Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Un nuovo inizio: la letteratura israeliana: differenze tra le versioni

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''Alef'' è meno rivoluzionario sul modello sovietico, ma accetta meno la linea prevalente. Critica il [[w:Mapam|Mapam]] (partito sionista della sinistra) e implicitamente il ''Yalqut'', per aver accettato ciecamente la politica sovietica: "L'attaccamento di quel partito a Israele è misterioso. Perché non gli dovrebbe piacere il [[w:Unione generale dei lavoratori ebrei|Bund]], lavorare per un socialista ebreo altrove?" (''Alef'', gennaio 1950). Tra i partecipanti ad ''Alef'' figurano i poeti A. Kenan e A. Amir, che instono sul diritto di coloro che vivono nella Terra a darle la forma che preferiscono e a scegliere una qualsiasi direzione appropriata; il romanziere B. Tammuz, che pubblicò lì i suoi primi racconti; e l'ideologo principale del movimento, il poeta Y. Ratosh, che diede inizio ad una poetica ebraica di tipo orientale (sebbene egli stesso provenisse dall'Europa dell'Est. Insistettero su "Ebraismo" piuttosto che "Giudaismo" e parlarono di "un nuovo prin cipio" nell'articolo "Iniziamo da Alef" (''Alef'' 1, 1949). Il destino della nazione doveva essere determinato dai suoi abitanti "senza riguardo a religione, comunità o origine, ed in riconoscimento del carattere del popolo che vive in Israele distinto dalla popolazione ebraica in generale". Ed in un altro articolo: "il centro dei giovani ebrei (come si facevano chiamare) vede lo Stato di Israele non come Terra Santa ma come popolo separato, come nazione sovrana, parte della più grande terra ebraica del rinascimento ebraico nel suo complesso — un rinascimento nazionale, secolare, non religioso e non confessionale." È perché la politica pubblica non è di questo colore, ma è invece esclusivista, settaria, zelante nella sua unica lealtà agli ebrei, che ''Alef'' lancia questo attacco. Assume che la natura dello stato ebraico sarà facilmente e prontamente accettata come dominante da tutti i residenti della regione. Anche le lealtà letterarie della rivista sono caratteristicamente ''sabra'', originarie della Terra, criticando gli associamenti extraterritoriali. In particolare promuove il romanziere '''S. Yizhar''' (pseudonimo di Yizhar Smilansky, 1916–2006), e gradisce i suoi attacchi fantasiosi contro i comportamenti ebraici.<ref>[http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/biography/yizhar.html Vita e Opere di S. Yizhar] presso la [[w:Jewish Virtual Library|Jewish Virtual Library]]; Elisha Porat, "[http://www.literatura.co.il/website/index.asp?id=2168 From the Edge of the North to the ''Edge of the Negev'']", saggio sulle fonti delle opere di S. Yizhar, al sito ''Literatura'' (in ebr.); Joseph Galron-Goldschläger (cur.), "[http://library.osu.edu/projects/hebrew-lexicon/00113.php S. Yizhar]", in ''Modern Hebrew Literature: a Bio-Bibliographical Lexicon'' (in ebr.); "[http://www.ithl.org.il/page_13287 S. Yizhar]", bibliografia all'Institute for Translation of Hebrew Literature; [http://www.guardian.co.uk/israel/Story/0,,1856931,00.html "Yizhar Smilansky"] su ''[[w:The Guardian|Guardian]]'', necrologio scritto da Lawrence Joffe, 24/08/2006; [http://www.zeek.net/704fiction/ Stralcio in ingl. del romanzo autobiografico ''Preliminaries'']; [http://www.ibiseditions.com/home/forthcoming4.html ''Khirbet Khizeh'', trad. ingl.]</ref>
