Non c'è alcun altro/Dio è Uno: differenze tra le versioni

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==Amare Dio==
==Amare Dio==
Come si può comandare di amare qualcosa? Si può comandare ai sentimenti? La Bibbia a dir la verità suggerisce che alla gente si può comandare di avere certi sentimenti. L'ultimo dei dieci comandamenti, per esempio, ci istruisce a non desiderare. Altrove, ci vien detto di non sentire odio per i nostri simili. Nella Bibbia non c'è una distinzione chiara tra il sentimento stesso e l'espressione di tale sentimento in azioni o comportamenti. In questo contesto, quindi, il comando di amare Dio include il comdano di agire amorevolmente verso Dio. E inoltre, dobbiamo agire amorevolmente con tutto il cuore e con tutta l'anima e con thatta la nostra forza. Questa triplice formula imprime una nota d'urgenza o enfasi sul comandamento. Come dobbiamo agire amorevolmente verso Dio? Eccessivamente! Enfaticamente! Esclusivamente! Dobbiamo tenere a cuore le istruzioni di Dio, continua il passo biblico. Dobbiamo insegnarle ai nostri figli, recitarle mattino e sera, legarcele sulle mani e sulla fronte e iscriverle sugli stipiti delle nostre case e dei nostri cancelli. (Gli ultimi due riferimenti, come abbiamo citato sopra, si riferiscono ai ''tefillin'' e alla ''mezuzah'' da affiggersi agli stipiti delle porte. Entrambi contengono questo brano biblico scritto su pergamena).


La giustapposizione di Dio ''echad'' con l'obbligo di amare Dio " con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze" implica che, dato che Dio è esclusivamente il nostro Dio, dobbiamo assicurare a questo Dio una lealtà esclusiva. L'affermazione è duplice: una dichiarazione sulla natura di Dio e, allo stesso tempo, una dichiarazione di come dobbiamo rapportarci a questo Dio. Poiché solo Dio è Dio, dobbiamo adorare questo Dio esclusivamente e totalmente.

La nozione che soltanto Dio è esclusivamente il Dio di Israele viene dimostrato anche nella pratica, quando si scrive un rotolo della [[Torah]], di iscrivere l'ultima lettera della prima parola ebraica del versetto (una ''[[w:ajin|ayin]]'' '''ע''') e l'ultima lettera della sua ultima parola (una ''[[w:daleth|dalet]]'' '''ד''') in grassetto largo. Messe insieme, le lettere formano la parola ebraica ''eid'', o "testimone". Recitando il passo, Israele diventa testimone della sovranità assoluta di Dio.<ref>Per questa sezione si vedano spec. M. Elon, "The Principles of Jewish law", ''Encyclopaedia Judaica'', 1975; N. S., Hecht, ''et al.'', ''An Introduction to the History and Sources of Jewish Law'', Clarendon Press, 1996; Barry W., Holtz, ''Back to the Sources: Reading the Classic Jewish Texts'', Summit, 1984.</ref>


==Mutualità==
==Mutualità==

Versione delle 17:46, 12 ago 2019

Indice del libro


Tetragrammaton dalla Bibbia Sefardita, 1385
Tetragrammaton dalla Bibbia Sefardita, 1385

Lo Shemà

Lo Shemà in ebraico (Jewish Encyclopedia, 1906)
Recitazione dello Shema Yisrael (שמע ישראל')

Sotto ogni punto di vista, l'unico passaggio in tutte le Scritture che ogni ebreo riconoscerà è Deuteronomio 6:4, noto comunemente come "lo Shemà". Appare più frequentemente nella liturgia tradizionale di qualsiasi altro passo individuale dell'intera Bibbia. Ebrei devoti lo recitano quotidianamente, mattino e sera e più spesso durante il Sabbath e le festività. È tra l'altro il più antico passo biblico ad essere incorporato nella nostra liturgia, risalente perlomeno ai giorni del Secondo Tempio (prima del 70 e.c.). È stata "l'ultima parola" tradizionale dei martiri ebrei in tutte le epoche e an cor oggi gli ebrei praticanti pregano di essere sempre in grado di recitare tale versetto mentre sopraggiunge la morte. Il loro modello per questa pratica fu, ed è, il saggio talmudico e martire del secondo secolo e.c., Rabbi Akiva, l'anima del quale, narra la leggenda, "dipartì mentre stava pronunciando la parola echad אחד, parola finale del passo in questione (TB, Berakhot 61b).

