Guida maimonidea/Critica del linguaggio: differenze tra le versioni

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[[File:More-Nevuchim-Yemenite-manuscipt.jpg|thumb|300px|left|Manoscritto yemenita della ''Guida dei perplessi'', XIII secolo]]
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{{q|''Il Tuo splendore è la mia oscurità. Non conosco nulla di Te e, da solo, non riesco neppure a immaginare come fare per conoscerTi. Se Ti immagino, m'inganno. Se Ti comprendo, m'illudo. Se sono consapevole e certo di conoscerTi, sono pazzo.<br/>L'oscurità basta.|Thomas Merton, ''Dialoghi con il Silenzio''}}
{{q|''Il Tuo splendore è la mia oscurità. Non conosco nulla di Te e, da solo, non riesco neppure a immaginare come fare per conoscerTi. Se Ti immagino, m'inganno. Se Ti comprendo, m'illudo. Se sono consapevole e certo di conoscerTi, sono pazzo.<br/>L'oscurità basta.|Thomas Merton, ''Dialoghi con il Silenzio''}}
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Dopo i primi settanta capitoli della ''Guida'', che trattano in gran parte del linguaggio biblico e del linguaggio religioso in generale, Maimonide si dedica al grande e centrale problema metafisico dell'opera: il mondo fu creato ''ex nihilo'' o è esistito da tutta l'eternità, come Dio? Questa porzione dell'opera copre trentasette capitoli, andando dal Capitolo 71 della Parte I al Capitolo 31 della Parte II. È la parte più tecnica e filosofica del trattato, ma è importante notare che la discussione non intende fornire una presentazione sistematica delle posizioni filosofiche di per se stesse. Come per la prima parte del trattato, questa sezione fu scritta per dare una risposta alla crisi esistenziale della persona perplessa.<ref name="Creazione">Per questa sezione si vedano in particolare Herbert Davidson, "Maimonides` Secret Position on Creation", Studies in Medieval Jewish History and Literature, Harvard University Press, 1979, pp. 16-40; Gad Freudenthal, "Maimonides on the Knowability of the Heavens and of Their Mover: Guide 2:24", ''Aleph'' 8, 2008, pp. 151-157; Sarah Klein-Brelavy, ''Maimonides` Interpretation of the Creation Story'', Reuven Mass Press, 1988 (in ebr.); Abraham Nuriel, "Creation of the World or Eternity Accoding to Maimonides", ''Revealed and Hidden in Medieval Jewish Philosophy'', Magnes Press, 1980, pp.25-40; Kenneth Seeskin, ''Maimonides: A Guide for Today's Perplexed'', Behrman House, 1991, ''passim'' & ''ss.vv.''</ref>

La domanda a cui questi capitoli sono dedicati era la più fondamentale che avesse mai confrontato l'Ebraismo del Medioevo. La posizione che uno assumeva se il mondo fosse stato creato ''ex nihilo'' o era esistito da tutta l'eternità aveva implicazioni per i concetti basilari dell'Ebraismo nel suo complesso, e la tensione creata da questo problema metafisico è presente in tutto il resto della ''Guida''. I vari approcci al problema della creazione si irradiano in quattro materie trattate nella seconda metà della ''Guida'', ed il presente capitolo le esaminerà nel seguente ordine: 1) il concetto di profezia; 2) il problema del male e il fine dell'esistenza; 3) l'idea della divina provvidenza e conoscenza; 4) le ragioni dei comandamenti. Oltre a ciò, le varie interpretazioni della posizione di Maimonide sulla questione della creazione, un soggetto sul quale i suoi interpreti sono stati incerti dal Medioevo ad oggi, ci presentano le due rimanenti letture complessive della ''Guida'' (oltre alla lettura ''scettica'' e a quella ''mistica'' già discusse) — la lettura ''conservatrice'' e la lettura ''filosofica''.

