Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/USA-3

Wikibooks, manuali e libri di testo liberi.
Indice del libro

Armi aeree[modifica]

Bombe standard e pesanti[modifica]

Gli Americani ebbero bombe Mk 1 e Mk 4, obsolete nel '44 ma usate fino al termine delle scorte, con governali a 4 elementi collegati, curiosamente, con strisce di tela che gli dava una coda 'scatolata'. Le bombe perforanti erano la serie 'M', come la M6, la più pesante, un semplice proiettile d'artiglieria navale da 406 kg di peso totale, adattato al lancio aereo. Altre bombe, quelle normali, erano armi come la AN-M66 da 907 kg che poteva avere una spoletta idrostatica M230. C'erano bombe da 227 e 454 kg, le armi M81 da 118 kg e diversi altri tipi, il carico di HE era tra il 14 e il 51 per cento nella maggior parte dei tipi. L'armamento avveniva con una corda di strappo, e c'erano due spolette (di ogiva e di coda) per maggiore sicurezza. Le armi 'pesanti' erano ordigni come l'AN-Mk 1 da 725,7 kg con unica spoletta in coda Mk 228 che dava un ritardo di 8 centesimi di secondo, forgiata da un pezzo d'acciaio unico. Una bomba simile ma ridotta nelle dimensioni era l'Mk 33 da 272 kg, l'M102 da 454 kg e altri tipi ancora, come l'M103 che aveva anche spoletta in testa, che poteva consentirne l'uso come arma a frammentazione se necessario. L'esplosivo era in genere TNT o Dinamite. Nell'insieme le bombe americane non raggiunsero mai la potenza e la sofisticazione delle armi britanniche pesanti, né ebbero mai la stessa forma affusolata per una balistica molto precisa. Ma non mancarono nemmeno le bombe da 1814 kg con involucro leggero e carico d'esplosivo dell'80%, né le 'Disney bombs' da 2.200 kg, perforanti a razzo[1]

Razzi[modifica]

Gli americani ebbero diversi tipi di razzi, che inizialmente non diedero risultati del tutto soddisfaceenti a motivo della loro inaccuratezza, data la scarsa velocità iniziale. Essi erano armi come quelle trasportate in gruppi di tubi di tre unità l'uno sotto le ali di cacciabombardieri come i P-47; poi apparvero modelli migliorati e in particolare i razzi HVAR da 127 mm che erano armi ad alta velocità e di notevole potenza. Essi erano portati in genere in 6-8 esemplari sotto le ali dei caccia e aerei d'attacco. Ne sarebbero stati realizzati migliaia; anche oggi, la loro versione con alette ripiegabili (per essere usata da tubi di lancio e non dalle rampe) è ampiamente usata dai Marines. La versione semiperforante di queste armi da circa 60 kg era in calibro 6,5 pollici (165 mm); infine vi fu la 'Tiny Tim', razzo prodotto con l'uso di tubi da oleodotto, e pertanto, in calibro 298 mm (11,75 pollici); dentro aveva il corpo bomba dell'ordigno semiperforante da 225 kg, che conteneva 58 kg di esplosivo TNT. Il primo lancio avvenne nell'aprile 1944. L'arma sarebbe stata formidabile per attaccare anche bersagli come le corazzate; addirittura venne ipotizzato di usarei Corsair dei Marines per attaccare le rampe di lancio dei missili V-1. Ma non si verificò, anche perché queste bombe-razzo erano ancora inaffidabili e solo nel dicembre 1944 ne venne dichiarata l'operativià. Provate da vari aerei, i Corsair erano i loro tipici vettori e potevano portarne due (da 292 kg l'una) assieme a 8 razzi 'normali'. La dotazione non fu mai molto consistente e al massimo un reparto ne aveva un paio. Ebbero uso solo sporadico ad Okinawa.

Il missile Bat[2][modifica]

Come si installava il Bat (carrucole sopra l'ala)

Quando il 27 maggio 1945 un Privateer del VPB-109 lanciò un tozzo ordigno da sotto la sua ala, questo si diresse senza esitazione verso un cacciatorpediniere giapponese, affondandolo con un centro pieno. Accadde al largo delle coste coreane e l'arma usata era l'allora segretissima ASM-2 Bat. Se si pensa che l'Harpoon sia stato il primo missile antinave americano autoguidato, infatti, si sbaglia di grosso. Nel '40 già si facevano esperimenti negli USA, che già da qualche tempo erano molto interessati a sviluppare 'bombardieri senza pilota' (missili o UCAV, come si direbbe oggi). Dopo Pearl Harbour l'interesse aumentò rapidamente e grazie ai progressi dell'elettronica fu possibile realizzare un primo ordigno avanzato. L'albero genealogico fu questo: prima la RCA proposte la bomba planante a guida televisiva Dragon, ed era solo il gennaio del '41; poi passarono 17 mesi e si arrivò al giugno 1942, il mese di Midway: nel frattempo il disegno da un apparato a guida TV era diventato uno a guida radar semiattiva abbinato all'AN/APS-2 del PV-1P Ventura, bombardiere navale d'attacco. C'erano due tipi che permettevano di usare o due Pelikan Mk.II con testata da 450 kg o una Mk.III da 680 kg. Resta il dubbio su cosa fosse l'Mk.1: forse un ordigno ASW?

Ecco il radar del Bat, qui esposto per manutenzione

In ogni caso, le prove con queste bombe a guida semiattiva proseguirono fino al '44, ma il problema era che il Ventura non aveva abbastanza autonomia con queste bombe sistemate sotto l'ala e che l'USN aveva troppi pochi reparti di questi aerei per specializzarli solo su questo compito. Non passerà molto tempo che dalla Pelikan salti fuori un nuovo e ancora più avanzato progetto: la Pelikan con guida attiva, e testata da 900 kg. Su 4 lanci due ebbero successo. Ma non dev'essere piaciuta eccessivamente se poi ci si orientò sulla Mk.57, poi chiamata Special Weapon Ordnance Device (SWOD) Mk.9 Bat, che nel muso aveva adesso addirittura un sistema di guida radar attivo della Bell-Telephonics in banda S, un vero e proprio gioiello della tecnologia dell'epoca, realizzato con la collaborazione anche della Marina e del MIT. Dopo i primi lanci della fine del '44, l'ordigno venne messo in servizio qualche mese dopo e venne usato dal 23 aprile del '45. Data la potenza industriale e tecnologica americana, non fu difficile produrne in quantità, tali da rendere difficile comprendere come mai sia passata quasi in sordina la sua carriera: ben 2.580 ordigni, paragonabili alla produzione dei missili Exocet, e consegnati in pochi mesi prima della fine delle ostilità. La loro carriera peraltro era sostanzialmente marginale visto che ormai di battaglie navali non ce n'erano più. Inoltre, solo 3 squadroni di Privateer (gli unici aerei con sufficienti capacità di carico della Marina) ebbero modo di usarle. Nei lanci reali, il problema era soprattutto quello delle interferenze: alle volte radio e radar potevano disturbare il funzionamento, mentre se intorno c'erano isole queste davano segnali spuri. Non c'è bisogno di ricordare che il clima tropicale nuoceva molto all'elettronica del tempo, così come alla struttura in legno dell'ordigno. Così l'affidabilità della Bat fu piuttosto bassa e ottenne pochi risultati. Nondimeno, l'ASM-2A, versione modificata, venne usata per attaccare bersagli terrestri, in particolare i ponti in Birmania. Piuttosto intuitivamente, ASM-1 era per la precedente e più grande Pelican.

Bat trasportati da un Privateer, qui con due armi anziché una sola: fu questo un predecessore dei bombardieri missilistici in stile Tu-16/AS-5 sovietici

Nel dopoguerra le designazioni divennero ASM-N-2 e ASM-N-2A. ASM significa missile aria-superficie, il che non corrisponde appieno alla definizione di missile 'moderno'. Infatti la Bat era solo un ordigno planante, che era privo di ogni sistema di propulsione, anche se si faceva notare per l'ala alta a freccia marcata, e per i piani di coda con doppio timone verticale.

Le dimensioni, comprensive del cupolino anteriore del dielettrico radar (la cui antenna era di tipo parabolico) erano le seguenti: lunghezza 3,63 m, apertura alare 3,05 m, peso 850 kg. Lanciata da una quota massima di 8.000 m e fino a 360 kmh, minimo 260 kmh e 4.575 m, poteva volare fino a 32 km di distanza anche se non è agevole che in pratica potesse localizzare un bersaglio navale, con il suo piccolo radar, a tali distanze (non sarebbe facile nemmeno oggi), per cui probabilmente veniva usata su distanze molto minori. Era capace di raggiungere in picchiata i 480 kmh, e il suo colore chiaro (nel muso, grigio nel resto dell'arma) rendevano difficile seguirla in aria, anche perché non lasciava scia di sorta. Tuttavia una nave che fosse stata difesa da ECM o con radar di tiro (o anche serventi ben attenti a questo tipo di minaccia) poteva difendersi con una qualche probabilità dal suo attacco con la testata da 450 kg di cui era dotata, non essendo capace di raggiungere velocità elevate. Quest'ordigno era comunque davvero notevole, come lo era il fatto che nel '41-42 già vi fossero sistemi di guida del genere disponibili negli USA;si pensi che l'HS-293 e il Fritz-X erano muniti solo di un comando radio manuale, e solo all'ultimo i Tedeschi stavano costruendo armi a guida TV o radar passiva.