Nel suo contesto originale, il versetto fa parte del sermone di Mosè agli Israeliti prima della sua morte e al loro ingresso nella Terra Promessa. Mosè inizia esortando il popolo a venerare Dio e a osservare e obbedire alla Sua Torah (letteralmente, "Istruzione"), cosicché possano aumentare e prosperare nella terra che Dio a loro promesso. Poi arriva allo Shema, seguita immediatamente da un'esortazione ugualmente familiare: "amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze."

Struttura

Lo Shema è costituito da una premessa, fatta di due versi, e da tre parti, costituite da brani della Torah:

Premessa

La premessa è di fondamentale importanza, e costituisce, in una frase, il riassunto dei concetti fondamentali della religione ebraica:[1]

שמע ישראל י*ה*ו*ה אלהינו י*ה*ו*ה אחד

Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno. Questa frase, che dà il nome alla preghiera, contiene il Tetragramma biblico יה*ו*ה, non pronunciabile, e quindi viene letta Shema' Ysrael, Ado-nai Eloheinu, Ado-nai eḥad, e pronunciata coprendosi gli occhi. Adonai ("Signore") è la resa in traduzione del tetragramma, nome che essendo sacro, non viene riportato in modo completo in quanto il materiale su cui è apposto potrebbe degenerarsi e quindi desacralizzare lo stesso nome.[2]

Il tetragramma era pronunciato una volta l'anno dal Sommo Sacerdote (Kohen Gadol) appunto in questa frase ed all'interno del Qodesh HaKodashim (Sancta Sanctorum) del Tempio. Il popolo ne copriva il suono, in modo da non sentirne la pronuncia, proclamando ad alta voce la seconda frase della preghiera (che oggi è pronunciata soltanto a bassa voce, ad eccezione del giorno di Kippur):[3]

ברך שם כבד מלכותו לאולם ועד

Baruch shem kevod malkhuto leolam va'ed

Sia benedetto il santo Nome del Suo Regno per sempre ed in eterno

che è appunto la seconda frase della premessa.[1]

Il testo

Il testo, formato dalle tre parti (vedi sopra), contiene precetti importanti per la vita ebraica: la dedizione alla fede, l'obbligo di istruzione dei figli, e la sua continuità, la proibizione dell'idolatria, e l'obbligo di osservanza delle mizvot.[1]

« Ascolta Israele il Signore è nostro Dio. Il Signore è uno. Benedetto il Suo nome glorioso per sempre. E amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze. E metterai queste parole che Io (cioè Dio) ti comando oggi, nel tuo cuore, e le insegnerai ai tuoi figli, pronunciandole quando riposi in casa, quando cammini per la strada, quando ti addormenti e quando ti alzi. E le legherai al tuo braccio, e le userai come separatore tra i tuoi occhi, e le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte (delle città). E sarà, se ascolterete i Miei comandamenti, che oggi vi do, di amare il vostro Dio e di onorarlo con tutto i vostro cuore, con tutta la vostra anima e con tutte le vostre forze, (allora) vi darò rugiada per le vostre terre, pioggia primaverile ed estiva, così raccoglierete le vostre granaglie, il vostro vino ed il vostro olio, e darò erba per il tuo bestiame, e mangerete e sarete soddisfatti. Ma guardatevi dall'aprire i vostri cuori a rivolgervi al culto di altri dei, e di adorarli, perché (allora) l’ira di Dio sarà contro di voi, e chiuderà il cielo, e non ci sarà rugiada, e la terra non darà il suo prodotto, e passerete (sarete estinti) rapidamente dalla buona terra che Dio vi ha dato. E (quindi) mettete queste parole nel vostro cuore e nella vostra anima, e siano come parole sulle vostre mani e tra i vostri occhi, e insegnatele ai vostri figli, e pronunciatele quando riposate nelle vostre case, quando camminate per strada, quando vi addormentate e quando vi alzate, e scrivetele sugli stipiti delle vostre case e sulle vostre porte. Così saranno moltiplicati i vostri giorni e di giorni dei vostri figli nella terra che Dio promise ai vostri padri di dare loro, per tanto quanto durano i giorni del cielo sulla terra. E Dio disse a Mosè: dì ai figli di Israele di fare d’ora in poi delle frange agli angoli dei loro vestiti, e vi sia un filo azzurro in ognuna di queste frange. Questi saranno i vostri zizzit, e guardandoli ricorderete i precetti divini, e li osserverete, e non seguirete i (vezzi del) vostro cuore e (le immagini dei) vostri occhi, che vi fanno deviare seguendoli. Così ricorderete e osserverete tutti i precetti, e sarete santi per il vostro Dio. Io sono il Signore Dio vostro, che vi ha fatto uscire dalla terra di Egitto per essere il vostro Dio, Io sono il Signore, vostro Dio. »
(Shemà[4])

