Pensare Maimonide/Titolo Mishneh: differenze tra le versioni

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La ''[[w:Mishneh Torah|Mishneh Torah]]'' (in [[lingua ebraica|ebraico]]: מִשְׁנֶה תּוֹרָה , "Ripetizione della Torah") sottotitolato ''Sefer Yad HaHazaka'' (ספר יד החזקה "Libro della Mano Forte") del [[w:Mosè Maimonide|Rambam]] è la codificazione più completa e influente della legge ebraica nell'era post-talmudica. Il suo impatto sul discorso [[w:Halakhah|halakhico]], sia come decisore giuridico (ad esempio, per Rabbi [[w:Joseph ben Ephraim Karo|Joseph Karo]] nel suo ''[[w:Shulchan Arukh|Shulhan Arukh]]'') sia come strumento di interpretazione, è sia profondo che drammatico. L'audace programma del Rambam, spiegato nella sua ''[[Mishneh Torah]]'', di codificare l'halakhah definitiva in tutte le aree della legge ebraica, era niente meno che eccezionale e, come c'era da prevederlo, controverso. Il nome che Maimonide scelse per il suo ''magnum opus'' era altrettanto audace, poiché ''Mishneh Torah'' è il nome ebraico del [[w:Deuteronomio|Deuteronomio]]. Il titolo di ''Mishneh Torah'' datogli dal Rambam ci dà un'idea di come egli abbia concettualizzato la portata della sua grande opera e la funzione che avrebbe svolto nella nazione ebraica. Il titolo riconosce subito la grande influenza della [[w:Mishnah|Mishnah]], alla quale Maimonide paragonava spesso la propria opera, e suggerisce anche, in molti modi, quale fosse il suo stesso progetto nello scrivere la ''Mishneh Torah''. Questo capitolo chiarirà quattro allusioni contenute nel titolo della ''Mishneh Torah'' come mezzo per chiarire la sua struttura, stile e scopo.
La ''[[w:Mishneh Torah|Mishneh Torah]]'' (in [[lingua ebraica|ebraico]]: מִשְׁנֶה תּוֹרָה , "Ripetizione della Torah") sottotitolato ''Sefer Yad HaHazaka'' (ספר יד החזקה "Libro della Mano Forte") del [[w:Mosè Maimonide|Rambam]]<ref>Tanto per variare il testo, in questo capitolo uso a piacimento e alternativamente il nome di Maimonide ed il suo acronimo "Rambam" ('''RaMBaM''', in ebraico: הרמב"ם‎, ovvero ''Rabbī Mōsheh ben Maymōn'').</ref> è la codificazione più completa e influente della legge ebraica nell'era post-talmudica. Il suo impatto sul discorso [[w:Halakhah|halakhico]], sia come decisore giuridico (ad esempio, per Rabbi [[w:Joseph ben Ephraim Karo|Joseph Karo]] nel suo ''[[w:Shulchan Arukh|Shulhan Arukh]]'') sia come strumento di interpretazione, è sia profondo che drammatico. L'audace programma del Rambam, spiegato nella sua ''[[Mishneh Torah]]'', di codificare l'halakhah definitiva in tutte le aree della legge ebraica, era niente meno che eccezionale e, come c'era da prevederlo, controverso. Il nome che Maimonide scelse per il suo ''magnum opus'' era altrettanto audace, poiché ''Mishneh Torah'' è il nome ebraico del [[w:Deuteronomio|Deuteronomio]]. Il titolo di ''Mishneh Torah'' datogli dal Rambam ci dà un'idea di come egli abbia concettualizzato la portata della sua grande opera e la funzione che avrebbe svolto nella nazione ebraica. Il titolo riconosce subito la grande influenza della ''[[w:Mishnah|Mishnah]]'', alla quale Maimonide paragonava spesso la propria opera, e suggerisce anche, in molti modi, quale fosse il suo stesso progetto nello scrivere la ''Mishneh Torah''. Questo capitolo chiarirà quattro allusioni contenute nel titolo della ''Mishneh Torah'' come mezzo per chiarire la sua struttura, stile e scopo.


