Guida maimonidea/Critica del linguaggio: differenze tra le versioni

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==La Creazione del mondo: Lettura Conservatrice e Lettura Filosofica==
==La Creazione del mondo: Lettura Conservatrice e Lettura Filosofica==
Perché la questione dell'eternità del cosmo o la creazione ''ex nihilo'' divennero la domanda principale dei perplessi di quel tempo? Altri numerosi problemi, che andavano ben oltre la semplice curiosità circa le origini del mondo, dipendevano da questa domanda. La scelta tra vedute alternative sull'inizio del mondo rifletteva, in effetti, due posizioni opposte relative al concetto di divinità. L'idea tradizionale della creazione presume che in un determinato momento, la volontà di creare il mondo sorse in Dio, e per forza di tale volontà, l'Universo fu creato ''ex nihilo''. Dalla prospettiva della filosofia aristotelica, tuttavia, attribuire volontà a Dio menoma la Sua perfezione. Ciò che è perfetto non manca di nulla e non desidera nulla, ma lo stimolo della volontà di Dio implica che Dio mancava di qualcosa — e ciò è imperfetto. Similmente, lo stimolo della volontà di Dio implica un cambiamento nella divinità, l'attualizzazione di un potenziale. Un'entità perfetta non cambia; è stabile e fissa, il motore immobile. Inoltre, se il mondo fu creato con la forza di volontà di Dio, non si può sostenere che Dio la prima causa in una concatenazione di causalità, perché sembrerebbe che ci fosse stato un qualche altro fattore che ha mosso la Sua volontà e quindi abbia agito come Primo Motore. Aristotele quindi affermava che il mondo era esistito dall'eternità e che la relazione di Dio col mondo non era quella di creatore verso creatura — come, per dire, quella di un falegname col la sedia che ha costruito. Il mondo esiste proprio a ragione del fatto che Dio esiste e non in conseguenza di un Suo volere, come l'ombra di un uomo consegue proprio dall'esistenza di quest'ultimo o la luce irradiata dal sole scaturisce dall'esistenza del sole. Di conseguenza, il mondo è eterno e dipende, in modo continuante, dall'esistenza di Dio.<ref name="Creazione"/>
Perché la questione dell'eternità del cosmo o la creazione ''ex nihilo'' divennero la domanda principale dei perplessi di quel tempo? Altri numerosi problemi, che andavano ben oltre la semplice curiosità circa le origini del mondo, dipendevano da questa domanda. La scelta tra vedute alternative sull'inizio del mondo rifletteva, in effetti, due posizioni opposte relative al concetto di divinità. L'idea tradizionale della creazione presume che in un determinato momento, la volontà di creare il mondo sorse in Dio, e per forza di tale volontà, l'Universo fu creato ''ex nihilo''. Dalla prospettiva della filosofia aristotelica, tuttavia, attribuire volontà a Dio menoma la Sua perfezione. Ciò che è perfetto non manca di nulla e non desidera nulla, ma lo stimolo della volontà di Dio implica che Dio mancava di qualcosa — e ciò è imperfetto. Similmente, lo stimolo della volontà di Dio implica un cambiamento nella divinità, l'attualizzazione di un potenziale. Un'entità perfetta non cambia; è stabile e fissa, il motore immobile. Inoltre, se il mondo fu creato con la forza di volontà di Dio, non si può sostenere che Dio la prima causa in una concatenazione di causalità, perché sembrerebbe che ci fosse stato un qualche altro fattore che ha mosso la Sua volontà e quindi abbia agito come Primo Motore. Aristotele quindi affermava che il mondo era esistito dall'eternità e che la relazione di Dio col mondo non era quella di creatore verso creatura — come, per dire, quella di un falegname con la sedia che ha costruito. Il mondo esiste proprio a ragione del fatto che Dio esiste e non in conseguenza di un Suo volere, come l'ombra di un uomo consegue proprio dall'esistenza di quest'ultimo o la luce irradiata dal sole scaturisce dall'esistenza del sole. Di conseguenza, il mondo è eterno e dipende, in modo continuante, dall'esistenza di Dio.<ref name="Creazione"/>

La posizione alternativa, che affermava la creazione del mondo ''ex nihilo'', è anch'essa basata su una nozione della perfezione di Dio, sebbene opposta. Se la volontà non può essere attribuita a Dio, Gli viene negata una componente basilare di sovranità e potere. Dio onnipotente non ha limitazioni. Può creare ''ex nihilo'' mediante la forza della Sua volontà, e la Sua perfezione è caratterizzata dal libero esercizio della Sua volontà.<ref name="Creazione"/>