Lo Shema ha subito il fato di altri testi comuni: viene recitato quasi senza prestarci attenzione, senza dar peso al suo significato, a cosa veramente implichi per il credente. In verità, il suo significato non è sempre o del tutto ovvio. Vediamone un'analisi.

Analisi

Prima parte (VeAhavtà)

Recita: E amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze. E metterai queste parole che Io ti comando oggi, nel tuo cuore, e le insegnerai ai tuoi figli, pronunciandole quando riposi in casa, quando cammini per la strada, quando ti addormenti e quando ti alzi. E le legherai al tuo braccio, e le userai come separatore tra i tuoi occhi, e le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte (delle città).[5]

È qui contenuto (e le insegnerai ai tuoi figli) il comandamento dell'insegnamento alle nuove generazioni - in modo letterale solo di alcuni precetti, ma per usanza generale, e nell'esegesi talmudica, insegnamento in senso lato, la conoscenza della Torah soprattutto, ma anche di altre scienze; il tutto rafforzato dalla costanza del precetto (quando riposi in casa, quando cammini per la strada, quando ti addormenti e quando ti alzi). Ed anzi, l'istruzione e l'amore per Dio devono essere un simbolo visibile (e le legherai al tuo braccio, e le userai come separatore tra i tuoi occhi, e le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte). Nella pratica, questo precetto si manifesta nell'indossare ogni mattina (tranne Shabbat e giorni di festa) i Tefillin, che appunto contengono scritti i precetti, e nell'apporre allo stipite delle porte della propria casa delle mezuzzoth che contengono i primi due dei tre brani dello Shema (cioè quelli contenenti il precetto degli stipiti).[1]

Seconda parte (VeHayà)

Recita: E sarà, se ascolterete i Miei comandamenti, che oggi vi do, di amare il vostro Dio e di onorarlo con tutto il vostro cuore, con tutta la vostra anima e con tutte le vostre forze, (allora) vi darò rugiada per le vostre terre, pioggia primaverile ed estiva, così raccoglierete le vostre granaglie, il vostro vino ed il vostro olio, e darò erba per il tuo bestiame, e mangerete e sarete soddisfatti. Ma guardatevi dall'aprire i vostri cuori a rivolgervi al culto di altri dei, e di adorarli, perché (allora) l'ira di Dio sarà contro di voi, e chiuderà il cielo, e non ci sarà rugiada, e la terra non darà il suo prodotto, e passerete (sarete estinti) rapidamente dalla buona terra che Dio vi ha dato. E (quindi) mettete queste parole nel vostro cuore e nella vostra anima, e siano come parole sulle vostre mani e tra i vostri occhi, e insegnatele ai vostri figli, e pronunciatele quando riposate nelle vostre case, quando camminate per strada, quando vi addormentate e quando vi alzate, e scrivetele sugli stipiti delle vostre case e sulle vostre porte. Così saranno moltiplicati i vostri giorni ed i giorni dei vostri figli nella terra che Dio promise ai vostri padri di dare loro, per tanto quanto durano i giorni del cielo sulla terra.

