Carmina (Catullo)/24: differenze tra le versioni

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Nec seruum tamen ille habet neque arcam.
Nec seruum tamen ille habet neque arcam.
</poem>
</poem>
|trad=
|trad= Io avrei voluto che tu, fior fiore
di tutti i Giovenzi che sono, furono
e saranno in tutti gli anni a venire,
avessi donato l’oro di Mida
a costui senza un servo né denari,
piuttosto che piegarti al suo amore.
‘Perché? non è affascinante?’ Certo,
lo è, ma senza un servo né denari.
Tu puoi minimizzare quanto vuoi,
ma resta senza un servo né denari.
<poem>
<poem>



Versione delle 23:42, 14 mar 2021

Indice del libro


Testo

(LA)
« 

O qui flosculus es Iuuentiorum,
Non horum modo, sed quot aut fuerunt
Aut posthac aliis erunt in annis,
Mallem diuitias Midae dedisses
Isti cui neque seruus est neque arca,
Quam sic te sineres ab illo amari.
'Quid? Non est homo bellus?' inquies. Est:
Sed bello huic neque seruus est neque arca.
Hoc tu quam libet abice eleuaque:
Nec seruum tamen ille habet neque arcam.

 »
(IT)
« 
 »
(Fonte: → Wikisource )

Note al testo

Analisi stilistica

Sintesi della poesia

Catullo in questa poesia si rivolge all'uomo amato, Giovenzio. Lo rimprovera per essersi concesso ad un altro uomo, per di più povero. Confessa che avrebbe preferito che egli donasse le ricchezze di Mida a costui, piuttosto che concedersi al suo amore. Gli rammenta che per quanto possa minimizzare questo fatto, tale uomo rimarrà sempre e comunque povero nonostante il bell'aspetto.

Il tema

Catullo in questo carme ci fa capire che probabilmente ha avuto un amore omosessuale e che ipoteticamente ebbe un amore con Giovenzio, screditando e anche rimproverando quest'ultimo, dicendo che egli è colpevole di essersi concesso ad una persona priva di denaro.

Il messaggio