==La Creazione del mondo: Lettura Conservatrice e Lettura Filosofica==
Perché la questione dell'eternità del cosmo o la creazione ''ex nihilo'' divennero la domanda principale dei perplessi di quel tempo? Altri numerosi problemi, che andavano ben oltre la semplice curiosità circa le origini del mondo, dipendevano da questa domanda. La scelta tra vedute alternative sull'inizio del mondo rifletteva, in effetti, due posizioni opposte relative al concetto di divinità. L'idea tradizionale della creazione presume che in un determinato momento, la volontà di creare il mondo sorse in Dio, e per forza di tale volontà, l'Universo fu creato ''ex nihilo''. Dalla prospettiva della filosofia aristotelica, tuttavia, attribuire volontà a Dio menoma la Sua perfezione. Ciò che è perfetto non manca di nulla e non desidera nulla, ma lo stimolo della volontà di Dio implica che Dio mancava di qualcosa — e ciò è imperfetto. Similmente, lo stimolo della volontà di Dio implica un cambiamento nella divinità, l'attualizzazione di un potenziale. Un'entità perfetta non cambia; è stabile e fissa, il motore immobile. Inoltre, se il mondo fu creato con la forza di volontà di Dio, non si può sostenere che Dio la prima causa in una concatenazione di causalità, perché sembrerebbe che ci fosse stato un qualche altro fattore che ha mosso la Sua volontà e quindi abbia agito come Primo Motore. Aristotele quindi affermava che il mondo era esistito dall'eternità e che la relazione di Dio col mondo non era quella di creatore verso creatura — come, per dire, quella di un falegname col la sedia che ha costruito. Il mondo esiste proprio a ragione del fatto che Dio esiste e non in conseguenza di un Suo volere, come l'ombra di un uomo consegue proprio dall'esistenza di quest'ultimo o la luce irradiata dal sole scaturisce dall'esistenza del sole. Di conseguenza, il mondo è eterno e dipende, in modo continuante, dall'esistenza di Dio.<ref name="Creazione"/>

==Il Concetto della Profezia==
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==Il Problema del Male e il Fine dell'Esistenza==

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==La Provvidenza==

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==Le Ragioni dei Comandamenti==

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==Note==
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Versione delle 14:32, 30 nov 2014

Indice del libro
Manoscritto yemenita della Guida dei perplessi, XIII secolo
« Il Tuo splendore è la mia oscurità. Non conosco nulla di Te e, da solo, non riesco neppure a immaginare come fare per conoscerTi. Se Ti immagino, m'inganno. Se Ti comprendo, m'illudo. Se sono consapevole e certo di conoscerTi, sono pazzo.
L'oscurità basta. »

(Thomas Merton, Dialoghi con il Silenzio)
« Inoltre, ci sono cose che la mente comprende in una parte, ma ne rimane ignorante in un'altra; e quando l'uomo è capace di comprendere certe cose, non ne consegue che debba esser capace a comprendere tutto. »
(Maimonide)

Dopo i primi settanta capitoli della Guida, che trattano in gran parte del linguaggio biblico e del linguaggio religioso in generale, Maimonide si dedica al grande e centrale problema metafisico dell'opera: il mondo fu creato ex nihilo o è esistito da tutta l'eternità, come Dio? Questa porzione dell'opera copre trentasette capitoli, andando dal Capitolo 71 della Parte I al Capitolo 31 della Parte II. È la parte più tecnica e filosofica del trattato, ma è importante notare che la discussione non intende fornire una presentazione sistematica delle posizioni filosofiche di per se stesse. Come per la prima parte del trattato, questa sezione fu scritta per dare una risposta alla crisi esistenziale della persona perplessa.[1]

