Abulafia e i segreti della Torah/Studi e insegnamento 4: differenze tra le versioni

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Qualsiasi rassegna dei primi studi di Abulafia non può essere completa senza un riferimento agli scritti di Rabbi [[w:Abraham ibn ‛Ezra|Abraham ibn Ezra]].<ref>Su questo personaggio, cfr. Maurice Olitzki, "Die Zahlensymbolik des Abraham ibn Ezra", in ''Jubelschrift zum siebzigsten Geburtstag des Dr. Israel Hildesheimer'', curr. Ezriel Hildesheimer e David Hoffman (Berlino: H. Engel, 1890), spec. 99–111; Shlomo Sela, ''Astrology and Interpretation of the Bible in Abraham ibn Ezra’s Thought'' {{he}} (Ramat-Gan: Bar-Ilan University Press, 1999); Irene Lancaster, ''Deconstructing the Bible: Abraham ibn Ezra’s Introduction to the Torah'' (Londra: Routledge/Curzon, 2003); l'introduzione a ''Rabbi Abraham ibn Ezra: Yesod Moraʾ we-sod Torah'' {{he}}, curr. Yosef Cohen e Uriel Simon (Ramat-Gan: Bar-Ilan University Press, 2002), 13–56; Aaron W. Hughes, ''The Texture of the Divine: Imagination in Medieval Islamic and Jewish Thought'' (Bloomington: Indiana University Press, 2004); Afterman, ''Devequt: Mystical Intimacy'', 102–26. Per gli aspetti esoterici degli scritti di ibn Ezra, si vedano Halbertal, ''Concealment and Revelation'', 34–48; Wolfson, ''Abraham Abulafia'', 39–40, nota 95, 83–84, nota 264; e, più recentemente, Uriel Simon, ''The Ear Discerns Words: Studies in ibn Ezra’s Exegetical Methodology'' {{he}} (Ramat-Gan: Bar-Ilan University Press, 2013), spec. 24–26, 323–24, 326–28.</ref> Da molti punti di vista, l'approccio di ibn Ezra alla religione fu nettamente diverso da quello di Maimonide, che deliberatamente ignorò le sue opinioni e non fece mai il suo nome.<ref>Si veda Isadore Twersky, "Did Rabbi Abraham ibn Ezra Influence Maimonides?" {{he}}, in ''Rabbi Abraham ibn Ezra: Studies in the Writings of a Twelfth-Century Jewish Polymath'', cur. Isadore Twersky (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1993):21–48.</ref> Ibn Ezra credeva nell'astrologia (un'altra forma di naturalismo), conosceva le tradizioni pitagoriche ed ermetiche (adottandone alcune), ed era molto più interessato ai libri ebraici che Maimonide ignorava o non amava (come ''[[w:Sefer Yetzirah|Sefer Yetzirah]]'' e ''[[w:Shi'ur Qomah|Šiʿur Qomah]]''). Abulafia afferma che mentre studiava la ''Guida'', studiava anche i "libri di Abraham ibn Ezra", come si vede ''supra'' nel brano tradotto dalla sua epistola "We-Zot li-Yehudah".<ref>"We-Zot Li-Yehudah", 18–19, citato ''supra'' al [[Abulafia e i segreti della Torah/Studi e insegnamento 1#cite note-45|Capitolo II, Sez. 1 nota 45]].</ref>
Qualsiasi rassegna dei primi studi di Abulafia non può essere completa senza un riferimento agli scritti di Rabbi [[w:Abraham ibn ‛Ezra|Abraham ibn Ezra]].<ref>Su questo personaggio, cfr. Maurice Olitzki, "Die Zahlensymbolik des Abraham ibn Ezra", in ''Jubelschrift zum siebzigsten Geburtstag des Dr. Israel Hildesheimer'', curr. Ezriel Hildesheimer e David Hoffman (Berlino: H. Engel, 1890), spec. 99–111; Shlomo Sela, ''Astrology and Interpretation of the Bible in Abraham ibn Ezra’s Thought'' {{he}} (Ramat-Gan: Bar-Ilan University Press, 1999); Irene Lancaster, ''Deconstructing the Bible: Abraham ibn Ezra’s Introduction to the Torah'' (Londra: Routledge/Curzon, 2003); l'introduzione a ''Rabbi Abraham ibn Ezra: Yesod Moraʾ we-sod Torah'' {{he}}, curr. Yosef Cohen e Uriel Simon (Ramat-Gan: Bar-Ilan University Press, 2002), 13–56; Aaron W. Hughes, ''The Texture of the Divine: Imagination in Medieval Islamic and Jewish Thought'' (Bloomington: Indiana University Press, 2004); Afterman, ''Devequt: Mystical Intimacy'', 102–26. Per gli aspetti esoterici degli scritti di ibn Ezra, si vedano Halbertal, ''Concealment and Revelation'', 34–48; Wolfson, ''Abraham Abulafia'', 39–40, nota 95, 83–84, nota 264; e, più recentemente, Uriel Simon, ''The Ear Discerns Words: Studies in ibn Ezra’s Exegetical Methodology'' {{he}} (Ramat-Gan: Bar-Ilan University Press, 2013), spec. 24–26, 323–24, 326–28.</ref> Da molti punti di vista, l'approccio di ibn Ezra alla religione fu nettamente diverso da quello di Maimonide, che deliberatamente ignorò le sue opinioni e non fece mai il suo nome.<ref>Si veda Isadore Twersky, "Did Rabbi Abraham ibn Ezra Influence Maimonides?" {{he}}, in ''Rabbi Abraham ibn Ezra: Studies in the Writings of a Twelfth-Century Jewish Polymath'', cur. Isadore Twersky (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1993):21–48.</ref> Ibn Ezra credeva nell'astrologia (un'altra forma di naturalismo), conosceva le tradizioni pitagoriche ed ermetiche (adottandone alcune), ed era molto più interessato ai libri ebraici che Maimonide ignorava o non amava (come ''[[w:Sefer Yetzirah|Sefer Yetzirah]]'' e ''[[w:Shi'ur Qomah|Šiʿur Qomah]]''). Abulafia afferma che mentre studiava la ''Guida'', studiava anche i "libri di Abraham ibn Ezra", come si vede ''supra'' nel brano tradotto dalla sua epistola "We-Zot li-Yehudah".<ref>"We-Zot Li-Yehudah", 18–19, citato ''supra'' al [[Abulafia e i segreti della Torah/Studi e insegnamento 1#cite note-45|Capitolo II, Sez. 1 nota 45]].</ref>


