Claude Monet ad Argenteuil/La terza mostra
Nella terza mostra, del 4 aprile del 1877, i dipinti della stazione Sant Lazare vengono indicati nel catalogo come serie.
La serie diverrà una caratteristica di Monet, come lo era per le ballerine di Degas, ma non deve essere dimenticato il contributo che possono aver dato le xilografie giapponesi come le Cento vedute del monte Fuji del maestro Hokusai (1834).
Gli impressionisti, anche in questa mostra, ebbero delle critiche feroci ma a differenza delle altre contenevano un elogio: la sinestesia, o associazioni di due sensazioni di diversa natura. Cosi disse il barone Grimm su Le Figaro: "[Monet] ha cercato in fin dei conti di trasmetterci la sgradevole impressione che si ha quando più locomotive sbuffano insieme". Oppure l'anonimo del Le Moniteur Universal: "L'artista ha voluto riprodurre l'impressione prodotta sui viaggiatori dal rumore delle macchine nel momento dell'arrivo e in quello della partenza". Tali critiche sono altrettanto istruttive degli elogi sistematici di Gearges Rivière sulla rivista L'impressionniste, creata appositamente per la mostra e alla quale non sopravvisse.
Anche I Tacchini [N. Cat.416] secondo il catalogo "decorazione non ultimata" viene beffata su Le Moniteur Universal "che cosa diventerà, mio Dio, dopo l'ultimo colpo di pennello".
Dal punto di vista economico la mostra fu un insuccesso per Monet: a partire dall'autunno di quell'anno la sua situazione economica peggiorò drasticamente.
Alle preoccupazione economiche, del pittore, si aggiunse quella dovuta alla salute della moglie. Il ritratto di Camille con il bouquet di viole [N. Cat.416] è rivelatore al riguardo. Due lettere non datate, una a Manet e l'altra a de Bellio, riferiscono che la moglie è gravemente ammalata. Il dottore di famiglia ad Argenteuil chiese un parere medico ad un collega, il caso tanto grave che s'ipotizzava un'"ulcerazione dell'utero". Sembra che l'operazione sia stata evitata grazie ai consigli moderatori di de Bellio. La malattia di Camille dovrebbe essere sorta durante l'estate del 1877.
Quando i fiori sono appassiti Monet trascorre i pomeriggi a Parigi.
Alla fine di dicembre è cosi tormentato dai debiti che non trova più il tempo per terminare un quadro, né di accettare un pranzo. Il problema è che deve trovare al più presto la somma necessaria per lasciare Argenteuil il 15 gennaio 1878, senza che i creditori facciano pignorare mobili e tele. Infine riesce a trovare i fondi necessari per sbarazzarsi dei creditori più insistenti.
Neanche nel 1891 saranno estinti i debiti acquisiti ad Argenteuil, lo dimostra una lettera di Prétot, una lavandaia di Argenteuil, che ringrazia Monet per i soldi mandategli e lo informa dell'avanzo che deve ancora estingue.
La partenza da Argenteuil non avviene senza nuove difficoltà. L'8 gennaio, quando comunica a Murer che entro il 15 deve traslocare, non sa ancora dove andare. Il pied-à-terre della rue Moncy, ingombrato dalle tele, non può ospitare tre persone tra cui un bambino di dieci anni e Camille incinta.
Durante il breve rinvio concessogli da Flament, il suo padrone di casa ad Argenteuil, e grazie a 200 franchi inviati da de Bellio, il pittore riesce a trovare una casa in affitto a Parigi, nel quartiere d'Europa al 26 rue d'Edimbourg.
Il 20 il mobilio è caricato sul furgone del trasloco, ma mancano i soldi per pagarlo. Probabilmente sarà Caillebotte a prestare i 160 franchi che permetteranno la partenza della famiglia Monet.