''Alef'' è meno rivoluzionario sul modello sovietico, ma accetta meno la linea prevalente. Critica il [[w:Mapam|Mapam]] (partito sionista della sinistra) e implicitamente il ''Yalqut'', per aver accettato ciecamente la politica sovietica: "L'attaccamento di quel partito a Israele è misterioso. Perché non gli dovrebbe piacere il [[w:Unione generale dei lavoratori ebrei|Bund]], lavorare per un socialista ebreo altrove?" (''Alef'', gennaio 1950). Tra i partecipanti ad ''Alef'' figurano i poeti A. Kenan e A. Amir, che instono sul diritto di coloro che vivono nella Terra a darle la forma che preferiscono e a scegliere una qualsiasi direzione appropriata; il romanziere B. Tammuz, che pubblicò lì i suoi primi racconti; e l'ideologo principale del movimento, il poeta Y. Ratosh, che diede inizio ad una poetica ebraica di tipo orientale (sebbene egli stesso provenisse dall'Europa dell'Est. Insistettero su "Ebraismo" piuttosto che "Giudaismo" e parlarono di "un nuovo prin cipio" nell'articolo "Iniziamo da Alef" (''Alef'' 1, 1949). Il destino della nazione doveva essere determinato dai suoi abitanti "senza riguardo a religione, comunità o origine, ed in riconoscimento del carattere del popolo che vive in Israele distinto dalla popolazione ebraica in generale". Ed in un altro articolo: "il centro dei giovani ebrei (come si facevano chiamare) vede lo Stato di Israele non come Terra Santa ma come popolo separato, come nazione sovrana, parte della più grande terra ebraica del rinascimento ebraico nel suo complesso — un rinascimento nazionale, secolare, non religioso e non confessionale." È perché la politica pubblica non è di questo colore, ma è invece esclusivista, settaria, zelante nella sua unica lealtà agli ebrei, che ''Alef'' lancia questo attacco. Assume che la natura dello stato ebraico sarà facilmente e prontamente accettata come dominante da tutti i residenti della regione. Anche le lealtà letterarie della rivista sono caratteristicamente ''sabra'', originarie della Terra, criticando gli associamenti extraterritoriali. In particolare promuove il romanziere '''S. Yizhar''' (pseudonimo di Yizhar Smilansky, 1916–2006), e gradisce i suoi attacchi fantasiosi contro i comportamenti ebraici.<ref>[http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/biography/yizhar.html Vita e Opere di S. Yizhar] presso la [[w:Jewish Virtual Library|Jewish Virtual Library]]; Elisha Porat, "[http://www.literatura.co.il/website/index.asp?id=2168 From the Edge of the North to the ''Edge of the Negev'']", saggio sulle fonti delle opere di S. Yizhar, al sito ''Literatura'' (in ebr.); Joseph Galron-Goldschläger (cur.), "[http://library.osu.edu/projects/hebrew-lexicon/00113.php S. Yizhar]", in ''Modern Hebrew Literature: a Bio-Bibliographical Lexicon'' (in ebr.); "[http://www.ithl.org.il/page_13287 S. Yizhar]", bibliografia all'Institute for Translation of Hebrew Literature; [http://www.guardian.co.uk/israel/Story/0,,1856931,00.html "Yizhar Smilansky"] su ''[[w:The Guardian|Guardian]]'', necrologio scritto da Lawrence Joffe, 24/08/2006; [http://www.zeek.net/704fiction/ Stralcio in ingl. del romanzo autobiografico ''Preliminaries'']; [http://www.ibiseditions.com/home/forthcoming4.html ''Khirbet Khizeh'', trad. ingl.]</ref>