Sembrerebbe una ripetizione della prima parte. Ma si noti il passaggio dalla seconda persona singolare (quando riposi) a quella plurale (quando riposate). Ciò significa che i precetti sono una parola che riguarda il singolo, ma anche una parola che riguarda il popolo tutto. Ed anzi, il "castigo" viene citato solo in questa seconda parte (...e la terra non vi darà il proprio prodotto...), a mostrare che le responsabilità del popolo che ha stretto il Patto con Dio sono individuali e collettive.[6]

Terza parte (VaYòmer)

Recita: E Dio disse a Mosè: di' ai figli di Israele di fare d'ora in poi delle frange agli angoli dei loro vestiti, e vi sia un filo azzurro in ognuna di queste frange. Questi saranno i vostri tzitzit, e guardandoli ricorderete i precetti divini, e li osserverete, e non seguirete i (vezzi de)l vostro cuore e (le immagini de)i vostri occhi, che vi fanno deviare seguendoli. Così ricorderete e osserverete tutti i precetti, e sarete santi per il vostro Dio. Io sono il Signore Dio vostro, che vi ha fatto uscire dalla terra di Egitto per essere il vostro Dio, Io sono il Signore, vostro Dio.

È singolare che in mezzo a precetti così importanti si parli di un capo di abbigliamento. Ma i simboli sono anch'essi importanti (i simboli, non le immagini) — per ricordare, per non dimenticare. E la precisazione, che sembra addirittura pignola, del filo azzurro? come può stare in un brano in cui si afferma tre volte un concetto ben più importante (Io sono il vostro Dio)? Può stare perché Dio l'ha detto, direbbe un semplice. Si, ma perché l'ha detto? Forse a significare l'unitarietà del popolo di Israele, che si estrinseca anche nelle frange dei vestiti e nel filo azzurro (che non esiste più, poiché il mollusco che dava il pigmento sembra sia estinto). O forse a significare che anche nelle cose apparentemente meno importanti vi è la presenza di Dio. O forse ancora, per mostrare che tra due affermazioni terribili (Ascolta, Israele, il Dio è nostro Signore, Dio è uno e Io sono il Signore, vostro Dio) vi è la vita quotidiana, che è fatta sì di precetti e di insegnamento ai figli, ma anche di agricoltura (così raccoglierete le vostre granaglie) e di vita sociale, cioè vestiti.[7]

Sinossi esegetica

In sintesi, il contenuto scaturisce dall'affermazione della "unicità/unità della regalità di Dio". Pertanto, nella prima porzione, c'è il comando di "amare Dio con tutto il cuore, anima e forze" e di ricordarsi di insegnare queste parole importantissime ai propri figli nel corso della giornata. Obbedire a questi comandi, dice la seconda porzione, farà ottenere "ricompense", mentre disobbedirli procurerà punizioni. Per assicurare l'adempimento di questi precetti, Dio comanda inoltre un promemoria pratico: indossare gli tzitzit, "così vi ricorderete di tutti i miei comandi, li metterete in pratica e sarete santi per il vostro Dio" (Numeri 15:40).

La seconda riga citata, "Sia benedetto il santo Nome del Suo Regno per sempre ed in eterno", era originariamente un responso congregazionale alla dichiarazione dell'unità di Dio; viene quindi stampata in caratteri piccoli e recitata sottovoce, a riconoscere che non è, di per sé, una parte dei versetti biblici citati. La terza sezione dello Shema finisce formalmente a Numeri 15:41, ma in realtà gli ebrei tradizionali terminano la recitazione dello Shema con la seguente parola del versetto successivo, Emet, o "Verità", come conclusione della preghiera. Un aspetto da considerare è che lo Shema è composto da 245 parole (ovviamente nel testo ebraico), ma 248 è tradizionalmente il numero delle parti del corpo, e quindi vi è l'usanza di ripetere alla fine le (2) parole Signore vostro Dio e aggiungere la succitata parola emet (verità), per raggiungere tale numero. La ragione è trasparente: come si dice (con tutto il tuo (vostro) cuore...) si vuole ribadire che il rapporto con Dio è totale, cioè interessa tutto il corpo o, in senso traslato, tutti gli aspetti della vita.[8]

