Gesù e il problema di una vita/Capitolo 3: differenze tra le versioni

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Infine, dopo quarant'anni nel deserto a causa della sua disobbedienza, il popolo ebraico ottenne il controllo del territorio che Dio gli aveva promesso. L'estensione più vasta del loro regno gli ebrei la ottennero verso il 1000 [[w:p.e.v.|p.e.v.]] sotto il regno di Re [[w:Davide|Davide]]. A Davide, il maggiore di tutti i re, Dio riaffermò l'alleanza e aggiunse anche un'altra promessa: Davide doveva avere un figlio glorioso che sarebbe stato il fondatore di un ininterrotto lignaggio di sovrani. La profezia venne parzialmente adempiuta sotto [[w:Salomone|Salomone]], figlio di Davide, che costruì un magnifico [[w:Tempio di Salomone|Tempio]] che divenne il fulcro della religione ebraica.
Infine, dopo quarant'anni nel deserto a causa della sua disobbedienza, il popolo ebraico ottenne il controllo del territorio che Dio gli aveva promesso. L'estensione più vasta del loro regno gli ebrei la ottennero verso il 1000 [[w:p.e.v.|p.e.v.]] sotto il regno di Re [[w:Davide|Davide]]. A Davide, il maggiore di tutti i re, Dio riaffermò l'alleanza e aggiunse anche un'altra promessa: Davide doveva avere un figlio glorioso che sarebbe stato il fondatore di un ininterrotto lignaggio di sovrani. La profezia venne parzialmente adempiuta sotto [[w:Salomone|Salomone]], figlio di Davide, che costruì un magnifico [[w:Tempio di Salomone|Tempio]] che divenne il fulcro della religione ebraica.


I regni di Davide e Salomone furono il periodo saliente della storia ebraica: il re eletto da Dio regnò in pace, giustizia e prosperità sul popolo ebraico su terra ebraica. Tuttavia i giorni di gloria finirono presto e le cose poi cominciaraono a peggiorare. Il regno si suddivise lungo lignaggi tribali nella parte settentrionale e quella meridionale, e l'adorazione esclusiva del SIGNORE che era centrale nell'alleanza iniziò a svanire. Il regno settentrionale presto si adagiò in pratiche pagane e anarchia. Nel 722 p.e.v. gli [[w:Assiria|Assiri]] lo conquistarono, deportarono gran parte della popolazione e la ristabilì in quella che è ora la parte nord dell'[[w:Iraq|Iraq]]. Gli Assiri ripopolarono con altre genti conquistate l'area del vecchio regno settentrionale; ne risultarono i [[w:Samaritani|Samaritani]], un popolo da allora sempre considerato sospetto dalla maggioranza degli ebrei, sospetto sia religiosamente che etnicamente.

Il regno meridionale, governato da una linea di re discendenti da Davide e centrati nel Tempio di Gerusalemme, ebbero una sorte migliore. Tuttavia, anch'esso abbandonò l'adorazione del SIGNORE e fu conquistato dai [[w:Babilonesi|Babilonesi]] nel 586 p.e.v. Il Tempio fu distrutto e molti dei leader della nazione furono portati in esilio a [[w:Babilonia|Babilonia]] (nella parte sud del moderno Iraq). Molti altri lasciarono la terra per andare in Egitto a in altre regioni. Nel 539 p.e.v. i [[w:Persiani|Persiani]] conquistarono Babilonia e ai prigionieri ebrei fu permesso di ritornare in patria. Fatto significativo per il futuro, non tutti gli ebrei lo fecero. Una notevole parte della popolazione ebrea continuò ad esistere fuori da Israele, diventando quindi sempre più indipendenti da come le cose si svolgevano "a casa, in patria".

