Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Germania-6

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Indice del libro

Corazzati[modifica]

Cannoni d'assalto e cacciacarri[modifica]

Jagdpanzer IV[modifica]

Questo era un'evoluzione di una serie di carri-casamatta tedeschi chiamati StuG, ma con specifiche capacità controcarri e che in sostanza contribuì a sostituire il Nashorn, un semovente con il pezzo da 88/71 mm, lo stesso cannone del Jadpanther e del Koningstiger. Il Jadpanzer IV non era altrettanto armato, ma aveva una sagoma bassa e ben protetta, come una specie di StuG III migliorato, ma stavolta su scafo del carro Mk IV. La corazza doveva essere anteriormente di 75 mm, come il calibro del cannone, a brandeggio limitato, della casamatta. Ne venne presentato il simulacro di legno ad Hitler, il 14 maggio 1943. La produzione tuttavia non poté cominciare subito, ma solo all'inizio del '44. La migliore protezione e la più bassa sagoma rispetto al Nashorn, riuscivano comunque ad assicurargli migliori possibilità di sopravvivenza anche se doveva serrare le distanza molto di più per colpire efficacemente. L' 'Anatra di Guderian', uno dei suoi soprannomi, pesava 26 t e viaggiava a 35 kmh; al solito, tutta la struttura era saldata e rimarchevolmente ben raccordata (eccetto la parte anteriore dello scafo, per via della meccanica con motrice anteriore) e sfuggente alla vista; esistevano spesso delle 'schutzen' sui fianchi dei cingoli per proteggerli, dandogli una sagoma del tutto diversa rispetto alla versione base. Il motore HL 120 Maybach, sempre lo stesso del carro Panzer IV, aveva 11.867 cc per 300 hp, 470 litri di benzina nei serbatoi e trasmissione sincronizzata ZF SSG 76, sei marce +retromarcia. C'erano i soliti 8 rulli per parte e 4 di rinvio superiori, le maglie erano da appena 40 cm di larghezza, ma il peso era ancora piuttosto basso e lo scafo piuttosto lungo, così da non causare un problema nella mobilità.

La prima versione mantenne il cannone PaK 39 L/48 del Panzer Mk IV, il che era strano visto che con le casematte era possibile aumentare il calibro del cannone, o comunque la sua potenza. E infatti era previsto inizialmente il pezzo da 75/70 mm del Panther, ma questo era difficile da costruire, con una minore durata di vita della canna, e stando così basso sul suolo era facile che la sua lunga canna si infilasse nel terreno. Per quanto il Jadpanzer fosse un eccellente veicolo con il cannone originario, guadagnandoci in agilità rispetto alla potenza di fuoco, venne in ogni richiesto il pezzo da 75/70 mm, come approvato nell'aprile del '44. Nel frattempo venivano prodotti 70 cacciacarri al mese, e Hitler voleva addirittura sospendere la produzione dell'oramai invecchiato Mk IV per concentrarsi sul più economico e facilmente costruibile Jadpanzer, aumentandone la produzione fino a ben 800 al mese. Ma Guderian non era d'accordo, i carri senza torretta non erano tatticamente flessibili e i Panther erano troppo pochi, per non dire dei Tiger. Così i Panzer IV sarebbero usciti fino al marzo del '45 totalizzando 9.000 scafi dell'intera famiglia, inclusi quelli in versioni speciali come i cacciacarri. Era insomma l'equivalente come peso e diffusione dei T-34 e M4 Sherman.

I Jadpanzer IV iniziarono ad entrare in servizio nel marzo 1944, quelli col cannone migliorato in agosto. Troppo tardi, ma era un mezzo essenzialmente difensivo e come tale funzionale per le necessità tedesche d'allora. Aveva corazze spesse tra 20 e 60 mm, e lo scudo arrotondato per il cannone arrivava a 80 mm. C'era anche una mitragliatrice in casamatta MG 34 o 42, il pilota era a sinistra del cannone, il cannoniere dietro di lui, comandante dietro il cannoniere e servente a destra del cannone, assieme alle munizioni. Il cannone Pak 39 da 75/48 mm aveva un brandeggio di 10-12° per lato, alzo -8/+15°; oltre alla mitragliatrice, v'era anche un mortaio NbK 90 per le munizioni HE, illuminanti o nebbiogene. In tutto c'erano 79 colpi per il cannone e ufficialmente solo 600 per la mitragliatrice (ma in azione, presumibilmente, aumentavano). Con la designazione SdKfz 162 di questo Jadgpanzer ne vennero prodotti 769 dalla Vomag e Alkett; c'erano poi anche il tipo carro comando, quello con cannone installato rigidamente nello scafo per eliminare i costosi meccanismi di rinculo, e il potenziato 162/1, con il PaK 42 da 75/70 mm e 55 colpi; di questo ne vennero realizzati molti, addirittura fino a 103 al mese, per cui alla fine se ne ebbero ben 940 fino all'aprile 1945. Infine c'era un altro tipo diverso, realizzato dalla Alkett, apparso dall'agosto 1944 in poi per un totale di altri 278 esemplari. Questo mezzo aveva ben 90 colpi da 75 mm, grazie ad una grossa casamatta superiore dall'aspetto squadrato e non raccordato con il comparto motore, assai più grossa e simile al Brummbar. Da notare che i carri con il 75/70 mm avevano rulli anteriori interamente in acciaio (e non in acciaio gommato) per sopportare meglio il logorio causato dal peso maggiore. Dato che si pensava di fare sempre di meglio, c'era anche il progetto con il cannone Pak 43 da 88/71 mm.

  • Dimensioni: lunghezza 6,85 m, scafo 6,02 m, larghezza max 3,17 m, altezza 1,85 m
  • Peso 25,1 t; protezione fino a 80 mm anteriore, 10 mm inferiore
  • Prestazioni: v.max 40 kmh, fuori strada 18 kmh, autonomia 210 km, fuori strada 130 km, pendenza superabile 30%, trincea 2,2 m, gradino 0,6 m

In azione, questi Jadpanzer si dimostrarono potenti distruttori di carri e molto popolari per i loro equipaggi, ma ovviamente mai numerosi a sufficienza per affrontare i corazzati nemici. Alti meno di due metri, potevano letteralmente sparire tra le pieghe del terreno, siepi e muretti, e in caso di colpi a segno li incassavano abbastanza bene, data la valida protezione. Il loro vero limite tecnico era il cannone troppo basso sul terreno, che spesso si piantava nel terreno (cosa decisamente aggravata dal pezzo da 70 calibri). Ma non era un gran problema per un esercito che era in continua ritirata.. Al 10 aprile del' 45 i mezzi in servizio ne comprendevano 8 in Italia, solo 3 ad Occidente e addirittura 274 sul fronte orientale, spesso in sostituzione dei carri armati veri e propri. 6 vennero poi comprati dalla Siria e 13 sono a tutt'oggi conservati nel mondo[1].

Hetzer[modifica]

Il carro medio-leggero LT-38 cecoslovacco era risultato molto utile ai tedeschi per tante ragioni, tra cui la scarsità dei loro Panzer III e le buone capacità di questo veicolo nel suo insieme; ma ben presto si ritrovò superato contro i T-34. Senonché si pensò di farne un semovente, sfruttando la sua buona mobilità data dal motore Praga a benzina da 150-160 hp e cingoli con 4 grandi ruote portanti per lato. Nacque con la richiesta del '43 per un cacciacarri leggero, e il risultato venne chiamato Hetzer (aizzatore); aveva 4 uomini d'equipaggio e il cannone Pak 39 da 75 mm per carri, più una mtg sistemata sul tetto. Iniziò la produzione a Praga nel tardo 1943, e poi venne anche in città come Pilsen e Breslau. L'Hetzer era molto riuscito, con un cannone potente, sagoma talmente piccola da essere quasi invisibile in azione e solo nel maggio del '44 si dovette interrompere la produzione, con 1.577 esemplari già costruiti. Rispetto a mezzi opinabili come il Nashorn o il Ferdinand, questo era un cacciacarri meno armato, ma meglio protetto, con una sovrastruttura a forma di piramide, spessa ben 60 mm frontalmente con acciaio a 240 BNH di durezza; sui lati c'erano invece solo 20 mm e con durezza 185. Pare che l'Hetzer non fosse nemmeno chiamato così, e che il nome fosse in realtà quello di un progetto simile ma non concretizzato, l'E-10; ma di fatto almeno per un breve periodo venne chiamato in tal modo e così lo ha ricordato Guderian nel dopoguerra, per cui il nome è diventato quello. Un suo antenato sarebbe stato un tipo rumeno basato su un T-60 catturato e modificato con la struttura a piramide, poi ripresa dall'Hetzer. Questo mezzo aveva 41, poi 45 colpi per il cannone KwK 39 che era da 48 calibri, anche se sembrava più corto, e non aveva il freno di bocca. Era brandeggiabile di 5 gradi a sinistra e 11 a destra, alzo -6 e12 gradi. La mitragliatrice, quando presente, era comandata tramite un sistema a periscopio da dentro il carro, con 1.200 colpi. Tra i tipi prodotti si arrivò a 2.584 esemplari, davvero molti se si considera che il progetto fu approvato il 24 gennaio e i primi 3 prototipi il marzo dello stesso anno, da costruire nella BMM di Praga e la Skoda di Pilsen. Tra i mezzi vi sono stati anche un prototipo da 75mm con il pezzo del Panther da 70 calibri, un'arma davvero notevole per un veicolo tanto leggero (tra l'altro la parte posteriore della sovrastruttura era spessa solo 8 mm), con il cannone in posizione più arretrata, perché i pochi mezzi che ebbero questo potentissimo cannone erano troppo squilibrati; c'erano alcuni con lanciafiamme e serbatoio da 700 litri, altri di tipo 'soccorso' disarmati, 24 'Bison' con obice da 149 mm, e poi i Jadpanzer 38(t) Starr con dieci prototipi con pezzo da 75 mm e dieci con obice da 105 mm, erano caratterizzati dal montaggio su affusto rigido del cannone, collegato direttamente alla corazza; la versione Flakpanzer aveva un cannone da 20 mm, poi c'era il 'carro esploratore' con obice da 75 mm, anch'esso prototipo, il mezzo da trasporto truppe era stato invece realizzato in due prototipi, poi non mancarono modelli postbellici come i 158 G.13 per gli Svizzeri (1945-52) e gli ST-1 per i cecoslovacchi, che ne ebbero 249.

L'Hetzer era una sorta di 'utilitaria' tra i cacciacarri: economico, alto come un uomo in piedi, con una buona protezione frontale, e anche se non molto veloce, era altamente mobile come il carro da cui derivava. Nessuna sorpresa che la cosa funzionasse, anche se il veicolo, caratterizzato da uno scudo per il cannone 'a testa di porco' (tipico di molte realizzazioni tedesche) aveva una velocità e autonomia non eccelse. In definitiva era una delle migliori armi della Panzerwaffe, anche se certo più scomodo in cui vivere rispetto ai Marder su scafo analogo o su Panzer II, che erano invece muniti di cannoni su casamatta aperta, tipo quelli del SU-76.

