Bellow, Herzog e la realtà sociale/Capitolo 11

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Raggiungendo la sintesi[modifica]

My artwork of Saul Bellow in 1988
My artwork of Saul Bellow in 1988

Nel Capitolo "Herzog e Madeleine", in cui abbiamo discusso il livello d'azione, utilizzando il titolo come struttura significativa complessiva, abbiamo delimitato alcune caratteristiche della società contemporanea, drammatizzate nel romanzo dai personaggi. In Herzog, Bellow ci offre una visione dell'uomo nella società privato della possibilità della coscienza. Herzog, da un lato dell'equazione, così come Madeleine dall'altro, sono coinvolti nello stesso mondo complesso e caleidoscopico, ma mentre il protagonista ne prende coscienza e fatica a raggiungere uno stato di lucidità, Madeleine e gli altri personaggi coinvolti nell'azione mantengono il loro stato di alienazione.

L'idea essenziale implicita nella struttura significativa, come abbiamo discusso, è che Herzog rappresenta valori morali in relazione agli altri personaggi che sono integrati in una società orientata al denaro, apparendo come caricature. Michel Zéraffa, parlando di "Alienation and Subjectivism", fa commenti pertinenti al modo in cui Bellow concepisce il suo lavoro riguardo al livello dell'azione, per cui riteniamo rilevante citarlo qui:

« The heroes are victims of the split between the ideal and reality. They are consumed by the desire not only to know the cause of their torment but also to end it by devoting their energies to reconstructing these two apparently irreconcilable domains, or levels of existence, into some harmonious whole. As against this, the secondary characters are conformists. They are integrated into a contingent social world from which they submit without a word.[1] »

L'elemento di collegamento, quindi, di tutti i livelli del romanzo è la lotta di Herzog per raggiungere la chiarezza, che pervade l'intero romanzo e di cui abbiamo discusso. Gli elementi che si pongono come forze antagoniste alla sua ricerca estrapolano il livello dell'azione al livello più profondo della coscienza di Herzog e al livello stilistico. Il processo di raggiungimento della sintesi, in cui è impegnato Herzog, si scontra con un intero contesto, suggerendo caos. Prima di arrivare al punto principale di questa Sezione – la discussione della sintesi che Herzog raggiunge – riteniamo opportuno fare alcuni commenti sugli elementi che contribuiscono a far sì che l'intero contesto suggerisca il caos.

La mancanza di chiarezza, che è presente a tutti i livelli del romanzo, e contro la quale Herzog lotta, rispecchia la società in cui vive l'uomo contemporaneo. Abbiamo già discusso di questo elemento sia sul piano dell'azione, sia su quello più profondo della mente di Herzog, che è in uno stato confuso, come dice il narratore all'inizio del romanzo: "Some people thought he was cracked and for a time he himself had doubted that he was all there". Facciamo ora alcune osservazioni sul livello stilistico in cui tutti gli elementi suggeriscono mancanza di chiarezza, sottolineando il senso di confusione pervasivo contro cui Herzog lotta. Lo stesso Herzog è indice dell'impossibilità di tracciare linee definite nel nostro mondo contemporaneo. È un ebreo ossessionato dalla morale ebraica perduta nel passato, che si comporta e si sente come un cristiano: il sofferente che desidera la redenzione.

L'ambiente fisico nel romanzo suggerisce ricorrentemente il caos. Intorno al condominio di Herzog a New York c'è una confusione di edifici in costruzione o in demolizione, che lo privano di una visione chiara. La descrizione di questi dintorni crea un'immagine di caos e rapido cambiamento:

« At the corner he paused to watch the work of the wrecking crew.(...) There rose a white tranquil cloud of plaster dust. The afternoon was ending, and in the widening area of demolition was a fire, fed by the wreckage.(...) The workmen, heaping the bonfire with wood, threw strips of molding like javelins. (...) The old flooring burned gratefully — the funeral of exhausted objects. Scaffolds walled with pink, white, green doors quivered as the six-wheeled trucks carried off fallen bricks. »
(Hz, 217)

Un'altra descrizione dell'ambiente fisico, inserita in un passaggio che mostra Herzog mentre viaggia in taxi a New York, fornisce la stessa immagine di caos, che funge da oggetto correlativo per la mente di Herzog:

« They made a sweeping turn into Park Avenue and Herzog clutched the broken window handle. It wouldn't open. But if it opened dust would pour in. They were demolishing and raising buildings. The Avenue was filled with concrete-mixing trucks, smells of wet sand and powdery gray cement. Crashing, stamping pile-driving below, and, higher, structural steel, interminably and hungrily going up into the cooler, more delicate blue. »
(Hz, 44)

Anche la relazione di Herzog con Sono Ogudi, una delle sue amanti, è collegata a un ambiente fisico che suggerisce disordine, sebbene lei stessa avrebbe potuto essere per lui un'opportunità per raggiungere uno stato di lucidità, se ne fosse stato preparato. Quindi la confusione suggerita dall'ambientazione è simbolica del disordine interno di Herzog. La descrizione dell'appartamento di Sono fornisce un'immagine di mancanza o ordine:

« Something was always frying or brewing in her kitchen, a dark closet rank with fish and soy sauce, (...) The plumbing was always out of order. (...) Sono kept two cats; their pan was never clean. »
(Hz, 212)

L'aspetto stesso di Herzog a volte suggerisce la sua mente disordinata. Ad esempio, quando va a trovare zia Zelda, dopo essere stato abbandonato da Madeleine, il suo aspetto personale è indice del suo disordine interno. Dice il narratore: "He tried to get a grip on himself. Half buttoned, red-eyed, unshaved, he looked disgraceful. Incedent" (Hz, 50). Herzog non riesce a tenere in ordine la sua casa, il che è anche simbolico della sua mente, così come dell'impossibilità di stare al passo con le esigenze di trasformazioni accelerate nel nostro mondo.

La narrazione multifocalizzata del romanzo è uno strumento rilevante per sottolineare la mancanza di chiarezza. Madeleine, ad esempio, è vista attraverso molteplici visioni e l'onnisciente voce narrante si confonde con la voce di Herzog lungo tutto il romanzo. C'è un costante passaggio dalla narrazione soggettiva a quella oggettiva, nonché dalle visioni onniscienti a quelle limitate. Il tempo cambia con una tale frequenza che a volte è difficile trovare il flusso principale della narrazione. Tutti questi espedienti stilistici si combinano per comunicare un'immagine di confusione che non solo riflette la mente confusa di Herzog, ma riecheggia anche il nostro mondo contemporaneo nella sua fluidità.

Ciò che è centrale negli interrogativi di Herzog, in quanto agente di confusione e quindi di passività, è l'eccesso di informazione a cui è sottoposto l'uomo contemporaneo. Tony Tanner, parlando dei protagonisti di Roth e di Bellow, fa commenti rilevanti su questo aspetto, che possiamo considerare direttamente connesso alla ricerca da parte di Herzog di una nuova forma di integrazione, a partire da una profusione di idee e teorie. Asserisce:

« Both Herzog and Portnoy, in their differing ways, have been subjected to too much control, too much information, too many alien patternings of reality — (...) In company with most American protagonists of the last decade, their main desire is to gain a measure of freedom from the conditioning forces, and some release (even immunity) from those behavioral and intellectual versions of reality which have helped to bring them to their present state of immobility.[2] »

Più avanti nel suo saggio, Tanner ritorna sullo stesso punto, commentando la preoccupazione di Bellow per la quantità di informazioni ed esperienze a cui è sottoposto l'uomo contemporaneo. Dice che in Herzog, Bellow "is attempting to combine what he discerned as the separate strands of the American novel, by depicting a sensibility oppressed by too much information". Continua facendo commenti sulla lotta di Herzog per stabilire una certa coerenza in mezzo alla casualità presentata dal mondo moderno, concludendo che ci sono così tanti sistemi tra cui scegliere, che "is possible that this very plurality of ‘Ideas’ or versions is the most toxic part of the multitudinousness which vexes Herzog's weary and inflamed consciousness."[3] Tutte queste considerazioni su Herzog le abbiamo svolte nella Sezione precedente. La nostra preoccupazione ora è quella di descrivere il tipo di sintesi raggiunta da Herzog dopo aver affrontato questa "multitudinousness" e averla attraversata con uno spirito avido di chiarezza.