La domanda a cui questi capitoli sono dedicati era la più fondamentale che avesse mai confrontato l'Ebraismo del Medioevo. La posizione che uno assumeva se il mondo fosse stato creato ex nihilo o era esistito da tutta l'eternità aveva implicazioni per i concetti basilari dell'Ebraismo nel suo complesso, e la tensione creata da questo problema metafisico è presente in tutto il resto della Guida. I vari approcci al problema della creazione si irradiano in quattro materie trattate nella seconda metà della Guida, ed il presente capitolo le esaminerà nel seguente ordine: 1) il concetto di profezia; 2) il problema del male e il fine dell'esistenza; 3) l'idea della divina provvidenza e conoscenza; 4) le ragioni dei comandamenti. Oltre a ciò, le varie interpretazioni della posizione di Maimonide sulla questione della creazione, un soggetto sul quale i suoi interpreti sono stati incerti dal Medioevo ad oggi, ci presentano le due rimanenti letture complessive della Guida (oltre alla lettura scettica e a quella mistica già discusse) — la lettura conservatrice e la lettura filosofica.

La Creazione del mondo: Lettura Conservatrice e Lettura Filosofica

Perché la questione dell'eternità del cosmo o la creazione ex nihilo divennero la domanda principale dei perplessi di quel tempo? Altri numerosi problemi, che andavano ben oltre la semplice curiosità circa le origini del mondo, dipendevano da questa domanda. La scelta tra vedute alternative sull'inizio del mondo rifletteva, in effetti, due posizioni opposte relative al concetto di divinità. L'idea tradizionale della creazione presume che in un determinato momento, la volontà di creare il mondo sorse in Dio, e per forza di tale volontà, l'Universo fu creato ex nihilo. Dalla prospettiva della filosofia aristotelica, tuttavia, attribuire volontà a Dio menoma la Sua perfezione. Ciò che è perfetto non manca di nulla e non desidera nulla, ma lo stimolo della volontà di Dio implica che Dio mancava di qualcosa — e ciò è imperfetto. Similmente, lo stimolo della volontà di Dio implica un cambiamento nella divinità, l'attualizzazione di un potenziale. Un'entità perfetta non cambia; è stabile e fissa, il motore immobile. Inoltre, se il mondo fu creato con la forza di volontà di Dio, non si può sostenere che Dio la prima causa in una concatenazione di causalità, perché sembrerebbe che ci fosse stato un qualche altro fattore che ha mosso la Sua volontà e quindi abbia agito come Primo Motore. Aristotele quindi affermava che il mondo era esistito dall'eternità e che la relazione di Dio col mondo non era quella di creatore verso creatura — come, per dire, quella di un falegname col la sedia che ha costruito. Il mondo esiste proprio a ragione del fatto che Dio esiste e non in conseguenza di un Suo volere, come l'ombra di un uomo consegue proprio dall'esistenza di quest'ultimo o la luce irradiata dal sole scaturisce dall'esistenza del sole. Di conseguenza, il mondo è eterno e dipende, in modo continuante, dall'esistenza di Dio.[1]

Il Concetto della Profezia

Pagina della Guida dei perplessi in ebraico

Il Problema del Male e il Fine dell'Esistenza

La Provvidenza

Le Ragioni dei Comandamenti

Note

  1. 1,0 1,1 Per questa sezione si vedano in particolare Herbert Davidson, "Maimonides` Secret Position on Creation", Studies in Medieval Jewish History and Literature, Harvard University Press, 1979, pp. 16-40; Gad Freudenthal, "Maimonides on the Knowability of the Heavens and of Their Mover: Guide 2:24", Aleph 8, 2008, pp. 151-157; Sarah Klein-Brelavy, Maimonides` Interpretation of the Creation Story, Reuven Mass Press, 1988 (in ebr.); Abraham Nuriel, "Creation of the World or Eternity Accoding to Maimonides", Revealed and Hidden in Medieval Jewish Philosophy, Magnes Press, 1980, pp.25-40; Kenneth Seeskin, Maimonides: A Guide for Today's Perplexed, Behrman House, 1991, passim & ss.vv.