Tra i mezzi similari il M-00 Maresal, il corazzato rumeno di cui sopra; e il 5-Sen Ho-Ru giapponese su scafo Tipo 95 con cannone da 47 mm controcarri. Gli Hetzer vennero assegnati in 45 esemplari al battaglione cacciacarri 731 e altrettanti per il 743, entrambi operanti nel settore orientale. Esistevano anche compagnie con 12 mezzi per le divisioni meccanizzate, ma la situazione precipitava e allora spesso vennero assegnati in maniera non ordinata, alle volte anche come carri armati. Erano talmente facili da gestire che vennero spesso usati anche dal nemico, US Army incluso; almeno uno era stato usato dai Polacchi insorti a Varsavia, che erano riusciti a catturarlo durante gli scontri. Ancora all'inizio di aprile 1945 c'era una forza di 627 mezzi e altri 121 arrivarono durante il mese. Gli Svizzeri motorizzarono con un diesel i due terzi dei loro mezzi e li tennero in servizio fino agli anni '70[2].


  • Motore: Praga a benzina da 160 hp
  • Dimensioni: lunghezza 6,2 m, scafo 4,8 m, larghezza max 2,5 m, altezza 2,1 m
  • Peso 14,5 t; protezione fino a 60 mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 39 kmh, autonomia 250 km, pendenza superabile 75%, trincea 1,3 m, gradino 0,65 m, guado 0,9 m

I cacciacarri con il Pak 43: Nashorn, Elephant, Jadpanther[modifica]

Il Jagdpanther
Il Jagdpanther

Tra i cacciacarri c'erano diversi tipi armati con il cannone da 8,8 cm, ma nessuno con il Flak 18 da 88/56 mm originario, quello del 'Tiger'. Tutti piuttosto avevano il pezzo da 88/71 Pak 43, ancora più potente e derivato da un cannone ad altissime prestazioni contraereo, prodotto in pochi esemplari (12 km di quota, 25 c.min) come tale ma molto più diffuso come arma controcarri, anche trainata. Ma l'enorme peso non aiutava molto ad apprezzarla e così venne presto affiancata da cacciacarri semoventi.

Il più semplice fu certo il Nashorn o Hornisse (ovvero Rinoceronte o Calabrone); esso era uno scafo Panzer IV con meccanica parzialmente del Panzer III, sovrastruttura aperta, che in origine era per il semovente Hummel. Quest'ultimo aveva un obice da 149 mm con 18 colpi e malgrado la ridotta autonomia di fuoco e la mancanza di protezione superiore, era risultato estremamente popolare, specie nei difficili terreni dell'URSS. Nonostante la grande domanda, mai esaudita, per quest'arma, si pensò che lo scafo era anche suscettibile, come una specie di 'super-Marder', di ospitare il cannone Pak 43 da 8,8 cm. Il Marder era uno scafo di carro leggero capace di rendere mobile e moderatamente protetto il Pak 40 da 75 mm, dunque perché non usare un carro medio per l'88? Solo che i problemi non mancavano: lo scafo era concepito per i semoventi d'artiglieria a fuoco indiretto, non per i combattimenti contro altri corazzati. La blindatura era sottile, la sagoma alta. Una sorta di mezzo simile al ben più basso semovente M14 con cannone da 90 italiano, anche se molto meglio riuscito. La sua missione era quella di sparare con quello che era il più potente cannone disponibile al mondo (almeno fino a quando non apparve il 100 e il 122 mm sovietici) su distanze dell'ordine dei 2 km, ancora ben in grado di distruggere ogni carro nemico, ma al di fuori del raggio d'azione pratico delle loro armi. Le pianure russe erano ideali per questo e del semovente in parola si cercò di fare buon uso dal 1943 in poi; quando la produzione cessò ne erano stati prodotti, a metà del '44, 473 esemplari.


  • Dimensioni: lunghezza 8,44 m, scafo 5,8 m, larghezza max 2,86 m, altezza 2,65 m
  • Motore: Maybach da 250 hp a benzina
  • Peso 24,4 t;
  • Prestazioni: v.max 40 kmh, autonomia 210 km, pendenza superabile 57%, trincea 2,3 m, gradino 0,8 m, guado 0,8 m


Molto meno successo ebbe un altro 'big animal', l'Elephant, o Ferdinand, sempre con lo stesso cannone. La ragione della sua nascita era che per la realizzazione del Tiger vennero convocate due ditte: la Henschel e la Porsche, che presentarono ciascuna il loro prototipo; sembrava che fosse la seconda ad essere favorita, anche per la sua innovazione: un sistema trasmissione elettrico, che era interessante per la libertà di posizionare il motore e la meccanica, ma che non fornì sufficiente affidabilità. Poi pesava molto, e costava. Inoltre le prestazioni erano modeste. Al dunque venne scelto il sistema Henschel, mentre la Porsche, che era sicura di ottenere il contratto, aveva approntato scafi e gruppi motori. Così per non buttare via nulla venne autorizzata a costruire questi mezzi, ma come cacciacarri con sovrastruttura fissa e cannone lungo da 88 mm Pak 43, in una sovrastruttura ampia e ben protetta. Ne vennero costruiti 90 in tutto, e Hitler li considerava, assieme ai Panther, l'arma 'segreta' della successiva offensiva contro i Sovietici a Kursk. Ma i Ferdinand ebbero poco successo in tal senso, perché privi di armi difensive ravvicinate, per non dire delle mine. Alla fine i mezzi dei due battaglioni del 654° Reggimento subirono perdite per avarie prima ancora della battaglia, e poi ebbero a fronteggiare avversari ovunque si trovassero, che applicavano cariche esplosive sui mezzi e li facevano saltare anche se erano protetti molto pesantemente. In seguito ebbero maggiore successo, armati anche con mitragliatrici difensive, ma non si ripresero mai dalla batosta iniziale. Eppure studi più recenti suggeriscono che questi mezzi ebbero un'influenza non indifferente: si è parlato addirittura di solo una quindicina di perdite contro oltre 300 mezzi nemici distrutti. Ancora una volta, la verità non è facile da comprendere.

  • Dimensioni: lunghezza 8,13 m, larghezza max 3,38 m, altezza 3 m
  • Motore: 2 Maybach 120 TRM a 12 cilindri a V, da 530 hp, a benzina, con motore elettrico associato
  • Peso 65 t; protezione fino a 185 mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 20 kmh, autonomia 150 km, pendenza superabile 40%, trincea 2,65 m, gradino 0,8 m, guado 1 m


Un mezzo ben diverso fu invece il Panther, carro medio-pesante che era stato pensato per sconfiggere il T-34 dopo che era stato immaginato come, originariamente, una sua copia diretta (come voleva Guderian), solo che non c'erano abbastanza leghe d'alluminio per il motore diesel (di origine aeronautica).

L'inventiva tedesca non poteva certo far mancare una variante anche per questo mezzo, la cui versione cacciacarri imbarcava il cannone Pak 43, da 88 mm. Esso era il Jadpanther, uscito dalle fabbriche solo dal febbraio 1944. Era stato pensato già nel 1943 ma non c'era molto tempo per realizzarlo visto che era un mezzo già richiesto come carro armato, e che come tale era prodotto in pochi esemplari. In pratica venne preso lo scafo del carro con una casamatta sistemata sopra, sempre spessa 80 mm frontalmente, anche 120 nello scudo del cannone; c'era una mitragliatrice e un lanciagranate per la difesa ravvicinata, e il veicolo, ben protetto, era anche mobile e temibile nel suo insieme come nessun altro semovente. Presentato a Hitler nell'ottobre 1943, il prototipo era stato messo subito in produzione. Se ne preventivarono 150 al mese, ma di fatto solo 382 ne vennero realizzati; e fu una gran fortuna per i carristi Alleati, perché unanimemente questi cacciacarri erano molto temuti, con la capacità di mettere KO ogni carro armato nel raggio anche di oltre 2 km. Solo i bombardamenti aerei sulle fabbriche ridussero il programma, anche se va notato che i Panther veri e propri vennero prodotti comunque in oltre 4.000 esemplari. Il Jadpanther invece soprattutto alla MIAG e ad un'altra fabbrica di Brandeburgo. C'erano poche modifiche di dettaglio in questi cacciacarri, che avevano per il cannone 60 colpi ed equipaggio di 5 uomini. Combatterono fino alla fine delle munizioni o alla messa fuori combattimento per varie cause e distrussero un gran numero di T-34 e Sherman, ma era persino allo studio l'installazione di un cannone da 12,8 cm, di cui venne realizzato solo un modello in legno a scala naturale. Questo arriverà poi con il Jadtiger.

  • Dimensioni: lunghezza 9,9 m, scafo 6,87 m, larghezza max 3,27 m, altezza 2,715 m
  • Peso 46 t; protezione fino a 120 mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 45 kmh, autonomia 160 km, pendenza superabile 70%, trincea 1,9 m, gradino 0,9 m, guado 1,7 m


Tra le tante tattiche usate dai cacciacarri di questo tipo, c'era quella di penetrare a marcia indietro dentro un edificio, e restare in agguato (ma bisognava stare attento alla fanteria in tal caso); oppure mettersi in contropendenza sfruttando la depressione del cannone di -8 gradi, rendendosi quasi invisibili e ancor meno penetrabili perché aumentava anche l'inclinazione della piastra, già di suo di 55 gradi, anteriore.


Il Jagdtiger e lo Sturmtiger[modifica]

Un cacciacarri ben meno mobile fu invece il Jadtiger, esso era nient'altro che la versione del Tiger II o Konigstiger e non mai del Tiger I originario. La costruzione di un modello in ferro dell'ottobre 1943 era stata necessaria per studiare le caratteristiche pratiche di questo mezzo che ufficialmente pesava 70 t ma che con tutte le armi di bordo pesava ben 76.000 kg, più di qualunque carro da cui derivava, anche del Tiger II ('solo' 65 t). Il progetto era stato approvato da Hitler il 18 maggio 1942, e quel giorno dell'ottobre il modello non era l'unica novità: c'erano anche il prototipo dello Sturmtiger e del Tiger II. Al solito vi fu la competizione tra Henschel e Porsche, con scafo a 9 e 8 ruote per parte. I prototipi vennero approntati nel febbraio 1944. Vinsero entrambe, e il nuovo mezzo venne messo in produzione, ma solo con priorità ridotta, perché i Panther avevano la priorità assoluta su altri nuovi mezzi.

