Abulafia e i segreti della Torah/Persecuzione e segreti 3: differenze tra le versioni

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= PERSECUZIONE E SEGRETI =
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== La Torah come entità mediana ==
== La Torah come entità mediana ==
Passiamo ora a un altro argomento esoterico che tocca una corda molto sensibile all'interno dell'ebraismo tradizionale e del pensiero di Maimonide: la natura della Torah. Come nel caso della rimozione della contaminazione serpentina, l'opinione di Abulafia è facilmente comprensibile se si prendono in considerazione le numerose discussioni che fa su questo argomento nei suoi vari libri. Tuttavia, dato che la questione della Torah è molto più delicata, vorrei illustrare la trattazione da parte di Abulafia del tema della Torah con la prima istanza trovata nel punto di partenza della sua carriera letteraria. Nel suo primo libro esistente, ''Geṭ ha-Šemot'', che scrisse nel 1271, Abulafia fa diversi riferimenti a segreti che non rivela.<ref>''Geṭ ha-Šemot'', 2, 3, 30, 31, 32, 34, 35, 40. Si veda anche il suo libro precedente, ''Mafteaḥ ha-Raʿayon'', 23, dove cita la trasmissione orale di segreti.</ref> Ciò significa che la politica dell'esoterismo che adottò nel suo primo libro cabalistico non era necessariamente un nuovo punto di partenza nel suo modo di pensare, ma secondo me è abbastanza plausibile supporre che rifletta un periodo filosofico precedente nel suo sviluppo intellettuale.


In questo libro, Abulafia descrive le due principali tecniche per carpire i segreti della Torah come consistenti nelle tecniche linguistiche del ''Sefer Yetzirah'' e nelle tecniche filosofiche esegetiche di distinzione tra significati diversi dei nomi biblici, le omonimie, caratteristiche del metodo della ''[[Guida dei perplessi]]''. Queste distinzioni si possono trovare anche in alcuni dei suoi altri scritti che trattano di logica, da me discussi precedentemente.<ref>''Geṭ ha-Šemot'', 5–6.</ref> Tale combinazione di tipi completamente diversi di esegesi in una struttura settuplice dà il tono a tutti i suoi scritti successivi. In maniera minore, questa combinazione si trova anche nell'opera del suo maestro, [[:he:w:ברוך התוגרמי|Baruch Togarmi]], poiché metodi linguistici e una modesta terminologia filosofica di natura neo-aristotelica si trovano insieme nel ''Commentario allo Sefer Yetzirah'' di Togarmi.


Inizierò decodificando il significato di una discussione che non è esplicitamente designata come segreta. Dopo aver descritto il fatto che i nomi personali nella Bibbia possono essere spiegati come dotati di significato, una visione che fa parte del suo divorzio da nomi magici senza significato (a cui si riferisce il titolo del libro), Abulafia scrive:

{{q|Ti avevo già accennato dell'esistenza veritiera e intellettuale in genere, e della natura dell'uomo, quella esterna e quella interna, e delle vie della profezia, il senso chiaro e quello nascosto, che dipendono da lettere, parole, e calcolo numerico, per annunciarti il loro argomento sotto tutti gli aspetti. Ed ecco, la Torah è il mezzo [''emṣaʿit''],<ref>Il biblico תוך, che significa "entro il Giardino", fu interpretato in svariati casi prima di Abulafia con "nel mezzo del Giardino".</ref> l'albero della vita, come sta scritto<ref>{{passo biblico2|Genesi|2:9}}.</ref> "l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male."<ref>''Geṭ ha-Šemot'', 40:

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Versione delle 21:06, 1 set 2021

Indice del libro
"Mi chiamano eretico e miscredente perché ho adorato Dio in verità e non secondo l'immaginazione delle persone che camminano nelle tenebre. Non abbandonerò le vie della verità per quelle della menzogna."
Abramo Abulafia

