Guida alle costellazioni/Le stelle più luminose del cielo: differenze tra le versioni

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La costellazione di Orione
La costellazione di Orione

CopertinaGuida alle costellazioni/Copertina

Parte I - Stelle e oggetti
Parte II - Le 88 costellazioni
Parte III - Carte stagionali
Appendici
Panoramica che mostra alcune delle stelle più brillanti del cielo: Sirio in alto, più sotto Rigel e Betelgeuse nella costellazione di Orione, in alto a destra Procione e più in basso Aldebaran e Capella. La foto è ripresa dal VLT, nell’emisfero australe. Il sud è quindi in alto.

Come è ormai ben chiaro, poiché le stelle hanno caratteristiche fisiche e visuali differenti fra loro, anche la loro luminosità è differente.

Tale luminosità, designata genericamente magnitudine, è una caratteristica che esula direttamente dalla luminosità intrinseca dell'oggetto celeste in quanto dipende, oltre che da questo, anche da una serie di fattori fisici, il più importante dei quali è l'effettiva distanza dell'oggetto dall'osservatore.

Nel cielo notturno, ad eccezione delle stelle, gli oggetti con magnitudine più luminosa sono, nell’ordine: la Luna (-12,7 quando è piena), Venere (-4,89 al suo picco), Giove (-2,94 al suo picco), Marte (-2,91 al suo picco), Mercurio (-2,45 al suo picco) e Saturno (-0,49 al suo picco).

Un ordine esatto della luminosità visuale delle stelle non è perfettamente definibile per i seguenti motivi, che spiegano perché esistano delle minime discrepanze fra le varie liste proposte sui libri e su Internet.

Innanzitutto, la magnitudine stellare si basa tradizionalmente sulla magnitudine visuale percepita dall’occhio umano, dalle stelle più luminose di prima grandezza fino alle più deboli stelle visibili, di sesta grandezza. Da quando venne inventato il telescopio ottico si è scoperto che diverse stelle che a occhio nudo apparivano singole erano in realtà stelle doppie o multiple, pertanto la luminosità delle stelle può essere espressa sia individualmente (ossia considerando le singole stelle di un sistema stellare), sia totalmente (ossia la magnitudine combinata del sistema). Lo schema seguito da questo libro è quello della magnitudine combinata dei sistemi stellari, così come appaiono ad occhio nudo. Per esempio, la stella doppia Alfa Centauri appare a occhio nudo come una singola stella di magnitudine totale -0,27, ma le sue componenti singole hanno magnitudine 0,01 e 1,34.

L’avanzare delle tecniche di fotometria, l’uso combinato di diversi filtri o l’utilizzo di metodi diversi di misurazione può portare a una leggera discrepanza nei valori restituiti dalle misurazioni. Sebbene questo non costituisca un problema per le stelle più luminose, separate fra loro da più ampie differenze di luminosità, può diventare una complicazione quando la differenza di luminosità deve essere quantificata nell’ordine dei centesimi di magnitudine. Questo problema si presenta già dopo le prime venti stelle più luminose. Inoltre, molte stelle emettono gran parte della loro radiazione a frequenze diverse dallo spettro visibile, per cui filtri più sensibili all’infrarosso o agli ultravioletti possono indicare per certe stelle valori di magnitudine più brillanti rispetto ad altre.

Molte stelle, anche fra le più luminose come Betelgeuse e Antares, sono variabili, per cui la loro magnitudine subisce delle variazioni nel corso di giorni, mesi o anche anni. Anche se è possibile indicare un valore medio di luminosità e utilizzare quello, alcune stelle cambiano comunque la loro ampiezza di variabilità nel corso del tempo, costringendo a individuare un nuovo valore medio una volta che il nuovo ciclo viene compreso. In aggiunta a ciò va inoltre considerato l’errore base delle misurazioni, che si può verificare per tutti i motivi indicati in precedenza.

Ciò nonostante, una classificazione tabellare delle stelle più luminose ha pur sempre un suo valore pratico, specialmente per le prime 40-50 stelle, che sono poi quelle che spesso sono usate come riferimento per individuare altre stelle o intere costellazioni.