Le piccole dimensioni della Bat ne suggerirono prove anche con tutti gli aerei imbarcati: Helldiver, Corsair e Avenger. Gli aerei della marina come gli idro Mariner e poi i PV-2 Neptune, che furono forse gli unici altri ad usarla operativamente nel dopoguerra. Ma il carico normale di Bat, persino per i Privateer, era di una sola e anche questo non era d'aiuto per valorizzarle, piuttosto stranamente visto che i Do-217 portavano spesso 2 delle più pesanti Hs-293, evidentemente nel Pacifico l'autonomia era troppo importante per sacrificarla al carico bellico.

Bombe teleguidate[modifica]

Gli americani usarono estensivamente bombe del tutto convenzionali, ma non gli mancarono nemmeno i tipi avanzati, tali da far concorrenza anche alle realizzazioni tedesche. Ma essi furono poco noti e poco impiegati. Ecco alcuni dei tipi.

La serie di bombe VB venne introdotta nella nomenclature nel '43, si trattava in tutti i casi di bombe guidate, ma né motorizzate e né plananti. Giusto capaci di cadere con precisione sul bersaglio, che non era propriamente un fatto secondario per il progresso della tecnica bellica.

La prima fu la VB-1 e VB-2 Azon, sviluppata entro il 1943. La VB-1 era per bombe M44 e poi AN-M65 da 454 kg, con una coda modificata che aveva un giroscopio e un bengala di tracciamento ottico, più ovviamente il radiocomando di ricezione, per ricevere gli ordini impartiti dall'aereo madre con un apposito joy-stick. Ma l'Azon poteva eseguire solo correzioni laterali, da qui il nome che vuol dire Azimouth Only. Nondimeno venne ordinata in produzione, ma ben presto giunse la VB-2 da 900 kg, per aumentare la capacità distruttiva e valorizzare il concetto di guida, valido anche per bombe più grosse rispetto a quelle originarie. Non ne verranno prodotte che poche unità, ma è incredibile constatare che l'originale VB-1 sia stata prodotta invece in massa. Dal febbraio 1944 giunsero in Europa, non è chiaro quante ne vennero impiegate, ma con tutto il parlare delle bombe JDAM e Paveway farà certo effetto sapere che ben 15.000 Azon sono state prodotte entro il novembre del '44, una cifra enorme che nondimeno non ha avuto particolare eco. Forse non ne vennero impiegate molte o non ebbero molto successo data la loro rudimentalità. Erano buone per colpire bersagli 'lunghi' come i ponti, ma inferiori rispetto alle bombe normali contro bersagli normali, inoltre l'aereo non poteva eseguire manovre di disimpegno. Era possibile teoricamente anche un gruppo di bombe guidate da un singolo bombardiere, era possibile guidarne fino a 5 in simultanea con altrettanti canali radio, ma di fatto era già difficile colpire qualcosa guidando un ordigno alla volta, sperando poi che non ci fossero interferenze. L'unico teatro operativo in cui venne usata con un buon successo fu nella zona di Burma, dove riuscì a distruggere importanti ponti nelle linee giapponesi. In tutto vennero colpiti 27 ponti con un numero di bombe che attualmente sembra troppo elevato, ma all'epoca era certo una rivoluzione: solo meno di 500. Del resto le bombe erano avvantaggiate dal colpire ponti prevalentemente in legno e quindi vulnerabili anche ad ordigni non molto potenti. Nel dopoguerra l'USAAF radiò senza troppi rimpianti l'Azon, ma continuò con la VB-3 e VB-4 Razon. In ogni caso, l'esperienza era stata importante sia storicamente che tecnicamente. Ancora nel 1991 c'era chi contestava la precisione reale delle bombe 'intelligenti' americane usate nella guerra del Golfo (ma la politica è un piano diverso rispetto alla tecnologia), ma già negli anni '40, con elettronica di generazioni anteriori, era possibile colpire con ragionevole precisione bersagli singoli. Purtroppo la cosa si è persa nel fragore delle migliaia di tonnellate di ordigni usati per spianare intere città e i loro abitanti, scelta decisamente brutale per colpire 'anche' obiettivi militari.

La Razon era stata sviluppata dalla ATSC, come l'Azon, con un doppio sistema di comando per raggio e azimouth. Al solito c'erano le due versioni da 450 e 900 kg, sempre ottenibili tramite kit di modifica delle bombe normali. Il sistema di mira venne realizzato appositamente per ottenere la corretta valutazione dei parametri di volo della bomba per inviare sia i segnali di elevazione che di azimouth, i primi dipendenti dai secondi. Il telecomando era da ben 47 canali, il che rendeva possibile usarla anche con formazioni di bombardieri attaccanti in simultanea (mentre prima c'era il problema di non tirare con più di uno-due aerei per volta, dato che c'erano solo 5 canali). Tuttavia la Razon era pronta solo per l'estate del '45, troppo tardi per influenzare l'esito della guerra. Anche così ne vennero rapidamente prodotte ben 3.000 esemplari, quantità tutt'altro che irrilevante. Venne usate durante la guerra di Corea da parte dei B-29, che potevano portare addirittura 8 bombe l'uno. L'affidabilità di questi sistemi elettronici di prima generazione era bassa, ma centinaia di ordigni vennero lanciati e diversi bersagli distrutti. Come si vede, l'idea di bombardieri strategici con armi guidate è decisamente antecedente alla nostra era GPS e laser. Ma le bombe non erano molto grosse per colpire ponti e altri obiettivi, così si pensò presto alla VB-13 o ASM-A-1 Tarzon. Di questa parliamo tra poco, ma prima bisogna continuare a parlare della genia di bombe guidate americane. Perché, come per le Hs-293 tedesche, il sistema di radiocomando era solo il primo della serie, che si è sviluppata presto con tecnologie capaci di anticipare di decenni le soluzioni adottate in missili operativi.

un altro progetto dell'ATSC, la VB-5, con un sistema di controllo simile alla Razon, ma con un sistema, notare bene, di controllo basato sul contrasto di luce. Ovvero, si trattava di un rudimentale sistema di autoguida ottica, qualcosa tipo il Maverick di 30 anni dopo. Ma la tecnologia non era certo progredita a sufficienza per l'epoca, e così non venne messa in produzione di serie. La VB-6 Felix era invece un altro ordigno da 450 kg, stavolta si trattava di un ordigno con autoguida ad infrarossi, rudimentale ma sufficiente per vedere bersagli come gli altiforni. Sperimentato nel '45 con un certo successo, non ebbe tuttavia esito per la fine della guerra. L'USN però decise di farne un tipo simile chiamato ASM-N-4 Dove.

Le VB-7 e VB-8 erano bombe con sistema di guida misto, una telecamera trasmetteva l'immagine vista dalla bomba, e l'aereo eseguiva poi la radioguida per portarla sul bersaglio inteso. Ma anche qui i concetti correvano troppo rispetto alle possibilità della tecnologia, e i programmi non ebbero sviluppo pratico.

I VB-9, 10, 11 e 12, le bombe 'Roc' (senza la k), erano progetti Douglas in collaborazione con il MIT e la NDRC (National Defense Research Committee). La prima aveva un radar di ricerca nel muso, tanto avanzato che poteva trasmettere un'immagine radar al bombardiere che poi usava comandi radio per guidare la rotta della bomba. Non c'è molto da stupirsene, visto che il missile Bat era capace addirittura di autoguidarsi con il suo radar attivo. Ma colpire bersagli a terra era difficile e gli echi radar cancellavano importanti obiettivi, tanto che all'inizio del '45 il programma venne cancellato. Tutti i tipi erano dotati di bomba da 450 kg da 300 x61 cm. Le bombe VB-10 avevano telecamera TV, le VB-11 l'IR, la VB-12 un semplice radiocomando. I test iniziarono per la VB-10 nel settembre 1944, ma dopo mesi di tempo non ebbe seguito. Il resto non si sa bene, ma possibilmente anche le altre bombe ebbero la stessa cronologia.