Ora la sua struttura era semplicemente quella di un carro con un cannone da Krupp da 128/55 mm PaK 44 L55 in casamatta corazzata (brandeggio di 10 gradi per lato, alzo -7,5°+15°, gittata oltre 22 km), ques'ultima spessa fino a 250 mm a 10 gradi frontale, e 80 mm a 25° laterale. C'erano 38 o 40 colpi a carica separata (max 43) per il cannone e due mitragliatrici difensive con oltre 3.000 colpi. I proiettili Panzergranate 39 potevano perforare 189 mm a 100 m e 30°, 117 mm/30°/1.000 m. Ma con la Panzergrenate 40/43 si arrivava a 148-187 mm. C'era un mortaio difensivo da 90 mm NbK 39, due MP 40 da 9 mm con 384 colpi, 3-4 bombe a mano EHG 39, anche per autodistruggere il veicolo se necessario. L'enorme veicolo non superava fuori strada i 15 kmh e l'autonomia di 120 km, e nell'insieme venne usato più che altro come postazione mobile controcarri, una specie di bunker su cingoli. I tempi in cui i Tedeschi erano sempre all'offensiva o in controffensiva e usavano carri da combattimento in maniera fluida stavano passando e il Jadtiger era una 'materializzazione' di questo stato di cose. Costruito nel Nibelungenwerk di S.Valentin in due versioni (quelle di cui sopra, che erano la H e la P), con sospensioni Henschel o Porsche. In entrambi i casi erano mezzi ingombranti e pesanti, e al dunque usati con lo scopo di sbarrare la strada ai mezzi nemici più che all'attacco. Vennero usati dal settembre 1944 dall'Abt 653 e poi Abt 152 (gennaio 1945). Combatterono essenzialmente all'Est, ma poi si scontrarono anche contro gli Alleati, sia come cacciacarri che come semoventi d'artiglieria. Alcuni vennero messi fuori uso, ma essenzialmente da attacchi aerei oppure da colpi sui lati, sparati da cannoni come quelli da 90 mm degli M36 o da munizioni ad alta velocità da 76 mm. Il 653, che come l'altro, serviva nelle SS, aveva 41 mezzi di cui 22 efficienti nel febbraio '45, mentre il 26 aprile, dopo essere stati usati soprattutto dalla foresta di Hagenau come semoventi d'artiglieria, ne restava solo uno e gli altri 18 disponibili ma non efficienti, vennero fatti saltare. Gli equipaggi continuarono come fanteria ad opporsi agli Alleati fino al 7 maggio.Ne esistono ancora 3, di cui uno in Gran Bretagna (a Bovington, dove vi è anche il Tortoise, molto simile), negli USA e in Russia (Aberdeen e Kubinka).


  • Dimensioni: lunghezza 10,65 m, larghezza max 3,625 m, altezza 2,945 m
  • Motore: Maybach HL 230P-30, V12 da 23,1 litri circa, 700 hp; 870 litri di benzina
  • Peso 76+t; protezione fino a 250 mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 17-35 kmh, autonomia 170 km, pendenza superabile 70%, trincea 2,5 m, gradino 0,85 m, guado 1,75 m[3]


Ma questo carro non era l'unico derivato dal progetto base del Tiger. Un carro d'assalto era oramai quasi d'obbligo come variante per i carri da combattimento tedeschi; dal Panzer III venne ricavato lo StuG III, e così per il Panzer IV. Ma per colpire bersagli molto protetti era forse preferibile un'arma di bassa velocità iniziale ma con proiettili di grande peso: questa venne realizzata montando sugli StuG III un obice da fanteria sIG 33; poi toccò al Brummbar, orso bruno, con un obice da 150 mm lungo 12 calibri del tipo StuH 43. Esso era un carro d'assalto che meriterebbe certamente spazio anche in questa rassegna, visto che era un potente mezzo da combattimento e con le granate di cui disponeva era adatto sia per l'attacco ai capisaldi, che per la difesa contro i carri armati. La corazza frontale era inclinata e spessa 100 mm, anche se sui fianchi non superava i 30. Combatterono duramente a Kursk distruggendo decine di bersagli, anche se, soprattutto per le mine, subirono perdite non indifferenti. Per realizzare qualcosa di meglio si pensò ad un Sturmpanzer Bar (Orso), con un pezzo da 305 mm lungo 16 calibri. Proposto il 4 marzo 1943, era da basarsi sullo scafo Tiger I, assieme però anche ad elementi del Panther. Con questo mortaio fisso in direzione, in un'apposita casamatta con alzo 0-70 gradi, era in grado di tirare fino a 10,5 km con 10 colpi disponibili, e avrebbe avuto corazza anteriore di 130 mm e 80 laterale. Ma il 27 maggio 1943 la Waffenkomission pensò a qualcosa di ancora più grande e potente, un Raketenwerfer 61 da 380 mm, che lanciava proiettili a razzo i quali erano pesanti circa 345 kg. Essendo questi ricavati da cariche di profondità, erano provvisti di una quantità di HE enorme. La corta canna aveva una corona di tubi di scarico per i gas, aiutando a ridurre il rinculo. IL prototipo era stato approntato il 20 ottobre 1943. Per fare in fretta, il motore venne lasciato posteriormente, ma anche così vi furono dei ritardi tali che Hitler ordinò la trasformazione per tutti i carri Tiger danneggiati e in riparazione. In tutto vennero prodotti, fino al dicembre 1944, 15 mezzi, tutti di recupero. La piastra frontale sembrava quella del Tiger II, spessa ben 150 mm a 45 gradi, mentre per il resto gli spessori erano quelli del Tiger standard. Il proiettile poteva essere anche a carica cava (poco usato), del tipo 4582, anziché 4581 standard. La gittata era entro i 7 km, ma solo entro i 1.900 m era abbastanza preciso. Il motore a razzo aveva 40 kg di propellente solido e in tutto c'erano 12 colpi dentro la casamatta, un tredicesimo poteva essere lasciato nella canna (a rischio e pericolo, beninteso, del veicolo). Il gettito voluto da Hitler era di 300 colpi al mese, ma non venne raggiunto. La ricarica del resto era possibile solo in almeno 10 minuti di tempo, davvero troppi per un mezzo d'assalto. C'era anche una sola MG 34 con 500 colpi. Usati dalle compagnie pesanti 1000,1001 e 1002 vennero impiegati prima contro Varsavia, come carri d'assedio. La compagnia 1000 ne usò 4 per la campagna delle Ardenne, le altre vennero usate per fini difensivi e non offensivi, come lo Sturmtiger era stato concepito (al termine di un'evoluzione partita dai ben più semplici StuG III). Uno degli Sturmtiger ingaggiò carri americani con tale efficacia che si dice, mise KO 3 Sherman con un singolo colpo (difficile da capire come, anche se la granata HEAT dev'essere stata di grande potenza). Per lo più minati dai loro equipaggi dopo avere finito le poche munizioni, 2 sono sopravvissuti fino ai nostri giorni, a Sinsherim (Germania) e al solito museo di Kubinka in Russia.


  • Dimensioni: lunghezza 6,28 m, larghezza max 3,7 m, altezza 3,45 m
  • Motore: Maybach HL 210P-45, V12 da 21,3 litri circa, 650 hp; 540 litri di benzina
  • Peso 76+t; protezione 40-150 mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 20-35 kmh, autonomia 120 km, pendenza superabile 36°, trincea 2,3 m, gradino 0,8 m, guado 1,22 m m[4]

Semicingolati[modifica]

Dopo gli USA, l'esercito tedesco è senz'altro quello che ha fatto il maggior uso di questi curiosi 'centauri' della meccanica. Tra i più importanti semicingolati, l'SdKfz 251, nato dalle esperienze della guerra in Spagna, e che verteva essenzialmente nella presa di coscienza che i carri armati senza l'appoggio della fanteria potevano essere vulnerabili alle imboscate anche di altra fanteria. La soluzione classica era quella di farli operare al passo della fanteria, come volevano i Francesi (nonostante le proteste di De Gaulle), o anche, nel caso dei Sovietici specialmente, di portare la fanteria sopra i carri. Ma per non far correre troppi rischi la fanteria avrebbe dovuto essere maggiormente protetta in azione, magari con un mezzo mobile e abbastanza protetto. Così si adattò il SdKfz 11 ad uno chassis corazzato e ne nacque il modello 251, in servizio dal '39. Scafo Bussing, telaio Hanomag, era munito di un motore da 100 hp e di un guscio corazzato ben profilato. Sebbene meno veloce dei mezzi americani, aveva corazze meglio inclinate e per questo, il suo aspetto aggressivo e robusto lo faceva riconoscere, assieme al treno di rotolamento su 7 ruote. Superava di poco i 50 kmh, ma nelle sterzate oltre i 15 gradi entravano in azione anche i cingoli per agevolare la sterzata, con un sistema di frenata-accelerazione differenziata. Da notare che il cingolo di sinistra era più lungo di 10 cm di quello di destra (56 elementi anziché 55) per via della disposizione sfalsata della struttura delle sospensioni. Le ruote anteriori non erano motrici. Il guscio corazzato in maniera balisticamente ottimale quanto all'inclinazione, corazza di 9-14,5 mm, specie nella parte frontale, mentre quella posteriore era di 8 mm, con due panche laterali interne. Il modello A aveva i portelli in blindovetro nella camera di trasporto, il B li eliminava, la C era ulteriormente migliorata, la D era semplificata nei particolari. Questo mezzo divenne un sinonimo di 'Panzergranadiere' anche se il numero divenne abbondante solo nel '41. Tra i vari modelli, solo considerando quelli d'arma, c'erano la versione SdKfz 251/2 con mortaio da 8 cm, la /4 come trattore per obice da 105 mm, poi per i Pak 38 e 40, /9 con cannone corto da 75 mm, /10 con cannone da 37 mm, /12 per sorveglianza, /13 per registrazione suoni, /14 per la loro individuazione, /15 lo stesso ma per i bagliori (erano mezzi assegnati alle artiglierie), /16 lanciafiamme, /18 d'osservazione per l'artiglieria, /88 dimostratore armato addirittura con un pezzo da 88/71. Il tipo D aveva la versione /9 (da non confondersi con l'altro tipo) con il KwK 24 da 75/24 mm, /20 con proiettore IR per i carri armati Panther, sistema che ebbe un grande successo. Il guidatore era anch'egli dotato di sistema IR, mentre il proiettore da 60 cm illuminava a giorno l'area per i carri tedeschi con la 'visione IR'. La variante /1 era quella base da trasporto, ma la sottoversione Falke aveva un riflettore IR da 30 cm per il guidatore, e uno per la mtg MG 42 per il tiratore; infine la versione /22 con il pezzo Pak 40 da 75/46 mm, il tipo /17 con un pezzo Flak 38, il /21 con 3 MG 151 di cui nel '45 c'erano ben 242 esemplari. E questo non esaurisce l'argomento, perché c'erano anche i tipi modificati con razzi da 28 o 32 cm con gittate di circa 2 km, rispettivamente erano razzi con testate HE e incendiarie, usati per l'assalto con rampe per sei ordigni laterali.

