Con il IV canto si accede definitivamente all'Inferno: siamo infatti nel primo dei nove cerchi infernali nei quali Dante distribuisce i dannati. In particolare in questo primo cerchio, chiamato dal poeta il Limbo, non si soffrono pene sensibili, ma ci si duole per un desiderio di Dio che rimarrà in eterno senza speranza. Qui si trovano coloro che non credettero in Cristo, perché nati e morti prima di Lui o perché troppo distanti da lui geograficamente parlando. Si trovano quindi i bambini non battezzati, ma in una parte di questo cerchio, anch'esso buio come il resto dell'Inferno, si erge un castello nel quale trovano dimora gli spiriti magni. Qui domina la luce e vi espiano i poeti classici come Orazio, Ovidio e Lucano, filosofi come Aristotele e uomini importanti come Cesare, ma anche personaggi illustri della dottrina islamica, anche se isolati dagli altri, come Saladino, Avicenna e Averroè. Dante sottolinea come caratteristica fondamentale per poter risiedere e stare senza Dio, sia quella della magnanimità.
1.Ruppemi... desta (vv.1-3): L'attacco improvviso, sottolineato dall'accento posto proprio sulla prima sillaba, apre il canto, e l'evento prodigioso, il greve tuono, che risveglia il poeta, salda l'inizio di questo canto, con il precedente, nel quale, un altro evento prodigioso, aveva portato Dante allo svenimento
alto sonno: sonno profondo. È una reminiscenza virgiliana: alta quies di En. VI 522
« un greve truono, sì ch'io mi riscossi »
2.greve truono: Alcuni hanno pensato che a risvegliare Dante sia stato il rumore che sale dall'abisso infernale. Ma l'improvvisa interruzione del sonno e il rapporto con il canto precedente, fanno pensare ad un altro tuono, anch'esso prodigioso.
« come persona ch'è per forza desta; »
3.per forza: in modo violento.
« e l'occhio riposato intorno mossi, »
4.l'occhio riposato: Cioè che ha ripreso le sue facoltà.
« dritto levato, e fiso riguardai »
5.dritto levato: levatomi in piedi. Si deve ricordare che alla fine del canto precedente, Dante era caduto a terra svenuto.