Torah per sempre/Quattro difese della Fede tradizionale: differenze tra le versioni

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Non si può non ammirare l'erudizione meticolosa di questo libro, specie l'utilizzo storicamente sensibile che Halivni fa dei passi talmudici. La teologia rimane però discutibile.
Non si può non ammirare l'erudizione meticolosa di questo libro, specie l'utilizzo storicamente sensibile che Halivni fa dei passi talmudici. La teologia rimane però discutibile.


==Louis Jacobs: Supernaturalismo Liberale==
==Louis Jacobs: Soprannaturalismo Liberale==
Jacobs, nel suo ''Beyond Reasonable Doubt (Oltre ogni ragionevole dubbio)'', non per la prima volta cerca di difendere la posizione teologica del "soprannaturalismo liberale", che prende da Zacharias Frankel, sul quale una volta desiderava scrivere la sua tesi dottorale. Egli stesso afferma che lo scopo del libro è di "provare" la posizione che aveva preso nel suo ''We Have Reason to Believe (Abbiamo ragione di credere)'';<ref>''Beyond Reasonable Doubt'', 1.</ref> i possibili significati di "dal" in "Torah ''dal'' Cielo" danno impeto a questo "nuovo esame".<ref>''Beyond Reasonable Doubt'', 17.</ref>


Il soprannaturalista liberale "è liberale in quanto la sua ragione lo spinge ad adottare l'approccio [[w:metodo storico-critico|storico-critico]]... anche se ciò comporta un certo grado di rifiuto della visione tradizionale. È soprannaturalista perché non vede motivo di negare gli elementi soprannaturali della sua religione."<ref>''Beyond Reasonable Doubt'', 50.</ref>
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==Menachem Kellner: Rifiuto dell'Approccio Dogmatico==
==Menachem Kellner: Rifiuto dell'Approccio Dogmatico==

Versione delle 17:48, 18 mag 2019

Indice del libro
Bambini ebrei con il loro insegnante a Samarcanda. Una delle prime foto a colori create in Russia da Sergei Mikhailovich Prokudin-Gorskii per la sua opera documentativa sull'Impero Russo dal 1909 al 1915
Bambini ebrei con il loro insegnante a Samarcanda. Una delle prime foto a colori create in Russia da Sergei Mikhailovich Prokudin-Gorskii per la sua opera documentativa sull'Impero Russo dal 1909 al 1915


Tra il 1997 ed il 1999 David Weiss Halivni, Louis Jacobs (1920-2006) e Menachem Kellner pubblicarono, tutti e tre, specifiche difese della fede tradizionale.[1]

Tutti e tre provengono da basi tradizionali ortodosse. Tutti e tre hanno forte attaccamento alle loro origini. Ognuno si è distinto nel campo degli studi ebraici. Hanno in comune il fatto che sia proprio il loro studio dell'ebraismo che li ha condotti, in primo luogo, ad avere dubbi sull'autenticità e integrità del modo in cui l'ebraismo vienne attualmente presentato in circoli ortodossi, che siano ḥaredi o Ortodossi Moderni. Tali dubbi sono stati intensificati dallo studio storico e scientifico e dalla riflessione filosofica.

Accanto ai tre abbiamo posto Tamar Ross, il cui libro Expanding the Palace of Torah, sull'Ortodossia ed il femminismo, è apparso nel 2004 ed è stato citato al Cap. 3 di questa PARTE IV.

Tutti e quattro i libri dimostrano una grande profondità di erudizione e ricerca, ciascuno degno di essere letto solo per il rispettivo contenuto letterario. Tuttavia ancora di più è in ballo. Ciascuno dei primi tre autori ha un forte interesse a difendere il proprio impegno religioso contro la presupposta accusa che esso sia inconsistente con la ricerca moderna e la ragione da una parte nonché con l'ebraismo tradizionale dall'altra. Per Halivni e Jacobs l'apologia ha un'importanza sia istituzionale che personale. Halivni ha insegnato Talmud per molti anni al Jewish Theological Seminary, dove ebbe ad ricoprire un ruolo direttivo nella formulazione dell'Halakhah Conservatrice; nel 1983 si separò dal movimento Conservatore a causa della sua posizione sull'ordinazione delle donne e fu successivamente il co-fondatore dell'Association for Traditional Judaism, associazione che si considera la vera promotrice dell'"ebraismo storico-positivo" di Zacharias Frankel. Jacobs venne escluso dalla United Synagogue (Ortodossa) britannica nel 1963 e sebbene continuasse a considerarsi un "ortodosso moderno",[2] non solo collaborò strettamente con il movimento conservatore della Rabbinical Assembly americana, ma venne considerato il mentore spirituale di un movimento parallelo nel Regno Unito. Kellner, professore di Pensiero Religioso Ebraico all'Università di Haifa, non si è formalmente separato dall'Ortodossia; la sua situazione è quella di molti intellettuali ebrei ortodossi che sono allarmati dal fondamentalismo aggressivo ma ingenuo degli ḥaredim, che considerano una distorsione, persino una parodia, della tradizione. Ross, professore presso l'Università Ortodossa Bar-Ilan, si colloca solidamente nell'ambito dell'ebraismo ortodosso moderno; si occupa delle problematiche generate dal movimento delle donne in merito all'accettazione della Torah come divinamente rivelata ed eternamente valida.