E tutto questo senza considerare che era soprattutto un mezzo per far muovere la fanteria, diventata panzergrenadiere, assieme ai carri. Per quanto risentisse del gelo ed entro certi limiti, del caldo e della sabbia, e non fosse particolarmente veloce, era un mezzo tra i più robusti e affidabili. In tutto ne vennero prodotti circa 16.000. L'armamento tipico era una MG 34, dal modello D una MG 42, mentre i soldati avrebbero dovuto avere in teoria i mitra MP 38 o 40, ma spesso avevano i fucili Mauser normali, o le versioni carabina, e infine quelli d'assalto. Di solito ogni compagnia aveva 183 effettivi di cui 4 ufficiali, due mortai da 81 mm e due cannoni da 75 mm.

  • Dimensioni: lunghezza 5,8 m, larghezza max 2,1 m, altezza 1,75 m
  • Motore: Maybach HL 42, 4,2 litri circa, 100 hp
  • Peso 9,25 t; protezione 8-14,5 mm
  • Prestazioni: v.max 55 kmh, autonomia 320 km, pendenza superabile 24°, trincea 2 m, gradino 0,3 m, guado 0,6 m[5]

Questo era il mezzo semicingolato di maggiore interesse.I più piccoli (5,3 t, motore analogo, lunghezza 4,56 m), era usato dal '40 durante la Campagna di Francia, realizzato in 5.930 esemplari, corazzato grossomodo come il fratello maggiore, ma con equipaggio di 6 anziché 12 elementi, era usato soprattutto come mezzo da esplorazione (59 kmh), e porta-armi, posto d'osservazione ecc. Tra le armi c'era il tipo/10 con il Pak 36 da 37 mm o un fucilone 'conico' da 20/28 mm.

Gli altri semicingolati, usati essenzialmente come trattori d'artiglierie, c'erano mezzi nati dal '34, come l'SdKfz 2 'Kettenrad' da 1,2 t, 2,4 m di lunghezza, per trainare cannoni da 3,7 cm o SR, e rifornimento, 5 uomini e 80 kmh, con sistema di sterzo a motocicletta e motore da 36 hp; il SdKfz 10 da 1 t, oltre 17.000 costruiti, 65 kmh, 150 km di autonomia, spesso usato come trattore, ma alle volte anche come porta-armi per cannoni da 20 mm a.a., come anche un cannone da 37 mm controcarri; il Maultier, basato su di un autocarro Opel Blitz con struttura semicingolata del Panzer II, e talvolta usato come rampa a 10 tubi per razzi da 15 cm; l'SdKfz 11 da 3 t di carico, spesso usati come lanciarazzi e come traino per i pezzi da 37 mm, subito usato anche come base del modello 251, peso 7,1 t, lunghezza 5,48 m; l'SdKfz 6 da 5 t, mezzo usato largamente come piattaforma d'armi antiaeree, ma in tutto ne vennero realizzati solo 737 in quanto come trattore per le artiglierie pesanti era troppo leggero, ed eccessivo per quelle leggere; equipaggio 11, peso 8,7 t, lunghezza 6,01 m, velocità 50 kmh; l'SdKfz 7 da 8 t, usato soprattutto per i cannoni da 8,8 cm, e piattaforma per cannoni da 37 e persino da 50 mm, peso 11,55 t, equipaggio 12, 6,85 m, motore da 140 hp (oltre 3.200 in servizio alla fine del '42); lo sWS da 13,5 t corazzato parzialmente, prodotto in 381 esemplari, spesso usato come Panzerwerfer 42 da 15 cm, o per armi da 3,7 cm antiaeree; l'dKfz 8 da 12 t, 13 uomini d'equipaggio, 7,35 m di lunghezza, motore da 185 hp e 51 kmh, forse il migliore tra i trattori tedeschi, nato per portare artiglierie di vecchio tipo fino a 21 cm. Ebbe poi impiego anche come trattore di cannoni da 8,8 cm Flak 36 e 41, cannoni K 18 da 17 cm, cannoni Flak 38 e 39 da 10,5 cm. Solo nel '42 ce n'erano in servizio oltre 1.600. Un unico esemplare venne costruito come mezzo corazzato e con cannone da 8,8 cm, ma poi non se ne è più fatto nulla, dopo la sperimentazione in Francia. Infine il trattore SdKfz 9 da 18 t di capacità di carico, mezzo da 18 t, con motore da 250 hp, lungo 8,25 m, con 9 di equipaggio, e usato per tutti i compiti più pesanti. Con motori che divennero via via quelli dei carri Panzer IV, dal '39 questo veicolo trainò di tutto, dai cannoni da 17, 21 e 24 cm, i Flak 40 da 12,8 cm, i carri Panzer IV, e se in gruppi di due-tre, anche Panther e Tiger. In tutto, anche se non come mezzi corazzati, i semicingolati tedeschi riuscirono anche a superare in numero quelli americani, cosa non certo facile dai i numeri in gioco[6].

per il resto, i Tedeschi usarono un gran numero di mezzi meccanizzati, come le auto Kubelwagen da esplorazione, le Schwimmwagen anfibie, gli autocarri Opel Blitz, e tutti i mezzi su cui poterono mettere le mani, in un caos logistico davvero impressionate. Tanto che i Tedeschi non abbandonarono mai, per quanto possa sorprendere, l'uso di cavalli da traino (a centinaia di migliaia), e anzi, durante il conflitto aumentarono il numero degli sfortunati quadrupedi, spesso coinvolti nelle battaglie e attacchi aerei, che erano pericolosissime visto che un animale d'alta statura, e legato ad un carico, non poteva fare molto se veniva sorpreso all'aperto.

Carri da battaglia[modifica]

Tiger[modifica]

Dal 1938 la constatazione della futura obsolescenza dell'affidabile ma limitato Panzer Mk IV (PzKpfw IV) era foriero di interesse, per realizzare un nuovo e potente carro armato. Il Panzer IV fu poi un veicolo in grado di affrontare vari aggiornamenti: la corazza di 14,5 mm nello scafo e 20 mm in torretta era davvero poco, ma del resto all'epoca anche i carri incrociatori inglesi avevano circa 14-15 mm di acciaio, giusto poco per resistere al fuoco nemico, al limite di proiettili di piccolo calibro e schegge non troppo potenti. La successiva evoluzione lo vide però molto potenziato, grazie ai 'fondamentali' adatti: torretta con diametro adatto, motore e meccanica affidabili e potenti a sufficienza. Alla fine, aveva un motore da 300 hp per 25 t, corazze fino a 80 mm, cannone da 75 L48 capace di perforare spessori elevati di acciaio anche a distanza, con notevole precisione. Questo, mentre il compare Mk III era incapace di fare altrettanto, in termini di cannoni, col risultato che il Panzer III era armato al massimo col 50 mm lungo o con il 75 mm corto dei primi Mk IV, mentre non c'era molta differenza in termini di corazzatura. Lo scafo venne però utilizzato ampiamente con gli StuG III, e arrivò a ben 15.000 veicoli costruiti; mentre il PzKpfw IV totalizzerà 'solo' 9.000 unità, ma quasi tutte in versione carro, perché non aveva bisogno di una casamatta per ospitare il 75 lungo. StuG e Panzer IV saranno i mezzi corazzati ben più diffusi dell'esercito tedesco, anche quando superati da anni.

Ma detto ciò, torniamo allo sviluppo del Tiger, che iniziò nel 1937, in sostituzione del PzKpfw IV che pure era ben lungi dal finire la sua potenzialità visto che era appena entrato in servizio. Il primo prototipo di quello che era noto come DW1 (carro di sfondamento mod.1) venne sperimentato già nel 1938, ma non era molto migliore del 'IV, e poi venne interrotto per tale ragione. La velocità massima doveva essere di 40 kmh, ma il peso era di 36 t e la corazza, per quanto spessa, non era inclinata. Poi vennero proposti il VK 3001(H). Questa sigla voleva dire Vollkettenkraftfaherzweug 3001, il che significa 'veicolo sperimentale su cingoli da 30 t, primo modello'. C'era questo tipo Henschel, ma non mancò l'avversario Porsche, il VK 3001(P). Questi erano i prototipi iniziali, ma già nel 1939 questo sviluppo venne bloccato, nel senso che era richiesta una corazzatura migliore, che aumentava il peso a 36 t. Il prototipo era il VK 3601, ordinato alla Henschel dopo che questa batté la proposta Porsche. Lo sviluppo venne interrotto perché nel maggio 1941 si volle maggiore corazza per un modello chiamato VK 4501 da 45 t. Al dunque, con un cannone da 88 mm del tipo standard, doveva fare le prove per il compleanno di Hitler, il 20 aprile 1942. La data si avvicinava e il tempo stringeva, così venne usato anche lo studio del VK 3001(H), e venne approntato il VK4501(H), che vinse contro il VK4501(P) della Porsche. Davvero questi due prototipi vennero completati per il compleanno del dittatore, di cui furono indubbiamente un 'regalo' molto pesante. Vinse, dopo accurate prove, il modello H, e la produzione iniziò nell'agosto 1943 come PzKpfw VI Tiger Ausf E i SdKdz 181. Era nato, in poche parole, il leggendario Tiger. Il costo era di 250.000 marchi al pezzo, se non addirittura 800.000. Se si considera che il Pzkfw IV ne costava circa 100.000 e il Panther circa 120.000, ci si può immaginare il costo e la difficoltà di trasformare un valido prototipo in un mezzo in piena produzione. Tale produzione era in media di 56 al mese, 1.350 in tutto. Nell'aprile del '44 arrivò a 104 al mese, il massimo della sua storia produttiva. La sua corazza era di 100 mm frontale, in basso a 24 gradi e superiormente a 10 gradi sulla verticale, 60 mm scafo inferiore laterale, 80 mm laterale superiore, 82 mm posteriore, 26 mm inferiore e sul tetto. Un grosso scatolone corazzato, che i Tedeschi erano soliti chiamare 'carro per i traslochi' per il suo ingombro. La torre da 20 t era con corazza laterale da 82 mm, frontale 100 mm, cielo 26 mm, scudo cannone 110 mm. Il motore era un Maybach 12V del tipo HL 210 P45 da 21,353 litri da 650 hp a 3.000 giri al minuto, poi da 253imo esemplare c'era l'HL 45 P45 da 700 hp. Il cambio era efficace, 8+4 marce, derivato dal Merrit-Brown inglese, molto facile da azionare: il Tigre era sorprendentemente facile da guidare nonostante la mole, tutt'altro che rispetto al Churchill e ad altri mostri corazzati dell'epoca. Erano presenti ben 8 assi per parte con ruote intercalate, cingoli da 520 mm per i trasferimenti su rotaie, 725 mm per la marcia fuoristrada, ruota motrice anteriore. Il peso variava molto, 44,5 t in assetto di trasporto, 56,9 in combattimento. Per superare ponti privi di capacità sufficiente di carico, era possibile (certo piuttosto avventuroso) immergere il Tiger nei corsi d'acqua che lo consentissero, visto che poteva guadare 1,2 m e per la prima volta, anche stare totalmente immerso, con 4,5 metri superabili totali. Ma con un rapporto potenza-peso di poco oltre 12 hp per tonnellata, era difficile fare affidamento su questa capacità, mentre i larghi cingoli non riuscivano ad impedire, a causa dello scafo piuttosto corto, una pressione specifica piuttosto alta di 1 kg per cm2. Il cannone era il KwK 36 da 88/56 mm, con ben 92 proiettili che potevano essere installati sui lati della torre e vicino al pilota, di cui 23 HE e 61 perforanti come carico normale, oltre ad 8 Pzgr 40 con anima in tungsteno. Da ricordare che la torre era ad azionamento idraulico, ma per l'alzo (-6,5 e +17°), e brandeggio 'fine' erano necessari un apposito volantino. Il sistema di puntamento TZF 9b era un apparato binoculare, poi c'era anche un panoramico SF 14Z e anche un telemetro ottico EM 34 a coincidenza da un metro di base, portata pratica 200-10.000 m. Non era certo un sistema del tutto adatto, basti pensare che era necessario usarlo stando fuori dalla torretta. Se si pensa al sistema da circa 2 metri di base del Leopard 1, integrato nel sistema di controllo del tiro, e incassato ai lati della torretta come nelle vecchie torri navali di grosso calibro, si capisce la differenza tra questo sistema portatile e uno di tipo moderno. Nondimeno era una risorsa di un certo livello.

