maliconia nei confronti della natura, e in seguito si interessò ai moti rivoluzionari in Francia, mantenendo però un certo distacco.<ref name="Ferroni">Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Einaudi, Torino, 2001, p. 558.</ref> |
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⚫ | Nato a Verona il 13 novembre 1753 da famiglia nobile, studiò a Modena e a Verona ricevendo un'educazione di tipo classico. In giovinezza viaggiò molto in Italia (Roma, Napoli e la Sicilia), Francia, Germania e Austria. Nel periodo della rivoluzione francese si trovava a Parigi con [[../Vittorio Alfieri|Vittorio Alfieri]]: pur apprezzando gli ideali rivoluzionari, alle violenze del Terrore]] contrappose sempre il desiderio di pace nell'abbandono alla contemplazione della natura. Subendo l'influenza del poeta inglese [[w:Thomas Gray|Thomas Gray]] e del poeta svizzero [[w:Salomon Gessner|Salomon Gessner]], la sua poesia è di stampo neoclassico, con chiari elementi che si avvicinano alla nuova sensibilità [[../Romanticismo|romantica]]. Ottenne un premio dall'Accademia della Crusca, di cui divenne membro. Morì nel 1828, un anno dopo il suo caro amico [[../Ugo Foscolo|Ugo Foscolo]]. Si spense nella città natia il 18 novembre 1828. |
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==Le opere== |
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*[[s:Prose campestri/Avvertimento|Avvertimento premesso alla prima edizione delle Prose campestri]] |
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*[[s:Prose campestri/Hoc erat in votis|Hoc erat in votis]] |
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*[[s:Prose campestri/Optima quaeque dies|Optima quaeque dies miseris mortalibus aevi prima fugit]] |
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*[[s:Prose campestri/Templa serena|templa serena, despicere unde queas alios, passimque videre errare, atque viam palanteis quaerere vitae]] |
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*[[s:Prose campestri/Quod latet arcana non enarrabile fibra|Quod latet arcana non enarrabile fibra]] |
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*[[s:Prose campestri/Vos sapere et solos ajo bene vivere|Vos sapere et solos ajo bene vivere, quorum conscipitur nitidis fondata pecunia villis]] |
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*[[s:Prose campestri/Pane egeo|Pane egeo, jam mellitis potiore placentis]] |
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*[[s:Prose campestri/Rura mihi et rigui placeant in vallibus amnes|Rura mihi et rigui placeant in vallibus amnes, flumina amem, sylvasque inglorius]] |
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*[[s:Prose campestri/Me vero primum dulces ante omnia Musae|Me vero primum dulces ante omnia Musae, quarum sacra fero ingenti perculsus amore, Accipiant]] |
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*[[s:Prose campestri/Tecum etenim longos memini consumere soles|Tecum etenim longos memini consumere soles, et tecum primas epulis decerpere nodes]] |
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*[[s:Prose campestri/Lucentemque globum Lunae, Titaniaque astra Spiritus intus alit|Lucentemque globum Lunae, Titaniaque astra Spiritus intus alit]] |
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* [[s:Poesie campestri/Lettera|Lettera della Contessa Elisabetta Mosconi alla Contessa Teodora Pompei]] |
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* [[s:Poesie campestri/La Solitudine|La Solitudine]] (1788) |
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* [[s:Poesie campestri/Al Cavaliere Clementino Vannetti|Al Cavaliere Clementino Vannetti]] |
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* [[s:Poesie campestri/Al Signor Parsons|Al Signor Guglielmo Parsons gentiluomo inglese]] |
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* [[s:Poesie campestri/Alla luna|Alla luna]] 1788) |
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* [[s:Poesie campestri/Alla Salute|Alla salute]] |
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*[[s:Poesie campestri/Lamento d'Aristo|Lamento d'Aristo in morte di Giuseppe Torelli]] (1817) |
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*[[s:Dissertazione su i giardini inglesi e sul merito in ciò dell'Italia|Dissertazione su i giardini inglesi e sul merito in ciò dell'Italia]] |
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* [[s:A Venere|A Venere]] <ref>Traduzione dal testo greco di [[s:Autore:Saffo|Saffo]]</ref> (1792) |
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* [[s:Odissea|Odissea]] <ref>Traduzione dal testo greco di [[w:Omero|Omero]]</ref> (1822) |
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Versione delle 15:31, 19 ago 2014
Ippolito Pindemonte fu un letterato fine ed equilibrato, aperto alle novità che provenivano dalla cultura europea. Nelle sue prime opere manifestò un senso di dolce maliconia nei confronti della natura, e in seguito si interessò ai moti rivoluzionari in Francia, mantenendo però un certo distacco.[1]
La vita
Nato a Verona il 13 novembre 1753 da famiglia nobile, studiò a Modena e a Verona ricevendo un'educazione di tipo classico. In giovinezza viaggiò molto in Italia (Roma, Napoli e la Sicilia), Francia, Germania e Austria. Nel periodo della rivoluzione francese si trovava a Parigi con Vittorio Alfieri: pur apprezzando gli ideali rivoluzionari, alle violenze del Terrore]] contrappose sempre il desiderio di pace nell'abbandono alla contemplazione della natura. Subendo l'influenza del poeta inglese Thomas Gray e del poeta svizzero Salomon Gessner, la sua poesia è di stampo neoclassico, con chiari elementi che si avvicinano alla nuova sensibilità romantica. Ottenne un premio dall'Accademia della Crusca, di cui divenne membro. Morì nel 1828, un anno dopo il suo caro amico Ugo Foscolo. Si spense nella città natia il 18 novembre 1828.
Le opere
La sua opera più nota è sicuramente la traduzione dell'Odissea, pubblicata nel 1822,[1] che ebbe grandissimo successo e numerose edizioni e ristampe. Inoltre, le Poesie campestri (prima edizione del 1788), le Prose campestri (1794), le Epistole (1805) e i Sermoni poetici (1819). Fu anche autore di diverse tragedie, tra cui Arminio (1804), in cui si nota l'influenza della poesia ossianica. Il poemetto I cimiteri fu lasciato incompiuto dall'autore alla notizia che il Foscolo stava per dare alle stampe I sepolcri: questi dedicò il carme proprio al Pindemonte.
Note
- ↑ 1,0 1,1 Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Einaudi, Torino, 2001, p. 558.
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