Avevamo parlato della versione navale della VB-6, e questa divenne (approvata nell'aprile 1944) la XASM-N-4 Dove, la bomba da 450 kg AN-M65 da 450 kg, con un sistema di autoguida IR nel muso e sistemi di controllo nella coda. Era lanciabile anche da 9. 000 metri, mentre il sistema IR poteva garantire correzioni, agendo con le superfici di controllo, fino a 400 metri. Venne passata all'Eastern Kodak nel '46, e poi designata prima ASM-4 e poi ASM-N-4 nel '48. Infine vi fu un contratto, nel '49, per 20 prototipi XSM-N-4. Ma nonostante i test arrivati fino all'ottobre del '52, non venne messa in produzione. Pesava 610 kg, era lunga 2,51 m e raggiungeva in picchiata fino a 0,98 mach.

La VB-13 Tarzon ebbe invece successo. Era un programma del febbraio 1945 che univa la forza dell'intelligenza dell'elettronica americana e quella della potenza delle bombe inglesi. Così si decise di applicare il sistema di guida delle 'piccole' VB-3 e 4, con la potentissima Tallboy da 5.443 kg nominali. Il programma andò a rilento con le 'vacche magre' del dopoguerra, fino a che nel '48 venne ribattezzata ASM-A-1 e lo sviluppo continuò. Era un ordigno con una coda ad anello e poteva essere portata solo semi-internamente dai B-29. Con le superfici di coda mosse tramite i comandi radio inviati dall'aereo con un sistema AN/ARW-38 e un ricevitore nella bomba AN/URW-2, essa venne usata davvero in guerra: quella di Corea. Quest'enorme ordigno, simile concettualmente ad una Fritz-X tedesca, ne vennero tirate una trentina in azione, e la loro potenza abbatté 6 ponti. Ma c'erano dei problemi di manutenzione, molto consistente e poco standardizzata data la unicità dell'ordigno, mentre almeno uno dei 3 B-29, se non due, venne distrutto da un'esplosione prematura della bomba. Così già a metà del '51 venne ritirata dal servizio. Questa fu la fine elle bombe della serie VB. Pesava oltre 5,5 t, era lunga 6,4 m con diametro fino a 97 cm.


Le bombe della serie SWOD erano invece dell'USN, così designate dal BuOrd. SWOD significa Special Weapons Ordnance Device, e ne vennero fuori diverse tipologie. Il primo fu il Dryden o Dragon, che era il progetto di una bomba a guida TV da 900 kg e con sistema planante, d'apertura alare di 3,6 m. Ma questo sistema, nato addirittura prima di Pearl Harbour, con l'inizio dello sviluppo dal febbraio 1941. Ma nell'aprile del '42, posto che il sistema di guida non era maturo, si pensò ad un sistema di guida radar, prima semiattivo, lo SWOD Mk 7 Pelican, ma c'era anche il Moth, una 'farfalla' che veniva attirata dai radar, ergo un missile ARM; il Falcon era un missile utilizzabile come arma antinave o antiaerea, ma nessuno ebbe seguito o anche solo una costruzione; lo SWOD Mk 9 Bat sarebbe andato poi in produzione e in azione. Il Pelican era stato sviluppato dal 1942 dall'NDRC, un kit per bombe guidate da un ricevitore radar semiattivo, con un illuminatore montato sugli aerei PV-1P; poteva essere un'arma da 450 o 680 kg (la più piccola delle due era nota come Mk 55). Vi furono già due test nel dicembre 1942, ma con successo piuttosto limitato, soprattutto per il vettore aereo, che poteva garantire con tali bombe un ridotto raggio d'azione. Il Pelican ebbe anche un altro tentativo, un sistema 'a guida organica', ovvero con un piccione dentro ammaestrato per guidare, con apposite beccate, la bomba verso il bersaglio prescelto tramite uno schermo 'touch screen'. Certo che 'sacrificare' un piccione per un centro su di un bersaglio non era considerato immorale per l'epoca, ma l'USN rifiutò l'idea giudicandola non pratica. I piccioni continuarono ad essere usati ma come mezzi di comunicazione (per esempio i bombardieri inglesi ne portavano un paio l'uno). Vi furono vari progetti di armi: SWOD MK 8, MK 9, MK 10, ma si sa pochissimo di queste armi. C'era anche la MK 11 Kingfisher A, una bomba planante per un siluro Mk 21, Kingfisher B, C (che è diventato l'AUM-N-2 Petrel), D (AUM-N-4 Diver), E (SUM-N-2 Grebe), F (AUM-N-6 Puffin). Il 'B', mai costruito, era un altro tipo di siluro planante.


L'US Army non perse davvero tempo ad interessarsi di missili e bombe guidate, e senza nemmeno aspettare l'esempio tedesco diede origine alla serie GB, costituita da bombe plananti (glide bombs). Anzitutto iniziò con il GB-1 dell'Aeronca, il GB-2 della Bellanca, e il Timm GB-3, con la gestazione partita dal marzo 1941, quando si può dire che quasi nemmeno esisteva la forza di bombardieri, con una bomba da 900 kg, girostabilizzatori per l'azimouth.

Così, quando ancora nemmeno si chiamava USAAF, ma USAAC, l'aviazione ebbe questi tre progetti interessanti, di cui il primo era relativo ad un aliante radiocomandato con la bomba M34 da 907 kg, da 3,66 m di apertura alare e doppia coda. Raggiungeva i 370 kmh, ma non aveva un sistema di guida: semplicemente planava da una quota e un'altezza prefissate e scendeva planando verso il bersaglio. Può sembrare poco, ma il raggio utile, da 4570 m, era di 32 km. Questo significava una capacità di colpire al di fuori dell'area più difesa, e può sembrare strano che non si sia dato seguito a tale tecnologia, tutto sommato semplice (i tedeschi facevano qualcosa di simile con alianti per siluri), ma forse si voleva qualcosa di meglio. Naturalmente, la traiettoria quasi piatta degli alianti era ideale per colpire un edificio di una certa altezza sui lati, aumentando la probabilità d'impatto. Il GB-2 e il GB-3 usavano anch'essi la bomba da 2.000 libbre, forse la più potente dell'arsenale americano. Il GB-2 poteva arrivare a 497 kmh, ma era più difficile da portare e il suo sistema di controllo da installare.

Poi c'era il GB-3 da 4,3 m, con la solita doppia coda ma le ali erano disposte dietro la bomba anziché sopra, e la capacità di planare a 270 kmh, ma con simili problemi d'installazione a bordo degli aerei. Per questo venne cancellata, come del resto l'altra. La GB-1 invece venne accettata per la produzione e diverse migliaia vennero prodotte dal maggio 1943. C'era il tempo di usarle in maniera massiccia, ma di fatto c'erano due problemi che lo impedivano. Uno era che solo due armi potevano essere installate, e sotto le ali, di un B-17, limitandone le prestazioni, e l'altro era che la precisione era molto inferiore: a che pro addestrare i puntatori e dare loro il sofisticatissimo sistema Norden, apparato segretissimo dei bombardieri americani, se poi si faceva tirare a casaccio la bomba verso un bersaglio, senza nemmeno puntarlo con accuratezza? Così si aspettò il maggio 1944 (dopo 8 mesi dall'arrivo in Gran Bretagna) per vederle in azione. I risultati non furono particolarmente soddisfacenti, anche contro grossi bersagli, ma anche così non si può dire che l'impiego no fu importante, con oltre 1.000 armi che vennero tirate; stranamente, con tutte le informazioni che si hanno sui reparti da bombardamento americani dell'USAAF, questa cosa è rimasta pressoché sconosciuta all'opinione pubblica, forse perché persa nel clamore delle incursioni da migliaia di bombardieri alla settimana, se non al giorno, di quell'ultimo anno di guerra. Finita la produzione nel gennaio 1945, sparirono ben presto dall'inventario USAAF del dopoguerra. MA diverse altre bombe vennero realizzate basandosi su questo primo progetto, progressivamente di maggiore sofisticazione.

Una fu la GB-4, dal luglio 1942 sviluppata dall'USAAF con la caratteristica d'essere giudata (era la MX-108, poi MX-618), con ala da 3,72 m e base dell'AN-M66 da 907 kg, coda doppia. Aveva una telecamera AN/AXT-2 (evidentemente le tecnologie televisive erano d'ispirazione per le armi americane, visto che le camere TV erano apparse all'epoca su parecchi progetti di armi guidate). La bomba planava a 240 kmh e per l'epoca era notevole la sua precisione (o meglio, CEP) di 60 m in condizioni favorevoli. Anche qui quest'arma segreta americana venne prodotta in quantità molto apprezzabili: oltre 1.000, ma nonostante l'impiego di un gruppo speciale in Gran Bretagna per il suo uso, i risultati erano ben poco incoraggianti, data la scarsissima definizione dell'arma, che con la telecamera faceva vedere davvero poco. Forse nel teatro mediterraneo, con il sole e la luminosità tipici, sarebbe stata migliore, ma nell'Europa centrale no. Col tempo si migliorò un po', ma solo poche vennero lanciate. Per la fine della guerra c'era in programma un sistema JB-4 con pulsogetto, che venne addirittura testato, ma quest'arma avanzata e provvista di sistema motore e di guida, venne abbandonata alla fine della guerra. In ogni caso, era facile riconoscere una GB-4, dalla doppia coda con piani del tutto rettangolari, estremamente semplici.