==Confronto con la Scrittura==
==Confronto con la Scrittura==
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==Modellata sulla Mishnah==
==Modellata sulla Mishnah==
Sebbene un'opera con lo scopo e l'ambizione della ''Mishneh Torah'' fosse in realtà senza precedenti, Rambam si basòa comunque su un modello ben definito, la ''[[w:Mishnah|Mishnah]]'' di Rebbe, R. [[w:Giuda il Principe|Judah il Principe]]<ref>Si veda Isadore Twersky, ''Introduction to the Code of Maimonides'', Yale University Press, 1980, pp. 29, 239.</ref> — il che ci porta alla seconda allusione nel titolo. Non è un caso che l'opera del Rebbe sia così prominente nel titolo del ''magnum opus'' di Rambam: Rambam stesso esaltò a lungo Judah il Principe e scrive spesso dei parallelismi tra l'opera del Rebbe e la sua. Maimonide, generalmente circospetto, è tutt'altro che circospetto nella sua ammirazione del Rebbe:

{{q|E... è giunto il momento per il nostro santo insegnante, la pace sia su di lui, che fu singolare nella sua generazione e unico nel suo tempo, un uomo nel quale sono state trovate tutte le cose che erano desiderabili e buoni attributi fin quando meritò di essere chiamato dal popolo della sua generazione, "Il nostro santo maestro", e il suo nome era Judah. E [egli] fu perfetto nella sua saggezza ed esaltazione — come dicevano: sin dai tempi del nostro insegnante, Mosè, fino al Rebbe non abbiamo trovato la Torah e la grandezza in un unico posto (''Gittin'' 59a). Fu il massimo della pietà, dell'umiltà e del rifiuto di tutti i piaceri, come dicevano, quando Rebbe morì: l'umiltà e la paura del peccato non furono trovate se non in lui (''Sotah'' 49b).<ref>Introduzione, ''Commentario alla Mishnah''.</ref>}}
Tra le esplicite connessioni che Rambam stabilì tra la sua opera e quella del Rebbe, spiccò lo stile. Rambam ha espresso la sua ammirazione per la chiarezza del Rebbe nell'introduzione al ''Commentario alla Mishnah'': "La sua [del Rebbe] eloquenza e facilità in lingua ebraica superò tutte le altre al punto che i Rabbini imparavano il significato delle frasi bibliche con cui avevano difficoltà dalle parole dei suoi domestici e dei suoi servitori". Nella sua introduzione a ''[[w:Sefer haMitzvot|Sefer ha-Mitsvot]]'', Rambam notò che, grazie alla chiarezza dell'ebraico mishnaico, egli avrebbe usato solo quella lingua nella sua opera:
{{q|Ho anche trovato consigliabile non comporre [quest'opera] nel linguaggio delle Sacre Scritture, dal momento che quel linguaggio sacro per noi oggi è troppo limitato per scriverci l'intero complesso della legge. Né la scriverei nella lingua del Talmud [cioè l'aramaico], poiché solo pochi individui tra noi lo capiscono oggigiorno, e l'erudito talmudista trova estranee e remote molte delle sue parole. Invece, io lo scriverei nella lingua della ''Mishnah'', in modo che possa essere facilmente compreso dalla maggior parte delle persone.<ref>Introduzione a ''Sefer ha-Mitsvot''.</ref>}}
Inoltre, Rambam menziona di aver pensato di organizzare la ''Mishneh Torah'' secondo le categorie della ''Mishnah'':
{{q|Ho iniziato a pensare a come doveva essere fatta la divisione di questa opera e la disposizione delle sue parti. (Mi chiedevo:) Devo dividerlo secondo le divisioni della ''Mishnah'' e seguire le sue orme, o dovrei dividerlo in qualche altro modo, disponendo le materie all'inizio o alla fine dell'opera come la logica imporrà, poiché questo è il modo corretto e più semplice per l'apprendimento?<ref>Introduzione alla ''Mishneh Torah''.</ref>}}
L'influenza de Rebbe su Maimonide non si limitava allo stile. Uno degli elementi più distintivi della ''Mishneh Torah'' è la sua mancanza di attribuzioni (= fonti). Rambam, anche quando codificava la legge secondo un'opinione specifica, non attribuiva quella posizione a un saggio specifico. Fu questo aspetto che il rabbino Phineas ben Meshulam, eminente giudice di Alessandria e contemporaneo di Rambam, criticò in una lettera a Maimonide. In risposta, Rambam offrì un lungo excursus sulla distinzione tra il metodo della Mishnah e il metodo del Talmud — una distinzione tra l’''hibbur'', un codice monolitico, e il ''perush'', un commento. La ''Mishneh Torah'', rispose, è stata modellata sul metodo della ''Mishnah'', di un ''hibbur''. In risposta alla preoccupazione di R. Phineas che gli autori di particolari opinioni sarebbero stati dimenticati, Rambam spiega:
{{q|Ho qui solo seguito lo stile di Rabbi Giuda. Anche lui ha fatto questo prima di me, poiché ogni halakhah che registrava senza qualifica e anonima si originava da altri studiosi; inoltre anche questi altri rabbini non avevano creato tali halakhot ma a loro volta li avevano ricevuti da altri, e questi altri da altri, fino a Mosè, nostro maestro... Quale vantaggio ci sarebbe nel [citare i nomi dei Saggi]? In effetti, si menziona esplicitamente in diversi punti che Rabbi Judah aggiudicò la legge secondo l'opinione di un dato rabbino che egli preferiva e tuttavia registrò la tale opinione in modo anonimo; questa è una chiara prova che ogni volta che Rabbi Judag riconosceva una legge che gli sembrava la halakha corretta, e quindi degna di essere attuata, la registrava sempre senza qualificarla e in forma anonima.<ref>''Responsa del Rambam'', 140, lettera a R. Phineas ben Meshullam. Trad. Twersky, ''Introduction, cit.'', pp. 34-35.</ref>}}
Sia nello stile che nell'organizzazione, la ''Mishnah'' del Rebbe influisce sulla ''Mishneh Torah'' di Rambam. Nella sua Introduzione alla ''Mishneh Torah'', Rambam traccia un'ulteriore connessione tra questi due codici che chiarisce il suo scopo nello scrivere la ''Mishneh Torah''. Sia il suo lavoro che quello del Rebbe, osserva Rambam, furono scritti durante periodi di decentramento e instabilità. Il Rebbe scrisse la ''Mishnah'', dice Maimonide,
:perché vide che il numero di studenti continuava a diminuire, le calamità continuavano ad accadere, il governo malvagio stava estendendo il suo dominio e aumentando di potere, e gli Israeliti stavano vagando ed emigrando in luoghi remoti. Scrisse quindi un'opera che sarebbe servita da manuale per tutti, in modo che potesse essere studiata rapidamente e non venisse dimenticata.<ref>Introduzione alla ''Mishneh Torah''.</ref>