Usato per la prima volta sul fronte di Leningrado nel '42, con pochissimo successo dati i problemi di mobilità del territorio, questo poderoso carro armato si fece poi valere in Tunisia, secondo molti in maniera poco saggia dato che era oramai finita per l'Asse; ma un conto sono le decisioni strategiche (non ritirarsi ma ostinarsi a tenere il Nord Africa), un conto le decisioni tattiche: i pochi Tiger erano formidabili combattenti e per mesi misero sotto controllo gli Alleati, che ebbero oltre 200 carri distrutti contro una dozzina di Tiger. La fine venne rallentata, non impedita, ma gli Alleati dovettero mettere in servizio in fretta i loro pezzi da 76 17pdr, visto che solo questi erano efficaci contro i Tiger. Mentre i carri Mk IV erano mobili ed efficaci sì, ma vulnerabili se colpiti a loro volta, e per giunta erano pochi, i Tiger erano davvero dei 'mostri' che al pari dei Matilda nel 1940 o dei KV del '41 erano capaci di resistere ai cannoni nemici. E dire che essi avevano corazze 'a scatola', poco o nulla inclinate. Erano semplicemente molto spesse, come sul Churchill; ma a differenza di questo carro il Tiger era molto più veloce e meglio armato, anche se molto meno adatto alle 'scalate' sulle montagne. Il carro tedesco divenne una leggenda, ma se si guardano i numeri la loro obiquità è difficile da spiegare: dopotutto ne vennero prodotti solo 1350 entro il 1944. La corazza era di ottima qualità, differentemente da quanto successe poi, e questo aiutava la sua efficacia. Ma il Tiger era pesante e difficile da recuperare, specie in battaglie difensive, anche per gli efficientissimi reparti tedeschi.

Nondimeno, questo mezzo divenne presto un veicolo temuto dagli Alleati al punto da bloccare facilmente le avanzate di intere colonne, anche se non tutti furono capaci di annientare gran parte della 22ima Armoured Brigade come fece l'asso Michael Wittmann. Dati assegnazione per lo più alle SS, in piccoli numeri, accrescevano la loro sinistra presenza con il colore in genere scuro, spesso spalmato di quel cemento speciale 'Zimmerit' che impediva l'applicazione di cariche magnetiche. Forse il paradosso di questo carro è ben esposto dal I/502 Abt i cui 4 carri eliminarono almeno 163 carri sovietici di cui 32 solo l'11 febbraio. Era davvero un lavoro formidabile da parte di un singolo plotone carri.

Combatterono ovunque con grande efficacia, e anche in Italia si diedero da fare, dalla Sicilia al passo del Brennero erano ovunque. Alla fine trovarono i nemici peggiori nei carri JS-2 e nei carri M26, ma dopo anni di successi in cui la Panzerwaffe aveva tenuto testa ad avversari spesso ben superiori in numero. Solo il PzAbt.502 riuscì ad accreditarsi 1.400 carri, oltre 2.000 cannoni controcarri e altrettanti pezzi d'artiglieria. È un bilancio impressionante, stiamo parlando di un singolo battaglione che ha causato grossomodo tanti danni quanto i 2 mila carri M1 Abrams di Desert Storm. 101 Tigre vennero usati a Kursk, ma non riuscirono a vincere. La battaglia si spostò poi a Balabonowka vennero usati i 34 Tigre superstiti dei 45 usati dall'Abt.503 a Kursk, assieme a 45 Panther. In 5 giorni di scontri eliminarono 267 carri sovietici contro 4 Panther e un Tiger. Per il resto c'erano i carri degli Abt serie 500, fino al PzAbt.510. Il 506, come anche il 101 (SS) erano anche con i Tiger II. Le SS erano gli utenti principali dei Tiger, spesso usati in 'cunei corazzati' con i carri medi che li proteggevano sui lati da attacchi a corto raggio sui fianchi, e dalla fanteria. Nella battaglia di Medenine erano stati usati i Tiger, che persero 7 carri tra cui uno perforato da un Churchill a bruciapelo. Se si pensa che solo 13 carri andarono perduti contro 260 alleati, di cui 15 M4 distrutti a Kesserine, questo dà l'idea. Già i primi tre Tiger dell'Abt.501 fecero fallire un'azione Alleata diretta a occupare Tunisi. Certo, era un'impresa disperata perché chiaramente non c'era la speranza di tenere a lungo l'Africa; ma affermare che i Tiger siano stati 'sprecati' senza effetto, come è stato talvolta fatto, è del tutto incongruo con quello che questi carri pesanti fecero, evitando che praticamente già entro il 1942 venisse conquistata la Tunisia[7].

  • Dimensioni: lunghezza 8,24 m, scafo 6,2 m, larghezza max 3,73 m, altezza 2,86 m
  • Motore: Maybach a benzina da 600-700 hp
  • Peso 56 t; protezione fino a 110 mm anteriore, 82 mm lati, 26 superiore
  • Prestazioni: v.max 38 kmh, autonomia 100 km, pendenza superabile 60%, trincea 1,8 m, gradino 0,79 m


Tiger II[modifica]

Non altrettanto successo ebbe il Tiger II, un carro che era stato costruito con migliori caratteristiche. Era armato con il Pak 43, aveva corazza anteriore da ben 150 mm a 50 gradi nella piastra principale dello scafo, 100 mm inferiore, 80 mm sui lati leggermente inclinata, 40 mm superiore, la torretta arrivava anche a 180 mm frontalmente e 100 mm lateralmente. La fine della guerra non era però tanto lontana, e alla fine non ebbe successo quanto il primo. Il progetto VK 4501 della Porsche venne rielaborato e proposto con un cannone da 150 mm; ma venne respinto e venne chiesto un cannone da 88 mm, ma ancora non c'era accordo: troppo rame necessario per il motore elettrico. Al dunque, il progetto venne scelto ancora una volta dalla Heschel VK 4503(H), che ebbe tuttavia per le prime 50 unità la torretta del tipo proposto dalla Porsche, molto più arrotondata della Heschel. In tutto vennero costruiti 485 esemplari in luogo dei 2.179 programmati, con un totale di 25 costruiti nel marzo 1945, mentre il massimo venne raggiunto nell'agosto 1944 con 84 mezzi. Il carro era simile al Panther II, programmato ma non costruito. Il motore era simile a quello dei Tiger, le ruote erano 9 per lato, al solito intersecanti tra di loro (soluzione che era vantaggiosa nel ridistribuire il peso sui cingoli, ma pericolosa per il fango propenso a ghiacciarsi, come accadde nel fronte russo, bloccando le ruote). Il cannone KwK 43 con 40 AP e 40 HE, -8/+15° di alzo, 3 armi MG 34 con 5.850 colpi, oltre ad una MP 40 da 9 mm. Le ottiche erano apparentemente senza il telemetro portatile, mentre il TFZ 9d monoculare aveva ingrandimenti 3-6x.

Iniziò i combattimenti nel maggio del '44 contro i Sovietici, dove pare che un carro T-34/85 ne distrusse 3 da solo (o almeno così dichiararono i Sovietici). Simile al Panther per struttura, al Tiger per spessori della corazza, era un mezzo formidabile ma troppo lento, con lo stesso motore del Tiger, e troppo difficile da muovere su lunghe distanze per il rischio di far cedere i ponti e le strade. Con 84 colpi da 88 (come nel Tiger, ma con bossoli più lunghi) e 5850 da 7,92 per le due armi da difesa ravvicinata, esso era un carro formidabile, ma non ebbe grandi successi contro gli Alleati in Normandia, dove pure venne usato. Meglio andò nel Fronte Orientale, dove spesso battagliò con un mezzo quasi alla pari, il JS-2.

  • Dimensioni: lunghezza 10,26 m, scafo 7,26 m, larghezza max 3,75 m, altezza 3,1 m
  • Motore: Maybach a benzina da 700 hp
  • Peso 65 t; protezione fino a 150+ mm anteriore (185 mm frontale torretta, 150 a 50° scafo superiore, 100 mm inferiore, 80 mm laterale, 25-40 mm inferiore e superiore).
  • Prestazioni: v.max 38 kmh, autonomia 110 km, pendenza superabile 60%, trincea 2,5 m, gradino 0,85 m

Panther[modifica]

Il carro medio T-34 aveva costituito una minaccia notevole per i Tedeschi e non mancarono le proposte per produrne una copia, mancata per la carenza di alluminio. Per rimpiazzare il Panzer IV si studiava fino dal 1937 e nel '41 vennero finalmente completati i prototipi VK 3001(H) e (P) dei soliti due rivali nei carri armati, poi messi da parte e sostituiti con i Tiger (VK 4501). Ma questi erano troppo pochi, e un mezzo simile al T-34 ma leggermente migliore era desiderato: nacque il VK3002(DB) della Daimler-Benz, e il VK 3002 (MAN) della MAN; il primo era una copia del T-34, il secondo venne messo in produzione anche se era più complesso e sofisticato. Alla fine divenne il SdKfz 171 o Panther, ultimato come prototipo nel settembre 1942. I carri uscirono dalle linee presto, mentre ne venivano chiesti 600 al mese. Troppi, e per giunta vi furono molti problemi di messa a punto, anche ai tempi di Kursk dove 200 vennero inviati in una speciale brigata. Nonostante il cannone da 75/70 mm fosse efficace anche a 2,5 km, i carri poterono fare poca strada. I primi erano i Panzer A con corazza da soli 60 mm, poi apparvero gli D (B e C non vennero posti in produzione), poi un altro 'A' e infine lo 'G', un carro recupero, uno cacciacarri, uno comando. Alla fine della guerra i Panther prodotti erano forse 6.000 esemplari, ma i dati sono incerti. Il cannone da 75 mm poteva perforare 140 mm a 1 km di distanza e assieme alla corazza frontale di 80 mm a 55 gradi era sufficiente per surclassare i carri nemici di quasi tutti i tipi. La corazza laterale era però solo di 40-45 mm, anche se era inclinata, per cui il mezzo doveva contare maggiormente sulla mobilità piuttosto che i duelli da posizioni statiche come nel caso dei 'Tiger'. Avendo lo stesso motore ma con 11 t in meno la cosa era possibile, ma il Panther era molto afflitto da problemi meccanici che erano curiosamente quasi sconosciuti al Tiger. Verso la fine del conflitto ebbe anche, in alcuni casi, un sistema rivoluzionario per il combattimento notturno, un visore IR, magari abbinato ai proiettori di grandi dimensioni trasportati da un'apposita versione del semicingolato tipo 251.

