Biografie cristologiche/Canoni e pratiche: differenze tra le versioni

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A causa dei rispettivi malintesi nell'interpretare storie condivise, ebrei e cristiani travisano anche il perché arrivino a differenti interpretazioni di Gesù e delle idee messianiche. Per esempio, l'Ebraismo non ha insegnamenti di "peccato originale" di per sé; non presuppone un'antropologia negativa in cui l'umanità esiste in uno stato di alienazione da Dio. Pertanto non richiede il sacrificio del Cristo per rettificare la trasgressione originale. Ma ciò non vuol dire che la tradizione ebraica ignori l'[[w:Eden|Eden]]. Un antico midrash narra: "Dopo che Adamo ebbe peccato, il Santo privò Adamo di sei cose: lo splendore del volto, la statura elevata, la vita senza morte, la perfezione dei frutti della terra, il Giardino dell'Eden e lo splendore dei luminari in cielo. Nel tempo a venire il Santo li ristabilirà." Una leggenda successiva estratta dal testo mistuico dello ''[[w:Zohar|Zohar]]'' suggerisce che Adamo ed Eva erano originariamente coperti di una sostanza simile alla [[w:Cheratina|cheratina]] delle unghie. Quindi ciò spiega perché nella celebrazione della ''[[w:Havdalah|Havdalah]]'' — cerimonia che separa la fine dello Shabbat dal resto della settimana — gli ebrei si guardano le unghie alla luce di una candela a due stoppini: vengono così rammentati che durante i susseguenti sei giorni di lavoro essi portano con sé una porzione dello Shabbat e una porzione dell'Eden.<ref>Stefan C. Reif, "Aspects of the Jewish contribution to biblical interpretation", in John Barton (cur.), ''The Cambridge Companion to Biblical Interpretation'', Cambridge University Press, 1998, pp. 143-159.</ref>
 
Interpretazioni diverse, con le relative implicazioni teologiche, vengono date alla storia di [[w:Abramo|Abramo]]. Sia l'Ebraismo che il Cristianesimo sono d'accordo che la storia di Abramo inizi con una chiamata divina in [https://www.biblegateway.com/passage/?search=genesi+12&version=CEI;LND Genesi 12]. Secondo Paolo, Abramo viene chiamato senza aver fatto nulla per meritarselo; egli è, come afferma Paolo, "giustificato dalla fede" ([https://www.biblegateway.com/passage/?search=rom+4&version=CEI;LND Rom. 4]). Paolo asserisce inoltre che le promesse fatte ad Abramo che il suo popolo sarà numeroso come i granelli di sabbia sulla spiaggia del mare e come le stelle del cielo, eluderà i discendenti di Abramo "secondo la carne" (cioè, gli ebrei) a favore di Gesù e di coloro che lo seguono (cfr. [[w:Lettera ai Galati|Galati]]).
 
La tradizione ebraica riempie le lacune del passato di Abramo, proprio come la tradizione cattolica ci racconta l'infanzia di Maria. Un noto midrash spiega che Abramo lavorava nel negozio di idoli del padre [[w:Terach|Terach]]. Lasciato dal padre a gestire il negozio in sua assenza, il giovane Abramo accidentalmente rompe un idolo. Capendo subito che le creazioni fatte di pietra e legno non sono divine, le distrugge tutte eccetto una. Quando il padre ritorna in negozio narturalmente si arrabbia e gli grida: "Ma cosa hai combinato?" ed il piccolo Abramo risponde "Non sono stato io, ma quell'idolo nell'angolo." Abramo aveva compreso che, poiché gli idoli non sono divinità, ci deve essere un'unica autorità divina. Pertanto la prima mossa viene fatta da Abramo verso Dio, e non Dio verso Abramo. Questa storiella accattivante è conosciuta anche dalla tradizione islamica, ed una versione appare in un antico testo cristiano intitolato ''[[w:Apocalisse di Abramo|L’Apocalisse di Abramo]]''.<ref name="RabLitt">Catherine Hezser, "Classical Rabbinic Literature", in Martin Goodman ''et al'' (curr.), ''The Oxford Handbook of Jewish Studies'', Oxford University Press, 2002, pp. 115-
140.</ref>
 
==Pratiche differenti==
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