Teoria musicale/Il suono e le note: differenze tra le versioni

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A questo punto ci si potrebbe chiedere: "Ma se cambia la nota iniziale, e con lei quindi anche tutte le altre, cos'è quella cosa che resta uguale, per cui la "musica", la melodia, non cambia?". Ebbene, quella cosa che resta uguale, e che permette quindi al nostro cervello di identificare le canzoni, è la distanza tra le note: se ognuna di esse mantiene lo spazio che la separa dalla precedente, il cosiddetto '''intervallo''', la melodia rimane la medesima.
A questo punto ci si potrebbe chiedere: "Ma se cambia la nota iniziale, e con lei quindi anche tutte le altre, cos'è quella cosa che resta uguale, per cui la "musica", la melodia, non cambia?". Ebbene, quella cosa che resta uguale, e che permette quindi al nostro cervello di identificare le canzoni, è la distanza tra le note: se ognuna di esse mantiene lo spazio che la separa dalla precedente, il cosiddetto '''intervallo''', la melodia rimane la medesima.


==In breve==
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*Tutti i suoni che possiamo ascoltare sono classificabili in base a tre parametri: timbro (forma dell'onda), volume (ampiezza dell'onda) ed intonazione (frequenza dell'onda)
*Tutti i suoni che possiamo ascoltare sono classificabili in base a tre parametri: timbro (forma dell'onda), volume (ampiezza dell'onda) ed intonazione (frequenza dell'onda)

Versione delle 19:57, 10 set 2007

Prima di addentrarci nell'intricato mondo della teoria musicale vediamo di capire effettivamente cosa intendiamo parlando di suoni, note, musica e quant'altro...

Il suono

Pochi pensano a cosa si intende effettivamente quando si parla di musica, ma si può dire che si consideri musica un insieme ordinato di suoni. È bene non dimenticare che i criteri con cui si stabilisce tale "ordine" sono di natura puramente soggettiva: ogni singola regola sulla quale si basa la nostra teoria è stata definita solo dopo esser stata "inconsapevolmente" utilizzata per molto tempo dai musicisti del passato.

Il suono è essenzialmente una vibrazione dell'aria, un'onda, prodotta nei più svariati modi possibile, che noi esseri umani percepiamo attraverso l'apparato uditivo ed elaboriamo con la mente, grazie alla quale distinguiamo rumore, musica, parole e tutti gli altri suoni che giungono alle nostre orecchie.

Come ogni vibrazione anche il suono possiede tre caratteristiche principali:

  • Forma dell'onda: dalla forma che l'onda assume dipende il timbro del suono. A sua volta la forma dell'onda dipende dallo strumento che la emette: un pianoforte produrrà un'onda di forma differente rispetto ad un flauto o ad una voce umana, e questo ci permette di distinguere il suono dei vari strumenti musicali, come pure il timbro delle varie voci.
  • Ampiezza d'onda: da quanto l'onda si estende "in verticale" dipende l'intensità del suono: maggiore è l'estensione maggiore sarà il volume.
  • Frequenza: la frequenza dell'onda, ovvero il numero delle sue ripetizioni in un certo intervallo di tempo (o la sua "larghezza", che poi è la stessa cosa), è quel parametro del suono che ne determina l'intonazione: le basse frequenze (che fanno vibrare meno frequentemente, appunto, la membrana del timpano) sono proprie delle note gravi, mentre più alta è la frequenza più acuto sarà il suono che percepiamo.

La proprietà che più ci interessa, e dalla quale dipende tutta la teoria musicale (note, scale, accordi ecc...), è la frequenza, misurata in Hertz (Hz), dal momento che ci permette di distinguere le varie note, cosa che è evidentemente impossibile fare basandosi soltanto su timbro e volume.

Organizzazione dei suoni: le note

Una nota è un suono di timbro e volume qualsivoglia, ma di frequenza stabilita.

L'orecchio umano è in grado di percepire vibrazioni di frequenza all'incirca dai 20 ai 15000 Hz (anche se questi valori variano a seconda della persona e dell'età). Sotto i 20 Hz i suoni non sono udibili perchè troppo gravi, mentre sopra i 15000 si trovano gli ultrasuoni, che non possono essere uditi per il motivo contrario: sono troppo acuti.

Nella musica convenzionale la gamma di frequenze utilizzate coincide con gli estremi del pianoforte (o dell'organo), che sono gli unici strumenti in grado di raggiungere contemporaneamente i due limiti opposti, il più basso e il più alto, dell'estensione musicale; ne segue che tutte le note prodotte dagli altri strumenti, o dai vari tipi di voce, possono essere riprodotte col pianoforte o con l'organo (naturalmente però non per quanto riaguarda timbro e volume).
La frequenza più bassa che è possibile suonare (il primo tasto, a sinistra) è di 27,5 Hz, mentre la più alta (l'ultimo, a destra) è di 3520 Hz (Alcuni modelli, con più tasti, arrivano a 4186). Seppur meno di tutte quelle udibili, nel mezzo comunque sono presenti migliaia di intonazioni differenti (27, 28, 29, ..., 4185, 4186), e se ad ogni Hertz si facesse corrispondere una nota diversa la tastiera di un pianoforte sarebbe così lunga che per adoperarla servirebbero un centinaio di pianisti.