==La Torah del Re==
==La Torah del Re==

Versione delle 18:10, 11 nov 2019

Indice del libro
"Mishneh Torah" – Copia miniata in 20 voll., manoscritta da Salomon Ibn Zauk per Joseph Sen David Ibn Yaya e completata nel 1492
"Mishneh Torah" – Copia miniata in 20 voll., manoscritta da Salomon Ibn Zauk per Joseph Sen David Ibn Yaya e completata nel 1492


Mishneh Torah: il significato del titolo
La Mishneh Torah (in ebraico: מִשְׁנֶה תּוֹרָה , "Ripetizione della Torah") sottotitolato Sefer Yad HaHazaka (ספר יד החזקה "Libro della Mano Forte") del Rambam[1] è la codificazione più completa e influente della legge ebraica nell'era post-talmudica. Il suo impatto sul discorso halakhico, sia come decisore giuridico (ad esempio, per Rabbi Joseph Karo nel suo Shulhan Arukh) sia come strumento di interpretazione, è sia profondo che drammatico. L'audace programma del Rambam, spiegato nella sua Mishneh Torah, di codificare l'halakhah definitiva in tutte le aree della legge ebraica, era niente meno che eccezionale e, come c'era da prevederlo, controverso. Il nome che Maimonide scelse per il suo magnum opus era altrettanto audace, poiché Mishneh Torah è il nome ebraico del Deuteronomio. Il titolo di Mishneh Torah datogli dal Rambam ci dà un'idea di come egli abbia concettualizzato la portata della sua grande opera e la funzione che avrebbe svolto nella nazione ebraica. Il titolo riconosce subito la grande influenza della Mishnah, alla quale Maimonide paragonava spesso la propria opera, e suggerisce anche, in molti modi, quale fosse il suo stesso progetto nello scrivere la Mishneh Torah. Questo capitolo chiarirà quattro allusioni contenute nel titolo della Mishneh Torah come mezzo per chiarire la sua struttura, stile e scopo.

Confronto con la Scrittura

L'enorme ruolo che la Mishneh Torah ha avuto nel pensiero ebraico e nella sua pratica legale è ben consolidato: lo Shulhan Arukh considerava la Mishneh Torah del Rambam come una delle tre opinioni che avrebbero posto le basi della legge ebraica. Quando lo Shulhan Arukh decide in accordo con Maimonide, la lingua dell'halakhah è spesso quella della Mishneh Torah stessa. Ogni generazione genera nuovi commenti alla Mishneh Torah. È, forse unicamente nel mondo ebraico, consultata universalmente per chiarire le continue questioni legali.

