Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Un nuovo inizio: la letteratura israeliana: differenze tra le versioni

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Gli scrittori israeliani volevano combinare il riorientamento degli ebrei e di Israele con un nuovo spirito nella letteratura. Secondo questa visione, doveva essere di genere differente e di livello differente. Dopo tutto, la letteratura ebraica era ora l'espressione di un popolo indipendente nella propria terra, e non l'interesse di piccoli gruppi in nazioni straniere dove gli ebrei erano solo una minoranza mal tollerata. C'era ora un'unità totale, che esprimeva un interesse nazionale, non un interesse etnico o religioso specialistico nell'ambito di un più vasto complesso. C'erano quindi nuove responsabilità implicite nel fare politica e formare una prospettiva matura e onnicomprensiva. Proprio come si era assistito ad un senso di distinzione autocaratterizzante da parte degli scrittori ebrei immigrati in Palestina che desideravano differenziarsi dai propri predecessori, così anche gli scrittori israeliani si sentivano diversi dagli scrittori pre-israeliani. Volevano investire la letteratura ebraica di un carattere ''[[w:Sabra|sabra]]'' (israeliano natio), sia di vedute che di forme d'espressione. La loro lingua scritta era anche la loro lingua parlata, e stavano sviluppandosi in una condizione di normalità nazionale.<ref name="IsraLitt">Per questa sezione si sono consultati, ''int. al.'', i seguenti autori: Risa Domb, ''Identity and Modern Israeli Literature'', Vallentine Mitchell & Co Ltd, 2005; Ammiel Alcalay, ''Keys to the Garden: Israeli Writing in the Middle East'', City Lights Books, 1996; David Derovan, ''Israeli Culture in Perspective'', Mitchell Lane Publishers, 2014; Dvir Abramovich, ''Back to the Future: Israeli Literature of the 1980s and 1990s'', Cambridge Scholars Publishing, 2011; Runo Isaksen, ''Literature and War: Conversations with Israeli and Palestinian Writers'', Olive Branch Press, 2008; Shai Ginsburg, ''Rhetoric and Nation: The Formation of Hebrew National Culture, 1880-1990'', Syracuse University Press, 2014, ''passim''.</ref>
Gli scrittori israeliani volevano combinare il riorientamento degli ebrei e di Israele con un nuovo spirito nella letteratura. Secondo questa visione, doveva essere di genere differente e di livello differente. Dopo tutto, la letteratura ebraica era ora l'espressione di un popolo indipendente nella propria terra, e non l'interesse di piccoli gruppi in nazioni straniere dove gli ebrei erano solo una minoranza mal tollerata. C'era ora un'unità totale, che esprimeva un interesse nazionale, non un interesse etnico o religioso specialistico nell'ambito di un più vasto complesso. C'erano quindi nuove responsabilità implicite nel fare politica e formare una prospettiva matura e onnicomprensiva. Proprio come si era assistito ad un senso di distinzione autocaratterizzante da parte degli scrittori ebrei immigrati in Palestina che desideravano differenziarsi dai propri predecessori, così anche gli scrittori israeliani si sentivano diversi dagli scrittori pre-israeliani. Volevano investire la letteratura ebraica di un carattere ''[[w:Sabra|sabra]]'' (israeliano natio), sia di vedute che di forme d'espressione. La loro lingua scritta era anche la loro lingua parlata, e stavano sviluppandosi in una condizione di normalità nazionale.<ref name="IsraLitt">Per questa sezione si sono consultati, ''int. al.'', i seguenti autori: Risa Domb, ''Identity and Modern Israeli Literature'', Vallentine Mitchell & Co Ltd, 2005; Ammiel Alcalay, ''Keys to the Garden: Israeli Writing in the Middle East'', City Lights Books, 1996; David Derovan, ''Israeli Culture in Perspective'', Mitchell Lane Publishers, 2014; Dvir Abramovich, ''Back to the Future: Israeli Literature of the 1980s and 1990s'', Cambridge Scholars Publishing, 2011; Runo Isaksen, ''Literature and War: Conversations with Israeli and Palestinian Writers'', Olive Branch Press, 2008; Shai Ginsburg, ''Rhetoric and Nation: The Formation of Hebrew National Culture, 1880-1990'', Syracuse University Press, 2014, ''passim''.</ref>