I quattro studiosi affrontano i rispettivi problemi con enfasi e metodi differenti. Halivni, come conviene ad un erudito autore di alcune tra le più importanti e recenti opere critiche sul Talmud, si preoccupa delle imperfezioni del testo ricevuto, che sia la Scrittura o la Torah Orale che "corregge" la Scrittura. Jacobs si preoccupa della natura della rivelazione: in che senso la Bibbia, nonostante le sue apparenti carenze morali ed errori effettivi, può essere considerata la parola di Dio? Se abbandoniamo la dottrina storica che Mosè ricevette le due Torah da Dio nella loro forma corrente e ci vennero fedelmente trasmesse, perché allora dovremmo seguirne gli insegnamenti? Qual è la base dell'autorità della Scrittura, o dei rabbini come suoi interpreti? Kellner dubita se tutte queste argomentazioni sulla giusta fede e giusta dottrina siano affatto appropriate nell'ambito dell'ebraismo; la formulazione dei Tredici Principi della Fede da parte di Maimonide fu, secondo lui, un'anomalia. Ross prende posizione in prospettiva di critica femminile: come possiamo asserire divinamente ispirati testi ricolmi dei pregiudizi maschili delle società in cui furono formulati?

David Weiss Halivni: La Torah Maculata

David Weiss Halivni
David Weiss Halivni

Peter Ochs, nell'introdurre il volume di Halivni, lo presenta come un esercizio in "teologia postcritica", il cui scopo è di "salvare i documenti fondativi, cioè leggerli in modo tale da renderli significativi e rilevanti ai giorni nostri". Questa è una benevola, anche se in qualche modo ingannevole, caratterizzazione dei tentativi dei teologi di conservare un vocabolario stabile ma assegnandogli significati differenti. Halivni vuole certamente conservare il modo tradizionale di narrare, che afferma che Dio rivelò la Torah a Mosè sul Monte Sinai, ma la sua accettazione della critica storica testuale significa che non sta usando le parole con lo stesso significato che avevano nella tradizione. Far ciò è legittimo, ma deve essere reso chiaro che ciò è quello che sta facendo, invece di confermare la lettura tradizionale.

Potrebbe sembrare strano che Halivni, il quale è così preoccupato delle "imperfezioni del testo ricevuto", abbia talmente poco da dire sui problemi morali che tanto disturbano Jacobs e altri, del tipo come può un testo che raccomanda il genocidio delle nazioni cananee essere considerato sacro? La sua autobiografia fornisce un indizio. In una lettera scritta prima del voto sull'ordinazione delle donne nell'ottobre 1983, Halivni commenta:

« Capisco che potrei essere accusato di disponibilità a seguire la ragione contro la tradizione, nel perseguire uno studio critico, ma di riluttanza a seguire la morale contro la tradizione... La mia sola difesa è che ho più fiducia nel nostro senso della ragione che in quella che consideriamo la morale. Considero la prima più obiettiva.[3] »

Ciò è sconcertante, anche perché Halivni separa così nettamente la ragione dalla morale. La sua mancanza di fiducia nel giudizio morale si origina forse dalla sua riflessione sull'apparente fallimento del ragionamento morale nell'arginare l'Olocausto? Ma sicuramente la maggioranza delle persone, incluso Halivni, sarebbe stata più disposta ad affermare, per esempio, che il genocidio è male piuttosto che asserire (prendendo un esempio di Halivni) che il testo "originale" di Esodo non diceva "occhio per occhio".[4] Non è facile vedere come la ragione possa dimostrare quale fosse il testo "originale" di Esodo, oppure vedere come qualsiasi argomentazione critico-testuale possa dare una maggiore certezza della certezza che abbiamo in merito ad una questione morale come il male del genocidio.

