Storia della letteratura italiana/Italo Calvino: differenze tra le versioni

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L'opera più metanarrativa di Calvino, però, è sicuramente da considerarsi ''Se una notte d'inverno un viaggiatore'' (1979). In questo romanzo, più che altrove, Calvino mette a nudo i meccanismi della narrazione, avviando una riflessione sulla pratica della scrittura e sui rapporti tra scrittore e lettore.
L'opera più metanarrativa di Calvino, però, è sicuramente da considerarsi ''Se una notte d'inverno un viaggiatore'' (1979). In questo romanzo, più che altrove, Calvino mette a nudo i meccanismi della narrazione, avviando una riflessione sulla pratica della scrittura e sui rapporti tra scrittore e lettore.


I dieci inizi di racconti da cui è composto il libro corrispondono ognuno ad un diverso tipo di narrazione. Mediante questo "esercizio di stile" Calvino esemplifica quali sono i modelli e gli stilemi del romanzo moderno (da quello della neoavanguardia a quello [[../Neorealismo|neorealistico]], da quello esistenziale a quello fantastico surreale). Alla base del racconto c'è dichiaratamente lo schema a incastro delle ''Mille e una notte'', all'interno del quale Calvino colloca i suggerimenti e le sollecitazioni provenienti dal romanzo contemporaneo.
I dieci inizi di racconti da cui è composto il libro corrispondono ognuno ad un diverso tipo di narrazione. Mediante questo "esercizio di stile" Calvino esemplifica quali sono i modelli e gli stilemi del romanzo moderno (da quello della neoavanguardia a quello neorealistico, da quello esistenziale a quello fantastico surreale). Alla base del racconto c'è dichiaratamente lo schema a incastro delle ''Mille e una notte'', all'interno del quale Calvino colloca i suggerimenti e le sollecitazioni provenienti dal romanzo contemporaneo.


== Note ==
== Note ==

Versione delle 14:31, 8 ott 2016

Indice del libro
Storia della letteratura italiana
  1. Dalle origini al XIV secolo
  2. Umanesimo e Rinascimento
  3. Controriforma e Barocco
  4. Arcadia e Illuminismo
  5. Età napoleonica e Romanticismo
  6. L'Italia post-unitaria
  7. Prima metà del Novecento
  8. Dal secondo dopoguerra a oggi
Bibliografia

Intellettuale di grande impegno politico, civile e culturale, Italo Calvino è stato uno dei narratori italiani più importanti del secondo Novecento. Ha seguito molte delle principali tendenze letterarie a lui coeve, dal neorealismo al postmoderno, ma tenendo sempre una certa distanza da esse e svolgendo un proprio personale e coerente percorso di ricerca. Di qui l'impressione contraddittoria che offrono la sua opera e la sua personalità: da un lato una grande varietà di atteggiamenti che riflette il vario succedersi delle poetiche e degli indirizzi culturali nel quarantennio fra il 1945 e il 1985; dall'altro, invece, una sostanziale unità determinata da un atteggiamento ispirato a un razionalismo più metodologico che ideologico, dal gusto dell'ironia, dall'interesse per le scienze e per i tentativi di spiegazione del mondo, nonché, sul piano stilistico, da una scrittura sempre cristallina e a volte, si direbbe, classica.[1]

La vita

Italo Calvino

Italo Calvino nasce a Santiago de las Vegas, nei pressi dell'Avana (Cuba), il 15 ottobre 1923. Il padre Mario è un agronomo originario di Sanremo che a Cuba dirige una stazione sperimentale di agricoltura e una scuola di agraria; in precedenza era stato per vent'anni in Messico a svolgere ricerche. La madre Eva (Evelina) Mameli, di origini sassaresi, era invece assistente di botanica all'università di Pavia. Nel 1925 la famiglia torna in Italia, dove il padre dirige una stazione sperimentale, e nel 1927 nascerà il secondogenito Floriando, futuro geologo di fama internazionale.[2]

Calvino frequenta le Scuole Valdesi, quindi studia al liceo-ginnasio G.D. Cassini. I genitori decidono di non dare ai figli un'educazione religiosa. Negli anni trenta il giovane Italo inizia a leggere opere letterarie (in particolare Kipling) e riviste umoristiche; si appassiona inoltre al cinema e disegna vignette e fumetti. Tra il 1939 e il 1940 scrive brevi racconti, poesie e testi teatrali.[3]