La nuova letteratura periodica rifletteva questa tendenza sia nei programmi che nei contenuti. Internamente esistevano dei disaccordi politici e letterari che avevano una percezione comune di tale letteratura come "israeliana" (sebbene in essere e funzionante prima dell'indipendenza), piuttosto che soltanto "ebraica". Anche i nomi delle riviste implicavano questa visione — si vede per esempio ''Alef'', cioè la prima lettera dell'[[w:alfabeto ebraico|alfabeto ebraico]], che annunciava un nuovo inizio. La prima edizione della rivista uscì a Tel Aviv nel 1949, uscendo poi ad intervalli irregolari, e serviva da arena alle interpretazioni più radicali di "israelianismo" quale entità separata dal mondo ebraico in generale. La loro ideologia veniva conosciuta popolarmente come "[[w:Canaan|cananismo]]", ad indicare un suo risalire alla tradizione preisraelita della [[Terra di Israele|Terra]], ed il suo focalizzarsi sulla terra piuttosto che su un particolare gruppo etnico. Era quindi un'ideologia non ebraica, ad eccezione del senso incidentale che erano gli ebrei a venire in Palestina, e a leggere e scrivere questa letteratura. Anche il ''Yalqut Hareim'' ("Lo Zaino dei Compagni") fu una rivista "pre-indipendenza" emesso intermittentemente tra il 1942 e il 1946. La seguivano e serviva da punto d'incontro per la cosiddetta generazione [[w:Palmach|Palmach]],<ref>Il ''Palmach'' (in [[w:lingua ebraica|ebraico]] פלמ"ח, abbreviazione di פלוגות מחץ ''Plugot Maḥaṣ'' [pluˈgɔːt ma’χaːts] "compagnie d'attacco"), era la forza di combattimento regolare degli [[w:Yishuv|Yishuv]] (insediamenti ebraici) nella [[w:Mandato britannico della Palestina|Palestina britannica]], prima della fondazione dello stato di [[w:Israele|Israele]]. Sezione paramilitare della [[w:Haganah|Haganah]], il Palmach fu costituito il 15 (o il 19) maggio del 1941 col fine di curare l'addestramento dei giovani. Forza inizialmente dalla ridotta consistenza, l'anno appena prima della [[w:Guerra arabo-israeliana del 1948|guerra del 1948]] essa arrivò a contare tre (secondo altre fonti cinque) [[w:brigata|brigate]], oltre a reparti di supporto aerei, navali e di ''intelligence'', per un totale di circa 2.000 uomini. Il Palmach contribuì in modo significativo alla cultura e all<nowiki>'</nowiki>''ethos'' d'Israele, al di là del suo indubbio contributo militare. I suoi membri formarono per molti anni la spina dorsale dell'Alto Comando delle [[w:Forze di Difesa Israeliane|Forze di Difesa Israeliane]] per diventare in seguito importanti uomini politici e di cultura. Cfr. ''The Palmach—Its Warriors and Operation'', di Uri Brener, ediz. speciale per la Conferenza Nazionale Palmach, 1978.</ref> un gruppo pionieristico aggressivamente nazionalista ma di sinistra, collettivista, consapevolmente antifascista. Sotto il patrocinio di [[w:Moshe Shamir|Moshe Shamir]], sosteneva dottrine estratte dal Realismo Socialista. Non avremo, insisteva, al posto della vecchia "una letteratura ingenua, dolciastra, banale, amena, ma una che sia realistica e rivoluzionaria, una letteratura senza pietà." (''Yalqut Hareim'', nr. 3, 1946). Tale letteratura doveva essere non rivoluzionaria nello stile e nella tecnica, ma rivoluzionaria nel senso che era connessa al processo politico e sociale. Una terza rivista, ''Liqrath'', di vita piuttosto breve (1952-1953), fu più esclusivamente letteraria, evitando associazioni restrittive o sopecificamente politiche. Ma anche qui, il titolo (che significa "Avanti") implica novità e potenziale invece che tradizione. Si riteneva — sotto la guida principalmente di poeti come N. Zach, M. Dor, Y. Amichai e A. Sivan — aperta a possibilità di sviluppo alla luce di necessità contemporanee. I contributori erano particolarmente giovani, di solito studenti, meno consapevolmente israeliani in senso politico, che coltivavano uno stile poetico apolitico, dove in genere predominava l'immagine.<ref name="IsraLitt"/>