Approfondimento

La suddivisione delle frequenze qui descritta è solo quella che ha sviluppato la nostra cultura. L'intervallo che va da una certa frequenza al suo doppio può essere arbitrariamente diviso in quante parti si vuole: noi occidentali abbiamo deciso di dividerlo in dodici, mentre non è raro incontrare nella musica araba o indiana note (che a noi suonano molto strane) distanti tra loro... mezzo, o addirittura un sesto di semitono!

Per questo (e soprattutto perchè così tante note, la maggior parte delle quali simili tra loro, sarebbero superflue) noi occidentali usiamo scegliere le nostre note di riferimento dividendo tutta la gamma di frequenze in brevi intervalli regolari chiamati semitoni, come si potrebbe fare con i colori della tavolozza in figura, in cui da un'infinità di colori, ne vengono scelti 25 di riferimento:

In realtà il discorso è un po' più complesso, anche storicamente, ma per il momento non è necessario approfondire.

Più interessante è invece notare come nella figura precedente ad un certo punto (a metà) i primi dodici colori inizino a ripetersi, più chiari rispetto ai primi, ma nello stesso identico ordine: il tredicesimo è uguale al primo, il quattordicesimo al secondo e così via fino al venticinquesimo, che è uguale al tredicesimo, e quindi al primo. Questo in un certo senso avviene anche con le note musicali, infatti di tutti i semitoni (un centinaio) in cui è suddivisa la gamma di frequenze che stiamo considerando, solo dodici sono effettivamente differenti tra loro come "colore", dodici note (partendo da un DO: DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI, più 5 tasti neri) che si ripetono in successione ogni volta che la frequenza raddoppia, quindi di volta in volta più acute:

DO1(261,5 Hz), #, RE1, #, MI1, FA1, #, SOL1, #, LA1(440Hz), #, SI1, DO2(523 Hz), #, RE2, #, MI2 FA2, #, SOL2, #, LA2(880Hz), #, SI2, DO3(1046 Hz), # RE3 ecc...

La distanza che separa note di frequenza doppia (DO1,DO2; RE1,RE2; MI1,MI2; ecc...) si chiama ottava, il perchè lo capiremo in futuro, come in futuro capiremo la ragione di esistere dei cancelletti (i tasti neri del pianoforte) al posto dei nomi di alcune note.

Come gira il mondo della musica

Proviamo a schiacciare un tasto a caso del pianoforte e, basandosi su quella nota, a canticchiare le prime quattro note (o anche tutta, se ci fa piacere) di "Fra' Martino" (Fra-Mar-ti-no). Poi ripetiamo l'operazione cambiando nota di riferimento. Facciamolo finchè non ci convinciamo che, qualsiasi sia la nota da cui si parte, è sempre possibile cantare "Fra' Martino", e questo non avviene perchè la filastrocca in questione abbia una struttura particolarmente studiata, anzi, è possibile fare la stessa cosa con qualsiasi altra canzone, e più in generale, con qualsiasi altro insieme di note (provare per credere...), e naturalmente anche con le scale.

A questo punto ci si potrebbe chiedere: "Ma se cambia la nota iniziale, e con lei quindi anche tutte le altre, cos'è quella cosa che resta uguale, per cui la "musica", la melodia, non cambia?". Ebbene, quella cosa che resta uguale, e che permette quindi al nostro cervello di identificare le canzoni, è la distanza tra le note: se ognuna di esse mantiene lo spazio che la separa dalla precedente, il cosiddetto intervallo, la melodia rimane la medesima.

In breve...

In questo capitolo abbiamo appreso che:

  • Tutti i suoni che possiamo ascoltare sono classificabili in base a tre parametri: timbro (forma dell'onda), volume (ampiezza dell'onda) ed intonazione (frequenza dell'onda)
  • Quando studiamo la musica facciamo riferimento unicamente alla frequenza dei suoni, che ci permette di distinguere i suoni più acuti da quelli più gravi.
  • L'orecchio umano può distinguere decine di migliaia di frequenze differenti, ma la gamma utilizzata in musica va all'incirca da 20 Hz a 4000 Hz.
  • Le migliaia di frequenze che compongono la suddetta gamma sono comunque troppe: se ne scelgono quindi alcune di riferimento a determinati intervalli di distanza, chiamati semitoni. In tutto sono presenti in musica un centinaio di semitoni.
  • Questo centinaio di note che useremo per far musica è in realtà costituito da 12 semitoni effettivamente differenti, che si ripetono in successione variando solo in altezza.
  • Trovandosi tutti i semitoni alla stessa "distanza" l'uno dall'altro è indifferente la scelta di uno in particolare per costruire una qualsiasi melodia.