Il conflitto tra creazione e preesistenza implica quindi uno scontro tra due differenti nozioni di perfezione. Nella versione aristotelica, la perfezione di Dio significa che l'esistenza del mondo è derivata causalmente proprio dalla presenza di Dio, senza nessun atto intenzionale. La situazione può essere paragonata a quella di un leader che non ha bisogno di alzare la voce per dare un comando, per punire, o per minacciare, così da motivare i suoi seguaci. Esercita la sua influenza semplicemente con la sua esistenza, tramite l'ispirazione fornita dalla sua presenza. La visione che afferma la creazione, in contrapposizione, vede l'espressione della perfezione di Dio nella Sua libertà totale di esercitare la Sua volontà per cambiare l'esistenza come desidera. Dietro gli sforzi tecnici dettagliati per provare o confutare l'una o l'altra posizione, vi si possono vedere riflesse impostazioni fondamentalmente diverse di potenza. Una vede la potenza come stabilità immutabile; l'altra la vede come movimento libero e costante. Nella ''Guida'', Maimonide formulò queste impostazioni alternative al concetto di Dio in termini di saggezza e volontà: la necessità causale riflette ordine strutturato e saggezza; la libertà di volontà riflette la frattura dell'ordine e della struttura e la creazione di qualcosa ''ex nihilo''.<ref name="Ivry">Alfred L. Ivry, “Maimonides on Creation”, ''Creation and the End of Days: Judaism and Scientific Cosmology'', D. Novack & N. Samuelson (curatori), pp. 185-214; ''id.'', “Maimonides on the Creation of the World”, ''Shlomo Pines Jubilee Volume'', M. Idel ''et al.'', vol. 2, pp. 115-137; Norbert Samuelson, “Maimonides’ Doctrine of Creation”, ''Harvard Theological Review'' 84, 1991, pp. 249-271.</ref>


==Il Concetto della Profezia==
==Il Concetto della Profezia==
[[File:V09p079001 Moses ben Maimon.jpg|thumb|250px|Pagina della ''Guida dei perplessi'' in ebraico]]
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Versione delle 15:24, 30 nov 2014

Indice del libro
Manoscritto yemenita della Guida dei perplessi, XIII secolo
« Il Tuo splendore è la mia oscurità. Non conosco nulla di Te e, da solo, non riesco neppure a immaginare come fare per conoscerTi. Se Ti immagino, m'inganno. Se Ti comprendo, m'illudo. Se sono consapevole e certo di conoscerTi, sono pazzo.
L'oscurità basta. »

(Thomas Merton, Dialoghi con il Silenzio)
« Inoltre, ci sono cose che la mente comprende in una parte, ma ne rimane ignorante in un'altra; e quando l'uomo è capace di comprendere certe cose, non ne consegue che debba esser capace a comprendere tutto. »
(Maimonide)

Dopo i primi settanta capitoli della Guida, che trattano in gran parte del linguaggio biblico e del linguaggio religioso in generale, Maimonide si dedica al grande e centrale problema metafisico dell'opera: il mondo fu creato ex nihilo o è esistito da tutta l'eternità, come Dio? Questa porzione dell'opera copre trentasette capitoli, andando dal Capitolo 71 della Parte I al Capitolo 31 della Parte II. È la parte più tecnica e filosofica del trattato, ma è importante notare che la discussione non intende fornire una presentazione sistematica delle posizioni filosofiche di per se stesse. Come per la prima parte del trattato, questa sezione fu scritta per dare una risposta alla crisi esistenziale della persona perplessa.[1]

La domanda a cui questi capitoli sono dedicati era la più fondamentale che avesse mai confrontato l'Ebraismo del Medioevo. La posizione che uno assumeva se il mondo fosse stato creato ex nihilo o era esistito da tutta l'eternità aveva implicazioni per i concetti basilari dell'Ebraismo nel suo complesso, e la tensione creata da questo problema metafisico è presente in tutto il resto della Guida. I vari approcci al problema della creazione si irradiano in quattro materie trattate nella seconda metà della Guida, ed il presente capitolo le esaminerà nel seguente ordine: 1) il concetto di profezia; 2) il problema del male e il fine dell'esistenza; 3) l'idea della divina provvidenza e conoscenza; 4) le ragioni dei comandamenti. Oltre a ciò, le varie interpretazioni della posizione di Maimonide sulla questione della creazione, un soggetto sul quale i suoi interpreti sono stati incerti dal Medioevo ad oggi, ci presentano le due rimanenti letture complessive della Guida (oltre alla lettura scettica e a quella mistica già discusse) — la lettura conservatrice e la lettura filosofica.