''Liqrat'' promuoveva la poesia avanguardista e [[w:Imagismo|imagista]] che Amichai, Zach, Dor, Sivan e compagnia stavano iniziando a scrivere. In fogli ciclostilati queste poesie veniva diffuse e difese da declamatori, tra cui B. Hrushowski. Il tono della rivista è meno stridente e fiducioso delle altre due, più esitante e lirico. I contenuti dei versi sono usualmente personali.<ref name="Hrush">B. Hrushowski, ''Poetics Today'', Schenkman Publishing Company, Vol. 2, nr. 3, 1981, pp. 39-44; ''id.'', ''Papers On Poetics And Semiotics No. 4'', Israeli Institute For Poetics & Semiotics, 1976, pp. 36-60.</ref><ref name="IsraLitt"/>

In queste giovani riviste si nota quel settarismo di vita israeliana che provocava conflitti intestini del tipo già sperimentato da periodici ebraici precedenti. Nel complesso però caratterizzano gli interessi dei partecipanti in tutto: nella loro autopercezione come israeliani, le loro varie associazioni e visioni.<ref name="Hrush"/>

[[File:Moshe shamir1.jpg|thumb|150px|left|Moshe Shamir, anni '50]]
I periodici promulganbo il programma, annuncia le dichiarazioni ideologiche e fornisce la piattaforma agli scrittori più giovani. Ma se ne possono giudicare veramente i talenti mediante i volumi pubblicati. '''[[w:Moshe Shamir|Moshe Shamir]]''' (1921–2004) per esempio, si affermò come esponente della narrativa ''sabra'' con tre romanzi, pubblicati tra il 1947 e il 1951, cioè precisamente durante quel periodo in cui Israele stava combattendo per la propria esistenza, emergendo come Stato indipendente, e impegnandosi ad integrare un'immigrazione ebraica massiccia proveniente da tutto il mondo. L'autore aveva già annunciato il suo programma per la letteratura isrealiana: doveva rispecchiare la rivoluzione che stava avvenendo nella vita pubblica, piuttosto che la necessità di essere innovativi nella tecnica stilistica. Shamir non è innovativo, e ha prodotto tre narrazioni molto tradizionali con un eroe al centro di ognuna, una trama forte di eventi esterni, ed una moralità articolata che riflette gli assetti prevalenti nel paese. L'eroe dei romanzi di Shamir è un tipo di ''sabra'' che è diventato un cliché nel corso degli anni. Uri Cahana, in ''Hu Halakh Basadoth'' ("Camminò nei campi", 1947), è prestante, attraente, non troppo introspettivo, e si relaziona totalmente a situazioni locali in via di sviluppo, come l'agricoltura, le sicurezza e la propria maturità incombente. Crede nella responsabilità collettiva come "compagno" (titolo anche della rivista di Shamir). A differenza di suo padre Willy, che aveva scelto il kibbutz tra varie alternative, Uri non ha opzioni. Si sviluppa nella situazione in cui è nato. Israele è un dato di fatto, il kibbutz pure, una morte prematura anche possibile. L'eroe tipico di Shamir muore giovane, in un senso di necessità e accettazione del proprio ruolo. Tutte queste cose sono date per scontate.<ref name="Shamir">Per testi e bibliografie di Moshe Shamir, cfr. [http://www.ithl.org.il/page_14662 "Moshe Shamir"], Institute for Translation of Hebrew Literature; [http://www.knesset.gov.il/mk/eng/mk_eng.asp?mk_individual_id_t=656 "Moshe Shamir"], Knesset, membri parlamentari; [http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/biography/mshamir.html "Moshe Shamir"], Jewish Virtual Library.</ref>

''Bemo Yadaw'' ("Con le proprie mani", 1951) ha come protagonista suo fratello Elik, caduto nella [[w:Guerra arabo-israeliana del 1948|Guerra d'indipendenza]], e si apre con la frase "Elik nacque dal mare". Sebbene il contesto sia allegro, il sentimento è sincero e generalizzato.


