Messianismo Chabad e la redenzione del mondo/Il mondo non ancora pronto per Dio: differenze tra le versioni

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La ''Tanya'' sottolinea che Dio ha creato il mondo dal nulla, ''ex nihilo'', con la sua Parola enunciata — che è un'illustrazione antropomorfica.<ref>''Tanya'' capp. 19 e 20. Si vedano anche ''Tikkunei Zohar, Tikkun'' 57, 91b e ''Sha’ar ha-Yichud'' cap. 7.</ref> Nella seconda parte della ''Tanya'', ''Sha’ar ha-Yichud veha-Emunah'', viene spiegato più a lungo come la creazione sia venuta in esistenza. Quando Dio crea non è come quando l'uomo fa qualcosa. La forza vitale attiva del creatore deve essere continuamente in tutte le cose create affinché non ritornino al nulla. Questa forza vitale è costituita dalle "lettere" creative di Dio, cioè il suo Verbo.<ref>''Sha’ar ha-Yichud'' capp. 1 e 2. Dio è continuamente attivo nel creare, secondo la letteratura Chabad. Schochet spiega: "Quanto sopra ci porta ora a un altro concetto cruciale nel misticismo ebraico: il significato cosmico delle azioni dell'uomo. Al completamento della ''ma’aseh bereishit'', l'opera della creazione, si dice che "Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l'opera che aveva creata ''la’asot''". ({{passo biblico2|Genesi|2:3}}) Lì non dice "che aveva creato ''ve’assa'' (e aveva fatto)', ma il tempo imperfetto di ''la’asot'': fare. ''La’asot'' significa ''letaken'' – riparare, completare. Perché nessuna delle cose create nei sei giorni della creazione è completa. Qualunque cosa sia portata in essere necessita di ulteriore lavoro per completarla ". Viene inoltre spiegato che questo era inteso con la creazione e non denota una sorta di difetto o fallimento da parte del creatore, ma fu il piano di Dio in modo che l'uomo potesse contribuire alla sua parte nell'universo. Riguardo a questo, vengono spiegate le idee espresse in Genesi Rabba 17:1; Genesi Rabba 42:3; Levitico Rabba 11:7.</ref> Poiché la creazione esiste solo attraverso questa forza vitale divina attiva, ciò significa che le cose materiali non esistono affatto. Se l'uomo potesse vedere l'immanenza di Dio, le cose tangibili scomparirebbero poiché sarebbero annullate nell'incontro. Questo si spiega usando l'allegoria dei raggi solari, che neanche loro esistono, sebbene diano l'impressione di avere un'esistenza reale ai nostri occhi.<ref>''Tanya'' cap. 3.</ref> Cionondimeno, Dio decise di far apparire il mondo come un'entità esistente in modo indipendente, cosicché Egli potesse avere un regno.<ref>''Tanya'' cap. 7.</ref> Questa idea è l'inizio della dottrina messianica nella ''Tanya''.
La ''Tanya'' sottolinea che Dio ha creato il mondo dal nulla, ''ex nihilo'', con la sua Parola enunciata — che è un'illustrazione antropomorfica.<ref>''Tanya'' capp. 19 e 20. Si vedano anche ''Tikkunei Zohar, Tikkun'' 57, 91b e ''Sha’ar ha-Yichud'' cap. 7.</ref> Nella seconda parte della ''Tanya'', ''Sha’ar ha-Yichud veha-Emunah'', viene spiegato più a lungo come la creazione sia venuta in esistenza. Quando Dio crea non è come quando l'uomo fa qualcosa. La forza vitale attiva del creatore deve essere continuamente in tutte le cose create affinché non ritornino al nulla. Questa forza vitale è costituita dalle "lettere" creative di Dio, cioè il suo Verbo.<ref>''Sha’ar ha-Yichud'' capp. 1 e 2. Dio è continuamente attivo nel creare, secondo la letteratura Chabad. Schochet spiega: "Quanto sopra ci porta ora a un altro concetto cruciale nel misticismo ebraico: il significato cosmico delle azioni dell'uomo. Al completamento della ''ma’aseh bereishit'', l'opera della creazione, si dice che "Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l'opera che aveva creata ''la’asot''". ({{passo biblico2|Genesi|2:3}}) Lì non dice "che aveva creato ''ve’assa'' (e aveva fatto)', ma il tempo imperfetto di ''la’asot'': fare. ''La’asot'' significa ''letaken'' – riparare, completare. Perché nessuna delle cose create nei sei giorni della creazione è completa. Qualunque cosa sia portata in essere necessita di ulteriore lavoro per completarla ". Viene inoltre spiegato che questo era inteso con la creazione e non denota una sorta di difetto o fallimento da parte del creatore, ma fu il piano di Dio in modo che l'uomo potesse contribuire alla sua parte nell'universo. Riguardo a questo, vengono spiegate le idee espresse in Genesi Rabba 17:1; Genesi Rabba 42:3; Levitico Rabba 11:7.</ref> Poiché la creazione esiste solo attraverso questa forza vitale divina attiva, ciò significa che le cose materiali non esistono affatto. Se l'uomo potesse vedere l'immanenza di Dio, le cose tangibili scomparirebbero poiché sarebbero annullate nell'incontro. Questo si spiega usando l'allegoria dei raggi solari, che neanche loro esistono, sebbene diano l'impressione di avere un'esistenza reale ai nostri occhi.<ref>''Tanya'' cap. 3.</ref> Cionondimeno, Dio decise di far apparire il mondo come un'entità esistente in modo indipendente, cosicché Egli potesse avere un regno.<ref>''Tanya'' cap. 7.</ref> Questa idea è l'inizio della dottrina messianica nella ''Tanya''.