In effetti, Abulafia fa riferimento a molti dei libri di ibn Ezra, in particolare al suo famoso commentario al Pentateuco che cita più volte nei suoi scritti.<ref>''Ḥayyei ha-Nefeš'', 66; "Ševaʿ Netivot ha-Torah", 4; ''Sitrei Torah'', 125; e ''Mafteaḥ ha-Raʿayon'', 25.</ref> Particolarmente importante per lui era ''Sefer ha-Šem'', un opuscolo che trattava delle qualità speciali delle lettere del [[w:Tetragramma biblico|Tetragramma]]<ref>Abulafia si riferisce a questo libro in ''Or ha-Śekhel'', 95–96; "Ševaʿ Netivot ha-Torah", 4, 21; ''Ḥayyei ha-Nefeš'', 66, 101; e ''Sefer ha-Melammed'', 6. Cfr. anche ''Imrei Šefer'', 60.</ref> e delle lettere '''''ʾHWY''''', una questione importante nel pensiero di Abulafia che tratteremo nei successivi capitoli. Tra gli altri libri di ibn Ezra, Abulafia cita ''Sefer ha-Ṣaḥut'' (un libro che tratta della grammatica ebraica),<ref>''Or ha-Śekhel'', 95–96, e ''Sefer ha-Melammed'', 6.</ref> ''Sefer ha-Mispar'',<ref>''Oṣar ʿEden Ganuz'', 1:2, 45.</ref> e ''Sefer ha-Moznayyim''.<ref>''Or ha-Śekhel'', 95–96.</ref> Oltre a questi riferimenti espliciti, è possibile discernere molti altri casi dell'impatto di ibn Ezra su Abulafia, come è stato notato da Israel Weinstock<ref>Il Commentario di Abulafia al ''Sefer Yetzirah'', spec. 18–20.</ref> e in altri studi specifici.<ref>Si vedano specialmente i molti riferimenti in ''Language, Torah, and Hermeneutics'', 206, ''s.v.'' "ibn Ezra", e ''The Mystical Experience'', 235, ''s.v.'' "ibn Ezra". Cfr. anche ''Mafteaḥ ha-Raʿayon'', 70.</ref> Queste influenze riguardano alcuni temi fondamentali nella Cabala di Abulafia: ad esempio, la teoria dell'adesione dell'anima particolare al mondo spirituale, quest'ultimo concepito come universale; la teoria della fonte dell'atto linguistico durante la rivelazione; e la possibilità di cambiare la natura aderendo al mondo spirituale.