Seguirono il GB-5 con un sistema di autoricerca a 'contrasto' di luce, una specie di antenato del missile TV Maverick, capace di discriminare un oggetto dalla differenza di luminosità rispetto a quanto lo circondava. Era un'arma da 1.110 kg e 400 kmh, planante, essendo un GB-1 modificato, ma alla fine della guerra non era ancora stato completato il programma sperimentale, che comunque non avrebbe potuto assicurare risultati accettabili dati i limiti della tecnologia disponibile e soprattutto, la necessità di un giorno di tempo assolutamente chiaro e limpido.


Non fu l'unica variante della GB-1 con la presenza inquietante dell'occhio elettronico nel muso, perché vi fu anche un GB-5C (non è chiaro se vi fu anche la versione A e B) con un altro sistema di visione a contrasto di luce, il B-1. Fu anche testato nel 1945, e in seguito ridesignato GB-12.

Il GB-13 o MX-619, ex-GB-5D, era un altro tipo con un sistema di ricerca B-3, destinato ad attacchi notturni. All'epoca ogni sforzo e idea venivano rapidamente applicati e per gli attacchi notturni si era pensato ad un sistema che potesse vedere dei bengala di segnalazione: l'aereo lanciava un bengala direttamente sul bersaglio, questo bruciava nella notte e la sua luce attirava, come se fosse una mostruosa falena, la bomba 'intelligente'. Paradossalmente, questo criterio era più efficiente di quello precedente e così ben 10 test positivi vennero fatti prima della metà del '45, quando però la bomba 'notturna' venne abbandonata.

Insomma, gli americani avevano già sviluppato, a metà degli anni '40, un rudimentale sistema 'intelligente' per l'autoguida degli ordigni, e tra questi sistemi non mancavano nemmeno gli infrarossi, la 'luce invisibile' che attualmente è ampiamente sfruttata dai sistemi d'arma e di visione notturna. All'epoca non era certo facile nemmeno pensare a qualcosa del genere, ma con il GB-6, parte del progetto MX-612, fu possibile installare un cercatore IR della Offner, che era adatto a cercare obiettivi con forti emissioni IR, come le acciaierie. L'ordigno al solito pesava circa 1.150 kg e planava a 450 kmh di velocità massima, con un raggio d'azione di 16 km circa. Già dal tardo 1943 iniziarono i test, ma forse non furono del tutto soddisfacenti visto che si dilungarono senza esiti operativi, fino al 1946.

Poi vennero i GB-7 e GB-14, parte del progetto MX-613, l'ennesima variazione della GB-1, stavolta con un sistema radar semiattivo. La 'Moth', come veniva chiamata la GB-7, era capace cioè di trovare un bersaglio illuminato dal radar di un aereo; i test vennero condotti nel giugno del 1945. Seguì forse un GB-7A, poi fu la volta del GB-7B o MX-616, con un radar di ricerca attivo, tanto che poi venne ribattezzata GB-14. Pesava 1.180 kg e planava a circa 450 kmh, naturalmente era soprattutto intesa contro le navi (come la similare Bat), ma dopo un solo lancio il programma venne cancellato, forse per carenza di bersagli, o forse per funzionamento non soddisfacente. Ma di fatto il radar sembrava quello del missile Bat, con tanto di dielettrico a forma di 'panettone' sul davanti. Il GB-7C introduceva un'altra tipologia di guida radar: quella passiva, del resto non tanto diversa da quella semiattiva, solo che l'emissione radar non era il riflesso di un sistema illuminatore (anche di bordo) ma un apparato del tutto estraneo. Forse questo era il primo missile ARM, ma non è chiaro se nemmeno sia mai andato in volo una singola volta.


Infine con il GB-8 si ritornò ad un sistema più semplice, radiocomandato, sempre basato sul GB-1 ma stavolta designato MX-645. Il GB-9 era l'MX-494, derivato dal GB-4 e quindi con un 'aliante' diverso come base di sviluppo. Era un sistema d'attacco a volo radente, che picchiava dopo lo sgancio e poi procedeva sotto il controllo del radio-altimetro per 3-8 km, mentre con il radiocomando l'aereo poteva indirizzarlo, seguendolo grazie ai flare, verso bersagli difficili da attaccare con altri mezzi, come le pareti dei rifugi per U-Boote. Lo sviluppo di questa 'bomba planante a volo radente' iniziò nel gennaio 1944, vi fu un test quel novembre, con successo: ma nonostante questo per qualche ragione l'arma non venne passata alla produzione.

Il GB-10 era la variante a guida TV-radio del GB-4, poi però il sistema venne usato per il GB-1, ma non è chiaro se sia mai stato costruito.

Il GB-11 era l'MX-614, ennesima variante della GB-1, stavolta per attacchi chimici con un serbatoio M33A, con il quale disperdere gli aggressivi per 3 km in volo, grazie ad un radioaltimetro, ad appena 60-90 m con una picchiata iniziale per guadagnare velocità, e un sistema giroscopico di stabilizzazione, senza sistemi di teleguida. Venne cancellato con la fine della guerra.

Il GB-15 era il Project MX-717 per un sistema a guida radar e-o TV.


infine il GT-1 era un Glide Torpedo, con un siluro aerolanciato Mk.13-2A, che era capace, fatto interessante, di autoguidarsi. Quando una specie di antenna da 6 m entrava in contatto con l'acqua, durante la planata, una carica esplosiva staccava le ali e liberava il siluro, che poi seguiva una traiettoria di ricerca predefinita oppure si muoveva a zig-zag. potenzialmente era un sistema interessante, ed essendo stato impiegato sperimentalmente nel tardo 1943, venne anche usato operativamente, in qualche occasione, da alcuni B-25 nel periodo 1944-45.


Questi erano i principali sistemi d'arma 'intelligenti' sviluppati dall'USAAC. Essi ponevano le basi per congegni di ricerca e di guida che poi sarebbero stati abbandonati per anni dopo la fine della guerra; solo i sistemi laser non erano contemplati, visto che questa luce artificiale non era ancora stata inventata. In pratica, comunque, tutto quello che restò di queste armi in termini operativi, a parte esperienze preziose ma non di rado andate pressoché perdute, furono il lancio di qualche GT-1, un migliaio di GB-1, qualche GB-4, con risultati nell'insieme tutt'altro che positivi, cosa che del resto accomunò un po' tutte le 'armi intelligenti' americane della guerra, nonostante una superiorità tecnologica netta rispetto a qualsiasi altro avversario o alleato, grazie all'avanzata industria elettronica che era disponibile per questi programmi.


SAM e SSM[modifica]

I missili SAM sono noti come armi moderne, ma il loro studio iniziò molti anni fa. La loro origine per quanto riguarda l'USAF risaliva almeno al 1946, con il programma Nike, di cui il primo esempio fu il Nike Ajax, per poi seguire con il formidabile Hercules e l'antimissile Zeus, quest'ultimo mai entrato in servizio, ma collaudato, anche contro satelliti, nei primi anni '60. Un salto nel futuro eccezionale, se si considera come iniziarono i programmi per missili SAM. Uno di essi fu il Progetto 'Bumblebee', che venne impostato nel '44 dall'USN. La domanda era questa: quale è il miglior modo di abbattere un aereo, a distanza di sicurezza, per difendere le grandi navi della Marina? Inizialmente se l'erano posta nell'ambito della Marina, ma per quanto potente, nemmeno essa poteva sviluppare armi tanto sofisticate come quelle che si erano rese necessarie, con i primi esempi dati dai missili KAN-1 Little Joe e KAY-1 Lark. Ma nell'agosto 1944 si espose la questione alle industrie e ai laboratori principali degli Stati Uniti. Anzitutto venne coinvolto il prof Merle Tuve della John Hopkins University. Inizialmente questo accademico ebbe un team di appena 11 persone, ma presto dovette moltiplicare tale numero, fino ad arrivare ad oltre mille ricercatori e decine di migliaia nelle fabbriche coinvolte, superando le conoscenze che erano già maturate fino ad allora con le tecnologie classiche. Va detto che in tal senso, le tecnologie e i concetti usati furono per lo più autoctoni, e non la continuazione degli studi tedeschi come per esempio avvenne con le V-1 e le V-2. Ma la situazione non presentava solo problemi tecnici ed economici, ma anche politici: la fortissima rivalità con l'USAAF, che si oppose all'ampliamento della base degli armamenti navali di Inyokern, per non parlare delle polemiche suscitate dal nuovissimo poligono missilistico di Point Mogu, California, che era necessario per i test su armi così potenti e a lunga portata. Ma la vera ragione della rivalità, oltre che le diminuzioni del budget postbellico, era l'abilità della Marina nel portare a sé i migliori tecnici e scienziati nell'allora non così frequentato settore della missilistica. Questo settore non comprendeva solo i missili, ma anche i sistemi di guida, caricamento, depositi. Tutti fondamentali per ottenere un sistema funzionale, perché dentro le navi lo spazio era pur sempre limitato e c'erano problemi di ogni sorta, dalla salsedine all'interferenza tra sistemi elettrici ed elettronici ammassati a bordo. La parte più importante divenne quella dei missili della 'Sezione T', che era costituita da armi con il nome iniziante con la stessa lettera: Terrier, Tartar, Talos, Triton e Typhoon, ordigni che si evolsero fino a raggiungere prestazioni e capacità veramente impressionanti, anzi l'evoluzione è continuata con i Terrier e Tartar diventati SM-1, 2 e 3. Ma inizialmente si voleva giusto un missile pesante 907 kg, con carica di ben 272 kg, capace di raggiungere 32 km e 2.900 kmh. Già nella primavera del '45 vennero firmati contratti per i sistemi motore con la M.W. Kellogg Company e Allegany Ballistics, per i motori a razzo, mentre la Bendix venne interessata ad uno statoreattore per quello che diventerà il missile Talos.