Nel 1941, dopo aver conseguito la licenza liceale, si iscrive alla facoltà di agraria di Torino, presso la quale il padre insegna agricoltura tropicale. Nel 1942 invia alla casa editrice Einaudi il manoscritto Pazzo io o pazzi gli altri, che viene però scartato, mentre più fortuna avrà La commedia della gente con cui partecipa al concorso del Teatro nazionale del Guf di Firenze. Stringe inoltre una duratura amicizia con Eugenio Scalfari, già suo compagno di liceo. Nel 1943 si trasferisce alla Regia Università di Firenze per proseguire gli studi di agraria, ma gli sviluppi della guerra lo inducono a tornare a Sanremo. Dopo l'armistizio dell'8 settembre Calvino risulta renitente alla leva della Repubblica Sociale e rimane per un certo periodo nascosto. La notizia della morte di un giovane medico comunista, Felice Cascione, lo induce a iscriversi al PCI e a unirsi, insieme al fratello sedicenne, alla Resistenza. L'esperienza partigiana sarà decisiva per la sua formazione umana e politica.[4]

Nel dopoguerra Calvino prosegue la militanza nel PCI, abbandona l'agronomia e intraprende gli studi universitari in lettere; si laurea nel 1947 con una tesi su Conrad. Nel 1945 incontra Cesare Pavese, che diventa un punto di riferimento per la sua attività letteraria: incoraggiato dal poeta, a cui sottopone i suoi scritti per averne un parere, Calvino presenta alla rivista Aretusa il racconto Angoscia di dicembre, che viene pubblicato. Inizia inoltre a collaborare con l'Einaudi, di cui si occupa dell'ufficio stampa, e pubblica su varie riviste i racconti che confluiranno in Ultimo viene il corvo (1949). Nel 1946 esce il suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno, in cui racconta la guerra partigiana vista attraverso gli occhi di un bambino. Nel 1951 conclude la stesura di un secondo romanzo di impianto realistico e sociale intitolato I giovani del Po, che verrà pubblicato solo tra il 1957 e il 1958, a puntate sulla rivista Officina.[5]

Nel frattempo la sua ricerca letteraria si rivolge a un diverso orientamento. Nel 1952 esce nella collana di Einaudi I Gettoni diretta da Vittorini il romanzo Il visconte dimezzato, che ottiene un buon successo di pubblico ma genera reazioni contrastanti negli ambienti culturali di sinistra. Fra ottobre e novembre compie un viaggio nell'Unione Sovietica, e la sua corrispondenza pubblicata sull'Unità gli vale il premio Saint-Vincent.[6] Nel 1954 esce L'entrata in guerra, mentre nel novembre 1956 pubblica le Fiabe italiane, una raccolta da lui curata della tradizione favolista popolare italiana. Nel 1957, in contrasto con la posizione della dirigenza in merito all'invasione sovietica dell'Ungheria, abbandona il PCI. Nel 1957 esce quindi Il barone rampante e nel 1959 Il cavaliere inesistente, che nel 1960 saranno raccolti insieme al Visconte dimezzato nella trilogia dei Nostri antenati. Tra il 1952 e il 1959 dirige inoltre il Notiziario Einaudi. Nel 1959 esce il primo numero del Menabò di letteratura, di cui Calvino compare come condirettore accanto a Vittorini.[7]

Nel 1962, sul n. 5 del Menabò compare il saggio La sfida al labirinto. Nello stesso periodo guarda con attenzione e interesse al sorgere della neoavanguardia, e in particolare all'attività del Gruppo 63, senza però condividerne le istanze. Nel 1963 pubblica il libro per ragazzi Marcovaldo ovvero Le stagioni in città e i romanzi La giornata di uno scrutatore e La speculazione edilizia. L'anno successivo sposa all'Avana la traduttrice argentina Esther Judith Singer, detta Chichita, da cui nel 1965 ha una figlia, Giovanna. Nel 1965 escono quindi Le Cosmicomiche e il dittico composto da La nuvola di smog e La formica argentina.[8]