La questione del "testo originale" ci porta a considerare la posizione basilare di Halivni. Include quattro affermazioni:

  1. Dio ha rivelato una Torah perfetta: "Dio entrò nella storia umana per rivelare la sua volontà una volta per tutte — una rivelazione reale".[5]
  2. Gli Israeliti, a causa dei loro peccati, la "macularono". ("Maculare" è un gergo tecnico. Halivni non spiega perché usi questo termine invece di "corrompere" o "falsificare", che è ciò che intende, e quello che i mussulmani hanno spesso asserito gli ebrei ed i cristiani abbiano fatto al testo rivelato. È una nozione seriamente scomoda.)
  3. Esdra cercò di ripristinare il testo rivelato originale, ma non completò l'opera.
  4. L'opera di Esdra è continuata attraverso la tradizione rabbinica fino ai giorni nostri. Alterazioni testuali non possono più essere effettuate, poiché il testo di Esdra è stato accettato come sacrosanto. Ma dove la tradizione rabbinica differisce radicalmente dal testo accettato, come nel caso della lex talionis, abbiamo testimonianza di una "reintegrazione" del significato originale.[6]

Il primo pilastro di questa struttura è che un testo "corretto" fu veramente rivelato da Dio a Mosè. Tale posizione differisce da un fondamentalismo ingenuo ultra-ortodosso, dato che Halivni non asserisce che noi possediamo il vero testo, ma solo che esisteva una volta. Sostiene questa ipotesi con un ragionamento basato su due premesse:

  • La tradizione ebraica afferma che la Torah fu rivelata da Dio a Mosè.
  • Nessuna teoria critica delle origini del Pentateuco è stata comprovata.

Da queste premesse Halivni arriva ad una conclusione:

  • Il resoconto tradizionale non è stato escluso e quindi rimane disponibile.[7]

Tale ragionamento ha almeno tre punti deboli:

Ciò che è in discussione è l'affidabilità della tradizione, non la sua esistenza. Il fatto indubitabile che esista una tradizione non dimostra la validità di tale tradizione. Questo è particolarmente vero qui, dove (a) non c'è evidenza (al di fuori della tradizione stessa) che la tradizione si originò nei giorni di Mosè e (b) siamo interessati ad un evento che, se ebbe luogo, fu soprannaturale e che quindi richiederebbe una maggiore testimonianza di quanto un "normale" evento storico richiederebbe, punto fatto enfaticamente da David Hume nel suo famoso capitolo sui miracoli.[8]

È vero che nessuna teoria critica nel suo complesso sia stata provata. Ciononostante la teoria tradizionale è stata screditata. La questione potrebbe essere paragonata all'evidenza dell'evoluzione darwiniana. Per esempio, esistono numerose teorie concorrenti sull'origine dell'homo sapiens. Una o tutte potrebbero essere errate. Ma la teoria "tradizionale" che gli esseri umani vennero ad esistere improvvisamente come risultato di un evento soprannaturale meno di 6000 anni fa è di certo errata.

Halivni stesso ammette che il testo in nostro possesso è "maculato", un prodotto della fallibilità umana, un documento con una storia complessa e non la Torah "originale". Ciò è ovviamente contrario alla tradizione, che non ammette mai siano occorsi se non minimi cambiamenti. Tuttavia, se si ammette che la tradizione è inaffidabile, perché dobbiamo basarcisi quale testimonianza di un evento metafisico che ha generato la produzione di un testo ignoto ma perfetto di cui noi possediamo scarse rimanenze maculate? Di certo devono esserci modi più semplici per spiegare i testi che abbiamo!

Halivni fa un parallelo con una discussione di Maimonide, che rifiutò la teoria dell'eternità dell'universo affermando che le prove della sua eternità erano inconcludenti e pertanto dovevamo seguire il significato semplice della Scrittura. Questo non è però un parallelo adatto, poiché la questione confrontata da Maimonide non era la veracità della Scrittura; dava per scontato, nella sua discussione dell'eternità dell'universo, che la Scrittura fosse autorevole e da comprendersi prima facie nel senso letterale. La sua questione era (a) se ragionamenti razionali dimostrassero l'eternità dell'universo e (b) se, in tale caso, la Scrittura potesse essere interpretata secondo quella dimostrazione, piuttosto che letteralmente. Poiché, secondo la sua opinione, i ragionamenti razionali erano bilanciati (ce n'erano alcuni avversi), l'interpretazione letterale della Scrittura rimaneva valida; tuttavia, se la ragione avesse dimostrato l'eternità dell'universo, la Scrittura poteva essere interpretata di conseguenza. Nel caso di Halivni, invece, la questione in ballo è se il resoconto tradizionale dell'origine della Scrittura corrente sia affidabile; addurre la tradizione stessa in supporto di questa controversia è una petitio principii. Inoltre, l'universo senza dubbio è là, pertanto la domanda circa la sua eternità è domanda reale. In merito alla "rivelazione" (qualunque cosa significhi), il problema è se un tale evento abbia mai avuto luogo; se non ebbe luogo, allora la domanda se il resoconto tradizionale sia affidabile non si pone.

