Le religioni della Mesopotamia/La letteratura religiosa in Mesopotamia/Lamentazione sulla distruzione di Ur: differenze tra le versioni
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sila daĝal ezem-ma du3-a-ba saĝ bal-e-eš ba-ab-ĝar<br> e-sir2-e-sir2 ĝiri3 ĝal2-la-ba ad6 im-ma-an-ĝar-ĝar<br> ešemen kalam-ma ĝal2-la-ba uĝ3 zar-re-eš ba-an-du8<br> u3-mun kalam-ma-ke4 urud nagga-gin7 sur3-sur3 ba-ni-in-de6-eš<br> ad6-bi <sup>uzu</sup>i3-udu ud-de3 ĝal2-la-gin7 ni2-bi-a mu-un-zal-eš<br> lu2 <sup>urud</sup>ḫa-zi-in-e im-til-la-gin7 saĝ tug2 la-ba-ab-dul-eš<br> maš-da3 ĝiš-bur2-ra dab5-ba-gin7 ka saḫar-ra bi2-in-us2<br> lu2 ĝiš-gid2-da mu-un-ra-bi niĝ2-la2 ba-ra-bi2-in-la2-eš<br> i-gi4-in-zu ki ḫa-ri-iš-ta ama-ba-ka uš2-bi-a mu-un-nu2-eš<br> lu2 <sup>ĝiš</sup>mitum-e im-til-la-gin7 tug2 gibil ba-ra-bi2-in-la2-eš<br> lu2 kurun naĝ-a nu-me-eš-a gu3 zag-ga bi2-in-ĝal2-eš<br> <sup>ĝiš</sup>tukul-e gub-ba <sup>ĝiš</sup>tukul-e in-gaz uĝ3-e še am3-ša4<br> lu2-kar-ra-bi ud im-ma-du-bu-ul uĝ3-e še am3-ša4<br> urim2<sup>ki</sup>-ma sig9-ga kalag-ga-bi šag4-ĝar-ra im-til<br> um-ma ab-ba e2-ta nu-e3 izi mu-ni-in-sig10-sig10-ge5-eš<br> di4-di4-la2 ur2 ama-ba-ka nu2-a ku6-gin7 a ba-an-de6<br> emeda(UM.ME) <sup>da</sup> lirum kalag-ga-bi lirum ba-an-da-du8<br> dim2-ma kalam-ma u2-gu im-ta-an-de2 uĝ3-e še am3-ša4<br> ĝalga kalam-ma sug-ge4 ba-ab-gu7 uĝ3-e še am3-ša4<br> ama dumu-ni igi-ni ba-ra-e3 uĝ3-e še am3-ša4<br> ad-da dumu-ni-ta ba-da-an-kur2 uĝ3-e še am3-ša4<br> uru2-a dam ba-šub dumu ba-šub niĝ2-gur11 ba-bir-bir-re<br> saĝ gig2 ki-saĝ-ĝal2-la-ba im-me-de3-re7-eš|lingua=SUX}} |
sila daĝal ezem-ma du3-a-ba saĝ bal-e-eš ba-ab-ĝar<br> e-sir2-e-sir2 ĝiri3 ĝal2-la-ba ad6 im-ma-an-ĝar-ĝar<br> ešemen kalam-ma ĝal2-la-ba uĝ3 zar-re-eš ba-an-du8<br> u3-mun kalam-ma-ke4 urud nagga-gin7 sur3-sur3 ba-ni-in-de6-eš<br> ad6-bi <sup>uzu</sup>i3-udu ud-de3 ĝal2-la-gin7 ni2-bi-a mu-un-zal-eš<br> lu2 <sup>urud</sup>ḫa-zi-in-e im-til-la-gin7 saĝ tug2 la-ba-ab-dul-eš<br> maš-da3 ĝiš-bur2-ra dab5-ba-gin7 ka saḫar-ra bi2-in-us2<br> lu2 ĝiš-gid2-da mu-un-ra-bi niĝ2-la2 ba-ra-bi2-in-la2-eš<br> i-gi4-in-zu ki ḫa-ri-iš-ta ama-ba-ka uš2-bi-a mu-un-nu2-eš<br> lu2 <sup>ĝiš</sup>mitum-e im-til-la-gin7 tug2 gibil ba-ra-bi2-in-la2-eš<br> lu2 kurun naĝ-a nu-me-eš-a gu3 zag-ga bi2-in-ĝal2-eš<br> <sup>ĝiš</sup>tukul-e gub-ba <sup>ĝiš</sup>tukul-e in-gaz uĝ3-e še am3-ša4<br> lu2-kar-ra-bi ud im-ma-du-bu-ul uĝ3-e še am3-ša4<br> urim2<sup>ki</sup>-ma sig9-ga kalag-ga-bi šag4-ĝar-ra im-til<br> um-ma ab-ba e2-ta nu-e3 izi mu-ni-in-sig10-sig10-ge5-eš<br> di4-di4-la2 ur2 ama-ba-ka nu2-a ku6-gin7 a ba-an-de6<br> emeda(UM.ME) <sup>da</sup> lirum kalag-ga-bi lirum ba-an-da-du8<br> dim2-ma kalam-ma u2-gu im-ta-an-de2 uĝ3-e še am3-ša4<br> ĝalga kalam-ma sug-ge4 ba-ab-gu7 uĝ3-e še am3-ša4<br> ama dumu-ni igi-ni ba-ra-e3 uĝ3-e še am3-ša4<br> ad-da dumu-ni-ta ba-da-an-kur2 uĝ3-e še am3-ša4<br> uru2-a dam ba-šub dumu ba-šub niĝ2-gur11 ba-bir-bir-re<br> saĝ gig2 ki-saĝ-ĝal2-la-ba im-me-de3-re7-eš|lingua=SUX}} |
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* VII canto (251-329). A partire dalla linea 254 riprende il lamento della dea Ningal con la descrizione delle distruzioni materiali e la depredazione dei beni. |
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* VIII canto (331-386). Questo canto si rivolge a Ningal domandandole come fa la dea a sopravvivere vista la distruzione del suo santuario e visto che i suoi sacerdoti sono dispersi. |
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* VII canto (251-329). |
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* IX canto (388-399). Riassume le distruzioni procurate nella città di Ur. |
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* VIII canto (331-386). |
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* X canto (400-415) e XI canto (418-435). Sono i canti conclusivi in cui si invoca la compassione divina affinché quello che è accaduto non si ripeta mai più e che la città di Ur possa essere ricostruita. |
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* IX canto (388-399). |
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{{q|bufera che ha fatto scomparire la luce nel paese,<br> la bufera chiamata dall'odio di (An e di) Enlil ha impreversato.<br> Padre Nanna, una (tale) bufera sulla tua città non si posi (più). <br> I tuoi "capineri" non ne vedano (mai più) la faccia,<br> quella bufera che come pioggia che scende dal cielo, non torni più al suo posto.|linee 405-409; Castellino, p.300|ud-de3 ud kalam-ma u2-gu bi2-ib-de2-a re<br> |