Il tipo di sintesi a cui deduciamo che Herzog giunga, e di cui parleremo, è che l'uomo è all'interno di un processo dal quale non può isolarsi, né vivendo il passato e negando il presente, né chiudendosi in se stesso e negando la partecipazione, né ancora abbracciando il nichilismo e negando il proprio senso della vita. Egli fa parte di questo processo e ha le sue potenzialità per superare la sua situazione difficile e partecipare alla vita.

Le lettere e i monologhi interiori di Herzog costruiscono una dialettica tra lo stato dell'uomo e le sue possibilità di salvezza. Deve pensare fino ad ottenere chiarezza per raggiungere una visione cosciente e realistica di se stesso e dell'uomo in generale. William Sewell, studiando Herzog, discute questo punto, corroborando la nostra tesi. Dice:

« It is the historical process of synthesizing that Herzog engages in actually to find an explanation for his personal circumstances. Thus if we take Herzog's letters on the rise and decline of his toxical man for what they are, we can see Bellow's attempt through his protagonist to construct an historical dialectic as one way of defining man's existence in the modern world.[4] »

La sintesi di Herzog è il risultato del tentativo di Bellow di costruire una dialettica storica che definisca la condizione dell'uomo nella società contemporanea. Il rifiuto da parte di Herzog di un'interpretazione della storia che vede il momento presente sempre come una crisi, una qualche caduta da uno stato paradisiaco o dalla grandezza classica, è visibile in tutto il romanzo nelle sue lettere e riflessioni, mostrandogli un'attenzione incostante contro una visione della storia spengleriana o cristiana. Discutendo con Edvig sulle tendenze religiose di Madeleine, Herzog commenta la visione cristiana della storia e i suoi effetti sull'uomo occidentale, dicendo: {[citzione|I don't agree with Nietzsche that Jesus made the whole world sick, infected it with his slave morality. But Nietszche himself had a Christian view of history, seeing the present moment always as some crisis, some fall from classical greatness, some corruption or evil to be saved from. I call that Cristian. And Madeleine has it, all right. To some extent many of us do. Think we have to recover from some poison, need saving, ransoming.|Hz, 71}} In un lungo monologo interiore, in cui Herzog riflette sulla propria confusione emotiva, confrontandola con la condizione dell'uomo moderno, lo vediamo confutare la forma di storicismo di cui abbiamo parlato, e riconoscere il significato profondo dell'esperienza umana in opposizione ad una critica estetica della storia moderna. E riflette:

« Very tired of the modern form of historicism which sees in this civilization the defeat of the best hopes of Western religion and thought, what Heidegger calls the second Fall of Man into the quotidian or ordinary. No philosopher knows what the ordinary is, has not fallen into it deeply enough. The question of ordinary human experience is the principal question of these modern centuries... »
(Hz,, 133)

Herzog continua a pensare e tramite le sue riflessioni cogliamo la visione storica che Bellow ha dell'uomo contemporaneo, non in uno stato di declino, ma in uno stato di trasformazione, essendo lui stesso un attore nel processo. Herzog riflette: "One way or another the no doubt mad idea entered my mind that my own actions had historic importance" (Hz, 133).

La nostalgia di Herzog per il passato, contro il quale lotta, corrisponde a una visione negativa della storia, ed è cruciale per la visione che Bellow mostra dell'uomo contemporaneo, bisognoso di una nuova definizione della sua condizione. Commentando gli studi di Herzog, il narratore fornisce informazioni che corroborano la nostra affermazione:

« Herzog tried to explain what it was about—that his study was supposed to have ended with a new angle on the modern condition, showing how life could be lived by renewing connections; overturning the last of the Romantic errors about the unique ness of the self; revising the old Western, Faustian ideology; investigating the social meaning of Nothingness. »
(Hz, 53)

Le proposte di Herzog mostrano chiaramente il suo rifiuto delle ideologie assolute e la loro irrilevanza per l'uomo contemporaneo. La sintesi a cui giunge alla fine era già stata delineata nel libro mai terminato. I commenti di Harold Mosher sul romanticismo e sullo spenglerianesimo, riguardanti Herzog, mostrano come entrambe le teorie implicano interpretazioni radicali della storia e non rispondono alle domande di Herzog come uomo contemporaneo. Mosher dice:

« ...Both theories of history limit Herzog because, being exaggerated and therefore false, they distort his view of the present and above all of himself. They either tempt him away from solving his present problems or discourage his attempt at reform by convincing him that he has not kept up with the progress of civilization or that he is bound to decline with the rest of humanity. As an historian of ideas, Herzog has been too well schooled by opposing doctrines. Rousseau on the one hand and Spengler on the other.[5] »

Lottando per una sintesi, alla ricerca di un punto di equilibrio che possa portargli stabilità e chiarezza, Herzog mette in discussione il concetto romantico di sé che porta l'uomo a uno stato di isolamento. Lo vediamo in tutto il romanzo mentre cerca di allontanarsi dall'individualità, riconoscendo i valori della fratellanza e della comunità. Per la maggior parte del romanzo, Herzog, chiuso nel suo mondo, porta con sé la propria versione della realtà. Clayton, nel suo studio su Herzog, corrobora la nostra affermazione commentandola:

« Herzog has been carrying the world in his shoulders. That is, he has been carrying his own world, his special version. After the trip to Chicago he can put it down. He can stop trying to control the world with words and ideas and instead simply live in it. He can stop defending his "special destiny", his individuality, and live unencumbered as another creature in the world that is.[6] »

Il rifiuto da parte di Herzog della sopravvalutazione romantica del sé non significa che egli sia indifferente alla massificazione dell'uomo, ma indica piuttosto il suo rifiuto delle teorie radicali. Abbiamo visto la sua preoccupazione per il fatto che gli individui non sembrano più contare nella nostra società, ma lo abbiamo visto anche irritato per la propria prigionia nel sé. Questo atteggiamento porta Herzog all'affermazione della realtà, e di conseguenza a mettere in discussione teorie e sistemi che hanno la pretesa di modellare e orientare la vita dell'uomo. Abraham Chapman, parlando dei personaggi di Bellow, tocca questo punto dicendo che "they are trying to make sense out of life and people without a priori systems of belief or thought".[7] Nel proprio percorso verso la chiarezza, Herzog giunge alla consapevolezza di essere un intellettuale con una propria concezione ristretta della realtà umana, imprigionato nella sua mente da teorie e sistemi, che gli impediscono di sperimentare la realtà. Abraham Chapman corrobora ancora una volta la nostra tesi quando considera Bellow, la cui voce identifichiamo con quella di Herzog, diffidente nei confronti delle astrazioni. Afferma:

« Bellow is distrustful of abstractions which substitute theory for the complexity, diversity, and contradictoriness of human life. He is distrustful of ideologies, distrustful of all programs, theories, and systems of ideas which believe they have solved the mystery of human existence and presume to tell mankind how to live.[8] »

Il senso della storia di Herzog, che rifiuta le interpretazioni cicliche ed evolutive a favore di una dialettica, gli impedisce di essere nichilista, un altro aspetto rilevante della lotta di Herzog per la chiarezza. Gilbert Porter, discutendo delle lettere di Herzog, dice che "the comments which cost Herzog the most effort are those in which he tries to shout down the prophets of dread, the preachers of alienation and anxiety".[9] Questo è davvero l'aspetto più rilevante del suo interrogarsi, poiché mette in discussione il suo stesso senso della storia e, soprattutto, il suo stesso senso della vita. Lo stesso Bellow, quando gli è stato chiesto del rifiuto da parte di Herzog delle idee alla moda – "ideas a la Sartre or a la Camus" – conferma la lotta di Herzog, dicendo: "I think he tests them first upon his own sense of life, and against his own desperate need for clarity".[10]