Gran parte del libro viene dedicato all'interpretazione dei testi rabbinici con il fine di dimostrare che i rabbini stavano impegnandosi in un processo di "restauro" della Torah originale. Un esempio istruttivo è il trattamento di shiurim, quantità determinate dai rabbini come minime e massime nelle misurazioni di materiali proibiti o impuri, lunghezze di tempo e cose simili. Halivni sostiene che siano offerte tre attribuzioni differenti di shiurim. Secondo Rav sone halakhah lemosheh misinai, leggi date a Mosè al Sinai;[9] la Gemara interpreta ciò a significare che sono leggi tradizionali (hilkhata) senza fondamento nella Scrittura;[10] mentre una fonte parallela indica che siano solo leggi rabbiniche (opposte a hilkhata).[11]

La discussione potrebbe certamente illustrare la tendenza degli amora`im, più forti tra i palestinesi che tra i babilonesi, ad attribuire leggi senza base scritturale alla categoria halakhah lemosheh misinai, una sorta di Torah Orale indipendente; inoltre, Halivni potrebbe essere nel giusto quando interpreta questo come una reazione all'iniziativa tannaitica di leggere ogni cosa nella Scrittura e vederla come il fondamento della successiva ritirata rabbinica dall'esegesi scritturale verso il campo dell'Halakhah. Se questa fiducia nella Torah Orale indipendente piuttosto che nell'esegesi scritturale possa essere interpretata come un modo per ripristinare la rivelazione originale, è un'altra faccenda, alla quale Helivni dedica il suo terzo capitolo; ma non troviamo convincente il suo ragionamento.

Non si può non ammirare l'erudizione meticolosa di questo libro, specie l'utilizzo storicamente sensibile che Halivni fa dei passi talmudici. La teologia rimane però discutibile.

Louis Jacobs: Soprannaturalismo Liberale

Jacobs, nel suo Beyond Reasonable Doubt (Oltre ogni ragionevole dubbio), non per la prima volta cerca di difendere la posizione teologica del "soprannaturalismo liberale", che prende da Zacharias Frankel, sul quale una volta desiderava scrivere la sua tesi dottorale. Egli stesso afferma che lo scopo del libro è di "provare" la posizione che aveva preso nel suo We Have Reason to Believe (Abbiamo ragione di credere);[12] i possibili significati di "dal" in "Torah dal Cielo" danno impeto a questo "nuovo esame".[13]

Il soprannaturalista liberale "è liberale in quanto la sua ragione lo spinge ad adottare l'approccio storico-critico... anche se ciò comporta un certo grado di rifiuto della visione tradizionale. È soprannaturalista perché non vede motivo di negare gli elementi soprannaturali della sua religione."[14]

Menachem Kellner: Rifiuto dell'Approccio Dogmatico

Menachem Kellner
Menachem Kellner

Tamar Ross: Rivelazione Cumulativa

Punti di Forza dei Quattro Approcci

Note

  1. Weiss Halivni, Revelation Restored; Jacobs, Beyond Reasonable Doubt; Kellner, Must a Jew Believe Anything?
  2. Fece questa affermazione alle pagg. 241-2 della sua autobiografia Helping with Inquiries. Riportò le circostanze della sua rottura con l'United Synagogue nell'introduzione a Beyond Reasonable Doubt.
  3. Weiss Halivni, The Book and the Sword, 114.
  4. Alle pagg. 7 e 8 di Revelation Restored, Halivni afferma che la Torah Orale, sostituendo la compensazione pecuniaria, "ripristinò il comandamento biblico al suo stato originale".
  5. Weiss Halivni, Revelation Restored, 6.
  6. Weiss Halivni tratta a lungo di questo nel suo Peshat and Derash.
  7. Weiss Halivni, Revelation Restored, 6.
  8. Hume, Enquiry, sez. 10, "Of Miracles". Enquiry fu completato nel 1748.
  9. TB Eruv. 4a.
  10. TB Suk. 5b—Halivni intende questa interpretazione come attributo separato.
  11. TB Suk. 41a-b. Notare come "solo" (in ingl. "only") con cui Halivni traduce ela ("ma") implica una svalutazione che non traspare nell'ebraico.
  12. Beyond Reasonable Doubt, 1.
  13. Beyond Reasonable Doubt, 17.
  14. Beyond Reasonable Doubt, 50.