Si crede che il mondo sia una creazione divina e pieno di divina onnipresenza. Dio ha creato il mondo perché voleva avere una dimora nei "mondi inferiori". Il culmine della creazione sarà l'era messianica e la risurrezione dei morti,<ref>''Tanya'' capp. 36 e 37. Si veda anche Schochet 1995 I:69 in cui fa riferimento ed interpreta ''Midrash Tanhuma, Nasso'' 16.</ref> che costituisce la fine della dottrina messianica nella ''Tanya''. L'era messianica è spiegata nella ''Tanya'' come il tempo in cui Dio vivrà sulla terra.<ref>''Tanya'' cap. 36.</ref> Quindi, possiamo stipulare che lo scopo per cui Dio crea il mondo è l'era messianica. Come si realizzerà questo scopo verrà spiegato mediante la comprensione del concetto di uomo nella ''Tanya''.

Fondamentale nella visione del mondo di qualsiasi religione è la questione del male e cosa farne. Anche la ''Tanya'' è preoccupata di rispondere alla domanda su come il male sia entrato nel mondo e come vincerlo in modo che Dio possa vivere sulla terra. Nella ''Tanya'', il male è indicato come ''[[w:Qelipot|qelipah]]'' (קליפה) e letteralmente significa "guscio", o ''[[w:Qelipot|sitra achra]]'' (סטרא אחרא), che significa "l'altra parte". Sia "qelipah" che "sitra achra" sono termini cabalistici che indicano il male, a significare che il male è diametralmente opposto alla santità, completamente diverso da Dio. Tutto ciò che separa da Dio appartiene al ''sitra achra'', che è la radice del male.<ref>''Tanya'' cap. 1.</ref> Ma come è venuto in esistenza il male? Si crede che l'atto della creazione sia avvenuto attraverso quella che viene chiamata contrazione (צמצום ''[[w:Tzimtzum|zimzum]]''), in cui Dio "si nasconde".<ref>הסתר פנים העליונים</ref> La contrazione è spiegata come così potente e l'occultamento così grande che anche cose impure possono esser generate. Le ''qelipot'' e il ''sitra achra'', tuttavia, non ricevono il loro sostentamento da Dio (qui chiamato il Volto Superno), ma da quella che viene definita la "parte più preterita" di Dio<ref>אחוריים</ref> — dove il nutrimento è dato malvolentieri come a un nemico. Poiché le ''qelipot'' non ricevono la loro forza vitale da Dio, sono chiamate "altri dèi"<ref>אלהים אחרים</ref> e ''Lessons in Tanya''<ref>''Lessons in Tanya'' è la ''Tanya'' con commentari di [https://www.chabad.org/search/keyword_cdo/kid/17762/jewish/R-Yosef-Wineberg.htm Rabbi Yosef Wineberg] pubblicato da Kehot Publication Society. La prima edizione è del 1997.</ref> spiega che l'unità di Dio non riguarda solo il fatto che non c'è altro dio all'infuori di Lui, ma anche che Egli è l'unico essere esistente. Avere un'identità separata da Lui (come le ''qelipot'' e il ''sitra achra'') è idolatria.<ref>''Tanya'' cap. 22; ''Lessons in Tanya'' I:296</ref>





Versione delle 19:50, 5 feb 2021

Indice del libro
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Vetrata della Sinagoga Renanim, Heichal Shlomo,[1] Gerusalemme


LA VISIONE DEL MONDO: DIVINITÀ E CREAZIONE

Il mondo non ancora pronto per Dio

« Per la mia gloria ho creato
e formato e anche compiuto »
(Isaia 43:7)

La Tanya sottolinea che Dio ha creato il mondo dal nulla, ex nihilo, con la sua Parola enunciata — che è un'illustrazione antropomorfica.[2] Nella seconda parte della Tanya, Sha’ar ha-Yichud veha-Emunah, viene spiegato più a lungo come la creazione sia venuta in esistenza. Quando Dio crea non è come quando l'uomo fa qualcosa. La forza vitale attiva del creatore deve essere continuamente in tutte le cose create affinché non ritornino al nulla. Questa forza vitale è costituita dalle "lettere" creative di Dio, cioè il suo Verbo.[3] Poiché la creazione esiste solo attraverso questa forza vitale divina attiva, ciò significa che le cose materiali non esistono affatto. Se l'uomo potesse vedere l'immanenza di Dio, le cose tangibili scomparirebbero poiché sarebbero annullate nell'incontro. Questo si spiega usando l'allegoria dei raggi solari, che neanche loro esistono, sebbene diano l'impressione di avere un'esistenza reale ai nostri occhi.[4] Cionondimeno, Dio decise di far apparire il mondo come un'entità esistente in modo indipendente, cosicché Egli potesse avere un regno.[5] Questa idea è l'inizio della dottrina messianica nella Tanya.