Nel dopoguerra i Panther vennero usati dai Francesi per qualche anno, del resto anche i Pz IV H erano impiegati dai Siriani. Nessuno invece riusò i Tiger e Tiger II, rispettati ma troppo pesanti e di concezione parzialmente superata.

  • Dimensioni: lunghezza 8,86 m, scafo 6,88 m, larghezza max 3,43 m, altezza 3,1 m
  • Motore: Maybach a benzina da 700 hp
  • Peso 45 t; protezione fino a 120 mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 46 kmh, autonomia 177 km, pendenza superabile 60%, trincea 1,91 m, gradino 0,9 m

Supercarri[modifica]

Come il conflitto si portò avanti, i Tedeschi curarono sempre di più la qualità dei loro progetti, cercando di ridurre le difficoltà che avevano nell'essere oramai ovunque in inferiorità numerica. La soluzione fu peraltro un 'incartamento' che progressivamente si arrampicò su di una zona sempre più difficilmente praticabile, quella delle super-armi che dovevano vincere la guerra. Ma dopo anni di abbandono (dovute all'esitazione di Hitler nel dichiarare la necessità di una piena economia di guerra prima del '42 e alla convinzione che il conflitto sarebbe stato di breve durata) non fu praticabile arrivare in pochi anni se non mesi al dominio di tecnologie che, quando funzionarono, ci riuscirono solo dopo decenni di ricerche in tutto il mondo (vedi gli Horten da caccia). La questione dei mezzi corazzati non sfuggiva alla logica: se gli aerei dovevano essere sempre più veloci, i carri dovevano essere sempre più potenti e robusti. Il limite pratico venne già raggiunto con il Tiger, ma si andò oltre con il Tiger II. Questo aveva lo stesso motore del Panther, ma pesava 20 t in più. La sua corazza era eccezionale, ma del resto c'era carenza di materiali di qualità (come nel caso dei Me 262, con le turbine ricoperte da uno strato di alluminio puro per accrescerne la durata) e quindi l'acciaio doveva essere più spesso per garantire ancora una buona protezione. Nel caso del MAUS, topo (nome chiaramente ironico) Ferdinand Porsche realizzò un mostro corazzato pesante 188 tonnellate.


I supercarri tedeschi hanno una storia che comincia essenzialmente con una specifica del novembre 1941 per un supercarro da 90 t e 140 mm di corazza, che poi diverrà il Krupp Tiger Maus, mentre la Porsche ebbe modo di portare avanti un progetto concorrente. La cosa sarebbe sfociata alfine nel Maus. Ma prima, il 5 o il 6 marzo 1942 venne dato ordine di procedere con il Krupp VK 7201 Lowe, e il 21 la Porsche ebbe ordine di procedere con il VK 10001 Mammut da almeno 100 t. A seguito di altri colloqui tra Porsche e Speer, si decise che il progetto Krupp andava sospeso e si procedette con il Porsche, che si evolse, tanto che ad un certo punto ebbe il cannone da 128 mm, scelto tra varie possibilità e in seguito un cannone da 150 mm KwK 44 L/38 e addirittura un KwK 44 da 170 mm. Nell'aprile del '43 l'ufficio armamenti dell'esercito propose invece l'Adler E-100 da 'sole' 138 t, tentando di far retrocedere dalla volontà di proseguire con un mezzo tanto grosso e pesante. Ma Hitler ordinò 150 Maus che però sarebbero stati costruiti dalla Krupp al ritmo, si sperava, di 5 al mese. Il 1 agosto venne iniziato il montaggio del primo carro, ma in ottobre, saggiamente, l'ordine venne sospeso. La cosa continuò a manifestarsi, nondimeno, al punto che nel luglio di quell'anno c'erano i due prototipi approntati, il primo con motore diesel di circa 600 hp, il secondo con quello da U-Boot da 1.200 hp, in ogni caso abbinati ad un alternatore e a due motori elettrici che azionavano i cingoli, larghi 1,1 m l'uno. In tutto il mezzo era lungo 10 m, 12,65 con il cannone all'indietro, in quanto la sua torretta era piuttosto spostata verso la parte posteriore. L'altezza era di 3,63 m, il peso di 188 t, la velocità del primo prototipo di 13 kmh e del secondo di 18 (il secondo era chiamato Maus II); l'autonomia era di 300 km su strada per quest'ultimo, 135 fuori. Era capace di attraversare fiumi profondi anche 8 m, e trincee larghe 3 m.

I Maus vennero catturati, incluso il Maus II che venne auto-distrutto dagli equipaggi (con lo scoppio delle almeno 38 granate interne da 128 mm), e montando sul primo scafo la torre (sia pur danneggiata) del secondo. È attualmente al museo di Kubinka. L'elwnco dei suoi predecessori comprende, per riassumere: il VK 7001 Tiger-Maus da 90 t, poi Loewe nel '42, con cannone da 150 o con un L70 da 105 mm, disponibile poi in versione leggera da 76 t e pesante da 90, velocità di 27 e 23 kmh, armamento che poi venne unificato nel pezzo da 105 mm per entrambi i tipi. In seguito vi furono altre modifiche al progetto che ritornò al cannone da 150 e con un motore da 800 hp, a 35 kmh. L'E-100 era invece un'alternativa da 'sole' 100 t al Maus, che doveva sviluppare la Adler; gli E50 ed E75 avrebbero sostituito gli altri carri pesanti tedeschi. Ancora nel maggio 1945 lo scafo dell'E-100 era incompleto, come lo trovarono gli Alleati. Se fosse stato prodotto in serie dovuto avere alfine il cannone da 170 mm. I carri Maus e Lowe ebbero le designazioni Panzer VIII e VII. Esistono anche menzioni di carri IX e X con ulteriori miglioramenti, ma non se ne conosce alcuna realizzazione, nemmeno a livello di prototipo.[8]

I carri tedeschi postbellici saranno invece molto più tendenti, ammettendo l'impossibilità della protezione totale, alla mobilità: i carri Leopard, che in un certo qual modo discendono concettualmente dal ben più ragionevole Panther. Mentre infine i Leopard 2 torneranno a curare maggiormente la protezione e nonostante la tecnologia bellica abbia costruito armi perforanti formidabili, riusciranno in questo compito, compattando delle capacità belliche inimmaginabili nel 1945 in uno scafo da 56 t, ampiamente mobile grazie al motore da 1.500 hp. Ora la protezione è di tipo composito-stratificato, il che ha permesso di uscire dall'impasse in cui il solo acciaio non poteva più bastare a garantire la resistenza alle armi nemiche.

  • Peso 188 t; protezione fino a 250 mm anteriore
  • Prestazioni: v.max 20 kmh
  • Armamento: 1 cannone da 128 mm, 1 da 75 mm, armi minori

Ma non era finita qui. I Tedeschi pensarono in effetti ad una serie di super-carri del tutto irrealizzabili in pratica. Era un'idea nata in URSS negli anni '20, con progetti di circa 1.000 t, o forse sarebbe meglio dire solo idee sui generis. Il 29 dicembre 1942 apparve l'idea di un mezzo chiamato 'Ratte' (ratto), o P 1000. La struttura era grossomodo immaginata così: cannoni binati da 280 mm C/34 simili a quelli delle navi da battaglia, corazza da 250 mm, peso di 1.500-1.700 tonnellate, larghezza 14 m e lunghezza di 39 m; motori diesel che potevano essere due MAN da 8.500 hp l'uno o 8 DB da 2.500 hp l'uno, per una velocità ottimisticamente indicata in 40 kmh, o nel minore dei calcoli, 20 kmh. Venne poi rielaborato con una seconda torretta da 128 mm, e 8 da 20 mm. Un altro mezzo era il P1500 Monster che era un affusto da 800 mm cingolato anziché ruotato, dal peso presumibile di 2.500 t effettive (molto oltre di quanto era nel progetto, stando alla sigla). Speer, molto più pratico, bloccò queste proposte, che erano qualcosa di difficilmente comprensibile in qualunque termine pratico. Di fatto, persino le 'sole' 188 t del Maus lo rendevano quasi immanovrabile su terreni vari[9].

Mezzi speciali[modifica]

I Tedeschi ebbero anche quelli che adesso si possono definire 'UCAV terrestri': una serie di veicoli che venne concepita dal '39 e che comprendeva i Borgwald, i Goliath e gli Springer. Vediamoli nel dettaglio. Il Borgwald SdKfz 300 venne messo in produzione in 50 esemplari per compiti di spazzamine: doveva trainare un rullo antimine che con il suo peso le faceva detonare. Era un veicolo da 1.550 kg, motore da 29 hp e che venne prodotto tra gennaio e maggio 1940. Il 3 aprile 1940 venne invece ordinato in 100 esemplari il modello 2, con peso di 2,3 t, 49 hp, il modello II era l'Ente, anatra, in quanto anfibio. Ma rimase prototipo. I Tedeschi costituirono con questi mezzi un reparto, ma nonostante l'utilità dello stesso non ne fecero uso.

Piuttosto si andò avanti con l'SdKfz 301 che era un mezzo da controminamento, da 3,6 t di cui 500 kg di carica esplosiva, in un cassone anteriore che veniva deposto sotto gli obiettivi da colpire. La prima dozzina venne costruita nell'aprile 1942. In genere ogni 12 mezzi c'erano 3 carri comando radio. Molti vennero utilizzati per eliminare le postazioni di tiro nemiche, e stranamente, pur se con una corazza di soli 10 mm, alle volte raggiunsero e distrussero anche postazioni controcarri. Il veicolo, che derivava dal cingolato portamunizioni, era radiocomandanto normalmente entro 1 km, e la carica di scoppio era a telecomando o a orologeria. In tutto vennero prodotti 1.193 esemplari di cui la versione B aveva corazza più spessa (non è noto se anche il cassone esplosivo, che era proprio davanti al mezzo, era blindato) e peso di 4 t, il modello C da 4.850 kg probabilmente in ferro, costruito con motore da 78 hp fino al settembre del' 44 (305 esemplari). 54 vennero modificati come Wanze, Cimice, i cacciacarri con 6 lanciarazzi Panzerschreck.

