Abulafia e i segreti della Torah/Parabola della Perla 4: differenze tra le versioni

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= LA PARABOLA DELLA PERLA E SUE INTERPRETAZIONI =
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== Commentario sui contesti della Parabola ==
== Commentario sui contesti della Parabola ==
Il punto di partenza del paragrafo '''[a1]''' fa il collegamento tra il discorso universale e la religione universale, il che significa che il miglior linguaggio (discorso generale) è legato alla migliore religione (quella universale). Per determinare la lingua migliore, che è l'argomento principale della Sezione, è necessario rivedere la struttura della nazione ad essa associata. Questi due argomenti sono quindi collegati tra loro. Un terzo argomento, lo scritto, non è menzionato in questo contesto specifico, sebbene sia menzionato insieme agli altri due più avanti nella discussione.


Il tema centrale del lungo brano è un concetto che, credo, non si trova negli scritti ebraici prima di Abulafia e nemmeno altrove nei suoi scritti: la religione universale (''ha-dat ha-kelalit''). Questa religione è descritta come parte del passato, conclusione basata sull'uso del passato remoto del verbo "allontanarsi", e costituisce una forma di criterio ideale rispetto al quale viene giudicata ogni altra religione. Sebbene la frase non ricorra da nessun'altra parte negli scritti di Abulafia, potremmo essere in grado di indovinare il suo significato dal contesto circostante nel paragrafo '''[a]''', come anche dal contenuto del paragrafo '''[c]'''. Nel paragrafo '''[a]''', questo concetto è parallelo al discorso universale poiché sia ​​la religione universale che il discorso universale emanano dall'influsso divino.<ref>Cosa intendesse esattamente Abulafia con ''Dat'' non è così chiaro. Si veda, ad esempio, la sua enumerazione delle categorie ascendenti in Ms. Firenze, Laurenziana, Plut. II, 48 fol. 94b:

{{Lingua ebraica|השכו ן ולמיד ערפ העפר מולי ד השידם השדי םולי מדים הי צ ר הי צר מולי ד דהת דתמולי דהעו לם קטן עו לם קט ן ומליד הקדש הקדשמולי דוףס נקד הנק דהמולי דהגלגל פרת גלגלהפרתמולי דעוהלם האב הועלם בהאמולי י די ח היי םח היי ח םמדית}}

L'idea che i demoni generino la religione dovrebbe essere intesa come il coinvolgimento dell'immaginazione nella formulazione della religione. Presumo che il Mondo a venire sia una qualche forma di entità intellettuale, umana o cosmica, e che questo Mondo generi una forma di vita superiore, forse la vita divina. È plausibile che dal punto di vista semantico egli stia seguendo l'esempio della ''[[Mishneh Torah]]'' di Maimonide. Cfr. ''Hilekhot Yesodei ha-Torah'' 71:1, 9:2, e ''Hilekhot Melakhim'' 10:9. Secondo Warren Zev Harvey, Maimonide nel suo ''Mishneh Torah'' fa riferimento diverse volte a ''dat ha-emet'' come una qualche forma di religione universale. Cfr. ''Hilekhot Melakhim'' 4:10, 12:10. Cfr. anche Kellner, ''They Too Are Called Human'', 55–56; e Hava Tirosh-Samuelson e Aaron W. Hughes, curr., ''Menachem Kellner: Jewish Universalism'' (Leiden: Brill, 2015). Sul termine ''dat'' nell'ebraismo medievale, si veda Melamed, ''Dat: From Law to Religion''.</ref> Il termine "discorso universale" è parallelo al discorso naturale (le ventidue lettere), come apprendiamo dalla sua discussione.<ref>Non so perché Wolfson ("Textual Flesh, Incarnation, and the Imaginal Body", 204) lo traduca come "parola universale".Si veda anche ''Sefer ha-Melammed'', 24:
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"La forma universale che comprende l'intera scrittura è la forma del discorso naturale che si attacca alla bocca, che è incisa nel cuore all'inizio della creazione [dell'uomo]. E la testimonianza è che questa non sarebbe la forma dell'uomo, l'uomo non parlerebbe e l'essenza della sua esistenza non sarebbe il discorso". ''Sefer ha-Melammed'', scritto, almeno in parte, nel 1276, è forse il primo libro cabalistico prodotto durante l'Impero bizantino. Sul linguaggio naturale in Abulafia, si veda il testo conservato in un manoscritto del XVII secolo tradotto in Idel, ''Language, Torah, and Hermeneutics'', 14 e 16-27. Cfr. anche Allison Coudert, "Some Theories of a Natural Language from the Renaissance to the Seventeenth Century", in ''Magia Naturalis und die Entstehung der modernen Naturwissenschaften'', cur. Albert Heine (Wiesbaden: Steiner, 1978):56–118.</ref> Possiamo supporre che l'influsso divino sia un influsso intellettuale che si trasforma sia in parola che in religione; include anche l'immaginazione come parte del fenomeno della rivelazione.




