Non c'è alcun altro/Dio è Uno: differenze tra le versioni
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[[File:Brockhaus and Efron Jewish Encyclopedia e10 787-0.jpg|thumb|right|220px|Lo Shemà in [[ebraico]] (''[[w:Jewish Encyclopedia|Jewish Encyclopedia]]'', 1906)]] [[File:Shema1j.ogg|thumb|Recitazione dello ''Shema Yisrael'' ('''שמע ישראל'''')]] Sotto ogni punto di vista, l'unico passaggio in tutte le Scritture che ogni ebreo riconoscerà è Deuteronomio {{passo biblico|Deut|6:4}}, noto comunemente come "lo ''[[w:Shemà|Shemà]]''". Appare più frequentemente nella liturgia tradizionale di qualsiasi altro passo individuale dell'intera Bibbia. Ebrei devoti lo recitano quotidianamente, mattino e sera e più spesso durante il Sabbath e le [[w:festività ebraiche|festività]]. È tra l'altro il più antico passo biblico ad essere incorporato nella nostra liturgia, risalente perlomeno ai giorni del [[w:Secondo tempio di Gerusalemme|Secondo Tempio]] (prima del 70 [[w:era volgare|e.c.]]). È stata "l'ultima parola" tradizionale dei martiri ebrei in tutte le epoche e an cor oggi gli ebrei praticanti pregano di essere sempre in grado di recitare tale versetto mentre sopraggiunge la morte. Il loro modello per questa pratica fu, ed è, il saggio talmudico e martire del secondo secolo [[w:era volgare|e.c.]], [[w:Rabbi Akiva|Rabbi Akiva]], l'anima del quale, narra la leggenda, "dipartì mentre stava pronunciando la parola ''[ |
[[File:Brockhaus and Efron Jewish Encyclopedia e10 787-0.jpg|thumb|right|220px|Lo Shemà in [[ebraico]] (''[[w:Jewish Encyclopedia|Jewish Encyclopedia]]'', 1906)]] [[File:Shema1j.ogg|thumb|Recitazione dello ''Shema Yisrael'' ('''שמע ישראל'''')]] Sotto ogni punto di vista, l'unico passaggio in tutte le Scritture che ogni ebreo riconoscerà è Deuteronomio {{passo biblico|Deut|6:4}}, noto comunemente come "lo ''[[w:Shemà|Shemà]]''". Appare più frequentemente nella liturgia tradizionale di qualsiasi altro passo individuale dell'intera Bibbia. Ebrei devoti lo recitano quotidianamente, mattino e sera e più spesso durante il Sabbath e le [[w:festività ebraiche|festività]]. È tra l'altro il più antico passo biblico ad essere incorporato nella nostra liturgia, risalente perlomeno ai giorni del [[w:Secondo tempio di Gerusalemme|Secondo Tempio]] (prima del 70 [[w:era volgare|e.c.]]). È stata "l'ultima parola" tradizionale dei martiri ebrei in tutte le epoche e an cor oggi gli ebrei praticanti pregano di essere sempre in grado di recitare tale versetto mentre sopraggiunge la morte. Il loro modello per questa pratica fu, ed è, il saggio talmudico e martire del secondo secolo [[w:era volgare|e.c.]], [[w:Rabbi Akiva|Rabbi Akiva]], l'anima del quale, narra la leggenda, "dipartì mentre stava pronunciando la parola ''[[wikt:אחד|echad אחד]]'', parola finale del passo in questione (TB, ''Berakhot 61b''). |
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Nel suo contesto originale, il versetto fa parte del sermone di Mosè agli Israeliti prima della sua morte e al loro ingresso nella Terra Promessa. Mosè inizia esortando il popolo a venerare Dio e a osservare e obbedire alla Sua [[Torah]] (letteralmente, "Istruzione"), cosicché possano aumentare e prosperare nella terra che Dio a loro promesso. Poi arriva allo ''Shema'', seguita immediatamente da un'esortazione ugualmente familiare: "amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze." |
Nel suo contesto originale, il versetto fa parte del sermone di Mosè agli Israeliti prima della sua morte e al loro ingresso nella Terra Promessa. Mosè inizia esortando il popolo a venerare Dio e a osservare e obbedire alla Sua [[Torah]] (letteralmente, "Istruzione"), cosicché possano aumentare e prosperare nella terra che Dio a loro promesso. Poi arriva allo ''Shema'', seguita immediatamente da un'esortazione ugualmente familiare: "amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze." |
Versione delle 15:21, 12 ago 2019
Lo Shemà
Sotto ogni punto di vista, l'unico passaggio in tutte le Scritture che ogni ebreo riconoscerà è Deuteronomio 6:4, noto comunemente come "lo Shemà". Appare più frequentemente nella liturgia tradizionale di qualsiasi altro passo individuale dell'intera Bibbia. Ebrei devoti lo recitano quotidianamente, mattino e sera e più spesso durante il Sabbath e le festività. È tra l'altro il più antico passo biblico ad essere incorporato nella nostra liturgia, risalente perlomeno ai giorni del Secondo Tempio (prima del 70 e.c.). È stata "l'ultima parola" tradizionale dei martiri ebrei in tutte le epoche e an cor oggi gli ebrei praticanti pregano di essere sempre in grado di recitare tale versetto mentre sopraggiunge la morte. Il loro modello per questa pratica fu, ed è, il saggio talmudico e martire del secondo secolo e.c., Rabbi Akiva, l'anima del quale, narra la leggenda, "dipartì mentre stava pronunciando la parola echad אחד, parola finale del passo in questione (TB, Berakhot 61b).
