Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Malaysia: differenze tra le versioni

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All'epoca la crescita delle Economie dell'Estremo Oriente era piuttosto impetuosa e i loro regimi, relativamente poco armati, erano in cerca di equipaggiamenti e armi moderne. Con una crescita prevista del 5% nel 2003 e 5,7 nel 2004, l'area dell'ASEAN era di conseguenza anche una ricca attrazione per l'industria della difesa mondiale, con una spesa prevista in zona di 60 mld di dollari entro il 2006. Dopo la crisi del 2001, tutto questo era molto interessante per gli affari. Al salone LIMA '03 venne fatto il punto su molti nuovi programmi.
 
La Malaysia era stata impegnata prevalentemente in azioni anti-terrorismo e antipirateria, ma i continui programmi militari della minuscola Singapore, con cui condivide il confine, hanno innescato una certa competizione in ambito di programmi di riarmo, pur non avendo in realtà ragioni di conflitto. Era più che altro per riequilibrare le potenzialità tra le due nazioni, altrimenti sbilanciate. Poi c'erano minori contenziosi con la Cina e in generale problemi nella regione come quelli tra Taiwan e Cina, tra le due Coree e poco di più. La pirateria, l'immigrazione clandestina (con 329.000 km2 e solo 22 milioni di abitanti, anche se gran parte del territorio con foreste impenetrabili)e il terrorismo islamico alla Abu Sayaf. Appena prima era finita la lotta al terrorismo di matrice laica, quello maoista, dal 1948 al 1990. Era stata recentemente creata una Guardia Costiera specializzata piuttosto che la Marina vera e propria, che ha contribitocontribuito ad iniziare la sua attività. Nel frattempo, nella riunione dei Paesi Islamici, il primo ministro Mahathir, incitava alla vittoria 'non violenta' contro Israele, di cui la repressione sui Palestinesi stava causando proteste crescenti. In seguito arrivò, proprio il 31 ottobre 2003, il successore designato Badawi, che avrebbe dovuto faticare molto per eguagliare la popolarità del precedente leader.
 
Eppure nel frattempo i programmi militari erano molto liberi, nonostante le posizioni politiche più o meno condivisibili da parte dell'Occidente. Per esempio, la Boeing con il suo F-18F Super Hornet era sul punto di firmare il contratto da 1,5 mld per 12-18 aerei e il ritiro degli 8 F-18D. Ma la Sukhoi ha scalzato in parte la concorrenza americana (e quella della MiG-MAPO) con un lotto di 18 Su-30MKM biposto, che nonostante il numero e le capacità sarebbero stati pagati solo 1 mld di dollari, di cui 278 mln in olio di palma. Per giunta, era previsto anche il trasferimento di tecnologie e la partecipazione di un malese ad una missione spaziale russa nel 2005. Tutto previsto entro questo stesso contratto, a condizioni quindi imbattibili. Tanto più che la Thales avrebbe fornito parte dell'avionica, avionica che voleva a quel punto 'rifare' pressoché da sola, grazie al vantaggio tecnologico, tanto da voler estendere i sistemi anche ai MiG e agli F-5. Questo però non era certo accettato dai Russi che l'hanno costretta ad una posizione di compromesso, per salvare le proprie aziende avioniche e tenere bassi i costi. In ogni caso gli equipaggiamenti sono simili a quelli indiani, ma senza le componenti di provenienza israeliana, politicamente, in questo caso, non cedibili. Tra le componenti il radar N011M Bars e l'IRST OLS-30. Con i caccia SU-30, F-18F, MiG-29 aggiornati, Hawk 208 e 108 la piccola aviazione malese era certo moderna anche se con una logistica difficile da sostenere per macchine tanto diverse tra di loro. Anche le armi, tra cui i missili AS-18, AS-17, AA-12 per le macchine russe, erano moderne. Dei 12 MB.339 comprati a suo tempo, ne restavano in linea 8, pochi e da integrare il prima possibile con altri tipi per dare alla RMAF una valida componente d'addestramento.
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