La nuova letteratura periodica rifletteva questa tendenza sia nei programmi che nei contenuti. Internamente esistevano dei disaccordi politici e letterari che avevano una percezione comune di tale letteratura come "israeliana" (sebbene in essere e funzionante prima dell'indipendenza), piuttosto che soltanto "ebraica". Anche i nomi delle riviste implicavano questa visione — si vede per esempio ''Alef'', cioè la prima lettera dell'[[w:alfabeto ebraico|alfabeto ebraico]], che annunciava un nuovo inizio. La prima edizione della rivista uscì a Tel Aviv nel 1949, uscendo poi ad intervalli irregolari, e serviva da arena alle interpretazioni più radicali di "israelianismo" quale entità separata dal mondo ebraico in generale. La loro ideologia veniva conosciuta popolarmente come "[[w:Canaan|cananismo]]", ad indicare un suo risalire alla tradizione preisraelita della [[w:Terra di Israele|Terra]], ed il suo focalizzarsi sulla terra piuttosto che su un particolare gruppo etnico. Era quindi un'ideologia non ebraica, ad eccezione del senso incidentale che erano gli ebrei a venire in Palestina, e a leggere e scrivere questa letteratura. Anche il ''Yalqut Hareim'' ("Lo Zaino dei Compagni") fu una rivista "pre-indipendenza" emesso intermittentemente tra il 1942 e il 1946. La seguivano e serviva da punto d'incontro per la cosiddetta generazione [[w:Palmach|Palmach]],<ref>Il ''Palmach'' (in [[w:lingua ebraica|ebraico]] פלמ"ח, abbreviazione di פלוגות מחץ ''Plugot Maḥaṣ'' [pluˈgɔːt ma’χaːts] "compagnie d'attacco"), era la forza di combattimento regolare degli [[w:Yishuv|Yishuv]] (insediamenti ebraici) nella [[w:Mandato britannico della Palestina|Palestina britannica]], prima della fondazione dello stato di [[w:Israele|Israele]]. Sezione paramilitare della [[w:Haganah|Haganah]], il Palmach fu costituito il 15 (o il 19) maggio del 1941 col fine di curare l'addestramento dei giovani. Forza inizialmente dalla ridotta consistenza, l'anno appena prima della [[w:Guerra arabo-israeliana del 1948|guerra del 1948]] essa arrivò a contare tre (secondo altre fonti cinque) [[w:brigata|brigate]], oltre a reparti di supporto aerei, navali e di ''intelligence'', per un totale di circa 2.000 uomini. Il Palmach contribuì in modo significativo alla cultura e all<nowiki>'</nowiki>''ethos'' d'Israele, al di là del suo indubbio contributo militare. I suoi membri formarono per molti anni la spina dorsale dell'Alto Comando delle [[w:Forze di Difesa Israeliane|Forze di Difesa Israeliane]] per diventare in seguito importanti uomini politici e di cultura. Cfr. ''The Palmach—Its Warriors and Operation'', di Uri Brener, ediz. speciale per la Conferenza Nazionale Palmach, 1978.</ref> un gruppo pionieristico aggressivamente nazionalista ma di sinistra, collettivista, consapevolmente antifascista. Sotto il patrocinio di [[w:Moshe Shamir|Moshe Shamir]], sosteneva dottrine estratte dal Realismo Socialista. Non avremo, insisteva, al posto della vecchia "una letteratura ingenua, dolciastra, banale, amena, ma una che sia realistica e rivoluzionaria, una letteratura senza pietà." (''Yalqut Hareim'', nr. 3, 1946). Tale letteratura doveva essere non rivoluzionaria nello stile e nella tecnica, ma rivoluzionaria nel senso che era connessa al processo politico e sociale. Una terza rivista, ''Liqrath'', di vita piuttosto breve (1952-1953), fu più esclusivamente letteraria, evitando associazioni restrittive o sopecificamente politiche. Ma anche qui, il titolo (che significa "Avanti") implica novità e potenziale invece che tradizione. Si riteneva — sotto la guida principalmente di poeti come N. Zach, M. Dor, Y. Amichai e A. Sivan — aperta a possibilità di sviluppo alla luce di necessità contemporanee. I contributori erano particolarmente giovani, di solito studenti, meno consapevolmente israeliani in senso politico, che coltivavano uno stile poetico apolitico, dove in genere predominava l'immagine.<ref name="IsraLitt"/>