==Galleria di autori israeliani==
==Galleria di autori israeliani==
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Moshe shamir1.jpg|Moshe Shamir
Amos Oz by Kubik.JPG|Amos Oz, 2005
Amos Oz by Kubik.JPG|Amos Oz, 2005
Aharon Appelfeld al Festival della Mente 2009.png|Aharon Appelfeld al Festival della Mente, 2009
Aharon Appelfeld al Festival della Mente 2009.png|Aharon Appelfeld al Festival della Mente, 2009

Versione delle 13:56, 27 dic 2014

Copertina di libro israeliano, dell'autore Avihai Rubin[1]

Le tendenze verso la concentrazione della letteratura ebraica in Palestina piuttosto che nella diaspora come descritta nel Capitolo 5 vennero ulteriormente confermate dalla creazione dello Stato di Israele. Uno stato sovrano con una popolazione crescente offriva una patria agli ebrei del mondo. Nel frattempo, la diaspora stava annaspando nel ritorno dall'Olocausto, che aveva in effetti distrutto il popolo ebraico d'Europa. E le due rimanenti comunità importanti stavano sparendo come entità culturali — nell'Unione Sovietica sotto la pressione di proibizioni e discriminazione, e negli Stati Uniti attraverso l'assimilazione naturale. Israele divenne l'unica fonte particolarista dell'espressione ebraica. L'ebraico era la lingua ufficiale e la letteratura ebraica veniva incoraggiata nazionalmente. La produzione di libri fece un salto in avanti, specialmente negli anni subito dopo la dichiarazione dello Stato d'indipendenza, quando la popolazione aumentò in maniera massiccia. Tra maggio 1948 e dicembre 1951 il totale d'immigrazione ammontava a 684.201 persone,[2] indicando la tendenza del mondo ebraico a cercare residenza in Israele piuttosto che altrove (sebbene anche oggi solo un quarto della popolazione ebraica mondiale risieda in Israele).[2]

Gli scrittori israeliani volevano combinare il riorientamento degli ebrei e di Israele con un nuovo spirito nella letteratura. Secondo questa visione, doveva essere di genere differente e di livello differente. Dopo tutto, la letteratura ebraica era ora l'espressione di un popolo indipendente nella propria terra, e non l'interesse di piccoli gruppi in nazioni straniere dove gli ebrei erano solo una minoranza mal tollerata. C'era ora un'unità totale, che esprimeva un interesse nazionale, non un interesse etnico o religioso specialistico nell'ambito di un più vasto complesso. C'erano quindi nuove responsabilità implicite nel fare politica e formare una prospettiva matura e onnicomprensiva. Proprio come si era assistito ad un senso di distinzione autocaratterizzante da parte degli scrittori ebrei immigrati in Palestina che desideravano differenziarsi dai propri predecessori, così anche gli scrittori israeliani si sentivano diversi dagli scrittori pre-israeliani. Volevano investire la letteratura ebraica di un carattere sabra (israeliano natio), sia di vedute che di forme d'espressione. La loro lingua scritta era anche la loro lingua parlata, e stavano sviluppandosi in una condizione di normalità nazionale.[3]

La nuova letteratura periodica rifletteva questa tendenza sia nei programmi che nei contenuti. Internamente esistevano dei disaccordi politici e letterari che avevano una percezione comune di tale letteratura come "israeliana" (sebbene in essere e funzionante prima dell'indipendenza), piuttosto che soltanto "ebraica". Anche i nomi delle riviste implicavano questa visione — si vede per esempio Alef, cioè la prima lettera dell'alfabeto ebraico, che annunciava un nuovo inizio. La prima edizione della rivista uscì a Tel Aviv nel 1949, uscendo poi ad intervalli irregolari, e serviva da arena alle interpretazioni più radicali di "israelianismo" quale entità separata dal mondo ebraico in generale. La loro ideologia veniva conosciuta popolarmente come "cananismo", ad indicare un suo risalire alla tradizione preisraelita della Terra, ed il suo focalizzarsi sulla terra piuttosto che su un particolare gruppo etnico. Era quindi un'ideologia non ebraica, ad eccezione del senso incidentale che erano gli ebrei a venire in Palestina, e a leggere e scrivere questa letteratura. Anche il Yalqut Hareim ("Lo Zaino dei Compagni") fu una rivista "pre-indipendenza" emesso intermittentemente tra il 1942 e il 1946. La seguivano e serviva da punto d'incontro per la cosiddetta generazione Palmach,[4] un gruppo pionieristico aggressivamente nazionalista ma di sinistra, collettivista, consapevolmente antifascista. Sotto il patrocinio di Moshe Shamir, sosteneva dottrine estratte dal Realismo Socialista. Non avremo, insisteva, al posto della vecchia "una letteratura ingenua, dolciastra, banale, amena, ma una che sia realistica e rivoluzionaria, una letteratura senza pietà." (Yalqut Hareim, nr. 3, 1946). Tale letteratura doveva essere non rivoluzionaria nello stile e nella tecnica, ma rivoluzionaria nel senso che era connessa al processo politico e sociale. Una terza rivista, Liqrath, di vita piuttosto breve (1952-1953), fu più esclusivamente letteraria, evitando associazioni restrittive o sopecificamente politiche. Ma anche qui, il titolo (che significa "Avanti") implica novità e potenziale invece che tradizione. Si riteneva — sotto la guida principalmente di poeti come N. Zach, M. Dor, Y. Amichai e A. Sivan — aperta a possibilità di sviluppo alla luce di necessità contemporanee. I contributori erano particolarmente giovani, di solito studenti, meno consapevolmente israeliani in senso politico, che coltivavano uno stile poetico apolitico, dove in genere predominava l'immagine.[3]

