Gesù e il problema di una vita/Capitolo 4: differenze tra le versioni
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L'ellenizzazione interessò quasi tutti i settori della vita in Palestina. Architettura, medicina, filosofia, arte e scienza greche divennero importanti, i vestiti greci divennero di moda e la lingua greca venne diffusa ovunque. A volte l'ellenizzazione veniva imposta, ma si sparse comunque di sua iniziativa. Se in carriera eri orientato verso l'alto, il modo di fare greco era molto attraente e la chiave per lavoro, istruzione, commercio e il progresso nella scala sociale. Ad un giovane erbreo la scelta doveva esser sembrata chiara: o rimanevi ai margini della cultura o ti "facevi greco" e sperimentavi l'eccitante corrente principale del mondo civilizzato. |
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Al tempo di Gesù, l'influenza della cultura greca era inevitabile, persino in Galilea. Cinque chilometri a nord di Nazareth stava la città di stile greco [[w:Zippori|Zippori]] (Σέπφωρις, ''Sépphōris''), che era in fase di ricostruzione agli inizi del primo secolo. Ci vien detto che il padre di Gesù,<ref>I vangeli e la dottrina cristiana affermano che il vero padre di Gesù è Dio: Maria lo concepì miracolosamente per intervento dello Spirito Santo (Vangelo di Giovanni), senza aver avuto unione di carne con il suo promesso sposo Giuseppe che, inizialmente intenzionato a ripudiarla in segreto, fu messo al corrente di quanto era accaduto da un angelo apparsogli in sogno e accettò di sposarla e di riconoscere legalmente Gesù come proprio figlio. Perciò la tradizione lo chiama "padre putativo" di Gesù (dal latino ''puto'', "credo"), cioè colui "che era creduto" suo padre (sulla scorta di {{passo biblico2|Luca|3:23}}, ma cfr. anche {{passo biblico2|Matteo|13:55}}).</ref> Giuseppe, era un carpentiere (''téktón'', anche "falegname") e, poiché Gesù seguiva il di lui mestiere, avrebbe potuto lavorare anche là, a Zippori, ed esser esposto alla cultura greca. |
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== La potenza romana == |
== La potenza romana == |
Versione delle 19:42, 21 set 2021
Capitolo 4: Potenze, Politiche e Pressioni
Ai tempi di Gesù, la realtà in cui vivevano gli ebrei era plasmata dalla cultura greca e dal potere romano. Entrambi erano una minaccia.
Cultura greca
Storia
La diffusione della cultura greca in Palestina era dovuta ad Alessandro Magno (356-323 p.e.v.) che, alla sua morte all'età di trentadue anni, aveva creato un impero che si estendeva dalla Grecia ai confini dell'India. La visione di Alessandro e dei suoi seguaci non era soltanto per il potere e l'impero: era per la diffusione del modus vivendi greco. ovunque conquistavano, le forze armate di Alessandro costituivano colonie e costruivano città che diventavano avamposti della Grecia. E sebbene l'impero di Alessandro non sopravvisse a lungo dopo la sua morte, la sua vsione trionfò e la lingua e cultura greche iniziarono ad assumere una parte sempre più importante nel Medio Oriente. Tale tendenza, chiamata ellenizzazione (dalla parola "Hellas" o Grecia), ebbe un grande impatto in Palestina, che fu conquistata da Alessandro Magno nel 332 p.e.v.
Dopo il collasso dell'impero alessandrino, la Palestina cadde sotto il dominio di dinastie ellenistiche. L'ultimo di tali sovrani, Antioco IV, si dichiarò un dio e saccheggiò il Tempio. Non c'è da sorprendersi che, nel 167 p.e.v., gli ebrei si ribellarono. Il risultato fu quella che venne chiamata la Ribellione dei Maccabei, dal nome di uno dei suoi condottieri, Giuda maccabeo. Il successo di tale ribellione portò ad un periodo di ottanta anni di indipendenza ebraica, sotto gli Asmonei (dall'eponimo Asmon, il nome del bisnonno di Mattatia, padre dei Maccabei).
Nonostante l'indipendenza, le pressioni verso l'ellenizzazione continuarono e quando, nel 63 p.e.v. l'espansione dell'Impero romano prese il controllo della Palestina, tali pressioni aumentarono. I romani avevano sì il potere, ma la loro cultura lungo il Mediterraneo orientale era definitivamente greca. Infatti, la lingua greca continuò ad essere la lingua universale degli scambi e del commercio, specialmente nella parte orientale dell'impero. Il latino veniva usato solo nell'esercito e sui documenti ufficiali.
Impatto
L'ellenizzazione interessò quasi tutti i settori della vita in Palestina. Architettura, medicina, filosofia, arte e scienza greche divennero importanti, i vestiti greci divennero di moda e la lingua greca venne diffusa ovunque. A volte l'ellenizzazione veniva imposta, ma si sparse comunque di sua iniziativa. Se in carriera eri orientato verso l'alto, il modo di fare greco era molto attraente e la chiave per lavoro, istruzione, commercio e il progresso nella scala sociale. Ad un giovane erbreo la scelta doveva esser sembrata chiara: o rimanevi ai margini della cultura o ti "facevi greco" e sperimentavi l'eccitante corrente principale del mondo civilizzato.
Al tempo di Gesù, l'influenza della cultura greca era inevitabile, persino in Galilea. Cinque chilometri a nord di Nazareth stava la città di stile greco Zippori (Σέπφωρις, Sépphōris), che era in fase di ricostruzione agli inizi del primo secolo. Ci vien detto che il padre di Gesù,[1] Giuseppe, era un carpentiere (téktón, anche "falegname") e, poiché Gesù seguiva il di lui mestiere, avrebbe potuto lavorare anche là, a Zippori, ed esser esposto alla cultura greca.
La potenza romana
Storia
Impatto
Le reazioni ebraiche
Conclusione
Note
Per approfondire, vedi Serie cristologica. |
- ↑ I vangeli e la dottrina cristiana affermano che il vero padre di Gesù è Dio: Maria lo concepì miracolosamente per intervento dello Spirito Santo (Vangelo di Giovanni), senza aver avuto unione di carne con il suo promesso sposo Giuseppe che, inizialmente intenzionato a ripudiarla in segreto, fu messo al corrente di quanto era accaduto da un angelo apparsogli in sogno e accettò di sposarla e di riconoscere legalmente Gesù come proprio figlio. Perciò la tradizione lo chiama "padre putativo" di Gesù (dal latino puto, "credo"), cioè colui "che era creduto" suo padre (sulla scorta di Luca 3:23, ma cfr. anche Matteo 13:55).
- ↑ F. Giuseppe, Guerra giudaica 6.9.3. I calcoli di Flavio Giuseppe sono generalmente considerati esaggerati; ciononostante, non si può dubitare che il bilancio delle vittime fu spaventoso.