Torah per sempre/Due Torah? Scritture e rabbini: differenze tra le versioni

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Quando Joshua ben Levi narrò questa storia non fu nel contesto di storia o dottrina, ma piuttosto per imprimere sui propri ascoltatori l'importanza ''sociale'' della Torah; la Torah non è concepita per gli "angeli", cioè per persone che si ritirano dalla società per fare una vita santa, ma per mortali ordinari che combattono nella lotta quotidiana dell'esistenza.
Quando Joshua ben Levi narrò questa storia non fu nel contesto di storia o dottrina, ma piuttosto per imprimere sui propri ascoltatori l'importanza ''sociale'' della Torah; la Torah non è concepita per gli "angeli", cioè per persone che si ritirano dalla società per fare una vita santa, ma per mortali ordinari che combattono nella lotta quotidiana dell'esistenza.

Il tema sotteso alla storia è la tradizione della Torah preesistente, da "974 generazioni prima che il mondo fosse creato", cioè mille generazioni incluse le ventisei da Adamo a Mosè, poiché la Torah è "per mille generazioni la parola da lui comandata" o "parola data per mille generazioni" ([https://www.biblegateway.com/passage/?search=salmi+105%3A8&version=CEI;LND;NR2006 Salmi 105:8]). Questa è un'interpretazione platonica della Torah come conoscenza perfetta, il Bene assoluto. Riecheggia il linguaggio della letteratura sapienziale biblica:
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prima di ogni sua opera, fin d'allora.<br />
Dall'eternità sono stata costituita,<br />
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Diventa esplicito nei riferimenti del ''Libro dei Giubilei'' pseudoepigrafico, composto tra il 160 e il 150 a.E.V., quando cita le "tavole celesti" su cui è iscritta la legge (cfr. [http://www.giovannigiorgi.it/dwn/apocrifi/Libro_dei_Giubilei.pdf 3:31]).


== La Torah Scritta e la Torah Orale ==
== La Torah Scritta e la Torah Orale ==

Versione delle 20:57, 22 apr 2016

Indice del libro


Commentario alla Mishnah, di Maimonide: manoscritto autografo, Egitto, XII secolo
Commentario alla Mishnah, di Maimonide: manoscritto autografo, Egitto, XII secolo

La Mishnah fu completata in Galilea verso il 210 E.V., sotto la direzione di Judah haNasi.[1] Articolava il programma di una delle numerose forme competitive di ebraismo del tempo, ma emerse rapidamente come testo formativo dell'ebraismo specificamente "rabbinico" che sopravvisse dal Medioevo fino ai tempi odierni. Materiale simile, insieme coi commenti, venne raccolto in una compilazione supplementare, la Tosefta. Molto del contenuto di Mishnah e Tosefta, inseme con materiale correlato, fu rielaborato in una serie di midrashim halakhici, o commentari, di Esodo (Mekhilta), Levitico (Sifra), Numeri e Deuteronomio (Sifrei). Questi, insieme ad altri scritti ora perduti, costituiscono i testi tannaitici, e gli insegnanti le cui opinioni vi sono registrate sono noti come tanna`im, ḥakhamim (saggi), o rabbini. Le leggi contenuti in queste opere furono elaborate, applicate nei tribunali rabbinici (Beith Din), insegnate e discusse nelle scuole della Palestina romana, della Babilonia persiana, e infine in altre aree degli insediamenti ebraici. Le discussioni, insieme a materiale omiletico e altro, forma il Talmud. Il Talmud della terra di Israele, completato sotto il dominio bizantino nel 450 circa, è conosciuto come il Talmud gerosolimitano o palestinese (Talmud Yerushalmi); quello di Babilonia, completato verso il 600 sotto il dominio sassanide, è il Talmud babilonese (Talmud Bavli).[2]

w:Acharonimw:Rishonimw:Geonimw:Savoraimw:Amoraimw:Tannaimw:Zugot

Come fecero tutte queste opere ad essere intese come appartenenti alla "Torah", e come fu modificato di conseguenza il concetto di "Torah dal Cielo"?