I SdKfz 302 'Goliath' (nome proprio chiaramente ironico) erano del tutto diversi. Forse ispirati da un prototipo che venne trovato in Francia,costruito dalla Kegresse, per la guida si affidavano ad un meno disturbabile ma anche più fisicamente vulnerabile filo di guida, e la produzione partì dall'aprile 1942 fino al gennaio 1944 con un totale di2.650 mezzi. Ma era uno sforzo molto minore rispetto al precedente, perché si trattava di un mezzo di appena 370 kg, con motore elettrico (che lo rendeva certo più silenzioso), alto appena 60 cm e con ciò difficilissimo da scoprire con un po' d'erba in giro; però anziché 38 kmh, ne faceva solo 10 ed era fatto di acciaio dolce da 5 mm. Caratterizzato da cingoli avvolgenti con 4 ruote per lato, era molto mobile ma costava ben 3.000 marchi per portare, se non veniva sparato prima o il cavo non veniva tagliato, solo 60 kg di esplosivo. Inoltre era a 'perdere' in quanto la carica era dentro il mezzo, al suo centro. Il Goliath era nondimeno alto ben 59 cm in meno del Borgwald e questo l'aiutava ad essere molto insidioso. Il Goliath II era meno costoso, con più autonomia dei 1.500 m su strada del suo predecessore, e con una carica di scoppio maggiore. E così il nuovo SdKfz 303 Ausf A aveva motore da 12,5 hp per 10 kmh e 12 km su strada, con carica aumentata a 75 kg. Tra il 1943 e il settembre 1944 ne vennero prodotti 4604 dalla Zundapp e Zachert. La versione Ausf B aveva 100 kg, peso di 480 kg e maggiori dimensioni,e il cavo di 650 m anziché 600, come sempre tripolare (due cavi per la guida e uno per attivare l'esplosione). Nonostante le prestazioni, costava solo 1.000 marchi a pezzo e ne vennero prodotti 325. Ma in tutto, nonostante alcuni successi, vennero usati entro il 1944 solo 807 Goliath II. Spesso questi mezzi da demolizione vennero usati contro i Polacchi nella grande insurrezione di Varsavia.

Infine lo SdKfz 304 Springer era il semicingolato Kettenkrad. Guidabile (come il Borgwald) fino vicino l'obiettivo, veniva poi radiocomandanto con un sistema Blaupunkt per farne detonare la carica da 300 kg, ma solo 50 vennero costruiti e ancor meno usati. La sua ultima incaranazione, di questo sistema, fu un tipo controcarri con un pezzo SR da 105 mm.[10]

Poi c'era anche il prototipo del carro sminatore Alkett (ce n'era anche un altro, il Raumer-S), unico prototipo pronto nei primi mesi del 1942. Era una specie di affusto d'artiglieria motorizzato e corazzato, con una ruota direzionale anteriore, e due motrici posteriori. Era blindato con piastre da 20-40 mm, e ben 80 mm di acciaio sotto lo scafo per la protezione dalle mine. c'era anche un'arma MG 34 sopra la camera di combattimento, mentre i tasselli dei cingoli erano spessi 75 mm. Come molti altri mezzi antimina, esso era alto e quindi vulnerabile al tiro dei cannoni controcarri. Non ebbe quindi seguito dopo essere stato provato nel '42. Venne trovato a Dresda dai Sovietici e attualmente, dopo che ebbe altri esperimenti, venne lasciato dai Sovietici a Kubinka, al museo dei corazzati dove è attualmente[11]


Autoblindo[12][modifica]

Le blindo tedesche sono state di vari tipi, e si sono evolute sia come mezzi da esplorazione che come veicoli sempre più pesanti e specializzati nel combattimento. Le prime blindo tedesche erano le SdKfz 231, mezzi dal lungo e caratteristico muso. Erano nate a Kazan, in URSS, dove era in sviluppo la nuova generazione di corazzati tedeschi nel più totale segreto, con la collaborazione dei sovietici. La scelta sarebbe stata a dire il vero quella di uno scafo 8x8, ma era troppo costoso e si ripiegò su di un ben più economico e leggero 6x4, con le ruote dell'assale anteriore molto caratteristiche essendo nettamente distanziate (con il portello laterale d'accesso incluso, a due ante) dalle altre due paia di ruote, che al contrario erano strettamente ravvicinate come posizione. Già questo dava l'idea di come il mezzo fosse riuscito un po' sbilanciato; in effetti fuori strada erano troppo scarse a mobilità e potenza, e la loro configurazione gli rendeva impossibile superare fossati di un certo livello. Autoblindo basate sul telaio di un autocarro leggero, sembravano più grosse di quel che erano a motivo della loro lunghezza, ma in realtà pesavano solo 5,7 t, in buona parte date dal guscio corazzato. Questo era abbastanza sottile, ma ben progettato come resistenza balistica e l'aspetto pulito che aveva avvertiva che era totalmente saldato, come del resto la torretta. Quest'autoblindo venne prodotta in molti esemplari, oltre 1000 nel periodo 1932-35, e si conquistò una fama non certo invidiabile perché venne usata in maniera massiccia dal Terzo Reich negli anni di riarmo e delle occupazioni o annessioni delle varie nazioni ad Est (Cecoslovacchia e Austria) nonché nel primo anno di guerra. Era insomma una vera 'icona' dell'esercito di Hitler nella sua fase di riarmo ed espansione. Tecnicamente non era un mezzo disprezzabile, purché operasse su strada o comunque su terreni non molto difficili o inclinati (max pendenza 20°). In ogni caso, dopo i primi esemplari la torretta, che ebbe un armamento tutt'altro che formidabile di una MG 34 da 7,92 mm, si passò ad un abbinamento tra questa e un cannone per carri KwK 30 (KwK sta per Kampfagen Kanone, cannone per carri), ovvero il Flak C/30 adattato all'uso su mezzi corazzati. Non era un miglioramento da poco, si pensi che all'epoca i carri standard tedeschi erano i PzKfw I con due armi da 7,92 mm, e che pochi erano i PzKfw II che montavano apparentemente la stessa torretta biposto con il pezzo da 20 mm. Questo significa che per un certo periodo questa blindo (lunga 5,57 m e alta 2,25) era il mezzo più potente dell'Esercito tedesco, una specie di Panzer II su ruote che poteva superare in scontri diretti quasi tutti i carri dell'epoca, armati e protetti solo in funzione delle mitragliatrici di piccolo calibro, e quindi incapaci di danneggiare (tranne che alle gomme) questa blindo se non sparando a bruciapelo, ma vulnerabili a centinaia di metri (si pensi ai Mark VI, L3 ecc). Spesso questa blindo, più che mezzo da esplorazione, venne usata come veicolo d'appoggio ad altri mezzi esploranti oppure alla fanteria. Soprattutto le sue prestazioni su strada gli consentirono di percorrere se necessario distanze impossibili per i Panzer, occupando rapidamente estesi territori. Dato che le prestazioni non erano eccelse, questa blindo non ebbe a lungo importanza per i Tedeschi, e dopo il 1940 finalmente venne sostituita dal 'vecchio sogno' della 8x8. Era nata la SdKfz 231(8-Rad), che nonostante la denominazione era del tutto diversa meccanicamente, anche se con una torre molto simile e lo stesso armamento (in ogni caso era oramai standardizzato il KwK 38 a maggior cadenza di tiro).

La sua mobilità fuori strada era nettamente migliore, e venne presto prodotta in quantità, entrando in servizio dopo le ultime 6x4. Anche questa era sulla base di un telaio di autocarro Bussing, le ruote erano su due gruppi di 2 assi l'uno, erano tutte motrici ed erano tutte sterzanti. Questo significava, assieme al motore da 150 hp, un'elevata mobilità su strada. L'unico problema, speculare, era che questi mezzi risultavano complessi e poco propensi alla produzione in grande serie. Al solito, come gli SdKfz 231 originali, avevano doppia guida, ovvero con un posto di guida posteriore e uno anteriore, per muovere rapidamente in caso di necessità anche andando in retromarcia. Stavolta però il motore era posteriore, il che non aiutava ad un disegno del tutto equilibrato esteticamente. Il mezzo, questo era il problema, era piuttosto alto (5,85 x2,2x2,34 m), con una sagoma molto evidente, e non necessariamente la corazza di 15-30 mm era sufficiente per superare la reazione nemica. Per il resto lo scafo era al solito con un doppio angolo che divideva il fianco superiore da quello inferiore, tutti e due angolati sensibilmente rispetto alla verticale e in maniera molto lineare, con una caratteristica V rovesciata con la congiunzione sotto la torretta, proprio come la blindo 6x4.

Per questo mezzo, pesante 8,3 t, venne realizzato l'SdKfz 233 con cannone corto da 75 mm d'appoggio. Era troppo costoso per avere solo il cannone KwK 30 o 38 (più la mitragliatrice) come armamento, e nel 1940 oramai i carri armati non erano più così vulnerabili al tiro dei 20 mm.

Era necessario un mezzo più basso, con una meccanica più compatta. Dopo la gara indetta nel 1940, comparve la SdKfz 234 (8-Rad), sempre dalla Bussing-NAG Stavolta oltre alla mobilità anche la compattezza del mezzo era stata curata e la distanza tra i due gruppi di ruote era minore. In tutto vennero costruiti ben 2.300 mezzi dal 1943. La versione tropicalizzata era stata approntata solo nel 1944,davvero troppo tardi nel Nord Africa. Stranamente nella sua piccola torretta era talvolta presente il KwK 30, oramai obsoleto. Il cannone era installato in una torretta curiosamente aperta, tipica anche della blindo leggera SdKfz 222 4x4 (un mezzo di notevole popolarità e in servizio fin dal '40). Tale blindo doveva vedersela con i carri nemici oramai troppo duri per il 20 mm. Per loro fortuna, i Tedeschi avevano sviluppato in parte del carro leggero Leopard, che non andò in produzione (forse come rimpiazzo diretto del Panzer II), ma la sua torretta, bassa e ben protetta (40-101 mm nello scudo), aveva copertura superiore e un cannone KwK 39 da 50 mm e 60 calibri. Era un'arma abbastanza temibile anche per i T-34, specie se riusciva a colpirlo di fianco (101 mm a 740 m con le munizioni AP 40 leggere con nocciolo di tungsteno). Non era sempre possibile, ma non c'era di meglio. La soluzione tuttavia, anche se non ottimale in termini balistici, poteva essere il cannone da 75 corto e Hitler in persona diede l'ordine di mettere in produzione come SdKfz 234/3. L'arma aveva bassa velocità iniziale per cui doveva usare proiettili HEAT come armi controcarri, ma restava il limite della bassa velocità iniziale e quindi della precisione su distanze elevate. Per avere una maggiore potenza di fuoco si pensò persino alla versione /4 aveva il PaK-40 (Panzerabwehr Kanone, cannone controcarri), con il pezzo da 75/48 mm. Era sufficiente contro tutti i corazzati, ma ne vennero prodotti solo alcuni modelli sperimentali. Il problema ovviamente era che quest'arma, a parte la mancanza di torretta (come anche per il pezzo da 74/24 mm), aveva un peso eccessivo a bordo, nonostante la sua robustezza; non era certo questo il modo di costruire un mezzo corazzato da esplorazione, piuttosto rallentato da questo peso extra.