Ma per ottenere questo risultato si cominciò a pensare ad un sistema sperimentale per la propulsione a motore a statoreattore da parte dell'APL, ovvero Applied Physics Lab della J.H. University. Era solo un tubo di scarico da 152 mm di un P-47 modificato e testato all'inizio del 1945, ma nell'ottobre si arrivò ad un sistema da 25 cm che raggiunse già una velocità di ben 2.250 kmh a 6.000 m, prestazione che nell'ottobre del 1945 era senz'altro sensazionale. Era il PTV-N-4 Cobra, lanciato con dei motori a razzo per la spinta iniziale, a propellente solido. In seguito sarebbe arrivato ad un diametro da 46 cm e venne ribattezzato BTV. Nel '47 era oramai in grado di raggiungere 2,4 mach a 9.000 m e in buona sostanza, una volta allargato a ben 60 cm (24 pollici) divenne il motore dell'RTV-N-6 Bumblebee XPM (Experimental Prototype Missile), che a sua volta era l'immediato predecessore del potente missile XSAM-N-6 Talos. Ma questo racconto esula dal tema del libro.


Torniamo adesso ai due missili che precedettero l'avvento dei missili 'T'. Uno era il Fairchild KAQ/SAM-N-2/CTV-N-9 Lark, diventato poi il Convair KAY/SAM-N-4/CTV-N-10 Lark. La sua origine potrà sembrare bizzarra, perché pur essendo molto semplice, era pur sempre un ordigno apparentemente successivo al programma Bumblebee. Nacque come emergenza per un pericolo, prontamente recepito, che non fu tale fino all'autunno del '44, quello dei Kamikaze, che debuttarono a Leyte, e che non si riuscivano a fermare in maniera affidabile con i cannoni di bordo (naturalmente, posto che superassero i caccia di difesa). All'inizio del '45 era diventato un missile capace di colpire anche missili aria-superficie e aerei da ricognizione. Nel marzo del '45 divenne un programma affidato alla Fairchild per un totale di 100 missili. Ma altri 100 vennero affidati alla Convair-Vultee nel giugno, visto che la prima committente non era capace di lavorare con la dovuta rapidità. I missili divennero poi i KAQ-1 e i KAI-1 rispettivamente. La sperimentazione iniziò tuttavia solo nel giugno 1946. Il Lark aveva nella sua prima versione il Reaction Motors LR-RM-2 a propellente liquido e due camere di combustione, con due booster a propellenti solidi per il decollo. In seguito come motore principale usò il migliorato RM-6. La testata di questo missile con impennaggi cruciformi (con superfici di controllo con flap per il KAQ e ali a incidenza variabile per il KAY) era di 45 kg con spoletta di prossimità radar, e radio comando manuale. Ma dal '47 arrivò anche lo sviluppo di un sistema automatizzato, lo Skylark, con radioguida iniziale e SARH per la fase finale, il tutto guidato dal computer di bordo della nave. Ma ancora più impressionante, il SAM-N-4 ebbe addirittura un radar di autoguida finale autonomo, l'AN/APN-23, che era la fase finale dell'attacco al bersaglio dopo l'illuminazione con un radar su fascio 'Wasp'. Ma tutto questo non riguarda più la II Guerra mondiale. Vale la pena ricordare questi primordi della tecnica missilistica, che venne testato nel 1950, abbattendo aerei teleguidati Hellcat e Wildcat, ma venne anche abbandonato in favore dei più veloci e promettenti missili 'T'. Fu a questo punto che apparvero le designazioni CTV-N-9 e 10, usati essenzialmente per scopi di ricerca. L'XSAM-N-2 Lark (armonica) era un'arma da 4,24 m di lunghezza più 1,4 del booster, con 46 cm di diametro e peso di 550 kg più 370 del booster; la gittata era di ben 55 km, ma il suo punto debole era, oltre alla generale immaturità della tecnologia usata all'epoca, una velocità di appena 0,85 mach, poco contro un bersaglio aereo moderno, che in genere richiedeva missili intercettori largamente supersonici.


Abbiamo parlato del Lark, ma ora focalizziamoci anche sull'altro missile SAM dei primordi, il NADC KAN Little Joe, che venne avviato come misura stop-gap in attesa dello sviluppo del più complesso Lark e dei cannoni automatici da 76,2 mm, contro i Kamikaze che improvvisamente, con i loro disperati attacchi, avevano riattivato la minaccia aerea giapponese, apparentemente finita dopo la battaglia delle Marianne nel giugno 1944. Approvato nel maggio 1945, per il luglio dell'anno questa piccola e semplice arma era già stata sottoposta a test di lancio, e nell'ottobre venne nominata KAN-1. Questa era un tubo in alluminio, con un motore JATO del tipo Aerojet 8AS1000, un radiocomando, alette cruciformi a prua e in coda, girostabilizzazione, e testata da 45 kg con spoletta VT, ovvero di prossimità. Dopo il KAN-1, arrivò il KAN-2, con un nuovo tipo di propellente per il motore di sostentamento, che era anche meno fumoso del precedente (un problema non di poco conto per l'operatore che seguiva il missile da vicino alla rampa di lancio), ma già nel 1946, sparita la minaccia, sparì anche l'esigenza di questo piccolo missile. Le dimensioni riportate erano di 3,45 m di lunghezza, apertura alare 2,31 m, diametro 57,7 cm, velocità 645 kmh, raggio 4 km per 2,4 km di tangenza, il motore erogava 454 kg per 8 secondi, più 4 piccoli booster da 454 kgs per 1,25 sec.