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* X canto (400-415). |
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ud ḫul gig dug4-ga <sup>d</sup>en-lil2-la2-ta im-mi-in-zal-la re |
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a-a <sup>d</sup>nanna ud-bi uru2-zu-ta ki nam-ba-ĝa2-ĝa2 |
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* XI canto (418-435). |
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uĝ3 saĝ gig2-zu igi-«zu» nam-bi2-ib-du8 |
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ud-bi im an-ta šeĝ3-ĝe26-gin7 ki-tuš-bi nam-ba-gur-ru|lingua=SUX}} |
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{{q|xxx|xxx|xxx|lingua=SUX}} |
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Versione delle 11:51, 12 feb 2015
La Lamentazione per la distruzione di Ur è uno dei componimenti religiosi sumeri più significativi del periodo Ur III. Si compone di XI canti, per 435 linee, indicati come ki-ru-gú ("prostrazioni", "notazioni"; cuneiforme: ) di ineguale lunghezza e distinte da un'antifona e da un controcanto. La lingua è sumera, ma relativamente ai canti I-IV (vv. 1-75; 88-177) e VII (vv. 257-298; 302-329) il dialetto è femminile, detto eme-sal, il restante è in dialetto principale. Il testo principale si fonda su TRS 40 a cui sono stati aggiunti dal Kramer altri 21 testi. Al lavoro di Kramer si sono aggiunti i contributi di Jacobsen, Falkenstein e infine Rosengarten.
- I canto (1-39). Vengono elencate le città sumere e i suoi templi abbandonati dalle rispettive divinità poliadi all'avvicinarsi di quella che più avanti, nel rigo 87, viene indicata come "bufera" (sumerico ud; cuneiforme: ), termine, quest'ultimo, che intende rappresentare molto probabilmente le invasioni degli Elamiti e quindi la loro distruzione delle città sumere, con il conseguente crollo della civiltà sumera del periodo di Ur III. Nelle versioni conservate l'elenco delle città e delle divinità può differire sia nel numero che nell'ordine di esposizione, al nome della divinità e della città segue lo stesso ritornello: muš3 mi-ni-in-ga amaš-a-na lil2-e («nello stabbio vi gioca il vento.)».
Seguono i nomi delle divinità An, Enlil, Enki e Ninḫursaĝa/Ninmaḫ, Nintur, Utu, che hanno abbandonato i loro santuari (le loro case) nelle città sumere.
- II canto (40-75). Qui l'invito a elevare un lamento per la città di Ur (Urim, in sumerico) e quindi anche per le città di Nippur, Lagaš, Isin, Eridu, Uruk (Unug in sumerico).
- III canto (76-136). La dea Ningal (dea dei canneti, madre del dio Utu, il dio Sole, e della dea Inanna) si rivolge al suo sposo, il dio Nanna (dio Luna, legato alla generazione) in lacrime (er2; cuneiforme: ) per lo stato della città in cui questa coppia di dèi "abita", Ur, del suo destino inevitabile. Al verso 88 interviene in prima persona Inanna che avvia un grido di angoscia, un pianto (i-si-iš; cuneiforme: ) per la distruzione della città che giunge, con brevi interruzioni, fino al VII canto.
- IV canto (137-172). La dea Inanna si presenta al cospetto del dio An (antenato di tutti gli dèi) e del dio Enlil (re degli dèi) cercando di ottenere clemenza per la città. Ma gli dèi rifiutano e, anzi, ne decidono la completa distruzione.
- V canto (173-206). Qui vi è la descrizione della "bufera", dello scatenarsi del fuoco e dell'acqua, l'oscuramento del cielo e il cambiare del giorno in notte.
- VI canto (207-250). In questo canto vengono descritti gli effetti devastanti della "bufera":
- VII canto (251-329). A partire dalla linea 254 riprende il lamento della dea Ningal con la descrizione delle distruzioni materiali e la depredazione dei beni.
- VIII canto (331-386). Questo canto si rivolge a Ningal domandandole come fa la dea a sopravvivere vista la distruzione del suo santuario e visto che i suoi sacerdoti sono dispersi.
- IX canto (388-399). Riassume le distruzioni procurate nella città di Ur.
- X canto (400-415) e XI canto (418-435). Sono i canti conclusivi in cui si invoca la compassione divina affinché quello che è accaduto non si ripeta mai più e che la città di Ur possa essere ricostruita.
Note
- ↑ Sag-gi, le Teste Nere, ovvero i Sumeri.