Storia dei papi del Novecento/Leone XIII
Alla morte di Pio IX nel 1878, la Chiesa si trovava in una condizione di isolamento. Ormai perduti i possedimenti territoriali, il papato dovette affrontare anche il processo di secolarizzazione in corso in Europa. Con Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci; Carpineto Romano, 2 marzo 1810 – Roma, 20 luglio 1903) iniziò quindi il tentativo, continuato per tutto il Novecento, di uscire dalle posizioni difensive per confrontarsi con la modernità, dando vita a un processo «di trasformazione delle modalità di presenza della Chiesa cattolica nella società contemporanea».[1] Il nuovo pontefice cercò di normalizzare i rapporti con le altre nazioni e di risolvere la questione romana; inoltre, con l'enciclica Rerum Novarum (1891) pose le basi della dottrina sociale della Chiesa cattolica.
Le origini
[modifica | modifica sorgente]Vincenzo Gioacchino Pecci nacque a Carpineto Romano, piccolo paese alle porte di Roma, nel 1810. La famiglia faceva parte della nobiltà rurale, e fin da giovane mostrò una predilezione per la lingua latina.
Divenne sacerdote all'età di 27 anni e da subito avviò il suo cursus honorum ricevendo incarichi di responsabilità, dapprima come delegato pontificio a Benevento (1838) e Perugia (1841), quindi dal 1843 al 1846 come nunzio apostolico in Belgio.[2]
Dal 1846 al 1877, l'anno precedente la sua elezione, servì come arcivescovo di Perugia, una carica che poteva essere considerata un esilio forzato, imposto dal segretario di Stato Giacomo Antonelli, che nutriva diffidenze nei confronti di Pecci.[3]
L'elezione
[modifica | modifica sorgente]Alla morte di Pio IX (1846-1878), il cui pontificato era divenuto, subito dopo quello di san Pietro, il secondo per lunghezza (trentun anni), il cardinale Pecci venne eletto in seguito a un conclave durato soli due giorni.
Si pensava, forse per la sua salute malferma, che il regno di Leone XIII sarebbe stato abbastanza breve. Al contrario, proseguì per venticinque anni, divenendo per durata il quarto pontificato della storia, sei anni meno di quello del predecessore Pio IX. Sarà superato solo nel XXI secolo da Giovanni Paolo II.
Attività diplomatica
[modifica | modifica sorgente]Il pontificato di Leone XIII s'inserì in un'epoca di progressiva laicizzazione della società. Tale circostanza comportò una serie di tensioni fra il Vaticano e vari governi nazionali. Leone XIII seppe fare opera di mediazione tra le istanze legate alla modernità e la posizione intransigente assunta dal suo predecessore Pio IX.[4] Proseguì tuttavia la ferma opposizione al Regno d'Italia, mantenendo il non expedit, che impediva la partecipazione dei cattolici italiani alle elezioni e, in generale, alla vita politica dello Stato.
In seguito alla proposta di un Comitato internazionale composto da grandi personalità rappresentative degli ambienti culturali e politici europei (tra le quali figurano Ernest Renan, Victor Hugo, Herbert Spencer, Marco Minghetti, Silvio Spaventa), si pianificò l'iniziativa della erezione di un monumento a Giordano Bruno in Roma. In reazione alla netta opposizione della Santa Sede, nel gennaio del 1888 si organizzarono manifestazioni a favore del monumento da parte degli studenti romani, represse dalla polizia con scontri e arresti, sino ad arrivare alla chiusura dell'università di Roma. In seguito alle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Roma del giugno 1888, i liberali ottennero la maggioranza grazie al sostegno nei confronti dell'iniziativa, e nel dicembre il nuovo Consiglio concesse lo spazio di Campo de' Fiori per l'erezione del monumento, ottenendo anche l'approvazione del capo del governo Francesco Crispi.[5] Leone XIII, rinunciando a lasciare Roma, come in realtà aveva minacciato, rimase tutto il giorno in digiuno e in raccoglimento davanti alla statua di san Pietro. Quindi il 30 giugno 1889 pronunciò una solenne allocuzione di condanna e di protesta per l'oltraggio che affermava di avere subito, denunciando la "lotta a oltranza contro la religione cattolica" da parte di un mondo moderno ostile alla Chiesa e a Dio. Quanto a Bruno, l'allocuzione papale confermava in pieno la legittimità della condanna e del rogo: «non possedeva un sapere scientifico rilevante» mentre aveva avuto «stravaganze di debolezza e corruzione».[5] La celebrazione del 9 giugno 1889 apparve un evento di portata europea: i sentimenti a favore della libertà scientifica e contro l'oscurantismo religioso vennero espressi in una imponente manifestazione. L'oratore ufficiale, Giovanni Bovio, disse che il papa soffriva di più le celebrazioni di quella giornata che la perdita dello Stato della Chiesa.[6]
In Germania, con una serie di concessioni a Otto von Bismarck Leone XIII seppe - opponendosi anche al partito cattolico tedesco, Zentrumspartei – porre termine alla Kulturkampf. In Francia, suscitando il malcontento dei settori cattolici più conservatori, invitò i cattolici al rappacificamento con la Terza Repubblica, malgrado quest'ultima, governata da maggioranze radicali e anticlericali, avviasse un programma di progressiva secolarizzazione delle istituzioni, a iniziare dal settore scolastico. Tale evoluzione sfociò, nel 1905, dopo la morte di Leone XIII, nella separazione fra Stato e Chiesa.