Nonostante la straordinaria liberazione da Babilonia, le cose non furono mai le stesse per il popolo ebraico dopo l'esilio. Non ci ritornò più all'indipendenza e il governo dei Gentili continuò: i Babilonesi furono semplicemente rimpiazzati come dominatori dai Persiani. Non ci furono nuovi re e, sebbene il Tempio venisse ricostruito, fu solo una parvenza di quello passato. C'era stata una ferma certezza che Dio dimorasse nel Tempio di Salomono, ma tale certezza non esisteva per il nuovo tempio. Forse come reazione, la religione ebraica iniziò a spostarsi dall'essere centralizzata nel Tempio, concentrandosi invece su raduni locali presso quella che venne poi chiamata la ''[[w:Sinagoga|sinagoga]]''. La grande speranza del re nominato da Dio che governava nella gloria sul popolo ebraico nella sua terra sembrava alquanto distante.

Quando nacque Gesù, centinai di anni dopo, le cose non erano migliorate. Un ebreo che si fosse guardato attorno controllando la situazione religiosa, non avrebbe constatato una situazione incoraggiante. Il controllo e l'influenza dei Gentili ora sembrava irremovibile: i [[w:Greci|Greci]] avevano rimpiazzato i Persiani e, a loro volta, erano stati rimpiazzati dai [[w:Civiltà romana|Romani]]. Era pur vero che [[w:Erode il Grande|Re Erode]] stava ricostruendo il [[w:Secondo tempio di Gerusalemme|Tempio di Gerusalemme]] su scala grandiosa, ma questi era un fantoccio romano e solo discutibilmente ebreo. Dei tre importanti uffizi della fede ebraica – re, profeti e sacerdoti – tutti se ne erano andati o diventati corrotti. I re erano finiti con l'esilio, la profezia era scomparsa non tanto dopo il ritorno (ultimo profeta venne considerato [[w:Malachia (profeta)|Malachia]], che aveva parlato verso il 450 p.e.v.) e i [[w:Sacerdote (ebraismo)|sacerdoti]] erano ora nomine politiche approvate da Roma.

Tuttavia, gli ebrei credevano ancora d'essere il popolo dell'alleanza con Dio, e poiché l'alleanza era vincolante, sapevano che ci si poteva fidare di Dio: un giorno Egli li avrebbe redenti.





Versione delle 21:23, 20 set 2021

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Volto di Gesù (dalla Sindone), di Andrey Mironov

Capitolo 3: Contesto religioso

Per capire che fu Gesù e cosa insegnò, dobbiamo comprendere bene la fede ebraica e le tradizioni religiose del suo tempo. Ne ho parlato a profusione nei libri della mia Serie cristologica, come anche nella Serie misticismo ebraico e quindi non mi soffermerò troppo sull'argomento in questo capitolo. Nel pensare su ciò che potremmo chiamare "la dimensione religiosa" del mondo di Gesù, ci confrontiamo con qualcosa che molte persone oggigiorno considerano estraneo, alieno. Nell'Occidente contemporaneo, finanche quelle persone che si reputano religiose, in generale indossano la propria religione alla leggera. Oggi, la fede religiosa è un accessorio della nostra vita, non una parte essenziale. Il risultato è che diventa facile, anche per coloro che si affermano religiosi, passare la maggior parte della giornata senza svolgere alcuna attività religiosa o pensare pensieri "religiosi". Sebbene ci fossero tali persone al tempo di Gesù, questi erano l'eccezione. La religione, almeno per gli ebrei, era qualcosa che si riverberava su tutto ciò che eri, facevi e dicevi. La tua fede non era un'aggiunta alla tua vita, bensì era il fondamento e la struttuar su cui costruivi la tua vita.

Quando cerchiamo di scoprire esattamente cosa significasse essere ebrei al tempo di Gesù, ci troviamo davanti molte incertezze. Ciononostante, possiamo affermare che essere ebrei comportava due aspetti: avere una storia e mantenere certe convinzioni e pratiche.

La Storia

File:Jesus Revolution.svg GESÙ E L'EBRAISMO
Ci sono due errori opposti riguardo a Gesù e alla fede ebraica. Un errore è stato quello di ignorare il contesto ebraico e le sue credenze. Pertanto alcuni lo trattano come una sorta di uomo universale la cui ebraicità è irrilevante e gli attribuiscono persino credenze, come la reincarnazione, in cui nessun ebreo del tempo avrebbe creduto. L'altro errore è di trattare Gesù come qualsiasi altro insegnante ebreo o rabbino, per nulla differente dagli altri predicatori che peregrinavano per la Palestina in quell'epoca.