Discutere gli aspetti di sintesi dialettica, Gerd Bornheim parla dell'opera d'arte vedendola come un processo in cui le contraddizioni si incontrano verso la stabilità, e raggiungendo la stabilità, l'opera d'arte raggiunge anche la compiutezza di una sintesi.[11] Herzog, in quanto romanzo di idee, mostra questo processo nella propria struttura, come abbiamo visto, e la stabilità del romanzo è proprio la stabilità raggiunta dal protagonista. Così, da uno stato di assoluta confusione, Herzog passa attraverso un confronto di idee per raggiungere uno stato di equilibrio. Il superamento delle contraddizioni nel processo in cui Herzog si impegna è visto attraverso il suo rifiuto di idee e teorie radicali di cui lui stesso e la società sono infetti. Così, pur mostrando, in tutto il romanzo, la sua difesa dell'individualismo contro l'anonimato e le filosofie che vedono l'uomo in modo meccanicistico, combatte contro la sopravvalutazione romantica del sé. Sebbene attratto in gioventù dalle teorie di Spengler, lotta contro l'idea che l'età moderna rappresenti un momento di declino della sua storia. Nonostante sia testimone del crollo dei valori umani in un mondo orientato al denaro, egli lotta contro le filosofie del nichilismo e della rovina, riconoscendo che "the new attitude which makes life a triffle not worth anyone's anguish threatens the heart of civilization" (Hz, 322). Cerca di affermare le possibilità dell'uomo, dando voce alla convinzione di Bellow nella supremazia della vita,[12] che viene esternata nel romanzo attraverso il senso di speranza mostrato da Herzog. Come diceva Conrad, commentando gli "acts of faith" richiesti all'artista, "to be hopeful in an artistic sense it is not necessary to think that the world is good. It is enough to believe that there is no impossibility of its being made so".[13]

Pur essendo lui stesso, in tutto il romanzo, un intellettuale con una concezione ristretta della realtà umana, Herzog lotta contro l'essere imprigionato in un mondo idealizzato, come dice il narratore onnisciente: "Moses had to see reality. Perhaps he was somehow spared from it so that he might see it better, not fall asleep in its thick embrace" (Hz, 340). Dopo essere stato in tribunale e aver visto il mondo reale dei fatti nudi e crudi, Herzog si rende conto che non può più proteggersi vivendo in un mondo idealizzato. Come risulta chiaramente dalla lettera che scrive al dottor Edvig, suo psichiatra, non può più evitare la vita attraverso le astrazioni che si è costruito (Hz, 370). Deve imparare a convivere con la realtà senza rinnegare la sua parte vitale.

Sebbene Herzog, come intellettuale, mostri di credere nella ragione, arriva a rifiutare, come abbiamo discusso, l'idea radicale che solo la ragione può salvare l'uomo, e questo è il punto culminante della sua ricerca: la propria consapevolezza dell'impossibilità di raggiungere una vera sintesi, una sintesi che possa spiegare e orientare pienamente l'uomo contemporaneo. Lo stesso Bellow, parlando di Herzog, tocca a questo punto dicendo:

« The book is not anti-inte11ectual, as some have said. It simply points to the comic impossibility of arriving at a synthesis that can satisfy modern demand. This is to say, full awareness of all major problems, together with the necessary knowledge of history, of science and philosophy.[14] »

L'interesse principale nella ricerca di Herzog è quello di raggiungere un'adeguata nozione dell'uomo contemporaneo e di se stesso, riconoscendo la necessità di sintetizzare visioni e posizioni assolute, e sebbene la sua conclusione sia l'impossibilità di una piena consapevolezza, lo vediamo sicuramente raggiungere la consapevolezza – dopo la sua discussione dialettica – delle possibilità individuali di sopravvivenza dell'uomo, non necessariamente dipendenti dalla sua capacità intellettuale. Questa sembra essere la verità rassicurante che Herzog coglie, dopo tanta lotta e riflessione per uscire dalla confusione in cui si è trovato. È anche il fulcro della commedia nel libro, poiché sebbene Herzog sia molto serio nel suo intento di intellettuale umanista, è visto da lui stesso e dal narratore onnisciente, in tutto il romanzo, come una figura comica.[15] Questo aspetto paradossale segnala l'impossibilità di dare un senso alla vita contemporanea, per cui l'unica vera sintesi che Herzog può raggiungere, che la realtà stessa non può negare, è la potenziale capacità dell'uomo di superare la crisi, che si traduce in Herzog in un senso di speranza e di pace che alla fine Herzog raggiunge.