Amare Dio

Come si può comandare di amare qualcosa? Si può comandare ai sentimenti? La Bibbia a dir la verità suggerisce che alla gente si può comandare di avere certi sentimenti. L'ultimo dei dieci comandamenti, per esempio, ci istruisce a non desiderare. Altrove, ci vien detto di non sentire odio per i nostri simili. Nella Bibbia non c'è una distinzione chiara tra il sentimento stesso e l'espressione di tale sentimento in azioni o comportamenti. In questo contesto, quindi, il comando di amare Dio include il comdano di agire amorevolmente verso Dio. E inoltre, dobbiamo agire amorevolmente con tutto il cuore e con tutta l'anima e con thatta la nostra forza. Questa triplice formula imprime una nota d'urgenza o enfasi sul comandamento. Come dobbiamo agire amorevolmente verso Dio? Eccessivamente! Enfaticamente! Esclusivamente! Dobbiamo tenere a cuore le istruzioni di Dio, continua il passo biblico. Dobbiamo insegnarle ai nostri figli, recitarle mattino e sera, legarcele sulle mani e sulla fronte e iscriverle sugli stipiti delle nostre case e dei nostri cancelli. (Gli ultimi due riferimenti, come abbiamo citato sopra, si riferiscono ai tefillin e alla mezuzah da affiggersi agli stipiti delle porte. Entrambi contengono questo brano biblico scritto su pergamena).

La giustapposizione di Dio echad con l'obbligo di amare Dio " con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze" implica che, dato che Dio è esclusivamente il nostro Dio, dobbiamo assicurare a questo Dio una lealtà esclusiva. L'affermazione è duplice: una dichiarazione sulla natura di Dio e, allo stesso tempo, una dichiarazione di come dobbiamo rapportarci a questo Dio. Poiché solo Dio è Dio, dobbiamo adorare questo Dio esclusivamente e totalmente.

La nozione che soltanto Dio è esclusivamente il Dio di Israele viene dimostrato anche nella pratica, quando si scrive un rotolo della Torah, di iscrivere l'ultima lettera della prima parola ebraica del versetto (una ayin ע) e l'ultima lettera della sua ultima parola (una dalet ד) in grassetto largo. Messe insieme, le lettere formano la parola ebraica eid, o "testimone". Recitando il passo, Israele diventa testimone della sovranità assoluta di Dio.[9]

Mutualità

Integrità di Dio

Vivere sotto un Dio Unico

Il mondo è veramente uno?

Dio è solo?

Note

  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 (EN)Spiegazione dello Shema di Rabeinu Bachya, passim, per versetti.
  2. Per l'origine semitica della parola Adonai e per le connessioni con la lingua greca si veda, W. Atallah, Adonis dans la littérature et l'art grec, collana Études et Commentaire, LXII, Paris, 1966, cap. VIII, Les origines (Étymologie du nom d'Adonis; Les origines du culte), pp. 303-316; E. Masson, Récherches sur les plus anciennes emprunts sémitique en grec, Paris, 1967, p. 53 ss.; P. Chantraine, Dictionnaire étymologique de la langue grecque, Paris, 1990, s. v. Adonis; P. Kretschmer, Adonis, Glotta, VII (1916), pp. 29-39.
  3. "Jewish Prayers: The Shema" di Shira Schoenberg, su Jewish Virtual Library.
  4. Testo con traslitterazione, della Comunità Ebraica di Roma.URL consultato 12 agosto 2019
  5. "Shema comes twice – Va'et'channan", su Ask the Rabbi-Oztorah.com
  6. "Baruch Shem: The 2nd line of the Shema", su Ask the Rabbi-Oztorah.com
  7. "Teeth in the Shema", su Ask the Rabbi-Oztorah.com
  8. Meir Levin, With all your heart: the Shema in Jewish worship, practice and life, Targum, 2002, Cap. 7, pp. 216-218. ISBN 1-56871-215-4
  9. Per questa sezione si vedano spec. M. Elon, "The Principles of Jewish law", Encyclopaedia Judaica, 1975; N. S., Hecht, et al., An Introduction to the History and Sources of Jewish Law, Clarendon Press, 1996; Barry W., Holtz, Back to the Sources: Reading the Classic Jewish Texts, Summit, 1984.