La Creazione del mondo: Lettura Conservatrice e Lettura Filosofica

Perché la questione dell'eternità del cosmo o la creazione ex nihilo divennero la domanda principale dei perplessi di quel tempo? Altri numerosi problemi, che andavano ben oltre la semplice curiosità circa le origini del mondo, dipendevano da questa domanda. La scelta tra vedute alternative sull'inizio del mondo rifletteva, in effetti, due posizioni opposte relative al concetto di divinità. L'idea tradizionale della creazione presume che in un determinato momento, la volontà di creare il mondo sorse in Dio, e per forza di tale volontà, l'Universo fu creato ex nihilo. Dalla prospettiva della filosofia aristotelica, tuttavia, attribuire volontà a Dio menoma la Sua perfezione. Ciò che è perfetto non manca di nulla e non desidera nulla, ma lo stimolo della volontà di Dio implica che Dio mancava di qualcosa — e ciò è imperfetto. Similmente, lo stimolo della volontà di Dio implica un cambiamento nella divinità, l'attualizzazione di un potenziale. Un'entità perfetta non cambia; è stabile e fissa, il motore immobile. Inoltre, se il mondo fu creato con la forza di volontà di Dio, non si può sostenere che Dio la prima causa in una concatenazione di causalità, perché sembrerebbe che ci fosse stato un qualche altro fattore che ha mosso la Sua volontà e quindi abbia agito come Primo Motore. Aristotele quindi affermava che il mondo era esistito dall'eternità e che la relazione di Dio col mondo non era quella di creatore verso creatura — come, per dire, quella di un falegname con la sedia che ha costruito. Il mondo esiste proprio a ragione del fatto che Dio esiste e non in conseguenza di un Suo volere, come l'ombra di un uomo consegue proprio dall'esistenza di quest'ultimo o la luce irradiata dal sole scaturisce dall'esistenza del sole. Di conseguenza, il mondo è eterno e dipende, in modo continuante, dall'esistenza di Dio.[1]

La posizione alternativa, che affermava la creazione del mondo ex nihilo, è anch'essa basata su una nozione della perfezione di Dio, sebbene opposta. Se la volontà non può essere attribuita a Dio, Gli viene negata una componente basilare di sovranità e potere. Dio onnipotente non ha limitazioni. Può creare ex nihilo mediante la forza della Sua volontà, e la Sua perfezione è caratterizzata dal libero esercizio della Sua volontà.[1]

Il conflitto tra creazione e preesistenza implica quindi uno scontro tra due differenti nozioni di perfezione. Nella versione aristotelica, la perfezione di Dio significa che l'esistenza del mondo è derivata causalmente proprio dalla presenza di Dio, senza nessun atto intenzionale. La situazione può essere paragonata a quella di un leader che non ha bisogno di alzare la voce per dare un comando, per punire, o per minacciare, così da motivare i suoi seguaci. Esercita la sua influenza semplicemente con la sua esistenza, tramite l'ispirazione fornita dalla sua presenza. La visione che afferma la creazione, in contrapposizione, vede l'espressione della perfezione di Dio nella Sua libertà totale di esercitare la Sua volontà per cambiare l'esistenza come desidera. Dietro gli sforzi tecnici dettagliati per provare o confutare l'una o l'altra posizione, vi si possono vedere riflesse impostazioni fondamentalmente diverse di potenza. Una vede la potenza come stabilità immutabile; l'altra la vede come movimento libero e costante. Nella Guida, Maimonide formulò queste impostazioni alternative al concetto di Dio in termini di saggezza e volontà: la necessità causale riflette ordine strutturato e saggezza; la libertà di volontà riflette la frattura dell'ordine e della struttura e la creazione di qualcosa ex nihilo.[2]

Il Concetto della Profezia

Pagina della Guida dei perplessi in ebraico

Il Problema del Male e il Fine dell'Esistenza

La Provvidenza

Le Ragioni dei Comandamenti

Note

  1. 1,0 1,1 1,2 Per questa sezione si vedano in particolare Herbert Davidson, "Maimonides` Secret Position on Creation", Studies in Medieval Jewish History and Literature, Harvard University Press, 1979, pp. 16-40; Gad Freudenthal, "Maimonides on the Knowability of the Heavens and of Their Mover: Guide 2:24", Aleph 8, 2008, pp. 151-157; Sarah Klein-Brelavy, Maimonides` Interpretation of the Creation Story, Reuven Mass Press, 1988 (in ebr.); Abraham Nuriel, "Creation of the World or Eternity Accoding to Maimonides", Revealed and Hidden in Medieval Jewish Philosophy, Magnes Press, 1980, pp.25-40; Kenneth Seeskin, Maimonides: A Guide for Today's Perplexed, Behrman House, 1991, passim & ss.vv.
  2. Alfred L. Ivry, “Maimonides on Creation”, Creation and the End of Days: Judaism and Scientific Cosmology, D. Novack & N. Samuelson (curatori), pp. 185-214; id., “Maimonides on the Creation of the World”, Shlomo Pines Jubilee Volume, M. Idel et al., vol. 2, pp. 115-137; Norbert Samuelson, “Maimonides’ Doctrine of Creation”, Harvard Theological Review 84, 1991, pp. 249-271.