Rivelazione divina: la storia

Esodo 19-20 racconta drammaticamente come gli Israeliti, al culmine della loro liberazione dal giogo egizio, stettero alla presenza di Dio nel Sinai e ricevettero da Lui i Dieci Comandamenti con l'accompagnamento di tuoni, lampi e una montagna avvolta da dense nubi; Deuteronomio 4:4 e forse la teofania di Deuteronomio 33:2 confermano che Dio parlò al popolo direttamente. Tuttavia sia Esodo 20:16-18 sia Deuteronomio 4:5 indicano che il popolo fu attonito, timoroso della voce divina, e pregò Mosè di agire da intermediario. Esodo 24 dà un resoconto alquanto diverso del patto al Sinai, mentre Salmi 78, inneggiando sull'Esodo, sulle piaghe d'Egitto, sulla misericordia divina e l'insubordinazione di Israele, non cita affatto il Sinai.

Come dovevano interpretare i rabbini queste narrazioni inconsistenti di quella che senza dubbio era stata la rivelazione fondamentale del Sinai? Di certo considerarono fatto storico essenziale le parole di Esodo 20:22: "Io vi ho parlato dai cieli". La Torah, o almeno i primi due comandamenti,[3] furono dati al popolo direttamente "dal cielo", ed il resto fu ricevuto "dal cielo" da Mosè e mediato tramite lui al popolo.

Ma cosa significò questo? La frase stessa torah min hashamayim ("Torah dal Cielo") in senso dottrinale, e con riferimento ai Cinque Libri, appare per la prima volta nella Mishnah Sanhedrin 10:1: "E questi non hanno porzione nel Mondo a Venire — Colui che dice... la Torah non viene dal Cielo". Il Talmud commenta:

« Poiché egli dispregia la parola del Signore e ripudia il suo comandamento; quella persona dovrà essere eliminata" ([Numeri 15:31 Numeri 15:31])... "Poiché ha disprezzato la parola del Signore" — ciò si riferisce a colui che dice che la Torah non è dal cielo, anche se dice che la Torah intera viene dal cielo eccetto un versetto del Santo, che Egli sia benedetto, che non pronunciò, ma che Mosè disse per conto suo; "Poiché ha disprezzato la parola del Signore" — anche se dice che la Torah intera viene dal cielo eccetto un'inferenza da questo [o quel] kal vaḥomer o questo [o quella] gezerah shavah.[4] »
(TB San. 99a)

Ciò chiaramente presuppone la dottrina che la Torah fu dettata a Mosè da Dio, e che Mosè trasmise non solo il testo ma anche la sua corretta interpretazione. Esclude nozioni come quella di Filone che la Torah è un libro che registra oracoli ricevuti da Mosè, e nella formulazione dei quali Mosè giocò un certo ruolo.

Altrove, il Talmud discute se la rivelazione sia avvenuta tutta insieme sul Monte Sinai o venne distribuita lungo il corso di quaranta anni di peregrinazioni nel deserto,[5] e se gli otto versetti finali che descrivono la morte di Mosè fossero stati scritti da lui "in lagrime" o aggiunti, per dettatura divina, da Giosuè; Simon bar Yohai tuttavia protesta: "È mai possibile che la Torah difetti anche di una sola lettera?"[6] Rashi e alcuni altri commentatori ipotizzano che il Talmud presenti la possibilità che Mosè possa essere stato responsabile dell'ordinamento dei testi rivelati.[7]

I saggi insistevano sull'autenticità della loro interpretazione testuale; siccome ciò spesso dipende dai dettagli dell'ortografia e fraseologia, questi devono aver creduto di essere in possesso di un testo preciso del Pentateuco come lo aveva ricevuto Mosè. Alcuni di loro sostenevano inoltre che persino questioni di scelta dello scritto[8] (che fosse ivri o ashuri, cioè paleoebraico o aramaico), della spaziatura dei paragrafi, e dei tagin (ornamentazione delle lettere) fossero stati decretati divinamente.[9]

Serie di regole per l'interpretazione testuale dei Cinque Libri appaiono nei testi a partire dal terzo secolo, fornendo un sistema alla pratica interpretativa dei primi rabbini. Sono guidati da tre presupposti:

  1. La Scrittura non contiene errori.
  2. Non c'è nulla di ridondante nella Scrittura — ogni parola, ogni sfumatura, fornisce nuove informazioni sulla legge, o è dovuta alla struttura della lingua ebraica.
  3. La Scrittura è onnicomprensiva, contenendo tutto ciò che il genere umano necessita di sapere, o almeno tutto ciò di cui necessitano per condurre le proprie vite secondo la volontà di Dio; come disse il rabbino dal nome insolito, Ben Bag Bag: "Girala [la Torah], e rigirala, perché c'è tutto".[10] Nessuno sa chi fosse Ben Bag Bag, o cosa intendesse per "tutto", dato che fu solo nel periodo posttalmudico che l'idea dell'onnicomprensività della Torah venne estesa da alcuni a significare che tutta la conoscenza era compresa nella Torah.

Tutti e tre i presupposti si basano sull'ipotesi che il testo sia una trascrizione perfetta delle parole di Dio, fino ai dettagli ortografici e scritturali.

Resoconti mitici della Torah

L'affermazione che la Torah esistente oggi costituisse un testo rivelato divinamente e trasmesso accuratamente era di certo intesa dai rabbini come affermazione effettiva e storica. Denota un episodio collocato fermamente nel tempo e nello spazio, che coinvolge persone reali e testi identificabili.

Altre affermazioni fatte sulla rivelazione della Torah sono di carattere mitico; ci descrivono la natura ed i valori della Torah, ma non la storia. I rabbini stessi non fecero una distinzione precisa tra il mitico e lo storico, né possiamo noi assegnare una particolare affermazione ora ad una categoria , ora ad un'altra.

Un gruppo di storie rappresenta Mosè come "ascendente" — alla cima del Sinai o al cielo — per ricevere la Torah da Dio come dono generoso; si collegano tra loro con la formula d'apertura: ki alah mosheh lamarom "Quando Mosè ascese all'alto..."[11]

Storie di "ascesa celeste" non erano sconosciute nell'ebraismo o nel mondi greco-romano. Elia era asceso al cielo in un carro infuocato (2 Re 2); il culto imperiale che si era affermato a Roma al tempo di Augusto consentiva agli imperatori defunti, dopo voto del senato, di ascendere al cielo e diventare dei (alcuni raggiunsero tale impresa notevole mentre ancora in vita); il Sefer heikhalot (Libro dei Luoghi [Celesti], noto anche come 3 Enoch), trattato mistico ebraico del terzo o quarto secolo e.v., descrive come Enoch, che "camminava con Dio" (Genesi 5:24), ascese al cielo e fu trasformato nell'angelo Metatron;[12] la precedente Assunzione di Mosè riporta che Mosè ascese al cielo subito dopo la sua morte.[13]

Sebbene il tema Enoch-Metatron venga ripreso dalla Cabala, le storie rabbiniche dell'ascesa di Mosè sono differenti. Non ci sono morte, trasfigurazione, o apoteosi, ma un mortale vivente ascende alla presenza di Dio per ricevere la Torah:

« Rabbi Joshua ben Levi disse: Quando Mosè ascese all'alto, il ministero degli angeli [protestò] al Santo, che Egli sia benedetto, Cosa ci fa tra noi uno nato da donna? Egli rispose, È venuto a ricevere la Torah. Essi dichiararono davanti a Lui, Desideri veramente elargire a carne ed ossa un prezioso tesoro che Tu hai tenuto caro da 974 generazioni prima che il mondo fosse creato!... Il Santo, che Egli sia benedetto, disse a Mosè, Dà loro risposta! Signore dell'Universo, rispose Mosè, ho timore che essi mi incenerino con l'afflato delle loro bocche! Allora [Dio disse] Afferra il Mio trono di gloria e rispondi loro!...
[Mosè disse:] Signore dell'Universo! Cosa sta scritto nella Torah che mi dai? "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto". [Voi angeli] siete forse discesi in Egitto? Foste schiavi del Faraone? Cosa volete dalla Torah? Che altro c'è scritto? "Non avrai altri dei di fronte a me!" [Voi angeli] vivete forse tra nazioni che adorano idoli? Che altro c'è scritto? "Ricordati del giorno di sabato per santificarlo". Lavorate voi forse, così da aver bisogno di riposare? E che altro? "Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio!" Fate commercio forse [sì da aver necessità di fare giuramenti]? E che altro? "Onora tuo padre e tua madre". Avete padri e madri? E che altro? "Non uccidere, Non commettere adulterio, Non rubare". Siete forse gelosi l'uno dell'altro? Vi fate prendere da impulsi malvagi? »
(TB Shab. 88b-89a)

Quando Joshua ben Levi narrò questa storia non fu nel contesto di storia o dottrina, ma piuttosto per imprimere sui propri ascoltatori l'importanza sociale della Torah; la Torah non è concepita per gli "angeli", cioè per persone che si ritirano dalla società per fare una vita santa, ma per mortali ordinari che combattono nella lotta quotidiana dell'esistenza.