Tomba di Italo Calvino nel cimitero di Castiglione della Pescaia

Nel giugno 1967 si trasferisce con la famiglia a Parigi ed entra in contatto con l'OuLiPo (Ouvroir du littérature potentiell), un gruppo di scrittori francesi che conduce ricerche sull'uso di restrizioni e vincoli formali in letteratura. Traduce il romanzo I fiori blu di Raymond Queneau, uno dei fondatori del gruppo, che gli presenta altri membri come Georges Perec, François Le Lionnais, Jacques Roubaud, Paul Fournel. Dimostra inoltre interesse per la semiologia e partecipa ai due seminari che Roland Barthes tiene su Sarrasine di Balzac. Segue poi i movimenti di protesta giovanile del Sessantotto, senza però condividerne l'ideologia.[9]

L'interesse per la semiotica e per le opere degli autori dell'OuLiPo porta Calvino ad avvicinarsi alla letteratura combinatoria. Nel 1969 esce Il castello dei destini incrociati, all'interno del volume Tarocchi. Il mazzo visconteo di Bergamo e New York di Franco Maria Ricci. Nello stesso anno esce per Zanichelli La lettura. Antologia per la scuola media, un'antologia a cui collabora insieme ad altri curatori. Seguono Gli amori difficili e Orlando furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino (1970). Nel 1971 gli viene affidata la direzione della collana einaudiana 'Centopagine. Nel 1974 escono Le città invisibili, nel 1979 Se una notte d'inverno un viaggiatore e nel 1983 Palomar.[10]

Nel 1985, a coronamento della sua carriera e a dimostrazione del grande interesse che la sua produzione riscuote a livello internazionale, Calvino viene invitato dall'università di Harvard a tenere le prestigiose Norton Lectures, un ciclo di conferenze previste per l'anno accademico 1985-1986. Lo scrittore lavora alacremente al testo delle lezioni, per le quali prevede il titolo complessivo di Six Memos for the Next Millennium. Ne scriverà però solo cinque: il 6 settembre 1985 viene colpito da un ictus mentre si trova in vacanza a Roccamare. Trasportato all'ospedale di Santa Maria della Scala di Siena, muore per un emorraggia cerebrale nella notte tra il 18 e il 19 settembre. Le cinque conferenze scritte nei suoi ultimi giorni saranno pubblicate con il titolo di Lezioni americane.[11]

La poetica

Nella prima fase della sua produzione, collocabile all'interno del movimento neorealista, Calvino scrive il romanzo Il sentiero dei nidi di ragno e numerosi racconti raccolti nel volume Ultimo viene il corvo. Con queste opere Calvino mostra una lucida capacità rappresentativa della realtà che coniuga impegno politico e letteratura in modo spontaneo e leggero.

In questi testi lo scrittore ligure, per raccontare le storie della sua esperienza partigiana, adotta un punto di vista oggettivo, tramite il quale i suoi ricordi diventano la misura della comprensione del mondo.

Ne Il sentiero dei nidi di ragno l'intreccio è narrato dal punto di vista di Pin, un bambino, il protagonista del romanzo. Questa ricerca di oggettività, comunque, non scade mai in pura cronaca: è sempre presente la dimensione mitico-fiabesca che permette a Calvino di far intravedere la realtà sotto le spoglie del sogno.

È proprio con quest'opera che Calvino dà l'avvio all'operazione di sdoppiamento dei piani interpretativi che contraddistingue la sua produzione: da una parte il livello puramente narrativo, semplice e comprensibile da tutti i lettori, dall'altra quello visibile solo dai fruitori più smaliziati.

Questa scelta è compiuta, all'inizio, su precise basi ideologiche, in seguito, con la contaminazione di forme colte e popolari, Calvino mantiene la tecnica dello sdoppiamento dei livelli di lettura.

Il periodo fantastico

Italo Calvino nel 1959

Calvino da sempre era stato attirato dalla letteratura popolare, con particolare attenzione al mondo delle fiabe.

Con Il visconte dimezzato percorre sempre di più la strada dell'invenzione fantastica: l'impianto è ormai totalmente abbandonato al fiabesco e la narrazione procede secondo due livelli di lettura: quello di immediata funzione e quello allegorico-simbolico, in cui sono presenti numerosi spunti di riflessione (contrasto tra realtà e illusione, tra ideologia ed etica, ecc.). In conclusione il romanzo invita i lettori all'equilibrio, in quanto non è possibile possedere una verità assoluta.

Anche le altre due opere della trilogia I nostri antenati mostrano caratteristiche simili. Il protagonista de Il barone rampante è un alter ego di Calvino che ormai ha abbandonato la concezione della letteratura come messaggio politico. Il cavaliere inesistente invece è velato da un cupo pessimismo, dietro al quale la realtà appare irrazionale e minacciosa.