L'ideologia letteraria sovietica è percettibile indirettamente in Yalqut. Una dichiarazione di Shamir esorta ad un'esposizione totale dello scrittore al pubblico e a condividere i temi, mettendo da parte privacy e tenebre: "Non c'è altra vita al mondo che la nostra vita quotidiana, né una vita piacevole o non troppo piacevole, né dolori buoni o non troppo buoni, né belle parole, o parole non belle, istinti gradevoli o istinti sgradevoli, soggetti simpatici o antipatici. Non esiste luogo per nascondersi, né angolo oscuro nella vita dell'uomo che non richieda espressione "(Yalqut Hareim, nr. 3, 1946). Lo scrittore non è un individuo che soffre privatamente, ma una proprietà pubblica, e ha una responsabilità verso la propria generazione. Questa è la dottrina sovietica della responsabilità dello scrittore verso il pubblico, sebbene nell'Unione Sovietica il pubblico naturalmente sia rappresentato del Partito, cosicché lo scrittore deve articolare anche la linea del Partito. Lo scrittore deve inoltre esprimere una visione, cioè essere ottimista, aver fede, essere positivo, non sottomettersi alla negatività o alla disperazione. La funzione dello scrittore è di proclamare la dottrina rivoluzionaria, sionista. Il sionismo, afferma un'altra dichiarazione, rappresenta "una visione di redenzione... fede nella fratellanza delle nazioni e degli uomini" (Yalqut Hareim, nr. 4). Quale dovrebbe essere quindi il contenuto della letteratura ebraica contemporanea? Accettazione di una dottrina pionierista, senza di cui la letteratura ebraica è decadente: "Campi e strade sono l'imperativo della letteratura ebraica, e ancor di più, l'uomo nuovo ebreo, la sua risoluzione di vita." (ibid.)[3]