Un missile che era invece veramente polimorfe era il Gorgon, nato sempre dal BuAer dell'USN tra il 1943 e il 1953, come arma tattica da impiegare in vari compiti. Già nel '37 si cominciò a pensare ad un drone da combattimento, persino capace di intercettare dei bombardieri nemici. Attorno alla metà del 1940 era noto come 'Aerial Torpedo', e in sostanza, le basi dei moderni UCAV, a livello filosofico, c'erano già. Ma i motori erano troppo limitati in potenza per realizzare un ordigno valido. Nel '43 però ricominciò l'interesse, legato all'uso dei motori a razzo o jet, per un missile che era certamente di tipo molto originale per l'epoca, e anche dopo. Si trattava di un'arma da 300 kg, con un turbogetto da appena 9,5 pollici della Westinghouse, che consentiva 820 kmh. Era inteso per colpire grosse formazioni di bombardieri o trasporti, ma anche bersagli al suolo. La guida era prevista di tipo TV o radiocomandata, o anche radar o IR, spolette prossimità e contatto. Iniziarono i progetti particolareggiati, come il Gorgon II con alette canard del tardo 1943, o il Gorgon III con alette di tipo convenzionale. E incredibile a dirsi, tutte e due le configurazioni vennero pensate con motori a razzo (A), turbogetto (B) e statoreattore (C). 25 armi di ciascun tipo vennero ordinate verso la fine del '43, ma dopo vari cambiamenti il totale divenne, ad aprile 1945, di 21 Gorgon IIA, 4 Gorgon IIB, 34 Gorgon IIIA, 16 Gorgon IIIB e 20 Gorgon IIIC. Tuttavia solo il tipo a razzo venne costruito. Quanto ai sistemi di guida, dati un po' troppo per scontati, in realtà non funzionavano bene. Nel marzo del '45 fallì miseramente un sistema TV del Gorgon IIA. In effetti, dopo varie tribolazioni il Gorgon divenne un semplice sistema di ricerca avanzata a metà del '46. Dei 21 IIA, tutti erano dotati di un motore Reaction Motors CLM2N a propellente liquido e sistema radiocomando-TV. I test senza apparato motore iniziarono già nel marzo del '45, ma il sistema di guida rappresentò un fallimento totale nel ruolo aria-aria. Stranamente nessuno pensò di usarlo per attacchi al suolo, almeno non subito. Era noto come KA2N-1 nell'ottobre del '45, poi ebbe una selva di altre designazioni di missile per ricerche su cui non mi dilungo, essendo accaduto nel dopoguerra. Quanto al Gorgon IIC a statoreattore, esso era previsto come missile superficie-superficie da lanciare e far volare a 725 kmh verso obiettivi in Giappone. Anche questo ebbe compiti di sviluppo dal '46, e nel '50 un missile designato CTV-N-2 usò un radar attivo in funzione antinave. Il KA3N-1 Gorgon IIIA era l'originale ordigno per l'intercettazione, con una guida radio-TV e una testata da 116 kg, ma anch'esso divenne un sistema di ricerca pura. 34 costruiti. Il modello IIIC era simile, nonostante in origine si fosse inteso come arma a statoreattore, con due motori CML2N. Il tipo IIIB ebbe un derivato, il TD2N-1, che era un aerobersaglio, i cui test iniziali avvennero nel giugno 1945, e con il motore acceso, dall'agosto dello stesso anno. Ma era difficile far funzionare il motore (che almeno in teoria doveva essere a razzo) e il programma venne cancellato nel '46 dopo 9 ordigni costruiti. Nel maggio del '45 era iniziato anche il programma Gorgon IV, arma aria-superficie a statoreattore assegnata alla Martin, con radar di ricerca attivo. Era davvero avanzato per l'epoca, ma finì anch'esso come semplice programma di ricerca a metà del '46, con un motore Marquardt XRJ30-MA (model C-20-85C). I primi test iniziarono solo nel luglio 1947, e il missile divenne capace di raggiungere 0,85 mach. In tutto ne vennero costruiti 19 dei quali gli ultimi, dopo la fine dei test del '49, divennero aerobersagli. L'ultimo derivato era un sistema ancora più bizzarro, il Martin ASM-N-5 Gorgon V, che rimpiazzava lo statoreattore con un diffusore di sostanze chimiche, una specie di bomba planante a gas, che avrebbe coperto, planando a 0,95 mach, a 30-150 m di quota, una superficie di circa 9 km2. Venne cancellato nel '53, dopo circa 3 anni dall'inizio del programma, non si sa se ne venne mai costruito o collaudato qualcuno, che avrebbe dovuto avere un radioaltimetro, autopilota e generatore di gas Edo X14A, presumibilmente per gas nervini.

La versione CTV-N-2 del Gorgon era lunga 5,98 m, apertura alare 3,5 m, peso di 880 kg, 725 kmh, e raggio di 150 km.


Un ordigno che poteva essere meno effimero fu il McDonnell LBD/KSD/KUD/RTV-N-2 Gargoyle, una risposta americana ai missili Hs 293 tedeschi. L'USN ne chiese lo sviluppo nell'ottobre del '43, che doveva essere abbastanza piccola per trasportarla da un aereo basato su portaerei, e nondimeno armata con una testata semiperforante da 454 kg. Il disegno venne finalizzato nel giugno del '44 e la Mc Donnell vinse il contratto per le LBD-1, bombe plananti guidate. Aveva un aspetto tozzo e coda a farfalla, con un motore a propellente solido dell'Aerojet per aumentare la velocità durante la picchiata. Per il resto era un'arma guidata con tracciatore ottico in coda, per cui poteva essere considerata simile all'Hs-293 o alla Fritz-X. I test iniziarono nel marzo del '45, anche se il motore non venne provato fino al luglio di quell'anno. Nell'ottobre l'arma venne ridesignata come missile antinave KSD-1, e poi all'inizio del '46 come KUD-1, perché nel frattempo divenne solo un programma di ricerca. In effetti il missile-bomba volante Gargoyle non offriva più del Bat, anzi il rateo di successi era insoddisfacente e il primo lancio con successo non avvenne prima del luglio del '46, a guerra finita. Eppure, ben 200 missili vennero completati entro la metà del '47. Dopo varie ridenominazioni, comuni a tutti i programmi missilistici dell'epoca, gli ultimi vennero demoliti nel dicembre del 1950. Era un missile lungo 3,08 m, apertura alare 2,59 m, peso 680 kg, velocità 965 kmh e raggio di 8 km quando lanciato in quota, dato che il motore a razzo Aerojet 8AS1000 sviluppava sì 454 kg di spinta, ma solo per 8 secondi. La testata semiperforante era forse la cosa più valida dell'intero missile, come anche il costo limitato.

L'esercito invece iniziò la sua esperienza con i missili con il JPL RTV-G-1/RV-A-1 WAC Corporal, nato nel '44 dalla volontà dell'Army Ordnance Department e dal California Institute of Technology (CIT), iniziando con il sistema sperimentale ORDCIT, ovvero Ordnance CIT. Il primo risultato pratico fu il 'Private A', un piccolo razzo a propellente solido per scopi sperimentali. Già nel dicembre 1944 ne vennero tirati 24. Ma era solo l'inizio del vero obiettivo, il missile a propellente liquido SSM-A-17/MGM-5 Corporal, a cui si arrivò con un sistema ulteriore, il razzo per test atmosferici WAC Corporal, sistema sperimentale che conteneva 11,3 kg di attrezzature. Questi razzi atmosferici sono davvero ordigni dalle prestazioni impressionanti, persino in questa primissima fase. La quota raggiungibile era oltre 30 km, paragonabile diciamo alla tangenza di un SA-10. Non c'è da stupirsi che a suo tempo si pensò, come prima cosa, di usare i razzi come ordigni per impiego contraerei, anzi ci si può stupire di come essi non siano stati impiegati in maniera consistente contro le formazioni aeree: con una testata HE settata per esplodere alla quota giusta, sarebbero stati una minaccia non indifferente per le compatte formazioni di bombardieri B-17. WAC potrebbe essere, ma non ci sono conferme sufficienti, per Without Attitude Control, infatti non c'era nemmeno un sistema di stabilizzazione eccetto le alette. La propulsione era data da due grossi motori a razzo dei Tiny Tim, da 290 mm, più un sistema a propellente liquido, tirato da una torre di lancio apposita e stabilizzato poi dalle tre alette, con il muso che si separava alla fine della parabola, rilasciando poi la strumentazione con un apposito paracadute. Prima vi furono dei prototipi in scala, poi si passò ai WAC Corporal dall'ottobre 1945, arrivando in realtà a ben 70 km di quota. Seguirono altri test, con i WAC B migliorati (8 lanci nel dicembre 1946-47), poi si evolsero nell'RTV-N-8 Aerobee e altri tipi. Le dimensioni erano nel caso del tipo RTV-G-1, di 4,93 m di lunghezza più 2,41 di booster, diametro di 30,5 cm, peso 310+345 kg, motore da 680 kgs per 47 secondi di funzionamento. Questo dava un totale di circa 32 tonnellate. Posto che il peso medio era di forse circa 200 kg, si può capire come, nonostante l'attrito dell'aria, si raggiungessero 900 m.sec, e una quota di 80 km. I propulsori Tiny Tim erano da ben 222 kN per appena 0,6 sec.


Un prodotto simile, ma per scopi bellici, era il sistema noto, tra le altre sue designazioni, come General Electric SSM-A-16 Hermes A-3B. Iniziato dall'U.S. Army nel novembre 1944, era nato come sistema sperimentale e poi operativo nel campo dei missili tattici. Il programma Hermes, appaltato alla G.E., comprendeva anche i test sulle V-2, e il sistema RTV-G-4 Bumper, ovvero la V-2 più i razzi WAC Corporal come secondo stadio, per scopi di ricerca extra-atmosferici.

L'Hermes A-1 era inizialmente un missile SAM, basato sul Wasserfall tedesco, ma poi il compito SAM era stato abbandonato data la nascita del SAM-N-7/MIM-3 Nike, sempre in quello stesso 1946. Il sistema di ricerca rese possibile realizzare il missile e lanciarlo il 2 febbraio 1951. Solo 3 ordigni vennero lanciati di questo tipo, e ben presto si passò a studiare una versione tattica superficie-superficie SSM-G-15, presto abbandonata e ritrasformata in un sistema di ricerca. Nel frattempo apparve l'Hermes A-3, mentre l'A-2 era un missile derivato dall'A-1, ma privo di alette. Ben presto, nel '47, venne abortito nella sua forma originaria, ma nel '48 si ritornò alla designazione per ottenere un SSM da 120 km, a basso costo, e con motore a propellenti solidi, fino a pensare ad un sistema da 40 kT con la testata W-7.