La realtà è che, sebbene Gesù fosse ebreo e insegnò molto che si inseriva perfettamente nell'ebraismo, egli affermò di essere ben più di un semplice insegnante. Come vedremo, egli si considerò al di sopra di tutti i precedenti insegnanti e profeti, come colui che adempiva tutte le promesse di Dio a Israele e come Dio venuto in persona dalla sua gente.
Non possiamo – e assolutamente non dobbiamo – ignorare l'ebraicità di Gesù. Ma dobbiamo anche esser pronti ad accettare che egli fu ben più di un semplice rabbino.

La storia del popolo ebraico formava la sua identità e, inoltre, gli dava speranza anche nei periodi più bui. Il popolo ebraico al tempo di Gesù non si considerava semplicemente un altro gruppo religioso o etnico nel mondo. Gli ebrei si consideravano speciali, il popolo di Dio e centrale per i fini di Dio nel mondo. Non erano semplicemente un sottoprodotto della storia: erano il fulcro della storia. Questo senso del destino permea ogni pagina dei vangeli. Spiega inoltre perché, al tempo di Gesù, il popolo ebraico era frustrato per il modo in cui si svolgevano le cose. Per i cristiani, la storia del popolo ebraico fino ai giorni di Gesù è importante: è anche la loro storia.

Tale storia iniziò con Adamo ed Eva, i primi esseri umani. Posti nel Giardino dell'Eden, i due persero la benediione di Dio per disobbedienza e furono espulsi in un mondo di dolore e sofferenza. Da allora, l'esistenza umana non è più quella che doveva essere. Secoli dopo, Dio iniziò però a ripristinare il destino dell'umanità scegliendo Abramo quale padre di un popolo tramite il quale la Sua benedizione sarebbe ritornata nel mondo.

Dio fece delle promesse ad Abramo quale parte di un’Alleanza, il più vincolante e indissolubile di patti. Con tale alleanza Dio promise ad Abramo che Egli avrebbe benedetto e protetto i suoi discendenti per sempre; che Egli li avfrebbe resi una grande nazione, avrebbe dato loro una terra speciale e benedetto tutti i popili del mondo tramite loro. Nelle successive generazioni, le promesse di Dio iniziarono a prender forma e presto i discendenti di Abramo si moltiplicarono nelle Dodici Tribù.

Tuttavia svariate centinaia di secoli dopo Abramo, le cose cominciarono a complicarsi e ad andar male, e il popolo di Dio si ritrovò schiavo in Egitto. Dio però li salvò e liberò in modo spettacolare e, negli accadimenti noti come "l'Esodo", li condusse fuori dall'Egitto al comando di Mosè. Aumentò le sue promesse di benedizione ma inoltre comunicò loro cosa significasse essere uno dei popoli in alleanza con Dio. Se tale popolo doveva godere delle benedizioni dell'alleanza, allora questi dovevano mostrare una lealtà totale verso Dio, dovevano adorarLo come unico dio e dovevano obbedire le regole che avrebbe dato loro. Tali regole vennero esposte nella [[w:Torah|Legge (la Torah in ebraico; quello che i cristiani chiamano Antico Testamento) e i Dieci Comandamenti sono un riassunto di queste regole. Lo scopo di queste leggi era di assicurare che il popolo di Dio fosse speciale. Esso doveva essere distintamente differente dalle nazioni – i Gentili – intorno a loro: doveva essere santo. Un segno di tale santità per gli uomini fu la circoncisione, Brit Milah (in ebraico: בְּרִית מִילָה, lett. Patto del taglio). che venne a definire cosa significasse essere ebrei.