Accanto alla produzione allegorico-simbolica, Calvino continua comunque un tipo di narrazione che descrive la realtà quotidiana. Riprende ad esaminare il ruolo dell'intellettuale nella società, constatando la sua assoluta impotenza di fronte alle cose del mondo.

Sempre a questa fase appartengono i racconti di Marcovaldo, in due serie: più aderente a strutture fiabesche la prima (1958) mentre le seconda (1963) tratta temi urbani con toni che a volte sfiorano l'assurdo.

Nel 1963 esce anche La giornata d'uno scrutatore, in cui Calvino narra le vicende di un militante comunista che, scrutatore all'istituto Cottolengo di Torino, entra in contatto con l'irrazionale ed entra in crisi.

Nella pubblicazione Sfida al labirinto (dell'esistenza) Calvino espone le sue idee riguardo alla funzione degli intellettuali, i quali, secondo lui, devono cercare di comprendere il caos del reale per tentare di dare un senso alla vita.

Si è molto parlato dei rapporti di Calvino con la scrittura fantascientifica in opere come Le cosmicomiche o Ti con zero. Come lui stesso afferma, ha sempre amato leggere “science-fiction”, ma pensa che le sue storie siano costruite in modo diverso: mentre la fantascienza tratta del futuro, egli si rifà ad un passato remoto, una sorta di mito delle origini. Inoltre mentre lo scrittore ligure si serve del dato scientifico per uscire dalle abitudini dell'immaginazione, la fantascienza tende ad avvicinare ciò che è lontano.

« Calvino ha voluto metaforicamente esprimere tre diverse esperienze attraverso le quali l'uomo contemporaneo possa recuperare la propria umanità. I tre romanzi descrivono infatti l'uomo moderno diviso e incapace di trovare il giusto equilibrio tra bene e male (Il visconte dimezzato), alienato (Il barone rampante), e ridotto a pura apparenza (Il cavaliere inesistente). Il cavaliere inesistente suggerisce una riflessione sulla necessità di essere, di esistere, conquista più importante e che presuppone tutte le altre. »

[12]

Il periodo combinatorio

Intorno agli anni sessanta Calvino aderisce ad un nuovo modo di fare letteratura, intesa ora come artificio e come gioco combinatorio. Per lo scrittore è necessario rendere visibile ai lettori la struttura stessa della narrazione, per accrescere il loro grado di consapevolezza.

In questa nuova fase produttiva Calvino si avvicina ad un tipo di scrittura che potrebbe essere definita combinatoria perché il meccanismo stesso che permette di scrivere assume un ruolo centrale all'interno della produzione; Calvino infatti è convinto che ormai l'universo linguistico abbia soppiantato la realtà e concepisce il romanzo come un meccanismo che gioca artificialmente con le possibili combinazioni delle parole: anche se questo aspetto può essere considerato il più vicino alla Neoavanguardia, egli se ne distanzia per uno stile ed un linguaggio estremamente comprensibili.

Questa nuova concezione di Calvino risente di numerosi influssi: lo strutturalismo e la semiologia, le lezioni parigine di Roland Barthes sull'ars combinatoria e la frequentazione del gruppo di Raymond Queneau (l'OuLiPo), la scrittura labirintica di Jorge Luis Borges nonché la rilettura del Tristram Shandy di Sterne, che definirà come «il progenitore di tutti i romanzi d'avanguardia del nostro secolo».

Già nel 1967, nella conferenza intitolata Cibernetica e Fantasmi, Calvino affronta la riflessione su un'idea di letteratura come pura combinazione formale, ma il primo prodotto di questa nuova concezione della letteratura è Il Castello dei destini incrociati (1969), al quale in seguito verrà aggiunto La Taverna dei destini incrociati (1973), in cui il percorso narrativo è affidato alla combinazione delle carte di un mazzo di tarocchi. Un gruppo di viandanti si incontra in un castello: ognuno avrebbe un'avventura da raccontare ma non può perché ha perduto la parola. Per comunicare allora i viandanti usano le carte dei tarocchi, ricostruendo grazie ad esse le proprie vicissitudini. Qui Calvino usa il mazzo dei tarocchi come un sistema di segni, come un vero e proprio linguaggio: ogni figura impressa sulla carta ha un senso polivalente così come lo ha una parola, il cui esatto significato dipende dal contesto in cui viene pronunciata. L'intento di Calvino è proprio di smascherare i meccanismi che stanno alla base di tutte le narrazioni, creando così un romanzo che va oltre se stesso, in quanto riflessione sulla propria natura e configurazione.