Bellow, parlando dell'aspetto comico di Herzog, lo collega agli sforzi per dare un senso al nostro mondo confuso, fornendo un supporto rilevante alla nostra discussione. Asserisce:

« One of the sources of comedy in my book is the endless struggle of people to make sense of life and to sort out all the issues and to get the proper historical perspective on oneself... The whole world runs through your head like an oceanic tide and you have to, for the sake of your balance and even sanity, sort everything out... We live in these tides of information and fact which sway us back and forth. The human mind seems to be not prepared for the kind of umprecedent modern crisis, and it is the humor of that kind of floundering that I try to get into Herzog. Even the qualified intellectual doesn't know what he is doing.[16] »

Bellow ha senza dubbio avuto successo in quello che dice di aver cercato di immettere in Herzog, perché Moses Herzog cerca faticosamente, fino alla commedia, di comprendere il vero caos della sua vita personale nei termini della saggezza teorica che possiede come studioso, ma giunge alla consapevolezza, attraverso analisi e interrogativi esaustivi, che nemmeno il suo dottorato in storia lo rende idoneo a far fronte alle esigenze dell'esperienza contemporanea.

Herzog conclude così le sue indagini e interrogativi sull'uomo individuale, sociale e storico, partendo dal proprio mondo esistenziale fino a quello sociale, morale, filosofico e storico, cercando di raggiungere una visione chiara della propria vita e di quella dell'uomo contemporaneo, ma raggiungendo invece un senso di speranza e di accettazione attiva della realtà che possa dargli la forza per ricominciare.

Note[modifica]

Profilo artistico di Saul Bellow nel 1946
Profilo artistico di Saul Bellow nel 1946
Per approfondire, vedi Serie letteratura moderna e Serie delle interpretazioni.
  1. The Novel and Social Reality, pp. 46-47.
  2. "Fictionalized Recall", p. 297.
  3. Ibid., p. 300.
  4. Literary Structure and Judgement in the Novel of Saul Bellow, p. 24.
  5. "The Synthesis of Past and Present in Bellow's Herzog", p. 205.
  6. Saul Bellow: In Defense of Man, p. 225.
  7. "The Image of Man as Portrayed by Saul Bellow", p. 297.
  8. Ibid., p. 289.
  9. Gilbert Porter, Whence the Power? The Artistry and Humanity of Saul Bellow. Columbia, University of Missouri Press, 1974, p. 152.
  10. "Saul Bellow — An Interview", p. 70.
  11. Gerd Bornheim. Dialética Teoria Praxis. Porto Alegre, Editora Globo, 1977, p. 303.
  12. Bellow, in una conversazione intitolata "The Next Necessary Thing" afferma: "If the human pride of artists has indeed exhausted the miracle of this world then nothing in art is necessary, all is superflous. But here is the living man, and the last word concerning him cannot be imagined. We shall never know him in his entirety. Now, waiting in darkness to be reanimated by fresh impulse we feel painfully the weight of everything superfluous... But we know that something necessary, something not to be evaded, is due and overdue" (Citato in: Tony Tanner. Saul Bellow, p. 117).
  13. Joseph Conrad. Notes on Life and Letters, London, Bodley Head, 1949, p.9.
  14. "Saul Bellow - An Interview", p. 68.
  15. A scopo illustrativo cito qui brevemente alcuni brani del romanzo che mostrano Herzog sia satirizzato sia come figura comica:

    In his long brown coat, tight in the shoulders and misshapen by the books stuffed into the pockets, he walked the underground tunnel of shops — flowers, cutlery, whisky, doughnuts and grilled sausages, the waxy chill of the orangeade. Laboriously he climbed into the light-filled vault of the station, the great windows dustily dividing the autumn sun — the stoop-shouldered sun of the garment district. The mirror of the gum machine revealed to Herzog how pale he was, unhealthy — wisps from his coat and wool scarf, his hat and brows, twisting and flaming outward in the overfull light and exposing the sphere of his face, the face of a man who was keeping up a front. Herzog smiled at this earlier avatar of his life, at Herzog the victim, Herzog the would-be lover, Herzog the man on whom the world depended for certain in tellectual work, to change history, to influence the development of civilization (Hz, 131).

    But Herzog worked under different orders — doing, he trusted, the work of the future. The revolutions of the twentieth century, the liberation of the masses by production, created private life but gave nothing to fill it with. This was where such as he came in. The progress of civilization — indeed, the survival of civilization — depended on the successes of Moses E.Herzog (Hz, 156).

    ...Turning this thing, "my personal life," into a circus, into gladiatorial combat. Or tamer form of entertainment. To make a joke of your "shame", your ephemeral dimness, and show why you deserve your pain... Oh, that mysterious creature, that Herzog! (Hz, 375).

  16. "Saul Bellow - An Interview", p. 70.