Un'altra possibilità della Puma, e che aiuta a capire perché venne prodotta fino al 1945 come unica blindo rimasta sulle linee produttive, venne data dall'autonomia. Nonostante il potente motore a benzina, era più che sufficiente per la loro missione. La potenza e la mobilità di questo mezzo ha forse avuto un pesante livello d'influenza sulla nascita della serie 8x8 BTR sovietica da trasporto truppe. Rispetto ai mezzi moderni vi sono differenze notevoli, malgrado la somiglianza data da un disegno moderno e aggressivo. La blindo tedesca non era anfibia, non aveva protezione NBC, motore diesel, sistemi di visione notturna. Tutte cose che hanno cambiato molte cose della guerra moderna, come del resto anche i cannoni a media pressione da 76, 90 o 105 mm, sufficienti per tirare granate HEAT su distanze elevate con sufficiente precisione. Tutto questo sarebbe venuto poi, ma la Puma, per i suoi tempi, era pienamente all'altezza della migliore tecnologia. La versione da 50 mm, di cui si riportano le caratteristiche, era un mezzo senza paragoni: le blindo AEC inglesi erano altrettanto armate e protette, ma essendo 4x4, non avevano certo la stessa mobilità. Le blindo M8 avevano solo cannoni da 37 mm e qualcosa di meno di autonomia e forse, mobilità fuoristrada. In effetti, con una trincea di 1,35 m e guado di 1,2 m, sui percorsi più impegnativi era certamente migliore, anche se forse meno scattante del mezzo americano.

SdKfz 231(8 Rad) Puma:

  • Dimensioni: lunghezza totale 6,8 m, scafo 6 m, larghezza 2,33 m, altezza 2,38 m
  • Motore: Tatra 103 benzina, da 210 hp raffreddato ad aria
  • Peso: in ordine di combattimento 11,74 t
  • Prestazioni: v.max 85 kmh, fuoristrada 30 kmh, autonomia 1000 e 550 km, guado 1,2 m, pendenza 30°, gradino 0,5 m, trincea 1,35 m

Artiglierie[modifica]

Una di queste era la semovente Karl, un cannone su affusto cingolato che non era in grado di muoversi per lunghi tratti con i suoi mezzi, e che doveva essere trasportato smontato su carri ferroviari. La ragione c'era: era il semovente d'artiglieria più pesante mai entrato in servizio, a parte certi tipi di cannoni ferroriari. La sua nascita si può far risalire al 1934 o forse al 1935; lo scopo era di superare la 'Linea Maginot' francesecon un enorme obice da 600 mm. Ma può anche essere che si pensasse ad obiettivi in URSS, dove la ferrovia ha scartamento inferiore rispetto a quella tedesca, il che comportava difficoltà conseguenti in caso di cattura delle ferrovie nemiche, anche se erano intatte. Nel 1940 venne presentato il prototipo della Rheinmetall-Borsig. 6 i veicoli di questo tipo ordinati, tutti con nomi 'mitologici', Adam, Eva entro l'inizio del 1941, poi Odin, Thor, Loki, Ziu. nomi propri, come se fossero 'navi di terra'. Lo stesso prototipo venne chiamato Fehir. Il nome Karl era forse dovuto al nome del generale Karl Becker, che era all'epoca responsabile dello sviluppo delle nuove artiglierie. Questo immenso veicolo pesava 125 t e il suo motore Mercedes MB 503 diesel ne era il motore (secondo una delle fonti, ma non c'è univocità). Il semovente aveva un obice da 8,45 calibri di lunghezza, con alzo da 0 a 70 gradi, brandeggio 4 gradi per parte. Le sue munizioni erano la Betongrandate 040 da 2.170 kg pesante, e quella leggera da 1.700 kg. La gittata non era entusiasmante, di circa 2.840 m con il proiettile più pesante e la carica minore, di 6.640 m con la carica massima e proiettile leggero. Esisteva anche un proiettile leggero da 1.250 kg con gittata massima di circa 6.500 m. Questi numeri erano in effetti modesti, alla portata del tiro di controbatteria nemico, persino dei mortai pesanti. La struttura del Karl non era protetta, con spessori di acciaio dolce di non oltre 12 mm. La cadenza di tiro era di circa 1 colpo all'ora, mentre la velocità massima, per quanto nominalmente di 10 kmh, in pratica era meno della metà. Senza una condizione di assoluta superiorità aerea e terrestre non c'era modo di usarlo, e almeno come misura parziale venne modificato con un obice da 540 mm, da 13 calibri, capace di una gittata massima di 12.500 m. Solo in condizioni particolari era possibile sfruttare il costosissimo Karl, e queste si verificarono solo in un caso, quando si trattò di assediare Sebastopoli. Se inizialmente (giugno 1941) non c'era nemmeno una sufficiente affidabilità in azione, in quest'occasione i Karl spararono 197 colpi da 600 mm (erano il Thor e l'Odin), con effetti micidiali anche contro le più robuste fortificazioni. In seguito, nel '43, vennero riarmati col 540 mm. In seguito venne usato contro Varsavia e si provò anche contro il ponte di Remagen nel marzo 1945. Uno dei semoventi è sopravvissuto fino ai giorni nostri, passando dallo Schwere Artillerie Batterie 428 al museo di Kubinka. Un sistema specializzato, tuttavia non certo adatto alla guerra moderna di mobilità e velocità. Nondimeno per la loro potenza e caratteristiche vale la pena di ricordarlo in questa disamina.

  • Dimensioni: lunghezza 11,15 m, larghezza max 3,16 m, altezza 4,78 m
  • Motore: DB da 44,5 litri con 580 hp. 1.200 litri
  • Peso 125 t
  • Prestazioni: v.max 2-10 kmh, autonomia 130 km[13]

Tra i vari semoventi c'è senz'altro anche da menzionare quelli contraerei. Erano di diversi tipi, ma per quello che ci riguarda, ovvero i sistemi 'avanzati', si possono saltare descrizioni dettagliate dei tipi precedenti: ma in generale, a parte l'elevata mobilità e il numero di armi disponibili, la Wermarcht non aveva sistemi contraerei veramente moderni, ma si limitava piuttosto ad un impiego sagace e altamente mobile di quello che c'era disponibile. Inizialmente i Tedeschi avevano mitragliatrici leggere binate, cannoni da 20, 37 e 88 mm trainati oppure anche montati su semicingolati, per poi ripiegare sui sistemi semoventi su scafo totalmente cingolato, come per esempio il sistema quadrinato da 20 e quello singolo da 37 mm su scafo di carro Panzer IV, o anche il semovente da 20 mm a canna singola su scafo LT-38, che permetteva ai serventi di restare relativamente al sicuro nella loro postazione protetta. Ma non era ancora sufficiente e così verso la fine della guerra apparve il Kubelblitz, richiesto nell'aprile 1944 per la difesa a bassa quota, sfruttando una torretta molto moderna che c'era già: quella MK 303 che la Rheinmetall aveva prodotto per i Type XXI, i nuovi sommergibili. La torretta era su scafo Panzer IV H, e la versione terrestre venne assegnata alla DB, per lo sviluppo. Il prototipo di questo mezzo, con questa moderna torretta, non si comportò sufficientemente bene; del resto la torretta era destinata esclusivamente alla Kriegsmarine, per le modeste quantità che si riusciva a produrne (2 per unità), e allora si ricorse ad un nuovo tipo con i potenti cannoni dell'Aeronatica del tipo MK 103, con cui si realizzò un prototipo nel novembre 1944. Si pensarono proprio tutte per permettere l'avvio della prevista, per quanto insufficiente, produzione di 30 unità al mese, anche a ridurre il calibro dei cannoni a 20 mm, nonché a mettere accanto alla torre un sensore IR o un radar e a installare tale sistema su scafo di carri leggeri LT-38 o pesanti Panther: ma nulla si mosse e i mezzi disponibili alla fine della guerra erano 5 veicoli di preserie, che non pare siano stati usati in combattimento. La torretta pesava 3,5 t, aveva cannoni da 400 c.min, disponibilità di 1.200 colpi di elevata potenza esplosiva, anello di rotolamento di ben 1,9 m di diametro, come la torre del Tiger, ed era totalmente coperta. Il carro Panzer IV con tale arma avrebbe pesato 25 t, con velocità di 38 kmh e MG 34 con 600 colpi per la difesa ravvicinata. Mentre lo scafo aveva protezione fino a 80 mm, però, la torretta aveva uno spessore solo di 20-30 mm, il che la rendeva più vulnerabile. Del resto non era azionata se non manualmente, ad un rateo massimo di 14 gradi al secondo da parte dei due uomini al suo interno, in movimento di brandeggio. Una di queste torrette è ancora conservata a Bovigton, esempio per i molti successivi tipi di torrette automatiche realizzate per la difesa a bassa quota nel dopoguerra, fino ad arrivare ai Flakpanzer Gepard e agli AMX-13VDA che sono forse i sistemi che gli somigliano di più, fatto conto dei progressi tecnici intervenuti nei sistemi di brandeggio e di controllo del tiro.[14]

Note[modifica]

  1. Eserciti nella Storia
  2. Informazioni aggiuntive da: Sgarlato N: Il cacciacarri Hetzer, Eserciti nella Storia mar-apr 2007
  3. Sgarlato N: Jagdtiger, Eserciti nella Storia mag-giu 2006
  4. Sgarlato N: Sturmtiger, Eserciti nella Storia nov-dic 2003
  5. Pizzo N: Hanomag SdKfz 251, Eserciti nella Storia set ott 2006
  6. Armi da guerra 92
  7. Gibertini, G: Eserciti nella Storia nov 1999
  8. Sgarlato N Eserciti nella Storia gen-feb 2003
  9. Sgarlato, Eserciti nella Storia 47
  10. Sgarlato N : Goliath e gli altri carri radiocomandati Eserciti nella Storia nov dic 2006
  11. Eserciti nella Storia gen-feb 2004
  12. Armi da guerra 33
  13. Sgarlato N Il semovente Karl Eserciti nella Storia set ott 07
  14. Sgarlato Nico: Kugelblitz, Eserciti nella Storia mag giu 2007