==Galleria di autori israeliani==
==Galleria di autori israeliani==
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VictorOstrovsky.jpg|Victor Ostrovsky, 2010
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==Note==
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Versione delle 15:36, 26 dic 2014

Copertina di libro israeliano, dell'autore Avihai Rubin[1]

Le tendenze verso la concentrazione della letteratura ebraica in Palestina piuttosto che nella diaspora come descritta nel Capitolo 5 vennero ulteriormente confermate dalla creazione dello Stato di Israele. Uno stato sovrano con una popolazione crescente offriva una patria agli ebrei del mondo. Nel frattempo, la diaspora stava annaspando nel ritorno dall'Olocausto, che aveva in effetti distrutto il popolo ebraico d'Europa. E le due rimanenti comunità importanti stavano sparendo come entità culturali — nell'Unione Sovietica sotto la pressione di proibizioni e discriminazione, e negli Stati Uniti attraverso l'assimilazione naturale. Israele divenne l'unica fonte particolarista dell'espressione ebraica. L'ebraico era la lingua ufficiale e la letteratura ebraica veniva incoraggiata nazionalmente. La produzione di libri fece un salto in avanti, specialmente negli anni subito dopo la dichiarazione dello Stato d'indipendenza, quando la popolazione aumentò in maniera massiccia. Tra maggio 1948 e dicembre 1951 il totale d'immigrazione ammontava a 684.201 persone,[2] indicando la tendenza del mondo ebraico a cercare residenza in Israele piuttosto che altrove (sebbene anche oggi solo un quarto della popolazione ebraica mondiale risieda in Israele).[2]

Gli scrittori israeliani volevano combinare il riorientamento degli ebrei e di Israele con un nuovo spirito nella letteratura. Secondo questa visione, doveva essere di genere differente e di livello differente. Dopo tutto, la letteratura ebraica era ora l'espressione di un popolo indipendente nella propria terra, e non l'interesse di piccoli gruppi in nazioni straniere dove gli ebrei erano solo una minoranza mal tollerata. C'era ora un'unità totale, che esprimeva un interesse nazionale, non un interesse etnico o religioso specialistico nell'ambito di un più vasto complesso. C'erano quindi nuove responsabilità implicite nel fare politica e formare una prospettiva matura e onnicomprensiva. Proprio come si era assistito ad un senso di distinzione autocaratterizzante da parte degli scrittori ebrei immigrati in Palestina che desideravano differenziarsi dai propri predecessori, così anche gli scrittori israeliani si sentivano diversi dagli scrittori pre-israeliani. Volevano investire la letteratura ebraica di un carattere sabra (israeliano natio), sia di vedute che di forme d'espressione. La loro lingua scritta era anche la loro lingua parlata, e stavano sviluppandosi in una condizione di normalità nazionale.[3]