Si crede che il mondo sia una creazione divina e pieno di divina onnipresenza. Dio ha creato il mondo perché voleva avere una dimora nei "mondi inferiori". Il culmine della creazione sarà l'era messianica e la risurrezione dei morti,[6] che costituisce la fine della dottrina messianica nella Tanya. L'era messianica è spiegata nella Tanya come il tempo in cui Dio vivrà sulla terra.[7] Quindi, possiamo stipulare che lo scopo per cui Dio crea il mondo è l'era messianica. Come si realizzerà questo scopo verrà spiegato mediante la comprensione del concetto di uomo nella Tanya.

Fondamentale nella visione del mondo di qualsiasi religione è la questione del male e cosa farne. Anche la Tanya è preoccupata di rispondere alla domanda su come il male sia entrato nel mondo e come vincerlo in modo che Dio possa vivere sulla terra. Nella Tanya, il male è indicato come qelipah (קליפה) e letteralmente significa "guscio", o sitra achra (סטרא אחרא), che significa "l'altra parte". Sia "qelipah" che "sitra achra" sono termini cabalistici che indicano il male, a significare che il male è diametralmente opposto alla santità, completamente diverso da Dio. Tutto ciò che separa da Dio appartiene al sitra achra, che è la radice del male.[8] Ma come è venuto in esistenza il male? Si crede che l'atto della creazione sia avvenuto attraverso quella che viene chiamata contrazione (צמצום zimzum), in cui Dio "si nasconde".[9] La contrazione è spiegata come così potente e l'occultamento così grande che anche cose impure possono esser generate. Le qelipot e il sitra achra, tuttavia, non ricevono il loro sostentamento da Dio (qui chiamato il Volto Superno), ma da quella che viene definita la "parte più preterita" di Dio[10] — dove il nutrimento è dato malvolentieri come a un nemico. Poiché le qelipot non ricevono la loro forza vitale da Dio, sono chiamate "altri dèi"[11] e Lessons in Tanya[12] spiega che l'unità di Dio non riguarda solo il fatto che non c'è altro dio all'infuori di Lui, ma anche che Egli è l'unico essere esistente. Avere un'identità separata da Lui (come le qelipot e il sitra achra) è idolatria.[13]


Note

Per approfondire, vedi Le strutture basilari del pensiero ebraico e Non c'è alcun altro.
  1. La Sinagoga Renanim fu trasferita da Padova a Gerusalemme, insieme alla sua Arca e Bimah del XVIII secolo, e fu decorata con vetrate in temperato, da cui questa immagine.
  2. Tanya capp. 19 e 20. Si vedano anche Tikkunei Zohar, Tikkun 57, 91b e Sha’ar ha-Yichud cap. 7.
  3. Sha’ar ha-Yichud capp. 1 e 2. Dio è continuamente attivo nel creare, secondo la letteratura Chabad. Schochet spiega: "Quanto sopra ci porta ora a un altro concetto cruciale nel misticismo ebraico: il significato cosmico delle azioni dell'uomo. Al completamento della ma’aseh bereishit, l'opera della creazione, si dice che "Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l'opera che aveva creata la’asot". (Genesi 2:3) Lì non dice "che aveva creato ve’assa (e aveva fatto)', ma il tempo imperfetto di la’asot: fare. La’asot significa letaken – riparare, completare. Perché nessuna delle cose create nei sei giorni della creazione è completa. Qualunque cosa sia portata in essere necessita di ulteriore lavoro per completarla ". Viene inoltre spiegato che questo era inteso con la creazione e non denota una sorta di difetto o fallimento da parte del creatore, ma fu il piano di Dio in modo che l'uomo potesse contribuire alla sua parte nell'universo. Riguardo a questo, vengono spiegate le idee espresse in Genesi Rabba 17:1; Genesi Rabba 42:3; Levitico Rabba 11:7.
  4. Tanya cap. 3.
  5. Tanya cap. 7.
  6. Tanya capp. 36 e 37. Si veda anche Schochet 1995 I:69 in cui fa riferimento ed interpreta Midrash Tanhuma, Nasso 16.
  7. Tanya cap. 36.
  8. Tanya cap. 1.
  9. הסתר פנים העליונים
  10. אחוריים
  11. אלהים אחרים
  12. Lessons in Tanya è la Tanya con commentari di Rabbi Yosef Wineberg pubblicato da Kehot Publication Society. La prima edizione è del 1997.
  13. Tanya cap. 22; Lessons in Tanya I:296