Al centro dell'allenza stava il privilegio esclusivo che gli ebrei avevano di conoscere Dio. Simbolico di ciò fu il modo in cui Dio aveva rivelato il Suo Nome al Suo popolo, cosicché poterono conoscerLo come "YHWH".[1] Questo Nome di Dio, che ricorre oltre seimila volte nell'Antico Testamento, nelle Bibbie italiane viene tradotto spesso con "il SIGNORE". Tuttavia in realtà, il rapporto tra il popolo ebraico ("Israele") e il SIGNORE fu ben lungi dall'essere regolare, e i suoi alti e bassi formano la grande trama dell'Antico Testamento.

Infine, dopo quarant'anni nel deserto a causa della sua disobbedienza, il popolo ebraico ottenne il controllo del territorio che Dio gli aveva promesso. L'estensione più vasta del loro regno gli ebrei la ottennero verso il 1000 p.e.v. sotto il regno di Re Davide. A Davide, il maggiore di tutti i re, Dio riaffermò l'alleanza e aggiunse anche un'altra promessa: Davide doveva avere un figlio glorioso che sarebbe stato il fondatore di un ininterrotto lignaggio di sovrani. La profezia venne parzialmente adempiuta sotto Salomone, figlio di Davide, che costruì un magnifico Tempio che divenne il fulcro della religione ebraica.

I regni di Davide e Salomone furono il periodo saliente della storia ebraica: il re eletto da Dio regnò in pace, giustizia e prosperità sul popolo ebraico su terra ebraica. Tuttavia i giorni di gloria finirono presto e le cose poi cominciaraono a peggiorare. Il regno si suddivise lungo lignaggi tribali nella parte settentrionale e quella meridionale, e l'adorazione esclusiva del SIGNORE che era centrale nell'alleanza iniziò a svanire. Il regno settentrionale presto si adagiò in pratiche pagane e anarchia. Nel 722 p.e.v. gli Assiri lo conquistarono, deportarono gran parte della popolazione e la ristabilì in quella che è ora la parte nord dell'Iraq. Gli Assiri ripopolarono con altre genti conquistate l'area del vecchio regno settentrionale; ne risultarono i Samaritani, un popolo da allora sempre considerato sospetto dalla maggioranza degli ebrei, sospetto sia religiosamente che etnicamente.

Il regno meridionale, governato da una linea di re discendenti da Davide e centrati nel Tempio di Gerusalemme, ebbero una sorte migliore. Tuttavia, anch'esso abbandonò l'adorazione del SIGNORE e fu conquistato dai Babilonesi nel 586 p.e.v. Il Tempio fu distrutto e molti dei leader della nazione furono portati in esilio a Babilonia (nella parte sud del moderno Iraq). Molti altri lasciarono la terra per andare in Egitto a in altre regioni. Nel 539 p.e.v. i Persiani conquistarono Babilonia e ai prigionieri ebrei fu permesso di ritornare in patria. Fatto significativo per il futuro, non tutti gli ebrei lo fecero. Una notevole parte della popolazione ebrea continuò ad esistere fuori da Israele, diventando quindi sempre più indipendenti da come le cose si svolgevano "a casa, in patria".

Nonostante la straordinaria liberazione da Babilonia, le cose non furono mai le stesse per il popolo ebraico dopo l'esilio. Non ci ritornò più all'indipendenza e il governo dei Gentili continuò: i Babilonesi furono semplicemente rimpiazzati come dominatori dai Persiani. Non ci furono nuovi re e, sebbene il Tempio venisse ricostruito, fu solo una parvenza di quello passato. C'era stata una ferma certezza che Dio dimorasse nel Tempio di Salomono, ma tale certezza non esisteva per il nuovo tempio. Forse come reazione, la religione ebraica iniziò a spostarsi dall'essere centralizzata nel Tempio, concentrandosi invece su raduni locali presso quella che venne poi chiamata la sinagoga. La grande speranza del re nominato da Dio che governava nella gloria sul popolo ebraico nella sua terra sembrava alquanto distante.