Maggior successo ebbe la politica del pontefice nelle controversie aperte con la Svizzera e con i paesi dell'America latina. Vi furono i primi contatti con gli Stati Uniti d'America e con la Russia, e migliorarono le relazioni con il Regno Unito e la Spagna. La statura internazionale del papa – pur non raggiungendo il livello di coinvolgimento politico e di influenza a cui Leone XIII mirava - si accrebbe anche grazie alla mediazione che svolse sia nel conflitto delle Isole Caroline sia per la guerra ispano-americana del 1898.
Attività pastorale
[modifica | modifica sorgente]Nella sua enciclica Immortale Dei del 1885 affrontò il problema del ruolo dei cattolici negli Stati moderni, e negò il conflitto tra scienza e religione nella Aeterni Patris (1879). La Rerum Novarum, pubblicata nel 1891, è considerata il testo fondativo della moderna dottrina sociale cattolica: affronta il problema dei diritti e dei doveri nel rapporto tra capitale e lavoro, cercando di mediare tra le posizioni di orientamento socialista e rivoluzionario e quelle proprie del liberismo economico di impronta capitalista, inaugurando una riflessione sui problemi del lavoro nel mondo moderno successivamente ripresa e approfondita nel 1931 dalla Quadragesimo Anno di Pio XI, dalla Mater et Magistra di Giovanni XXIII del 1961, dalla Populorum progressio di Paolo VI del 1967 e, più di recente, dalla Centesimus Annus di Giovanni Paolo II.
Fu particolarmente attivo sul fronte dell'educazione, fondando istituti di filosofia e università cattoliche in diverse città (Lovanio, Washington), e aprì agli studiosi parte degli Archivi Segreti del Vaticano. Importante anche l'incentivo ad alcune cause di beatificazione e canonizzazione: ad esempio canonizzò Chiara da Montefalco e ordinò, il 19 dicembre 1878, la riapertura del processo di canonizzazione di Camilla da Varano, ossia la beata Battista, processo che peraltro giungerà a felice conclusione solo nell'ottobre 2010 a opera di Benedetto XVI.
Gli ultimi anni e la morte
[modifica | modifica sorgente]Anche quando era sulla novantina il pontefice continuava assiduamente lo studio della lingua latina, nella quale fu pensatore profondo e poeta elegante, come dimostra il sapore di classicismo e il non comune pregio letterario delle sue encicliche. Il suo metodo di vita era molto semplice: dormiva pochissimo, parco di cibi e amante delle passeggiate in giardino.
L'avanzata età lo costringeva a servirsi, durante le passeggiate, di un bastone, sul quale appoggiava il corpo sul lato destro, ma quando scorgeva da lontano una persona estranea alla famiglia pontificia faceva ogni sforzo per camminare senza l'aiuto del bastone, facendolo passare con disinvoltura da una mano all'altra. Fu il primo pontefice a essere ripreso da una cinepresa. In quell'occasione il papa si apprestò a dare la sua prima benedizione mediatica.[7]
Lo coglievano talvolta dei raffreddori che poi, al divenire di dominio pubblico, erano scambiati per reali malattie. Contrario a stufe e caloriferi, voleva soltanto il braciere ciociaro in mezzo alla camera. Solo negli ultimi tempi, grazie al dottor Lapponi, si lasciò persuadere ad adottare un adeguato sistema di riscaldamento.[8]
Dopo una lunghissima agonia, Leone XIII morì il 20 luglio 1903 alle ore 16. La «Domenica del Corriere» del 26 luglio del 1903 scrisse:
Pochi mesi prima di morire, l'ultranovantenne pontefice incise su di un disco alcune preghiere e l'apostolica benedizione: grazie all'invenzione del fonografo, la parola del papa poté arrivare ai cattolici di ogni parte del mondo.
Note
[modifica | modifica sorgente]- ↑ G. Zizola, I papi del XX secolo, Roma 1995, p. 9.
- ↑ J.M. Laboa, La storia dei papi. Tra il regno di Dio e le passioni terrene, trad. it., Milano 2005, p. 362.
- ↑ G. Zizola, I papi del XX secolo, Roma 1995, p. 11.
- ↑ G. Zizola, I papi del XX secolo, Roma 1995, pp. 9-10.
- ↑ 5,0 5,1 E. Rea, La fabbrica dell'obbedienza, Milano 2011.
- ↑ O. Chadwick, Società e pensiero laico, Torino 1989.
- ↑ Filmoteca vaticana.
- ↑ «Domenica del Corriere» n. 11 del 19 marzo 1899.