Tuttavia, più allettante è il fatto che Abulafia sia la prima persona ad aver menzionato (nel 1285) di aver visto un commento su ''Sefer Yetzirah'' scritto da ibn Ezra a Barcellona nel 1270. In un caso, scrive che "la maggior parte di esso [consisteva in] filosofia e una piccola parte di essa [conteneva] una breve Cabala."<ref>''Oṣar ʿEden Ganuz'', 1:2, 67: {{Lingua ebraica|.רובו פילוסופי אהוק צת ו קבל הצקרה}}</ref> Altrove, in una discussione su questo commentario perduto che è stato trascurato dagli studiosi, scrive: "Ho già visto il suo commento sul ''Sefer Yetzirah''."<ref>"Ševaʿ Netivot ha-Torah", 4 {{Lingua ebraica|.אנ י כבר רא יתיפירו שו על ספ רצי ר:ה}}</ref> Studiosi che affrontano questo problema, hanno negato l'attendibilità della prima affermazione e ignorato l'esistenza della seconda. Weinstock lo ha fatto come parte della sua argomentazione secondo cui Abulafia voleva attribuire il proprio commentario a ibn Ezra e che ibn Ezra non scrisse mai un tale commentario, teoria che non accetto. Né presumo che non abbia visto il commentario ora perduto di ibn Ezra, come implica Paul Fenton. Fenton afferma che Abulafia si limitò a citare erroneamente, come fecero altri autori medievali successivi, il commentario allo stesso libro di Dunash ibn Tamim.<ref>Si veda la sua discussione in Georges Vajda e Paul Fenton, curr., ''Le Commentaire sur le Livre de la Création de Dūnaš ben Tāmīm de Kairouan (Xe siècle)'' (Parigi: Peeters, 2002), 159–75. Abulafia descrisse il commentario di Dunash come diverso da quello di ibn Ezra, poiché si riferisce a entrambi nello stesso contesto.</ref> In ogni caso, lo stesso ibn Ezra si riferisce più volte al ''Sefer Yetzirah'' nei suoi scritti, rendendo così più plausibile che scrisse veramente un commentario su questo libro.<ref>Si vedano i riferimenti raccolti nell'introduzione a ''Rabbi Abraham ibn Ezra: Yesod Moraʾ we-sod Torah'', 54. Bisogna notare che il suo conoscente, Rabbi Judah ha-Levi, scrisse un tipo di commentario su questo libro nel suo ''Kuzari''.</ref> L'indicazione di Abulafia che c'è una "breve Cabala" nel commentario si adatterebbe concettualmente al commentario perduto di ibn Ezra molto meglio di quello di ibn Tamim. Tale è anche il caso quando Abulafia cita questo commentario contenente qualcosa di simile al ''Sefer ha-Šem'' di ibn Ezra, nella citazione che riportiamo più sotto.
<ref>Per un elenco completo e aggiornato delle dozzine di supercommentari, cfr. Simon, ''The Ear Discerns Words'', 465–73; tale elenco contiene 73 articoli.</ref>











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Versione delle 13:43, 25 ago 2021

Indice del libro
"Lo scopo e l'intenzione dell'esistenza è che l'essere umano conosca se stesso e la sua essenza."
Abramo Abulafia, Imrei Šefer, 121