Il tema sotteso alla storia è la tradizione della Torah preesistente, da "974 generazioni prima che il mondo fosse creato", cioè mille generazioni incluse le ventisei da Adamo a Mosè, poiché la Torah è "per mille generazioni la parola da lui comandata" o "parola data per mille generazioni" (Salmi 105:8). Questa è un'interpretazione platonica della Torah come conoscenza perfetta, il Bene assoluto. Riecheggia il linguaggio della letteratura sapienziale biblica:

« Il Signore mi ha creata all'inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera, fin d'allora.
Dall'eternità sono stata costituita,
fin dal principio, dagli inizi della terra. »
(Proverbi 8:22,23[14])

Diventa esplicito nei riferimenti del Libro dei Giubilei pseudoepigrafico, composto tra il 160 e il 150 a.E.V., quando cita le "tavole celesti" su cui è iscritta la legge (cfr. 3:31).

La Torah Scritta e la Torah Orale

Regole di interpretazione

Interpretazione a fronte del significato semplice

Conclusione



Note

  1. I primi manoscritti esistenti, probabilmente non antecedenti al secolo VIII, hanno la vocalizzazione babilonese impostata su un sostrato palestinese; cfr. Yevin, A Collection of Mishnaic Geniza Fragments. Il primo frammento conosciuto di scrittura rabbinica è un'iscrizione nella Sinagoga di Rehov (vicino a Beit She'an, Israele), probabilmente del VI secolo.
  2. "Completato" è un termine relativo, e le date sono approssimative. Entrambi i Talmud subirono revisioni redazionali nei secoli successivi.
  3. TB Mak. 24a; Hor. 8a.
  4. TB San. 99a. Il kal vaḥomer è una conclusione basata su un'argomentazione a fortiori; gezerah shavah si basa su una similarità di espressione. Si veda oltre, a "Regole di Interpretazione".
  5. TB Git. 60a. Si veda anche Jacobs, Structure and Form, pp. 38-39.
  6. TB BB 15a.
  7. Rashi sul TB Ḥul. 101b s.v. ela, e Obadiah di Bertinoro nel suo commentario della Mishnah Ḥul. 7:6.
  8. TB San. 21b e Zev. 62a.
  9. TB Shab. 103b; Men. 29b.
  10. Mishnah Avot, fine del Cap. 5; in Avot derabi natan 12:11 l'aforisma è attribuito a Hillel. Per versioni alternative, cfr. Levy, Fixing God's Torah, pp. 5-6.
  11. TB Shab. 88b; 89a; San. 111a-b; Men. 29b. Anche Midrash Rabbah: Gen. 48; Es. 40; Num. 19; Deut. 3 e Midrash tanḥuma, "Kedoshim" 6, "Ḥukat" 8, "Ha`azinu" 3.
  12. Enoch 4. Vedi anche Siracide 49:14.
  13. Un titolo più idoneo dell'opera , come osservò R. H. Charles nella sua edizione del 1897, L'Assunzione di Mosè, dovrebbe essere Il Testamento di Mosè, poiché non tratta dell'ascesa di Mosè, che viene forse descritta in una parte ora perduta o in un'opera separata; come afferma Charles, la Sticometria di Niceforo fa riferimento sia ad una Diatheke Mouseos e sia ad una Analepsis Mouseos. James D. Purvis, in Nickelsburg, Studies on the Testament of Moses, p. 97, nota che lo studioso samaritano Markah fa riferimento a Mosè che "ascende" solo il Monte Nebo, mentre il Gedulat mosheh ebraico lo fa ascendere al cielo fisicamente.
  14. Proverbi 8:22,23