Quando nacque Gesù, centinai di anni dopo, le cose non erano migliorate. Un ebreo che si fosse guardato attorno controllando la situazione religiosa, non avrebbe constatato una situazione incoraggiante. Il controllo e l'influenza dei Gentili ora sembrava irremovibile: i Greci avevano rimpiazzato i Persiani e, a loro volta, erano stati rimpiazzati dai Romani. Era pur vero che Re Erode stava ricostruendo il Tempio di Gerusalemme su scala grandiosa, ma questi era un fantoccio romano e solo discutibilmente ebreo. Dei tre importanti uffizi della fede ebraica – re, profeti e sacerdoti – tutti se ne erano andati o diventati corrotti. I re erano finiti con l'esilio, la profezia era scomparsa non tanto dopo il ritorno (ultimo profeta venne considerato Malachia, che aveva parlato verso il 450 p.e.v.) e i sacerdoti erano ora nomine politiche approvate da Roma.

Tuttavia, gli ebrei credevano ancora d'essere il popolo dell'alleanza con Dio, e poiché l'alleanza era vincolante, sapevano che ci si poteva fidare di Dio: un giorno Egli li avrebbe redenti.


Credenze e osservanze

Dio

La Parola

Il Tempio

Purezza rituale

Shabbat

Festività

Conclusione

Note

Per approfondire, vedi Serie cristologica.
  1. Il cosiddetto tetragramma biblico che è la sequenza delle quattro lettere (greco: tetragràmmaton; τέτρα, "quattro" e γράμματα, "lettere") ebraiche che compongono il nome proprio di Dio (lat. theonymum) utilizzato nella Bibbia ebraica, il Tanakh, o per i cristiani l'Antico Testamento, in cui "il nome ricorre più di seimilaottocento volte". L'esistenza di un teonimo in un contesto puramente monoteista è fonte di discussione.
    Le quattro lettere del tetragramma sono in ebraico יהוה (yod, he, waw, he, da leggersi da destra a sinistra). La traslitterazione più comune è appunto: YHWH. Dato che nella lingua ebraica non si scrivono le vocali, il tetragramma biblico è costituito unicamente da consonanti. Fin dall'epoca persiana, per un'interpretazione restrittiva del secondo dei dieci comandamenti, gli ebrei considerano il tetragramma come troppo sacro per essere pronunciato e perciò la corretta vocalizzazione (l'interpolazione di vocali alle consonanti) delle quattro lettere del tetragramma è andata col tempo perduta. L'ebraismo, quindi, ritiene persa la corretta pronuncia del nome sacro.
    Coloro che seguono le tradizioni ebraiche conservatrici non pronunciano יהוה, ad alta voce o in silenzio mentalmente, né lo leggono traslitterato in altre lingue. La Halakhah (Legge ebraica) prescrive che il nome sia pronunciato come Adonai (quest'ultimo è anch'esso considerato un nome sacro, da usarsi solamente durante le preghiere); prescrivendo anche che per farvi riferimento si debba usare la forma impersonale HaShem ("il Nome"). La parola è invece sostituita con altri termini divini, sia che si desideri invocare o fare riferimento al Dio di Israele. Un'altra forma sostitutiva ebraica comune, oltre alle già citate, è hakadosh baruch hu ("Il Santo Benedetto").
    A partire dal XVI secolo è nata una ricerca approfondita e vasta su come ricostruire ipoteticamente la pronuncia del tetragramma. Basandosi sulle consonanti ebraiche, la pronuncia del tetragramma potrebbe essere vicino a Yahweh. I Samaritani, infatti, affermano che la pronuncia sia iabe. Alcune fonti patristiche, tuttavia, forniscono prove per la pronuncia greca iaō. Molti studiosi ritengono che il significato più appropriato possa essere "Egli porta all'esistenza ciò che esiste". Hans Küng osserva che quel nome è "una dichiarazione sulla volontà di Dio, secondo l'interpretazioni oggi fornita dai principali esegeti dell'Antico Testamento [...] che esprime la sua esistenza dinamica". Il nome potrebbe anche derivare da un verbo che significa "divenire", "avvenire", "esistere" ed "essere".