Questo gioco combinatorio è centrale anche nel successivo romanzo dello scrittore, Le città invisibili (1972), sorta di riscrittura del Milione di Marco Polo in cui è lo stesso mercante veneziano a descrivere a Kublai Khan le città del suo impero. Queste città però non esistono tranne che nell'immaginazione di Marco Polo, vivono solo all'interno delle sue parole. La narrazione quindi per Calvino può creare dei mondi ma non può distruggere l'inferno dei viventi che sta intorno a noi, per combattere il quale, come suggerito nella conclusione del romanzo, non si può far altro se non valorizzare quello che inferno non è.

Ne Le città invisibili l'esibizione dei meccanismi combinatori del racconto diventa ancora più esplicita che nel Castello dei destini incrociati grazie anche alla struttura stessa del romanzo, segmentata in testi brevi che si susseguono dentro una cornice. Le città invisibili infatti è composto da nove capitoli, ognuno all'interno di una cornice in corsivo nella quale avviene il dialogo tra l'imperatore dei Tartari, Kublai Khan, e Marco Polo. All'interno dei capitoli vengono narrate le descrizioni di cinquantacinque città, secondo nuclei tematici. Questa complessa costruzione architettonica è indubbiamente finalizzata alla riflessione da parte del lettore sulle modalità compositive dell'opera: in questo senso Le città invisibili è un romanzo fortemente metatestuale, poiché induce a produrre riflessioni su sé stesso e sul funzionamento della narrativa in generale.

L'opera più metanarrativa di Calvino, però, è sicuramente da considerarsi Se una notte d'inverno un viaggiatore (1979). In questo romanzo, più che altrove, Calvino mette a nudo i meccanismi della narrazione, avviando una riflessione sulla pratica della scrittura e sui rapporti tra scrittore e lettore.

I dieci inizi di racconti da cui è composto il libro corrispondono ognuno ad un diverso tipo di narrazione. Mediante questo "esercizio di stile" Calvino esemplifica quali sono i modelli e gli stilemi del romanzo moderno (da quello della neoavanguardia a quello neorealistico, da quello esistenziale a quello fantastico surreale). Alla base del racconto c'è dichiaratamente lo schema a incastro delle Mille e una notte, all'interno del quale Calvino colloca i suggerimenti e le sollecitazioni provenienti dal romanzo contemporaneo.

Note

  1. Romano Luperini, Pietro Cataldi; Lidia Marchiani; Valentina Tinacci, La scrittura e l'interpretazione, Palermo, Palumbo Editore, 2005, p. 736, ISBN 88-8020-557-9.
  2. Cronologia in Italo Calvino, Romanzi e racconti, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Milano, Mondadori, 1991, pp. LXIII-LXV.
  3. Cronologia in Italo Calvino, Romanzi e racconti, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Milano, Mondadori, 1991, pp. LXV-LXVI.
  4. Cronologia in Italo Calvino, Romanzi e racconti, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Milano, Mondadori, 1991, pp. LXVI-LXVII.
  5. Cronologia in Italo Calvino, Romanzi e racconti, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Milano, Mondadori, 1991, pp. LXVIII-LXXI.
  6. Cronologia in Italo Calvino, Romanzi e racconti, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Milano, Mondadori, 1991, p. LXXI.
  7. Cronologia in Italo Calvino, Romanzi e racconti, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Milano, Mondadori, 1991, pp. LXXII-LXXV.
  8. Cronologia in Italo Calvino, Romanzi e racconti, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Milano, Mondadori, 1991, pp. LXXVII-LXXIX.
  9. Cronologia in Italo Calvino, Romanzi e racconti, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Milano, Mondadori, 1991, pp. LXXIX-LXXX.
  10. Cronologia in Italo Calvino, Romanzi e racconti, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Milano, Mondadori, 1991, pp. LXXXI-LXXXIV.
  11. Cronologia in Italo Calvino, Romanzi e racconti, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Milano, Mondadori, 1991, p. LXXXV.
  12. Generi, Autori, Opere, Temi, di Marta Sambugar, Gabriella Salà, Gaot, La Nuova Italia, vol. 3, p. 968.

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