Eppure Maimonide stesso aveva ambizioni ancora maggiori per la sua opera. Rambam ha scritto nell'introduzione alla Mishneh Torah che il suo lavoro era definitivo e sufficiente come deposito della legge orale. Chiama la sua opera Mishneh Torah, scrive, "perché se uno legge le Scritture e poi legge questo volume, conoscerà l'intera legge orale e non avrà bisogno di leggere nessun altro libro oltre a questi".[2] "Mishneh" in questo senso si basa sulla parola sheniyya, o seconda. La Mishneh Torah sarebbe seconda rispetto al Pentateuco, la Torah scritta. Rambam intendeva che il suo lavoro fosse un volume complementare alla legge scritta; il concetto incorporato di "sheniyya" è il riferimento principale del titolo, Mishneh Torah.

L'idea che la Mishneh Torah sia un volume di accompagnamento della Torah Scritta non è semplicemente accademica; ha avuto un ruolo nella composizione formale della stessa Mishneh Torah. All'inizio delle leggi di Hanukkah, ad esempio, Rambam racconta a lungo la storia degli eventi di Hanukkah.[3] Al contrario, nelle leggi di Purim non viene trovata alcuna storia del genere. Lì, Rambam nota solo che "è noto che [la lettura della Megillah] era un decreto dei Profeti". Una volta ho letto che il Rav, Rabbi Joseph Soloveitchik, spiegava perché Maimonide non discutesse della storia di Purim come faceva per gli eventi di Hanukkah. La storia di Purim è riportata nel libro di Ester, ha sottolineato R. Soloveitchik, che fa parte della Bibbia: la Mishneh Torah era intesa a integrare la legge scritta, e quindi Rambam trovò inutile ripetere ciò che era già stato esposto. Ma Rambam registra però la storia post-biblica di Hanukkah.

Modellata sulla Mishnah

Sebbene un'opera con lo scopo e l'ambizione della Mishneh Torah fosse in realtà senza precedenti, Rambam si basòa comunque su un modello ben definito, la Mishnah di Rebbe, R. Judah il Principe[4] — il che ci porta alla seconda allusione nel titolo. Non è un caso che l'opera del Rebbe sia così prominente nel titolo del magnum opus di Rambam: Rambam stesso esaltò a lungo Judah il Principe e scrive spesso dei parallelismi tra l'opera del Rebbe e la sua. Maimonide, generalmente circospetto, è tutt'altro che circospetto nella sua ammirazione del Rebbe:

« E... è giunto il momento per il nostro santo insegnante, la pace sia su di lui, che fu singolare nella sua generazione e unico nel suo tempo, un uomo nel quale sono state trovate tutte le cose che erano desiderabili e buoni attributi fin quando meritò di essere chiamato dal popolo della sua generazione, "Il nostro santo maestro", e il suo nome era Judah. E [egli] fu perfetto nella sua saggezza ed esaltazione — come dicevano: sin dai tempi del nostro insegnante, Mosè, fino al Rebbe non abbiamo trovato la Torah e la grandezza in un unico posto (Gittin 59a). Fu il massimo della pietà, dell'umiltà e del rifiuto di tutti i piaceri, come dicevano, quando Rebbe morì: l'umiltà e la paura del peccato non furono trovate se non in lui (Sotah 49b).[5] »

Tra le esplicite connessioni che Rambam stabilì tra la sua opera e quella del Rebbe, spiccò lo stile. Rambam ha espresso la sua ammirazione per la chiarezza del Rebbe nell'introduzione al Commentario alla Mishnah: "La sua [del Rebbe] eloquenza e facilità in lingua ebraica superò tutte le altre al punto che i Rabbini imparavano il significato delle frasi bibliche con cui avevano difficoltà dalle parole dei suoi domestici e dei suoi servitori". Nella sua introduzione a Sefer ha-Mitsvot, Rambam notò che, grazie alla chiarezza dell'ebraico mishnaico, egli avrebbe usato solo quella lingua nella sua opera:

« Ho anche trovato consigliabile non comporre [quest'opera] nel linguaggio delle Sacre Scritture, dal momento che quel linguaggio sacro per noi oggi è troppo limitato per scriverci l'intero complesso della legge. Né la scriverei nella lingua del Talmud [cioè l'aramaico], poiché solo pochi individui tra noi lo capiscono oggigiorno, e l'erudito talmudista trova estranee e remote molte delle sue parole. Invece, io lo scriverei nella lingua della Mishnah, in modo che possa essere facilmente compreso dalla maggior parte delle persone.[6] »

Inoltre, Rambam menziona di aver pensato di organizzare la Mishneh Torah secondo le categorie della Mishnah:

« Ho iniziato a pensare a come doveva essere fatta la divisione di questa opera e la disposizione delle sue parti. (Mi chiedevo:) Devo dividerlo secondo le divisioni della Mishnah e seguire le sue orme, o dovrei dividerlo in qualche altro modo, disponendo le materie all'inizio o alla fine dell'opera come la logica imporrà, poiché questo è il modo corretto e più semplice per l'apprendimento?[7] »

L'influenza de Rebbe su Maimonide non si limitava allo stile. Uno degli elementi più distintivi della Mishneh Torah è la sua mancanza di attribuzioni (= fonti). Rambam, anche quando codificava la legge secondo un'opinione specifica, non attribuiva quella posizione a un saggio specifico. Fu questo aspetto che il rabbino Phineas ben Meshulam, eminente giudice di Alessandria e contemporaneo di Rambam, criticò in una lettera a Maimonide. In risposta, Rambam offrì un lungo excursus sulla distinzione tra il metodo della Mishnah e il metodo del Talmud — una distinzione tra l’hibbur, un codice monolitico, e il perush, un commento. La Mishneh Torah, rispose, è stata modellata sul metodo della Mishnah, di un hibbur. In risposta alla preoccupazione di R. Phineas che gli autori di particolari opinioni sarebbero stati dimenticati, Rambam spiega:

« Ho qui solo seguito lo stile di Rabbi Giuda. Anche lui ha fatto questo prima di me, poiché ogni halakhah che registrava senza qualifica e anonima si originava da altri studiosi; inoltre anche questi altri rabbini non avevano creato tali halakhot ma a loro volta li avevano ricevuti da altri, e questi altri da altri, fino a Mosè, nostro maestro... Quale vantaggio ci sarebbe nel [citare i nomi dei Saggi]? In effetti, si menziona esplicitamente in diversi punti che Rabbi Judah aggiudicò la legge secondo l'opinione di un dato rabbino che egli preferiva e tuttavia registrò la tale opinione in modo anonimo; questa è una chiara prova che ogni volta che Rabbi Judag riconosceva una legge che gli sembrava la halakha corretta, e quindi degna di essere attuata, la registrava sempre senza qualificarla e in forma anonima.[8] »

Sia nello stile che nell'organizzazione, la Mishnah del Rebbe influisce sulla Mishneh Torah di Rambam. Nella sua Introduzione alla Mishneh Torah, Rambam traccia un'ulteriore connessione tra questi due codici che chiarisce il suo scopo nello scrivere la Mishneh Torah. Sia il suo lavoro che quello del Rebbe, osserva Rambam, furono scritti durante periodi di decentramento e instabilità. Il Rebbe scrisse la Mishnah, dice Maimonide,

perché vide che il numero di studenti continuava a diminuire, le calamità continuavano ad accadere, il governo malvagio stava estendendo il suo dominio e aumentando di potere, e gli Israeliti stavano vagando ed emigrando in luoghi remoti. Scrisse quindi un'opera che sarebbe servita da manuale per tutti, in modo che potesse essere studiata rapidamente e non venisse dimenticata.[9]

La Torah del Re

Il nome di Deuteronomio


Note

  1. Tanto per variare il testo, in questo capitolo uso a piacimento e alternativamente il nome di Maimonide ed il suo acronimo "Rambam" (RaMBaM, in ebraico: הרמב"ם‎, ovvero Rabbī Mōsheh ben Maymōn).
  2. Introduzione alla Mishneh Torah. Si veda anche Mishneh Torah, testo completo in (EN), nonché l'ottimo sito bilingue Sefaria coi principali testi ebraici.
  3. R. Joseph B. Soloveitchik notava l'insolita registrazione della storia di Hanukkah nella Mishneh Torah, che è un'opera puramente halakica, una raccolta di leggi senza riferimenti storici. Nello spiegarlo, suggeriva che, dato che l'illuminazione delle candele di Hanukkah è un'espressione di ringraziamento e lode a Dio, è essenziale che si conosca il motivo per cui si accendono tali candele — in ringraziamento all'Onnipotente.
  4. Si veda Isadore Twersky, Introduction to the Code of Maimonides, Yale University Press, 1980, pp. 29, 239.
  5. Introduzione, Commentario alla Mishnah.
  6. Introduzione a Sefer ha-Mitsvot.
  7. Introduzione alla Mishneh Torah.
  8. Responsa del Rambam, 140, lettera a R. Phineas ben Meshullam. Trad. Twersky, Introduction, cit., pp. 34-35.
  9. Introduzione alla Mishneh Torah.