S. Yizhar, 1951

Alef è meno rivoluzionario sul modello sovietico, ma accetta meno la linea prevalente. Critica il Mapam (partito sionista della sinistra) e implicitamente il Yalqut, per aver accettato ciecamente la politica sovietica: "L'attaccamento di quel partito a Israele è misterioso. Perché non gli dovrebbe piacere il Bund, lavorare per un socialista ebreo altrove?" (Alef, gennaio 1950). Tra i partecipanti ad Alef figurano i poeti A. Kenan e A. Amir, che instono sul diritto di coloro che vivono nella Terra a darle la forma che preferiscono e a scegliere una qualsiasi direzione appropriata; il romanziere B. Tammuz, che pubblicò lì i suoi primi racconti; e l'ideologo principale del movimento, il poeta Y. Ratosh, che diede inizio ad una poetica ebraica di tipo orientale (sebbene egli stesso provenisse dall'Europa dell'Est. Insistettero su "Ebraismo" piuttosto che "Giudaismo" e parlarono di "un nuovo prin cipio" nell'articolo "Iniziamo da Alef" (Alef 1, 1949). Il destino della nazione doveva essere determinato dai suoi abitanti "senza riguardo a religione, comunità o origine, ed in riconoscimento del carattere del popolo che vive in Israele distinto dalla popolazione ebraica in generale". Ed in un altro articolo: "il centro dei giovani ebrei (come si facevano chiamare) vede lo Stato di Israele non come Terra Santa ma come popolo separato, come nazione sovrana, parte della più grande terra ebraica del rinascimento ebraico nel suo complesso — un rinascimento nazionale, secolare, non religioso e non confessionale." È perché la politica pubblica non è di questo colore, ma è invece esclusivista, settaria, zelante nella sua unica lealtà agli ebrei, che Alef lancia questo attacco. Assume che la natura dello stato ebraico sarà facilmente e prontamente accettata come dominante da tutti i residenti della regione. Anche le lealtà letterarie della rivista sono caratteristicamente sabra, originarie della Terra, criticando gli associamenti extraterritoriali. In particolare promuove il romanziere S. Yizhar (pseudonimo di Yizhar Smilansky, 1916–2006), e gradisce i suoi attacchi fantasiosi contro i comportamenti ebraici.[5]

Liqrat promuoveva la poesia avanguardista e imagista che Amichai, Zach, Dor, Sivan e compagnia stavano iniziando a scrivere. In fogli ciclostilati queste poesie veniva diffuse e difese da declamatori, tra cui B. Hrushowski. Il tono della rivista è meno stridente e fiducioso delle altre due, più esitante e lirico. I contenuti dei versi sono usualmente personali.[6][3]

In queste giovani riviste si nota quel settarismo di vita israeliana che provocava conflitti intestini del tipo già sperimentato da periodici ebraici precedenti. Nel complesso però caratterizzano gli interessi dei partecipanti in tutto: nella loro autopercezione come israeliani, le loro varie associazioni e visioni.[6]

Moshe Shamir, anni '50

I periodici promulganbo il programma, annuncia le dichiarazioni ideologiche e fornisce la piattaforma agli scrittori più giovani. Ma se ne possono giudicare veramente i talenti mediante i volumi pubblicati. Moshe Shamir (1921–2004) per esempio, si affermò come esponente della narrativa sabra con tre romanzi, pubblicati tra il 1947 e il 1951, cioè precisamente durante quel periodo in cui Israele stava combattendo per la propria esistenza, emergendo come Stato indipendente, e impegnandosi ad integrare un'immigrazione ebraica massiccia proveniente da tutto il mondo. L'autore aveva già annunciato il suo programma per la letteratura isrealiana: doveva rispecchiare la rivoluzione che stava avvenendo nella vita pubblica, piuttosto che la necessità di essere innovativi nella tecnica stilistica. Shamir non è innovativo, e ha prodotto tre narrazioni molto tradizionali con un eroe al centro di ognuna, una trama forte di eventi esterni, ed una moralità articolata che riflette gli assetti prevalenti nel paese. L'eroe dei romanzi di Shamir è un tipo di sabra che è diventato un cliché nel corso degli anni. Uri Cahana, in Hu Halakh Basadoth ("Camminò nei campi", 1947), è prestante, attraente, non troppo introspettivo, e si relaziona totalmente a situazioni locali in via di sviluppo, come l'agricoltura, le sicurezza e la propria maturità incombente. Crede nella responsabilità collettiva come "compagno" (titolo anche della rivista di Shamir). A differenza di suo padre Willy, che aveva scelto il kibbutz tra varie alternative, Uri non ha opzioni. Si sviluppa nella situazione in cui è nato. Israele è un dato di fatto, il kibbutz pure, una morte prematura anche possibile. L'eroe tipico di Shamir muore giovane, in un senso di necessità e accettazione del proprio ruolo. Tutte queste cose sono date per scontate.[7]

Bemo Yadaw ("Con le proprie mani", 1951) ha come protagonista suo fratello Elik, caduto nella Guerra d'indipendenza, e si apre con la frase "Elik nacque dal mare". Sebbene il contesto sia allegro, il sentimento è sincero e generalizzato.