STUDI E INSEGNAMENTO

Abulafia e i libri di Abraham ibn ‛Ezra

Un'illustrazione di Ibn Ezra (al centro) che fa uso di un astrolabio

Qualsiasi rassegna dei primi studi di Abulafia non può essere completa senza un riferimento agli scritti di Rabbi Abraham ibn Ezra.[1] Da molti punti di vista, l'approccio di ibn Ezra alla religione fu nettamente diverso da quello di Maimonide, che deliberatamente ignorò le sue opinioni e non fece mai il suo nome.[2] Ibn Ezra credeva nell'astrologia (un'altra forma di naturalismo), conosceva le tradizioni pitagoriche ed ermetiche (adottandone alcune), ed era molto più interessato ai libri ebraici che Maimonide ignorava o non amava (come Sefer Yetzirah e Šiʿur Qomah). Abulafia afferma che mentre studiava la Guida, studiava anche i "libri di Abraham ibn Ezra", come si vede supra nel brano tradotto dalla sua epistola "We-Zot li-Yehudah".[3]

In effetti, Abulafia fa riferimento a molti dei libri di ibn Ezra, in particolare al suo famoso commentario al Pentateuco che cita più volte nei suoi scritti.[4] Particolarmente importante per lui era Sefer ha-Šem, un opuscolo che trattava delle qualità speciali delle lettere del Tetragramma[5] e delle lettere ʾHWY, una questione importante nel pensiero di Abulafia che tratteremo nei successivi capitoli. Tra gli altri libri di ibn Ezra, Abulafia cita Sefer ha-Ṣaḥut (un libro che tratta della grammatica ebraica),[6] Sefer ha-Mispar,[7] e Sefer ha-Moznayyim.[8] Oltre a questi riferimenti espliciti, è possibile discernere molti altri casi dell'impatto di ibn Ezra su Abulafia, come è stato notato da Israel Weinstock[9] e in altri studi specifici.[10] Queste influenze riguardano alcuni temi fondamentali nella Cabala di Abulafia: ad esempio, la teoria dell'adesione dell'anima particolare al mondo spirituale, quest'ultimo concepito come universale; la teoria della fonte dell'atto linguistico durante la rivelazione; e la possibilità di cambiare la natura aderendo al mondo spirituale.

Tuttavia, più allettante è il fatto che Abulafia sia la prima persona ad aver menzionato (nel 1285) di aver visto un commento su Sefer Yetzirah scritto da ibn Ezra a Barcellona nel 1270. In un caso, scrive che "la maggior parte di esso [consisteva in] filosofia e una piccola parte di essa [conteneva] una breve Cabala."[11] Altrove, in una discussione su questo commentario perduto che è stato trascurato dagli studiosi, scrive: "Ho già visto il suo commento sul Sefer Yetzirah."[12] Studiosi che affrontano questo problema, hanno negato l'attendibilità della prima affermazione e ignorato l'esistenza della seconda. Weinstock lo ha fatto come parte della sua argomentazione secondo cui Abulafia voleva attribuire il proprio commentario a ibn Ezra e che ibn Ezra non scrisse mai un tale commentario, teoria che non accetto. Né presumo che non abbia visto il commentario ora perduto di ibn Ezra, come implica Paul Fenton. Fenton afferma che Abulafia si limitò a citare erroneamente, come fecero altri autori medievali successivi, il commentario allo stesso libro di Dunash ibn Tamim.[13] In ogni caso, lo stesso ibn Ezra si riferisce più volte al Sefer Yetzirah nei suoi scritti, rendendo così più plausibile che scrisse veramente un commentario su questo libro.[14] L'indicazione di Abulafia che c'è una "breve Cabala" nel commentario si adatterebbe concettualmente al commentario perduto di ibn Ezra molto meglio di quello di ibn Tamim. Tale è anche il caso quando Abulafia cita questo commentario contenente qualcosa di simile al Sefer ha-Šem di ibn Ezra, nella citazione che riportiamo più sotto. [15]