Nel suo contesto originale, il versetto fa parte del sermone di Mosè agli Israeliti prima della sua morte e al loro ingresso nella Terra Promessa. Mosè inizia esortando il popolo a venerare Dio e a osservare e obbedire alla Sua Torah (letteralmente, "Istruzione"), cosicché possano aumentare e prosperare nella terra che Dio a loro promesso. Poi arriva allo Shema, seguita immediatamente da un'esortazione ugualmente familiare: "amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze."
Struttura
Lo Shema è costituito da una premessa, fatta di due versi, e da tre parti, costituite da brani della Torah:
- La prima da Deuteronomio, 6:4-9
- La seconda da Deuteronomio, 11:13-21
- La terza da Numeri 15:37-41
Premessa
La premessa è di fondamentale importanza, e costituisce, in una frase, il riassunto dei concetti fondamentali della religione ebraica:[1]
שמע ישראל י*ה*ו*ה אלהינו י*ה*ו*ה אחד
Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno. Questa frase, che dà il nome alla preghiera, contiene il Tetragramma biblico יה*ו*ה, non pronunciabile, e quindi viene letta Shema' Ysrael, Ado-nai Eloheinu, Ado-nai ehad, e pronunciata coprendosi gli occhi. Adonai ("Signore") è la resa in traduzione del tetragramma, nome che essendo sacro, non viene riportato in modo completo in quanto il materiale su cui è apposto potrebbe degenerarsi e quindi desacralizzare lo stesso nome.[2]
Il tetragramma era pronunciato una volta l'anno dal Sommo Sacerdote (Kohen Gadol) appunto in questa frase ed all'interno del Qodesh HaKodashim (Sancta Sanctorum) del Tempio. Il popolo ne copriva il suono, in modo da non sentirne la pronuncia, proclamando ad alta voce la seconda frase della preghiera (che oggi è pronunciata soltanto a bassa voce, ad eccezione del giorno di Kippur):[3]
ברך שם כבד מלכותו לאולם ועד
Baruch shem kevod malkhuto leolam va'ed
Sia benedetto il santo Nome del Suo Regno per sempre ed in eterno
che è appunto la seconda frase della premessa.[1]
Il testo
Il testo, formato dalle tre parti (vedi sopra), contiene precetti importanti per la vita ebraica: la dedizione alla fede, l'obbligo di istruzione dei figli, e la sua continuità, la proibizione dell'idolatria, e l'obbligo di osservanza delle mizvot.[1]
Amare Dio
Mutualità
Integrità di Dio
Vivere sotto un Dio Unico
Il mondo è veramente uno?
Dio è solo?
Note
- ↑ 1,0 1,1 1,2 (EN)Spiegazione dello Shema di Rabeinu Bachya, passim, per versetti.
- ↑ Per l'origine semitica della parola Adonai e per le connessioni con la lingua greca si veda, W. Atallah, Adonis dans la littérature et l'art grec, collana Études et Commentaire, LXII, Paris, 1966, cap. VIII, Les origines (Étymologie du nom d'Adonis; Les origines du culte), pp. 303-316; E. Masson, Récherches sur les plus anciennes emprunts sémitique en grec, Paris, 1967, p. 53 ss.; P. Chantraine, Dictionnaire étymologique de la langue grecque, Paris, 1990, s. v. Adonis; P. Kretschmer, Adonis, Glotta, VII (1916), pp. 29-39.
- ↑ "Jewish Prayers: The Shema" di Shira Schoenberg, su Jewish Virtual Library.
- ↑ Testo con traslitterazione, della Comunità Ebraica di Roma.URL consultato 12 agosto 2019