Galleria di autori israeliani

Note

  1. כריכתו של הספר "אהבה אחת ושתי תקופות חיים של בדידות" של אביחי רובין
  2. 2,0 2,1 Encyclopaedia Judaica, "Jewish Demography" - popolazione ebraica mondiale, cifre e distribuzione.
  3. 3,0 3,1 3,2 3,3 Per questa sezione si sono consultati, int. al., i seguenti autori: Risa Domb, Identity and Modern Israeli Literature, Vallentine Mitchell & Co Ltd, 2005; Ammiel Alcalay, Keys to the Garden: Israeli Writing in the Middle East, City Lights Books, 1996; David Derovan, Israeli Culture in Perspective, Mitchell Lane Publishers, 2014; Dvir Abramovich, Back to the Future: Israeli Literature of the 1980s and 1990s, Cambridge Scholars Publishing, 2011; Runo Isaksen, Literature and War: Conversations with Israeli and Palestinian Writers, Olive Branch Press, 2008; Shai Ginsburg, Rhetoric and Nation: The Formation of Hebrew National Culture, 1880-1990, Syracuse University Press, 2014, passim.
  4. Il Palmach (in ebraico פלמ"ח, abbreviazione di פלוגות מחץ Plugot Maḥaṣ [pluˈgɔːt ma’χaːts] "compagnie d'attacco"), era la forza di combattimento regolare degli Yishuv (insediamenti ebraici) nella Palestina britannica, prima della fondazione dello stato di Israele. Sezione paramilitare della Haganah, il Palmach fu costituito il 15 (o il 19) maggio del 1941 col fine di curare l'addestramento dei giovani. Forza inizialmente dalla ridotta consistenza, l'anno appena prima della guerra del 1948 essa arrivò a contare tre (secondo altre fonti cinque) brigate, oltre a reparti di supporto aerei, navali e di intelligence, per un totale di circa 2.000 uomini. Il Palmach contribuì in modo significativo alla cultura e all'ethos d'Israele, al di là del suo indubbio contributo militare. I suoi membri formarono per molti anni la spina dorsale dell'Alto Comando delle Forze di Difesa Israeliane per diventare in seguito importanti uomini politici e di cultura. Cfr. The Palmach—Its Warriors and Operation, di Uri Brener, ediz. speciale per la Conferenza Nazionale Palmach, 1978.
  5. Vita e Opere di S. Yizhar presso la Jewish Virtual Library; Elisha Porat, "From the Edge of the North to the Edge of the Negev", saggio sulle fonti delle opere di S. Yizhar, al sito Literatura (in ebr.); Joseph Galron-Goldschläger (cur.), "S. Yizhar", in Modern Hebrew Literature: a Bio-Bibliographical Lexicon (in ebr.); "S. Yizhar", bibliografia all'Institute for Translation of Hebrew Literature; "Yizhar Smilansky" su Guardian, necrologio scritto da Lawrence Joffe, 24/08/2006; Stralcio in ingl. del romanzo autobiografico Preliminaries; Khirbet Khizeh, trad. ingl.
  6. 6,0 6,1 B. Hrushowski, Poetics Today, Schenkman Publishing Company, Vol. 2, nr. 3, 1981, pp. 39-44; id., Papers On Poetics And Semiotics No. 4, Israeli Institute For Poetics & Semiotics, 1976, pp. 36-60.
  7. Per testi e bibliografie di Moshe Shamir, cfr. "Moshe Shamir", Institute for Translation of Hebrew Literature; "Moshe Shamir", Knesset, membri parlamentari; "Moshe Shamir", Jewish Virtual Library.