Note

Per approfondire, vedi Il Nome di Dio nell'Ebraismo, Rivelazione e Cabala e Serie maimonidea.
  1. Su questo personaggio, cfr. Maurice Olitzki, "Die Zahlensymbolik des Abraham ibn Ezra", in Jubelschrift zum siebzigsten Geburtstag des Dr. Israel Hildesheimer, curr. Ezriel Hildesheimer e David Hoffman (Berlino: H. Engel, 1890), spec. 99–111; Shlomo Sela, Astrology and Interpretation of the Bible in Abraham ibn Ezra’s Thought (He) (Ramat-Gan: Bar-Ilan University Press, 1999); Irene Lancaster, Deconstructing the Bible: Abraham ibn Ezra’s Introduction to the Torah (Londra: Routledge/Curzon, 2003); l'introduzione a Rabbi Abraham ibn Ezra: Yesod Moraʾ we-sod Torah (He), curr. Yosef Cohen e Uriel Simon (Ramat-Gan: Bar-Ilan University Press, 2002), 13–56; Aaron W. Hughes, The Texture of the Divine: Imagination in Medieval Islamic and Jewish Thought (Bloomington: Indiana University Press, 2004); Afterman, Devequt: Mystical Intimacy, 102–26. Per gli aspetti esoterici degli scritti di ibn Ezra, si vedano Halbertal, Concealment and Revelation, 34–48; Wolfson, Abraham Abulafia, 39–40, nota 95, 83–84, nota 264; e, più recentemente, Uriel Simon, The Ear Discerns Words: Studies in ibn Ezra’s Exegetical Methodology (He) (Ramat-Gan: Bar-Ilan University Press, 2013), spec. 24–26, 323–24, 326–28.
  2. Si veda Isadore Twersky, "Did Rabbi Abraham ibn Ezra Influence Maimonides?" (He), in Rabbi Abraham ibn Ezra: Studies in the Writings of a Twelfth-Century Jewish Polymath, cur. Isadore Twersky (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1993):21–48.
  3. "We-Zot Li-Yehudah", 18–19, citato supra al Capitolo II, Sez. 1 nota 45.
  4. Ḥayyei ha-Nefeš, 66; "Ševaʿ Netivot ha-Torah", 4; Sitrei Torah, 125; e Mafteaḥ ha-Raʿayon, 25.
  5. Abulafia si riferisce a questo libro in Or ha-Śekhel, 95–96; "Ševaʿ Netivot ha-Torah", 4, 21; Ḥayyei ha-Nefeš, 66, 101; e Sefer ha-Melammed, 6. Cfr. anche Imrei Šefer, 60.
  6. Or ha-Śekhel, 95–96, e Sefer ha-Melammed, 6.
  7. Oṣar ʿEden Ganuz, 1:2, 45.
  8. Or ha-Śekhel, 95–96.
  9. Il Commentario di Abulafia al Sefer Yetzirah, spec. 18–20.
  10. Si vedano specialmente i molti riferimenti in Language, Torah, and Hermeneutics, 206, s.v. "ibn Ezra", e The Mystical Experience, 235, s.v. "ibn Ezra". Cfr. anche Mafteaḥ ha-Raʿayon, 70.
  11. Oṣar ʿEden Ganuz, 1:2, 67:
    .רובו פילוסופי אהוק צת ו קבל הצקרה
  12. "Ševaʿ Netivot ha-Torah", 4
    .אנ י כבר רא יתיפירו שו על ספ רצי ר:ה
  13. Si veda la sua discussione in Georges Vajda e Paul Fenton, curr., Le Commentaire sur le Livre de la Création de Dūnaš ben Tāmīm de Kairouan (Xe siècle) (Parigi: Peeters, 2002), 159–75. Abulafia descrisse il commentario di Dunash come diverso da quello di ibn Ezra, poiché si riferisce a entrambi nello stesso contesto.
  14. Si vedano i riferimenti raccolti nell'introduzione a Rabbi Abraham ibn Ezra: Yesod Moraʾ we-sod Torah, 54. Bisogna notare che il suo conoscente, Rabbi Judah ha-Levi, scrisse un tipo di commentario su questo libro nel suo Kuzari.
  15. Per un elenco completo e aggiornato delle dozzine di supercommentari, cfr. Simon, The Ear Discerns Words, 465–73; tale elenco contiene 73 articoli.