PERSECUZIONE E SEGRETI

La Torah come entità mediana

Passiamo ora a un altro argomento esoterico che tocca una corda molto sensibile all'interno dell'ebraismo tradizionale e del pensiero di Maimonide: la natura della Torah. Come nel caso della rimozione della contaminazione serpentina, l'opinione di Abulafia è facilmente comprensibile se si prendono in considerazione le numerose discussioni che fa su questo argomento nei suoi vari libri. Tuttavia, dato che la questione della Torah è molto più delicata, vorrei illustrare la trattazione da parte di Abulafia del tema della Torah con la prima istanza trovata nel punto di partenza della sua carriera letteraria. Nel suo primo libro esistente, Geṭ ha-Šemot, che scrisse nel 1271, Abulafia fa diversi riferimenti a segreti che non rivela.[1] Ciò significa che la politica dell'esoterismo che adottò nel suo primo libro cabalistico non era necessariamente un nuovo punto di partenza nel suo modo di pensare, ma secondo me è abbastanza plausibile supporre che rifletta un periodo filosofico precedente nel suo sviluppo intellettuale.

In questo libro, Abulafia descrive le due principali tecniche per carpire i segreti della Torah come consistenti nelle tecniche linguistiche del Sefer Yetzirah e nelle tecniche filosofiche esegetiche di distinzione tra significati diversi dei nomi biblici, le omonimie, caratteristiche del metodo della Guida dei perplessi. Queste distinzioni si possono trovare anche in alcuni dei suoi altri scritti che trattano di logica, da me discussi precedentemente.[2] Tale combinazione di tipi completamente diversi di esegesi in una struttura settuplice dà il tono a tutti i suoi scritti successivi. In maniera minore, questa combinazione si trova anche nell'opera del suo maestro, Baruch Togarmi, poiché metodi linguistici e una modesta terminologia filosofica di natura neo-aristotelica si trovano insieme nel Commentario allo Sefer Yetzirah di Togarmi.

Inizierò decodificando il significato di una discussione che non è esplicitamente designata come segreta. Dopo aver descritto il fatto che i nomi personali nella Bibbia possono essere spiegati come dotati di significato, una visione che fa parte del suo divorzio da nomi magici senza significato (a cui si riferisce il titolo del libro), Abulafia scrive:

« Ti avevo già accennato dell'esistenza veritiera e intellettuale in genere, e della natura dell'uomo, quella esterna e quella interna, e delle vie della profezia, il senso chiaro e quello nascosto, che dipendono da lettere, parole, e calcolo numerico, per annunciarti il loro argomento sotto tutti gli aspetti. Ed ecco, la Torah è il mezzo [emṣaʿit],[3] l'albero della vita, come sta scritto[4] "l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male."[5] »


Note

Per approfondire, vedi Il Nome di Dio nell'Ebraismo, Rivelazione e Cabala e Serie maimonidea.
  1. Geṭ ha-Šemot, 2, 3, 30, 31, 32, 34, 35, 40. Si veda anche il suo libro precedente, Mafteaḥ ha-Raʿayon, 23, dove cita la trasmissione orale di segreti.
  2. Geṭ ha-Šemot, 5–6.
  3. Il biblico תוך, che significa "entro il Giardino", fu interpretato in svariati casi prima di Abulafia con "nel mezzo del Giardino".
  4. Genesi 2:9.
  5. Geṭ ha-Šemot, 40:
    וכ בר ה י ער ותיך על א י מת תצימאו תמו הרג ש ו המושכל בכל ו ל, וע ל בטע האדם ה י חצון והפני י מ, וע ל רדכ י נהבוא הנגהלםי והנס ת י רם התלויי םאו בתיות ובמילו ת ו בחשון,ב כד י הלודי ענייעניה םכמל צד. והנה ה ו תר היאה אמצעית עץ היי ח םמו כ שאמר הכתבו ( בר א י שתב :ט ) ו"ע ץחי הים ב ו תך הג ן ועץ הדעתטו ב ו ר . ע"