La nuova letteratura periodica rifletteva questa tendenza sia nei programmi che nei contenuti. Internamente esistevano dei disaccordi politici e letterari che avevano una percezione comune di tale letteratura come "israeliana" (sebbene in essere e funzionante prima dell'indipendenza), piuttosto che soltanto "ebraica". Anche i nomi delle riviste implicavano questa visione — si vede per esempio Alef, cioè la prima lettera dell'alfabeto ebraico, che annunciava un nuovo inizio. La prima edizione della rivista uscì a Tel Aviv nel 1949, uscendo poi ad intervalli irregolari, e serviva da arena alle interpretazioni più radicali di "israelianismo" quale entità separata dal mondo ebraico in generale. La loro ideologia veniva conosciuta popolarmente come "cananismo", ad indicare un suo risalire alla tradizione preisraelita della Terra, ed il suo focalizzarsi sulla terra piuttosto che su un particolare gruppo etnico. Era quindi un'ideologia non ebraica, ad eccezione del senso incidentale che erano gli ebrei a venire in Palestina, e a leggere e scrivere questa letteratura. Anche il Yalqut Hareim ("Lo Zaino dei Compagni") fu una rivista "pre-indipendenza" emesso intermittentemente tra il 1942 e il 1946. La seguivano e serviva da punto d'incontro per la cosiddetta generazione Palmach,[4] un gruppo pionieristico aggressivamente nazionalista ma di sinistra, collettivista, consapevolmente antifascista. Sotto il patrocinio di Moshe Shamir, sosteneva dottrine estratte dal Realismo Socialista. Non avremo, insisteva, al posto della vecchia "una letteratura ingenua, dolciastra, banale, amena, ma una che sia realistica e rivoluzionaria, una letteratura senza pietà." (Yalqut Hareim, nr. 3, 1946). Tale letteratura doveva essere non rivoluzionaria nello stile e nella tecnica, ma rivoluzionaria nel senso che era connessa al processo politico e sociale. Una terza rivista, Liqrath, di vita piuttosto breve (1952-1953), fu più esclusivamente letteraria, evitando associazioni restrittive o sopecificamente politiche. Ma anche qui, il titolo (che significa "Avanti") implica novità e potenziale invece che tradizione. Si riteneva — sotto la guida principalmente di poeti come N. Zach, M. Dor, Y. Amichai e A. Sivan — aperta a possibilità di sviluppo alla luce di necessità contemporanee. I contributori erano particolarmente giovani, di solito studenti, meno consapevolmente israeliani in senso politico, che coltivavano uno stile poetico apolitico, dove in genere predominava l'immagine.[3]

Galleria di autori israeliani

Note

  1. כריכתו של הספר "אהבה אחת ושתי תקופות חיים של בדידות" של אביחי רובין
  2. 2,0 2,1 Encyclopaedia Judaica, "Jewish Demography" - popolazione ebraica mondiale, cifre e distribuzione.
  3. 3,0 3,1 Per questa sezione si sono consultati, int. al., i seguenti autori: Risa Domb, Identity and Modern Israeli Literature, Vallentine Mitchell & Co Ltd, 2005; Ammiel Alcalay, Keys to the Garden: Israeli Writing in the Middle East, City Lights Books, 1996; David Derovan, Israeli Culture in Perspective, Mitchell Lane Publishers, 2014; Dvir Abramovich, Back to the Future: Israeli Literature of the 1980s and 1990s, Cambridge Scholars Publishing, 2011; Runo Isaksen, Literature and War: Conversations with Israeli and Palestinian Writers, Olive Branch Press, 2008; Shai Ginsburg, Rhetoric and Nation: The Formation of Hebrew National Culture, 1880-1990, Syracuse University Press, 2014, passim.
  4. Il Palmach (in ebraico פלמ"ח, abbreviazione di פלוגות מחץ Plugot Maḥaṣ [pluˈgɔːt ma’χaːts] "compagnie d'attacco"), era la forza di combattimento regolare degli Yishuv (insediamenti ebraici) nella Palestina britannica, prima della fondazione dello stato di Israele. Sezione paramilitare della Haganah, il Palmach fu costituito il 15 (o il 19) maggio del 1941 col fine di curare l'addestramento dei giovani. Forza inizialmente dalla ridotta consistenza, l'anno appena prima della guerra del 1948 essa arrivò a contare tre (secondo altre fonti cinque) brigate, oltre a reparti di supporto aerei, navali e di intelligence, per un totale di circa 2.000 uomini. Il Palmach contribuì in modo significativo alla cultura e all'ethos d'Israele, al di là del suo indubbio contributo militare. I suoi membri formarono per molti anni la spina dorsale dell'Alto Comando delle Forze di Difesa Israeliane per diventare in seguito importanti uomini politici e di cultura. Cfr. The Palmach—Its Warriors and Operation, di Uri Brener, ediz. speciale per la Conferenza Nazionale Palmach, 1978.