Il motore a razzo della Thiokol, il primo razzo potente con propellenti solidi americano, venne sviluppato dal 1950 e sperimentato dal febbraio 1953. 4 test con successo, ma già dal settembre 1952 il missile XSSM-A-13 Hermes A-2 era stato cancellato e presto venne sostituito da un missile sviluppato dalla JPL (Jet Propulsion Laboratory), il SSM-A-27/MGM-29 Sergeant. L'Hermes A-3 era nato nel tardo 1947 con una gittata prevista in 240 km e un'accuratezza di appena 60 m sul bersaglio, il primo volo fallì nel marzo 1953, e degli altri 7 solo 2 vennero giudicati un successo. La tecnologia del razzo venne poi utilizzata dal Sergeant e dal SSM-A-14/PGM-11 Redstone. L'Hermes II iniziò nel '46 con motore a statoreattore e testata da 454 kg su di un raggio di 1.600 km, volato a mach 4. Poi si arrivò ad aumentare fino a 2.270 kg di carico a 2.400 km. Dopo molte tribolazioni, ridotto ad un programma di ricerca, salendo in cielo con una V-2 munita di uno statoreattore per il secondo stadio chiamato 'Organ'. Il primo missile volò con un mock-up di questo stadio, nel maggio 1947, con le alette di controllo ingrandite per assicurare un miglior controllo. Ma si schiantò al suolo, finendo in territorio messicano, il cui stato si ritrovò, unico nell'America latina, a subire danni da una V-2. Altri test avvennero nel '49. Seguiranno altri sviluppi, dalla genesi anche più confusa, persi un una jungla di sigle tipiche dell'epoca 1945-51. Alla fine si pensava ad un missile capace di mach 4,5 a 24.000 m su distanze di 2.400 km. Di fatto questo programma venne superato dal missile Navaho più lento ma intercontinentale, a sua volta superato dai missili ICBM. L'Hermes C iniziò nel luglio 1946 con il programma di utilizzare un motore da 113.000 kgs a propellente liquido, con diversi stadi, per raggiungere 3.200 km con una testata da 450 kg. Ma era decisamente troppo avanti con i tempi. Nel '50 era cambiato in un ordigno tattico che poi, nel tempo, si sarebbe evoluto nel Redstone. Per indicazione, il missile RV-A-3 o RTV-G-3, era lungo 10,2 m per la V-2 usata nei test, e 5,44 m per il ramjet, peso 11,2 t, velocità fino a 5.800 kmh con tangenza di 18,3 km per la V-2.

Velivoli teleguidati[modifica]

Non è molto noto, ma gli Americani hanno avuto una ricca dinastia di velivoli teleguidati, che prendevano spunto da un velivolo come il Queen Bee inglese, aereo bersaglio usato con profitto dagli anni '30 e costruito in 420 esemplari. Tra gli aerei teleguidati di questo tipo, ingiustamente dimenticati pur essendo la base delle armi intelligenti e i drone moderni vi sono numerose famiglie di progetti.

La serie di velivoli della Radioplane iniziava dal 1935. La versione più importante fu l'OQ-3, macchina da 2,77 m di lunghezza e 3,14 di apertura alare, motore da 8 hp, velocità di 165 kmh. Costruito dall'ottobre del 1943, ne vennero realizzati ben 9.400 esemplari con lo scopo di radiobersaglio. Come gli altri aerei, erano piccoli modelli simili ad un aereo da turismo con ala a parasole. La mancanza di sensori televisivi impediva di usarlo come un moderno UAV, ma l'idea c'era tutta. La bomba volante era invece utilizzabile, e qui davvero vennero usati sistemi che adesso sono parte della concezione moderna della guerra. Nel 1936 venne pensato dal Lg Cdr D.S. Fahrney, dell' US Navy, pensò al concetto di usare macchine teleguidate in combattimento aereo. Concetto fantascientifico per l'epoca, in cui era normale avere come 'espressione tecnologica' dei caccia biplani. Ma nel 1940, dopo anni di bassa priorità, le cose cominciarono a cambiare: vennero inventati i radar-altimetri e la televisione, tanto che nel '41 si provarono alcuni aerei teleguidati e nel 1942, in aprile, mesi prima del molto noto (in Italia almeno) SM.79 ARP, venne provato un drone contro una nave teleguidandolo da 50 km di distanza.

Così lo stesso mese, due mesi prima di Midway, l'USN ordinò l'allora segretissimo XTDR-1 in due esemplari, e 100 aerei di un tipo simile, chiamati TDN-1. Questi velivoli erano (i TDR-1) aerei motorizzati da due Lycoming O-435-2 a pistoni, e materiali non strategici visto che era pur sempre un velivolo 'a perdere', con un aspetto non tanto dissimile da quello di un P-38 o di un Mosquito e un abitacolo per un pilota, perché serviva per i voli di trasferimento. In guerra armava una bomba M66 da 907 kg o anche un siluro, e sganciava il carrello dopo il decollo. Già nel marzo 1943 c'erano ordini per 2.000 velivoli, poi ridotti a 300 date le difficoltà pratiche che comportava la loro realizzazione. Nel '44 un'unità usò questi velivoli, portandone in azione 46, di cui 18 ebbero centri pieni sui bersagli giapponesi. Eppure solo 189 vennero costruiti visto che nei test l'USN aveva riscontrato un livello di prestazioni mediocre, come anche l'US Army quando ne testò uno come XBQ-4 nel 1943. Ma il programma continuò con il TD2R con motori da 225 hp, cancellato per trasformarlo in XTD3R-1 o XBQ-5 per l'US Army. Infine l'ultima versione aveva motori Wright R-975 da 450 hp, ma solo 4 vennero completati. In seguito arrivarono anche i XBQ-6, ma rimasero solo sulla carta. Al dunque, quest'arma era interessante, soprattutto perché era da attacco strategico. Aveva avuto un limitato successo, ma il raggio di 685 km con 900 kg di carico non era cosa da poco, anche se la velocità non superava i 225 kmh con i motori originari da 220 hp. Aveva apertura alare di ben 14,6 m e un peso di 2.700 kg.

Uno dei drone era l'AT-21 Gunner, aereo da addestramento convertito nel '44 come XBQ-3, capace di portare una telecamera nel muso per essere radiocomandato con precisione sul bersaglio, e con i due motori da 520 hp, poteva volare a 355 kmh con una bomba da 1.800 kg, e arrivare a 2.400 km di distanza. Non ebbe seguito.

Il Culver PQ-14/Q-14/TD2C (al solito, le designazioni si evolsero nel tempo) era un progetto del '42 per un sostituto del PQ-8 o TDC Cadet, aereo bersaglio usato per la contraerea. Il nuovo aereo era più grande (simile ad un piccolo velivolo da turismo interamente dipinto di rosso, al solito per la categoria aerobersagli). Oltre 1.200 vennero costruiti e usati dall'USN come TD2C-1 Turkey. Avevano un motore a pistoni Franklin O-300-11 e si concedevano il lusso di un carrello retrattile. Era talmente grande, come del resto il PQ-8, che un pilota abbastanza coraggioso e piccolo, poteva alloggiarvi e portarlo in aria per le missioni di trasferimento, essendo provvisto di un abitacolo. Seguirono 1.100 e passa PQ-14B potenziati per l'USAAF, e i superstiti vennero poi ridesignati, nel '48, come Q-14A e B. ALcuni B vennero usati anche per controllare altri drones, naturalmente con un pilota a bordo.

La versione B era lunga 5,94 m, apertura alare 9,14 m, altezza 2,54 m, peso 830 kg; per queste dimensioni indubbiamente ridotte, la sua velocità arrivava a ben 300 kmh, nonostante il motore fosse capace di appena 150 hp. Per fare un esempio, il Fi-156 Storch aveva un motore da circa 200 hp per 170 kmh.

Al lato opposto v'era invece il BQ-7, B-17 convertiti secondo un'idea arrivata nel 1944. L'USAAF (l'idea era stata proposta, non si sa bene da chi, al gen. Doolittle che l'approvò alla fine di giugno) voleva trasformare gli aerei più vecchi come 'drone' d'attacco, da schiantarsi contro bersagli particolarmente duri con il massimo carico bellico possibile. Il progetto era noto come 'Aphrodite' e coinvolgeva soprattutto i B-17F. La realizzazione di questo piano, che si sperava potesse realizzare il successo delle super-bombe 'Tallboy' inglesi, capaci di raggiungere velocità supersoniche in picchiata, venne affidato alla 3rd Bombardment Division, che lo diede al 562nd Bomb Squadron di Hoington, Suffolk.