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Versione delle 17:31, 8 set 2021

Indice del libro
La Cabala Estatica di Abramo Abulafia

LA PARABOLA DELLA PERLA E SUE INTERPRETAZIONI

Commentario sui contesti della Parabola

Il punto di partenza del paragrafo [a1] fa il collegamento tra il discorso universale e la religione universale, il che significa che il miglior linguaggio (discorso generale) è legato alla migliore religione (quella universale). Per determinare la lingua migliore, che è l'argomento principale della Sezione, è necessario rivedere la struttura della nazione ad essa associata. Questi due argomenti sono quindi collegati tra loro. Un terzo argomento, lo scritto, non è menzionato in questo contesto specifico, sebbene sia menzionato insieme agli altri due più avanti nella discussione.

Il tema centrale del lungo brano è un concetto che, credo, non si trova negli scritti ebraici prima di Abulafia e nemmeno altrove nei suoi scritti: la religione universale (ha-dat ha-kelalit). Questa religione è descritta come parte del passato, conclusione basata sull'uso del passato remoto del verbo "allontanarsi", e costituisce una forma di criterio ideale rispetto al quale viene giudicata ogni altra religione. Sebbene la frase non ricorra da nessun'altra parte negli scritti di Abulafia, potremmo essere in grado di indovinare il suo significato dal contesto circostante nel paragrafo [a], come anche dal contenuto del paragrafo [c]. Nel paragrafo [a], questo concetto è parallelo al discorso universale poiché sia ​​la religione universale che il discorso universale emanano dall'influsso divino.[1] Il termine "discorso universale" è parallelo al discorso naturale (le ventidue lettere), come apprendiamo dalla sua discussione.[2] Possiamo supporre che l'influsso divino sia un influsso intellettuale che si trasforma sia in parola che in religione; include anche l'immaginazione come parte del fenomeno della rivelazione.




Note

Per approfondire, vedi Il Nome di Dio nell'Ebraismo, Rivelazione e Cabala e Serie maimonidea.
  1. Cosa intendesse esattamente Abulafia con Dat non è così chiaro. Si veda, ad esempio, la sua enumerazione delle categorie ascendenti in Ms. Firenze, Laurenziana, Plut. II, 48 fol. 94b:
    השכו ן ולמיד ערפ העפר מולי ד השידם השדי םולי מדים הי צ ר הי צר מולי ד דהת דתמולי דהעו לם קטן עו לם קט ן ומליד הקדש הקדשמולי דוףס נקד הנק דהמולי דהגלגל פרת גלגלהפרתמולי דעוהלם האב הועלם בהאמולי י די ח היי םח היי ח םמדית

    L'idea che i demoni generino la religione dovrebbe essere intesa come il coinvolgimento dell'immaginazione nella formulazione della religione. Presumo che il Mondo a venire sia una qualche forma di entità intellettuale, umana o cosmica, e che questo Mondo generi una forma di vita superiore, forse la vita divina. È plausibile che dal punto di vista semantico egli stia seguendo l'esempio della Mishneh Torah di Maimonide. Cfr. Hilekhot Yesodei ha-Torah 71:1, 9:2, e Hilekhot Melakhim 10:9. Secondo Warren Zev Harvey, Maimonide nel suo Mishneh Torah fa riferimento diverse volte a dat ha-emet come una qualche forma di religione universale. Cfr. Hilekhot Melakhim 4:10, 12:10. Cfr. anche Kellner, They Too Are Called Human, 55–56; e Hava Tirosh-Samuelson e Aaron W. Hughes, curr., Menachem Kellner: Jewish Universalism (Leiden: Brill, 2015). Sul termine dat nell'ebraismo medievale, si veda Melamed, Dat: From Law to Religion.

  2. Non so perché Wolfson ("Textual Flesh, Incarnation, and the Imaginal Body", 204) lo traduca come "parola universale".Si veda anche Sefer ha-Melammed, 24:
    אך ה ו צר הכוהלל תכל כתבהי אורצ תדהו בר הטבעית הדבק ה פבה שי הא חו קק הלבב בע תיצי הרה וה עד שיאל מל אאל הי תהזא תורצ תאהד ם לאיהה האדם מדבר ול איההעי קר מציאות ו הדבו

    "La forma universale che comprende l'intera scrittura è la forma del discorso naturale che si attacca alla bocca, che è incisa nel cuore all'inizio della creazione [dell'uomo]. E la testimonianza è che questa non sarebbe la forma dell'uomo, l'uomo non parlerebbe e l'essenza della sua esistenza non sarebbe il discorso". Sefer ha-Melammed, scritto, almeno in parte, nel 1276, è forse il primo libro cabalistico prodotto durante l'Impero bizantino. Sul linguaggio naturale in Abulafia, si veda il testo conservato in un manoscritto del XVII secolo tradotto in Idel, Language, Torah, and Hermeneutics, 14 e 16-27. Cfr. anche Allison Coudert, "Some Theories of a Natural Language from the Renaissance to the Seventeenth Century", in Magia Naturalis und die Entstehung der modernen Naturwissenschaften, cur. Albert Heine (Wiesbaden: Steiner, 1978):56–118.