Storia della letteratura italiana/Ippolito Pindemonte: differenze tra le versioni

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Ippolito Pindemonte fu un letterato fine ed equilibrato, aperto alle novità che provenivano dalla cultura europea. Nelle sue prime opere manifestò un senso di dolce maliconia nei confronti della natura, e in seguito si interessò ai moti rivoluzionari in Francia, mantenendo però un certo distacco.<ref name="Ferroni">Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Einaudi, Torino, 2001, p. 558.</ref>
Ippolito Pindemonte è un letterato fine ed equilibrato, aperto alle novità che provengono dalla cultura europea. Nelle sue prime opere manifesta un senso di dolce malinconia nei confronti della natura, e in seguito si interessa ai moti rivoluzionari in Francia, mantenendo però un certo distacco.<ref name="Ferroni">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=558}}</ref>


== La vita ==
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Nato a Verona il 13 novembre 1753 da famiglia nobile, studiò a Modena e a Verona ricevendo un'educazione di tipo classico. In giovinezza viaggiò molto in Italia (Roma, Napoli e la Sicilia), Francia, Germania e Austria. Nel periodo della rivoluzione francese si trovava a Parigi con [[../Vittorio Alfieri|Vittorio Alfieri]]: pur apprezzando gli ideali rivoluzionari, alle violenze del Terrore]] contrappose sempre il desiderio di pace nell'abbandono alla contemplazione della natura. Subendo l'influenza del poeta inglese [[w:Thomas Gray|Thomas Gray]] e del poeta svizzero [[w:Salomon Gessner|Salomon Gessner]], la sua poesia è di stampo neoclassico, con chiari elementi che si avvicinano alla nuova sensibilità [[../Romanticismo|romantica]]. Ottenne un premio dall'Accademia della Crusca, di cui divenne membro. Morì nel 1828, un anno dopo il suo caro amico [[../Ugo Foscolo|Ugo Foscolo]]. Si spense nella città natia il 18 novembre 1828.
Nato a Verona il 13 novembre 1753 da famiglia nobile, studia a Modena e a Verona ricevendo un'educazione di tipo classico. In giovinezza viaggia molto in Italia (Roma, Napoli e la Sicilia), Francia, Germania e Austria. Nel periodo della rivoluzione francese si trova a Parigi con [[../Vittorio Alfieri|Vittorio Alfieri]]: pur apprezzando gli ideali rivoluzionari, alle violenze del Terrore contrappone sempre il desiderio di pace nell'abbandono alla contemplazione della natura. Subisce l'influenza del poeta inglese [[w:Thomas Gray|Thomas Gray]] e dello svizzero [[w:Salomon Gessner|Salomon Gessner]]; la sua poesia è di stampo neoclassico, ma ha anche chiari elementi che si avvicinano alla nuova sensibilità [[../Romanticismo|romantica]]. Ottiene un premio dall'Accademia della Crusca, di cui diventa membro. Si spegne nella città natia il 18 novembre 1828, l'anno successivo alla morte del suo caro amico [[../Ugo Foscolo|Ugo Foscolo]].


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Versione delle 22:08, 8 feb 2017

Indice del libro
Storia della letteratura italiana
  1. Dalle origini al XIV secolo
  2. Umanesimo e Rinascimento
  3. Controriforma e Barocco
  4. Arcadia e Illuminismo
  5. Età napoleonica e Romanticismo
  6. L'Italia post-unitaria
  7. Prima metà del Novecento
  8. Dal secondo dopoguerra a oggi
Bibliografia

Ippolito Pindemonte è un letterato fine ed equilibrato, aperto alle novità che provengono dalla cultura europea. Nelle sue prime opere manifesta un senso di dolce malinconia nei confronti della natura, e in seguito si interessa ai moti rivoluzionari in Francia, mantenendo però un certo distacco.[1]

La vita

Ippolito Pindemonte

Nato a Verona il 13 novembre 1753 da famiglia nobile, studia a Modena e a Verona ricevendo un'educazione di tipo classico. In giovinezza viaggia molto in Italia (Roma, Napoli e la Sicilia), Francia, Germania e Austria. Nel periodo della rivoluzione francese si trova a Parigi con Vittorio Alfieri: pur apprezzando gli ideali rivoluzionari, alle violenze del Terrore contrappone sempre il desiderio di pace nell'abbandono alla contemplazione della natura. Subisce l'influenza del poeta inglese Thomas Gray e dello svizzero Salomon Gessner; la sua poesia è di stampo neoclassico, ma ha anche chiari elementi che si avvicinano alla nuova sensibilità romantica. Ottiene un premio dall'Accademia della Crusca, di cui diventa membro. Si spegne nella città natia il 18 novembre 1828, l'anno successivo alla morte del suo caro amico Ugo Foscolo.

Le opere

La sua opera più nota è sicuramente la traduzione dell'Odissea, pubblicata nel 1822,[1] che avrà grandissimo successo e conoscerà numerose edizioni e ristampe. Altri componimenti importanti sono le Poesie campestri (prima edizione del 1788), le Prose campestri (1794), le Epistole (1805) e i Sermoni poetici (1819). È anche autore di diverse tragedie, tra cui l'Arminio (1804), in cui si nota l'influenza della poesia ossianica. Il poemetto I cimiteri è lasciato incompiuto dall'autore alla notizia che il Foscolo sta per dare alle stampe I sepolcri: questi dedicherà il carme proprio a Pindemonte.

Note

  1. 1,0 1,1 Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 2001, p. 558.