Con ben 8.100 o forse 9.070 kg di esplosivo a bordo, per giunta del tipo Torpex, particolarmente potente (il Torpedo Explosive era del 50% più potente del TNT), aveva una spoletta ad impatto, mentre tutti gli equipaggiamenti non necessari erano stati rimossi. Per il decollo in sicurezza era tuttavia necessario usare un equipaggio di due persone, pilota e ingegnere di volo. Puntato l'aereo grossomodo nella giusta direzione, si lanciavano dall'aereo dopo avere attivato il sistema di controllo. Per quanto possa sembrare strano, i B-17 non avevano particolari sistemi per salvare i loro uomini d'equipaggio: tante volte i piloti si dovevano lanciare sgusciando dai finestrini. In questo caso l'abitacolo era stato trasformato in una versione 'torpedo', totalmente aperto. Naturalmente c'era anche il B-17 destinato al controllo, un CQ-4 o CQ-17. Quest'arma era la più potente mai fatta volare nella guerra, eccetto ovviamente le armi 'atomiche', ma i risultati furono non esattamente soddisfacenti. Il sistema di guida diede molti problemi. Era un 'doppio Azon', ovvero un sistema capace, con i controlli incrociati, di controllare direzione e quota dell'aereo. Dopo i primi voli c'era anche una doppia camera TV, una per vedere il pannello controllo, e una nel muso per vedere dove l'aereo andava. Questo consentiva di teleguidare da distanza l'aereo. Queste apparvero dopo la prima missione. C'era anche un caccia che doveva abbattere il BQ-7 se usciva dal controllo.

15 missioni vennero volate con i BQ-7, ma nessuna fu un successo pieno. Spesso i sistemi di controllo andavano fuori uso e l'aereo perdeva il controllo, cadendo sul terreno inglese. Per fortuna non vi furono danni ai civili, ma quando un BQ-7 cadde in un bosco, provocò l'abbattimento di dozzine di grandi alberi entro un raggio di oltre 100 m, con un cratere largo circa 30 m, grossomodo come l'apertura alare. Le uniche parti riconoscibili del velivolo erano i motori. Inoltre il sistema di visione televisiva aveva una definizione, data l'epoca, molto insoddisfacente. Questo comportò errori tra i 100 metri, e diverse miglia. Poi c'era il problema della flak, che trovava facili bersagli nei grossi aerei non manovranti in una corsa diritta verso il bersaglio. gli MB-17G erano i velivoli B-17G convertiti in modo analogo ai B-17F, ma non pare che vennero mai realizzati in concreto. Vi fu anche un tentativo con i B-24, trasformati in BQ-8 (operazione Anvil), che ebbe anche meno successo, forse per via che si trattava di velivoli dal pilotaggio più difficile. Il 6 luglio 1944, l'USN costituì la Special Attack Unit ovvero la SAU-1, formata dalla ComAirLant, con l'impiego di attaccare le basi di lancio V-1 e V-2 e usando i BP4Y-1 convertiti in maniera simile ai BQ-7, tanto da essere designati BQ-8.


Restano due cose da dire al riguardo di questi BQ-7. Una, poco nota, era che essi ebbero come predecessore l'S.79 ARP, a tutti gli effetti l'equivalente nella Regia Aeronautica, del Flying Fortress. Uno di esse venne fatto volare nell'estate del '42 contro la flotta inglese, ma venne perduto per avaria e si schiantò in Algeria. Il sistema era peraltro assai più semplice. Gli storici italiani recentemente hanno valutato come più efficace tale soluzione rispetto all'eccessiva complessità del progetto 'Aphrodite'. Tuttavia è anche vero che l'unico aereo mandato in azione andò fuori controllo e non ottenne risultati (aveva sotto la fusoliera due bombe da 1000 kg, o forse da 800). Pare che gli Americani si interessarano al concetto per i loro B-17 teleguidati, ma è anche vero che di drone d'attacco negli USA si parlava quantomeno dal 1937 (non stupisca che gli storici tendono a valutare le cose secondo la loro prospettiva), per cui è difficile trarre conclusioni definitive.

La seconda cosa di importante del progetto Aprhodite, è che causò una vittima importante. Accadde che Joe Kennedy, fratello maggiore del futuro presidente (che invece era andato in Marina, sulle motosiluranti), volasse con un BQ-8, durante la prima missione della Marina, che aveva il progetto 'Anvil'. Joe Kennedy era veterano dei pattugliatori ASW e aveva fatto le sue 25 missioni che gli davano il diritto al ritorno in patria, ma volle mettersi volontario anche per l'Operazione Aphrodite (Anvil per la Marina). Il 12 agosto 1944 lui e il secondo d'equipaggio, John Willy, decollarono con il BQ-8 (chiamato anche 'robot') da Fersfield, caricati con 9,6 tonnellate di Torpex, per attaccare il super-cannone V3 di Momoyecques, in Francia. Loro erano seguiti da un Mosquito con Elliot Roosevelt, che doveva filmare l'azione, erano ancora a poche centinaia di metri di quota, quando all'improvviso, circa 2 minuti dal decollo (e 10 prima dell'abbandono programmato) per un guasto a bordo, si attivò il detonatore. L'aereo esplose con un boato violentissimo, causando ingenti danni anche a terra. Il Mosquito, che seguiva ad appena 300 metri, venne gravemente danneggiato ed ebbe feriti a bordo, ma nonostante la sua struttura lignea, sopravvisse e tornò alla base.

Kennedy e Willy vennero considerati dispersi e in seguito decorati alla memoria: in realtà erano stati disintegrati dall'esplosione e nulla di loro venne mai recuperato.

Le missioni svolte furono diverse. La prima avvenne il 4 agosto 1944, con 4 B-17, scortati da 16 P-47 e 16 P-51, ma nessun bersaglio venne colpito e un B-17 cadde con il pilota, ma pare che anche il secondo membro dell'equipaggio rimase ucciso. Forse fu questo l'aereo che causò il cratere tra il bosco, precipitando a Sudbourne e spianando 8.000 m2 di terreno, oltre a formare il cratere. Seguirono altre missioni, come quella dell'agosto 1944 con un aereo abbattuto dopo essere uscito dal controllo e l'altro mancò il bersaglio di 400 metri. Il sei agosto un aereo cadde in mare e l'altro lo seguì dopo avere minacciato Ipswich. Seguirono altre missioni, in cui una ebbe un B-17 abbattuto, altre ebbero altri B-17 persi per problemi di controllo, mentre una missione di 4 BQ-7 venne volata ancora senza successi decisivi, sebbene uno riuscì ad esplodere abbastanza vicino al bersaglio per causare danni e vittime. Il 12 agosto 1944 fu la volta del B-24J, fornito all'USN dall'USAAF e ribattezzato quindi PB4Y-1 (la versione -2 era il 'vero' B-24 per l'USN, originariamente c'erano aerei standard trasferiti alla Marina), pilotato da Kenney e Willy, entrambi uccisi dall'esplosione prematura dell'aereo. Poi vi fu l'aereo B-17 che il 13 agosto venne mandato in azione con 9.070 kg di carica, ma fallì il bersaglio distruggendo un Mosquito britannico di supporto. Il 3 settembre 1944 un B-17, anch'esso sotto controllo dell'USN, venne perduto per un errore di navigazione. Il B-17 dell'11 settembre 1944 cadde colpito dalla contraerea prima di raggiungere la base degli U-Boote di Heligoland, mentre il 14 settembre altri due B-17 (precisamente il 39827 e 30363) mancarono una raffineria. Altre missioni videro un attacco fallito contro Heligoland il 15 ottobre, uno il 5 dicembre contro dei cantieri navali; infine il Capodanno 1945, i B-17 30178 'Darlin' Dolly' e 30237 'Stump Jumper' vennero abbattuti dalla flak mentre erano diretti contro la centrale elettrica di Oldenburg. Pare che seguirono altre due missioni, stavolta usando i bombardieri contro le città, ma fallirono. Sembra poi, nella confusione di queste fonti della fine del conflitto, che un B-17 andò a centrare un obiettivo solo per restare inesploso, dando ai Tedeschi la conoscenza delle sue caratteristiche tecniche.

In termini di tecnica, si trattava dei soliti B-17, le cui prestazioni erano una velocità di appena 320 kmh (di crociera), ma potevano arrivare a ben 11.400 m di quota (forse senza carico), con un raggio di appena 560 km.


Una cosa che va raccontata al riguardo dei 'drones' americani è che essi hanno avuto, tecnologia militare a parte, almeno un risvolto che ha segnato il costume e la società dei decenni successivi; nel 1945 tale Magg. Ronald Reagan era in visita ad una fabbrica di tali velivoli in cerca di immagini di propaganda, e tra le operaie trovò una che era particolarmente fotogenica: era la futura Marilyn Monroe, le cui foto in tale occasione iniziarono la sua carriera di attrice e sex-simbol.

Note[modifica]

  1. Armi da guerra 102
  2. Sgarlato Nico: Il missile antinave Bat Aerei nella Storia apr-mag 2008

I dati sui missili e drones sono prevalentemente, anche se non esclusivamente, frutto dell'ampio database Directory of U.S. Military Rockets and Missiles, che tratta in maniera particolarmente dettagliata la nascita di quell'immensa branca della tecnica che è la missilistica e la robotica (drones) americana, un numero impressionante di progetti e di prototipi, oramai dimenticati, ma data l'epoca, di estremo interesse concettuale e tecnico, spesso superiore persino (V-2 escluse) ai più celebri sistemi 'avanzati' sviluppati dai Tedeschi.