Shoah e identità ebraica/Confronto con la fede: differenze tra le versioni

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== Primo Levi e il confronto con la fede ==
== Primo Levi e il confronto con la fede ==
Sebbene si considerasse un ateo, Levi come Wiesel, trovò la sua identità ebraica compromessa durante il suo internamento ad Auschwitz. Levi si confrontò improvvisamente con la fede e l'identità religiosa ebraica ad Auschwitz, ironicamente più che altrove nella sua vita, e l'ambiente di Auschwitz lo costrinse a confrontarsi con la propria identità religiosa e fino a che punto fosse veramente ateo. Levi descrisse l'impatto di Auschwitz sulla sua "ebraicità" quando venne intervistato, dicendo: "it further weakened my religious convictions which were already very feeble" (Bravo & Cereja 1983, 2001:228). Myriam Anissimov afferma che Levi si confrontò con la sua fede prima di arrivare ad Auschwitz, quando si trovò di fronte alla fede degli ebrei religiosi italiani che si preparavano alla loro deportazione da [[w:Campo di Fossoli|Fossoli]]:

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This was no longer "a small amusing anomaly," or the angry pride of declaring himself "impure" because the racial laws had made him a pariah. This time the feeling dawned in him that he shared the fate of a very ancient people that for centuries had met nothing but exile and persecution.|1998:97}}

Il linguaggio con cui Levi narra la sua ultima notte al campo di Fossoli è ricco di temi religiosi mentre affronta la fede ebraica e la sua storia antica.




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[[Categoria:Shoah e identità ebraica|Confronto con la fede]]
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Versione delle 20:42, 16 ago 2021

Indice del libro
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Primo Levi, 1985

Primo Levi e il confronto con la fede

Sebbene si considerasse un ateo, Levi come Wiesel, trovò la sua identità ebraica compromessa durante il suo internamento ad Auschwitz. Levi si confrontò improvvisamente con la fede e l'identità religiosa ebraica ad Auschwitz, ironicamente più che altrove nella sua vita, e l'ambiente di Auschwitz lo costrinse a confrontarsi con la propria identità religiosa e fino a che punto fosse veramente ateo. Levi descrisse l'impatto di Auschwitz sulla sua "ebraicità" quando venne intervistato, dicendo: "it further weakened my religious convictions which were already very feeble" (Bravo & Cereja 1983, 2001:228). Myriam Anissimov afferma che Levi si confrontò con la sua fede prima di arrivare ad Auschwitz, quando si trovò di fronte alla fede degli ebrei religiosi italiani che si preparavano alla loro deportazione da Fossoli:

« For the first time, during that terrible night, Primo Levi felt a sense of belonging to the Jewish people. This was no longer "a small amusing anomaly," or the angry pride of declaring himself "impure" because the racial laws had made him a pariah. This time the feeling dawned in him that he shared the fate of a very ancient people that for centuries had met nothing but exile and persecution. »
(1998:97)

Il linguaggio con cui Levi narra la sua ultima notte al campo di Fossoli è ricco di temi religiosi mentre affronta la fede ebraica e la sua storia antica.



Per approfondire, vedi Interpretazione e scrittura dell'Olocausto e Serie letteratura moderna.